Capitolo 13
*The
heart never lies*
1
(Lena)
Lena si era sempre chiesta perché
Alicia avesse sofferto tanto dopo che Andrea l’aveva lasciata, infondo era come
chiunque altro, ma in quel momento aveva improvvisamente trovato la risposta.
Lei e Danny non erano mai stati
insieme, eppure, faceva male. Male più di una ferita stessa, ed il fatto che la
sua non si potesse ricucire la tormentava ancora di più.
Aveva corso per tutto il viaggio di ritorno, aveva corso
tra la gente e le lacrime, qualche volta sorridendo anche, ripensando a quel
bacio che l’aveva fatta sognare per qualche nano secondo. Poi, niente più.
Si fermò nell’androne del suo
palazzo, con la schiena contro il portone. Socchiuse gli occhi e sospirò.
Gettò un’occhiata alla cassetta
della posta, e vide che dentro c’era qualcosa; quindi vi si diresse e l’aprì,
prese la lettera bianca che vi trovò all’interno; strappò la busta ed estrasse il foglio
all’interno.
Lentamente e a bassa voce lesse ciò
che c’era scritto.
Sorrise portandosela al cuore.
Finalmente è arrivata, pensò tra sé.
Rimise il foglio nella busta e si
diresse verso casa, asciugandosi le lacrime.
Ancora una volta.
2
Giovedì 7
settembre 2006
Ad Alicia non sembrava vero. Non
poteva esserlo.
Tutto era cominciato la sera prima,
dopo che Dougie l’aveva riaccompagnata a casa al termine delle prove.
-Domani ti vengo a prendere a
scuola, va bene?-dietro quel cappellino nero nascondeva un sorriso timido,
incerto. Gli occhi erano rivolti verso il terreno, e solo al termine della
frase aveva osato guardarla.
-Se non hai paura di essere
sbranato…-sorrise la ragazza.
-Per te qualsiasi cosa!-la baciò a
stampo.
Alicia divenne rossa, e subito lui
la strinse a sé.
-Io potrei rimanere così per
sempre…-sussurrò angelicamente.
Dougie sospirò.
-Anche io…-
-Ma domani devo andare a scuola, non
sono mica una sfaticata come te, io!-sfregò il naso contro il suo e strizzò gli
occhi; Dougie quindi sorrise e ricambiò il gesto.
La baciò di nuovo, questa volta
abbracciandola dolcemente e scostandole i capelli dietro la schiena.
-Eh, va bene…Allora ci
sentiamo…-fece lui.
-Ovvio…-questa volta fu Alicia a
prendere l’iniziativa.
-Allora ci conto…-prese a guardarla
negli occhi, le afferrò quindi le mani e ci giocherellò prima di baciarla
ancora un’ultima volta ed allontanarsi; dirigendosi verso casa.
Era sempre una sofferenza doverlo
lasciar andare; eppure sapeva bene che non sarebbe durata quella lontananza.
Non potevano fare a meno l’una
dell’altro, e questo lo avevano capito tutti. Giornalisti compresi; i quali non
facevano altro che trovare un buon pretesto per poter dichiarare finita la loro
storia. Ma non c’era nulla da fare, la sintonia che c’era tra i due era
invidiabile, nessun’altra coppia era come loro.
Canticchiava felicemente tra sé e sé
mentre l’ascensore si apprestava a salire sino al terzo piano.
Uscita sul pianerottolo, vide
qualcosa raggruppato in un angolo.
Lena.
Aveva le ginocchia al petto e
piangeva. Il trucco le era colato, gli occhi erano rossi e le mani le tremavano,
le stesse che facevano fatica a reggere un foglio di carta stropicciato,-Lena!-Alicia
si precipitò sull’amica, sbattendo la ringhiera dell’ascensore.
-A-A-A-licia…-balbettò tra i
singhiozzi. La ragazza l’abbracciò e sospirò.
-Che è successo?- Lena si calmò e si distaccò; lentamente si
asciugò le lacrime poi, tirò su col naso.
