Capitolo
8
Arrivata
al castello Hermione si diresse verso la torre di Grifondoro per andare
a
prendere i libri che le servivano per studiare.
Salendo
le scale incrociò Lavanda e Calì che andavano
nella direzione opposta.
“Possibile
che ci abbiano messo tutto quel tempo per farci uscire da quel
maledetto
bagno?” sentì chiedere dalla voce di Lavanda che
l’aveva appena superata
lanciandole un occhiataccia.
La
riccia non riuscì a trattenere un sorriso.
Quell’incantesimo per le porte era
fantastico, il migliore che avesse mai trovato. E gli altri che la
criticavano
sempre per le sue letture alternative.
Arrivata
nella sala comune la trovò praticamente deserta.
Salì nel dormitorio e si sfilò
la giacca mentre cercava i libri che le servivano per la ricerca e
quelli che
doveva restituire in biblioteca. Li trovò tutti meno uno.
“Ma
dove l’ho messo?” sbuffò. Provava un
enorme fastidio quando non trovava le
cose, per fortuna era ordinata e non le capitava spesso.
“Ah
già, l’ho messo in borsa” disse e con un
movimento automatico si portò una mano
sul fianco, dove avrebbe dovuto esserci la tracolla.
La
borsa però non c’era. Eppure non lei non ricordava
di averla tolta. Diede una
rapida occhiata per la stanza, ma della borsa non c’era
traccia.
“Dove
posso averla messa? All’uscita dei tre manici di scopa
l’avevo ancora, ci ho
messo dentro la bacchetta” ragionò ad alta voce.
“Quindi devo averla lasciata …
al campo da Quidditch” concluse
“Maledizione.”
Ore
le toccava uscire di nuovo dal castello per andare a prendere la borsa,
non
poteva presentarsi a lezione senza la bacchetta il giorno dopo.
Così
però correva il rischio di incontrare Ron. Si era ripromessa
di parlargli, ma
non era pronta a farlo così presto.
D’altro
canto doveva recuperare la sua borsa.
“Forse
posso intrufolarmi senza che se ne accorga, o magari posso nascondermi
fuori al
campo e aspettare che vada via” si trovò a pensare.
Guardò
l’orologio. Erano le sei passate, non si era accorta che
fosse così tardi. La
cena era già cominciata.
“Bene”
pensò “Ron sarà già in sala
grande a quest’ora. “E’ sempre tra i
primi ad
arrivare, soprattutto dopo aver giocato a Quidditch.”
Tranquillizzata
prese la giacca e la indossò un'altra volta. Poi
uscì dal dormitorio e con
calma si incamminò verso l’ingresso. Non
c’era più nessuno in giro per il
castello. Arrivata avanti al portone si fermò un secondo ad
ascoltare il
vociare che proveniva dalla sala grande, quasi sperasse di distinguere
la voce
di Ron dalle altre. Poi si ricordò che aveva poco tempo
prima che Gazza
chiudesse il portone d’ingresso
e
riprese il suo cammino verso il campo.
Fuori
faceva molto più freddo di prima. Si strinse meglio nella
giacca e si sfregò le
mani per scardarsele.
Quando
fu più vicina al campo constatò che le luci erano
effettivamente spente, cosa
che la rassicurò ulteriormente.
Entrò
dall’ingresso che portava agli spogliatoi. Nel farlo
urtò il cancello che era
spalancato e quello si chiuse alle sue spalle facendo rumore.
Provò
a riaprirlo, ma quello non si muoveva. Le serviva la bacchetta.
Lasciò perdere
il cancello e cominciò
a cercare la
borsa. Probabilmente l’aveva lasciata su una panchina nello
spogliatoio, ma era
meglio controllare in giro.
Mentre
percorreva il corridoio iniziò a domandarsi
come’era andato il resto della
giornata a Harry e Ginny.
Era
sicura che la sua migliore amica le avrebbe fatto una cronaca
dettagliata una
volta che si fossero trovate sole, ma chissà quando sarebbe
capitato. Da oggi
in poi avrebbe passato meno tempo con i suoi migliori amici e si
sarebbe
trovata sempre più spesso sola con Ron.
Il
pensiero non le dispiaceva affatto, certo se avessero ricominciato a
parlarsi
sarebbe stato meglio.
