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Autore: samy88    13/02/2010    15 recensioni
FF A 4 MANI DI SHINALIA & SAMY88 TRATTO DAI PRIMI CAPITOLI POV BELLA : “Se quel bestione, zucca vuota, frequenta l’università con buoni risultati, immagina cosa potresti fare tu!”, aveva affermato ripensando al suo primo incontro con il mio sconclusionato fratello. POV EDWARD: avevo superato il primo anno universitario alla Dartmouth College in modo esemplare ottenendo il massimo dei voti a tutti gli esami conseguiti. Uno studente modello, degno di esempio.
Genere: Romantico, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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3 SALVE A TUTTI.
MI PROSTO AI VOSTRI PIEDI. E’ COLPA MIA, SOLO MIA PER IL RITARDO PERCHE’ IL CAPPY TOCCAVA ALLA SOTTOSCRITTA E NON L’HO SCRITTO SUBITO. VI CHIEDO ANCORA SCUSA.
RINGRAZIO ANCORA MANU-SHINALIA  PER L’INFINITA PAZIENZA CHE MOSTRA NEI MIEI CONFRONTI., E PURTROPPO CHE NON MERITO.
RINGRAZIO MILLE I PREFERITI E I SEGUITI (SONO TANTISSIMI… SONO RIMASTA A BOCCA APERTA). PER NON PARLARE DEI COMMENTI A CIASCUN CAPITOLO… VI HO CEDUTO UN BATTITO DEL MIO CUORE A CIASCUNO DI VOI.GRAZIE INFINITAMENTE ANCHE AI LETTORI SILENZIONI.
 

PS: AVETE LETTO L’ULTIMA STORIA SI SHINALIA?


E’ FORTE… E PROPRIO PER QUESTO E’ INCREDIBILMENTE BELLA (ARMATEVI DI FAZZOLETTI)!!!



VI LASCIO AL CAPITOLO.
 
BUONA LETTURA A TUTTI.
 


EDWARD’S POV

 


Viaggiammo per più di otto ore sull’autostrada verso Hannover. A causa delle “donne aggregate”, sostammo perfino un paio di volte nelle aeree di servizio munite di tavola calda e piccoli negozi dove poter comprare vari souvenir.

Avrebbero dovuto creare anche un cartello da appioppare in auto mediante un adesivo con su scritto DONNE A BORDO. L’avvertimento di un pericolo più che esplicativo.
Alice si era autonominata mia cicerone per metà viaggio. Un gesto molto altruista da parte sua, ma totalmente snervante per il sottoscritto. Parlava di continuo, senza sosta di qualsiasi cosa le passasse per la mente. Una vera mitragliatrice per la mia testa considerati gli argomenti: look, moda, pettegolezzi e così di seguito. La sua vocina squillante sovrastava perfino la musica dell’autoradio. La maggior parte delle volte la lasciai parlare liberamente fingendo di prestare molta più attenzione di quanto lei stessa desiderasse. Mi limitavo ad annuire; un gesto dettato in gran parte dal tempo della musica.
«Edward ma mi stai ascoltando?»
«Certo Alice.» Mentii con nonchalance. Potevo ricevere perfino un oscar da attore non protagonista. Ero impassibile e fintamente attento. Probabilmente avrei potuto fare concorrenza persino a quell’attore con lo stesso mio modello di occhiali.
«Allora sei d’accordo con me?»
«… direi di sì.» La mia affermazione fu piuttosto titubante. Con Alice la guardia doveva restare sempre alta e in quel caso la mia era leggermente assopita dal suo ciarlare esagerato.
Batté le mani contenta. «Quindi, la cerco bionda o bruna?»
«Cosa?»
«La ragazza di cui ti innamorerai perdutamente.»
Sbuffai. Tornavamo sempre sullo stesso argomento. «Alice, quanti esami avete fatto tu e Jazz lo scorso anno?» La canzonai sicuro della mie parole. «Due in meno rispetto al sottoscritto. E per quale motivo?»
Alice incrociò le braccia sotto al seno. «Io amo Jazz.»
«Appunto.» Replicai. Avevo raggiunto il mio obbiettivo con fin troppa facilità: aveva spillato lei stessa la causa di tale tergiversare. Probabilmente, la facoltà di legge non era poi totalmente da scartare. Ero abile anche nel far assumere le proprie colpe ai criminali. Che genio!
 