-Parto..-la voce strozzata trapassò
gli occhi neri di Alicia, mentre la bocca si contorse in una strana
espressione.
-Cosa?-
-Vado in Francia, e parto tra due giorni.-
-P-perché?-
-Voglio dimenticare.-i loro sguardi
s’incrociarono, si capirono ed Alicia tacque. Il motivo era Danny.
-Solo perché Danny è un’idiota non
vuol dire che…-
-NO!-la interruppe brusca, poi,
accortasi di averla aggredita, si scusò,-Non è per quello…-
-Cosa allora?-
Scosse la testa,-non posso-
Alicia annuì in lacrime,- va bene. –
sospirò,- ma non è giusto. Non voglio che te ne vada per colpa sua.-
Sul viso di Lena si disegnò il più
dolce dei sorrisi, buttò la testa all’indietro socchiudendo gli occhi, ed una
lacrima andò ad inumidire le sue labbra ricurve all’insù. Pensare a lui era come morire, sprofondare giù tra le
fiamme dell’inferno e poi d’un tratto risalire, toccare il cielo con un dito e
ricadere violentemente…
Su e giù, come le montagne russe.
Una giostra sulla quale era stufa di stare,- Alicia, quello che mi spinge a
partire è l’amore per Danny. Non posso obbligarlo a ricambiarmi, non posso costringerlo…- rotolò la testa lungo la parete,- …Io stessa ne soffrirei più di adesso. Morirei nel vederlo
fare qualcosa che non vuole, e poi, non ne ho la facoltà,-portò le ginocchia al
petto,- Danny è la mia vita, è lui che mi fa ridere, che mi fa sospirare, che
mi fa andare avanti…-
-No, Lena, lui ti sta uccidendo!-
Sorrise ancora, - Sono io che mi sto
uccidendo,-sussurrò.
Alicia cominciò a lacrimare, e piano
piano anche il suo volto si rigò,- Perché?-afferrò le
spalle affondando le unghie nella maglietta,- Perché? Perché tra mille hai
scelto lui? Perché Lena? Sai quanti ragazzi vorrebbero essere al suo posto? Te
ne fai una minima idea? Perché lui?-chinò il capo amareggiata,- smetteresti di
soffrire, perché?-
Lei allora, tirò sul col naso,
puntando gli occhi vacui sui quelli della ragazza,- Perché tu tra mille hai
scelto Dougie?-
Alicia si pietrificò, lasciando le
braccia cadere lungo i fianchi, sfiorando le caviglie.
Con una domanda secca aveva risposto
alle sue.
Perché
tu tra mille hai scelto Dougie?
-Lena-sospirò, cercando
in tutti i modi di smettere di piangere. L’abbracciò non potendo dire altro,-
Mi mancherai.-
-Anche tu sorella...- Lena afferrò i
lembi della maglietta di Alicia, li stritolò, digrignò i denti.
Sebbene sapessero entrambe che
scappare non fosse la giusta soluzione, non andarono oltre; Alicia ricadde
all’indietro sedendosi di fronte a lei, ascoltando il suo pianto silenzioso e
lasciando che la fissasse con quei suoi grandi occhi languidi.
Lena aveva bisogno di respirare, di
tornare a vivere e se la Francia era l’unica soluzione, sua sorella non l’avrebbe fermata.
E quindi il pomeriggio seguente si
ritrovava in camera sua, immersa tra i compiti di chimica e trigonometria.
Sommersa dalla seconda guerra mondiale, e completamente sopraffatta dalle lotte
tra Montecchi e Capuleti.
Non riusciva studiare con il
pensiero sempre e costantemente rivolto a Lena; non sapeva darsi pace.
Le lancette dell’orologio
ticchettavano fastidiosamente, ed il silenzio era divenuto opprimente.
Il cellulare vibrò sulla scrivania.
Uno squillo.
Era Lena. Il giorno prima era
entrata in casa e non l’aveva nemmeno salutata, ed ora eccola lì a riempirla di
squilli.
Alicia non rispondeva, e cosa mai
avrebbe potuto dirle?
Stammi
bene.
Strinse la matita in un pugno.
