4.
You came from heaven shining
Breath of God still flows from fresh on you
The beating heart inside me
Crumbled at this one so new
“Avevi ragione Joe.”
James rivolse un cenno cortese all’autorità e raggiunse Joseph tenendo in mano un plico di documenti avvolti in una copertina trasparente.
“Ecco qui i documenti che mi hai chiesto. Il tuo piccolo amico ha perso la mamma e i due fratelli nella scossa del 12 gennaio a Port-au-Prince. I due bambini, il fratello e la sorella,sono morti sul colpo,mentre la mamma a quanto ho capito ha resistito fino all’arrivo dei soccorritori, ma purtroppo il loro intervento non è stato sufficiente.”
Joe avvertì una fastidiosa stretta dalle parti dello stomaco e le palpebre pungere, mentre le sue mani si appropriavano del plico di documenti con gesti meccanici.
“A
quanto pare Shaun non era a scuola al momento della scossa, per questo è
riuscito a salvarsi.” continuò James sorridendo debolmente ed incrociando lo
sguardo stanco di Joe.
Aveva
iniziato a prendere sonno con fatica e gli occhi nocciola erano sottolineati da
un principio di occhiaie.
Le prime settimane di volontariato non aveva avuto problemi di questo tipo, poiché la stanchezza e l’affaticamento avevano contribuito a farlo addormentare non appena il suo corpo sfiorava la branda.
Ma da quando aveva sorpreso Shaun piangere, pensieri distorti e senza alcun significato concreto avevano preso a vorticare come farfalle in circolo nella sua testa, impedendo al corpo di rilassarsi e alle palpebre di coprire gli occhi, donandogli riposo.
La
sera si era sorpreso sempre più spesso a passeggiare per la tenda in attesa del
più impercettibile movimento del bambino, controllando se dormiva ed
assicurandosi che il freddo non disturbasse lo stato di placida tranquillità
del piccolo.
Shaun
aveva avuto incubi un altro paio di volte e puntualmente Joseph aveva cercato
di rassicurarlo, cullandolo e sussurrandogli parole dolci,che alle orecchie di
Shaun equivalevano a ninnananne.
Più
volte, il ragazzino si riaddormentava mormorando parole sconnesse in creolo haitiano,
mescolando vocaboli inglesi e francesi. Joe pensava che per Shaun fosse
rassicurante avvertire dei suoni nell’oscurità della tenda e ancor di più
individuare una risposta sussurrata con fare tenero da Joe: lo aiutava a
realizzare che nonostante il buio, il terremoto e le macerie erano solo un
ricordo lontano. O nel peggiore dei casi, che ovunque si trovasse non era solo.
L’inglese
era ancora una lingua quasi totalmente sconosciuta per il piccolo che seguiva
piuttosto malvolentieri le lezioni di Theresa e Vanessa, poiché gli impedivano
di trascorrere il suo tempo imparando a suonare la chitarra a giocando a calcio
con gli altri bambini.
Ma il
francese aveva iniziato a farsi strada lungo le sue corde vocali con facilità sempre
più elevata ed il risultato era un buffo vociare concitato composto da parole
slegate tra loro in francese mescolate ai pochi vocaboli di inglese che il
bambino era riuscito ad assimilare.
In particolare, Joseph scoprì, Shaun apprendeva meglio le parole che suscitavano in lui sensazioni gioiose o ilarità.
La
parola “Sandwich” l’aveva raggiunto per caso durante uno dei monologhi del
giovane a proposito delle merende tipiche dei bambini nelle scuole americane.
Shaun
rideva un sacco ogni volta che qualcuno gli rivolgeva la parola inserendo
“Sandwich” nella frase.
Ovviamente,
essendo un grande ammiratore della sua esile risata, Joseph aveva incominciato
a pronunciare il termine come virgola, inserendolo in qualsiasi contesto a
costo di costruire frasi senza alcun senso.
Un’altra parola che Shaun amava adoperare era “Joe.”
“Joe”
era una delle prime cose che Shaun pronunciava la mattina augurando il
buongiorno agli impertinenti raggi del sole ed una delle ultime prima di
coricarsi nel letto.
