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Autore: Hedley    13/02/2010    6 recensioni
TUM TUM, Joe sollevò lo sguardo da terra e si accorse che Haiti si agitava fragile ed inerme al fruscio consistente del vento. Un cuore ferito,da un tremore della sue stessa terra. Ma un cuore che avrebbe ripreso a battere. Shaun è un piccolo orfanello di Haiti che non comprende l'inglese e ride se le parole hanno un suono buffo. Lui e Joe non hanno nulla in comune, se non fosse che per i loro occhioni scuri ed una fragile Haiti che fa da sfondo alle loro vicende. Dedicata a tutti i Joe e gli Shaun là fuori. Il mio pensiero si rivolge a loro.
Genere: Generale, Malinconico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Joe Jonas
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Amazing. Il Miracolo di Haiti'
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 You came from heaven shining Breath of God still flows from fresh on you
The beating heart inside me
Crumbled at this one so new

“Avevi ragione Joe.”
James rivolse un cenno cortese all’autorità e raggiunse Joseph tenendo in mano un plico di documenti avvolti in una copertina trasparente.
“Ecco qui i documenti che mi hai chiesto. Il tuo piccolo amico ha perso la mamma e i due fratelli nella scossa del 12 gennaio a Port-au-Prince. I due bambini, il fratello e la sorella,sono morti sul colpo,mentre la mamma a quanto ho capito  ha resistito fino all’arrivo dei soccorritori, ma purtroppo il loro intervento non è stato sufficiente.”
 
Joe avvertì una fastidiosa stretta dalle parti dello stomaco e le palpebre pungere, mentre le sue mani si appropriavano del plico di documenti con gesti meccanici.
 “A quanto pare Shaun non era a scuola al momento della scossa, per questo è riuscito a salvarsi.” continuò James sorridendo debolmente ed incrociando lo sguardo stanco di Joe.
  Aveva iniziato a prendere sonno con fatica e gli occhi nocciola erano sottolineati da un principio di occhiaie.
 
Le prime settimane di volontariato non aveva avuto problemi di questo tipo, poiché la stanchezza e l’affaticamento avevano contribuito a farlo addormentare non appena il suo corpo sfiorava la branda.
Ma da quando aveva sorpreso Shaun piangere, pensieri distorti e senza alcun significato concreto avevano preso a vorticare come farfalle in circolo nella sua testa, impedendo al corpo di rilassarsi e alle palpebre di coprire gli occhi, donandogli riposo.
La sera si era sorpreso sempre più spesso a passeggiare per la tenda in attesa del più impercettibile movimento del bambino, controllando se dormiva ed assicurandosi che il freddo non disturbasse lo stato di placida tranquillità del piccolo.
Shaun aveva avuto incubi un altro paio di volte e puntualmente Joseph aveva cercato di rassicurarlo, cullandolo e sussurrandogli parole dolci,che alle orecchie di Shaun equivalevano a ninnananne.
Più volte, il ragazzino si riaddormentava mormorando parole sconnesse in creolo haitiano, mescolando vocaboli inglesi e francesi. Joe pensava che per Shaun fosse rassicurante avvertire dei suoni nell’oscurità della tenda e ancor di più individuare una risposta sussurrata con fare tenero da Joe: lo aiutava a realizzare che nonostante il buio, il terremoto e le macerie erano solo un ricordo lontano. O nel peggiore dei casi, che ovunque si trovasse non era solo.
L’inglese era ancora una lingua quasi totalmente sconosciuta per il piccolo che seguiva piuttosto malvolentieri le lezioni di Theresa e Vanessa, poiché gli impedivano di trascorrere il suo tempo imparando a suonare la chitarra a giocando a calcio con gli altri bambini.
Ma il francese aveva iniziato a farsi strada lungo le sue corde vocali con facilità sempre più elevata ed il risultato era un buffo vociare concitato composto da parole slegate tra loro in francese mescolate ai pochi vocaboli di inglese che il bambino era riuscito ad assimilare.

In particolare, Joseph scoprì, Shaun apprendeva meglio le parole che suscitavano in lui sensazioni gioiose o ilarità.

La parola “Sandwich” l’aveva raggiunto per caso durante uno dei monologhi del giovane a proposito delle merende tipiche dei bambini nelle scuole americane. Shaun rideva un sacco ogni volta che qualcuno gli rivolgeva la parola inserendo “Sandwich” nella frase. Ovviamente, essendo un grande ammiratore della sua esile risata, Joseph aveva incominciato a pronunciare il termine come virgola, inserendolo in qualsiasi contesto a costo di costruire frasi senza alcun senso.
 
