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Autore: Akemichan    15/07/2005    5 recensioni
Commedia scolastica (almeno all'inizio). Cosa potrebbe succedere se una ragazza senza alcun potere magico (o almeno consì sembrerebbe a prima vista) si ritrovasse nel corpo lo spirito di un antico Faraone di nostra conoscenza?
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dark/Yami Yuugi, Nuovo personaggio, Seto Kaiba, Touzoku-ou Bakura
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Velocemente, Miyon sottrasse la mano dalla presa calda di Malik, ansimando per il calore che le appiccicava la maglia sudata a

 

Parliamo?

 

 

Velocemente, Miyon sottrasse la mano dalla presa calda di Malik, ansimando per il calore che le appiccicava la maglia sudata alla pelle. «Ho visto! Ho visto l’antico Egitto!» esclamò togliendosi la benda.

Malik respirava con la bocca aperta, lasciando che leggeri fili di sudore scivolassero giù dalla stoffa rossa fino a sfiorare le labbra. «Bene…» esalò piano. «Racconta…»

 

«Ho visto il padre di Antares» Lei staccò anche l’altra mano, esaminandosi i palmi, attraversate da sottili strisce rosse di bruciature. «Guarda qua che segni… Comunque non è Yami…»

 

«Meglio… Così…» Malik respirava faticosamente, come se avesse corso per miglia e miglia. Era rimasto nella medesima posizione iniziale, come se avesse paura a spostarsi. Non si era nemmeno tolto la benda.

 

Miyon gli spiegò rapidamente tutto ciò che aveva visto. «Quindi ero anche io una custode delle tombe… Sarà per questo che andiamo così d’accordo»

 

«Si…» Malik sorrise debolmente. «In… Ogni… caso… Non… Abbiamo… Poi… Scoperto… Molto…»

 

«Sarà che…» Lei arrossì. «Ho pensato più a te che a Yami, così dev’essere uscito il nostro legame anziché…»

 

«Oh…» Lui sembrava quasi felice di questo. «Allora… Rifacciamolo…»

 

«Uhm, okay…» Miyon gli scoccò un’occhiata preoccupata, vedendolo così stanco. «Sicuro?»

 

Malik, senza neppure togliersi la fascia, le afferrò le mani, che lei aveva riappoggiato a terra, e le premette nuovamente sui dischi d’avorio, ma con minor forza rispetto a prima. Tuttavia, lei non si sottrasse alla stretta, anzi, si preoccupò di serrare bene gli occhi dato che, per la troppa fretta, aveva scordato la benda. Non appena Malik intonò nuovamente la formula magica, le immagini tornarono nelle sue palpebre chiuse.

 

 

«Sei pronto, Faraone? Ecco, davanti a te il mostro che ti sconfiggerà…»

L’uomo alzò una mano, mentre lo scettro che teneva in mano si illuminava della luce fluorescente degli Yami no Game. La tavola di pietra dietro di lui traballò come sotto l’influsso di un terremoto, e fece uscire la creatura che imprigionava all’interno.

«Il Blue Eyes Wh-»

 

 

A differenza del caso precedente, dove le immagini si erano schiarite piano piano, a scena finita, questa volta si interruppero bruscamente, a metà frase. Il calore che proveniva dai dischi in avorio cessò, tanto che le bruciature sulle sue mani diminuirono il dolore al contatto col gelo che si era formato. Non sentiva più nemmeno la stretta di Malik che la teneva ferma. «Cosa succede?» chiese lei, un poco delusa, riaprendo gli occhi.

 

Lui si era allontanato leggermente, strisciando sul pavimento, e si era strappato la benda rossa, che ora teneva stretta nel pugno. L’altra mano era appoggiata sul collo, come se stese soffocando. Il petto si alzava e abbassava velocemente, tra le macchie di sudore visibili sulla sua maglietta nera. Il viso era zuppo, ma lei non riusciva a capire se per il sudore o per le lacrime che uscivano dagli occhi rossi. A discapito del resto, le labbra erano secche. «Scu… sa…» mormorò tra i respiri profondi.

 

«Stai bene…?» Lei si avvicinò fino a sfiorargli la fronte bagna.

 

«Solo… un… po’… di… stanchezza…» Malik cercò di sorridere. «Tran… quilla…»

 

Miyon si alzò e iniziò lentamente a riporre gli anelli d’avorio nei proprio pezzi di stoffa. Non aggiunse altro.