Joe
era un amico, un compagno di giochi, ma prima di tutto era l’appiglio a cui
quel bambino sperduto si era aggrappato dal momento in cui una felpa bianca
aveva circondato le sue piccole spalle con fare protettivo.
E
nonostante finalmente il ragazzino si fosse convinto ad indossare magliette più
adatte per un bambino della sua età, quella felpa era ancora la sua coperta e
il suo pigiamino, nella quale la notte si accoccolava sereno e dimentiche della
paura dei mesi precedenti.
In quanto a Joseph, la compagnia di Shaun era diventata qualcosa di inevitabile.
La fiducia incondizionata che quel bimbo riponeva in lui, aveva incominciato a radicarsi come un germoglio seminato nel suo cuore,che cresceva innaffiato dal prezioso valore di ogni ora trascorsa assieme.
Giorno
dopo giorno, sorriso dopo sorriso, incubo dopo incubo, iniziava a farsi strada
dentro il suo animo una decisione che lo spaventava e lo inebriava al tempo
stesso.
Non sapeva se sarebbe stato possibile.
Non
era nemmeno sicuro di volerlo veramente.
Ma da
quando il piccolo Shaun aveva fatto capolino nella sua vita, il visetto sporco
di briciole e gli occhioni nocciola colmi di tormento, qualcosa era avvenuto
dentro di lui.
Il
suo cuore aveva preso a battere più forte per cose che prima di
catturavano
con difficoltà la sua attenzione: il sorriso raggiante di un
bimbetto che dopo
mesi di pane e avanzi assapora il dolce sapore della nutella
impiastricciandosi
le labbra di cioccolato. Le lacrime di commozione di una maestra al
riconoscere
un edificio appena abbozzato laddove solo pochi mesi prima vi era solo
maceria
e sofferenza. Le parole “grazie”, “caldo”,
“sicuro”, “buonanotte” “amico”
pronunciate da boccucce screpolate.
Gli
occhi luccicanti di Shaun.
“Non gli piace la scuola.” Fu l’unica frase che fuoriuscì dalla sua bocca asciutta,mentre in compagnia di James si avviava verso le tende.
Arrotolò
i la cartellina di plastica e trafficò per infilarsela nella tasca dei jeans,
sperando di dimenticare al più presto il contenuto di quei documenti.
Al
suo ingresso nella tenda, venne salutato da un gruppetto dei bambini più
piccoli che gli mostrarono raggianti i loro ultimi disegni.
“Questo
l’abbiamo fatto io e Mikah per te!” una bambina esclamò in francese,
porgendogli il disegno: raffigurava un ragazzo con quattro mani.
Con due stringeva una chitarra e con le altre due teneva per mano un girotondo di bambini sorridenti.
Ma il sorriso più vistoso era quello dell’uomo con quattro mani: il suo.
“Oh
Tiana,ma è strepitoso!” esclamò prendendola in braccio e solleticandole i
fianchi, facendola ridere.
Sporgendosi
in avanti per depositarla a terra, la cartellina scivolò dalla tasca ed il
plico dei documenti gli scivolò sul pavimento della tenda.
“Uhm
che sbadato!” esclamò fingendo di inciampare nei fogli mentre con una risata
cristallina Tiana gli scoccava un bacio sulla guancia e correva di corsa da
Theresa perché valutasse il suo disegno.
Il
giovane si inchinò per recuperare i fogli,quando si accorse che non erano più a
terra.
“Joe! Papier.” Il voltò di Shaun si illuminò, mentre le sue manine esili consegnavano la cartellina al proprietario, inconsapevole del tremendo contenuto di quelle pagine.
“Grazie
Shaun!” come contagiato dal brillio delle sue iridi, anche lo sguardo di Joseph
si illuminò.
“Che
cosa hai fatto oggi a scuola?” domandò inginocchiandosi al suo livello e
scompigliandogli i capelli ispidi.
“Scuola?”
Shaun sollevò le manine per aria e gli rivolse un’espressione confusa. Il
ragazzo,tuttavia, non si lasciò trarre in inganno.