Un’altra parola che Shaun amava adoperare era “Joe.”
“Joe” era una delle prime cose che Shaun pronunciava la mattina augurando il buongiorno agli impertinenti raggi del sole ed una delle ultime prima di coricarsi nel letto. Joe era un amico, un compagno di giochi, ma prima di tutto era l’appiglio a cui quel bambino sperduto si era aggrappato dal momento in cui una felpa bianca aveva circondato le sue piccole spalle con fare protettivo.
E nonostante finalmente il ragazzino si fosse convinto ad indossare magliette più adatte per un bambino della sua età, quella felpa era ancora la sua coperta e il suo pigiamino, nella quale la notte si accoccolava sereno e dimentiche della paura dei mesi precedenti.
 
In quanto a Joseph, la compagnia di Shaun era diventata qualcosa di inevitabile.
La fiducia incondizionata che quel bimbo riponeva in lui, aveva incominciato a radicarsi come un germoglio seminato nel suo cuore,che cresceva innaffiato dal prezioso valore di ogni ora trascorsa  assieme.
Giorno dopo giorno, sorriso dopo sorriso, incubo dopo incubo, iniziava a farsi strada dentro il suo animo una decisione che lo spaventava e lo inebriava al tempo stesso.
 
Non sapeva se sarebbe stato possibile.
Non era nemmeno sicuro di volerlo veramente.
Ma da quando il piccolo Shaun aveva fatto capolino nella sua vita, il visetto sporco di briciole e gli occhioni nocciola colmi di tormento, qualcosa era avvenuto dentro di lui.
Il suo cuore aveva preso a battere più forte per cose che prima di catturavano con difficoltà la sua attenzione: il sorriso raggiante di un bimbetto che dopo mesi di pane e avanzi assapora il dolce sapore della nutella impiastricciandosi le labbra di cioccolato. Le lacrime di commozione di una maestra al riconoscere un edificio appena abbozzato laddove solo pochi mesi prima vi era solo maceria e sofferenza. Le parole “grazie”, “caldo”, “sicuro”, “buonanotte” “amico” pronunciate da boccucce screpolate.
Gli occhi luccicanti di Shaun.
 
“Non gli piace la scuola.” Fu l’unica frase che fuoriuscì dalla sua bocca asciutta,mentre in compagnia di James si avviava verso le tende.
Arrotolò i la cartellina di plastica e trafficò per infilarsela nella tasca dei jeans, sperando di dimenticare al più presto il contenuto di quei documenti.
Al suo ingresso nella tenda, venne salutato da un gruppetto dei bambini più piccoli che gli mostrarono raggianti i loro ultimi disegni.
“Questo l’abbiamo fatto io e Mikah per te!” una bambina esclamò in francese, porgendogli il disegno: raffigurava un ragazzo con quattro mani.
Con due stringeva una chitarra e con le altre due teneva per mano un girotondo di bambini sorridenti.
Ma il sorriso più vistoso era quello dell’uomo con quattro mani: il suo.
“Oh Tiana,ma è strepitoso!” esclamò prendendola in braccio e solleticandole i fianchi, facendola ridere.
Sporgendosi in avanti per depositarla a terra, la cartellina scivolò dalla tasca ed il plico dei documenti gli scivolò sul pavimento della tenda.
“Uhm che sbadato!” esclamò fingendo di inciampare nei fogli mentre con una risata cristallina Tiana gli scoccava un bacio sulla guancia e correva di corsa da Theresa perché valutasse il suo disegno.
Il giovane si inchinò per recuperare i fogli,quando si accorse che non erano più a terra.
 