 

«Brutte… notizie…?» chiese allora lui.

 

«Non proprio…» Lei infilò tutto il materiale nella scatola di legno. «Non ho visto molto…» Si bloccò, temendo di aver detto qualcosa di offensivo. «Non te ne faccio una colpa!» si corresse subito. «Però è così…» Chiuse di scatto la scatola di legno e si chinò per prenderla e riporla nel muro. «Ho visto Kaiba… Non sapevo che anche lui…»

 

Malik, sempre respirando a bocca aperta, si puntellò con un braccio per alzarsi. «Ti… mostro… una… cosa…» Le gambe erano diventate molle come l’argilla bagnata, tanto che non riusciva a stare in piedi. Ti muscoli del polpaccio gli tremarono per lo sforzo, finchè non cedettero. Miyon, che aveva già rimesso la scatola a posto, lo raggiunse e sostenne per la vita, nel limite delle sue possibilità. involontariamente, lui si appoggiò totalmente a lei, tanto che caddero entrambi.

 

«Ahia…» mormorò Miyon massaggiandosi la testa tra i capelli spettinati.

 

Malik si alzò con le braccia. «Io…»

 

«Eravamo messi male» lo ignorò lei tornando in piedi con un balzo. Si chinò nuovamente e lasciò che lui passasse un braccio sulla sua spalla, quindi lo aiutò a rialzarsi. «Così va meglio» Appoggiò il suo braccio sulla vita di lui per evitare di perdere l’equilibrio.

 

«Non… ti… sforzi… troppo?»

 

«Ho le gambe abbastanza resistenti, legamento a parte» sorrise lei. «Allora, cosa volevi farmi vedere?»

 

Malik, sempre appoggiandosi a lei, la guidò nella stanza in fondo al corridoio buio. Nella parete di destra, illuminato da delle fiaccole permanenti, si trovava il famoso bassorilievo con le carte delle Divinità Egizie. «Il sacerdote… che… combatte… contro… il… Faraone… E’ Kaiba…»

 

Miyon, osservando il disegno tra le sottili lingue di fuoco, spalancò gli occhi, quasi sconvolta. Lasciò immediatamente Malik, così veloce che lui rischiò di farsi male per la caduta, se non avesse avuto i riflessi pronti di tenersi con i palmi delle mani, che tuttavia si sbucciarono per la botta presa contro il pavimento di pietra, ormai rovinato dai lunghi secoli. Lei appoggiò la mani sul bassorilievo, facendo scorrere le dita tra quelle forme. Sentiva la gola secca, come se qualcosa le avesse aspirato via tutta la saliva che cercava di produrre mordendosi le labbra carnose. «Io… Ho visto questa scena…» disse infine.

 

«Da… vero?» Malik appoggiò una mano alla testa, che doleva terribilmente come se una folla intera gli stesse urlando nelle orecchie. «Da dove…?»

 

Miyon scosse la testa. Era stato tutto così… troppo rapido! Era colpa di Malik, che non era riuscito a resistere. Ma più probabilmente era colpa sua, che si era distratta quando aveva tentato i labirinti per la prima volta. «Ascolta. Kaiba…»

 

«Ti… prego…» Malik si sdraiò a terra. «Portami… in… camera…» Gli occhi bruciavano come le fiaccole che illuminavano il bassorilievo, e lacrimavano come l’acqua corrente che esce dai rubinetti, tanto che lui non riusciva a tenerli aperti. Tossì, per la fatica che faceva a respirare. Il dolore in testa andava pian piano crescendo, accompagnato da fitte che colpivano indistintamente l’addome e la schiena. I muscoli delle gambe e delle braccia iniziarono a formicolare. Stava iniziando a non sentirli più.

 

«Oddio! Non morire!» esclamò Miyon agitata, chinandosi su di lui. «Ti porto subito a letto» E ancora una volta, aveva rischiato di ferire qualcuno per la sua totale insensibilità.

 

 

***

 

 

«Ti senti meglio?» fu la prima cosa che disse Kaiba, abbassando il giornale che stava leggendo, comodamente seduto sulla poltrona del salotto, con i piedi appoggiati sul basso tavolino davanti a lui.

