Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: kokylinda2    16/02/2010    23 recensioni
E se nella stazione di King’s Cross Harry avesse fatto un’altra scelta? Se le opzioni fossero state: ritornare, andare avanti, o ricominciare? E se lui avesse scelto quest’ultima? Harry torna indetro nel tempo nel suo corpo da ragazzino undicenne, e adesso deve rifare tutto daccapo. Riuscirà a salvare le persone che ama e rimediare ai suoi errori?
Genere: Avventura, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
11- Centro di Ricerca Magico

Ahhh!! Un altro capitolo postato. Qui troverete un po’ tutti: Sirius, Silente, Piton, Jeremiah Lestrange, James Evans, Draco, e nuovi personaggi. Mi scuso con tutti, perché questo capitolo mi è uscito così lungo che non sono riuscita a mettere tutto quello che originalmente avevo deciso di infilarci. Per Piton vs. Harry dovrete aspettare il prossimo chap. L

SATANABAAN: rituali oscuri e malocchi?!?!? Oh Merlino, devo preoccuparmi? Ho aggiornato il prima possibile e penso che questo sia il chap più lungo fin’ora, e infatti ho dovuto dividere gli avvenimenti della giornata in due, perché solo la mattinata ha riempito più di trenta pagine. So che il capitolo precedente era un po’ caotico, e spero che questo qua ti piaccia di più. Un bacio, koky ;P

Pecky: grazie per i complimenti, sono contentissima del fatto che la storia sia di tuo gradimento fino ad ora. Alla fine, la storia sarà una Draco/Astoria, anche perché non avrei saputo come scrivere una Dramione, non ci ho mai provato prima. Ecco qui il nuovo aggiornamento, piuttosto lungo, e che spero ti piaccia. :D

Kiry95: ho scampato l’omicidio anche questa volta, o ho aggiornato troppo tardi? *me timorosa* mi fa piacere che l’idea della Valchiria ti sia piaciuta, e il troll arriverà più avanti (so che è scontato, ma nel canon c’era, quindi … XD)  ecco le risposte alle tue domande:

Domanda uno: beh … diciamo … fammi pensare … non so … e va bene, sì! Probabilmente, non sicuramente, andrà a vivere con Felpato. Adoro quell’uomo!!

Domanda due: diciamo che Voldie troverà un altro modo per tornare, e Harry … potrebbe centrarci. Non sarà il rituale nel cimitero che gli ridarà un corpo, sarà qualcos’altro, ma al momento non posso dirti cosa. Solo che tornerà prima del quarto anno.

Domanda tre: Jeremiah Lestrange non è ASSOLUTAMENTE il figlio di Bellatrix e Sirius, ma di Bellatrix e il marito Rodolphus. Ha le caratteristiche dei Black perché Bellatrix era una Black, ma non centra assolutamente nulla con Felpato! Non ti preoccupare, il pensiero non ha nemmeno sfiorato la mia mente.

Domanda quattro: il prossimo incontro tra Harry e Raptor avverrà nel prossimo capitolo. Vedrai poi … ^^ in questo chap proprio non sono riuscita a farcelo entrare, anche perché Harry non è esattamente Harry. È James *me sorride malugna*

Domanda cinque: allora, per quanto riguarda Lestrange, vive con suo zio Marcus. Quando aveva cinque anni i suoi genitori sono finiti ad Azkaban per aver torturato i Paciock, e lui non li ha mai perdonati per averlo ‘abbandonato’. In un certo senso, odia il fatto che siano diventati Mangiamorte, perché prima di finire in una cella, erano così presi dal loro Signore che suo zio era l’unico che gli concedesse del tempo. Marcus non era un Mangiamorte, ma appoggiava le ideologie dei purosangue, che gli ha tramandato. Suo zio è un fanatico della Magia Oscura, e lo ha cresciuto imponendogli di diventare quello che in qualità di unico erede dei Lestrange dovesse essere. In questo chap vedrai cosa ne pensa Jeremiah.

Spero di non averci impiegato troppo ad aggiornare e di aver risposto bene alle tue domande XD. Al prossimo capitolo, xoxo

Brando: la prima parte di questo chap è tra Harry e Sirius, in qui Sirius quasi scopre Harry. Draco si ricrederà, ora lo posso dire per certo, nel prossimo capitolo. Questo l’ho dovuto dividere in due parti, perché stava uscendo decisamente troppo lungo. Spero che ti piaccia, un bacio ;P

Piccola Vero: ciauu! Il discorsetto tra Harry e Piton, mi rincresce, sarà nel prossimo chap *me ride perifda fregandosi le mani* naturalmente, Piton vuole vederci chiaro, e non si fermerà davanti a nulla. A differenza dei libri, non riesce ad usare la Legilimanzia in modo appropriato su Harry, e per questo deve trovare altri modi per estirpargli informazioni. Non andranno mai pienamente d’accordo, ma … beh, impareranno a rispettarsi a vicenda. Harry già lo rispetta a causa di quello che visto nei suoi ricordi, ma Severus … beh, Potter sta cercando un modo per riuscire a fargli capire che può fidarsi. Mi spiace, ma Harry e Ginny staranno insieme. Magari cercherò di renderla meglio in questa storia, non so, coinvolgerla di più e farla apparire diversa. Grazie per i complimenti, spero ti piaccia anche questo chap. A presto, koky

Erika91: grazie per avermi consigliate lexicon.com, lo adoro!!! Ho trovato un sacco di cose che non sapevo e molti nomi che userò più avanti in questa storia. Se non mi sbaglio è uscito un libro che si chiama Lexicon su Harry Potter. Beh, comunque spero che il chap ti piaccia. Un bacio ^^

Muryhana: ma grazie!!! *me rossa rossa* l’idea della Valchiria mi è venuta perché ogni tanto cerco creature mitologiche su internet. Ho persino scoperto che c’è una leggenda anglosassone che parla di un cane nero, descritto come un cane fantasma, spettrale, e incarnazione del demonio, che quando trovato di razza Yorkshire prende il nome Padfoot (ovvero Felpato). Nel prossimo capitolo arriverà un altro colpo per Silente, perché in questo chap James Evans fa la sua ricomparsa (anche se non lo fa apposta XD). spero ti piaccia, kiss, koky

MocciosaMalfoy: ciaooo! Hai ragione quando dici che Harry si sta stufando si sentirsi dire che farà grandi cose. Soprattutto perché quella frase lo spaventa: teme di non esserne all’altezza. Comunque come pairing, ci sono Harry/Ginny, Ron/Hermione, Draco/Astoria, e forse Neville/Susan. Naturalmente Remus/Tonks, magari troverò qualcuna per Sirius, e sto considerando l’idea di far riprendere il caro vecchio Severus. Hagrid finirà con Madame Maxime, e Bille con Fleur, naturalmente. Molti quindi seguiranno il canon. So che è scontato, ma non posso farci niente! Spero che il capitolo ti piaccia, un bacio, koky ;P

MaCcO: hello!! Ti ringrazio di cuore per la recensione e i complimenti. Sono contenta che il chap ti sia piaciuto. Questo è di gran lunga il capitolo più lungo, che spero ti piaccia come quello precedente. Se ti va, fammi sapere che ne pensi. Un bacione, a presto, kokylinda2 J

Miley2805: hola carissima!!! Grazie per i complimenti, sono felicissima che ti piaccia la storia *me saltella eccitata*. Nel prossimo capitolo, Draco e Harry faranno finalmente pace. Non so i particolari, ma so per certo che mi sono stufata di scrivere di Draco come un nemico. A me lui piace troppo! Mi auguro che questo chap ti piaccia, kisses, XOXO

Giovy39: ciaoo! Sono felice di essere riuscita a stupirti. Qui ci sono i pensieri/emozioni di Sirius, spero di averli descritti bene. Ci sono anche i pensieri di Harry, o meglio, James, al riguardo. Posso già dire che nel prossimo chap finalmente Draco si risveglierà, e sono lieta del fatto che ti stia bene la Draco/Astoria. Se ti va, fammi sapere che ne pensi di questo capitolo. Un bacio, koky

Finleyna 4 Ever: sono contenta che ti piaccia il chap. A Harry, un’identità basta e avanza, ma poi ha dovuto creare James Evans. Presto, verso la fine dell’anno circa, dovrà fare una cosa molto importante, e avrà decisamente bisogno di un’identità adulta. James è pur sempre minorenne, e può spingersi solo fino ad un certo punto. Capirai tutto quando arriverà il momento. Al prossimo chap, kokylinda2 J

Myrtle Y: mi fa piacere che trovi il chap precedente stupendo. Spero che questo sia all’altezza delle tue aspettative. Se ti va, fammi sapere che ne pensi, mi renderebbe contenta. Un bacio, koky ;P

Schuyler: mi dispiace che non ti piaccia la Draco/Astoria, ma a differenza dei libri cercherò di renderlo un personaggio più presente. anche perché devo attenermi al canon il più possibile. Devo ammettere che leggendo i libri anche io avevo pensato che Draco si sarebbe messo con Pansy, e poi sono rimasta piuttosto sorpresa. Spero che il chap ti piaccia, un bacio J

Elita: grazie per i complimenti! Devo dire che neanche a me è venuta in mente l’idea della Valchiria fino all’ultimo istante. Ho deciso di far entrare un mostro nel castello e poi mi sono chiesta: e adesso quale mostro m’invento? Non so come mi sia venuta in mente lei, sinceramente. Draco farà l’ultima delle cavolate nel prossimo capitolo e poi farà pace con Harry (uno dei motivi per la quale l’ho fatto diventare cattivo è proprio per la cavolata che farà XD). Non so ancora a chi Harry dirà del suo viaggio nel tempo. Suppongo solo a certe persone, come i suoi amici, Sirius e Remus. Magari pure a Silente, non lo so ancora. Mi auguro che il chap ti piaccia, a presto :D

Nan96: wow!! Sono contentissima del fatto che ti stia piacendo la fic. L’amicizia con Draco riaffiorerà presto, anche se non sarà esattamente facile. Anni e anni di pregiudizi non si cancellano in pochi giorni! In questo capitolo non c’è l’incontro Sirius-Harry, ma il nostro Felpato farà la conoscenza di qualcun altro *me ride sadica*. Spero che ti piaccia, un bacio ;P

Sammy Malfoy: sono felice che ti stia piacendo la storia. Anche io ho sempre trovato fastidioso il fatto che Silente sapesse tutto, soprattutto perché poi non diceva mai niente. È anche per questo che Harry non gli andrà a dire del viaggio nel tempo. La Valchiria non è proprio una mia invenzione, è una creatura mitologica che esiste sul serio XD. Naturalmente includerò Astoria di più nella storia, non mi sognerei mai di non farla partecipare agli avvenimenti! Spero ch riuscirò a rendere Ginny in modo migliore, ma per il momento non sono certa di poterci riuscire. Tenterò! Mi auguro che il chap ti piaccia, al prossimo. Koky

Sssweety: ciaooo! Penso che Neville lo metterò con Susan, ma non ne sono certa. Naturale che Harry voglia andare a vivere con Sirius, ma deve prima trovare il modo di convincere Silente. Non può chiederglielo, quindi deve indurlo in segreto a cambiare idea. Voglio cercare di dare a Neville un po’ più di sicurezza, farlo diventare un po’ più coraggioso; nei libri mi dispiaceva così tanto per lui! Draco e Harry faranno sicuramente pace, questo è sicuro! Anche perché Draco sarà di vitale importanza nell’evolversi della storia. Per il momento, Silente non sa ancora che Harry ha dato Crosta a James Evans, ma quando lo saprà saranno guai, perché la sua attenzione si focalizzerà su Harry e comincerà a guardarlo più da vicino. Ron, Hermione e Neville sono pazienti. Capiscono che Harry nasconde loro qualcosa, ma con tutto l’aiuto che sta dando loro, non hanno il coraggio di fargli un terzo grado, anche se un paio di domande gliele porgeranno. Spero che ti piaccia il capitolo, un saluto J

