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Autore: ShunLi    11/02/2010    2 recensioni
"Allora ti piace proprio quella cioccolata. E io che pensavo fosse una mania, la tua, riempire il cestino sino all'orlo." Disse, con quella voce sensuale e allo stesso tempo curiosa. Quando lo vidi, nel suo viso c'era come un espressione di... Felicità. "Hai ragione, la mia è una mania. Ma è anche la cioccolata più buona che si possa trovare in giro." "Ma se ha un nome impronunciabile!" Disse ridendo, la mia controparte maschile golosa. "Pure tu hai un nome impronunciabile?" Lo provocai. "Dipende dal tuo." Rispose a tono. Sorrisi. Quel giochino era divertente. "Io sono Francine." E gli porsi la mano. "Io sono Leo." Lui me la strinse. E da allora non ci siamo più divisi.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Come tutti i sabati pomeriggio, dopo una giornata di lavoro che ti fa desiderare di non andarci più e un mal di testa terribile, mi recai al supermercato. A volte la trovo una stimolante passeggiata nell'anonimo, una separazione della realtà netta e vera, dimenticandomi a volte dei problemi che mi affliggono, come i genitori che litigano sempre, una segretaria pigra e un lavoro di manager che non mi gratifica per nulla.

Di solito vado dove non mi conosce nessuno, anche se incontro inevitabilmente qualche collega d'ufficio. Uomini noiosi che si vantano del loro ego e della loro strabiliante abilità di manager.
Nessuno di loro sa cosa vuol dire lavorare nel management.
E per loro spendere qualche euro per la spesa non è nulla, tanto hanno sempre un bigliettone da cento nelle tasche delle loro giacche e dei loro pantaloni. Al contrario di me, che mentre parlo con la cassiera di turno, sembra che lo faccia apposta a svuotarmi il portafogli.
Eppure alla fine non compro nulla di dispendioso.
Lo shampoo alla vaniglia che adoro, una bottiglia di vino, il necessario per la cura di sè, alcuni cibi surgelati, qualche ingrediente fresco da cucinare nella settimana... Ok, sono una contraddizione, ma alla fine il mio unico vizio è la cioccolata. E i libri.
Sono un connubio divino, che il mio ex ha saputo sopportare con eleganza. Dopodichè ha posto un ultimatum: o il sesso con lui o le serate come una vecchia bacucca. Indovinate cosa ho scelto?
Comunque sia, l'unica cioccolata che mi piace la vende un minimarket piuttosto lontano da casa mia. E' una soddisfazione andare una volta al mese per fare la scorta necessaria alla mia sopravvivenza. Ma quel giorno, c'era una sola tavoletta. La prendo in mano sconfortata. Rimiro la carta rossa e blu che la avvolge, ne sento la consistenza, l'odore che si percepisce appena te la metti sotto al naso. Le prime volte gli impiegati mi guardavano come se fossi pazza. Ma poi ci hanno fatto l'abitudine.
Mi avvicino alla cassa e domando alla piccola cassiera (che sembra nascondersi in quell'immenso banco scuro) se arriverà la mia cioccolata.
"Ma certo! Ma ti consiglio di venire qualche giorno prima."
"E perchè mai?"
"Perchè c'è qualche altro goloso che fa una consistente scorta di quella cioccolata."
Sconvolta, o meglio sorpresa, pago ed esco.
Rientrando in macchina mi viene da pensare. Non è possibile che ci sia qualcun'altro che sappia dell'esistenza di questa cioccolata. E dire che mi ero documentata pure su internet per verificare la percentuale di vendita rispetto alle barrette più famose. E quella che tenevo in mano non era di certo tra le preferite.
Mi ripromisi che la prossima scorta l'avrei fatta a metà settimana: non poteva finire in mano ad altri, chi era costui o costei che mi rubava la cioccolata?
Si, sono infantile come i bambini.
Misi in moto e tornai a casa.