 

«Pe-perchè?» Miyon, ancora sulla soglia della porta, avvampò, poiché aveva appena lasciato Malik addormentato nel suo letto, e questo significava che non era lei a stare male.

 

«Mi hanno detto che hai avuto… dei problemi» rispose lui, ritornando a guardare il giornale.

 

«Oh, si…» Bene, così si divertivano tutti a raccontare in giro che le erano venute le mestruazioni. Ma che bravi! «Non era niente di che…» Entrò e si sedette sul divano, scoccando uno sguardo all’orologio. Erano appena le cinque. «Senti… Ho saputo che anche tu… Sei una reincarnazione…» Si stropicciò leggermente le mani.

 

«Anche tu?» ripetè Kaiba, piegando precisamente il giornale e gettandolo sul tavolo. «Così hanno raccontato anche a te tutte quelle cavolate sul passato…»

 

«Raccontato è una parola grossa» Miyon cercò di pettinarsi i capelli usando le dita come denti del pettine. «Pensi che non sia vero?»

 

Kaiba alzò le spalle. «Non ne ho idea, ma non mi riguarda affatto» Rimise le gambe a terra. «Figurati se mi interessa una cosa vecchia di 3000 anni!» Rimase per un poco a fissarla con i suoi occhi blu cielo. «Tu, invece? Sei come Yuugi? Cerchi la tua memoria passata?»

 

Miyon riflettè prima di rispondere. «Sherlock Holmes diceva che, per lui e per il suo lavoro, non cambiava nulla se la terra girava attorno al sole o viceversa» disse lentamente. «Per me è lo stesso. Qualunque cosa io sia stata in passato, per ciò che voglio diventare, non ha alcuna importanza»

 

Lui sorrise soddisfatto. «Perché ti tormenti, allora?»

 

«Perché Yami mi manda in bestia» rispose lei, stringendo i pugni. «Ho idea che, finché non scoprirò cos’è accaduto fra me e lui 3000 anni fa, non verrò a capo di nulla» Sospirò arrabbiata. «Solo che lui…»

 

«Credo che troverai da sola la soluzione per convincerlo a parlarti di nuovo» Kaiba si alzò, sistemandosi per bene la sua giacca bianca. «Dopotutto, è stato dentro di te per un po’»

 

«Già…» I pensieri di Miyon corsero veloci come lo Shinkansen sui binari della sua mente. «Senti, Kaiba, facciamo una scommessa» Si alzò, sorridendo alla sua espressione stupita. «Se riesco a laurearmi entro il tempo prestabilito e senza scendere sotto il voto 28 a tutti gli esami, mi prendi a lavorare nella tua azienda?»

 

Kaiba riflettè. Era pazza o parlava sul serio? «E’ una sfida?»

 

«Direi» sorrise lei.

 

«Allora, io la renderei più interessante…» Le si avvicinò, prendendole la mano e poggiando l’indice sul palmo. «Oltre a questo… Se tu non prendessi 30, a tutti gli esami… Se ne mancassi anche solo uno… Allora, dovrai sposarmi»

 

Invece di arrossire, lei lo fissò sconvolta, ma sul punto di mettersi a ridere. «E sia» accettò. «Ma non so se ti convenga»

 

«Questo si vedrà» sorrise lui, lasciandole la mano e uscendo dalla stanza.

 

Miyon rimase a fissarsi il palmo, dove lui aveva appoggiato il dito. «Ma cosa ho fatto?» si domandò. Era impazzita per tutto quello che era successo, non potevano esserci altre spiegazioni. Scosse la testa. Ormai era fatta. D’altronde, l’università era ancora abbastanza lontana e avrebbe avuto modo di pensarci in futuro. Adesso, aveva il presente. E il presente significava il problema di Yami. «Kaiba ha detto che io troverò la soluzione… La fa facile…»

 

La sua attenzione fu attratta dalla valigia di ferro che sempre Kaiba si portava dietro, quasi fosse il suo gemello siamese. Strano che l’avesse lasciata incustodita… Curiosa, si avvicinò e la aprì. Conteneva tutte le sue carte di M&W e il Duel Disk. «Ma certo! Un duello!» Come aveva fatto a non pensarci prima! Iniziò a scorrere con lo sguardo tutte quelle carte colorate, per scegliere il suo deck.

