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Autore: _Pulse_    15/02/2010    1 recensioni
{Sequel de "Il sogno di un sogno" e "Il sogno di un sogno: Behind the scenes"!!!}
«Bill, io non vedevo l’ora di dare ad Ary ciò che non ha mai avuto veramente. Hai visto come guardava Stefan e Alex? Sarà una mamma e una moglie perfetta, come mi ha promesso.»
Mi girai sulla sua gamba e strinsi tra i pugni il bordo della sua maglietta per fargli vedere il mio sorriso felice e realizzato.
Genere: Generale, Comico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Bill Kaulitz, Georg Listing, Gustav Schäfer, Tom Kaulitz
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Sogno che è Realtà'
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1.2

 

Bill e Tom erano partiti per un’altra tournèe. Senza di loro la casa sembrava così vuota, però io avevo Stefan, Alex e anche Micio, ma lui era come se non ci fosse, e mi tenevano compagnia durante la loro assenza. Anto cercava di tenersi sempre occupata, o andava a lavorare o metteva in ordine la casa, oppure mi aiutava con Stefan e Alex. Ci mancava poco che mi annoiassi io! Finché un giorno anche Anto capì che sarebbe cambiato qualcosa…

«Cavolo, mi gira ancora la testa», disse sbuffando.

«Che cos’hai?», chiese Chiara, una sua collega.

Nel negozio non c’era nessuno, stranamente sembrava una giornata in cui tutti avevano i capelli perfetti. Si appoggiò al lavandino e la guardò seduta su una poltroncina.

«Ma non lo so, mi continua a girare la testa. Però va e viene, non riesco a capire.»

«Non sarai mica incinta, vero?»

Anto girò piano la testa e guardò il viso abbronzato di Chiara, sorpreso e ansioso allo stesso tempo.

Quella notte, presa dall’insonnia, si alzò e tirò fuori dalla borsa il test di gravidanza. Come supponeva Chiara, era incinta. Piangendo e ridendo contenta prese il cellulare e chiamò Bill, doveva assolutamente sentirlo per dargli la notizia.

 

Il cellulare di Bill continuava a suonare e tutti si svegliarono nel pullman, tranne lui.

«Bill! Spegni sto cazzo di telefono!», urlò Tom dal suo letto.

Bill si svegliò di colpo e anche lui sentì il suo cellulare intonare la sua canzone preferita. Si ributtò con la testa dentro al cuscino. «Con calma, ne? Tanto ormai ci hai già svegliati tutti. Ma chi è che ti chiama a quest’ora?»

Ci volle un po’ prima che i suoi occhi si abituassero allo schermo luminoso del cellulare, riuscendo a leggere il nome di chi lo aveva svegliato alle quattro di notte.

«È Anto», biascicò.  

«Grazie per avercelo detto, ma ti muovi a rispondere?!»

Bill seguì il consiglio del fratello e pigiò il tastino verde.

«Bill?»

Bill si svegliò del tutto e ascoltò la voce di Anto al cellulare, nel buio più totale di quel pullman. Intanto anche tutti gli altri ascoltavano incuriositi, tanto ormai si erano svegliati.

«Bill, ma sei sveglio?»   

«Sì, sono sveglio. Che c’è?» Bill era esausto, come gli altri, e non era il massimo. Avevano avuto il concerto quella sera e si erano appena addormentati.

«Ehm…»   

«Anto? Devi dirmi qualcosa? Perché se non è così io torno a dormire.»  

«No, no. Aspetta. È una cosa seria.»   

«Allora sbrigati.»

«Aspetto un bambino», sussurrò tra le lacrime. Fece un respiro profondo: gliel’aveva detto, e si sentiva estremamente orgogliosa di sé stessa.

Bill si sedette di colpo sul letto e voleva tanto urlare di gioia. «Sul serio?! È stupendo!»

«Lo so!», urlò lei saltellando per la stanza.

«Oddio, non ci posso credere!»

«Nemmeno io ci credo, Bill!»

Gli altri lo guardavano confusi, scambiandosi degli sguardi tra loro.

«Che cazzo sta dicendo?»