-Basta, io non ce la faccio più!-si
alzò dalla scrivania e si diresse in cucina.
Max era steso all’ingresso, con la
testa tra le zampe. La fissava fare avanti ed indietro da ore ormai.
Si avvicinò alla macchinetta del
caffè, e se ne preparò un po’.
-Cosa devo fare?-chiese supplichevole
a Max .
Si appoggiò con la schiena rivolta
al bancone, gettò un’occhiata al calendario.
Mancava meno di un mese ed i McFly
sarebbero andati in tournée.
-Fantastico! Anche Dougie se ne
va!-sbottò di colpo-Sola come un cane!- esclamò ghignando, e, alla parola
“cane” Max levò un orecchio alzando poi tutto il capo-Senza offesa!-disse lei
flebilmente, ed il cane se ne tornò con la testa fra le zampe.
Alicia sospirò chinando il capo,
socchiuse gli occhi ricordando le parole dell’amica la sera prima.
3
La porta di casa si aprì di colpo.
Alicia sobbalzò.
-Papà..-disse portandosi una mano al
cuore.
-Ti ho spaventata? Credevo stessi
studiando…-
-Si..-si rivolse verso la
macchinetta del caffè-…per lo meno ci provo!-
-Hai saputo di Lena..-Harry si tolse
il giacchetto e lo appese all’attaccapanni, poi, si chinò per posare la borsa
accanto alla porta.
-Si…-sbuffò Alicia mentre cercava di
prendere le tazzine poste nella credenza.
-È una sua scelta e devi lasciarla
andare, anche se fa male..-
Il sign.
Simmons si sedette al bancone della cucina.
-Lo so..Ma è una perdita di
tempo…Tra meno di un mese andranno anche in tournée, e credo che faranno anche
una tappa in Francia. Come farà con tutte le ragazzine, fan accanite che
ronzano per Parigi con i loro biglietti?- versò il caffè nelle due tazzine e ne
porse una al padre.
-Non ne ho idea,ma per lo meno non
dovrà condividere la stessa città e gli stessi amici…-
-Io lo reputo stupido comunque…- si
sedette di fronte al padre e sorseggiò.
-Ma rimane pur sempre la sua
scelta…-
Alicia scrollò le spalle e sorseggiò
ancora.
4
Venerdì 9 settembre
2006
L’aereo aveva preso il volo, e Lena
era diretto verso la Francia, verso Parigi per cominciare una nuova vita. Alicia non era andata scuola solo per poter
salutare l’amica, ma non si era neanche diretta in sala dai ragazzi.
Quella mattina aveva fatto molto
freddo, e si era messa una sciarpa rossa e nera a righe che le copriva quasi
tutto il volto, lasciando scoperti solo gli occhi.
Il terzo piano era vuoto,
completamente deserto.
Il silenzio le perforava i timpani.
Inserì le chiavi nella fessura e
diede una mandata, il cui suono fece eco per tutto il palazzo. S’arrestò però,
e si diresse verso la porta dei Johnson. Vi si appoggiò dolcemente con le mani
che sfioravano il legno.
Il profumo di Lena era ancora
nell’aria, ma la sua voce era solo un ricordo vago.
Il fatto che non ci fosse più la
stava distruggendo poco a poco; lo aveva realizzato solo in quel momento, solo
in quell’istante si era resa conto che la sua unica e migliore amica se n’era
andata, e lei, non aveva più nessuno a cui confidare i suoi segreti.
Provava quel pezzo da più di un’ora,
eppure Danny non era ancora convinto. Proprio non gli andava giù.
Tom tentava in tutti i modi di
rassicurarlo, e gli diceva che avrebbe fatto meglio la prossima volta. Gli
ripeteva che ci voleva del tempo magari. Infondo si chiamava Danny Jones, non
Bryan May.
Ma Danny non voleva darsi per vinto.
-Ehi, Dan..non ti affaticare…Non ti
preoccupare, siamo anche in anticipo sulla tabella di marcia…-Tom
gli si era seduto accanto.
Pausa caffè, la chiamava Darren.