 

«Kuribo»

 

Non conosceva le regole, ma sapeva che servivano 40 carte, in parte mostro, in parte magia e in parte trappola. Inoltre, sapeva che i mostri di alto livello esigevano dei sacrifici. Sul resto, però, aveva buio assoluto.

 

«Black Magician Girl»

 

Avrebbe sicuramente trovato qualcuno che le avrebbe spiegato le regole, magari Kaiba stesso. I principianti, generalmente, non hanno la fortuna di vincere sempre? Bene, lei avrebbe sfidato Yami e, se avesse vinto, lui sarebbe stato costretto a raccontarle tutto. In fondo, un duellante non poteva sottrarsi a una sfida, vero?

 

«Magic Cilinder»

 

Lei non stava facendo nulla di male. Certo, si sentiva una ladra, ma poi avrebbe restituito tutto. E Kaiba, ne era sicura, non aveva lasciato la valigia sola in quella stanza a caso. Osservò compiaciuta il Duel Disk. No, per la prima volta era meglio un gioco tradizionale, sebbene morisse dalla voglia di provare quel meraviglioso congegno elettronico. Chi sa, forse un giorno anche lei ne avrebbe costruito uno simile.

 

«Magical hats»

 

Yami avrebbe dovuto parlare, oh, si, e spiegarle tutto. Non potevano andare avanti così. Lei voleva solo aiutarlo. Voleva essere… Voleva essere sua amica. E un’amica con la A maiuscola, questa volta, non com’era successo in precedenza. Voleva rischiare. Con l’eccitazione di questo pensiero in testa, continuò a scegliere velocemente le carte, per istinto.

 

«Black Magician»

 

 

***

 

 

«Mou hitori non boku…» Yuugi aprì lentamente uno sportello in legno della cucina per prendere una bottiglia d’acqua. «Sarai anche il re dei giochi, ma a inventare scuse non sei proprio capace» Aprì l’anta in vetro della credenza, dov’erano custoditi i bicchieri di porcellana. «Mi spieghi per bene cos’è successo?»

 

«Non era una scusa» Yami si sedette su una delle sedie, appoggiando il gomito sul tavolo di granito, tenendosi la testa. Lo sguardo si perdeva oltre la porta che dava sul corridoio buio. La tormenta che andava placandosi faceva ancora sentire i suoi deboli sospiri oltre la finestra sbarrata. «Te l’ho detto, dato che non mi piacciono gli addii, pensavo che se l’avessi ignorata per lei sarebbe stato meno duro…»

 

«Uhm…» Yuugi versò l’acqua nel bicchiere, mentre scuoteva decisamente la testa. Aveva trascorso solo una settimana lontano da lui. Era bastato così poco, perché Yami decidesse di non confidarsi più? Gli aveva raccontato tutto di ciò che avevano fatto lui e Miyon, ma ancora non gli aveva spiegato perché avevano litigato. «Non ha funzionato, però…» Bevve fino a lasciare lungo le pareti marroncine del bicchiere sottili goccioline trasparenti, simili a diamanti che spuntano fra le pieghe delle miniere.

 

«Pare di no…» Yami tirò uno sospiro profondo, senza staccare lo sguardo dalla porta.

 

«Senti, parliamo chiaramente» Yuugi battè un piede sulla piastrella beige del pavimento. Non poteva esservi che un’unica spiegazione. Stavolta, avrebbe voluto saperlo in tempo, non come a Battle City, quando si era ritrovato per caso nella lotta per ritrovare la memoria scomparsa del suo alter-ego. Ormai, Yami avrebbe dovuto capire che, qualunque cosa fosse successa, lui sarebbe stato dalla sua parte. «Sei innamorato di quella ragazza?»

 

Yami si voltò verso di lui con uno sguardo stupito. «No» Innamorato di Miyon? Magari! Questo avrebbe reso la situazione più semplice. Il tono sincero e semplice in cui lo disse non lasciò dubbi sulla verità, spiazzando Yuugi che credeva di aver risolto il problema.