GinnyPotter93: volevo farti sapere che non devi assolutamente sentirti obbligata a recensire!!!!!! Mi fa piacere anche se segui soltanto la storia, non devi dispiacerti perché non puoi commentare! Non importa se non lasci sempre un commento, a me fa piacere anche se leggi soltanto J spero che il chap ti piaccia, un bacio, koky

DiNozzo323: sono contenta che la storia ti sia piaciuta tanto. Alla fine sarà una Harry/Ginny, per seguire il canon, ma per il momento è troppo presto per far mettere i personaggi insieme (hanno tutti solo undici anni XD). Mi auguro che continuerai a seguire la storia, al prossimo chap ;D

Rowan Mayfeir: ciao!! I miei esami sono andati … bene, credo. Posso ritenermi soddisfatta. I tuoi invece? Spero bene, davvero! Draco finalmente sta cominciando a pensare e a pentirsi, e la cosa solleva anche me. Sirius compare finalmente in questo chap, e sì, avrebbe bisogno proprio di una spalla su cui piangere! Anche io lo adoro! Tua sorella si chiama come una Valchiria?! Posso sapere il nome? Magari lo do alla Valchiria in questa storia! Voldy sarà in assoluto più forte rispetto ai libri, infatti la battaglia finale sarà molto diversa. Harry non sa utilizzare la magia senza bacchetta, quella con la Valchiria è stata solo fortuna, purtroppo per lui ^^. Spero ti piaccia anche questo chap, un bacio ;P

Samirina: hello! Neanche io ho mai letto una Draco/Astoria, per cui non so bene come farli mettere insieme, ma farò del mio meglio! Voldemort comparirà nel prossimo capitolo, e spero ti piaccia anche questo qua come il precedente. Sono felice che la storia sia di tuo gradimento *me saltella sul posto contenta*, alla prossima, koky

Scorpiusthebest: grazie per i complimenti, mi hanno davvero fatto piacere. Sono contenta che l’idea della Valchiria sia piaciuta, anche perché la rivedremo più tardi. Sto già pensando a un paio di cose da fare con i vampiri, infatti ho cominciato a fare un paio di ricerche! Ma compariranno più avanti, per il momento Harry ha già tanto da fare! Spero che il chap ti piaccia, ;P

Vale Lovegood: ciao!! Grazie per aver recensito, mi ha reso contenta sapere che il capitolo era di tuo gradimento! Sì, Harry si sta stufando di sentirsi dire che farà grandi cose, ma un po’ tutti riescono ad intuirlo, da come si comporta. Harry per il momento accetta la situazione, anche se penso che presto scoppierà. Mi auguro che anche questo chap ti piaccia, un bacio, koky ;D

Mary Evans: come vedi, ho aggiornato, anche se chiedo perdono per il ritardo! Beh, sono contenta che il chap ti sia piaciuto, anche se hai preferito quello precedente. Mi auguro che questo sia di tuo gradimento! In questo c’è Sirius, naturalmente, e Raptor/Voldy compare nel prossimo. Forse, un giorno, Harry dirà a Sirius e Remus la verità. Non posso ancora promettere niente, però! Un bacio, J

Bimba91: oh Merlino!!!  Grazie mille per i complimenti *me arrossita vistosamente* sono sinceramente lusingata. Mi spiace, ma la storia sarà una Draco/Astoria, una Dramione infondo non ci stava molto bene. Comunque, sono contenta che la fic ti piaccia così tanto e spero di non deluderti. Un bacio, koky

Serenin: sono felicissima che ti stia piacendo la storia. Anche io sono soddisfatta di Silente che brancolla nel buio, anche perché non sopportavo la sua onniscienza nei libri! In questo chap troverai Sirius, un minuscolo pezzetto su Piton, ma nel prossimo mi rifarò! Più che altro ho dovuto divedere un capitolo a metà perché si stava facendo troppo lungo. Spero che ti piaccia, alla prossima J

Kury: helloooo! Harry non dirà niente a Sirius sul fatto che lui è James, almeno, non per ora. Ma Sirius non è stupido, e potrebbe, ecco … intuire qual cosina, come vedrai in questo chap. Anche io adoro Felpato, ed è per questo motivo che posso affermare che NON morirà in questa fic. Mi auguro ti piaccia, un bacio, koky

Manda: non ti preoccupare se non puoi sempre recensire, a me basta che la storia ti piace, se no, pazienza! Comunque Draco sta cominciando a svegliarsi, come vedrai più avanti in questo chap, che spero inoltre ti piaccia come quelli precedenti. Se ti va, lasciami un commento. Un bacione, alla prossima, kokylinda2

Jayne: hello! Mi spiace aver smontato le tue fantasie, ma mi rifarò più avanti! James Evans non ha proprio un corpo da sedicenne. È il corpo di un undicenne modificato, che Harry ha trasfigurato, perché infondo sono la stessa persona. Anche io adoro Lestrange, anche se non so bene per quale motivo, bah! Non sarà un slash, scusa, e quindi non credo che si potranno baciare (anche perché se no le loro future fidanzate di dispererebbero XD) il risveglio totale di Draco è nel prossimo chap, e l’indipendenza arriverà alla fine dell’anno. James Evans verrà svelato solo a pochi, e tra MOLTO tempo. Naturalmente, la Valchiria ricomparirà più avanti, anche se non so bene quando e in che circostanze! ^^ suppongo che sì, Harry dirà a Sirius e Remus la verità, ALLA FINE. Un giorno, magari, Piton e Harry si sopporteranno, ma non posso promettere nulla, le mie labbra sono sigillate!! In un certo senso, Harry diventerà il nuovo Silente, che dovrà aiutare tutti restando nell’ombra. Neville presto diventerà all’altezza del trio, gli farò guadagnare un po’ di coraggio. Spero che questo chap ti piaccia come i precedenti, alla prossima. Se ti va, lasciami un commentino. Un bacio, kok J

E adesso, ecco a tutti il nuovo capitolo!!! Il continuo sarà nel prossimo.

-

Capitolo 11

-

Una figura, anonima e avvolta da un mantello blu notte, si stava facendo strada per le strade affollate di Londra. Si muoveva agilmente e con sorprendente velocità, e tutti coloro che la incrociavano, stranamente, sembravano deviare dal suo percorso. I passanti le scoccavano occhiate curiose, ma nessuno riusciva a vederne bene il volto a causa del cappuccio calato, cosa che aveva causato non poche sopracciglia alzate.

Il misterioso individuo, d’altro canto, non si curò degli sguardi, e non avendo molto tempo, accelerò il passo. Non ce la faceva più ad aspettare: erano passati quattro giorni, e ancora non aveva avuto sue notizie. Sulla Gazzetta erano comparsi diversi articoli sul fatto che il Ministro stava avendo qualche difficoltà: la gente gli stava inviando valanghe di Strilettere per la faccenda di Black. Alcuni chiedevano addirittura le sue dimissioni.

La figura sorrise soddisfatta; tutto andava secondo i piani. Il Mondo Magico era in subbuglio e la sfiducia nel Ministero stava incrementando. Ancora un paio di mosse e sarebbe stato scacco matto.

Sbucò in un minuscolo vicolo sporco, vicino a dei bidoni. Scorse, con la cosa nell’occhio, alcuni impiegati stavano entrando nel Ministero dall’Ingresso principale. All’inizio aveva pensato di entrare dalla cabina telefonica rossa, ma quello era l’ingresso per gli ospiti. Avrebbe dovuto fornire il suo nome, il motivo della visita, e far controllare la sua bacchetta, e lui non poteva fare nessuna di quelle cose.

Con un po’ di fortuna, avvolto nel mantello blu, lo avrebbero scambiato per un addetto alla Manutenzione Magica. Quel vicolo era così ricco di ricordi … ricordava di quando lui, Ron e Hermione erano sgattaiolati nel Minstero per recuperare il medaglione … di Hermione che Schiantava Mafalda Hopkirk … di sé stesso nelle vesti di Runcorn …

Una morsa al cuore lo attanagliò. Si chiese se i ragazzini undicenni che erano attualmente a Hogwarts sarebbero mai diventati le meravigliose persone che lui si era lasciato indietro nel futuro … chissà com’era finita la Battaglia Finale … chissà se era finita.

Scosse la testa. Non era il momento di perdersi nei suoi pensieri e fare il sentimentale. Si avviò verso la strada principale, e non poté evitare di ricordarsi del mese passato a spiare gli impiegati del Ministero sotto il Mantello dell’Invisibilità.

Stava per sgattaiolare di nuovo nel Ministero, ma questa volta senza i suoi amici. Stranamente, nonostante avesse visto Ron e Hermione poco prima al castello, gli mancavano.

Non loro, ma quelli che sperava sarebbero diventati. Ma forse li aveva persi per sempre. Forse ormai il futuro era cambiato troppo per renderli gli stessi. Non avrebbero fatto le stesse cose, vissuto gli stessi momenti. Non ci sarebbe stata alcuna caccia agli Horcrux … o almeno, non con loro. Non li poteva più mettere in pericolo, non dopo l’incidente con la Valchiria. E pensare che lei si sarebbe potuta liberare in qualunque momento e attaccarli alle spalle!

Con un sospirò, si mescolò tra la folla di impiegati che stava entrando nel bagno pubblico, sorprendentemente senza farsi notare dai Babbani. Come facevano a non vedere una tale quantità di persone entrare in un bagno allo stesso tempo?

Una volta dentro, sentendosi di nuovo straordinariamente stupido, Harry si infilò nel water.

-

Era … felice. Ma allo stesso tempo dubbioso, curioso, sollevato, e angosciato.

Sirius Black non sapeva bene come si sentiva. Dieci anni. Dieci anni di vita rinchiuso in quello che gli era parso l’inferno. Erano passati quattro giorni da quando era uscito, da quando aveva respirato di nuovo aria pulita. Un Auror, Kingsley Shacklebolt, era arrivato così, senza preavviso, e lo aveva liberato.

Si ricordava tutto di quel preciso giorno, di come l’uomo avesse aperto la porta della sua cella, e gli avesse detto, con un sorriso rassicurante:

“È ora di uscire da qui. Andrà tutto bene, la verità è venuta a galla.”

La verità era venuta a galla, ancora non ci credeva! All’inizio non ci aveva creduto; aveva atteso così a lungo che alla fine aveva perso la speranza. Ma poi Kingsley lo aveva aiutato ad alzarsi, non avendone lui la forza, e lo aveva portato via da lì, da quella prigione.

Respirare aria pulita, lontano dalla putrida cella che aveva occupato così a lungo, era stato stupendo. Per un attimo aveva creduto di sognare, ma poi si era reso conto che non era possibile, perché quello sarebbe stato un sogno, non un incubo. E con i Dissennatori a pochi metri di distanza che brulicava ad Azkaban, i sogni erano totalmente inesistenti.

Era stato in quel momento che aveva capito che non era un sogno, né uno scherzo.

Una volta arrivato al Ministero, gli era stata data una camera lussuosissima, omaggio del Ministro. La prima cosa che aveva fatto era stata mangiare fino ad essere finalmente sazio, e poi si era dato una ripulita con un lungo bagno. In seguito, Kingsley e una certa Amelia Bones gli avevano dato le loro più sincere scuse e spiegato la situazione.

Gli avevano detto tutto ciò che sapevano.

Gli avevano detto di James Evans, spuntato fuori all’improvviso, e di come aveva smascherato la verità; di Peter Minus, prossimo ad essere sottoposto ad un processo; dell’articolo sulla Gazzetta del Profeta, che aveva suscitato grande scandalo nel Mondo Magico. E gli avevano riassunto tutti gli eventi principali che si era perso in tutti quegli ultimi anni in cui era stato rinchiuso.

Poi lo avevano lasciato da solo, per concedergli un po’ di privacy, e finalmente aveva pianto.

Pianto per il sollievo, perché finalmente non era più alla mercede dei Dissennatori; per la felicità, perché finalmente il Mondo Magico sapeva che lui non aveva tradito il suo migliore amico e perché era libero; e per l’angoscia, perché in tutti quegli anni rinchiusi ad Azkaban, sotto l’influenza delle sue guardie, non aveva mai avuto davvero il tempo di rimpiangere le sue azioni, o di piangere per la sorte dei suoi amici.

