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Autore: Rutile Pleinenuit    11/02/2010    2 recensioni
(KibaxShikamaru) Delle belle giornate non portano sempre lieti eventi. Anche Shikamaru lo capirà quando, in un giorno speciale, una missione lo metterà in una situazione incontrollabile, pure per lui. Dedicata alla mia sorellina
Genere: Triste, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Choji Akimichi, Kiba Inuzuka, Shikamaru Nara, Shino Aburame
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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NUovo capitolo con un ritardo assurdo... chiedo scusa ç_ç
Vorrei scusarmi anche per la mancanza dei dialoghi.
Sono inesperta è non so ancora usare bene il programma.
Ecco il nuovo capitolo, spero vi piaccia



Capitolo III



< Perché? Che cosa succede oggi? >
< Volevo stare un po’ da solo con te >
< Scusami, me ne ero dimenticato >
< Perché è troppo pericoloso e non voglio nemmeno pensare che per una mia decisione, tu ne venga fuori ferito o magari anche peggio >
< Sapevo che eri in pericolo e ti ho fatto venire comunque, lasciandoti indietro per primo >
< Choji. Shino. E’ ora >
< Perdonami >



< Kiba.. > urlò Shikamaru cercando di mettersi a sedere, ma provò un improvvisa fitta al petto.

< Hai perso troppe forze, non fare certi scatti > disse una voce femminile seduta accanto al letto.

Shikamaru era frastornato. Si impose mentalmente di calmarsi.
Stare seduto gli faceva male ma non si sdraiò.
Calmandosi intuì di essere nel letto (ma che genio Nd Me) della sua camera.
Girando lo sguardo capì che la voce era della quinta Hokage. Nella stanza c’erano anche Choji e Shino seduti in fondo al letto e Neji appoggiato al muro a braccia conserte.
Per terra vide il pungiglione. Tutto gli tornò alla mente.
La ricerca del criminale, le due copie, l'essere stato chiuso nel bozzolo, il viso di Kiba che lo salvava. E poi…

< Kiba > disse in un sussurro con la testa bassa < Lui dov’è? >

Silenzio. Choji e Shino che si guardavano tristemente, come per porre delle domande l’uno all’altro. Neji che si limitava ad alzare le spalle, sempre appoggiato al muro. Tsunade che abbassava la testa, quasi sentendosi in colpa.

< Dov’è Kiba? > chiese alzando la voce.

< Non lo sappiamo > l’Hokage ruppe il silenzio alzando la testa e acquisendo di nuovo il suo portamento orgoglioso < Ha disperso le sue tracce, come se non volesse essere seguito da qualcuno >

Shikamaru sapeva da chi non voleva essere seguito. Glielo aveva detto
Di colpo, gli tornarono in mente le parole di Kiba..
< Ci sono delle cose che non ti ho detto, ma è solo per il tuo bene, credimi. Ti prego, non mi seguire, non voglio che tu finisca male. Tu possiedi il mio cuore. Te l’ho dato in dono. >

“E io sono riuscito solamente a dargli del cretino” pensò

Si portò le mani a coprirsi il volto, ma non pianse. Lo faceva sentire male il fatto che avrebbe potuto non rivederlo più.
Si era accorto, da tempo, che per quanto provasse a fregarsene oramai Kiba era parte di lui. Non poteva stare senza di lui, senza le sue cretinate, senza i suoi sorrisi. Gli sarebbe mancato addirittura Akamaru.
Si addensò di nuovo il silenzio nella stanza.

< Non vi sembra di esagerare? >.

Tutti si girarono verso Neji < Insomma sono cose che succedono > disse con tono strafottente < Se Kiba è stato così stupido da voler affrontare da solo quell’essere, che cosa ne possiamo noi? >

Shino e Choji stavano per ribattere ma si fermarono immediatamente, stupiti dalla scena che gli si presentò davanti: Shikamaru, senza dar peso al tremendo dolore al petto, si era alzato dal letto, dirigendosi lentamente verso Neji.
Gli si fermo davanti e Neji alzò un sopracciglio.
Non fece in tempo a parlare che ricevette uno schiaffo, con una forza pazzesca considerando le condizioni in cui si trovava, che lo portò a voltare la testa di lato.

< Non ti permettere, mai più … > disse Shikamaru con la testa bassa < di dare dello stupido a Kiba > concluse guardando negli occhi il ninja davanti a lui.

< Solo perché … > parlò con voce strozzata < Solo perché non hai mai provato ne ricevuto una qualsivoglia forma di affetto, non ti devi minimamente permettere di offendere i sentimenti altrui.
Kiba è andato avanti da solo perché voleva proteggerci. Voleva proteggere me > si fermò.

Pensare a Kiba gli provocava dolore. Pensò a quando, nel bosco, gli aveva sussurrato all’orecchio quanto era importante per lui.