 

«Allora…» Si avvicinò, appoggiando il bordo del bicchiere, nuovamente pieno, alle labbra. «Insomma, cosa c’è? Se posso aiutarti…»

 

«Scusami» Yami scosse la testa, vedendo il suo viso preoccupato. «La verità è che… Mou hitori no Bakura mi ha detto… una cosa»

 

Il volto di Yuugi si incupì, sentendo nominare lo spirito dell’anello. Ciò che diceva era, generalmente, vero, ma nessun sapeva se fidarsi di lui oppure no. In ogni caso, parlare con lui era qualcosa che lo faceva turbare profondamente. «Una cosa… Su Minaguchi

 

«Non solo» Yami tirò le labbra carnose all’indietro, mentre si appoggiava con la mano allo schienale della sedia. «E’ difficile… Riguarda anche me…»

 

«Allora devi dirmela!» Yuugi gettò con veloce noncuranza il bicchiere sul tavolo, rischiando di rovesciarlo, e vi avvicinò quasi fino a far sfiorare i loro visi. «Voglio saperlo»

 

«Non ora» Yami scostò lo sguardo. «Non ora» ripetè, scomparendo e rifugiandosi nella sua stanza dell’anima, per chiudere ogni possibile contatto.

 

Yuugi si accasciò sulla sedia, sospirando tristemente. Questa mancanza di fiducia che Yami aveva nei suoi confronti lo rendeva sempre infelice. Il problema era che cercava sempre di non ferirlo e, così facendo, rischiava di peggiorare la situazione. Paradossale. Terribile e paradossale. «Mou hitori no boku…» singhiozzò, cercando di trattenere le lacrime. Avrebbe accettato di tutto. In fondo, aveva il sospetto che, una volta ritrovata la memoria, Yami se ne sarebbe andato. Eppure, lui si era forse opposto alla sua decisione? Gli aveva impedito di combattere? No, certo che no. E adesso, nonostante tutto, lui, ancora… «Perché

 

Con un piccolo tac, l’interruttore della cucina si accese, spandendo intorno i sottili raggi che provenivano dalla piccola lampadina che fungeva da lampadario. «Che succede, piccolo re?» mormorò dolcemente Bakura. «Chi ti ha fatto piangere?»

 

Immediatamente, Yuugi si passò la manica della giacca blu sugli occhi, fino ad asciugarseli completamente. «Non stavo piangendo» rispose arrabbiato.

 

Bakura si finse sorpreso. «No?» Gli si avvicinò e gli afferrò le guance con una mano. «Hai gli occhi rossi…»

 

Yuugi si staccò di scatto, facendo cadere con fracasso la sedia su cui era seduto un secondo prima. Come odiava quel suo tono viscido.

 

«Quanta fretta…» sorrise Bakura incrociando le braccia.

 

Guardandolo di sottecchi, Yuugi rimise in piedi la sedia, sistemandola per bene accanto al tavolo. «E’ colpa tua» mormorò lentamente. «Cos’hai detto a mou hitori no boku

 

Bakura alzò le spalle. «Solo la verità»

 

«Chi può dirlo?» disse Yuugi, sempre sulla difensiva. «Però, puoi riferirla anche a me…»

 

«Oh, vuoi saperlo?» Lo spirito sorrise sardonico. «Non credo che ti convenga, lo dico anche per il tuo bene…»

 

«Non fai mai niente se non hai il tuo tornaconto» ribattè Yuugi. «Perciò, vorrei sapere perché mou hitori no boku può conoscere questo e io no…»

 

L’anello millenario si illuminò leggermente, indicando la porta del corridoio buio. Bakura vi scoccò un’occhiata. «Bene, adesso lo saprai» disse con un tono di voce che non prometteva nulla di buono.

 

Yuugi fece istintivamente un passo indietro, inutilmente. Con due passi, visto che era più alto di lui, Bakura lo raggiunse e lo afferrò per un braccio. «Che stai facendo?! Lasciam-» Gli mise una mano sulla bocca e lo trascinò, nonostante le resistenze, fino al piccolo stanzino delle provviste che si trovava accanto alla credenza. Ve lo gettò dentro senza troppe gentilezze e chiuse la porta con un colpo netto, girando la chiave nella serratura.

 

Dolorante, Yuugi si rimise in piedi, cercando di liberarsi dal leggero strato di polvere che aveva alzato nella caduta. «Aprimi!» Si appoggiò con i palmi alla porta inesorabilmente chiusa. «Non è divertente!»

