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Autore: LadyBlake    16/07/2005    2 recensioni
Esiste una cura per riuscire a voltare pagina e tornare a vivere? Makiko lo scoprirà presto…
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Akira Sendoh
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Spinta da “minacce”^^ di protagonisti e lettori…mi accingo a scrivere questo settimo capitolo…non so…un po’ di tempo fa ho scritto qualche riga...trovato il malloppo! Vediamo se si può continuare da dove avevo interrotto…

 

 

Capitolo 7

UN TRENO CHE SI CHIAMA VITA

 

 

WAKING UP –PART ONE

Makiko lanciò  uno sguardo verso il comodino. La sveglia digitale sosteneva implacabile che erano le 5.16 del mattino: troppo presto per pensare anche solo lontanamente di alzarsi. Si stava bene al calduccio sotto il piumone imbottito.

Tornò a fissare il soffitto, immerso nel buio, così come ogni altra parte della stanza, della casa, della città.

Si era svegliata di soprassalto: aveva di nuovo sognato sua sorella.

Reika.

Provava sensazioni contrastanti, il suo non era stato un incubo, no...ma era stato lo stesso così strano. Nulla in confronto al tormento provato nelle lunghe notti dei mesi passati….però…di ritorno da quel mondo inconsistente, vicino e lontano, popolato di sogni che sembrano così reali, la nostalgia torna a bussare, quasi come invocata.

Toc toc.

Perché al buio tutto sembra più difficile?

Le sfuggì un sospiro strozzato. Era quasi sul punto di piangere. Quasi.

Dicono che piangere faccia bene…di certo non al look…ti si formano occhiaie da far concorrenza ai panda.

Che paragone idiota, pensò subito dopo, e un abbozzo di risata si trasformò in un gemito.

La diga cedette, nonostante la sua volontà. Lacrime calde e silenziose iniziarono a scorrerle lentamente lungo le guance, fino a bagnare il cuscino. Makiko non fece nulla per trattenerle, nella speranza che si esaurissero presto. In breve tempo, tuttavia, il suo petto fu scosso da singhiozzi irrefrenabili, così, senza preavviso. Il suo cervello si era come svuotato, gli occhi erano spalancati, fissi su un ricordo lontano, scene a cui assisteva come spettatrice.

Sempre in prima fila, tanto non si paga il biglietto.

Non si mosse, in attesa che lo sfogo giungesse ad una fine. Sapeva come andavano certe cose. Quella non era la prima volta e non sarebbe stata nemmeno l’ultima. Ogni tanto, di notte, capitava che accadesse. La luce del giorno spaventa i fantasmi, le ombre ti sono amiche e la vita sembra scorrere senza grossi intoppi. Di notte invece,  con l’oscurità che scende a coprire tutto, morbida come un manto di velluto, le barriere si sgretolano come casteli di sabbia.

Si è tutti più soli.  Si è tutti più fragili. E ci si può permettere di abbandonarsi al dolore. Giusto un po’, tanto per non perdere l’abitudine.

Di notte.

Ogni tanto.

Giusto un po’…mentre chiudeva di nuovo gli occhi,  cullata dalla ninna-nanna dei rumori ovattati della città che piano piano si svegliava…sicura del fatto che la luce sarebbe tornata, ancora e per sempre, a scacciare le ombre, a placare i fantasmi del passato.

 

 

WAKING UP –PART TWO

Makiko lanciò  uno sguardo verso il comodino. La sveglia sosteneva implacabile che erano le 9.42…tardi, tardi, tardi!!!!!!!!!!!! Makiko scattò e si lanciò giù dal letto con un abile movimento, ma purtroppo accadde l'imprevisto …

-MIAaaaaeeeeEEEEEOOOO!!!!!!!!!!!!!!

PAT-A-PUM!!!!!!!!!!!!…..

-AAAAHHH!!!!!!!Nooooooo……Ohi ohi che male….MERINGA!!!!!!!!!!

… infatti finì lunga distesa sul tappeto della sua camera da letto, quasi schiacciando (e diciamo quasi volutamente) il gatto molesto,  e imprecando contro di lui.

-Bel modo di cominciare la giornata… che schifo... Quasi quasi me ne torno a letto.. ma perché sono così goffa?? Perché???!!!!

Stava già strisciando mestamente verso il letto, per cedere alla tentazione, quando:

-Makikooooo! La colaziooneeeeee…-giunse il richiamo dalla cucina.

-A quanto pare devo lasciarti perdere…-mormorò allungando una mano a sfiorare con rimpianto il piumone, così invitante…

-Kikyyyyyy!!!!!

-Arrivooooooo!!!!!!

Strascicando i piedi e sbadigliando sonoramente fece la sua entrata trionfale in cucina… e Tsukino fece un triplo salto carpiato all’indietro con mezzo avvitamento, inorridita. Beh, lei era già al massimo dello splendore, come ogni mattina, già truccata, vestita e pettinata.

-Ki…Ki…Kiky…

-Che c’è?- rispose quella bruscamente, sedendosi, o meglio, lasciandosi cadere di peso sulla sedia -…ho la testa che mi scoppia…- si lamentò poi.

