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Autore: The_Viking    10/02/2010    3 recensioni
Non resta più nulla.
Genere: Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Secondo principio della termodinamica: "in un sistema isolato l'entropia è una funzione non decrescente nel tempo."

Era trascorso un intervallo di tempo immenso da quando era stato formulato tale principio. La temperatura dell'Universo si era abbassata lentamente e la materia in varie parti del cosmo era in equilibrio termico quasi perfetto.
L'entità A fissava l'immensa estensione di oscurità di fronte a sé cercando inutilmente di distaccarsene. Le luci di quel poco che restava delle stelle erano molto flebili e ovunque regnava sovrana l'immobilità più totale; l'entità non poteva che cercare di guardare con distacco un simile spettacolo di morte per non soffrirne nel profondo. Soffrire... le emozioni erano la rovina degli esseri pensanti, si disse. Si chiedeva intanto cosa avrebbe pensato un suo antenato; di tali creature sapeva solo che erano composte di materia e che, anche solo per questo motivo, erano immensamente fragili e caduche. Le chiamavano "esseri umani" ma forse la si poteva considerare una semplice leggenda, dopo tutto il tempo che era passato dalla loro esistenza. Forse non erano neppure mai esistiti, questi umani.
Questi pensieri furono bruscamente interrotti da un segnale che raggiunse l'entità A: qualcuno si stava mettendo in contatto con lei.
-Salve! - disse l'entità B utilizzando una formula di cortesia che ormai sembrava un inutile retaggio del passato.
-Salve. - rispose con totale inespressività l'entità A.
-Com'è la situazione in questo settore?
-Come da ogni parte: è la fine, è il nulla.
Passò in quel momento una particella con alta energia cinetica. L'entità A ne rise mestamente dentro di sé: sapeva fin troppo bene che, come sempre accadeva, anche quell'energia si sarebbe presto dispersa nell'ambiente come un giovane guerriero che, determinato nel proprio scopo ma totalmente circondato da nemici molto più potenti, rifiuti la resa e combatta fino a che non crolli a terra esanime, rassegnato e consapevole che la propria ora è ormai giunta.
-Ritieni che non si possa fare nulla? - chiese poi l'entità B.
-Cosa si potrebbe fare? Da miliardi e miliardi di anni si sapeva cosa sarebbe stato e nessuno è riuscito a fare in modo che non fosse. Perché io dovrei sapere cosa fare? Non sono che un insignificante abitante di una dimora in rovina che non saprò mai dominare.
-Hai ragione. Ma cosa saremmo noi esseri pensanti ora, se non avessimo mai osato? L'ingegno e la fiducia in sé hanno sempre salvato la mente.
-Forse. Tuttavia niente o nessuno è infallibile; non ci sono elementi per pensare il contrario.
L'entità B percepiva un forte senso di scoramento e rassegnazione nell'entità A; ciò era in totale contrasto con il proprio modo di vedere la realtà, per quanto l'entità B comprendesse pienamente le ragioni dell'altro pensante. Comunque fosse bisognava fare qualcosa, ne era certa.
Miliardi di anni passarono ancora. Le stelle erano ormai ammassi amorfi di materia con temperature medie di poco superiori allo zero assoluto e quasi del tutto spente. Anche la vita volgeva alla fase terminale.
L'entità A ricevette un nuovo, flebile segnale.
-Chi è?
-Uno degli ultimi di noi. Abbiamo avuto modo di discutere miliardi di anni fa, forse lo ricordi. - rispose l'entità B.
-Lo ricordo. Mi chiedevi aiuto per mettere fine alla fine.
-Esatto. Sarai felice di sapere che ci sono riuscito.
L'entità A fu colpita da tale notizia al punto che è impossibile descrivere quello che provò utilizzando delle semplici parole. Miliardi di anni di declino potevano forse essere fermati in un attimo? Si poteva andare contro la Fisica, suprema guida degli eventi dell'Universo? Le sembrava troppo bello per poter essere vero.
-Come?
-Ho trovato un modo per entrare in un una dimensione parallela non sottoposta alle leggi dell'entropia: una dimensione eterna ed immutabile.
-Ma quindi...
-Quindi non c'è nulla in tale dimensione e nulla succede. Tutto dipenderebbe dalla nostra presenza in essa, saremmo i soli elementi di discontinuità di quel luogo; riusciremmo a pensare ancora. C'é una condizione, però: non possiamo entrarci entrambi. La presenza di più di una entità in una di queste dimensioni parallele provoca il collasso della stessa e la conseguente annichilazione dell'entità.
-Hai detto "queste dimensioni"? Quindi il problema sarebbe aggirabile se ogni entità stesse in una sua dimensione a parte?
-Sì. Cosa ne pensi?
-Penso che la vita non abbia uno scopo. La vita è un caso più o meno fortuito, una serie di fattori che si verificano contemporaneamente. L'unico senso che si può fornire alla vita è quello dato dalla felicità, la cui ricerca contraddistingue ogni forma di vita intelligente. Un modo per toccare la felicità è conoscere; ma senza nulla da conoscere non è evidentemente una strada attuabile. La dimensione parallela che tu mi descrivi non ha nulla da conoscere.
-Però la conoscenza non è l'unico modo per arrivare alla felicità, mi sbaglio forse?
-Non ti sbagli. Un altro modo è comunicare, formare un legame con altri esseri pensanti e costruire pensieri sempre più corretti e complessi unendo le forze di tutti. Ma anche questa non è una strada attuabile in un luogo di solitudine.
-Ebbene? - chiese curiosa l'entità B.
-Allora è inutile. Ti ringrazio di avermi proposto questa strada, questa via per evitare la morte. Tuttavia preferisco morire piuttosto che vivere una vita di nulla.
L'entità B fu scossa da questa opinione.
-Sicura? Ci sono ancora alcuni milioni d'anni per pensare, prima che scompariamo da qui... forse faresti meglio a...
-No, grazie, ho avuto fin troppo tempo per riflettere sull'esistenza. Piuttosto posso chiederti cosa spinge te a rifugiarti in quella dimensione? Desideri riflettere per l'eternità?
-Non è per quello. Ho paura della morte.
-Comprensibile. Grazie, è stato bello conoscerti.
-Anche per me.
   
 
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