La sala di registrazione era fin
troppo grande, troppo spaziosa.
Danny e Tom si erano seduti per
terra, vicino all’entrata. Stavano chiacchierando, del più e del meno, che
riguardava sempre e comunque Lena.
-Ma io ci devo riuscire!-disse
testardo Danny.
Allora la porta si spalancò, ed
entrarono Harry e Dougie con quattro bicchieri di caffè.
-Onestamente Dan, non mi sembri in
grado di continuare ora…Non in questo stato…-Dougie
porse un bicchiere all’amico che lo squadrò accigliato, poi, si rilassò. Per
una volta aveva ragione.
E chi meglio di lui poteva sapere
cosa provava in quel momento? Anche Dougie aveva sofferto, ma quello era un
falso allarme.
Danny ignorava completamente che
Lena avesse preso un aereo per fuggire da lui; nemmeno se lo immaginava.
-Dai…Tanto siamo stanchi anche noi.
Sono settimane che i giornalisti ci assalgono per delle news, un po’ di riposo
non guasterà a nessuno…-Harry gli sorrise dandogli
una pacca sulla spalla.
Tutti
per uno ed uno per tutti.
Danny si sentiva tanto D’Artagnan negli ultimi giorni.
-Ehi, ragazzi…Per oggi va bene
così…Potete andare!-Fletcher e Darren
erano dall’altra parte della sala, ed avevano dato il via libera. Harry finì di
sorseggiare il suo caffè e si fiondò fuori dalla porta; negli ultimi tempi era
molto impegnato, in realtà si vedeva con una ragazza della quale però, ancora
non voleva far sapere il nome; e questo era una sofferenza per Tom che era la
“suocera” del gruppo.
-Sempre di fretta lui!-esclamò Tom
indicando l’amico che fuggiva dalla sala.
Danny fece spallucce, cercando di
non pensare quanto gli sarebbe piaciuto poter scappare da qualche parte, magari
con Lena, ovunque.
-Già…-ghignò Doug, che non appena si
accorse dell’orario salutò tutti e, come Harry, scappò via-…Oh, santo cielo!
Sono le sette e mezza! Cavolo, devo scappare da…-cercò di non pronunciare il
suo nome, ma l’espressione di Danny era irreparabile.
-Vai, vai…-disse avvilito mentre
stringeva con foga le ginocchia al petto.
Dougie e Tom si scambiarono sguardi
eloquenti. Danny stava troppo male per volerlo ammettere.
Ed aveva fatto tutto da solo, con le
sue stesse mani.
(Dougie)
E così, Dougie correva verso casa di
Alicia, cercando di non pensare a cosa aveva nascosto all’amico. Alicia gli
aveva severamente proibito di dire che Lena se n’era andata dal paese, e Dougie,
non avevo detto nulla a Danny che di sicuro le sarebbe corso dietro.
-Credevo non saresti più
venuto!-Alicia aprì la porta in pigiama e gli si avventò addosso.
-Naa…Solo Darren che ci sta facendo lavorare a manetta!-sorrise
baciandola.
Posò il giacchetto
sull’attaccapanni, dopodiché si sedette su uno degli sgabelli. Alicia chiuse la
porta, e lo seguì, sedendosi di fronte a lui, con le braccia conserte. Lo
fissava con gli occhi languidi, ed anche un po’ arrossati. I capelli neri erano
legati per la prima volta, e quelle poche ciocche che fuori uscivano erano
fermate da delle mollette nere e fucsia.
-Non hai detto nulla a Danny, spero.-Alicia
lo guardava dritto negli occhi.
-No, non ti preoccupare, ma se
dovesse scoprirlo sarebbero guai seri.-Dougie annuì, certo che prima o poi
Danny l’avrebbe scoperto.
-Sarebbe troppo tardi. Lena è già in
Francia da questa mattina ormai.-
Chinò la testa e la scosse in segno
di disapprovazione.
-Ti manca Lena.-
-Eh?-Alicia rialzò velocemente la
testa-Ah, no, non tanto…-cercò di schivare il suo
sguardo, ma era impossibile; lui sapeva leggerle nel pensiero.