James era morto. Il suo migliore amico era morto.

E Remus? Che fine aveva fatto? Il senso di colpa lo aveva investito, perché anni fa, aveva pensato che fosse stato lui il traditore, quando invece era stato Minus.

E Harry? Il suo figlioccio? Aveva deluso James: Ramoso avrebbe voluto che si prendesse cura di suo figlio, e invece si era fatto sbattere ad Azkaban, e in aggiunta il traditore non era stato punito.

In quei quattro giorno, aveva trascorso tutto il tempo a pensare e ripensare alla sua vita, ai suoi errori, al male che avevano causato con le sue scelte. Era stato lui a consigliare a James e Lily di scegliere Peter come Custode Segreto. Era colpa sua. Era tutta, unicamente, e solamente colpa sua se il suo migliore amico era morto.

Era sdraiato sul divanetto della camera/suite che gli era stata assegnata, intento a fissare il vuoto, quando sentì qualcuno bussare lievemente alla porta.

“Avanti,” disse piano, senza staccare gli occhi dal soffitto, immerso nei suoi dolorosi pensieri.

La porta si aprì e lui si portò a sedere, lentamente, aspettandosi di vedere Kingsley o Amelia, le uniche due persone che avevano accesso alle sue stanze. E invece si ritrovò faccia a faccia con un ragazzo; era alto, con i capelli biondi e spettinati, e gli occhi di uno stupefacente azzurro con striature blu notte, intonate al suo mantello, il cui cappuccio non era calato. Per un attimo rimase spaesato: avrà avuto più o meno sedici anni. Cosa faceva nei suoi alloggi?

Il ragazzo fece un passo avanti, senza staccare gli occhi da lui.

E solo in quel momento si rese conto di chi fosse: Kingsley e Amelia glielo avevano descritto in ogni singolo dettaglio. Sgranò gli occhi, sorpreso di ritrovarselo davanti. Aveva sperato di poterlo incontrare, ma non in quelle circostanze, e certamente non così presto.

“James Evans,” sussurrò scioccato e con gli occhi sbarrati. Come aveva fatto ad entrare? Nessuno aveva il permesso di fargli visita, non fino alla conclusione del processo di Peter.

Il ragazzo rimase in silenzio, fissandolo con un’espressione indecifrabile. Il viso era contorto in una specie di smorfia e la fronte aggrottata mentre esaminava l’ex prigioniero, ancora sciupato per via degli anni ad Azkaban.

Sotto lo sguardo attento di quei penetranti occhi azzurri, Sirius non poté fare a meno di sentirsi in soggezione. Glielo avevano detto, lo aveva anche letto sulla copia della Gazzetta che gli avevano mostrato, ma aveva pensato che probabilmente era un’esagerazione dire che ad una sola occhiata da parte di James Evans non si potesse fare a meno di rispettarlo.

Ma evidentemente si era sbagliato.

Il ragazzo davanti a lui quasi irradiava forza e decisione, e intorno a lui aleggiava un’aura di superiorità che avrebbe potuto eguagliare il più potente tra i maghi.

Sirius tentò di sostenere il suo profondo sguardo, che sembrava lo stesse scrutando fin dentro l’anima, ma alla fine cedette e dovette distogliere il proprio. Il volto di James Evans si distese, aprendosi in un sorriso gentile e genuino.

“Noto con piacere che ti stai riprendendo,” affermò il biondo, mentre si avvicinava casualmente, senza smettere di sorridere, fino a sedersi sulla poltrona di fronte a Black. In realtà, dentro di sé, non sentiva neanche una frazione della sicurezza che stava mostrando, ma stava diventando bravo a fingere.  

“S-Sì,” farfugliò Sirius, battendo le palpebre frastornato, cercando di ricomporsi e riprendersi dalla sorpresa iniziale.

James annuì soddisfatto, sentendosi più Serpeverde che mai. Quando aveva imparato a nascondere le sue emozioni così bene? Quasi non si riconosceva, ma infondo, in quel momento non era Harry Potter, “Bene. Volevo accertarmi che –“

“Grazie,” lo interruppe Sirius, cercando di non far tremare la voce,“Grazie per aver smascherato Minus,” pronunciò il nome con ribrezzo, “E per aver provato la mia innocenza. Se non fosse stato per te, probabilmente sarei ancora rinchiuso ad Azkaban.”

James lo guardò solenne, perdendo per un attimo il sorriso, “Sei innocente. Non potevo rimanere indifferente alla faccenda, sapendo che in realtà non avevi alcuna colpa,” agitò la mano, come a scacciare una mosca irritante.

Sirius lo guardò corrucciato, mentre una miriade di domande gli affollavano la mente,“Come facevi a sapere? Nessuno sapeva, a parte me, Lily, J-James, e Minus, che il Custode era cambiato,” questa domanda era forse quella che più lo interessava.

James si strinse nelle spalle casualmente, sorridendo criptico, “Tutto a suo tempo, Black. Ti assicuro che un giorno capirai. Diciamo solo … che ho le mie fonti.”

Adesso sì che l’ex prigioniero era confuso. Chi era questo ragazzo? Come aveva fatto a sapere? Quali erano le sue fonti?

“Intendi dire che un giorno me lo dirai?” indagò intrigato e speranzoso, sporgendosi dal divanetto.

James Evans rise, “Ho detto che capirai, non che saprai.”

Sirius sorrise, anche se un po’ deluso, e il silenzio cadde tra i due. Stranamente, era confortevole. Non c’era imbarazzo, e gli sembrava quasi come se conoscesse il giovane da sempre, o almeno, pareva che fosse il ragazzo a conoscere lui.

“Per che motivo hai detto di essere passato?” chiese dopo un po’, distratto.

“Non l’ho detto,” replicò James con nonchalance, appoggiandosi allo schienale della poltrona, “Comunque, sono passato primo per accertarmi che il Ministro ti stesse trattando bene,” il giovane scoccò un’occhiata alla stanza raffinata, annuendo compiaciuto tra sé, “E secondo, perché immaginavo che avresti voluto avere notizie sul Mondo Magico, su Hogwarts, su chi è ancora in circolazione. Insomma, tutto ciò che l’Auror Shacklebolt e Amelia non ti hanno detto, o perché non ne erano a conoscenza, o perché non volevano.” Lo sguardo di James Evans si posò, penetrante, sull’ex prigioniero.

Sirius annuì, arrossendo leggermente. Quel ragazzo era così … particolare, con un’aura di mistero che lo affascinava, e con gli occhi tormentati che gli facevano capire che avevano qualcosa in comune. Un passato sofferente. Gli piaceva il giovane. Anche se quando lo guardava lo faceva sentire piccolo, insignificante in confronto a lui. Eppure era solo un sedicenne! Come faceva ad avere quell’effetto sulle persone?

“Perché vuoi aiutarmi? Mi hai liberato, ed è già abbastanza. Perché ti ostini a darmi una mano?”fu la prima domanda che fece. Infondo era legittima; aveva il diritto di sapere.

James Evans parve ritrarsi leggermente, e Sirius capì di aver centrato il punto. Il biondo considerò a lungo la domanda, e proprio quando Sirius pensava che non avrebbe risposto, lo sorprese.

“Perché è la cosa giusta da fare,” replicò lentamente il biondo, senza guardarlo negli occhi. Aveva paura che se avesse incrociato lo sguardo di Sirius, l’uomo avrebbe notato l’affetto nel suo, portando solo a fare altre domande, “Dopo tutte le ingiustizie che hai subito, serve che qualcuno ti aiuti. Io ti ho liberato, e adesso non posso lasciarti a brancolare nel buio.”

Sirius lo guardò perso. Questo ragazzo si sentiva in dovere di fare la cosa giusta? Quel solo pensiero gli fece ricordare un’altra persona, che aveva la stessa ‘mania’ un tempo. Un amico che aveva perso per sempre …

“Vorrei sapere …” cominciò pensandoci su, ritornando all’offerta di James, allontanando quel pensiero. Cosa voleva sapere? Dopo tutti quegli anni, si sentiva un estranio. Era come se tutta la sua vita fosse finita, e adesso dovesse ricominciare daccapo. Il mondo era totalmente cambiato in quei ultimi dieci anni. Alla fine si decise: voleva sapere che fine avevano fatto le persone dell’Ordine della Fenice, i suoi vecchi compagni. Era improbabile che James Evans, per quanto famoso, fosse a conoscenza dell’esistenza dell’Ordine, ma magari sapeva qualcosa sui suoi componenti – infondo erano stati quasi tutti Auror.

“Che n’è stato di … Marlene McKinnon?” domandò con naturalezza, cominciando dal primo nome che gli era venuto in mente.

James fece una smorfia, “Uccisa, insieme al resto della sua famiglia,” scandì piano. Un lampo di dolore attraversò gli occhi dell’uomo di fronte a lui, ma non commentò, deciso ad andare oltre.

“Oh … Dorcas Meadowes?” tentò di nuovo, più esitante stavolta.

James deglutì, quasi pentendosi di essere venuto. Perché doveva essere proprio lui a rivelare le drammatiche sorti dei membri del primo Ordine della Fenice al suo padrino? Perché si era offerto volontario, gli rispose una voce nella sua testa, “Uccisa da Voldemort in persona,” mormorò piano, chinando il capo.

“Alice e Frank Paciock?” indagò Sirius, quasi disperato. Possibile che non fosse rimasto nessuno? Sentiva gli occhi bruciare, ma si trattenne.

James si sforzò di mantenere un’espressione neutra, “Torturati fino alla follia e attualmente al San Mungo.”

Il silenzio ripiombò nella stanza, prepotente. Sirius sembrava cercare ricacciare indietro le lacrime, “Alice e Frank …” sussurrò, con la voce che gli s’incrinava.

“Mi dispiace Black,” sussurrò il sedicenne piano.

Sirius per un attimo non rispose, “Tu non li conoscevi. Non dirmi che ti dispiace, perché tanto saprei che stai mentendo,” disse tagliente ed abbassando lo sguardo, mentre il senso di colpa e di perdita, unito all’angoscia, tornavano a farsi sentire.  Si prese la testa tra le mani, cercando di reprimere un singhiozzo. Alice e Frank! Chi? Chi poteva aver fatto loro una cosa del genere?!

Le parole di Sirius ferirono James come un pugno nello stomaco. Come poteva il suo padrino dirgli una cosa del genere? Certo, non poteva soffrire in prima persona per quelle perdite, ma gli dispiaceva per lui, per Neville, per tutti coloro che avevano perso qualcuno di caro durante la Guerra. E poi cosa credeva? Anche lui aveva perso i suoi genitori. Anche lui aveva sofferto per la perdita di molti suoi amici. Anche se adesso erano vivi, era consapevole del fatto che non erano le stesse persone.

Ma questo Sirius non poteva saperlo, e fu per quello che non gliene fece una colpa. Probabilmente il suo padrino ancora non era riuscito a superare il trauma di essere uscito da Azkaban ed essersi ritrovato in un mondo che non conosceva, che non aveva visto evolvere. Doveva affrontare il peso di tutto quello che aveva perso negli anni in pochi giorni, senza nessuno accanto che lo potesse sostenere.

“Hai ragione, non posso dire di soffrire per loro,” la voce di James gli uscì più fredda di quanto avesse voluto, facendo alzare il capo al Black, “Ma non credere che tu sia l’unico a soffrire. Io ho perso i miei genitori durante la guerra contro Voldemort.”

Sirius sbarrò gli occhi ed alzò lo sguardo di scatto, trasalendo. James Evans non aveva paura a pronunciare il nome di Tu-Sai-Chi. Stranamente, non fu quello ad attirare la sua attenzione, quanto più il fatto che il ragazzo davanti a lui fosse orfano. Eppure sembrava così forte … ma avrebbe dovuto aspettarselo. Nessun genitore avrebbe mai permesso che il figlio di sedici anni s’intromettesse nelle faccende del Ministero. Quale ragazzo sarebbe finito sul giornale per aver smascherato un Mangiamorte con tale abilità?