Tom alzò le spalle: «Ah, non chiedete a me. Io sono quello che lo capisce di meno in questo momento.»

Bill sbuffò agli altri e mise il vivavoce: «Anto, ripeti. Io potrei svenire a dirlo, in questo momento.»

Anto rise. «Ok, ma lo dico una volta sola: ragazzi, aspetto un bambino!»

Tom urlò ad Anto: «Giura?!»

«Sì, lo giuro! Oddio Tom, non l’ho ancora detto ad Ary! Volevo che lo sapesse per primo Bill.»

«Appena lo saprà farà i salti di gioia per te», ridacchiò.

«Sì, già me la vedo.»

Bill tolse il vivavoce e si mise il cellulare all’orecchio per parlare da solo con lei.

«Anto, ti amo», le sussurrò mettendosi sotto le coperte.

«Anch’io Bill. Ma sarai stanco, no? Forse è meglio se ti lascio dormire, ci sentiamo meglio domani, dopo che l’ho detto anche ad Ary.»

«Ok, va bene. Buona notte Anto, ti amo tanto. Mi manchi.»

«Oh Bill, anche tu mi manchi tantissimo e ti amo ancora di più. Buona notte.»

Bill spense il telefono e guardò suo fratello Tom con le lacrime agli occhi.

«Bill, non piangere! Devi essere contento!», saltò giù dal letto e gli saltò addosso, abbracciandolo e sfregandogli i capelli. «E così anche tu padre, eh? Cosa fai, mi copi?»

Bill rise e si fece abbracciare anche da Gustav e Georg. Erano tutti e tre addosso a lui, semisdraiati sul suo letto.

«Bill, ti giuro che se non era una cosa così seria ti prendevo a calci!», disse Georg.

«Giusto, ne è valsa la pena di svegliarci alle quattro di notte», concordò Gustav.

«Sì, però ancora non riesco a capire di come tu possa darti da fare così, quando io prima l’ho sposata Ary!», disse Tom portandosi le braccia strette al petto. «Quindi ti tocca sposare Anto, perché se no non vale!»

«Sposarla?», Bill deglutì rumorosamente.

«Ovviamente! Guarda che è molto meno complesso sposarti che accudire un bambino. Fai le cose con ordine, ti prego. Tanto non cambia assolutamente niente sposati o no, l’unica differenza è che è scritto nero su bianco e… questa», gli fece vedere la fede sorridendo.

Quando tutti ritornarono nel proprio letto e si addormentarono, Bill era ancora sdraiato, che non riusciva più a dormire. In quel momento pensava solo a lui, ad Anto e al loro futuro bimbo. Era al settimo cielo, aveva voglia di urlare a squarciagola. Cercò di dormire, ma l’euforia era tale che non riuscì a chiudere occhio.

Però era anche spaventato dal matrimonio, qualcosa lo rendeva ostile a quella cerimonia, forse perché aveva avuto dei genitori separati e non voleva che accadesse, ma quelle erano paure solamente molto stupide.

 

La mattina dopo, mi svegliai e andai in cucina. Stavo bevendo, quando sentii saltare giù dalle scale Anto.

«Ary, sono incinta!», gridò facendomi quasi strozzare. Non poteva dirmi quelle cose di prima mattina e così all’improvviso!

«Sul serio?!» Anto agitò la testa per confermare al settimo cielo e io le corsi incontro per stringerla forte.

«Congratulazioni! Da quanto lo sai? Lo hai già detto a Bill? Che cosa ha detto?»  

«Calma, calma! Allora, l’ho già detto a Bill, ieri notte, ed era contentissimo! Come gli altri. Ha messo il vivavoce! Tom mi aveva già detto che tu avresti fatto i salti di gioia per noi.»   

«Tom ci azzecca sempre, mi conosce troppo bene! Oddio, ma adesso vuol dire che vi sposerete! Per forza!»

«Oddio, non ci avevo pensato!» Scoppiò a piangere dalla gioia e io la abbracciai ancora, non potevo trovare un modo migliore per partecipare alla sua felicità.