-Non era una domanda.-Dougie la
squadrava serio, e presto gli occhi della ragazza ricominciarono a lacrimare.
Allora lui s’alzò, fece il giro del tavolo e le fu accanto in men che non si
dica, abbracciandola forte.
A Dougie piacevano i capelli di
Alicia, anche ora, legati. Profumavano sempre di zucchero filato, proprio come
lei. La sentiva singhiozzare ma ancora non piangeva. Perché si ostinava a non
sfogarsi, Lena le mancava, eccome!
La ragazza si voltò verso di lui
malinconica, lo strinse forte ed affondò la testa nella sua felpa verde della Hurley.
-Come fai?-chiese singhiozzando.
-A fare cosa?-Dougie le scansò
alcune ciocche di capelli che erano andate a coprirle il viso.
-A sapere sempre quello che
penso?-Alicia alzò la testa e lo guardò fisso negli occhi.
-Sinceramente Alic…Sei
una pessima attrice!-sorrise lui e di conseguenza lei lo baciò.
-Per fortuna che ho te! Non so come
avrei fatto se non ti avessi mai conosciuto…-Dougie
sentì la presa della ragazza rafforzarsi sempre di più.
-Non lo voglio nemmeno
immaginare.-le sorrise di nuovo, ed Alicia si sentì rinascere.
Soltanto lui riusciva a farlo, anche
quando si sentiva uno straccio. Avrebbe tanto voluto sapere il segreto di quel
sorriso che le faceva dimenticare tutto e tutti, che la faceva ridere,
sospirare. Vivere.
Lui era tutto il suo universo, tutto
ciò di cui aveva bisogno; e quando erano insieme non c’era nulla che non
andasse.
Era tutto perfetto.
5
(Harry)
Harry Simmons era tornato tardi
quella sera.
La porta l’aveva aperta lentamente,
con delicatezza per non svegliare la sua principessa.
Premette l’interruttore: la
televisione era ancora accesa e vide anche, che su uno degli sgabelli da cucina
c’era una felpa verde, sicuramente Dougie era stato lì.
Harry sorrise.
Quel ragazzo era proprio innamorato,
passava ogni singolo istante libero con lei. Come se non potesse farne a meno.
Con delicatezza l’appese
all’attaccapanni e sotto vi posizionò la valigetta nera.
Si avviò verso il televisore che si
trovava proprio di fronte al divano, e quando arrivò lì non poté credere ai
suoi occhi.
Erano abbracciati l’uno all’altra.
Dougie era sdraiato, con la testa
sul bracciolo del divano; Alicia invece, era proprio accanto a lui che lo
cingeva lungo la vita, con la testa poggiata sul suo petto. Un braccio di lui
avvolgeva dolcemente la vita di lei, mentre l’altro penzolava giù dal divano
con il telecomando stretto nella mano.
Harry sorrise una seconda volta.
Li osservava divertito e felice.
Alicia era stata male per troppo tempo, aveva subito le liti degli altri, le
loro futili lotte e le loro ingiustizie. Per la prima volta aveva trovato
qualcuno con cui stare bene, con il quale non ripetere gli errori che gli altri
avevano commesso.
Si chinò verso di loro. Alicia
dormiva felice, sul suo viso era comparsa una serenità, una felicità che mai
egli prima d’ora aveva visto. Si mosse, mugugnò qualcosa.
-Ti amo…-
Harry sfilò il telecomando dalla
mano di Dougie, e spense la televisione. Dopodiché, egli si diresse in camera
sua e prese una coperta che dolcemente mise sui ragazzi.
Alicia si mosse di nuovo, questa
volta con lei, anche Dougie. Harry la vide accucciarsi e nascondere la testa
nel petto di lui che, nel frattempo, si era mosso per abbracciarla
completamente.
Harry rimboccò loro le coperte
ancora una volta, poi, andò a dormire anche lui.
6
(Danny)
E quella notte, però, non tutti
riuscivano a prendere sonno, chi per un motivo, chi per un altro.