“Mi dispiace,” gli scappò prima che riuscisse a trattenersi, facendo la stessa cosa che aveva fatto pochi momenti prima il ragazzo, e pentendosene. Attese la risposta irritata del biondo, che stranamente non arrivò.

James sorrise amaramente, senza replicare, perché anche se non ne era cosciente, a Sirius dispiaceva davvero per la morte dei suoi genitori. Soffriva anche lui per Lily e James.

E così ripiombò il silenzio.

Vedendo il suo padrino in quello stato, James sentì l’impulso di consolarlo, anche se non era particolarmente bravo nel consolare la gente. Tentò comunque,“So che può essere dura, io ho … recentemente perso delle persone a me care,” le immagini della Battaglia di Hogwarts, avvenuta solo pochi mesi prima per lui, gli tornarono in mente, insieme ai corpi inermi dei suoi amici, “Ma dopo un po’ si comincia a capire che non serve a niente rimanere nel passato, e dimenticarsi di vivere il presente,” mormorò, guardando Sirius con uno di quegli strani sguardi che Black non riusciva ad interpretare, “Bisogna solo trovare la forza di guardare avanti.”

“E se io non fossi forte? Se non ci riuscissi?” chiese Sirius disperato, mentre un paio di lacrime sfuggivano al suo controllo. Si affrettò ad asciugarle: non voleva piangere davanti a James Evans.

James sorrise, ma non c’era né calore né felicità nel gesto, “Forte non è chi cade, ma chi cadendo ha la forza di rialzarsi.”

Di nuovo silenzio, ma stavolta sembrava che l’ex detenuto stesse cercando di digerire le parole che gli erano state dette. Alla fine, ridandosi un contegno, Sirius fece una delle domande che più gli premevano: il resto poteva attendere.

“Cosa ne è stato di Remus Lupin?” domandò piano, pregando che non fosse successo qualcosa anche a lui.

Il sorriso di James ritornò, “Fortunatamente è ancora vivo. Negli ultimi dieci anni non se l’è passata molto bene,” dovette ammettere, “Si è distanziato dal Mondo Magico, non trovando opportunità di lavoro e a causa di alcuni problemi dovuti alla sua condizione.”

Sirius sospirò per il sollievo, e poi spalancò gli occhi quando si rese conto che James Evans sapeva del ‘problema’ di Lunastorta.

Il biondo sospirò di fronte alla sua espressione scioccata, “Penso che tu debba sapere una cosa di me: sono sempre molto bene informato, anche quando si tratta di segreti mai rivelati. Quindi ti prego di non rimanere sconvolto se so qualcosa di troppo.”

Sirius annuì e gli fece cenno di andare avanti, comprendendo che il ragazzo davanti a lui non era uno sprovveduto e che le sue ‘fonti’ dovevano essere piuttosto accurate.

“Comunque, è da un mese che si sta riavvicinando al Mondo della Magia. Ha ricominciato ad inviare lettere via gufo ed è stato recentemente ad Hogwarts,” concluse James sorridente al ricordo.

Sirius alzò un sopracciglio, “Se sei davvero così informato, allora sapresti dirmi con chi si sta scrivendo?” fece trepidante, con un leggera sfumatura di malizia nella voce, immaginandosi il lupacchiotto che si scriveva ed incontrava una bella strega con la quale –

“Harry Potter,” affermò il sedicenne, interrompendo le improbabili fantasie di Black. Faceva uno strano effetto parlare di sé stesso come un’altra persona …

“Prego?” chiese Sirius, credendo di aver sentito male.

“Harry Potter,” ripeté James paziente, “È con lui che si scrive Remus Lupin. Per questo è andato ad Hogwarts.”

Qualcosa di confortevole riscaldò Sirius a quelle parole: le due persone alla quale teneva di più al mondo si stavano incontrando e conoscendo. Un giorno, magari, sarebbero potuti vivere insieme come una vera famiglia, “Sarebbe possibile incontrare uno dei due?” domandò speranzoso.

Il sedicenne davanti a lui esitò un momento, e qualcosa brillò nei suoi occhi per un attimo, qualcosa che Black non seppe interpretare. Perché non riusciva a capire la metà degli sguardi che gli riservava James Evans?

“Temo che per incontrare il giovane Harry dovrai andare ad Hogwarts di persona, perché dubito che lui possa lasciare la scuola, al momento,” cominciò James, mentre i suoi occhi azzurri scintillavano divertiti, per qualche motivo a lui sconosciuto, “Ma Remus Lupin … forse lui riuscirò a farlo venire qui …” il biondo si fece pensoso, passandosi una mano tra i capelli e scompigliandoli.

Sirius lo fissò per un attimo, notando qualcosa di familiare nei suoi tratti, nei suoi gesti, nella postura ... Decidendo di ignorare la strana sensazione che si andava formando dentro di lui, guardò il sedicenne curioso, “Ma come? Pensavo che nessuno a parte la Bones e Kingsley potessero farmi visita.”

James Evans ghignò … malandrino, “Infatti è così.” Quel ghigno era identico a quello di …

Sirius sgranò gli occhi e nel processo la sua bocca si spalancò, quasi involontariamente. Scacciò il pensiero all’istante, e quando si capacitò di cosa avesse ammesso il ragazzo, sorrise trepidante, “Ah … capisco,” fece emozionato.

“Quindi, in teoria, sarebbe nel mio interesse che questo nostro incontro restasse … come dire, privato,” enfatizzò il biondo in modo eloquente, con uno sguardo complice.

Sirius cominciò ad annuire con veemenza, restituendo il ghigno. Per un attimo, sembrò quasi che non fosse mai stato ad Azkaban; era incredibile come un solo sorriso facesse la differenza, “E, sempre teoricamente, Remus potrà farmi visita?”

“Senza che nessuno sappia niente, ovvio,” replicò James.

Sirius lo guardò riconoscente, “Non aprirò bocca. Farai venire Remus?” Questo James Evans gli piaceva sempre di più! Si comportava proprio come …

“Teoricamente,” ripeté James, facendogli l’occhiolino prima di alzarsi in piedi. Black si affrettò ad imitarlo. Si strinsero la mano, e Sirius rimase sorpreso da quanto fosse salda e decisa la stretta del sedicenne.

“A presto, Black,” lo salutò James, ancora sorridente.

Sirius rise, genuinamente divertito, “Puoi chiamarmi Sirius. Infondo ti devo tutto.”

Il biondo si strinse nelle spalle, “Allora tu puoi chiamarmi James,” solo dopo aver pronunciato le parole si rese conto di che impatto avrebbero potuto aver sull’ex detenuto. Sgranò gli occhi, mentre quelli di Sirius si fecero lucidi, e guardando James Evans riuscì finalmente a ricollegare i suoi tratti a quelli James Potter. Se non fosse stato per il colore degli occhi e dei capelli, sarebbero stati identici.

Sirius aggrottò la fronte, studiandolo attentamente, ma proprio in quel momento, nascondendo il panico crescente, James Evans cominciò a dirigersi verso la porta, dandogli le spalle.

“Alla prossima, Sirius. Ti farò sapere quando tornerò con Lupin.”

E con quello il ragazzo uscì dalla stanza, lasciandosi alle spalle un intrigato Sirius Black.

Devo aver visto male, rifletté Sirius scuotendo la testa, Dev’essere stata la luce.

-

Albus Silente era, ancora una volta, nel suo ufficio. Rimaneva lì spesso. Erano quattro giorni che aveva un chiodo fisso nella sua mente: James Evans. Aveva un migliaio di domande da porgergli, e per questo non poteva fare a meno di desiderare di incontrarsi con lui.

L’incontro con Caramell non aveva dato i suoi frutti, perché a quanto pareva, il giovane che stava sconvolgendo il Mondo Magico o era molto bravo a nascondere le sue tracce, o non ne lasciava.

Era indubbiamente potente, e c’era sempre da prendere in considerazione la sua alleanza con i Goblin.

Non aveva detto a nessuno della lettera che aveva ricevuto: sapeva che probabilmente James Evans non voleva essere rivelato. In più, anche se non l’avrebbe mai ammesso, aveva preso il mistero che era questo ragazzo come una faccenda personale. Di solito sapeva tutto, tutto. Ma quando si trattava di James Evans, non ne sapeva niente.

La curiosità dei primi tempi si stava facendo sempre più intensa, soprattutto perché aveva intuito che le azioni del giovane erano pianificate, e che probabilmente erano parte di un qualcosa di più grande, qualcosa che, ne era sicuro, non era ancora pienamente in grado di comprendere e che lo intrigava.

E poi, si sentiva in debito col ragazzo.

Se non si fosse sbarazzato lui della Valchiria … Albus rabbrividì. Le Valchirie erano creature leggendarie talmente potenti che se avessero voluto, avrebbero riportato il mondo all’Era Glaciale. Erano le regine dei ghiacci e per questo il loro regno era situato al nord, perché avevano deciso di concedere agli umani un luogo dove abitare.

Era stato Merlino in persona l’ultima persona a trattare con loro, cedendo alle Valchirie i luoghi più freddi e desolati della Terra, per avere in cambio un posto in cui gli uomini e le altre creature potessero vivere.

Ma era stato solo un trattato, e Merlino era morto da secoli, o almeno così si credeva. Se avessero voluto, le Vergini Guerriere avrebbero potuto riprendere facilmente il controllo del Mondo, portandolo alla Glaciazione.

Come aveva fatto James Evans, ragazzo sedicenne, a sbarazzarsi di una delle creature più potenti sulla faccia della Terra? In genere, le Valchirie non parlavano mai, almeno non con gli umani. L’unico umano con la quale avevano mai parlato era stato appunto Merlino, e anche allora, era stata solo una frase.

Sei destinato a fare grandi cose.

Le Guerriere non avevano mai più avevano comunicato con qualcuno da allora. E Merlino era davvero stato grande.

Silente era sicuro che non sarebbe riuscito a sconfiggerne una, soprattutto con l’età che avanzava. E poi, come aveva fatto James Evans ad entrare ed uscire se le barriere intorno alla scuola si erano fortificate? Doveva conoscere un qualche passaggio a lui sconosciuto, ma come? Evidentemente James Evans non era mai stato ad Hogwarts, o almeno, non come studente.

Severus gli aveva detto che quando lui e Raptor si erano avviati verso la Sala Grande si potevano ancora sentire i suoni di una battaglia dal corridoio, cessati di botto pochi secondi prima che fossero entrati di corsa. L’unico ingresso alla Sala era il portone principale, trovato ridotto in schegge, ed entrambi i professori non avevano visto nessuno lasciare la stanza con una Valchiria. Sarebbe stato decisamente appariscente.

Piton gli aveva anche spiegato che per un momento aveva sentito dei sussurri provenire dalla stanzetta vicino al Tavolo degli Insegnanti, ma ispezionando non aveva trovato nessuno al suo interno. Come aveva fatto James Evans a lasciare il castello? Che si fosse Smaterializzato? Impossibile! Non ci si poteva smaterializzare a Hogwarts. Ma allora come aveva fatto?

Questi pensieri continuarono a tormentare il vecchio preside per tutta la giornata, e concentrato com’era, non si accorse dell’assenza di Harry Potter e dei suoi amici a ora di pranzo.

-

Spero che al castello stia andando tutto bene.

Questo era il pensiero principale di Harry Potter, o meglio, James Evans, mentre camminava per uno dei tanti corridoi del Ministero della Magia. Aveva programmato tutto, questa volta. I suoi amici lo stavano coprendo alla perfezione, nonostante le rabbiose proteste di Hermione, che lo aveva rimproverato per quindici minuti di fila prima di lasciarlo andare.

Durante la colazione, aveva detto a Ron, Hermione e Neville che quella mattina doveva assolutamente assentarsi per una questione della massima urgenza. Quando gli avevano chiesto di cosa si trattasse, aveva semplicemente replicato con un ‘giuro che spiego dopo’.

