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Autore: Hurrikan    08/02/2010    2 recensioni
Bella è stata abbandonata da Edward ed è affondata in una depressione cupa e profonda che non le permette di vivere. Ma un giorno scopre che le persone non sono ciò che sembrano e che a volte i proprio genitori riservano delle sorprese. Ed è proprio Charlie a svelare a Bella la vera ragione dell'abbandono di Edward. E allora il sentimento di Bella cambia,da depressione a rabbia e cocente desiderio di vendetta. Passano otto lunghi anni.... Bella non ha dimenticato Edward,ma adesso non lo ricorda più con amore,ma con odio. Ma cosa succederebbe se i due si rincontrassero?
Genere: Azione, Avventura, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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                 2-PROVA. E CAMBI DI PROGRAMMA.     


Entrai nel laboratorio,dove trovai la Denam e i suoi scienziati che predisponevano una specie di pista al centro della stanza. Era una zona circolare simile alle gabbie dove si esibiscono i domatori di animali feroci,solo che qui le giunture della sbarre in acciaio e diamante rendevano impossibile entrare o uscire liberamente e nemmeno una tigre sarebbe riuscita a spezzarle.
«Ecco qui la nostra stella»,disse la Denam non appena mi vide. «Finalmente è pronta per la grande missione». Il tono sarcastico era una mia invenzione? Cercai di rispondere con la maggior compostezza che avevo.
«Sì sono pronta. Anzi non vedo l‘ora». Accennai un sorrisetto e poi andai a stringere la mano agli scienziati. La Denam rimase immobile accanto alla porta per qualche istante,poi parve scuotersi da una trance e si fece avanti a passi rapidi e sicuri. Urlò qualcosa al suo team e poi mi fece segno di prendere posto al centro dell’arena improvvisata.
Mi posizionai immobile e con gli occhi chiusi. Per prevenzione feci spuntare una lunga coda di drago,simile a quella di un serpente ma con letali punte d’osso che spuntavano ad intervalli regolari dalla pelle squamosa.
Nonostante non vedessi avvertii il rumore di una saracinesca che si alzava e poi passi pesanti che fecero vibrare il terreno accompagnati da un inquietante cigolio metallico. Aprii gli occhi e vidi un robot alta circa sette metri con una spia rossa accesa su quella che doveva essere la testa. La massa assurda di metallo accumulata in quell’unico macchinario lo faceva apparire immenso ai miei occhi. Ma naturalmente non abbastanza da spaventarmi.
Si comincia.
Prima che il robot potesse reagire in qualunque modo balzai in aria e feci schioccare la lunga coda in modo da far conficcare le punte cornee nel suo torace di metallo. Poi la tirai indietro lasciando al suo posto una serie di profondi buchi dai quali spuntavano cavetti recisi e sfrigolanti. Ma adesso il robot era attivo e pronto a combattere. Abbatté l’enorme mano chiusa a pugno sopra di me. O almeno quella doveva essere la sua intenzione. Infatti con uno scarto velocissimo lo schivai e poi saltai sulla gamba di metallo. In pochi secondi scalai il mostro metallico ritrovandomi sopra alle sue spalle. Il robot fece girare la testa a 360° e mi puntò la spia rossa in faccia. Con una mano,che non aveva più fattezze umane ma leonine,graffiai quella liscia superficie in diamante. Dopo essermi assicurata di aver lasciato delle scheggiature profonde,balzai giù tra i piedi del robot,che adesso pareva molto più intontito. Scattai in fretta verso la sbarre della gabbia e con pochi agili balzi mi arrampicai fino in cima. Osservai quell’ammasso di ferraglia che si agitava per la pista girando a destra e a sinistra la sua spia rossa. Mi schiarii la gola e lanciai un richiamo acutissimo,un mix tra il canto delle balene,che raggiungeva note così alte da far male alle orecchie degli esseri umani e quello di un rapace.
Il macchinario si accese interamente di rosso,le luci che vorticavano per la stanza in segno di allarme. Mancava solo il colpo di grazia per mettere a tacere quell’ammasso di ferraglia. Ancora ancorata in cima alle sbarre della gabbia,piegai le ginocchia e,dandomi una spinta così forte da piegare quelle sbarre indistruttibili,balzai sul petto del robot alla velocità di un fulmine e lo sbattei a terra. Le luci lampeggiarono un’ultima volta e poi si spensero definitivamente.