Danny era affacciato alla finestra
della sua camera con il cellulare in mano. Guardava il cielo, come se fosse
alla ricerca di una stella cadente.
Per
chiederle cosa Dan? Di poter tornare
indietro e non dire quello che hai detto a Lena?
Danny s’illudeva che potesse andare
bene, che Lena sarebbe stata dimenticata, cancellata dalla sua mente come le
altre. Come tutte quelle che lo avevano fatto soffrire. Peccato però, che lei
non l’aveva fatto. Perché d’un tratto aveva cambiato idea su di lei? Perché
d’un tratto non riusciva a farla uscire dalla sua testa?
Tutto ebbe inizio durante uno dei
loro primi concerti.
Avevano riscosso un’enorme successo
con 5colours i her
hair, e tutte le radio li volevano, tutte le
trasmissioni erano in coda per poter avere una loro intervista.
Quel giorno pioveva, pioveva come
sempre a Londra. Ma lui ed i ragazzi erano nel pulmino e la pioggia non li
toccava affatto.
Il mezzo sfrecciava veloce tra le
pozzanghere per raggiungere la destinazione, sfrecciava e schizzava contro le
auto più piccole.
Danny aveva la testa altrove, tutto
eccitato per il concerto non pensava ad altro. Il sogno di una vita si
realizzava. Finalmente, dopo tanti sacrifici ce l’aveva fatta.
Accanto a lui, Tom sonnecchiava con
la testa china sulla sua spalla. Anche lui si era dato da fare, eccome. Doveva
ringraziare anche lui, e anche quegli stupidi dietro che non la finivano di
dirsene di tutti i colori.
-Ehi, voi due! Piantatela, o vi tiro
una scarpa!-al suono di quella minaccia Dougie ed Harry si ammutolirono, e
Danny poté godersi il suo meritato successo in silenzio.
Socchiuse gli occhi e cominciò a
ricordare quando correva da una parte all’altra della città alla ricerca di un
gruppo, di quando si scapicollava alle lezioni di chitarra, e delle volte
saltava pure scuola.
Tutto questo solo per poter suonare.
Il suo sguardo cominciò a fluttuare
oltre il vetro, captando ogni minimo segnale, qualcosa che colpisse i suoi
occhi.
Il pullman si fermò al semaforo
rosso, e fu allora che la vide.
Correva a per di fiato ed era
bagnata dalla testa ai piedi. I capelli non erano molto lunghi ma sempre
biondi, dorati.
Continuava a correre quella strana
ragazza, e chissà dove doveva andare.
Danny la vide inciampare in una
pozzanghera, cadervi proprio dentro. In un primo istante scoppiò a ridere, poi,
vedendo che si rialzava e ricominciava a correre prese a fissarla.
Stava per scomparire dalla sua vista
quando il pullman riprese a camminare lento, imbottigliato nel traffico.
La ragazza correva come se dovesse
fare qualcosa di urgente o vedere qualcuno di importante.
Al collo aveva una sciarpetta leggera viola bagnata, la gonna scozzese in
tinta con la sciarpa era anch’essa bagnata. Per non parlare poi della maglietta
e delle calze.
Era completamente zuppa.
Corse ancora qualche metro, poi,
ricadde ancora. Danny scosse la testa.
-Ehi, Ehi!-fece all’autista, ma lui
non poteva sentirlo.-Fermati, fermati!!- si alzò di colpo per dirigersi verso
il conducente, ma quando si rivolse di nuovo al finestrino, la ragazza era
sparita.
-Ehi, Dan che cos’hai?-Tom gli aveva
tirato un lembo del giacchetto.
-Oh, io? No, niente…Credevo di aver
visto qualcuno che conoscevo…-vagheggiò per qualche istante ed infine tornò a
sedersi.
Il concerto sarebbe iniziato da un
momento all’altro, era tutto pronto tutto allestito. Tutti erano sovraccarichi,
tutti tranne Danny che ancora ripensava a quella ragazza.
Se solo non fosse sparita l’avrebbe
fatta salire sul pullman.