Era stata una giornata perfetta per lasciare il castello, un’occasione grandiosa: alla prima ora avevano Incantesimi, alla seconda un’ora buco, alla terza Storia della Magia e poi il pranzo. Era sgusciato fuori dal castello dopo la lezione con Vitious. Nessuno avrebbe notato la sua assenza durante l’ora buco, considerando che i suoi amici si erano a loro volta assentati per far pratica nel passaggio al quarto piano. Tutti avrebbero creduto che era con loro.

Durante Storia della Magia, poi, erano tutti così impegnati a dormire, e nel caso del professore, a parlare a vanvera, che nessuno avrebbe fatto caso ad uno studente in meno.

Per il pranzo aveva suggerito ai suoi amici di mangiare nelle cucine, perché la sua assenza dal gruppo avrebbe destato solo sospetti in Sala Grande, soprattutto quelli di un certo Maestro di Pozioni. Meglio non avere una replica dell’ultima volta.

Sperava che Draco non rifacesse la spia. Cos’era successo, poi? Il Malfoy continuava ad evitarlo come la peste, e quando non lo evitava, o lo guardava male, oppure sofferente. Non gli c’era voluto molto per capire che il ragazzino era in pieno dibattito interiore.

Voleva aiutarlo, davvero, ma non sapeva come. Non sapeva nemmeno cos’era cambiato. Un giorno sembrava essersi comportato come un amico, e quello dopo lo aveva trattato come un estranio. Sapeva che presto avrebbe dovuto fargli un discorsetto, ma cercava di rinviare l’evento al più tardi possibile.

Ed ora eccolo lì. Perso nel Ministero. Fantastico eh?

Sbuffò irritato. Come aveva fatto a perdersi? A sì, era stato perché non aveva prestato attenzione a dove metteva i piedi dopo il suo incontro con Sirius. Dire che l’aveva scosso era un eufemismo. Il suo padrino lo aveva quasi riconosciuto! Lo aveva notato da come lo guardava.

Il suo nucleo magico non era ancora abbastanza sviluppato per svolgere magie complesse, solo alcuni semplici trasfigurazioni basi. Per questo aveva scelto di modificare in modo più radicale possibile i suoi occhi e i suoi capelli, alcune delle poche cose sulla quale sapeva lavorare, fino a diventare apparentemente l’opposto di chi era. Ma i suoi tratti, anche se leggermente modificati a causa del suo aspetto di qualche anno più grande, erano pur sempre quelli di Harry Potter.

Nessuno poteva riconoscerlo, perché al momento Harry Potter era un bambino rotondetto, di undici anni, con i lineamenti infantili. Nessuno sapeva che crescendo sarebbe diventato identico a James Potter. Perciò, al momento c’erano più somiglianze tra James Potter e James Evans che tra James Evans e Harry Potter. Era uno dei motivi per la quale aveva costretto Skeeter a non pubblicare una sua foto: in un primo momento nessuno lo avrebbe riconosciuto, ma a furia di esaminare la sua foto qualcuno avrebbe notato le somiglianze con suo padre.

Dopo dieci anni, molti faticavano a ricordare con precisione i lineamenti di James Potter, ma Sirius Black non li avrebbe mai scordati. Se qualcuno poteva notare le loro somiglianze in un battito di ciglia, quello era Sirius. E forse lo aveva fatto.

E la cosa peggiore? Quel pomeriggio ci sarebbe stata la prima lezione di Quidditch, e se non fosse tornato, non solo tutti avrebbero notato la sua assenza, ma non avrebbe neppure potuto volare dopo un anno passato a dar la caccia agli Horcrux.

Sbuffò di nuovo, svoltando a destra ed inoltrandosi nell’ennesimo corridoio. Aveva l’impressione che invece di salire fino all’Atrium stesse scendendo sempre più in profondità. Impressione che si rivelò fondata quando, svoltando dietro l’ennesimo angolo, si ritrovò in un lungo corridoio, estremamente familiare …

Il suono di due voci lo fece sobbalzare. Istintivamente, si appiattì contro la parete: aveva come l’impressione che le cose sarebbero finite molto male se qualcuno lo avesse visto lì, in uno dei corridoi dell’Ufficio Misteri, mentre si aggirava con aria furtiva.

“ … pensaci, sarebbe una grandissima aggiunta!” stava dicendo una voce in tono concitato. Era … familiare, ma Harry non riusciva proprio a ricordarsi dove l’avesse sentita.

“Non credo che funzionerebbe. E poi lo sai, non è così semplice,” affermò una seconda voce sbrigativa.

“Andiamo Croaker! Devi ammettere che sa il fatto suo. E se fosse a conoscenza di ciò che ci sfugge? Se sapesse porre fine al Mistero?” ribatté la prima voce, suonando piuttosto convincente.

“È proprio questo il punto! Che scopo avrebbe l’Ufficio Misteri se il più grande Mistero venisse svelato? E dopo? L’intero Dipartimento verrebbe chiuso!” si oppose quello di nome Croaker esasperato.

“Ma il nostro compito è proprio quello di svelarlo. E poi sai che non andrebbe così. Sai su cosa si fonda il nostro Dipartimento. Ci sarà sempre un nuovo mistero da svelare, anche se questo in particolare venisse risolto. Facciamo così: se sa del Mistero, allora non se ne fa nulla. Se lui non ne sa niente, allora lo si mette al corrente. Ci potrebbe dare una mano a scoprire la verità!” ribatté la prima voce, quasi come se stesse cercando di far capire un concetto basilare ad un bambino.

Ci fu un attimo di silenzio, “Considererò l’idea, Bode. Ma anche se fosse, come lo contattiamo?”

“Beh,” riprese Broderick Bode, adesso un po’ meno deciso,“In qualche modo ci riusciremo. Potremmo chiedere  alla Bones, oppure Moody, o Shacklebolt. Ma prima devi scegliere.”

Un sospiro, “Meglio se …”

Le voci cominciarono ad affievolirsi man mano che i due uomini, Indicibili, suppose James, si allontanavano. Di cosa stavano parlando? Cos’era il Mistero? Bode … conosceva quel nome … doveva l’aveva sentito? Sentiva la risposta sulla punta della lingua! E cosa centravano Amelia, Malocchio e Kingsley? Decidendo che probabilmente non erano affari che lo riguardavano, James Evans uscì dal suo nascondiglio e cominciò a camminare nella direzione dalla quale erano arrivati i due uomini.

I corridoi dell’Ufficio Misteri, a differenza del resto del Ministero, non gli erano estranei. Dopo il suo quinto, non sarebbe mai riuscito a dimenticarsi di quel luogo. Camminando con passo sicuro, decise che non era il caso di calarsi il cappuccio del mantello: avrebbe solo attirato l’attenzione.

Nessuno aveva mai visto una foto di James Evans, e quindi nessuno lo avrebbe riconosciuto. Attraversò agilmente quel labirinto che era l’Ufficio Misteri, fino a ritrovarsi di fronte all’ascensore. Era vuoto, grazie al cielo. Vi si fiondò dentro e cominciò a risalire. Tra la folla nell’Atrium, nessuno avrebbe fatto caso alla sua presenza, non a quest’ora. Non voleva incontrare nessuno.

L’ascensore scorreva dritto verso i piani superiori, con suo sollievo, ed era ormai vicinissimo all’atrio principale al livello zero. Un po’ più su … ancora un po’ … e …

E poi accadde. Una lucina si accese, segnando un richiamo dal secondo livello. Pregando che non fosse nessuno che conosceva, James si raddrizzò. Il suo viso divenne una maschera neutra e fredda.

Le porte si aprirono ed entrò una donna, molto giovane, probabilmente appena diplomata. Era molto carina, con i capelli neri e gli occhi blu elettrico. Per poco Evans non saltò dalla gioia mentre il sollievo lo investiva: niente Kingsley, Amelia, Moody, Dawlish, Elliot, Lopker o Morrinson. Ma aveva cantato vittoria troppo presto. La giovane si voltò verso di lui, lo esaminò per un attimo, e poi lo guardò minacciosa.

“Chi sei e per quale motivo ti trovi al Ministero?” chiese lei artica, mentre la sua mano correva alla bacchetta. Fu in quel momento che James lesse la targhetta sulla sua camicia, ‘Allison Sparks. Auror’. La comprensione investì il biondo. Lui non aveva la targhetta! Era evidente che non era un membro del Ministero, e che di conseguenza era un ospite. Sembrava troppo giovane per essere un impiegato, e quindi sarebbe dovuto essere targato.

I pensieri di James corsero a mille all’ora. Aveva due opzioni:

Opzione uno: si faceva prendere dal panico, dimostrando di essere colpevole, ma la seguiva senza fare storie. La sua copertura saltava, veniva interrogato – possibilmente con il Veritasserum – a Hogwarts si accorgevano della sua assenza, tutti si sarebbero messi alla sua ricerca – di nuovo – e una volta appurato che non era al castello, Silente sarebbe corso al Ministero per parlare con Caramell, solo per ricevere la notizia che James Evans era stato catturato e che aveva confessato sotto Veritasserum di essere Harry Potter. Il resto solo Merlino poteva prevederlo.

Opzione due: la prendeva un po’ in giro, ci scherzava magari, e – a mali estremi, estremi rimedi – se necessario ci flirtava. Continuava a dimostrarsi sicuro e si comportava in modo causale, per poi escogitare – con una scusa brillante – un modo per salvare la giornata.

Uhm … la sua mente non impiegò molto a trovare una risposta. Era ora di comportarsi come suo padre e mettere in gioco le sue doti da attore. Merlino, come si vergognava di doverlo fare.

“Whoa, whoa, whoa!” fece divertito, alzando le braccia in segno di resa con un sorriso di scherno, “Se vuoi che venga con te, non ci sono problemi, bellezza. Ti seguirei in capo al mondo se tu me lo chiedessi!” La squadrò da capo a piedi con un’espressione maliziosa. James ancora non capiva come avesse fatto a non arrossire dicendo una cosa del genere.

Le guance della giovane si fecero color porpora, ma non abbassò la bacchetta, “C-Chi sei?”

“Chiunque tu voglia che io sia, dolcezza,” rispose con fare amicante.

Lei si morse un labbro ed abbassò leggermente la bacchetta, esaminandolo dall’alto in basso, soffermandosi per un momento sul suo fisico muscoloso. Arrossì di botto e distolse lo sguardo, ricacciandosi la bacchetta in tasca, “Comunque chi diamine sei?” richiese brusca, senza però guardarlo in faccia, imbarazzata.

James abbassò le braccia ghignando, “Mi chiamo James,” si limitò a dirle, stringendosi nelle spalle con naturalezza. Avrebbe potuto vincere il Premio Oscar.

“James e …?” pretese lei inarcando un sopracciglio.

“Solo James,” le rispose lui sorridendo e disarmandola.

“Beh, i-io sono Allison, piacere,” si presentò lei, porgendogli la mano esitante. Lui la prese e gliela baciò, facendo un leggero inchino da galantuomo. Non arrossire, non arrossire, non arrossire, si stava ripetendo il ragazzo in testa come un mantra.

“Enchanté,” replicò lui in francese, invece, facendola diventare ancora più rossa. Solo in quel momento James si rese conto di quanto fosse divertente avere questo effetto sulle ragazze. Sorrise, per una volta senza finzione.

“B-Beh, cosa ti p-porta al M-Ministero?” farfugliò lei, cercando di ridarsi un contegno. Era un Auror per la miseria!

“Sono venuto a far visita ad un amico,” rispose James casualmente. Tecnicamente era la verità, “E, se posso, cosa ci faceva una così bella ragazza sul secondo livello?” chiese, fingendo di non saperlo e spostando l’argomento della conversazione su di lei.

Allison sorrise lusingata ed abbassò un attimo lo sguardo, “Sono un Auror,” spiegò fiera.

James alzò un sopracciglio, “Non sei un po’ giovane per esserlo?”