“Joe! Papier.” Il voltò di Shaun si illuminò, mentre le sue manine esili consegnavano la cartellina al proprietario, inconsapevole del tremendo contenuto di quelle pagine.
“Grazie Shaun!” come contagiato dal brillio delle sue iridi, anche lo sguardo di Joseph si illuminò.
“Che cosa hai fatto oggi a scuola?” domandò inginocchiandosi al suo livello e scompigliandogli i capelli ispidi.
“Scuola?” Shaun sollevò le manine per aria e gli rivolse un’espressione confusa. Il ragazzo,tuttavia, non si lasciò trarre in inganno.
“Ah furbacchione, non ci casco lo sai? So perfettamente che hai capito”
Esclamò sorridendo vistosamente e solleticando il pancino di Shaun che lo lasciò afferrare ridacchiando sommessamente: era l’unico ragazzino di sua conoscenza per cui il solletico non aveva controindicazioni. Lui rideva e basta, non si dimenava, non si contorceva. Era un grande ammiratore del solletico.
“Joe, tu stop.” Esclamò il bambino riproducendo il gesto di Stop con la mano e correndo in direzione del tavolo.
“Aspetto Shaun, non ti preoccupare.” Mormorò il giovane fra sé osservando con un mezzo sorriso le gambette esili del bimbo invertire la direzione e muoversi più in fretta che potevano, per non farlo attendere.
Shaun fu di ritorno poco dopo con un cartellone multi colorato sotto un braccio.
“Fa-mi-ly.” Sillabò a mezza voce indicando la parola scritta in stampatello nella parte alta del foglio.

Joe lo prese e lo esaminò con attenzione sotto lo sguardo inquieto del bambino.

Il cartellone era stato riempito con una serie di quadratini raffiguranti i vari componenti di una famiglia: madre, padre, fratello, persino il pet: l’animale domestico.
“Guarda Shaun.” Joseph spiegò il foglio sulle ginocchia ed indicò la figura di una donna sorridente.
“Mamma di Joe: Denise.” Pronunciò con voce chiara assicurandosi di aver indicato con precisione prima la figura,poi sé stesso e poi ancora la figura.
Shaun esaminò con estrema attenzione i gesti del ragazzo e attese per qualche istante prima di indicare a sua volta il cartellone
“Mamma Shaun: Zhara.” Dichiarò portando l’indice bruno contro il suo petto.
Joseph annuì con fare pensieroso.
“Zhara è un bel nome.” Mormorò sfiorando con dolcezza la guancia del bambino che non comprese, ma sorrise ugualmente prima di far scorrere l’indice su di un’altra figura.
“Soeur. Sorella.” Lesse prima in francese e poi in inglese, ben sapendo che a Joe piaceva sentirgli ripetere i termini che imparava in entrambe le lingue.
“Sorella Shaun: Mira.” Aggiunse indicando prima sé stesso, poi la figura sul foglio, come aveva fatto in precedenza per la parola “mamma”.
“Fratello Shaun: Shmuel.” Riprese sfiorando un’altra figura.
Joe non ebbe il coraggio di sollevare lo sguardo verso di lui. Verso quel sorriso ingenuo,di bimbo. Verso gli occhioni sognanti sempre meno gonfi, sempre più accesi.
 
Non ebbe il coraggio.
Ed ebbe paura che lasciando combaciare i due sguardi, le parole sarebbero scivolate via dai suoi occhi permettendo al bimbo di comprendere la terribile verità.
 
Perché Zhara, Mira e Shaun non erano più nient’altro che un ricordo, ormai.
 
“Papà di Joe: Kevin.”
Joseph respirò a fondo e continuò ad interrogare Shaun, questa volta indicando la figura di un uomo, ovviamente sorridente, così come gli altri familiari.
“Ed il tuo papà?” 
Shaun osservò la figura, dopodiché scrollo il capo con convinzione.
“No” rispose sollevando lo sguardo verso di lui.
Joe ricambiò cercando di comprendere cosa si celasse dietro quella risposta.
“No papà? No père?” domandò semplicemente indicando più volte la figura e poi Shaun.
 
Shaun annuì.
 “Shaun have no père.”

Shaun non cel’ha un padre
.

Perché?


 “Joe.” Shaun lo riscosse dai suoi pensieri indicandolo più volte, stuzzicandogli il petto con un ditino sottile.
  “Che cosa c’è Shaun?” domandò sorridendo debolmente, lo sguardo visibilmente assorto da pensieri per nulla confortanti.
  Il bambino esordì in uno dei suoi sorrisi più candidi ed indicò nuovamente qualcosa sul cartellone.
  Non era una delle persone riquadrate. E non era nemmeno il pet.
  Nulla di tutto ciò.
 Semplicemente portò l’indice sul titolo.
Era la parola family.

“Shaun have Joe.”
Dichiarò timidamente inclinando il capo verso sinistra ed osservandolo, come a voler esaminare la sua reazione.

Il ragazzo avvertì immediatamente quel qualcosa che a lungo covava seppellita nel suo animo risalire con abilità in superficie, generando eccessivi battiti nel suo cuore.
  E quel bambino… Il ragazzino che con gli occhi socchiusi ridacchiava sotto i baffi divertito alla sua espressione sbigottita, sapeva sfiorare ogni corda più sensibile del suo animo arpeggiando una melodia.
 
