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Autore: KittyPryde    12/02/2010    1 recensioni
[Raven]
- comic!verse
« E’ la bambina più felice che io abbia mai conosciuto. »
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Raven
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quando Victor l’aveva pregata di accompagnarlo alla West Side School per disabili la prima volta, Raven non avrebbe mai immaginato che in seguito avrebbe provato in seguito il desiderio di tornarvi.
Sarah Simms l’aveva accolta con il suo proverbiale entusiasmo da maestrina del West Side, invitandola ad accomodarsi e domandandole il motivo della sua inattesa, per quanto gradita, visita; la prima volta che aveva accompagnato Vic a trovare i bambini, Sarah aveva notato l'evidente disagio della ragazza e mai avrebbe immaginato di rivederla, sola, all’ingresso dell’istituto.
« I bambini saranno contenti di rivederti. » Aveva anticipato Sarah sapendo di mentire; la maggior parte dei bambini non si ricordano facilmente di persone che hanno visto soltanto una volta, la maggior parte dei bambini diventano affettuosi soltanto quando hai conquistato la loro fiducia, la loro simpatia. Per i piccoli disabili della West Side School non era affatto diverso e nel sentire le voci stupite dei suoi studenti affermare che non si ricordavano affatto di quella signora, Sarah mascherò l’imbarazzo con un vago “ma si, ha accompagnato Victor qualche settimana fa” ottenendo invece un effetto ancor peggiore perché, pur continuando a non ricordarsi dell’empate, i bambini dimostravano di conoscere benissimo e con affetto Victor. Raven poteva capire come si sentiva ognuno dei giovani allievi dell’istituto senza poter fare nulla per nessuno di loro; percepiva l’indifferenza dei bambini, la difficoltà di Sarah e il suo desiderio di trovare un espediente per liberarsi da una situazione per lei fastidiosa.
La maestrina forzò un sorriso e decise di essere sincera.
« Credevo che non ti avrei più rivista, non mi eri sembrata a tuo agio quando sei venuta a trovarci la prima volta. » Scostò una sedia per farla accomodare, ma Raven non si mosse.
« Lo credevo anche io. » Affermò gettando lunghi sguardi nella stanza.
Sarah non poté fare a meno di mostrarsi stupita.
« E come mai sei tornata? »
« Desideravo rivederla. »
« Rivederla? » Ripeté la signorina Simms sperando di guadagnare una risposta. L’empate annuì abbozzando un breve sorriso, intenerito dal pensiero che le aveva attraversato la mente.
« Mary Majors. »

La piccola Mary era la bambina più sorridente che Raven avesse mai conosciuto.
Una rara malattia scoperta troppo tardi aveva compromesso, quando Mary era ancora molto piccola, le sue funzioni cerebrali negandole per sempre l’uso degli arti superiori, di quelli inferiori e la possibilità di parlare.
Ma non quella di esprimersi.
Era chiaro quanto Sarah continuasse a non capire, ma rispose comunque alla domanda implicita di Raven
« Mary è nella sua stanza con l’insegnante. » affermò uscendo alla sala comune e indicando la porta accanto. « Gli altri bambini fanno troppa confusione e lei non ama il rumore. »
« Credi che potrei disturbare? » Sarah scosse i capelli biondi con convinzione sincera.
« Affatto. »

Raven bussò piano, i versi disarticolati ed entusiasti della bambina si sentivano anche attraverso la porta chiusa; un foglio appeso riferiva il nome di chi occupava l’aula, con caratteri colorati a pennarello e decorati con polvere di brillantini.
Bussò di nuovo, con un più forza; l’insegnante che le aprì non era la stessa che aveva conosciuto la volta precedente. Sarah intervenne con prontezza sbrigando le formalità.
« Lei è Raven, un’amica di Victor. Voleva salutare Mary. »
A differenza degli altri bambini Mary si ricordava di tutti, anche quando li aveva visti una volta sola. Riconosceva le voci, le movenze, utilizzando i sensi che aveva a disposizione e quando incontrava una persona che conosceva il suo viso si illuminava, la sua bocca si allargava in un sorriso enorme e si sforzava con tutta se stessa di allungare le braccia paralizzate e ridere con ogni fibra del suo corpicino atrofizzato.
« Ciao, Mary. » La voce bassa e modulata di Raven salutò la bambina con affetto, strinse una delle piccole mani inermi tra le sue e le appoggiò un bacio leggerissimo sulla fronte tiepida. Mary rise di nuovo.
« E’ felice di vederti. » Sarah mise a sua volta una mano sulla testolina color grano maturo della piccola e Mary rise più forte. Raven, come la prima volta in cui l’aveva incontrata, sentì qualcosa di piccolissimo e fragile rompersi dentro il petto e spargervi una sensazione calda, piacevolmente dolorosa, come lacrime più dense e profonde.
Come la prima volta la gioia incondizionata e senza moderazione di quella creatura superò le potenti barriere che Raven poneva ogni giorno tra sé stessa e il mondo che la circondava, colpendola con la sua risata, con il suo sincero entusiasmo, con la sua inarginabile, instancabile gioia di vivere. Nonostante tutto.
Si toccò il petto, inconsapevolmente, e trattenne a fatica un’emozione potente.
La sua voce non si ruppe.
La commozione che le gonfiava il cuore era pura, innocua, meravigliosamente spaventosa.
Richiuse le dense lacrime dentro il cuore che riprese a battere regolarmente.
« E’ la bambina più felice che io abbia mai conosciuto. »
   
 
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