“Ah
furbacchione, non ci casco lo sai? So perfettamente che hai capito”
Esclamò sorridendo vistosamente e solleticando il pancino di Shaun che lo lasciò afferrare ridacchiando sommessamente: era l’unico ragazzino di sua conoscenza per cui il solletico non aveva controindicazioni. Lui rideva e basta, non si dimenava, non si contorceva. Era un grande ammiratore del solletico.
“Joe,
tu stop.” Esclamò il bambino riproducendo il gesto di Stop con la mano e
correndo in direzione del tavolo.
“Aspetto
Shaun, non ti preoccupare.” Mormorò il giovane fra sé osservando con un mezzo
sorriso le gambette esili del bimbo invertire la direzione e muoversi più in fretta
che potevano, per non farlo attendere.
Shaun
fu di ritorno poco dopo con un cartellone multi colorato sotto un braccio.
“Fa-mi-ly.”
Sillabò a mezza voce indicando la parola scritta in stampatello nella parte
alta del foglio.
Joe lo prese e lo esaminò con attenzione sotto lo sguardo inquieto del bambino.
Il
cartellone era stato riempito con una serie di quadratini raffiguranti i vari
componenti di una famiglia: madre, padre, fratello, persino il pet: l’animale domestico.
“Guarda
Shaun.” Joseph spiegò il foglio sulle ginocchia ed indicò la figura di una
donna sorridente.
“Mamma
di Joe: Denise.” Pronunciò con voce chiara assicurandosi di aver indicato con
precisione prima la figura,poi sé stesso e poi ancora la figura.
Shaun
esaminò con estrema attenzione i gesti del ragazzo e attese per qualche istante
prima di indicare a sua volta il cartellone
“Mamma Shaun: Zhara.” Dichiarò portando l’indice bruno contro il suo petto.
Joseph annuì con fare pensieroso.
“Zhara
è un bel nome.” Mormorò sfiorando con dolcezza la guancia del bambino che non
comprese, ma sorrise ugualmente prima di far scorrere l’indice su di un’altra
figura.
“Soeur.
Sorella.” Lesse prima in francese e poi in inglese, ben sapendo che a Joe
piaceva sentirgli ripetere i termini che imparava in entrambe le lingue.
“Sorella
Shaun: Mira.” Aggiunse indicando prima sé stesso, poi la figura sul foglio,
come aveva fatto in precedenza per la parola “mamma”.
“Fratello
Shaun: Shmuel.” Riprese sfiorando un’altra figura.
Joe
non ebbe il coraggio di sollevare lo sguardo verso di lui. Verso quel sorriso
ingenuo,di bimbo. Verso gli occhioni sognanti sempre meno gonfi, sempre più
accesi.
Non ebbe il coraggio.
Ed ebbe paura che lasciando combaciare i due sguardi, le parole sarebbero scivolate via dai suoi occhi permettendo al bimbo di comprendere la terribile verità.
Perché Zhara, Mira e Shaun non erano più nient’altro che un ricordo, ormai.
“Papà di Joe: Kevin.”
Joseph
respirò a fondo e continuò ad interrogare Shaun, questa volta indicando la figura
di un uomo, ovviamente sorridente, così come gli altri familiari.
“Ed
il tuo papà?”
Shaun
osservò la figura, dopodiché scrollo il capo con convinzione.
“No”
rispose sollevando lo sguardo verso di lui.
Joe
ricambiò cercando di comprendere cosa si celasse dietro quella risposta.
“No
papà? No père?” domandò semplicemente indicando più volte la figura e poi
Shaun.
Shaun annuì.
“Shaun have no père.”
Shaun non cel’ha un padre.
Perché?
“Joe.” Shaun lo riscosse dai suoi pensieri indicandolo più volte, stuzzicandogli il petto con un ditino sottile.
“Che
cosa c’è Shaun?” domandò sorridendo debolmente, lo sguardo visibilmente assorto
da pensieri per nulla confortanti.
Il
bambino esordì in uno dei suoi sorrisi più candidi ed indicò nuovamente qualcosa
sul cartellone.
Non
era una delle persone riquadrate. E non era nemmeno il pet.