< Se tu non riesci a capire questo … > gli disse con un sguardo pieno di rabbia < Beh, allora lo stupido sei tu >

In quel momento gli sembrò che il pavimento sotto di lui cedesse. Se non fosse stato per Choji che lo prese al volo, si sarebbe ritrovato per terra.
Venne posato sul letto e si mise di nuovo a sedere. La quinta Hokage gli somministrò un qualche medicinale che non riuscì ad identificare e ordinò a tutti, compreso un Neji ancora sconvolto (SI! Nd Me), di uscire per farlo riposare.
Ma nonostante fosse rimasto solo, Shikamaru non riusciva a dormire.
La stanza vuota lo metteva a disagio. Gli mancava il frastuono di Kiba che giocava con Akamaru o semplicemente i piccoli rumori a qui si era abituato.
Tutto svanito.
Il bussare alla porta lo riportò alla realtà.

< Avanti > disse.

< Shikamaru > era solo sua madre che con la testa faceva capolino nella stanza. Come poteva illudersi di vederlo entrare da quella porta.

“Per di più lui non bussa nemmeno” si ritrovò a pensare.

< Piccolo come stai? > disse la madre sedendosi accanto a lui nel letto.

Shikamaru non sopportava le donne, tra cui sua madre, ma non poteva far a meno di ammettere che lei era in grado di alleviare le sue sofferenze, come ogni buona madre sa fare.

< Kiba se n’é andato > disse più a se stesso che alla donna.

I suoi genitori sapevano del legame che legava il figlio all’Inuzuka e, nonostante lo stupore iniziale, avevano accettato di buon grado la cosa.

< Si vede che tiene moltissimo a te, non se ne sarebbe andato senza un buon motivo > li disse accarezzandogli il viso.

Il ragazzo abbassò la testa, leggermente sollevato dal quelle parole di conforto. Neanche sua madre poteva aiutarlo però in quel momento.

< Oh tesoro. Ho temuto di perdere anche te, come Yukiko > disse con voce strozzata la madre mentre una lacrima solitaria le scendeva sul viso.

Shikamaru pensò alla sorellina di 6 anni. Si chiamava Yukiko.
Lui era legatissimo alla sorellina e, grazie ai 10 anni di differenza, si comportava come un vero e proprio fratellone: la portava a giocare al parco, l’aiutava con i compiti. Tutto, anche le più piccole sottigliezze. Lui per lei avrebbe fatto tutto.
Era lei che lo faceva andare avanti, che riempiva le sue giornate.
Un giorno però, esattamente il giorno del compleanno della sorella, Shikamaru per farle un regalo la andò a prendere a scuola. Era da molto che non passavo un po’ di tempo insieme.
Lui era appena diventato Chunin e tra una missione e l'altra non aveva mai tempo.
Quando arrivò a scuola però non la trovò.
L’aveva cercata ma invano.
Sapeva di non poterla trovare da solo e quindi chiese aiuto Kiba, che con l’aiuto di Akamaru poteva fiutare le tracce della bambina.
Quando però la trovarono la ragazzina in un vicolo era ormai morta, insieme ad altri due bimbi.
Fu in questo periodo che Shikamaru incominciò a provare qualcosa verso Kiba. Lui gli fu molto vicino, vicinanza che il ragazzo apprezzava.
Era come se Kiba potesse riempire il vuoto che gli si era formato attorno.
Lenatmente Shikamaru capì di essersi innamorato di Kiba.
Come ben sappiamo poi la storia andrà avanti per due anni fino a quando non si metteranno insieme.
Shikamaru poteva dire di star bene, il vuoto non c’era più.
Ma ora no. Era tornato il vuoto.
Anche Kiba lo aveva abbandonato.

< Quasi me ne dimenticavo > la donna pareva essersi risvegliata da una specie di trance. Prese dalla tasca una scatoletta e la porse al figlio.

< Shino me l’ha data prima di uscire e ha detto di consegnartela. Ha detto che capirai > riferì la donna.

Shikamaru sembrò tentennare, poi gli tornò in mente il bosco.
Kiba aveva dato a Shino una scatoletta simile a quella.
La aprì.
Il mondo in quel momento parve crollargli addosso.
Le lacrime incominciarono a scorrergli incessanti sul viso mentre leggeva il bigliettino all’interno.

< Che succede? > Chiese la donna sconvolta mentre osservava il figlio che tenendo la testa bassa reggeva tra le mani la scatolina. Anche per lei vedere il figlio in lacrime era inusuale. Solo Kiba a suo malgrado poteva dire di aver visto tutte le sfaccettature di Shikamaru.

< Quel cretino me lo aveva detto. Me lo aveva detto nel bosco > singhiozzo portandosi entrambe le mani al viso, facendo così cadere il contenuto della scatola sul letto.
Era come non volesse farsi vedere in quello stato.

La donna prese il figlio tra le braccia accarezzandogli dolcemente i capelli sciolti.
Le cadde l’occhio sull'oggeeto che era caduto. Parve non capire il significato dell’oggetto.
C'era un biglietto e la metà di un cuore. Era un semplicissimo ciondolo su cui era inciso una “K”.
Ma Shikamaru aveva capito. La frase scritta sul biglietto continuava imperterrita a suonargli nella testa.

Te lo avevo detto no? Te l’ho donato e ora sei il padrone del mio cuore.
P.S. Buon anniversario.
 Tuo per sempre. Kiba

Quel ciondolo era il cuore di Kiba e lui glielo aveva regalato.


  
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