Sentii un rumore dietro di noi e vidi i due biberon di Stefan e Alex, seduti sul seggiolone con un sorrisetto furbo sul viso, a terra, il pavimento completamente inondato di latte.

«Siete proprio come vostro padre: volete sempre essere al centro dell’attenzione!»

 

***

 

«Non ce la farò mai», tremolò a sé stessa guardandosi allo specchio. «Ora capisco come si sentiva Ary, cavolo!»

«Anto, tutto bene?», le chiesi, dall’altra parte della porta.

«No, non va affatto tutto bene! Me lo sento, sarà un disastro totale! Si metterà a piovere, inciamperò, cadrò a terra, il vestito si sporcherà e tutti scoppieranno a ridere.»

«Sì, e Alex e Stefan si metteranno a piangere durante il sì, vero?»

«Giusto, non ci avevo pensato. Oddio Ary!»

«Fammi entrare, su.»

Mi aprì la porta del bagno e appena la vidi rimasi senza parole: era magnifica! Ovviamente Bill non aveva voluto un matrimonio convenzionale ed io ero contentissima per loro.

«Sei… sei uno spettacolo», le dissi, sistemandomi meglio Stefan fra le braccia, Alex era con suo padre, nella camera di suo fratello, lo sposo.

«A chi vuoi darla a bere!»

«Non sto scherzando Anto, Bill come minimo sviene!»

«Sì, sviene e il matrimonio salta, lo sapevo!»

«Ma la smetti di essere così negativa?»

Non potevo fare a meno di guardare il suo vestito bianco tempestato da preziosi che andavano dal viola al nero, la schiena nuda e la sua pelle bianca ricoperta di brillantini.

«Ary, non ce la farò mai», sussurrò, coprendosi il viso con le mani.

«Se piangi ti tiro una testata, ci hai messo secoli a truccarti e non voglio stare qui ancora, sennò divento vecchia e i miei figli adolescenti.»

Bussarono alla porta e Anto sobbalzò, io la rassicurai e andai ad aprire. Vidi subito il faccino felice di Alex e poi, percorrendo le braccia che lo reggevano saldamente, vidi quello di Tom, che appena mi vide mi stampò un bacio sulle labbra ed entrò, chiedendo della sposa.

«Non so se riuscirà mai ad uscire dal bagno, si è convinta che andrà tutto male. Bill com’è messo?» Speravo che almeno lui fosse a buon punto, eravamo già in ritardo.

«È in preda ad una crisi isterica», sospirò, sedendosi sul letto della camera d’hotel a cinque stelle, dalle finestre si vedeva il mare terso di New York.

Avevano deciso di fare le cose in grande ma avevano invitato solo le persone più vicine a loro, e avevano tenuto il matrimonio in segreto, nessuno sapeva niente, strano ma vero: erano ancora tutti concentrati su me, Tom e i nostri figli per badare anche agli altri.

«E questo che vuol dire?», sgranai gli occhi.

«Continua a dire che sarà un disastro, che il suo vestito non era ancora pronto e che doveva lavorarci di più.»

«Cioè tu mi stai dicendo che prima era tutto soddisfatto e ora vorrebbe disfare tutto?»

«Esattamente», annuì.

«Sono assurdi questi due, si sono proprio trovati», dissi sorridendo, abbastanza forte così che Anto potesse sentirmi.

«Non è colpa mia se faccio schifo!», gridò Anto uscendo dal bagno e puntandosi le mani ai fianchi, di fronte a noi.

Tom rimase senza fiato a guardarla e quasi si dimenticò di avere Alex fra le braccia.

«Ti pare la reazione di qualcuno che crede che fai schifo?», le chiesi, chiudendo la bocca a Tom.

«No», sospirò, accennando un sorriso. «Ma questo è il giorno più importante della mia vita, voglio che sia perfetto.»

«Facendo così te lo stai rovinando da sola», la informai, lei sbiancò e poi prese colore sulle guance. «Fai la persona matura, c’è una limousine che ci aspetta di sotto», le sorrisi e lei annuì, abbracciandoci a turno.

 

«Ragazzi!», gridò Bill agitatissimo, aggrappandosi al braccio del fratello, gli occhi lucidi.