Shaun aveva trascritto il suo destino dentro di lui. Joe se ne rendeva conto.

 
E fu in quel momento, quando due paia di occhi dal taglio particolare e la stessa tonalità di nocciola si sfiorarono, che lui decise, una volta per tutte.
Attuò un piano, qualcosa che avrebbe cambiato per sempre il corso della sua vita. Ma si accorse anche che non aveva più importanza.
 
Perciò abbracciò Shaun.
E quando il piccolo si arrampicò con agilità sulle ginocchia per farsi prendere in braccio gli sussurrò  parole che  seppur inconsapevolmente, tracciarono per sempre il destino di entrambi.
“Shaun avrà sempre Joe.” Pronunciò sfiorando la piccola fronte con un bacio e rispondendo all’abbraccio che il piccolo gli concedeva, il cartellone sospeso nella sua manina. Il plico di documenti immobile e taciturno nella tasca dei jeans del ragazzo.
 
“Per sempre.”


Angolo dell'autrice
Ebbene sì, sono  tornata! Volenti o nolenti eccomi qui, a proporvi un'altro spezzone di questo racconto.
Ormai siamo a più della metà.  Mancano all'incirca tre o quattro capitoli e ne ho solo più uno da scrivere: direi che ce la possiamo fare.
Ma ora passiamo a voi: sei recensioni lo scorso capitolo *.* Grazie,davvero, mi avete reso super felice (Shaun è qui vicino a me e saltella allegramente ^^),

Andiamo a ringraziare ognuno di voi:

Stellalily: Tesoro grazie,sei stata gentilissima sul serio! Il tuo gesto è devvero molto bello.  Ti ringrazio per i complimenti e mi fa piacere che tu abbia apprezzato sia la tematica (un po' particolare) che la descrizione del rapporto tra Shaun e Joe. Non sono molto documentata sulle vicende di , è vero, ma ho preferito raccontare ciò che veniva dal cuore invece di ciò che veniva da i giornali. Forse è stata la scelta giusta,forse no, ma in ogni caso mi fa piacere che tu abbia apprezzato. Un bacione e a presto!

BlackStar: Grazie cara *Laura arrossisce*. Ho visto che il tuo nome appariva da un po' tra i preferiti e non sai quanto mi abbia fatto piacere trovare un tuo commento: sul serio. Adoro scoprire sapere che cosa pensano le persone di ciò che scrivo (come  tutti d'altronde^^). Un bacio  e a presto!

Star711: Ehilà!Eccomi qui!Perdonami se non sono riuscita ad aggiornare prima, ma ecco finalmente questo nuovo capitolo. Spero che ti piacerà come i precedenti e ancora grazie,grazie davvero!Un bacione!A presto!

Je:  Tesoro non ti preoccupare! Anche io torno ormai piuttosto raramente qui,quindi ti capisco ^^ L'importante è che alla fin fine tu sia arrivata, così ho potuto constatare cosa ne pensi di Joe e Shaun. Un bacione grosso!A presto bella!

Maggie_Lullaby: Ah questi pullman... Ti capisco benissimo, pure qui ne passa uno ogni morte di papa... E la cosa è alquanto spiacevole.  Maaa torniamo a noi. Joe e Shaun ringraziano per i complimenti e Joe ricambia lo "spupazzamento". Non ti preoccupare ad ogni modo. Per me l'importante è leggere che ci sei, lungo o corta la recensione che sia, questo mi fa già un gran piacere. A presto tesoro!Un bacio.

Benny: Che bello,quante nuove lettrici oggi <3  Buondì a te! Hai proprio ragione, la situazione di Shaun è davvero triste. Ma ciò che la rende così malinconica è il pensiero che purtroppo ci sono molti bambini reali nella sua stessa condizione e molti altri ancora più soli. Sarebbe un sogno se ogni piccolo Shaun trovasse un Joe, un punto di riferimento, ma purtroppo la realtà è quello che è. Noi comunque continuiamo a sperare ^^. Un bacione e a presto!

Colgo l'occasione per ringraziare (come sempre) le 11 persone che hanno aggiunto Amazing tra i preferiti e le 5 che hanno collocato il racconto tra le seguite. Spero ancora di ricevere qualche parere da voi, ma non ho fretta.

Nel frattempo a presto e un bacione a tutti!

Laura



   
 
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