Mi alzai spazzolando i pantaloni della tuta impolverati e sentii qualcuno che batteva lentamente le mani.
«Davvero molto bene signorina Swan. Vedo che oggi si sente ispirata». Ovvio. Era la Denam.
«Sì dottoressa,effettivamente oggi mi sento davvero bene»,le risposi sorridendo nella maniera più angelica possibile. Lei non smise di guardarmi con superiorità neanche alla vista della mia prodigiosa dentatura da tigre.
«Si risparmi i suoi giochetti. Non è finita»,mi redarguì la dottoressa con uno sguardo gelido. Io continuavo a sorriderle tranquilla,ovviamente sapevo che non era finita. Mentre stavo per tornare a concentrarmi notai una scienziata che mi fissava con i grandi occhi color cioccolato spalancati e fissi sulla mia lunga coda e sulle zampe leonine. Quando i suoi occhi incontrarono i miei,di una curiosa colorazione viola cupo dal momento della trasformazione,abbassò subito lo sguardo,imbarazzata. La guardai impassibile per altri due secondi,poi fui distratta da una vibrazione del pavimento sotto di me.
Con un veloce scatto,quasi involontario,balzai verso l’alto e dalla mia schiena spuntarono due grandi ali membranose,quasi trasparenti,con un’intelaiatura ossea che correva sul bordo. In poche parole,ali di drago,dalle squame lucide e nere.
Sbattei un paio di volte le ali e mi sollevai fin quasi a toccare il soffitto del laboratorio. Sotto di me,il pavimento si aprì lentamente,rivelando una grande massa tumultuosa di acqua scura agitata dall’enorme squalo che vi nuotava dentro. Questo è facile,pensai. Con due rapidi colpi d’ala calai di qualche metro in modo da sfiorare l’acqua con la punta della coda che si agitava. La ragazza che avevo notato prima prendeva furiosamente appunti,scrivendo sul taccuino a velocità incredibile. La osservai di sfuggita per un decimo di secondo,poi passai alla lotta con l’enorme animale che si agitava ai miei piedi.
Lo squalo saltò fuori dall’acqua con le gigantesche mascelle spalancate e cercò di afferrare la mia coda. Ma io,naturalmente pronta a quella mossa,fui più veloce e mi buttai a capofitto su di lui. Con un colpo d’ala mi ritrovai alle sue spalle e abbracciai il muso con le braccia,serrando le sue mascelle in una presa ferrea. Al posto delle mani,fino all’avambraccio avevo potenti zampe squamose e artigliate. Affondai il più possibile quegli artigli affilatissimi nella pelle cartilaginea della squalo,che emise uno strano gorgoglio e si tuffò in acqua. Io rimasi saldamente aggrappata alla sua schiena. Al posto della testa feci comparire il grosso muso di un’orca,naturalmente proporzionato alla stazza di un essere umano,ma non per questo dai denti meno forti e aguzzi. Mollai lo squalo e con un colpo della mia coda da orca scesi nelle profondità della grande piscina.
Lo squalo rimase disorientato,gli squarci profondi dei miei artigli ben visibili sul muso. Per attaccare decisi di usare una delle tecniche utilizzate dalle orche per uccidere le loro prede. Andai ancora più a fondo,badando che lo squalo continuasse a nuotare lentamente in superficie. Quando arrivai così in profondità da distinguere a malapena la sua figura scura,comincia la mia velocissima risalita. Con movimenti rapidi e appena accennati della coda,mi avvicinai sempre più allo squalo. Puntavo dritta allo stomaco. Quando ormai ci separavano solo pochi metri,spalancai le mie fauci e diedi un ultimo guizzo di coda. L’impatto con l’animale fu potentissimo,così tanto che non mi fu facile far esplodere il suo stomaco.
Era proprio questa la mia idea:giungere a velocità così elevata da far esplodere gli organi dell’animale.
Lo squalo lanciò un cupo lamento,me per alleviare le sue sofferenze,affondai in fretta i denti nella sua carne e sentii il suo corpo afflosciarsi tra le mie mascelle. Lo lasciai e quello cominciò lentamente a scivolare verso il fondo,lasciandosi dietro una scia rossa.