Lei si morse un labbro, “Naturalmente sono ancora in fase di addestramento, ma essendo tra le migliori mi assegnano qualche compito di tanto in tanto, e l’accesso agli archivi dei criminali,” spiegò onesta, ma ingenuamente. Mai rivelare un’informazione del genere al primo che capita.

James assorbì l’informazione come una spugna. Allison aveva accesso ai file dei Mangiamorte! Sarebbero stati estremamente utili in caso …

In quel momento le porte dell’ascensore si aprirono ed entrambi si affrettarono ad uscire mentre una marea di impiegati si fiondavano dentro.

“B-Beh, allora c-ci si vede,” balbettò lei sorridendo esitante, mordicchiandosi poi il labbro inferiore. Lui annuì e le fece l’occhiolino. La giovane parve recuperare un po’ del coraggio iniziale e si avviò a passo spedito verso uno dei tanti camini dorati.

A quel punto, James decise che fosse il caso di filarsela da davanti all’ascensore prima di incrociare qualcuno diretto a lavoro che conoscesse per sbaglio, tipo Moody. Se Malocchio lo avesse visto al Ministero, avrebbe fatto molte domande, e lo avrebbe costretto a rispondere.

Si guardò intorno per un momento, osservando il via vai di persone che tornavano dalla pausa pranzo, pronti per lavorare. Il suo stomaco fece una capriola quando avvistò la chioma rossa di Mr. Weasley, che chiacchierava amichevolmente con un amico. Individuò, in un angolo, un piccolo bar magico, e decidendo di aver bisogno di una Burrobirra per schiarirsi le idee, si diresse verso la sua appena stabilita meta.

Solo cinque minuti, si disse. Poi sarebbe tornato a Hogwarts.

-

Severus Piton stava cominciando ad irritarsi. Potter e i suoi amichetti non erano venuti a pranzo, e questo significava che stavano combinando qualcosa. Anni ed anni a scuola con i Malandrini gli avevano insegnato ad interpretare le assenze.

E questa era un’assenza del tipo ‘sta succedendo qualcosa che non vogliamo si sappia’. Il problema era: cosa?

Voltando il capo verso la sinistra, notò Albus, che negli ultimi tempi non faceva altro che fissare il vuoto, perso in chissà quali pensieri e vedendolo applicarsi a teorie che non rivelava a nessuno.

Sospirando, spostò lo sguardo al tavolo della sua Casa. Draco Malfoy si comportava in modo strano. Erano giorni che quasi non parlava, che sembrava crucciarsi con un pensiero fisso. Ogni tanto lo vedeva scoccare occhiate al tavolo di Grifondoro ed abbassare lo sguardo, deluso. Intorno a lui, i suoi compagni chiacchieravano allegri, osservando il libro di Blaise Zabini.

Non capiva come tutti potessero parlare per quattro giorni di fila di solo tre individui: Harry Potter in primis, e poi di James Evans e Sirius Black. Cosa c’era di tanto interessante in James Evans? Un ragazzo che aveva dato una semplice soffiata agli Auror? Più che altro, Piton lo detestava. Aveva liberato Black, e a suo parere il reietto sarebbe potuto stare ad Azkaban fino a marcirci.

La vita sembrava procedere quasi normalmente – quasi perché la notizia di Black aveva sconvolto tutti – ma allora perché non riusciva a non pensare a Potter? Guardando alla sua destra, notò Raptor, che fissava con insistenza il tavolo di Grifondoro. Che anche il professore di Difesa stesse pensando al giovane Grifondoro? Perché poi? Cosa era accaduto tra Potter e Quirinus?

Nella sua borsa continuava a tenere l’oggetto che gli avrebbe permesso di far luce sui misteri che circondavano il primino, pronto a mettere in atto il suo piano.

Quella sera, il segreto di Harry James Potter sarebbe stato svelato.

-

Riflettendo, James Evans, alias Harry Potter, concluse che la sua ‘gita’ al Ministero era stata piuttosto istruttiva. Aveva parlato con Sirius, origliato due Indicibili, Croaker e Bode se rammentava … Bode … il nome continuava a suonargli stranamente familiare, e poi aveva ‘flirtato’ con un’Auror piuttosto carina, Allison Sparks, che aveva accesso ad alcune informazioni che gli avrebbero fatto piuttosto comodo in caso la Terza Guerra Magica fosse cominciata (dopo quella con Grindelwald e la prima ascesa di Voldemort).

James sospirò soddisfatto, dopo aver finito la sua Burrobirra, e cominciò a camminare verso l’uscita.

Perso com’era nei suoi pensieri, non fece molta attenzione a dove stesse mettendo i piedi. Fece appena in tempo ad alzare lo sguardo che … BAM!!

Si ritrovò per terra, seppellito sotto una valanga di fogli, mentre un mago di circa venticinque anni cominciava a scusarsi, raccogliendo i documenti rapidamente. Possibile che continuasse sempre ad incrociare gente in quel posto?! Il suo piano era quello di sgusciare via silenziosamente senza attirare l’attenzione per Morgana! Non farsi conoscere da mezzo Ministero.

“Scusami amico! Sarei dovuto stare più attento!” esclamò il mago, cominciando a fare una pila di fogli caduti. James si riscosse, nonostante la botta in testa, e decise di aiutare il giovane mago. Probabilmente era solo un’apprendista che stava trasportando dei documenti al suo capo.

“Non c’è problema, infondo è stata colpa mia,” rispose il biondo sedicenne scrollando le spalle. Mentre raccoglieva i fogli sparsi per terra, non poté evitare di lanciare un’occhiata al testo. Erano dei file targati Top Secret. Il titolo di uno dei documenti attirò la sua attenzione e non poté evitare di leggere.

Centro di Ricerca Magico:

Progetto ZK3, Prototipo – Sperimentale

Informazioni Universali di Codice CN405WL54

Accesso Consentito Solo Ai Membri Di Livello A

Aggrottò la fronte, pensieroso. Il venticinquenne alzò lo sguardo dopo aver raccolto tutti i fogli, vedendolo che leggeva il documento. Sbiancò e glielo strappo di mano, allarmato e furioso.

“Sono informazioni strettamente professionali,” affermò stizzito, mascherando la rabbia. Il venticinquenne era alto, con i capelli castani ben pettinati e gli occhi verde acqua. Si guardò intorno freneticamente prima di afferrare James rudemente per un braccio e portarlo lontano da sguardi indiscreti.

Il biondo era a dir poco scioccato. Ma che …?! Non ebbe nemmeno il tempo di finire il pensiero che il venticinquenne lo stava trascinando in un corridoio spoglio, le cui uniche fonti di luce erano dei globi di energia bianca che fluttuavano silenziosamente a mezz’aria. Non era mai stato lì. Avrebbe giurato che prima non ci fosse alcun corridoio e non l’aveva mai visto dall’Atrium. Guardandosi alle spalle, notò che c’era un muro nel punto in cui erano passati. Avevano attraversato una parete solida?!

“Era un’illusione. Nessuno può vedere questo posto senza esserne a conoscenza,” spiegò irritato il castano, senza però allentare la presa sul braccio del sedicenne, continuando a procedere verso la fine del corridoio.

James lo strattonò, “Levami le mani di dosso!”

Ma la presa del venticinquenne era ferrea. James decise di lasciarlo fare: se avesse voluto, avrebbe già preso la bacchetta e steso l’impiegato, ma era curioso di vedere dove lo stesse conducendo. Si fermarono davanti ad una porta di legno scuro, senza maniglia, l’unica presente.

Il giovane uomo tirò fuori la bacchetta e James si irrigidì all’istante, rilassandosi quando notò il venticinquenne usarla solo per picchiettare sette volte un punto preciso della porta. Quella si aprì senza emettere alcun suono.

Il mago lo trascinò in un altro atrio, brulicante di persone, ma molto più piccolo di quello del Ministero, “Benvenuto al Centro di Ricerca Magico,” disse distaccato. La stanza era ampia ed illuminata, e le pareti erano composte da vetri e specchi che si alternavano. Fuori si potevano intravedere dei giardini e alcune serre, dove alcune piante enormi e rare sfoggiavano sgargianti colori.

La maggior parte delle persone nell’edificio indossava un camice bianco e manteneva delle cartelle in mano. James udì alcune conversare riguardo a dei progetti e scorse altri sfogliare dei fogli pieni di rune. Al centro della stanza c’era una rampa di scale che portava ai piani superiori, e ai piedi della rampa, sia a sinistra che a destra, c’erano file di corridoi.

Ad un lato della Sala c’era un tavolo in mogano con dietro una donna dall’aria professionale e severa, sui trent’anni. Il venticinquenne lo trascinò lì.

“Samantha,” la salutò cordiale.

“Ian,” replicò la donna. Aveva i capelli rossi raccolti in uno stretto chignon, dalla quale non sfuggiva una singola ciocca. Gli occhi marroni saettarono su James, e poi tornarono sul venticinquenne, oltraggiata e furiosa.

“Non sono ammessi ospiti!” sbraitò, “Vuoi che ti ricordi il Codice?”

Ian, il mago venticinquenne, fece una smorfia, “Ha letto il file sul Progetto ZK3. Non potevo lasciarlo andare,” spiegò.

La donna annuì, dando il suo consenso e guardando James ancora arrabbiata, come se avesse appena commesso un crimine imperdonabile, “Bene, allora segui la procedura,” istruì.

Ian sorrise, “È quello che avevo in mente di fare.”

Ian poi lo afferrò e cominciò a trascinarlo, sotto lo sguardo curioso di molti ricercatori, in un angolo della sala e lo guardò dall’alto in basso, “Ascoltami, ragazzino. Hai letto dei file della massima segretezza. Che cose ne hai capito?” sondò cauto.

James ghignò. Voleva sapere quanto ci aveva capito per mentirgli al riguardo e sminuire l’importanza delle informazioni ai suoi occhi. Un tempo, Harry Potter non avrebbe capito niente di quello che aveva appena letto.

Ma in quel momento era James Evans, e non poteva permettersi di fare la figura dello sprovveduto, che Ian sapesse il suo nome o meno. Il panico cominciò a montargli dentro, e si guardò rapidamente intorno, registrando i particolari della Sala, cercando di dare un senso a quel luogo, della quale prima di allora non aveva conosciuto l’esistenza. Si concentrò per un attimo, cercando di capire il significato di tutto ciò che aveva letto e visto. Non aveva mai riflettuto così velocemente prima! Da quando sapeva pensare così?

 “Beh,” cominciò affondando le mani nelle sue tasche, cercando di mascherare l’esitazione, “Penso di aver capito che il Progetto ZK3 sia un modo per ottenere informazione universali, ancora sperimentale, alla quale per il momento hanno accesso solo i membri del personale del livello A. Una specie di enorme libreria …” guardò Ian alzando un sopracciglio, sperando di averci azzeccato almeno un po’.

Il mago era impallidito così tanto che pareva un vampiro. Deglutì rumorosamente: non si era aspettato che il sedicenne avesse capito tanto, “V-Vedo che sei più furbo di quanto pensassi,” sussurrò osservandolo, “Come hai detto di chiamarti?”

James si chiese se fosse il caso di dire la verità … “Mi chiamo James.” Sperava che abboccasse all’amo e non facesse altre domande.

Fortunatamente, Ian non chiese altro. Lo esaminò per un attimo, rabbrividendo quando i loro sguardi s’incrociarono. James sapeva perché: i suoi occhi rispecchiavano il suo passato, le situazioni pericolose in cui si era trovato, le perdite e la sofferenza. La gente lo rispettava solo guardandolo negli occhi. Anche Ian probabilmente aveva notato che il suo sguardo non era quello di un ragazzino.

Prese un respiro profondo e si decise a parlare, cercando di convincersi di qualcosa, “Questo posto …” fece un ampio gesto, indicando la sala, “È un Centro di Ricerca. È qui che si fanno le maggiori scoperte magiche: tutte le persone che vedi qui hanno un progetto da portare a termine. C’è chi sta sviluppando nuovi incantesimi, chi sta testando nuove pozioni, chi cercando usi alternativi per delle piante, e così via.” Ian gli fece cenno di seguirlo.