“Possibile
che Ron c’entri sempre qualcosa?” pensò
la riccia. “Qualunque cosa faccia gira
e rigira mi trovo sempre a pensare a lui.” Ormai era arrivata
alla porta dello
spogliatoio e stava per aprirlo.
“Ho
provato a togliermelo dalla testa, ma me lo trovo sempre avanti. Ogni
volta che
giro l’angolo mi trovo di fronte…”
“Oh,
mio Dio, Ron!!!” gridò Hermione.
Aveva
appena aperto la porta dello spogliatoio. Si era aspettata di trovarlo
vuoto,
invece nel mezzo della stanza c’era Ron a torso nudo, con
solo un boxer
addosso.
“Hermione,
che diamine ci fai qui?” chiese il ragazzo quasi urlando
mentre prendeva un
asciugamano per coprirsi. Le sue orecchie erano rosso fuoco.
Hermione
era rimasta per un attimo pietrificata sulla porta, non sapendo che
fare.
Guardava Ron che si era coperto alla buona con un asciugamano e si
sentiva
avvampare.
Quando
si accorse di quello che stava facendo (guardava Ron con un rivolo di
saliva
all’angolo della bocca N.d.A.) si sentì ancora
più imbarazzata.
Si
portò le mani sugli occhi e balbettò:
“S-scusa,
non v-volevo … mi serviva la borsa. Perdonami i-io
…” ma non finì la frase.
Sempre
con gli occhi coperti si girò cercando a tentoni la porta.
Fece per uscire di
corsa, ma il suo tentativo fallì.
BANG.
Colpì in pieno la porta e per la violenza
dell’urto si trovò stesa a terra.
Per
un momento la vista le si annebbiò, aveva gli occhi pieni di
lacrime. Poi vide
una macchia rossa danzarle avanti al viso e sentì due mani
che la afferravano
per le spalle.
“Hermione,
Hermione mi senti?” le chiese la voce di Ron. “ Va
tutto bene? Hai sbattuto la
testa?”
“Credo
che la porta mi abbia colpita in fronte” disse Hermione mettendo a fuoco il ragazzo.
“Dicevo
dopo. Quando sei caduta a terra.” Chiese Ron premuroso mentre
le tastava il
cranio.
“Ahi”
fece la ragazza quando Ron le toccò un punto della nuca che
si stava già
gonfiando.
“Direi
proprio di si” concluse il rosso senza aspettare la risposta
dell’amica.
“Non
mi fa male” disse la riccia imbarazzata notando che Ron aveva
ancora solo un
asciugamano a coprirgli i boxer. Cercò di alzarsi, ma la testa le girava. Stava per
finire nuovamente
sdraiata, ma il ragazzo la trattenne.
“E’
meglio che ti sdrai su una panchina” le disse mentre
l’aiutava ad alzarsi e a
stendersi sulla panca più vicina. Poi prese un asciugamano e
gliela mise sotto
la testa per farla stare più comoda.
Hermione
intanto cercava di distogliere lo sguardo che sempre più
spesso le finiva sugli
addominali dell’amico.
“Tutto
bene?” chiese Ron “Hai uno sguardo
strano.”
“Benissimo”
sputò fuori Hermione temendo di essere stata scoperta
“Forse ci dovrei mettere
un po’ di ghiaccio però.” Nel dirlo si
poggiò una mano sulla fronte.
“Già,
mi sembra che si stia gonfiando. Aspettami qui.”
Detto
questo Ron si allontanò. Hermione alzò lo sguardo
verso il soffitto cercando di
calmarsi.
Era
imbarazzata per la doppia figuraccia che aveva appena fatto e l’avere Ron
mezzo nudo che si occupava di
lei non l’aiutava di certo a rilassarsi.
Mentre
faceva dei lunghi respiri per recuperare la calma sentì
l’acqua della doccia
scorrere. Poco dopo Ron ricomparve. Aveva messo un pantalone e aveva la
maglia
al contrario.
“Spero
che non si sia accorto che lo stavo
fissando”
pensò Hermione mentre tutti gli sforzi che aveva fatto
per calmarsi venivano vanificati.
“Ti
ho portato il ghiaccio”le disse il rosso poggiandole un
impacco fatto con un
asciugamano in fronte. “Devi metterlo anche sulla nuca
dopo.”