I ragazzi erano tutti riuniti in una
saletta; Harry ascoltava l’I-pod per scrollarsi di
dosso la tensione mentre con le bacchette andava a tempo usando le sue
ginocchia come batteria, Tom invece era seduto in un angolo che accordava la
chitarra. Dougie, invece, provava qualche pezzo con il basso, nonostante fosse spento.
-Danny…-Tom lo chiamò
vedendolo immerso nei suoi pensieri-…Cos’hai? Non ti senti pronto?-
-No, Tom sto bene…Sto solo pensando…-Dougie smise di suonare ed Harry si levò le
cuffie. Per un po’ tutti e tre si guardarono-Dougie,
Harry e Tom-poi, fissarono Danny preoccupati.
-Puoi ripetere?-Harry parve
spaesato.
-Ogni tanto lo fa…Credo sia
difettoso!-Tom sorrise insieme ai suoi amici, e Danny con loro.
-Ma smettetela!-Danny lanciò in
direzione di Harry un cuscino del divanetto in pelle sul quale era seduto.
-Ehi, ragazzi, si va in scena!-Fletcher fece capolino sogghignando. Pronto per un altro
successo.
Il pubblico
era caldo, sentivano i fans chiamarli ed intonare cori da stadio per loro.
E finalmente
eccoli sul palco. Ognuno ai propri posti. Che lo show abbia inizio.
She
left me. Era il suo turno ormai.
Il buio era calato nella sala. Danny
e Tom avevano cambiato le chitarre, e
Dougie nel frattempo aveva scambiato qualche chiacchiera con Harry, il quale si
asciugava il sudore con un asciugamano.
-Allora!-Tom prese in mano la situazione-…Vi state divertendo…?-la
folla gridò entusiasta.
-Troppo buoni!-Danny sorrise, e dal
pubblico una ragazza urlò:
Ti
amo!!
Lui se la rise e le fece
l’occhiolino.
Faceva caldo, era tutto sudato ma si
stava divertendo troppo. Era quello che aveva sempre sognato infondo.
Rise divertito mentre Tom diceva
qualche cavolata.
Si sedette sul bordo del palco e si
mise a guardare le fans che urlavano.
Ma di colpo vide qualcosa, vide
qualcuno che attirò la sua attenzione.
Quella ragazza era in mezzo al
pubblico, ecco perché correva disperata, rialzandosi ad ogni pozzanghera.
La osservava, e lei, proprio lì
davanti a lui, ricambiava lo sguardo.
Arrossiva quando lui sorrideva e non
poteva fare a meno di guardarlo. Infondo era lì per lui. Era tutta zuppa, ed
aveva superato centinaia di ostacoli solo per poter vedere lui.
Il sorriso di quella ragazza lo
aveva rapito, allora si avvicinò ad un bodyguard e gli sussurrò:
-La vedi quella ragazza
bionda?-disse indicandola, e l’uomo annuì-…Falla
asciugare e portala nel camerino…-
Danny le sorrise ancora una volta, e
lei non tardò a ricambiare il suo sorriso ancora una volta.
7
(Lena)
Anche lei quella sera era affacciata
alla finestra. Guardava il cielo stellato, pensava a Londra, a casa, ad Alicia,
ai ragazzi.
A Danny.
Ricordava alla perfezione la prima
volta che lo aveva visto di persona.
Era seduta su una sedia, aveva le
mani ripiegate sulla gonna asciutta. Aveva appena fatto la doccia e si era
potuta cambiare. Le costumiste avevano prestato lei dei vestiti di scena che
tenevano per altri artisti, e tutta eccitata Lena pensava a chi mai sarebbero
andati quegli abiti; magari erano di Amy Lee, Avril Lavigne, Alanis Morisette, Madonna, Gwen
Stefani..Chissà.
Si guardava attorno spaesata; la
stanza era enorme e sulle pareti erano appesi i quadri dei vari artisti che avevano
fatto concerti su quel palco.
V’era un mobile con specchio che occupava un’intera parete. Più in là, un
divanetto nero in pelle con dei cuscini bianchi e neri. Ed infine c’era lei,
Lena che era seduta su una sedia nera in plastica accanto all’enorme mobile.