James lo guardò sorpreso, ma si mise con naturalezza al passo col venticinquenne.

“Ti sto dicendo questo perché ho notato che sembri un tipo sveglio. E la prova è che hai capito qualcosa del file che hai letto. Non molti ci riescono,” spiegò Ian, lanciandogli un’occhiata di sottecchi, dirigendosi verso la rampa di scale e cominciando a salire, seguito a ruota da James. Samantha, la strega dietro alla scrivania, scoccò loro un’occhiata scioccata, che Ian ignorò con maestria.

“Vedi,” riprese, “Gli unici che possono entrare nel Centro sono i ricercatori e i loro apprendisti, che naturalmente devono giurare di tenere la bocca chiusa riguardo questo posto. Lavoriamo tutti in segreto qui. Se in giro si sapesse dei materiali o dei prototipi sulla quale lavoriamo, qualcuno potrebbe cercare di rubarli, o peggio, trovare un modo per corrompere un impiegato e farseli dare. Con tutte quelle famiglie purosangue lì fuori … ” Ian sembrò rabbuiarsi un attimo, “Per questo, tutti quelli che vedi qui hanno stretto un vincolo alla segretezza.”

James scosse la testa, “Io non faccio nessun giuramento,” gli disse prontamente. Non voleva avere vincoli magici addosso.

Ian alzò un sopracciglio, “Tu non sei né un ricercatore, né un apprendista. Sei, come dire … esonerato dall’impegno,” fece una pausa, pensandoci, “Anche se qui dentro nessuno è mai stato esonerato, a parte il Direttore Generale. Considerati ‘speciale’. Noi ricercatori possiamo fare entrare apprendisti solo quando siamo sicuri che non diranno nulla di questo posto a nessuno.”

Arrivarono al primo piano e Ian svoltò a destra.

James alzò le sopracciglia. Aveva pensato che il venticinquenne fosse solo un apprendista, “Noi ricercatori? Intendi dire che sei un ricercatore anche tu?”

Ian annuì con un’espressione fiera, “Il più giovane,” poi scosse la testa, “Ma non è questo il punto. Il punto è che ti ho portato qui dentro, nonostante tu non sia un apprendista e senza richiedere un giuramento, perché la nostra procedura richiede l’obliviazione di ‘informazioni segrete’ assimilate dalla mente di estranei al nostro sistema. Tu non sei del nostro sistema. E hai letto un nostro file Top Secret.”

James s’irrigidì e smise di camminare, costringendo Ian a fare altrettanto. Adesso capiva. Era per questo che lo aveva fatto entrare, perché tanto non si sarebbe ricordato niente quando sarebbe uscito. Dovevano obliviarlo.

“Ma naturalmente,” continuò il venticinquenne con tono rassicurante, “Tu potresti essere l’eccezione alla regola.”

Ma James si ricordava che Ian aveva detto a Samantha che aveva in mente di seguire la procedura. Perché diamine aveva letto quello stupido file? Il mago di fronte a lui sembrò interpretare i suoi pensieri.

“È per questo che ti sto portando dal Direttore Generale,” disse Ian, “Voglio vedere se è possibile che tu rimanga a conoscenza di questo posto senza essere un apprendista o un ricercatore. Se è possibile, non verrai obliviato.”

James non era convinto, “Sarei un ‘ospite’?” chiese, mantenendosi sulla difensiva. Vigilanza Costante, come avrebbe detto Moody.

Ian scosse la testa, “Non abbiamo ospiti qui. Tutti quelli che leggono per sbaglio i nostri file vengono obliviati all’istante e poi torniamo alla nostra solita rutine. Caso chiuso. Qui ci sono solo ricercatori e apprendisti. Ma tu sembri avere del cervello e sarebbe un peccato non renderti partecipe quando potresti esserci d’aiuto. Magari posso farti diventare una specie di ‘collaboratore’, a meno che tu non voglia diventare un apprendista,” Ian lo guardò stranamente speranzoso.

Ma James negò col capo. Con Hogwarts (e Piton addosso), non ne avrebbe avuto il tempo, “No, non posso diventare un apprendista.”

Ian sembrò deluso, “Peccato. O beh, magari potresti ancora aiutarci come ‘collaboratore’.”

James sorrise, “Forse.”

Ian esitò, “Se non sei né un apprendista, né un ricercatore, e se decidi di non diventare il nostro primo ‘collaboratore’, allora non avremo altra scelta se non obliviarti.”

Il biondo sospirò, “Fammi capire bene cosa intendi con ‘essere un collaboratore’ e poi vedremo se accetterò.”

I due ripresero a camminare in silenzio, mentre la mente di James digeriva le informazioni che gli erano state dette. Con un po’ di fortuna, magari avrebbe avuto accesso alle informazioni di quel Centro. Chissà cosa stavano sperimentando …

Arrivarono di fronte a una porta con un targhetta d’oro. Sopra c’era incisa la scritta, ‘Direttore J. Perkin’. Ian bussò piano ed attese paziente. Accanto a lui, il sedicenne si guardò intorno a disagio.

“Avanti,” chiamò una voce profonda da dentro.

Ian aprì la porta e fece un passo indietro, facendo cenno a James di entrare per primo. Titubante, il ragazzo entrò. L’ufficio era spazioso, con il pavimento di legno scuro, e i mobili, un divanetto e due poltrone, erano color panna e rivolti verso un maestoso camino in marmo, spento. Una scrivania in mogano, inondata di fogli, si stagliava davanti a una libreria che percorreva tutto il muro. C’erano due finestre ai lati, che illuminavano la stanza e si affacciavano su delle serre, dove James aveva capito si facessero degli esperimenti sulle piante.

Seduto sulla sedia di pelle dietro la scrivania, c’era un uomo. Avrà avuto circa cinquant’anni, mediamente alto, robusto, ma non grasso, con gli occhi blu e i capelli biondo sporco. Qualche ruga gli contornava gli occhi e gli angoli della bocca.

Sembrava un tipo gentile, o almeno, così sperava il biondo.

Quando l’uomo vide il giovane sedicenne, alzando lo sguardo dai documenti che stava esaminando, aggrottò la fronte e si voltò verso Ian interrogativo.

“Che storia è questa?” chiese severo, “Non sono ammessi ospiti.”

Ian annuì, “Lo so, signore. Non volevo disturbarla, è solo che questo ragazzo,” ed indicò James, che per poco non arrossì, “Ha letto parte del file riguardante il Progetto ZK3.”

L’uomo, Perkin, alzò un sopracciglio, “Non vedo dove sia il problema. Non è la prima volta che capita. Segui la procedura.” Poi tornò ai suoi fogli.

Ian si schiarì la gola per richiamare l’attenzione del Direttore, mentre James rimaneva in religioso silenzio, imbarazzato, “A dire il vero, signore, questo ragazzo ha capito di cosa parlavano.”

Questo attirò l’attenzione dell’uomo, “Davvero?” domandò intrigato. Non attese una risposta e si alzò in piedi, “Temo di essere stato imperdonabilmente scortese. Prego, si accomodi,” fece un cenno in direzione delle poltrone e si sedette su una. Ian si sedette su quella di fronte, mentre James optò per il divanetto.

Perkin congiunse le mani e guardò il ricercatore in attesa di una spiegazione.

“È successo mentre stavo vendendo qui,” cominciò Ian, “Portavo con me i file del Progetto. Ci siamo scontrati e mi sono caduti, e lui si è affrettato ad aiutarmi a raccogliere. Per sbaglio,” e scoccò un’occhiata a James, che stavolta arrossì sul serio, “Ha letto un paragrafo, ma sorprendentemente gli è bastato per dedurre di cosa si trattasse,” concluse.

Perkin rivolse la sua attenzione al giovane, curioso, “Qual è il tuo nome, ragazzo?” indagò cordiale.

“James,” rispose, cercando di mostrarsi il più sicuro possibile, evitando lo sguardo del Direttore.

Perkin lo guardò interessato, “James e …?”

Il sedicenne scrollò le spalle, “Solo James.” Se davvero lo avrebbero obliviato, non voleva lasciarsi dietro tracce del suo passaggio.

“I tuoi genitori sanno che sei qui? Non dovresti essere ad Hogwarts?” riprese l’uomo, non soddisfatto della risposta, ma decidendo di lasciar perdere.

Il biondo sorrise, “Non ho genitori e non frequento Hogwarts,” risultò molto più misterioso di quanto avesse voluto.

Perkin e Ian si scambiarono delle occhiate perse. Quest’ultimo si schiarì la gola, “Sorvolando,” riprese in tono concitato, guardando James in modo strano e poi rivolgendosi al Direttore, “Sembra avere del buon potenziale, ma non è disposto a diventare apprendista.”

Perkin alzò un sopracciglio, “E non ha fatto alcun giuramento prima di venire qui?” il suo sguardo si fece duro.

Ian deglutì, “N-No signore. Ma pensavo,” si affrettò ad aggiungere quando notò lo sguardo accigliato del suo superiore, “Perché non renderlo un nostro … collaboratore?”

“Collaboratore?” ripeté il Direttore, grattandosi il mento, “Che intendi per ‘collaboratore’?”

“Beh,” fece Ian, “Solo perché non lavora per il Centro non significa che non possa aiutarci. Sarebbe uno spreco rinunciare a qualcuno con il suo potenziale. Potrebbe darci una mano con un paio di Progetti di tanto in tanto e farci visita.”

Il Direttore guardò il biondo scettico, “È piuttosto giovane,” commentò, appoggiandosi allo schienale della poltrona.

Ian parve dubbioso, “Sì,” esaminò il sedicenne attentamente, “Ha ragione, è molto giovane,” ammise, “Quanti anni hai?” domandò poi in direzione del ragazzo, che aveva seguito la conversazione distrattamente, “Quindici?”

“Sedici,” ribatté James secco, perforandolo con i suoi penetranti occhi azzurri. Ian dovette distogliere lo sguardo.

“Beh, abbiamo un paio di progetti incompiuti che potrebbero cambiare il Mondo Magico. Magari saprà aiutarci in uno,” riprese subito il venticinquenne, facendo di tutto per non guardare James in faccia, quasi intimidito.

Perkin rimase un attimo in silenzio, “Senza alcun giuramento?” chiese piano, chiaramente restio all’idea.

“Senza alcun giuramento,” s’intromise James glaciale e deciso, facendo scattare la testa di entrambi nella sua direzione.

Perkin non rispose, ma poi lo adocchiò sospettoso, rigido, “Come faccio ad avere la certezza che non dirai niente a nessuno?”

James rimase interdetto. Doveva assolutamente dirlo a Ron e Hermione! E … e Neville! Non poteva tenerli allo scuro: più segreti aveva, più doveva mentire. E stava cominciando ad odiare le menzogne che diceva.

“Non potete,” replicò il sedicenne, “Anche perché ci sono certe persone alla quale non credo potrei tenere questo posto nascosto,” replicò onestamente.

Ian chiuse gli occhi con aria sconfitta e quando li riaprì lo guardò come a dire ‘io ti avevo dato una chance! Tu l’hai rovinata.’

Perkin inclinò la testa di lato, “Sei onesto. L’onestà è una delle qualità che più rispetto.” Rifletté per un secondo, “Se dai prova di essere brillante come Ian dice, allora forse … forse potremmo lasciarti andare.”

James lo guardò sorpreso, notando lo shock impresso nel volto di Ian, “O-Okay, quando cominciamo?”

“Adesso naturalmente,” rispose il Direttore alzandosi in piedi, “Non sappiamo ancora se possiamo lasciarti andare. Vedilo come un test. Se lo superi, potresti essere libero. In caso contrario … ” lasciò la frase in sospeso.

James annuì, alzandosi a sua volta. Incatenò lo sguardo col Direttore, e quest’ultimo spalancò gli occhi, guardandolo come se lo vedesse per la prima volta.

“Fagli strada Ian, io vi raggiungo tra un attimo,” affermò Perkin con voce atona, battendo le palpebre un paio di volte per rimuovere l’immagine di quei due occhi azzurri con striature blu notte tormentati, che lo scrutavano fin dentro l’anima, e voltando le spalle ai due giovani maghi.