Con un guizzo emersi fuori dall’acqua. Il muso di orca era scomparso,ma la coda era ancora al suo posta. La Denam mi fece un cenno e bloccò il cronometro che stringeva nella mano sinistra,mentre con la destra appuntava qualcosa sul suo blocco. Mossi piano la coda e andai fin sul bordo della vasca. Rimasi appoggiata lì,facendo ondeggiare pigramente la coda dietro di me,in attesa di un verdetto dal capo. Notai la giovane scienziata che mi aveva osservata prima,fissare nuovamente con gli occhi sgranati la lunga coda che a tratti emergeva dall’acqua. Quando si accorge che la stavo osservando arrossì,ma non abbassò lo sguardo.
Ammirevole,pensai. Di solito nessuno riusciva a sostenere le mie occhiate gelide per più di qualche secondo.
«Molto bene,Swan,ha battuto il suo record»,annunciò la Denam. Sbattei la coda sull’acqua,entusiasta. Il mio ultimo record nelle prove di mutazione era stato meraviglioso,ma adesso era ora di andare avanti.
«E adesso dottoressa,che si fa? La prova è terminata?». Lei non rispose,ma fece un cenno ad uno dei suoi uomini,che pigiò un pulsante rosso sulla sequela di schermi e tastiera della parete del laboratorio.
Il pavimento cominciò a ritornare al suo posto,mentre io ero ancora nella vasca. Uffa,ormai dovrebbero cambiare metodo,le paratie a scomparsa sono superate. Con uno scatto mi librai in aria,senza coda ma con grandi ali d’aquila che spuntavano dalla schiena. Le sbattei un paio di volte e mi librai su,fino a sfiorare il soffitto della stanza con la testa. Quando il pavimento tornò completamente al suo posto,scesi a terra e attesi con i muscoli contratti l’arrivo del mio nuovo avversario.
Alzai gli occhi appena in tempo per vederla calare su di me. Scartai lateralmente,cercando di colpire la creatura volante con la lunga coda di drago che feci spuntare appena in tempo e riuscii a ferirla al fianco. Lei lanciò un acuto grido di dolore,ma non abbandonò l’attacco. Mi librai anche io in aria,al posto della mia solita testa umana quella elegante ma dalle mascelle letali di un drago. Ormai dell’essere umano non mi rimaneva altro che il busto,perché anche i miei arti avevano assunto fattezze animalesche.
Gli occhi rossi della chimera mi fissarono,imbestialiti dalla rabbia e dal folle desiderio di uccidermi. Ok bellezza,vediamo che sai fare. Smisi di battere le ali e mi lanciai verso il basso,sicura che il bestione mi avrebbe seguito; e infatti così fece. Un istante prima che mi schiantassi al suolo,mi voltai sulla schiena e artigliai il petto della chimera oramai sopra di me. Lei lanciò un urlo di dolore e franò al suolo,mentre io risalii aprendo le ali.
Guardai in basso e vidi la bestia alzarsi tremante sulle zampe,il sangue dalla strana tonalità nerastra che gocciolava dalle ferite sul petto macchiando il pavimento immacolato. Alzò le tre teste e ruggì infuriata,mentre il serpente che aveva al posto della coda sibilava per il dolore e la rabbia. Sapevo che non dovevo ucciderla,dopo tutti gli anni di esperimenti serviti per crearla,ma soltanto intontirla. Calai a terra e feci scomparire le ali,sviluppando maggiormente le zampe artigliate. La chimera ringhiò,senza tuttavia avere la forza necessaria per slanciarsi verso di me. Con un balzo le saltai addosso,inchiodandola al suolo. Il ringhio si era trasformato in un mugolio soffocato. Passai la lingua sui denti,adesso tramutati in quelli di un serpente. Li affondai nella spalla della creatura,lasciando che il veleno contenuto in essi entrasse in circolo nel suo sangue. Non l’avrebbe uccisa,solo messa KO per qualche ora. Pian piano il dibattersi della chimera si placò fino a quando il suo corpo sedato dal mio veleno si abbandonò al suolo.