Nulla
di tutto ciò.
Semplicemente portò l’indice sul titolo.
Era la parola family.
“Shaun have Joe.”
Dichiarò timidamente inclinando il capo verso sinistra ed osservandolo, come a voler esaminare la sua reazione.
Il
ragazzo avvertì immediatamente quel qualcosa che a lungo covava seppellita nel
suo animo risalire con abilità in superficie, generando eccessivi battiti nel
suo cuore.
E
quel bambino… Il ragazzino che con gli occhi socchiusi ridacchiava sotto i
baffi divertito alla sua espressione sbigottita, sapeva sfiorare ogni corda più
sensibile del suo animo arpeggiando una melodia.
Shaun aveva trascritto il suo destino dentro di lui. Joe se ne rendeva conto.
E fu in quel momento, quando due paia di occhi dal taglio particolare e la stessa tonalità di nocciola si sfiorarono, che lui decise, una volta per tutte.
Attuò
un piano, qualcosa che avrebbe cambiato per sempre il corso della sua vita. Ma
si accorse anche che non aveva più importanza.
Perciò abbracciò Shaun.
E
quando il piccolo si arrampicò con agilità sulle ginocchia per farsi prendere
in braccio gli sussurrò parole che seppur inconsapevolmente, tracciarono per
sempre il destino di entrambi.
“Shaun
avrà sempre Joe.” Pronunciò sfiorando la piccola fronte con un bacio e
rispondendo all’abbraccio che il piccolo gli concedeva, il cartellone sospeso
nella sua manina. Il plico di documenti immobile e taciturno nella tasca dei
jeans del ragazzo.
“Per sempre.”
Angolo dell'autrice
Ebbene sì, sono tornata! Volenti o nolenti eccomi qui, a proporvi un'altro spezzone di questo racconto.
Ormai siamo a più della metà. Mancano all'incirca tre o quattro capitoli e ne ho solo più uno da scrivere: direi che ce la possiamo fare.
Ma ora passiamo a voi: sei recensioni lo scorso capitolo *.* Grazie,davvero, mi avete reso super felice (Shaun è qui vicino a me e saltella allegramente ^^),
Andiamo a ringraziare ognuno di voi:
Stellalily: Tesoro grazie,sei stata gentilissima sul serio! Il tuo gesto è devvero molto bello. Ti ringrazio per i complimenti e mi fa piacere che tu abbia apprezzato sia la tematica (un po' particolare) che la descrizione del rapporto tra Shaun e Joe. Non sono molto documentata sulle vicende di , è vero, ma ho preferito raccontare ciò che veniva dal cuore invece di ciò che veniva da i giornali. Forse è stata la scelta giusta,forse no, ma in ogni caso mi fa piacere che tu abbia apprezzato. Un bacione e a presto!
BlackStar: Grazie cara *Laura arrossisce*. Ho visto che il tuo nome appariva da un po' tra i preferiti e non sai quanto mi abbia fatto piacere trovare un tuo commento: sul serio. Adoro scoprire sapere che cosa pensano le persone di ciò che scrivo (come tutti d'altronde^^). Un bacio e a presto!
Star711: Ehilà!Eccomi qui!Perdonami se non sono riuscita ad aggiornare prima, ma ecco finalmente questo nuovo capitolo. Spero che ti piacerà come i precedenti e ancora grazie,grazie davvero!Un bacione!A presto!
Je: Tesoro non ti preoccupare! Anche io torno ormai piuttosto raramente qui,quindi ti capisco ^^ L'importante è che alla fin fine tu sia arrivata, così ho potuto constatare cosa ne pensi di Joe e Shaun. Un bacione grosso!A presto bella!
Maggie_Lullaby: Ah questi pullman... Ti capisco benissimo, pure qui ne passa uno ogni morte di papa... E la cosa è alquanto spiacevole. Maaa torniamo a noi. Joe e Shaun ringraziano per i complimenti e Joe ricambia lo "spupazzamento". Non ti preoccupare ad ogni modo. Per me l'importante è leggere che ci sei, lungo o corta la recensione che sia, questo mi fa già un gran piacere. A presto tesoro!Un bacio.