Era assorta nei suoi pensieri, non
vedeva l’ora di poter finalmente conoscere il suo gruppo preferito. Non stava
più nella pelle. Tutto era così surreale.
Sentì la maniglia della porta abbassarsi,
quindi vide Harry entrare sfilando e giocherellando con le bacchette. Sorrideva
soddisfatto del concerto, e stupito di vedere una ragazza nel camerino che non
appartenesse allo stuff e che non fosse la sorella di
Dougie.
-Ciao!-scosse le bacchette tutto
raggiante.
-C-ciao…-disse Lena con
poca voce ed alzandosi lentamente dalla sedia.
-Piacere, Harry!-le tese la mano
sorridendo.
-So chi sei!-sorrise lei
stringendogli la mano.
Poco dopo entrarono anche Tom e gli
altri, e Danny sgranò gli occhi.
-Adesso va meglio?-Danny le si
avvicinò cauto e le afferrò una mano stringendogliela.
-Si, grazie!-arrossì lei- Ne avevo
proprio bisogno!-
-Ti ho visto prima…Quando
correvi sotto la pioggia!-azzardò lui.
-Oh, mio Dio!-si vergognò ripensando
di essere inciampata più e più volte nelle pozzanghere.
Che figura del cavolo, pensò Lena.
Ma lì, affacciata alla finestra, non poté far altro che ridere ricordando quel
giorno.
Da allora la sua vita era cambiata.
Lei e Danny si conoscevano da molto
tempo, ma non l’avevano mai detto a nessuno. Erano amici da moltissimo, ed il
fatto che Alicia si fosse scontrata per caso con Dougie poteva essere un segno
del destino; eppure, Lena era divenuta scettica di colpo, proprio lei che aveva
incoraggiato la sua amica a credere nella fortuna; proprio lei che aveva detto
ad Alicia che avrebbe rincontrato Dougie.
Scosse la testa ed una lacrima le
solcò il viso.
Non poteva accettare il fatto che
Danny fosse così lontano, non voleva farlo; il suo cuore si rifiutava. Avevano
fatto tanto per non finire sui giornali, per essere- davanti agli occhi di
tutti- dei perfetti sconosciuti, ed ora, eccola lì, lontana dall’unica persona
che le aveva rubato il cuore. Tutto perché?
A questo punto non lo sapeva nemmeno
lei.
Lena si asciugò le lacrime, tirò su
col naso. Fissava il cielo in cerca di un indizio, un aiuto e subito, una
stella cadente le sfrecciò davanti agli occhi.
-Aiutami a ricominciare….-sussurrò
piangendo.
L’aria veniva sempre meno ed il
dolore al petto aumentava, quindi si portò una mano al cuore. Quanto avrebbe
voluto sussurrare quelle parole, quanto avrebbe voluto che lui le sentisse per
una sola misera volta.
Ti
amo.
Era così semplice da dire, eppure,
quanto dolore poteva generare una frase così innocua? Quanto male potevano creare
delle parole così dolci? Quanto?
Immenso. Indescrivibile.
Lena sentiva la mensola fredda sotto
di lei, sentiva la pungente brezza di Parigi, un venticello fantasma che la
faceva rabbrividire di tanto in tanto.
-Ti amo Danny…-scosse
la testa ancora una volta, dopodiché Lena andò a dormire sperando con tutta sé
stessa di non sognarlo, di non rivedere più il suo volto bensì di scordarlo.
Si addormentò Lena con un peluche
tra le braccia, stringendoselo al petto. Socchiuse gli occhi ed allora fu
vittima del buio.
Si lasciò andare sapendo che
l’indomani, Danny sarebbe stato un ricordo lontano, un nome come un altro, ed
il suo volto, Dio volendo, sarebbe sparito per sempre dalla sua mente.
Ma Lena era troppo ingenua, ed
ancora non sapeva che non sarebbe finita, perché poteva ingannare gli altri ma
non il suo cuore.
Perché si sa, il cuore non mente mai.