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Autore: LadyMorgan    13/02/2010    3 recensioni
«Moony, sai chi era Murphy?» chiese sedendosi prima che chiunque altro potesse parlare.
L’amico lo guardò sorpreso. «Murphy? Be’, non sono sicuro fosse una persona, ma…»
«E chi era, allora?»
Il ragazzo lo guardò sempre più curioso. «Be’, nella cultura occidentale Babbana esistono una mezza dozzina di modi di dire che vengono detti tutti insieme “Legge di Murphy”, e…»
«Ok, siamo a cavallo. Cosa cacchio dice questa legge?»
«Be’, ti ho già detto che sono più di una, diciamo che…»
«Moony! Stringi!»
«Lo stavo facendo!» ribatté quello, stizzito. «“Se qualcosa può andare storto, lo farà”. Ecco qual è la sintesi generale.» [...]

Una shot senza né capo né coda, ai limiti del flash, su come è potuto succedere che il Malandrino Capo n°1 divenisse Caposcuola, e su come la pensi a tal proposito una certa persona...
***Dedicata a Gattina_, io da sola non avrei mai avuto il coraggio di pubblicarla...***
Genere: Commedia, Satirico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: I Malandrini, Lily Evans
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Legge di Murphy


Il ragazzo sostò davanti alla porta dello scompartimento, contando mentalmente fino a dieci. Aveva un’idea abbastanza precisa di cosa avrebbe trovato, e quindi all’assurdità della situazione, che già di per sé lo irritava parecchio, si aggiungeva una punta – impercettibile, ovviamente – di disagio.

Era sicuro che stava letteralmente per entrare nella fossa dei leoni, e sebbene fosse abituato ad agire impulsivamente, il pericolo che correva in quel momento andava attentamente vagliato. Alla fine, mormorando un poco elegante “Al diavolo!”, si riscosse ed aprì la porta con l’aria bellicosa con cui i soldati di Waterloo dovevano aver imbraccato i loro fucili – anche se questo non poteva saperlo.

All’interno dello scompartimento, seduta in una posa rilassata ed intenta a leggere un libro, c’era una ragazza dai lunghi capelli tizianeschi raccolti in una coda, ovviamente già in divisa, con l’aria rilassata di chi sta passando un momento di pace per cui non vuole venir disturbato.

Al rumore della porta che si apriva e si chiudeva, comunque, alzò gli occhi con una punta di irritazione ed aggrottò le sopracciglia quando distinse la figura bruna davanti a sé.

«Sì?» chiese lapidaria chiudendo il libro ma tenendo l’indice alla pagina a cui era arrivata.

Il ragazzo la guardò per un secondo e si sedette di fronte a lei. «Non chiedermelo» rispose sconfortato, passandosi una mano fra i capelli.

La ragazza strinse un attimo gli occhi, poi li spalancò tanto da far risaltare ulteriormente le iridi verde chiaro. «Vuoi dire che…?» cominciò esitante, e l’altro annuì, sprofondando nel sedile.

«Non guardare me, per una volta posso giurarti in perfetta buona fede che non c’entro niente. Né me l’aspettavo. Diamine, nemmeno una persona completamente tocca sceglierebbe me per un incarico del genere! E Silente non dovrebbe essere tocco!»

«È già un po’ avanti con gli anni…» mormorò con voce appena tremante la ragazza sistemandosi meglio sulla poltrona.

Lui agitò una mano impaziente. «Forse, ma che diamine! Non è una scusa! Dimmi, in quale strano universo parallelo io potrei diventare Caposcuo…»

Non poté finire, perché il resto della frase fu soffocata dalla risata ricca e vibrante della ragazza di fronte a lui, che immemore di ogni dignità stava appoggiando la testa al vetro sghignazzando senza ritegno.

«Cosa diavolo…?» cominciò il ragazzo, offeso, e lei per tutta risposta provò a tirarsi su, lo guardò un secondo e riprese a ridere non prima di essere riuscita a esalare: «Avrei dovuto immaginarlo…»

Il ragazzo incrociò le braccia. «Sempre lieto di essere causa di ilarità, Evans, ma onestamente non credi di stare un po’ esagerando?»

Lei scosse la testa e riuscì, facendo violenza su sé stessa, a smettere di ridere. «Non capisci…» disse con una voce in cui ancora tremava la risata. «È così… assurdo! Con un’intera Casa a disposizione, Silente va a scegliere te!»

Lui la guardò scoraggiato. «Ti prego, non me ne parlare! Ho perso dieci galeoni con Pad… voglio dire, con Sirius per colpa di questa stupida nomina! Avevo scommesso che sarebbe stato Remus il nuovo Caposcuola…»

«Oh, no, Potter, se ti fossi fermato a riflettere un istante, come avrei dovuto fare io, avresti capito subito che non potevi che essere tu» ribatté Evans mentre le labbra continuavano a tremarle per riso represso.

«Ah sì, e come?» chiese Potter, scettico.

«Legge di Murphy» ribatté lei sibillina.

L’arrivo degli altri Capiscuola e dei nuovi Prefetti rese impossibile ogni spiegazione, perciò Potter dovette attendere il ritorno negli scompartimenti per avere delucidazioni.

«Moony, sai chi era Murphy?» chiese sedendosi prima che chiunque altro potesse parlare.

L’amico lo guardò sorpreso. «Murphy? Be’, non sono sicuro fosse una persona, ma…»

«E chi era, allora?»

Il ragazzo lo guardò sempre più curioso. «Be’, nella cultura occidentale Babbana esistono una mezza dozzina di modi di dire che vengono detti tutti insieme “Legge di Murphy”, e…»

«Ok, siamo a cavallo. Cosa cacchio dice questa legge?»

«Be’, ti ho già detto che sono più di una, diciamo che…»

«Moony! Stringi!»

«Lo stavo facendo!» ribatté quello, stizzito. «“Se qualcosa può andare storto, lo farà”. Ecco qual è la sintesi generale.»

L’altro lo guardò incredulo per un attimo, poi scoppiò a ridere senza nessun apparente motivo.

E non ci fu verso di farlo smettere.

  
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