“Grazie”
rispose Hermione.
Ron
si sedette su una panca di fronte alla ragazza. I due rimasero qualche
minuto
in silenzio. Poi Hermione tentò nuovamente di rimettersi
seduta e Ron si alzò
per aiutarla.
Il
tentativo ebbe successo e dopo aver nuovamente ringraziato
l’amico spostò il
ghiaccio dalla fronte e cominciò a massaggiarsela.
“Ti
fa male?” le chiese subito il rosso preoccupato.
“No,
ma mi si stava ghiacciando il cervello” rise.
Per
tutta risposta Ron le si avvicinò ancora di più e
le poggiò una mano sulla fronte.
Il contatto con la sua pelle calda la fece rabbrividire.
“Così
va meglio.” Si voltò verso il ragazzo. Aveva i
capelli arruffati e i suoi occhi
azzurro mare erano preoccupati. “Sto bene” gli
disse per rassicurarlo.
“Sei
sicura?”
“Certo”
“Mi
hai fatto proprio preoccupare. All’inizio non mi
rispondevi.”
“Scusa
se ti ho spaventato, non volevo. Ora però è tutto
passato. Spero solo che non
mi rimanga il segno.”
“Mi
sa che un bel livido non te lo leva nessuno” disse levandole
la mano dalla
fronte e avvicinandosi per controllare i danni.
I
loro visi ormai erano a pochi centimetri di distanza. Il cuore di
Hermione
presa e battere furiosamente mentre ripensava a quel giorno in riva al
lago.
“Si
è gonfiato un po’” disse Ron spostando
gli occhi dalla fronte della ragazza e
fissandoli nei suoi.
Si
guardarono per qualche istante, poi Ron si allontanò e si
alzò in piedi.
“Sarà
meglio che ti porti da Madama Chips”
“Non
è necessario” Disse Hermione tentando di tornare
lucida “ti ho detto che ora
sto bene.”
“So
che sono un ottimo dottore” scherzò “ ma
mi sentirei meglio se ti controllasse
lei. Non vorrei che la botta ti avesse danneggiato il cervello. In quel
caso
non avrei più nessuno da cui copiare i compiti.”
“D’accordo
acconsentì la riccia dandole un buffetto “ma per i
compiti non ti assicuro
niente.”
Non
era una cattiva idea andare da Madama Chips, magari lei poteva farle
sparire i
segni.
“Bene,
aspetta che prendo la mia roba.”
“Anche
io devo prendere la borsa” si ricordò Hermione. Si
alzò in piedi e si guardò
intorno in cerca della sua tracolla, ma non c’era.
“Ron
per caso hai visto la mia borsa?”chiese girandosi verso il
ragazzo.
“No,
com’è fatta?”
“E’
una tracolla nera con un pupazzo a forma di panda.”
“Credo
che l’avesse Ginny quando è andata via.
L’avrà presa per portartela.”
“Perfetto,
ho fatto un viaggio a vuoto.”
“Eri
venuta a prendere la borsa allora!?!”
“Si,
altrimenti perché?”
“Beh
non lo so” disse Ron arrossendo. “Comunque
è ora di andare.”
“ok”
Si
avviarono entrambi verso la porta.
“Attenta
a nona andare a sbattere” la prese in giro il ragazzo.
Hermione
gli rispose con una linguaccia, ma non riuscì a trattenere
un sorriso.
Era
sorpresa di come fosse facile parlare con Ron ora. Certo le ci era
voluta una
quasi commozione celebrale, me se questo era servito per far tornare le
cose
alla normalità ne era valsa la pena.
Arrivarono
al cancello e Ron provò ad aprirlo senza successo.
“Mi
sa che serve la bacchetta” gli disse Hermione.
“Devi
pensarci tu allora” disse Ron “ io non ho la mia
bacchetta.”
“Come
sarebbe a dire che non hai la bacchetta?” chiese Hermione.
“L’ho
data a Ginny mentre io provavo il vestito da cerimonia e mi sono
scordato di
riprenderla. Qual è il problema?”
“Il
problema è che nemmeno io ho la mia bacchetta”
disse Hermione con tono
allarmato “era nella mia borsa. Quella che sono venuta e
cercare e che tua
sorella ha portato via.”