-Sei terrificante.

-Grazie.

-Oh!!!Sveglia!!!! – le urlò addosso.

Tsuki si sporse in avanti per osservare meglio l’amica, ma quando vide le occhiaie fece 2+2=4 e preferì lasciar perdere ogni commento.

-L’hai sognata?-chiese con serietà.

-Già.

-Incubo?

-Non so. Non era triste…erano solo…boh, fatti.

-???

-Non fare quella faccia.

-Che faccia?

-Questa: ???

-Allora, cosa hai sognato?

-Niente. C’eravamo io e lei…stavamo sedute su una panchina della stazione.

Mentre raccontava, gli occhi di Makiko erano persi nel vuoto, privi di emozione, come la sua voce, priva di inflessione alcuna.

-Dunque?

-Dunque boh. Eravamo lì, sedute l’una vicino all’altra, immobili, senza parlare. E c’è il treno, fermo sul binario. Poi io mi alzo. È ora, penso. Mi volto verso di lei per dirle di muoversi, ma lei sta lì e mi fa segno di no, mi sorride e mi dice qualcosa…

-Che cosa?

-Non so, non riesco a sentirla, la sua voce è coperta dal fischio del capostazione.

-E lei non si muove.

-No.

-Ma ti sorride.

-Già.

-Dove va quel treno?

-Boh. Non credo sia importante. È solo un sogno -rispose Kiky con un gesto di noncuranza, tornando a occuparsi dei biscotti, ormai ridotti a pappetta.

Tsukino si alzò a versare il caffè, salito in quel momento, interrompendo quella strana conversazione.

Pensò che così non andava…non andava affatto, ma lo tenne per sé.

La ricomparsa di quello sguardo perso e delle occhiaie non era un buon segno.

Pensò che i singhiozzi e i pianti notturni stavano turbando la serenità appena ritrovata, ma non lo disse.

La sentiva agitarsi nel letto troppo spesso, ultimamente.

Pensò anche che la destinazione di quel treno di importanza ne aveva, eccome, ma non diede voce alle sue riflessioni.

Makiko ci sarebbe arrivata da sola, quando sarebbe giunto il momento.

Quando si sarebbe resa conto che sua sorella le stava inviando un altro messaggio.

Quando sarebbe stata pronta a salire su quel treno.

 

 

Dopo qualche secondo di raccoglimento, Tsuki lanciò la sua bordata, sperando in bene. Quella mattina l’umore non era alle stelle.

-Mmh…e se oggi andassimo a trovare i ragazzi?- propose furbescamente.

-‘e ‘agassccci?-tentò di dire Makiko, infilando in bocca due biscotti.

-Beh…i ragazzi!

Ad uno sguardo sempre più vacuo di Kiky, Tsukino sbuffò.

-Quei ragazzi, Kiky!! Dai su, “Terra chiama Kiky, Terra chiama Kiky”!!! Forza… alto, capelli a spazzola, occhi azzurri, fisico prestante…mister “chiamami o ti vengo a prendere di peso”!!Mister “saltami addosso o lo faccio io”!!!!

Al solo ricordo Makiko ingoiò  di colpo praticamente tutto quello che aveva in bocca, rischiando il soffocamento.

Dopo una dimostrazione eccellente di pronto intervento, alzando gli occhi al cielo, Tsuki tornò alla carica.

-Sono già passate due settimane e non ti sei mai fatta avanti…Sembra tu ti nasconda…

-Io non mi nascondo!!! E non voglio nemmeno saltargli addosso. -sottolineò.

-Sì, sì, certo.

-Guarda che dico seriamente…non ho tempo.

-Sì, ti credo, ah…aspetta…guarda, pulisciti qui…-disse indicando col dito un angolo della bocca.

-Qui?

-Un po’ più in là….sì, ecco.

-Cosa c’era?

-Un po’ di bava.

-Deficiente.

Attimo di silenzio.

-Non farmi ridere!!!! Ci sono ragazze che si farebbero caplestare come zerbini pur di riuscire ad avvicinarglisi…poi lui ti fa qualche avance……-esplose Tsuki, sempre più insofferente.

Altro rischio di soffocamento convulso.

-…lui ti fa delle avances e tu??? fai la preziosa? “non ho tempo” -la scimmiottò Tsukino.

-Lui è…- tentò di giustificarsi una sempre più imbarazzata Kiky.

-Lui è?? – la incoraggiò l’altra, sempre più sarcastica, invece.

-Beh…lui è,… beh, lui è…beh, lui…

-OHOH!!!!Disco incantato????

-Uff!!!! Lui è, ecco…un po’ troppo, come dire….insomma…secondo me era una presa in giro!

-Kiky, non farmi ridere. Non era una presa in giro.

-E tu come fai a saperlo con tanta certezza? –indagò Kiky, illuminandosi. –Sei stata tu a parlargli di me, vero?? Come faceva altrimenti a conoscere il mio nome? Io non mi sono presentata!! - accusò poi. - E non mi hai detto niente!!! Guarda che non ho bisogno della pietà di quel bellimbusto!!!!