L’altra metà del viaggio fu piacevolmente silenzioso; il posto del passeggero nella mia auto fu occupato da Rosalie. Alice raggiunse il fidanzato nella Mercedes azzurra. Fortunatamente le auto in circolazione non furono molte e Jasper non esitò a spingere il motore della sua ad una velocità decisamente oltre il consentito; una sfida malcelata alla quale non potevo certo restare indifferente. La mia Vivien era perfetta per le scariche di adrenalina.
Al calar del sole, giungemmo al tanto atteso Dartmounth College. Esso si estendeva in molteplici imponenti edifici adibiti nel conseguimento delle lezioni dei vari rami universitari, in dormitori – divisi in maschili e femminili- e in ampie aree verdeggianti con svariati alberi secolari piantati.
Sospirai di sollievo quando varcai la grossa cancellata in ferro battuto. Al mio fianco Rosalie si agitò osservando il tutto con acuto trasporto vagando con lo sguardo fin dove la vista le potesse permettere di farlo. Ricordava tanto me il primo giorno a Dartmounth. Ero agitato, concitato all’inverosimile. Non vedevo l’ora di potermi definire finalmente studente universitario e poter finalmente conseguire e intraprendere la facoltà di medicina.
Ero una matricola e come tale mi aggiravo nei corridoi di soppiatto col terrore di esser preso di mira dagli studenti veterani. Ciò capitava spesso nelle feste delle confraternite alle quali, modestamente, non partecipavo. Mi rintanavo nella mia stanza del campus a studiare per gli esami.
In quel modo, ero sempre stato avvantaggiato rispetto a tutti. Una volta ero stato perfino interrotto da Spugna-Jasper; aveva bevuto una quantità esorbitante di alcol non prendendo in considerazione le conseguenze. Sbronza allo stato puro conseguita da una nottata insonne trascorsa interamente nel bagno accoccolato accanto al water premunendo ogni attacco di rigetto acuto. Una scena da ricordare per tutta la vita: in primo luogo divertente data la faccia perennemente sorridente di Jasper e le varie idiozie sparate a vanvera; d’altra parte, altamente disgustoso. Divertente e disgustoso, che strano connubio!
Volevo diventare medico e quella sembrava la prima prova da saggiare della mia scelta.

Posteggiammo le auto davanti al campus: avevamo molti scatoloni da portare nelle nostre stanze e francamente, l’idea di trasportare il tutto dal parcheggio università (lontano quasi due metri) ai dormitori non mi allettava minimente; probabilmente il tutto era dovuto al frangente del primo anno. Jasper ed io, avevamo trascinato da un parte all’altra così tanti pacchi da far invidia ai traslochi annuali di una ditta di trasporti multinazionale e la maggior parte appartenevano ad Alice.
Tuttavia, in parte poteva essere giustificata: era il primo anno e non sapeva ancora quali cose fossero indispensabili per intraprendere la vita universitario. Pertanto, quest’anno il numero dei pacchi dovrebbe essere stato nettamente inferiore. Speranza alquanta vana. Si dice che la speranza è l’ultima a morire, ma a causa di Alice, quella è la prima a decedere, dato il ruolo ricoperto da mia cugina: l’assassina spietata.
La mia auto era abbastanza carica, gli scatoloni quasi traboccavano dai finestrini ma non avrei mai pensato che la Mercedes di Jasper fosse quasi nelle mie stesse condizioni, se non peggiori.
«Alice, i tuoi pacchi sono il doppio dell’anno scorso.» L’accusai ghermendone il primo tra le braccia.
Hale J. – Masen E, La migliore ditta di trasporti sul mercato con servizio del tutto gratuito.   
Anche Jasper prese due scatoloni, uno sopra l’altro rischiando di trovarsi con la visuale occultata.
Alice sorrise sorniona. «Ho fatto shopping in questi due mesi. Non potevo certo lasciare i nuovi acquisti a casa.»
La consapevolezza giunse come il vento. «Hai portato qualche libro?»
Mia cugina posò un dito sul mento. «Sulle cure del corpo, il makeup perfetto…»
«Alice.» La bloccai leggermente brusco. «Parlo di libri universitari.»
Si lasciò andare ad una risatina leggera. «Che bisogno c’era di trasportarli da una parte all’altra? L’ho lasciati nella mia stanza del campus.»
Mi trattenni dal lanciarle uno scatolone appresso. «Forse perché potevi studiare durante l’estate e recuperare gli arretrati?»
Alice scosse il capo con decisione posando entrambe le mani sui fianchi. «L’estate non è fatta per studiare, brutto testone rosso!»
Sbuffai incedendo verso il corridoio del campus femminile. «Sì, certo.»
Una cosa che aveva ormai imparato da tempo era che per sfuggire all’ira delle donne bisognava assecondarle anche quando avevano torto. Una soluzione semplice, risolutiva e sbrigativa.
«Me lo sento cuginetto: quest’anno qualcosa stravolgerà tutti i tuoi perfetti piani.»
Mi fermai a quelle parole fulminandola con lo sguardo. «E con questo cosa vorresti insinuare?» Un mezzo sorriso spuntò sul mio viso. «Sei diventata sensitiva?»
Mi sorpassò altezzosa e austera con il mento verso l’alto. «Sono donna, Edward … e non c’è bisogna che io aggiunga altro.»
 