“Dannazione”
fece Ron “Tu
aspettami qui, io vado a
vedere se c’è qualche porta aperta.”
“OK” rispose la ragazza mentre lo guardava
allontanarsi.
“Che
situazione assurda” pensò mentre aspettava il
ritorno dell’amico. “ Prima non
riuscivo a stare da sola con lui nemmeno per 5 minuto e ora siamo
chiusi qui
dentro.”
Questo
le fece tornare alla mente la promessa che si era fatta qualche ora
prima. Se
avesse capito come si sarebbe ,essa la situazione non avrebbe fatto
nulla del
genere.
“Niente
da fare!” sentì dire da Ron che si stava
avvicinando “anche le porte per
entrare nel campo sono chiuse.”
“E
ora che facciamo?”
“Non
possiamo fare altro che aspettare. Prima o poi si accorgeranno che ci
siamo e
verranno a cercarci. Oppure ci troverà qualcuno che viene a
fare allenamento.”
“Quello
che mi preoccupa è quanto tempo ci metteranno a trovarci. Io
devo finire una
ricerca.”
Ron
iniziò a ridere.
“Che
c’è?” chiese Hermione.
“Possibile
che ti preoccupi dei compiti anche ora? Nemmeno una doppia botta in
testa è
riuscita a darti un giusto ordine delle priorità.”
“Per
tua informazione le mie priorità non hanno niente che non
vada Ronald” ma nel
dirlo anche lei cominciò a ridere.
“Bene
visto che di studiare non se ne parla sarà meglio trovare
una sistemazione per
la notte.”
“Sistemazione
per la notte” chiese Hermione smettendo di ridere.
“Già,
a quanto pare ci toccherà passare la notte qui, quindi
è meglio trovare una
sistemazione comoda.”
“Dubito
che si possa trovare una sistemazione comoda qui o nello
spogliatoio.”
“Vedremo
che si può fare. Vieni.” Le disse porgendole la
mano.
Hermione
la guardò per qualche istante poi la afferrò e si
lasciò trascinare fino allo
spogliatoio.
“Tu
siediti” disse il ragazzo “ci penso io.”
Hermione
obbedì e si mise in un angolo ad osservare l’amico
che si metteva all’opera.
Avvicinò
due panche sotto al muro, poi prese tutte le asciugamani pulite che
c’erano e
le stese sulla panchina per renderla più confortevole. Ne
lascio un paio
piegate, probabilmente per usarle come coperte.
“Ecco
fatto signorina, lei può dormire qui.”
“E
tu dove dormi?”
“Il
mio letto è quello” disse indicando un'altra
panchina spoglia dall’aria
tutt’altro che accogliente.
“Sei
sicuro che non vuoi metterti qui? Dopotutto l’hai fatto
tu!”
“Non
preoccuparti. E poi come mia paziente devo assicurarti le cure
migliori.”
“Cero
dottore, come vuole lei.” Rise nuovamente.
Era
così facile ridere con Ron e scherzarci … e
litigarci … quello era fin troppo
facile.
“Dai
provalo” la esortò Ron indicandole il letto
improvvisato.
“Non
è un po’ presto per andare a letto?”
“Forse,
ma prima andiamo a dormire prima ci sveglieremo e ci troveranno. Ma se
non
vuoi…”
“No,
andiamo a dormire, hai ragione tu.” Disse la ragazza
avvicinandosi al letto. Si
mise a sedere sulla panchina tastandola con la mano per constatarne la
consistenza.
“Allora
com’è?”
“Non
è un materasso di piume d’oca, ma direi che mi
posso accontentare.”
“Allora
mettiamoci a dormire” disse il rosso dirigendosi verso la sua
panchina
“Buonanotte”.
“Buonanotte
Ron.”
Hermione
si stese e si poggiò un asciugamano addosso. Si
coprì come meglio poteva e
chiuse gli occhi. Rimase stesa ad ascoltare il respiro di Ron a pochi
metri da
lei sperando che il sonno arrivasse presto.
Ciao
a tutti. Finalmente ho avuto tempo per postare questo nuovo capitolo.
E’
arrivato un po’
in ritardo, ma gli esami mi hanno
tenuta impegnata.
Spero
che vi sia piaciuto , fatemi sapere. Un saluto a tutti e un grazie a
tutti.