Mi alzai in piedi,le fattezze del tutto umane. La tuta era lacerata in più punti per via della coda e delle ali che si erano susseguite così in fretta sul mio corpo. Le sbarre della gabbia si illuminarono di luce rossa,mentre cominciavano a calare lasciandomi libera. Mi avviai per uscire dalla gabbia,ma un sibilo mi fece bloccare. Prima che potessi fare un qualunque movimento,dalle giunture in diamante delle sbarre partirono dei sottili raggi rossi che al contatto con la mia pelle lasciarono segni simile a scottature,ma molto più dolorose. Non mi rimase altro da fare che levarmi in volo per sfuggire al vortice dei raggi.
Quelli però puntarono anche verso l’alto,mentre le sbarre si sollevarono impedendomi nuovamente la fuga. Ecco perché inizialmente le avevano abbassate,in modo da farmi credere che la prova fosse finita e farmi abbassare la guardia,per poi cogliermi di sorpresa. L’unica via di fuga che vidi era una apertura che si andava allargando sul soffitto. Mi ci infilai in fretta e quella si richiuse a un soffio dei miei piedi. All’interno la luce era inesistente e il buio mi avvolgeva completamente. Feci scomparire le ali e atterrai sul terreno freddo in punta di piedi. In posizione rannicchiata,aspettai,perché sapevo che doveva succedere qualcosa.
La prima cosa che avvertii fu un fruscio proveniente da un punto imprecisato alle mie spalle. Mi voltai di scatto e vidi uno scintillio verde nell’oscurità. Indietreggiai,perché avevo riconosciuto a quale animale potevano appartenere quelle pupille verticali e quegli occhi smeraldini. Ma erano le dimensioni ad essere sbagliate. Quando il fascio di luce improvvisa proveniente dal soffitto illuminò il serpente davanti a me,non potei fare a meno di rimanere a bocca aperta. La sua testa sfiorava il soffitto,mentre le spire occupavano praticamente tutta la stanza. Il corpo lungo e squamoso doveva avere una circonferenza di quasi un metro e mezzo.
La cosa si preannuncia difficile. Per prima cosa mi tramutai completamente in un drago,cercando di assumere le dimensioni massime consentite dallo spazio ristretto della stanza di per se ampia ma occupata in gran parte dall’enorme rettile,ancora intontito dalla luce improvvisa delle lampade al neon.
Con due rapidi battiti d’ala raggiunsi il soffitto della stanza per avere una posizione privilegiata nel combattimento. Ma il serpente sembrò anticipare i miei movimenti e allungò il collo colpendomi in pieno. Nonostante l’intontimento provocato dal colpo,riuscii ad affondare gli artigli nel muso di quel mostro un istante prima che questi si ritraesse. Sbattei piano le ali e mi spostai a destra,cercando di giungere alle spire dell’animale. Lui le allungò per avvolgermi,proprio come avevo presupposta,così con un battito d’ali le evitai e mi aggrappai al collo del rettile,arrampicandomi in fretta verso la sua testa.
Lui la scosse per farmi cadere,ma riuscii a rimanere aggrappata e nello stesso tempo riuscii a ferire il rettile affondando gli artigli nella sua pelle morbida. Non appena quello si fermò per riprendere fiato,ricominciai la mia scalata e finalmente giunsi dietro la nuca. Con la zampa ben aperta e gli artigli sguainati,la abbattei sulla pelle carnosa dell’animale. Quello sibilò infuriato e scattò in avanti,ma riuscii a rimanere aggrappata. Quello cominciò a dibattersi per la stanza,mentre io continuavo a ferirlo sulla testa,il suo punto debole. Quando capii che non avrei retto ancora per molto sballottata qua e là,mollai il rettile e volai sul soffitto. Poi,fatta spuntare una lunga coda,la feci schioccare sul muso dell’animale,accecandolo per averlo colpito in un occhio con la punta coriacea della coda. Capii che anche il serpente cominciava ad essere affaticato,così affondai il corpo di grazia. Abbattei la coda dietro la nuca della bestia e gliela avvolsi intorno al collo,stringendo fino a quando il serpente non si accasciò al suolo esanime. Nell’istante in cui il suo cuore smise di battere,nel pavimento della stanza cominciò a formarsi un’apertura. Mi ci infilai in fretta e non appena atterrai sul pavimento del laboratorio fui circondata da una schiera di scienziati che cominciarono ad osservare i lividi e i graffi sul mio corpo,che si rimarginarono automaticamente in pochi minuti sotto il loro sguardo stupito.