Benny: Che bello,quante nuove lettrici oggi <3 Buondì a te! Hai proprio ragione, la situazione di Shaun è davvero triste. Ma ciò che la rende così malinconica è il pensiero che purtroppo ci sono molti bambini reali nella sua stessa condizione e molti altri ancora più soli. Sarebbe un sogno se ogni piccolo Shaun trovasse un Joe, un punto di riferimento, ma purtroppo la realtà è quello che è. Noi comunque continuiamo a sperare ^^. Un bacione e a presto!
Colgo l'occasione per ringraziare (come sempre) le 11 persone che hanno aggiunto Amazing tra i preferiti e le 5 che hanno collocato il racconto tra le seguite. Spero ancora di ricevere qualche parere da voi, ma non ho fretta.
Nel frattempo a presto e un bacione a tutti!
Laura
The beating heart inside me
Crumbled at this one so new
“Avevi ragione Joe.”
James rivolse un cenno cortese all’autorità e raggiunse Joseph tenendo in mano un plico di documenti avvolti in una copertina trasparente.
“Ecco qui i documenti che mi hai chiesto. Il tuo piccolo amico ha perso la mamma e i due fratelli nella scossa del 12 gennaio a Port-au-Prince. I due bambini, il fratello e la sorella,sono morti sul colpo,mentre la mamma a quanto ho capito ha resistito fino all’arrivo dei soccorritori, ma purtroppo il loro intervento non è stato sufficiente.”
Joe avvertì una fastidiosa stretta dalle parti dello stomaco e le palpebre pungere, mentre le sue mani si appropriavano del plico di documenti con gesti meccanici.
Le prime settimane di volontariato non aveva avuto problemi di questo tipo, poiché la stanchezza e l’affaticamento avevano contribuito a farlo addormentare non appena il suo corpo sfiorava la branda.
Ma da quando aveva sorpreso Shaun piangere, pensieri distorti e senza alcun significato concreto avevano preso a vorticare come farfalle in circolo nella sua testa, impedendo al corpo di rilassarsi e alle palpebre di coprire gli occhi, donandogli riposo.
In particolare, Joseph scoprì, Shaun apprendeva meglio le parole che suscitavano in lui sensazioni gioiose o ilarità.
Un’altra parola che Shaun amava adoperare era “Joe.”
In quanto a Joseph, la compagnia di Shaun era diventata qualcosa di inevitabile.
La fiducia incondizionata che quel bimbo riponeva in lui, aveva incominciato a radicarsi come un germoglio seminato nel suo cuore,che cresceva innaffiato dal prezioso valore di ogni ora trascorsa assieme.
Non sapeva se sarebbe stato possibile.
“Non gli piace la scuola.” Fu l’unica frase che fuoriuscì dalla sua bocca asciutta,mentre in compagnia di James si avviava verso le tende.
Con due stringeva una chitarra e con le altre due teneva per mano un girotondo di bambini sorridenti.
Ma il sorriso più vistoso era quello dell’uomo con quattro mani: il suo.
“Joe! Papier.” Il voltò di Shaun si illuminò, mentre le sue manine esili consegnavano la cartellina al proprietario, inconsapevole del tremendo contenuto di quelle pagine.
Esclamò sorridendo vistosamente e solleticando il pancino di Shaun che lo lasciò afferrare ridacchiando sommessamente: era l’unico ragazzino di sua conoscenza per cui il solletico non aveva controindicazioni. Lui rideva e basta, non si dimenava, non si contorceva. Era un grande ammiratore del solletico.
Joe lo prese e lo esaminò con attenzione sotto lo sguardo inquieto del bambino.
“Mamma Shaun: Zhara.” Dichiarò portando l’indice bruno contro il suo petto.
Joseph annuì con fare pensieroso.
Non ebbe il coraggio.
Ed ebbe paura che lasciando combaciare i due sguardi, le parole sarebbero scivolate via dai suoi occhi permettendo al bimbo di comprendere la terribile verità.
Perché Zhara, Mira e Shaun non erano più nient’altro che un ricordo, ormai.
