Spinta da “minacce”^^ di
protagonisti e lettori…mi accingo a scrivere questo settimo capitolo…non so…un
po’ di tempo fa ho scritto qualche riga...trovato il malloppo! Vediamo se si può
continuare da dove avevo interrotto…
Capitolo
7
UN TRENO CHE SI CHIAMA
VITA
WAKING UP –PART ONE
Makiko lanciò uno sguardo verso il comodino. La
sveglia digitale sosteneva implacabile che erano le 5.16 del mattino: troppo
presto per pensare anche solo lontanamente di alzarsi. Si stava bene al
calduccio sotto il piumone imbottito.
Tornò a fissare il
soffitto, immerso nel buio, così come ogni altra parte della stanza, della casa,
della città.
Si era svegliata di
soprassalto: aveva di nuovo sognato sua sorella.
Reika.
Provava sensazioni
contrastanti, il suo non era stato un incubo, no...ma era stato lo stesso così
strano. Nulla in confronto al tormento provato nelle lunghe notti dei
mesi passati….però…di ritorno da quel mondo inconsistente, vicino e lontano,
popolato di sogni che sembrano così reali, la nostalgia torna a bussare,
quasi come invocata.
Toc
toc.
Perché al buio tutto
sembra più difficile?
Le sfuggì un sospiro
strozzato. Era quasi sul punto di piangere. Quasi.
Dicono che piangere
faccia bene…di certo non al look…ti si formano occhiaie da far concorrenza ai
panda.
Che paragone
idiota, pensò subito
dopo, e un abbozzo di risata si trasformò in un gemito.
La diga cedette,
nonostante la sua volontà. Lacrime calde e silenziose iniziarono a scorrerle
lentamente lungo le guance, fino a bagnare il cuscino. Makiko non fece nulla per
trattenerle, nella speranza che si esaurissero presto. In breve tempo, tuttavia,
il suo petto fu scosso da singhiozzi irrefrenabili, così, senza preavviso. Il
suo cervello si era come svuotato, gli occhi erano spalancati, fissi su un
ricordo lontano, scene a cui assisteva come spettatrice.
Sempre in prima fila,
tanto non si paga il biglietto.
Non si mosse, in attesa
che lo sfogo giungesse ad una fine. Sapeva come andavano certe cose. Quella non
era la prima volta e non sarebbe stata nemmeno l’ultima. Ogni tanto, di notte,
capitava che accadesse. La luce del giorno spaventa i fantasmi, le ombre ti sono
amiche e la vita sembra scorrere senza grossi intoppi. Di notte invece, con l’oscurità che scende a coprire
tutto, morbida come un manto di velluto, le barriere si sgretolano come casteli
di sabbia.
Si è tutti più
soli. Si è tutti più fragili. E ci
si può permettere di abbandonarsi al dolore. Giusto un po’, tanto per non
perdere l’abitudine.
Di notte.
Ogni
tanto.
Giusto un po’…mentre
chiudeva di nuovo gli occhi,
cullata dalla ninna-nanna dei rumori ovattati della città che piano piano
si svegliava…sicura del fatto che la luce sarebbe tornata, ancora e per sempre,
a scacciare le ombre, a placare i fantasmi del passato.
WAKING UP –PART TWO
Makiko lanciò uno sguardo verso il comodino. La
sveglia sosteneva implacabile che erano le 9.42…tardi, tardi, tardi!!!!!!!!!!!!
Makiko scattò e si lanciò giù dal letto con un abile movimento, ma purtroppo
accadde l'imprevisto …
-MIAaaaaeeeeEEEEEOOOO!!!!!!!!!!!!!!
PAT-A-PUM!!!!!!!!!!!!…..
-AAAAHHH!!!!!!!Nooooooo……Ohi ohi che
male….MERINGA!!!!!!!!!!
… infatti finì lunga
distesa sul tappeto della sua camera da letto, quasi schiacciando (e diciamo
quasi volutamente) il gatto molesto,
e imprecando contro di lui.
-Bel modo di cominciare la
giornata… che schifo... Quasi quasi me ne torno a letto.. ma perché sono così
goffa?? Perché???!!!!
Stava già strisciando
mestamente verso il letto, per cedere alla tentazione,
quando:
-Makikooooo! La
colaziooneeeeee…-giunse il richiamo dalla
cucina.
-A quanto pare devo
lasciarti perdere…-mormorò allungando una mano a sfiorare con rimpianto il
piumone, così invitante…
-Kikyyyyyy!!!!!
-Arrivooooooo!!!!!!
Strascicando i piedi e
sbadigliando sonoramente fece la sua entrata trionfale in cucina… e Tsukino fece
un triplo salto carpiato all’indietro con mezzo avvitamento, inorridita. Beh,
lei era già al massimo dello splendore, come ogni mattina, già truccata, vestita
e pettinata.
-Ki…Ki…Kiky…
-Che c’è?- rispose quella
bruscamente, sedendosi, o meglio, lasciandosi cadere di peso sulla sedia -…ho la
testa che mi scoppia…- si lamentò poi.