«Non mi traumatizzare Alex con le tue crisi da primadonna. Bill ti devi sposare, fai la persona seria.»

«Peccato che è proprio perché mi devo sposare che sono così agitato! Gustav, Georg, è tutto pronto?!»

«Prontissimo!»

«Anto sta arrivando, è già scesa dalla macchina!», disse Georg chiudendo le grandi porte della villa in mezzo al verde e di fronte al mare.

«Oddio, sto per morire!», gridò Bill, mentre schizzava via, ma Andreas, Giulia e Nicole lo fermarono e lo immobilizzarono.

«Bill, la vuoi piantare?!»

Tutti si girarono e guardarono Simone in un bel vestito chiaro che contrastava con i suoi capelli rossicci e la pelle leggermente abbronzata, abbracciata a Gordon.

«Mamma», disse Bill, abbassando lo sguardo.

«Che uomo sei?»

«Sono nervoso», ammise. Sembrava un bambino beccato a fare una marachella, pentito.

«Ho capito, ma pensa che avrai un bambino. Non puoi comportarti così.»

«Tua madre ha ragione, devi smetterla», disse Gordon, anche se sorridendo.

«Mostra chi sei ai genitori della sposa, sono appena arrivati dall’Italia», Simone sorrise con gli occhi brillanti e abbracciò il figlio, stringendolo forte. «Come crescete in fretta… Tom, dammi mio nipote!»

Tom roteò gli occhi al cielo, sorridendo, e salutò Alex, non l’avrebbe visto per molto tempo da quando lo avrebbe dato a sua madre.

«Forza Bill, ce la puoi fare», disse Giulia, mentre gli invitati iniziavano a prendere posto, tra cui anche i genitori e le sorelle di Anto.

Alexia com’era cresciuta! Aveva i capelli corvini e ricci raccolti in una fascia e si vestiva in modo molto punk, con pantaloni stracciati, trucco pesante e borchie. Era cambiata.

I loro sguardi si incontrarono e Alexia sorrise, mentre si alzava e lo raggiungeva.

«Cavolo come sei cambiata», disse Bill abbracciandola.

«Sì, lo so. È parecchio che non ci si vede. Non farai scenate se sono venuta vestita così al vostro matrimonio, vero?»

«Io no, forse tua sorella sì», ridacchiò.

«Vabbè, lei è un caso a parte. Trattamela bene, ok?»

«Certamente», le sorrise e Alexia tornò a sedersi.

Il padre di Anto gli lanciò un’occhiata, non sembrava così contento di quell’unione, ma almeno era venuto.

«Il padre di Anto mi odia ancora di più ora che la sto per sposare, non è così?», chiese al fratello.

«Na, non ti odia… Come ogni padre è in pensiero per la sua piccola, vedrai che gli passerà.»

«Se lo dici tu.»

«Mi sta venendo fame, ci muoviamo?», chiesi scendendo dalle scale e mettendomi accanto a Giulia. Insieme saremmo state le testimoni di Anto.

Il padre di Anto salì le scale e Bill tremò, è da lì che Anto sarebbe scesa e l’avrebbe vista nel vestito che per tradizione non aveva potuto fare lui. Era nervoso, ma d’altra parte non stava più nella pelle.

«Ci siamo!», disse Tom, sistemandosi con Andreas al fianco di Bill. Loro erano i suoi testimoni, Georg e Gustav li avevamo soprannominati scherzosamente I Madamigelli d’Onore.

Loro, assieme a Nicole andarono ai loro posti in prima fila e vidimo Anto scendere dalle scale accompagnata da Alexia che si era messa dietro il piano a suonare, un sorriso imbarazzato e già gli occhi lucidi, le guance rosse.

«Oh my God», sibilò Mattia, seduto accanto a Lilian e mio padre.

Anto raggiunse Bill senza cadere né niente e suo padre andò a sedersi, l’espressione leggermente imbronciata. Si guardarono negli occhi e sorrisero.