Fischiettando, Tsuki, tentò di glissare l’argomento, ma pressata sempre più da vicino e minacciata con l’ausilio di un pennarello indelebile a portata di viso, fu costretta a vuotare il sacco.

-…ma questo prova solo che non ti stava prendendo in giro!!!-concluse trionfante. – Oggi alle 15.00 al portone!!!!!! Se non ci sei, lo mando a cercarti!!!!!!!!!!!

-Allora è stato lui a chiederti di me?

-Tu che dici? Allora?? Ammettilo che ti piace!!!!

-Beh, è …carino.

-Carino. CARINO???!!!! Tesoro, quello è un figo pazzesco, uno schianto da 110 e lode con bacio accademico!!! Anzi, bacio è poco!!!!!!

-Tsuki!!!!!!!

 

Quando le due sciagurate riuscirono ad uscire di casa, all’alba delle 11.00, si diressero velocemente verso l’entrata dell’università. Ad un tratto Makiko si sentì un gomito di Tsuki infilato tra le costole.

-Coff!!Vuoi uccidermi?-sibilò.

-No, ci penserà quella visione…

Seguendo il gesto di Tsukino, Makiko alzò lo sguardo, giusto in tempo per vedere Sendo in accappatoio affacciato alla finestra del suo alloggio, con lo sguardo fisso su di loro. Makiko si sentì sprofondare di 500 metri nel sottosuolo.

-Ci fa dei cenni.

-No, ti fa dei cenni.

-Non avrà freddo?

-Probabilmente no.

-E cosa vuole?

-Vuole che lo aspetti.

-Dove?

-Sulla panchina là dietro. Fagli segno che è okay.

-Cosa??

-Pollicione verso l’alto, presente???

Makiko fece quanto le aveva detto Tsuki, in trance. Lo vide correre dentro casa, probabilmente a vestirsi…

Tsuki si incamminò per il viale.

-Dove vai????

-Kiky, no panic. Io vado in classe.

-E io?

Tsuki la guardò come si guarda un bambino che non impara mai.

-Tu, ciccina bella, ti vai a sedere sotto quell’albero ad aspettare il tuo…amico.

E strizzando l’occhio, si voltò leggiadra, lasciando Kiky in balia del terrore più puro. Rigidamente riuscì a raggiungere la panchina e si sedette. Con lo sguardo fisso a terra, non riusciva a fare altro che arrotolarsi  e srotolarsi la sciarpa intorno alle mani.

Un fiocco di neve volteggiò nell’aria, cadendo a terra proprio di fronte a lei. Alzò gli occhi al cielo. Come in un sogno vide Akira Sendo attraversare il cortile di corsa per venirle incontro. Le arrivò vicino.I suoi occhi quel giorno erano quasi grigi come le nuvole sopra di loro.

-Ciao!

-Ciao…

-Freddo oggi, vero?

-Già…

-Si potrebbe prendere una cioccolata calda insieme…sempre se ti va….-le disse, poi tese la mano.

Makiko annuì.

 

In fondo vivere nel presente significa proprio quello, no?

Allontanare i fantasmi del passato.

Affrontare le paure e vincerle.

Conoscere nuova gente e rimettersi in discussione.

Aprire il cuore a nuovi sentimenti.

Imparare a fidarsi di qualcuno, senza il timore di soffrire.

Allungare la mano per far sì che le dita di un ragazzo si intreccino alle tue, una mattina di inverno, mentre cominciano a cadere lievi i primi fiocchi di neve.

 

Dopo pochi passi Makiko si voltò a guardare la panchina.

Non era vuota, c’era Reika lì seduta, sorridente, e la salutava.

Disse qualcosa che lei non riuscì a sentire, ma che capì benissimo.

 

Vivere.

Salire su un treno, lasciando chi ami seduto sulla panchina della stazione.

Ad aspettare il tuo ritorno.

 

 

 

 

 

 

****Ciao a tutti.

Dopo aver scritto e pubblicato anche il capitolo 8, ed essere arrivata a metà della stesura del 9, mi sono resa conto, per vari motivi, che la ff per come la volevo io, anche in base ai motivi che mi avevano spinta a scriverla, è veramente terminata con ‘Un treno che si chiama vita’.

 

Ho deciso che in un prossimo futuro scriverò una one-shot per raccontare come si sarà evoluta, e se si sarà evoluta, la storia tra Makiko e Sendo.

Mi sono anche ripromessa di riprendere in mano tutta ‘Nothing gold can stay’ e di dedicarmi a una ‘revisione completa’, dato che ormai sono passati anni da quando avevo iniziato a scriverla, spinta dalla voglia di sfogarmi per un fatto realmente accaduto e che mi aveva colpito molto da vicino.

Ringrazio nel frattempo tutti coloro che l’hanno letta e che giungeranno a leggere fino a quest’ultima riga.

 

Bye bye

 

Tess

 

 

 

   
 
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