-Sei
terrificante.
-Grazie.
-Oh!!!Sveglia!!!! – le urlò
addosso.
Tsuki si sporse in avanti
per osservare meglio l’amica, ma quando vide le occhiaie fece 2+2=4 e preferì
lasciar perdere ogni commento.
-L’hai sognata?-chiese con
serietà.
-Già.
-Incubo?
-Non so. Non era
triste…erano solo…boh, fatti.
-???
-Non fare quella
faccia.
-Che
faccia?
-Questa:
???
-Allora, cosa hai
sognato?
-Niente. C’eravamo io e
lei…stavamo sedute su una panchina della stazione.
Mentre raccontava, gli
occhi di Makiko erano persi nel vuoto, privi di emozione, come la sua voce,
priva di inflessione alcuna.
-Dunque?
-Dunque boh. Eravamo lì,
sedute l’una vicino all’altra, immobili, senza parlare. E c’è il treno, fermo
sul binario. Poi io mi alzo. È ora, penso. Mi volto verso di lei per dirle di
muoversi, ma lei sta lì e mi fa segno di no, mi sorride e mi dice
qualcosa…
-Che
cosa?
-Non so, non riesco a
sentirla, la sua voce è coperta dal fischio del
capostazione.
-E lei non si
muove.
-No.
-Ma ti
sorride.
-Già.
-Dove va quel treno?
-Boh. Non credo sia
importante. È solo un sogno -rispose Kiky con un gesto di noncuranza, tornando a
occuparsi dei biscotti, ormai ridotti a
pappetta.
Tsukino si alzò a versare
il caffè, salito in quel momento, interrompendo quella strana conversazione.
Pensò che così non
andava…non andava affatto, ma lo tenne per
sé.
La ricomparsa di quello
sguardo perso e delle occhiaie non era un buon segno.
Pensò che i singhiozzi e i
pianti notturni stavano turbando la serenità appena ritrovata, ma non lo
disse.
La sentiva agitarsi nel
letto troppo spesso, ultimamente.
Pensò anche che la
destinazione di quel treno di importanza ne aveva, eccome, ma non diede voce
alle sue riflessioni.
Makiko ci sarebbe arrivata
da sola, quando sarebbe giunto il momento.
Quando si sarebbe resa
conto che sua sorella le stava inviando un altro
messaggio.
Quando sarebbe stata pronta
a salire su quel treno.
Dopo qualche secondo di
raccoglimento, Tsuki lanciò la sua bordata, sperando in bene. Quella mattina
l’umore non era alle stelle.
-Mmh…e se oggi andassimo a
trovare i ragazzi?- propose furbescamente.
-‘e ‘agassccci?-tentò di
dire Makiko, infilando in bocca due
biscotti.
-Beh…i
ragazzi!
Ad uno sguardo sempre più
vacuo di Kiky, Tsukino sbuffò.
-Quei ragazzi,
Kiky!! Dai su, “Terra chiama Kiky, Terra chiama Kiky”!!! Forza… alto, capelli a
spazzola, occhi azzurri, fisico prestante…mister “chiamami o ti vengo a prendere
di peso”!!Mister “saltami addosso o lo faccio
io”!!!!
Al solo ricordo Makiko
ingoiò di colpo praticamente tutto
quello che aveva in bocca, rischiando il
soffocamento.
Dopo una dimostrazione
eccellente di pronto intervento, alzando gli occhi al cielo, Tsuki tornò alla
carica.
-Sono già passate due
settimane e non ti sei mai fatta avanti…Sembra tu ti
nasconda…
-Io non mi nascondo!!! E
non voglio nemmeno saltargli addosso.
-sottolineò.
-Sì, sì,
certo.
-Guarda che dico
seriamente…non ho tempo.
-Sì, ti credo,
ah…aspetta…guarda, pulisciti qui…-disse indicando col dito un angolo della
bocca.
-Qui?
-Un po’ più in là….sì,
ecco.
-Cosa
c’era?
-Un po’ di
bava.
-Deficiente.
Attimo di
silenzio.
-Non farmi ridere!!!! Ci
sono ragazze che si farebbero caplestare come zerbini pur di riuscire ad
avvicinarglisi…poi lui ti fa qualche avance……-esplose Tsuki, sempre più
insofferente.
Altro rischio di
soffocamento convulso.
-…lui ti fa delle
avances e tu??? fai la preziosa? “non ho tempo” -la scimmiottò
Tsukino.
-Lui è…- tentò di
giustificarsi una sempre più imbarazzata
Kiky.
-Lui è?? – la incoraggiò
l’altra, sempre più sarcastica, invece.
-Beh…lui è,… beh, lui
è…beh, lui…
-OHOH!!!!Disco
incantato????
-Uff!!!! Lui è, ecco…un po’
troppo, come dire….insomma…secondo me era una presa in
giro!
-Kiky, non farmi ridere.
Non era una presa in giro.