“Papà di Joe: Kevin.”
Shaun annuì.
Shaun non cel’ha un padre.
Perché?
“Joe.” Shaun lo riscosse dai suoi pensieri indicandolo più volte, stuzzicandogli il petto con un ditino sottile.
Semplicemente portò l’indice sul titolo.
Era la parola family.
“Shaun have Joe.”
Dichiarò timidamente inclinando il capo verso sinistra ed osservandolo, come a voler esaminare la sua reazione.
Shaun aveva trascritto il suo destino dentro di lui. Joe se ne rendeva conto.
E fu in quel momento, quando due paia di occhi dal taglio particolare e la stessa tonalità di nocciola si sfiorarono, che lui decise, una volta per tutte.
Perciò abbracciò Shaun.
“Per sempre.”
Angolo dell'autrice
Ebbene sì, sono tornata! Volenti o nolenti eccomi qui, a proporvi un'altro spezzone di questo racconto.
Ormai siamo a più della metà. Mancano all'incirca tre o quattro capitoli e ne ho solo più uno da scrivere: direi che ce la possiamo fare.
Ma ora passiamo a voi: sei recensioni lo scorso capitolo *.* Grazie,davvero, mi avete reso super felice (Shaun è qui vicino a me e saltella allegramente ^^),
Andiamo a ringraziare ognuno di voi:
Stellalily: Tesoro grazie,sei stata gentilissima sul serio! Il tuo gesto è devvero molto bello. Ti ringrazio per i complimenti e mi fa piacere che tu abbia apprezzato sia la tematica (un po' particolare) che la descrizione del rapporto tra Shaun e Joe. Non sono molto documentata sulle vicende di , è vero, ma ho preferito raccontare ciò che veniva dal cuore invece di ciò che veniva da i giornali. Forse è stata la scelta giusta,forse no, ma in ogni caso mi fa piacere che tu abbia apprezzato. Un bacione e a presto!
BlackStar: Grazie cara *Laura arrossisce*. Ho visto che il tuo nome appariva da un po' tra i preferiti e non sai quanto mi abbia fatto piacere trovare un tuo commento: sul serio. Adoro scoprire sapere che cosa pensano le persone di ciò che scrivo (come tutti d'altronde^^). Un bacio e a presto!
Star711: Ehilà!Eccomi qui!Perdonami se non sono riuscita ad aggiornare prima, ma ecco finalmente questo nuovo capitolo. Spero che ti piacerà come i precedenti e ancora grazie,grazie davvero!Un bacione!A presto!
Je: Tesoro non ti preoccupare! Anche io torno ormai piuttosto raramente qui,quindi ti capisco ^^ L'importante è che alla fin fine tu sia arrivata, così ho potuto constatare cosa ne pensi di Joe e Shaun. Un bacione grosso!A presto bella!
Maggie_Lullaby: Ah questi pullman... Ti capisco benissimo, pure qui ne passa uno ogni morte di papa... E la cosa è alquanto spiacevole. Maaa torniamo a noi. Joe e Shaun ringraziano per i complimenti e Joe ricambia lo "spupazzamento". Non ti preoccupare ad ogni modo. Per me l'importante è leggere che ci sei, lungo o corta la recensione che sia, questo mi fa già un gran piacere. A presto tesoro!Un bacio.
Benny: Che bello,quante nuove lettrici oggi <3 Buondì a te! Hai proprio ragione, la situazione di Shaun è davvero triste. Ma ciò che la rende così malinconica è il pensiero che purtroppo ci sono molti bambini reali nella sua stessa condizione e molti altri ancora più soli. Sarebbe un sogno se ogni piccolo Shaun trovasse un Joe, un punto di riferimento, ma purtroppo la realtà è quello che è. Noi comunque continuiamo a sperare ^^. Un bacione e a presto!
Colgo l'occasione per ringraziare (come sempre) le 11 persone che hanno aggiunto Amazing tra i preferiti e le 5 che hanno collocato il racconto tra le seguite. Spero ancora di ricevere qualche parere da voi, ma non ho fretta.
Nel frattempo a presto e un bacione a tutti!
Laura