- - -
 
Nelle tre ore successive, ben centottanta minuti, trasportammo i pesi da una parte all’altra. Dapprima nel dormitorio femminile – nella stanza di Alice e Rosalie (mia cugina aveva fatto carte false affinché si trovassero insieme) – e successivamente in quello maschile sulla sinistra, nella stanza mia e Jasper. L’anno prima questa era in comune con un ragazzo dell’ultimo anno del quale stentavo a ricordare persino il nome. Non ero molto socievole. Jasper, a ridosso della porta, sulla lavagnetta sotto il mio nominativo aveva scritto a caratteri cubitali - affinché lo potessero leggere anche a metri e metri di distanza - “NO PERDITEMPO”.
Che amico premuroso, eh?
Di conseguenza quest’anno, un letto era vuoto e speravo vivamente che sarebbe rimasto tale. Prevenire è meglio che curare; pertanto preferivo restar solo invece di ritrovarmi un altro compagno di stanza casinista.
Jasper era sufficiente.
Cercammo di sistemare il tutto, perlomeno in  gran parte degli oggetti nel minor tempo possibile. Jasper batteva la fiacca e sperava nell’aiuto della sua ragazza pur sapendo che quest’ultima era fermamente impegnata con Rosalie e non si sarebbe smossa dall’amica finché non le avesse spiegato tutto ciò che c’era da sapere sull’università. Al sol ricordo di quel lungo e petulante discorso su cosa fare o meno (come ad esempio,le regole della tavoletta del water) rabbrividivo.
Jasper si gettò a peso morto sul letto. «Sono sfinito.»
Osservai gli scatoli vuoti. Alzai un sopracciglio scettico. «Ma se ne hai svuotato solo uno.»
«Appunto. Tutto da solo.» Si lamentò quasi con disperazione.
Osservai i miei scatoloni. «Me ne rimangono solo due.»
Balzò seduto sul letto. «Tu sei assurdo. Edward, secondo me ti ci vorrebbe del sano sesso.»
«Hai per caso cambiato ramo? Vuoi prendere psicologia?»
Il mio compagno di stanza alzò le braccia in segno di difesa.«Ehi, dicono che sia la soluzione a molti problemi. Forse, potrebbe esserlo anche per il tuo cervello.»
«Dici che riuscirai a laurearti prima ch’io prenda la seconda specializzazione in medicina?» Lo sbeffeggiai canzonatore.
«Ribadisco che hai bisogno di una donna selvaggia e aggressiva sotto le lenzuola. Sai, tipo Alice quando-»
Alzai una mano, bloccandogli le parole. «Alice è come una sorella per me. Preferirei evitare di conoscere certi particolari della sua vita sessuale.»
Jasper mi scrutò con occhio clinico. «Sai, secondo me invece di prendere la specializzazione in chirurgia dovresti scegliere quella di ginecologia.»
Jasper non aveva mai questi scatti di malizia in presenza di Alice, sembrava piuttosto timido e riservato. Con gli amici invece si sbilanciava un po’ più, il che non era affatto un bene. Mi sistemai meglio gli occhiali da vista con un mezzo sorriso. «Se quest’anno avremo qualche esame in comune, stai certo che non avrai alcun aiuto dal sottoscritto.»
Si imbronciò. «Che permaloso.»
Jasper svuotò solo la metà degli scatoli portati. Io terminai prima il lavoro, e nel mentre aprii un libro di medicina iniziato qualche settimana prima della partenza. Durante lo studio, avevo imparato ad isolare le lamentele di Jasper e relegarle in una piccolissima parte del cervello così da concentrarmi appieno sull’apprendimento.
Terminò dopo ben due ore. Era ormai tardi e sapeva perfettamente che Alice era ancora impegnata con Rosalie.
Donne! Loro sì che erano perditempo.
Andammo a dormire, non prima di aver litigato sulla scelta del letto (ormai divenuta ordinaria amministrazione), totalmente stremati dalla giornata conseguita. Avrei anche continuato a studiare ma gli occhi bruciavano terribilmente e le lettere ad un certo punto sembravano così doppie da rileggere come minimo due volte la stessa parola.
 
- - -
 
«Ma che diavolo!»
Esclamò d’un tratto Jasper nel cuore della notte facendomi letteralmente sobbalzare dallo spavento. Spalancai gli occhi cercando di mettere a fuoco la stanza nella penombra.
Accesi la luce e quel che vidi mi fece letteralmente scoppiare dal ridere. Il suo corpo era letteralmente schiacciato dal peso di ben quattro scatoloni. Un ragazzo nerboruto e nettamente più muscoloso di un bodybuilding professionista cercava invano di liberarlo gettando il tutto sul pavimento. «Non ti avevo visto.»
Continuai imperterrito a ridere non riuscendo a trattenermi. Jasper mi trucidò con lo sguardo. «Edward, vuoi darmi una mano?»
Ridevo. Non riuscivo a smettere e naturalmente ero tutt’altro che d’aiuto.
«Sei un secchione idiota!» Inveì Jasper gettandomi addosso il suo guanciale.
Il ragazzo nuovo ridacchiò divertito osservando la scena. «Scusa, pensavo che il letto fosse vuoto.»
Mi portai una mano al mento. «Eppure è strano, perché Jazz russa.»
Un’altra cuscinata in viso. Effettivamente non c’era nulla di più divertente che prendere in giro Jasper.
Il ragazzone bruno mi porse una mano. Probabilmente il mio amico di stanza non inspirava affatto fiducia: era quasi rosso in viso dall’irritazione e combatteva come un forsennato con le lenzuola.
«Piacere, io sono Emmett. Il vostro nuovo compagno di stanza.»   
   
 
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