-E tu come fai a saperlo
con tanta certezza? –indagò Kiky, illuminandosi. –Sei stata tu a parlargli di
me, vero?? Come faceva altrimenti a conoscere il mio nome? Io non mi sono
presentata!! - accusò poi. - E non mi hai detto niente!!! Guarda che non ho
bisogno della pietà di quel bellimbusto!!!!
Fischiettando, Tsuki, tentò
di glissare l’argomento, ma pressata sempre più da vicino e minacciata con
l’ausilio di un pennarello indelebile a portata di viso, fu costretta a vuotare
il sacco.
-…ma questo prova solo che
non ti stava prendendo in giro!!!-concluse trionfante. – Oggi alle 15.00 al
portone!!!!!! Se non ci sei, lo mando a cercarti!!!!!!!!!!!
-Allora è stato lui a
chiederti di me?
-Tu che dici? Allora??
Ammettilo che ti piace!!!!
-Beh, è
…carino.
-Carino. CARINO???!!!!
Tesoro, quello è un figo pazzesco, uno schianto da 110 e lode con bacio
accademico!!! Anzi, bacio è poco!!!!!!
-Tsuki!!!!!!!
Quando le due sciagurate
riuscirono ad uscire di casa, all’alba delle 11.00, si diressero velocemente
verso l’entrata dell’università. Ad un tratto Makiko si sentì un gomito di Tsuki
infilato tra le costole.
-Coff!!Vuoi
uccidermi?-sibilò.
-No, ci penserà quella
visione…
Seguendo il gesto di
Tsukino, Makiko alzò lo sguardo, giusto in tempo per vedere Sendo in accappatoio
affacciato alla finestra del suo alloggio, con lo sguardo fisso su di loro.
Makiko si sentì sprofondare di
-Ci fa dei
cenni.
-No, ti fa dei
cenni.
-Non avrà
freddo?
-Probabilmente
no.
-E cosa
vuole?
-Vuole che lo
aspetti.
-Dove?
-Sulla panchina là dietro.
Fagli segno che è okay.
-Cosa??
-Pollicione verso l’alto,
presente???
Makiko fece quanto le aveva
detto Tsuki, in trance. Lo vide correre dentro casa, probabilmente a
vestirsi…
Tsuki si incamminò per il
viale.
-Dove
vai????
-Kiky, no panic. Io vado in
classe.
-E
io?
Tsuki la guardò come si
guarda un bambino che non impara mai.
-Tu, ciccina bella, ti vai
a sedere sotto quell’albero ad aspettare il
tuo…amico.
E strizzando l’occhio, si
voltò leggiadra, lasciando Kiky in balia del terrore più puro. Rigidamente
riuscì a raggiungere la panchina e si sedette. Con lo sguardo fisso a terra, non
riusciva a fare altro che arrotolarsi
e srotolarsi la sciarpa intorno alle
mani.
Un fiocco di neve volteggiò
nell’aria, cadendo a terra proprio di fronte a lei. Alzò gli occhi al cielo.
Come in un sogno vide Akira Sendo attraversare il cortile di corsa per venirle
incontro. Le arrivò vicino.I suoi occhi quel giorno erano quasi grigi come le
nuvole sopra di loro.
-Ciao!
-Ciao…
-Freddo oggi,
vero?
-Già…
-Si potrebbe prendere una
cioccolata calda insieme…sempre se ti va….-le disse, poi tese la
mano.
Makiko
annuì.
In fondo vivere nel
presente significa proprio quello, no?
Allontanare i fantasmi del
passato.
Affrontare le paure e
vincerle.
Conoscere nuova gente e
rimettersi in discussione.
Aprire il cuore a nuovi
sentimenti.
Imparare a fidarsi di
qualcuno, senza il timore di soffrire.
Allungare la mano per far
sì che le dita di un ragazzo si intreccino alle tue, una mattina di inverno,
mentre cominciano a cadere lievi i primi fiocchi di
neve.
Dopo pochi passi Makiko si
voltò a guardare la panchina.
Non era vuota, c’era Reika
lì seduta, sorridente, e la salutava.
Disse qualcosa che lei non
riuscì a sentire, ma che capì benissimo.
Vivere.
Salire su un treno,
lasciando chi ami seduto sulla panchina della
stazione.
Ad aspettare il tuo
ritorno.
****Ciao a tutti.
Dopo aver scritto e
pubblicato anche il capitolo 8, ed essere arrivata a metà della stesura del
Ho deciso che in un
prossimo futuro scriverò una one-shot per raccontare come si sarà evoluta, e se
si sarà evoluta, la storia tra Makiko e
Sendo.
Mi sono anche ripromessa di
riprendere in mano tutta ‘Nothing gold can stay’ e di dedicarmi a una ‘revisione
completa’, dato che ormai sono passati anni da quando avevo iniziato a
scriverla, spinta dalla voglia di sfogarmi per un fatto realmente accaduto e che
mi aveva colpito molto da vicino.
Ringrazio nel frattempo
tutti coloro che l’hanno letta e che giungeranno a leggere fino a quest’ultima
riga.
Bye
bye
Tess