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Autore: Crumble    11/02/2010    1 recensioni
Dopo un sacco di tempo, sono riusciti a convincermi! eccovi il seguito di 'A New Twilight'!
"Ero quasi completamente ricoperta di omogenezzato. Già, perchè il nostro caro, piccolo e perfido Andy, aveva imparato un bel giochetto. Appena gli mettevo in bocca un pò di omogeneizzato, lo risputava addosso a me. E poi rideva. Come adesso. "Non c'è niente da ridere!" lo apostrofai. Continuò imperterrito nonostante tutto. Sapevo perfettamente chi gli avesse insegnato quel giochetto. "Emmett!" chiamai."
Genere: Generale, Romantico, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'A New Twilight'
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Non entro su efp da mesi e ho visto solo ora che qualcuno sperava ancora in un aggiornamento di questa storia!
Scusatemi ma ho perso interesse nelle fan fiction e questa storia l'ho pure finita (tirandola un pò via alla fine lo ammetto).
Comunque, ogni tanto mi ricordo di passare di qua e l'aggiorno!


CAPITOLO UNDICI: A SAN FRANCISCO
La camera d’albergo era comoda e calda. Edward aveva prenotato una suite gigantesca; praticamente era un appartamento per almeno quattro persone.
Senza la voce di Andy però mi sentivo sola per un verso, la suite mi sembrava anche troppo grande e vuota.
Eravamo arrivati da Jacksonville un’ora prima ed Edward aveva insistito per fermarci in un albergo. Dopotutto, cosa avrei detto a mia madre? Non potevo presentarmi lì davanti a lei e dirle ‘ciao mamma sono morta ma sono qui, non sei contenta?’
Non potevo farle una cosa del genere, ne valeva della sua sicurezza mentale (perché sarebbe impazzita) e fisica (perché i Volturi sarebbero intervenuti prontamente).
“Bella?” chiamò Edward facendo capolino alla porta “E’ un po’ che ti chiamo, la cena è pronta”
Mi alzai. “Oh, scusa, ero sovrappensiero e non ti ho sentito”
Andai in cucina e trovai il tavolo ingombro di prelibatezze.
“Hai cucinato tutta questa roba per me?” chiesi allibita.
“Diciamo che a me non va adesso” ironizzò.
Mi sedetti. “Ma guarda che non devi mettermi all’ingrasso”
Mi guardò con un sorrisino. “Ah no?”
Presi la forchetta e iniziai a mangiare. “No, non credo di aver bisogno di ingrassare” risposi.
“Io credo invece che tu debba tenerti bene in forma e prenderti cura di te stessa” disse.
Lo scrutai. “Di che stai parlando?”
Sorrise apertamente. “Quando avevi intenzione di dirmelo?”
Arrossii e cincischiai. Avevo cercato di fare finta di niente per non farlo notare a nessuno, ma a quanto pare non potevo nascondergli niente.
“E-ecco… magari quando saremmo tornati a casa” risposi.
Scosse la testa. “E’ assurdo Bella, perché non me l’hai detto prima?”
“Perché ho pensato che se te lo avessi detto prima di partire non mi avresti lasciata venire con te” ammisi.
Mi sfiorò il naso con l’indice. “Forse hai ragione… anche adesso l’unica cosa che vorrei dirti è di stare attenta e di pensare a te stessa per prima… ma vuoi ritrovare tua madre e non posso di sicuro impedirtelo”
Misi la mano sopra la sua. “Sei contento?”
Scoppiò a ridere, con gli occhi che brillavano. “Mi chiedi se sono contento? Sono al settimo cielo! E’ fantastico, avremo un altro bambino ci pensi? Quando è nato Andy ero davvero in paradiso e adesso lo sono di nuovo”
Lo abbracciai. Avevo temuto che potesse avere la stessa reazione della volta precedente e non volevo vedere di nuovo il suo volto serio e freddo.
“Spero sia una femmina stavolta” disse.
Ridacchiai. “Lo spero anche io, anche se ad Andy andrebbe bene pure un fratellino” risposi.
Da quella notte Edward iniziò di nuovo a fare lunghe chiacchierate con la mia pancia.
Io ascoltavo e ridevo, felice di come avesse reagito. Io ero strafelice di essere incinta di nuovo. Un altro bambino come Andy o una femminuccia. Tutto quello che potevo desiderare era lì, nella mia pancia, che cresceva.
Edward restò abbracciato alla mia pancia tutta la notte e alle prime luci dell’alba parve contrariato nel doversi staccare.
Avevo una priorità però. Dovevo vedere mia madre e assicurarmi che stesse bene.
Restammo in macchina per due ore dopo che uscimmo dall’hotel.
Fuori c’era il sole e non potevamo camminare in modo indifferente quando la nostra pelle sarebbe diventata una specie di diamante.
“La zona sembra piuttosto tranquilla, non ci sono molte persone in giro” osservò Edward.
“Già, ma come facciamo ad entrare?” chiesi scrutando le persiane verde acqua, chiuse.
“Sembra strano ma… è come se non ci fosse nessuno dentro”
“Senti, entriamo dalla finestra e vediamo cosa c’è…” proposi.
Edward annuì, d’accordo con me.
Ci assicurammo che non ci fosse nessuno intorno che potesse vederci e poi scendemmo, veloci e silenziosi.
Dalle finestre non sembrava esserci nessuno e quindi entrammo dalla porta principale, facendo il minimo rumore possibile.
La casa sembrava davvero vuota già da un po’. Nessuna traccia di persone, nessun rumore.
Sopra i mobili c’era la polvere alta e conoscendo mia madre e le sue manie di pulizia mi sembrò davvero strano.
Era successo qualcosa, ne ero sicura.
“Bella, vieni qui” chiamò Edward dalla cucina.
Lo raggiunsi e guardai sopra il tavolo. C’era un biglietto.
Visto che non hai deciso di collaborare abbiamo preso la fonte e la utilizzeremo per ricavarne notevoli risultati.
Ero arrivata troppo tardi.

  
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