 

«Non deve esserlo» Bakura diede due colpi alla porta con le nocche. «Conviene anche a te rimanere lì dentro»

 

«Mou hitori no boku…» Yuugi si appoggiò totalmente alla porta, cercando di impedire alle lacrime di uscire. Possibile che avesse sempre bisogno di lui? Possibile che non fosse in grado di cavarsela da solo? Era proprio un incapace, e tale si sentiva. Meglio che niente, comunque.

 

«Bakura! Apri immediatamente questa porta!» Yami si riprese e tirò un forte pugno sull’uscio, che tremò senza tuttavia liberarlo.

 

«Giusto tu, Faraone» disse Bakura allontanandosi leggermente. «C’è un’altra cosuccia che devi sapere su Miyon Minaguchi»

 

«Un’altra?» Istintivamente, Yami divenne sospettoso.

 

«Un’altra» confermò Bakura. «E non so se sarà piacevole come la prima»

 

«Yuugi? Sei qui?» In quel preciso momento, Miyon entrò in cucina, spegnendo la luce del corridoio. «Oh!» esclamò quando vide invece Bakura. «Hai… Hai per caso visto Yuugi? I suoi amici mi avevano detto che era venuto a bere in cucina»

 

«E’ andato via poco fa» rispose lui, ignorando le strane occhiate che lei scoccava al bicchiere ancora pieno appoggiato sul tavolino. Yami stava per tirare un altro pugno alla porta per manifestare la sua presenza, allorché Bakura aggiunse «è divertente vedere come fingi di non conoscermi, sai?»

 

«Che vuol dire, fingere?» si domandò Yami.

 

«Minaguchi… E Mou hitori no Bakura si conoscono?» si stupì Yuugi. Yami non rispose, ma appoggiò delicatamente la mano sulla porta, cercando di ascoltare le voci che provenivano attutite al suo orecchio per via del legno che li separava.

 

«Ti sei forse dimenticata di me?» domandò ancora Bakura, vedendo che lei rimaneva immobile.

 

«Purtroppo, no» replicò finalmente Miyon, acida. «Ma facciamo di si, così siamo tutti più contenti» Fece per andarsene, ma lui fu più rapido e le bloccò la porta per il corridoio.

 

«Facciamo anche di no» le disse, mentre lei indietreggiava. «Parliamo dell’ultima volta che ci siamo visti…»

 

 

Reviews:

 

 

Jemei: ^///^ Grazie dei complimenti, mi fa piacere che ti piaccia ^^ Si, di Wilbur Smith ho letto solo quei tre libri sull’Egitto (Figli del Nilo, Il Settimo papiro e Il dio del fiume, faccio confusione su quale vada prima però ^^’’), anche se sto progettando di leggerne altri… E’ che dovevo documentarmi sull’Egitto, quindi niente di meglio che leggere da autori più esperti ^^ Sono veramente belli, non trovi? Certo, la storia è un “pochino” travisata, ma l’ambientazione è perfetta e poi le vicende sono molto belle ^^ Attraggono, questa è la parola. Bye ^^

 

VallyBeffy: Sono onorata che tu abbia deciso di leggere la mia storia per prima ^///^ Mi fa piacere che ti piaccia (dico sempre le solite cose, non farci caso…^^’’) Non preoccuparti, anch’io tendo a dimenticare le storie…^^’’ Per questo preferisco aggiornare sempre lo stesso giorno della settimana, almeno per chi legge è più facile ritrovarla e non deve aspettare nemmeno tanto ^^ Questa storia l’aggiorno ogni venerdì, quindi se sei interessata ^^ Mi piacerebbe avere ancora la tua opinione ^^

 

Kelly: Allora, com’è andato l’esame? Spero tutto bene ^^ Sinceramente, il Settimo Papiro dei tre è quello che mi è piaciuto di meno, ma soltanto perché era ambientato “ai giorni nostri”, mentre, secondo me, la sua abilità sono proprio le storie storiche, anche se, in parte, tende a travisare la storia... Ma sono belli comunque ^_^ Per quanto riguarda la storia, lo so che sono cattiva, ma il bello sta proprio nella suspence… ^^ E guarda che finora ci sono tutti gli elementi per capire chi Myon sia! Basta saperli interpretare ^_- Alla prossima ^^

 