La cerimonia fu relativamente breve, Bill e Anto firmarono le carte e poi arrivò Jim, il tatuatore di fiducia di Bill, che li condusse nell’altra stanza. Tutti gli invitati si spostarono con loro e li guardammo mentre fra le lacrime e i sorrisi si lasciavano incidere sulla pelle una fede composta solamente dal nome dell’altra persona, intorno all’anulare della mano sinistra. Una fede convenzionale ovviamente non andava bene, un tatuaggio durava per sempre.

Quando le fedi furono indossate… cioè, tatuate, tutti andammo nel giardino sul retro, dove era stata imbandita un’intera tavolata e al centro c’era un’enorme torta. Appena Anto la vide le brillarono gli occhi, poi si guardò il pancino appena evidente sotto il vestito e Bill posò le mani sulle sue sorridendo, abbracciandola da dietro e baciandola sulla tempia.

«Ci credi a tutto questo?», le sussurrò.

«Uhm, fammici pensare… no!», rise e si girò improvvisando il lancio del bouquet, che finì fra le braccia di Lilian, che diventò tutta rossa.

«Evvai, Lilian e papà si sposano!», gridai, Mattia mi fece l’occhiolino quando i due interessati si guardavano imbarazzati.

«Non abbiamo tirato il riso, mannaggia!», gridò Georg, tirando fuori dalla schiena un intero secchio di riso bianco, che svuotò sulla testa di Bill, che si mise a gridare, e Anto a ridere.

«Non ti preoccupare Anto, ce n’è anche per te!», gridò Gustav, prima di riservarle lo stesso trattamento.

Tutti scoppiammo a ridere di fronte alla sua espressione scandalizzata, lei guardò Bill e gli avvolse il collo con le braccia prima di baciarlo.

«Viva gli sposi!», gridò Giulia.

«E al piccolino!», aggiunse Nicole, già con un bicchiere di vino bianco in mano.

La mamma di Anto cadde a terra svenuta e nel giro di tre secondi eravamo tutti lì intorno a farle aria e a darle un bicchier d’acqua sperando che si riprendesse.

«Non gliel’hai ancora detto?!», sussurrai alla mia migliore amica.

«No! Già c’è il matrimonio, pensa poi…»

«Spero che la tua amica sia solo ubriaca!», disse il padre di Anto, tenendo sua madre per la schiena.

Lei rimase a bocca aperta, io le tirai una gomitata fra le costole, incitandola a dire qualcosa di dignitoso per difendere lei, Bill e il suo bambino.

«No papà, io aspetto sul serio un bambino», disse Anto fiera, portandosi le mani sui fianchi. «E se non ti sta bene, è un affar tuo», concluse, chiudendo gli occhi e lasciandosi abbracciare da Bill, che sorrideva a trentadue denti.

Marco, in pochissimo tempo, raggiunse sua moglie, svenendo.

«Siamo a posto», ridacchiò Tom.

«Quindi io sarò zia?», chiese Alexia felice come una pasqua.

«Sì sorellina, avrai presto un bel nipotino.»

«O nipotina», la corresse Bill, prima di baciarla sulle labbra.

 

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Ciao a tutti! ^______^
Capitolo un po’ cortino, ma siamo in fase di flashback a go-go, quindi è concesso su u.u Spero vi sia piaciuto comunque *-* Fatemi sapere cosa ne pensate in tanti, mi raccomando!

Ringrazio:

Utopy: Aleeeeeeeeeeeeeeeeeeees!! *-* 
I gemellini sono miei ù.u 
Ary ti sta antipatica? O.O Mi hai traumatizzata dicendomelo, speriamo che cambi idea in fretta! xD
Grazie per l’appello, davvero xD Sono d’accordo con te u.u
Grazie mille per i complimenti, so che me li merito *-* ( XDDD ) Ti voglio troppo bene, MIA sposina ( xD ) Ales trottolina amorosa dududadada! © 

svampy1996: Grazie mille!! *-* Alla prossima!

Ringrazio anche chi ha messo questa FF fra le preferite e le seguite e chi legge soltanto. Grazie a tutti!
A lunedì prossimo, ciao! Con affetto, vostra

_Pulse_

   
 
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