«E neanche il serpente è riuscito a farla fuori… ormai è pronta per la missione,Swan»,mi disse la dottoressa.
Annuii con un lieve sorriso di trionfo e mi avviai verso la scala per tornare ai piani superiori dell’agenzia.
Stavo salendo i gradini in ferro quando mi accorsi che qualcuno mi stava seguendo.

«Isabella! Aspetta,aspetta». Mi girai e vidi la giovane scienziata che mi osservava durante la prova con lo squalo che adesso correva su per le scale. Mi bloccai ad aspettarla e quando me la trovai davanti potei osservarla meglio:aveva un viso a cuore,grandi occhi color cioccolato e corti capelli castano scuro raccolti in una piccola coda. Non era molto alta,ma muscolosa. La pelle scura aveva una tonalità caffelatte.
«Ciao,io sono Trudy. La Denam mi ha detto che devo dirti alcune cose riguardo alla missione… Tu ora cosa devi fare?»,mi chiese. Aveva parlato con voce ferma,senza interruzioni. Gettai un’occhiata all’orologio.
«Adesso pensavo di andare a mettere in ordine le ultime cose prima della partenza»,dissi.
«Perfetto,posso venire con te,così ti spiego e magari ti aiuto anche a prepararti». La ragazzina si aprì in un largo sorriso,mostrando una schiera di denti candidi. Io invece alzai un sopracciglio:aiutarmi?
«Senti,forse non sai che io devo partire per un‘importantissima missione che necessita di una mente fredda e concentrata. E le chiacchiere di una ragazzina non mi aiuteranno di certo». La vidi cambiare completamente espressione. Un attimo prima era felice e contenta,mentre adesso mi guardava con un’espressione indignata e offesa.
«A parte il fatto che io non sono una ragazzina,ma è stata la Denam a mandarmi qui. E ti conviene ascoltarmi,visto che la dottoressa è stata piuttosto categorica». La osservai per qualche istante,poi le feci cenno di seguirmi e mi avviai lungo il corridoio. La ragazza mi venne dietro,quasi correndo per stare al passo della mia lunga camminata. Nel frattempo cercavo di calmare i miei nervi. Che diavolo credeva di fare la Denam? Certo,lei era il capo del team scientifico dell’Associazione,ma di certo non la comandante generale. E adesso mi appioppava questa tizia che molto probabilmente voleva solo sapere particolari di prima mano sulle trasformazioni. Sbuffai,infastidita da quei pensieri. Negli anni all’agenzia avevo imparato a non lasciarmi travolgere dalle emozioni,ad essere sempre concentrata e adesso avevo commesso l’errore di arrabbiarmi. Perfetto.
«Ti piace trasformarti?». L’improvvisa domanda di Trudy mi riscosse dai miei pensieri. Mi voltai verso di lei e vidi che mi osservava,come se cercasse di sondare la mia anima. Nessuno mi aveva mai rivolto una simile domanda e non sapevo come rispondere. Cercai di abbozzare qualcosa che somigliasse ad una risposta.
«Non ho mai pensato alle trasformazioni come a qualcosa di divertente. Era solo lavoro. Certo,quando sperimentavo qualche nuova abilità era eccitante e anche piacevole,ma poi tutto diventava un semplice lavoro». Mi guardò ancora con quello sguardo penetrante prima di parlare di nuovo.
«Io al posto tuo sarei felicissima di possedere un‘abilità simile. Potersi trasformare in qualunque animale tu voglia… Per me sarebbe fantastico. Perché sei così indifferente?».Troppe domande. Decisamente troppe.
«Scusa,ma questo cos‘è,un interrogatorio? Saranno pure fatti miei quello che faccio e non faccio,o no?!»
Diavolo,ancora la rabbia. Ultimamente il mio autocontrollo faceva cilecca. Distolsi lo sguardo da quello improvvisamente freddo di Trudy. Non mi andava di ricevere le sue accuse silenziose.
Finalmente arrivammo davanti alla mia camera. Entrai,aspettai Trudy e chiusi la porta a chiave.
«Allora,cosa volevi dirmi?»,domandai,un po’ esitante alla prospettiva di dover sottostare ad un altro strampalato ordine della Denam.