Ayu-chan: Si, sono davvero talmente belli che li rileggi volentieri ^^ Ci sono anche nell’altro, solo che io faccio confusione coi nomi e non ricordo mai qual è il primo e qual’è l’ultimo ^^’’ Anche perché i titoli sono simili!! Però mi sembrava che Taita bevesse una roba strana e poi andasse in trance o qualcosa di simile… Poi mi saprai dire. Jono non è proprio una cima, bisogna ammetterlo -.-’’ Ma il personaggio peggiore rimane Anzu… Come ha detto una persona una volta, è un personaggio che, sia che ci sia o che non ci sia, fa lo stesso ^^’’ Io ho già pronti i documenti falsi da fargli firmare, tanto noi possiamo stare tranquille che incolperà Pegasus (ho copiato la firma :-P) del falso in bilancio, quindi potremo andarcene alla Hawaii senza problemi ^_- Alla prossima, sperando prima o poi di beccarci in chat! ^^

 

Phoenix: Io di Wilbur Smith ho letto solo i tre sull’Egitto (tra cui appunto “Figli del Nilo”, veramente bello… Anche se non ricordo se sia il primo o il terzo, faccio confusione coi nomi ^^’’ tanto sono belli entrambi!), ma ho in mente di leggerne anche altri perché il suo stile mi piace davvero tanto! Per quanto riguarda i labirinti, li avevo letti anche in una fic in inglese (prima di leggere i libri), perciò non so proprio... vabbè, facciamo che esistevano ^^ Certo che si drogavano, altrimenti, secondo te, tutte quelle storie pazze sugli dei, da dove le tiravano fuori?! Non potevano essere del tutto sani! ^^’’ Mi fa piacere che la storia ti piaccia ancora ^^ Bye ^^

 

Viky: Non preoccuparti per la recensione all’altro capitolo, spero piuttosto che tu ti sia divertita in vacanza! Grazie per la recensione di questo, piuttosto ^^ La moglie, dici? Potrebbe essere, chi lo sa! ^_-

 

Jaly Chan: Anch’io soffro il mal di mare ç_ç E dire che il mio sogno fin da bambina è fare una crociera sul mediterraneo… ^^’’ In compenso mi trasferirò alle Hawaii, non appena (ne approfitto anch’io finché lui è al lavoro ^^) riesco a trasferire tutti i soldi della Kaiba Corporation in un conto svizzero a mio nome… (perché ho l’impressione che qualcuno stia parlando di me? N.d.Seto) Perché sei il solito egocentrico… ù_ù Non è che noi abbiamo tempo da perdere a parlare di te… (uhm… N.d.Seto molto sospettoso) Credo che la minaccia di uno yaoi Seto/Jono sia la più terribile, specialmente ora che è in crisi per il furto della società…^^’’ Povero… Però si deve sbrigare a riprenderla, sennò come faccio io a rubargli i soldi?! Malik mi ha pagato chiaramente per avere una parte migliore in questa fic… Non so dove abbia trovato i soldi, probabilmente li ha rubati (non è vero! Ho solo vinto alla lotteria! N.d.Malik Perché non trovo più il mio portafoglio? N.d.Isis Ehm…^^’’ N.d.Malik) Appunto…-.-’’ Yuugi invece non aveva un euro da darmi, perciò niente (non è colpa mia se mio nonno spende tutti i soldi in riviste pornografiche…ç_ç N.d.Yuugi) Nemmeno mia, se è per questo… Nella maggior parte delle fic che non siano su di lui, Jono viene contraddistinto per due caratteristiche, l’idiozia e l’appetito ^^’’ Ci piace ricordarlo così… (la realtà è che a te piace Kaiba, quindi dai retta a tutto quello che dice lui…ç_ç N.d.Jono) Chiamami scema…^^’’ Secondo me, Miyon è sicuramente la suocera (e perché mai? N.d.Yami) perché si sa che le suocere sono insopportabili e ora ti stai vendicando di quello che ti ha fatto in passato portandole sfiga (la finiamo con questa storia? ç_ç I miei fan finiranno per crederci davvero… N.d.Yami) Grazie per i complimenti (^///^), ma come vedi bisognerà aspettare ancora un po’ per sapere con certezza chi sia Miyon…^_- Grazia anche per la recensione alla storia di Conan, mi fa piacere che anche la fine ti sia piaciuta ^///^ Alla prossima ^^

 

   
 
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