Purtroppo, quell'unica barra di cioccolata, non riuscì a placare la mia voglia e a riempire i miei pomeriggi fra i libri. Era sconfortante sapere che, anche se aprivo il mobiletto della dispensa, non ne avrei trovata altra. Mica ero nel mondo di Willy Wonka, non sarebbe apparsa da sola.
Quindi, quando arrivò il fatidico giorno, ritornai al minimarket.
Inforcai gli occhiali, aspettando non so cosa, e guardai dentro. C'era un via vai di gente considerevole, in effetti il minimarket aveva prezzi convenienti su tutto.
Scesi dalla macchina e mi avviai al reparto. La cioccolata c'era. Mi risollevai non poco. Non voglio esagerare, ma era il mio amore nei giorni freddi e solitari.
Mi abbassai e riempì il cestino in modo spropositato, fino a quando non apparve un altra mano, che afferrava la cioccolata che avevo in mano. Mi voltai per vedere chi era il/la blasfemo/a.
Rimasi incantata: capelli castani, occhi verdi, occhiali da intellettuale, bello da togliere il fiato. Il mio cuore inaridito rifiorì di fronte a quella vista. Chi era quell'adoratore di cioccolata sconosciuta a mezzo mondo?
"Oh scusami, non te la volevo rubare. Ma visto che ti sei riempita il cestino pensavo avessi finito..." Disse con voce sensuale. Nei primi cinque secondi non reagì granchè.
"Ah, ecco... Io... Si, veramente, ho finito..." Balbettai, imbarazzata.
Cavolo, ma perchè compro tanta cioccolata?
Poi mi accorsi che me la stava porgendo.
"Sei sicura? Guarda che sono pronto a rinunciarci."
Riuscì stentamente a formulare una frase.
"Non ti preoccupare. Ho fatto il pieno. Goditi la tua cioccolata."
-Goditi la tua cioccolata?!? Ma che cazzo dici, Francine?- Pensai.
"Grazie. Anche tu." E se ne andò.
-ODDIO!!! Solo io riesco a fare queste figure di merda?!- Ripensai.
Una volta tornata a casa, odiai quella cioccolata. Sapevo che era un pretesto per non prendermela con me stessa, ma divorata dalla vergogna, mangiai tre barrette, una dietro l'altra.
Chissà quale impressione gli avevo dato o che cosa aveva pensato di brutto nei miei confronti.
Nelle settimane successive, non lo rividi più. Era logico pensare che, preferiva evitarmi, anche se non avevo fatto nulla. E io mi autolesionavo lo stesso, rivederlo forse mi avrebbe dato più sollievo della cioccolata. Era la prima volta che la pensavo così.
"Allora ti piace proprio quella cioccolata. E io che pensavo fosse una mania, la tua, riempire il cestino sino all'orlo."
Disse, con quella voce sensuale e allo stesso tempo curiosa.
Quando lo vidi, nel suo viso c'era come un espressione di... Felicità.
"Hai ragione, la mia è una mania. Ma è anche la cioccolata più buona che si possa trovare in giro."
"Ma se ha un nome impronunciabile!" Disse ridendo, la mia controparte maschile golosa.
"Pure tu hai un nome impronunciabile?" Lo provocai.
"Dipende dal tuo." Rispose a tono.
Sorrisi. Quel giochino era divertente.
"Io sono Francine." E gli porsi la mano.
"Io sono Leo." Lui me la strinse.
E da allora non ci siamo più divisi.
E' così raro incontrare persone che condividano la tua stessa passione, anche se serviva ad uno scopo puramente illusorio... Ah, e soprattutto se la incontri in un minimarket.
Ogni tanto io e Leo facciamo la spesa in quel minimarket, ma solo perchè si diverte a prendermi in giro. Per la quantità immane di cioccolata che  compro ogni mese. Ma stavolta è la quantità necessaria per due persone.

OWARI


Ho ritrovato questo racconto tra le fic originali conservate con gelosia in un raccoglitore, e l'ho scritta per EFP rivedendola un pochino. L'avevo scritta per un concorso su un giornale di cucina, e non venne mai pubblicata, che delusione ç__ç
Ma ora spero che voi possiate apprezzarla, e inoltre... Viva la cioccolata v_V
Ja ne by Shunny!
  
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