«Verrò con te in missione,per…».Non le do il tempo di rispondere. In un istante Trudy è appesa vicino al muro,inchiodata dalla mia mano che la regge per la gola. Agita convulsamente le gambe,colpendomi,ma naturalmente senza procurarmi dolore.  «F-Fammi… scendere…. D-devo spiegarti…»,gorgogliò,stringendo convulsamente le dita vicino alle mie,ancora strette intorno alla sua gola. Le lanciai un’occhiata infuocata e la mollai la presa. Lei cadde a terra in ginocchio,tossendo. Le tesi una mano e lei vi si aggrappò per tirarsi su.
«La Denam ha detto che devo accompagnarti,così potrò controllare le tue trasformazioni,vedere se è tutto a posto. E poi pensaci,due persone danno meno nell‘occhio di una sola. Forks è piccola. Pensa a cosa direbbe la gente venendo a sapere che una ragazza di appena diciotto anni si è trasferita nella loro sperduta cittadina per frequentare proprio lì l‘ultimo anno di liceo? Io potrei dire di essere tua sorella maggiore».
Lanciai un’occhiata critica a Trudy,osservando che con la sommità della testa sfiorava appena il mio naso.
«Inutile che mi guardi così,so che la mia altezza può ingannare ma guardando il mio fisico posso perfettamente passare per una ventenne».Aveva ragione. Dannatamente ragione. Sospirai sconsolata. Dopotutto sapevo che era inutile opporsi agli ordini della Denam.
«E sia. Puoi venire. Ma sappi che non ti voglio tra i piedi quando dovrò vedermela con Cullen»,le dissi acida. Lei parve illuminarsi dall’interno e per un attimo mi parve di sentirmi soddisfatta per tutta quella felicità ad opera mia. No,ma che diavolo dico? La ragazzina mi sta facendo perdere il senno,pensai tra me e me. La osservai correre via,urlando di dover andare a fare rapporto alla Denam.
Sospirai,buttandomi sul letto. Giocherellavo piano con la lunga coda di giaguaro che sbucava da sotto di me. La punta si muoveva qua e là,segno del mio nervosismo. Per calmarmi,cominciai a fissarla,seguendo a malapena con la testa i suoi movimenti improvvisi. Dopo un po’ sentii un rumore strano e ruvido provenire dalla mia gola. La toccai piano e sentii che vibrava. Diavolo,ma da quando facevo le fusa?! Feci scomparire in fretta la coda,sostituendola con una di lupo. All’istante anche le fusa si placarono. Chiusi gli occhi e cercavo di raggiungere lo stato di pace necessario prima di ogni missione. Il giorno dopo sarei partita per Forks,al cui liceo ero già iscritta. Ero rimasta basita nel sapere che i Cullen erano ancora a Forks. Davo per certo che fossero come minimo nella base dell‘FBI,intenti a programmare le loro missioni. E invece erano ancora lì,in quella cittadina dove tutto era finito e dal quale era risorta una nuova me.
Preparati Edward Cullen,perché dal momento in cui metterò piede nello stato di Washington non sarai mai più al sicuro. Desidererai non avermi mai incontrata. E ancor di più non avermi mai lasciata.

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||Angolo Autrice||
Salve a tutti! Lo so,ho aggiornato dopo una vita…vi prego di perdonarmi ^^’ Spero che questo capitolo vi piaccia. Io personalmente non ne sono molto soddisfatta,ma aspetto il vostro verdetto ^^
E adesso un grazie speciale a chi ha messo tra le seguite:
-alexia__18
-cesarina89
-Chanellina94
-Giulia miao
-Marghy
-Mitika81
-PrincessRory
-reecetaylor
-tate89

Poi a chi ha aggiunto la mia ff ai preferiti:
-gegge_cullenina
-haylin
-InnamorataPerSoffrire
-mary96twilight
-PATRIZIA70

Ed ecco le risposte alle vostre recensioni:
InnamorataPerSoffrire:Sono contenta che la ff ti sia piaciuta,sore! Ecco qui il nuovo chappy ^^ Baciiii (L)
alexia__18:Ciao! Ecco qui il nuovo chappy. No,Bella non è un robot,ha solo la capacità di assumere la forma di qualunque animale lei voglia ^^ Vedremo come reagirà Edward,penso tra un paio di chap… xxx

   
 
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