Ian sorrise, “Certo signore,” si voltò verso James, “Andiamo.”

-

Joshua Perkin attese finché entrambi non ebbero lasciato il suo ufficio prima di lasciarsi cadere sulla sua sedia di pelle, massaggiandosi le tempie. Quel ragazzo, James, aveva qualcosa di strano, che lo inquietava. Guardandolo negli occhi, si era sentito stranamente a disagio.

Eppure era un ragazzino! Sedici anni! Era tre volte più grande di lui.

Non sapeva se rendere il ragazzo un ‘collaboratore’ fosse una buona idea. Non ne avevano mai avuti prima, e la sola idea che qualcuno non vincolato alla segretezza uscisse dal Centro di Ricerca lo spaventava. Il Centro era segreto, e il Ministro della Magia, Caramell, non aveva la benché minima influenza tra quelle mura.

Sapeva a malapena che esisteva un Centro.

Ma c’erano famiglie, come quella Malfoy, che con un po’ di soldi, qualche maledizione, o qualche minaccia, sarebbero riuscite ad impossessarsi dei prototipi e oggetti sperimentali custoditi là dentro, e che avrebbero portato più male che bene nelle mani sbagliate.

Questo James …  come faceva a fidarsi? James cosa poi? Non conosceva il suo cognome, o qualcosa del suo  passato. Inoltre era intrigato dal fatto che non si mostrasse minimamente intimidito davanti a un mago di alto calibro, e dal fatto che fosse orfano. Cosa ci faceva al Ministero della Magia non accompagnato? E come faceva poi a non frequentare Hogwarts? Tutti i maghi e le streghe minorenni dagli undici anni frequentavano la scuola.

Decise che fosse il caso di controllare come se la stesse cavando nella ‘prova’ che doveva superare, e che doveva assolutamente conoscere il ragazzo meglio per essere sicuro che il Centro di Ricerca rimanesse segreto.

-

Impedimenta!”

Ron, Hermione e Neville erano nel passaggio dietro lo specchio al quarto piano. Harry li aveva lasciati quella mattina, raccomandando loro di far pratica in modo da poter proseguire. Aveva promesso che se avessero imparato l’Impedimenta alla perfezione, avrebbe insegnato loro l’Incantesimo Scudo.

Attualmente, Neville e Ron stavano duellando, mentre Hermione osservava in attesa che fosse il suo turno. Non potendo bloccare gli incantesimi, i primini li schivavano. Harry diceva che era un buon modo per migliorare i riflessi e che Schivare era essenziale in alcuni combattimenti, perché c’erano maledizioni impossibili da respingere.

Non aveva detto quali, però.

Neville evitò l’incanto per un soffio, e cadde in ginocchio, per poi rialzarsi in piedi velocemente. Sia lui che Ron stavano ansimando per lo sforzo, stanchi. Duellavano da quindici minuti ormai.

Incarceramus!” esclamò, riuscendo a colpire il rosso con successo. Delle funi avvolsero Ron, che cadde a terra come un salame. Hermione balzò in piedi e corse ad aiutarlo.

“Bravo Neville,” si complimentò la ragazzina, sorridendo raggiante. Paciock arrossì furiosamente, abbassando la bacchetta.

“Anche Ron è stato bravo,” ammise Neville, modesto, ma la fierezza era evidente. Sua nonna sarebbe stata così contenta! Forse non era un caso disperato come tutti credevano. Ron si liberò dalle corde e si rimise in piedi, guardandolo sorridente.

“Bel duello amico,” gli disse.

“Bene. Ora è il mio turno contro Neville,” fece Hermione, eccitata, pronta a mettersi alla prova. Avevano provato l’Impedimenta una decina di volte, e dopo i tentativi iniziali erano riusciti ad ottenere dei buoni risultati. Adesso dovevano solo concentrarsi sul padroneggiare bene l’incantesimo, così da poterlo usare sempre con successo.

I due ragazzini annuirono e Ron fece un passo indietro, sedendosi con le spalle appoggiate al muro, preparandosi ad assistere al duello. Ogni tanto, uno di loro provava qualche trucco, e gli altri due cercavano di impararlo, migliorando di volta in volta.

Hermione e Neville si sorrisero e poi tornarono ad alzare le bacchette.

Expelliarmus!” attaccò subito quest’ultimo, non dando tempo alla ragazza di fare niente se non gettarsi di lato per non venire disarmata.

Immobilus!” contraccambiò Mione, decisa più che mai. Utilizzava quei pochi incantesimi che Harry aveva loro insegnato con quanta più accuratezza possibile. Nei loro duelli, avevano alternato solo gli Immobilus, gli Expelliarmus, gli Incarceramus, e gli Impedimenta, in attesa che Harry mostrasse loro altro.

Raptor non insegnava loro niente del genere! Hermione ancora non ci credeva. Era stata così eccitata di poter apprendere Difesa, e così delusa quando aveva capito che Raptor era un incompetente. Ma era impossibile. Era un insegnante: doveva essere competente. Tutti gli insegnanti lo erano, e lei aveva la più piena fiducia in loro … o no?

Hermione si sentì assalire dal dubbio.

Infondo, non erano stati gli adulti a trovare la Valchiria e disfarsi di lei. Non erano stati loro a salvare Sirius Black da un destino crudele. Non erano loro che avevano a disposizione una Mappa dettagliata di Hogwarts per poter individuare eventuali minacce e conoscere ogni singolo passaggio segreto.

Hermione Granger si ritrovò a realizzare, per la prima volta in vita sua, che gli adulti non erano sempre pronti a tutto; non avevano sempre una soluzione ai problemi.

Semmai, in quel momento le sembrava il contrario. Harry era così forte, così sicuro, che era certa sarebbe riuscito in tutto ciò che i professori, il preside, e il Ministero avevano fallito. Solo la vicinanza del moro le trasmetteva sicurezza, e vedeva che era lo stesso anche per Ron e Neville. Era giusto con tutti: non gli importava se uno fosse Grifondoro o Serpeverde. E poi lui li stava aiutando, trasmetteva loro forza, senza chiedere nulla in cambio. Insegnava loro incantesimi, li faceva divertire, condivideva con loro le sue avventure scalmanate dopo il coprifuoco …

Come poteva una persona dal passato così tragico, senza genitori, essere così buona e generosa con tutti? Perché continuava a stare con loro, comuni ragazzini di undici anni, quando era evidentemente molto più intelligente e maturo? Maturo poi … a volte era l’esatto opposto! Insomma, quale persona matura avrebbe dato il via ad una lotta col cibo in Sala Grande?

Sembrava avere due personalità completamente opposte; da un lato, c’era un ragazzino undicenne, con una gran voglia di vivere la propria vita al meglio, e che si diverte a cacciarsi nei guai, per quanto rischiosi; dall’altro c’era un ragazzino il cui passato sembrava tormentarlo, ma che al contempo lo aveva reso forte, e che lo faceva apparire molto più grande di quanto non fosse in realtà.

Neville schivò il suo Immoblius con uno scarto a sinistra e ricambiò con un Impedimenta. Persa com’era nelle sue congetture, non si accorse dell’incantesimo finché non l’ebbe colpita e non riuscì più a muoversi.

Ron scattò in piedi e si avvicinò a lei, aiutandola a liberarsi dall’effetto dell’incanto di Neville come lei aveva fatto con lui. Neville le sorrise imbarazzato, grattandosi la nuca.

“Penso che per il momento possa bastare,” affermò Ron, mentre Neville si guardava l’orologio da polso.

“Sono le due e mezza,” fece Paciock aggrottando la fronte preoccupato, “Harry dovrebbe essere già qui. Alle tre e mezza abbiamo la prima lezione di volo, e aveva promesso di esserci,” al solo pensiero, il ragazzino rabbrividì. Lui e le scope non andavano molto d’accordo.

Ron sorrise agli altri due primini: entrambi sembravano ansiosi per la lezione, “Volare non è così difficile! Visto che per il momento abbiamo finito, volete che vi spieghi un po’ di teoria? Magari vi aiuterà con la pratica.”

Neville e Hermione annuirono contenti, e tutti e tre si sedettero per terra in cerchio.

“Allora,” cominciò Ron, “Prima di tutto, quando andremo troveremo delle scope per terra. Non dobbiamo prenderle, ma dobbiamo dire ‘su!’. Quella poi, dovrebbe schizzare nelle nostre mani. Per farla obbedire al comando, bisogna …”

Ron si perse nella spiegazione di come fare, ma lui stesso non riusciva a nascondere la preoccupazione crescente. I suoi pensieri continuavano a saettare sul suo amico famoso. Dove si era cacciato? Si sentì leggermente infastidito dal fatto che scomparisse così spesso, e ripensando al periodo da quando lo aveva conosciuto, non poté fare a meno di notare che molte cose di lui non quadravano. Stava nascondendo loro qualcosa, e di grosso anche.

Dov’era finito Harry?

-

I sotterranei erano, come sempre, bui e freddi. Nessuno capiva come riuscissero i Serpeverde a viverci. Molti pensavano che fossero il posto ideale, per quelli come loro. Sempre i più odiati, sempre i più emarginati. Per molti, Serpeverde era sinonimo di Mago Oscuro.

Jeremiah Lestrange era stanco di quella situazione, stanco di essere odiato. Tutti detestavano i Serpeverde, e lui rientrava nella categoria.

Con gli anni, era diventato quello che gli altri si erano aspettati che diventasse, quello che gli altri volevano che fosse. Il Serpeverde per eccellenza. Figlio di famosi Mangiamorte, ricco e celebre purosangue, parte di una famiglia dedita alla Magia Oscura, freddo e distaccato, a volte minaccioso, con un forte ascendente sugli altri, e un promettente futuro. Aveva eretto un muro impenetrabile attorno a sé, capace di proteggerlo dall’odio di coloro che lo circondavano. Tutti lo temevano, persino i professori preferivano non dirgli niente quando non prestava attenzione alle lezioni.

Tutti tranne una persona.

Harry Potter non era per niente intimidito da lui. Per quanto cercasse di fargli capire che lo odiava, l’undicenne non correva mai quando gli scoccava occhiatacce, non piangeva mai quando gli urlava contro, non andava mai a fare la spia agli insegnanti. Qualunque primino lo avrebbe fatto. Persino i primini nella sua stessa Casa.

Ma Harry Potter non era come gli altri, questo lo aveva capito anche da solo. Era sempre così calmo e ragionevole con lui, e la cosa lo irritava. Lo guardava come se sapesse sempre cosa pensasse, come se potesse capirlo.

Ma che ne sapeva lui? Era il mago più famoso del Mondo Magico, nessuno lo aveva mai detestato, a parte gli ex-Mangiamorte. E allora perché ogni volta che lo guardava negli occhi, riusciva a scorgere un qualcosa di tormentato?

E soprattutto, perché la cosa lo metteva a disagio?

Scacciò via questi pensieri, restando seduto sulla poltrona in pelle nera della sua Sala Comune. Potter non si era presentato a pranzo quel giorno, e questo significava che stava tramando qualcosa, di nuovo. Seriamente, cosa aveva quel ragazzino che non andava? Era un primino, per Morgana! I primini non scomparivano di tanto in tanto durante le prime settimane di scuola; di solito erano contenti di stare a Hogwarts.

Sospirò, massaggiandosi le tempie. Negli ultimi tempi, non faceva che pensare alle parole di Potter, cercando di decifrarne il significato.

“ … non tutte le Serpi devono per forza essere devote al lato oscuro. C’è sempre un’alternativa; dobbiamo solo trovare il coraggio di sceglierla.”

Lui non aveva mai voluto far parte del Lato Oscuro. Lui non era come i suoi genitori. Ma aveva sempre pensato che tutta la sua famiglia fosse marcia, da sempre, e che lui non avesse scelta, doveva essere come loro. O no?

Infondo, Sirius Black non era come gli altri Black. La notizia che il cugino di sua madre non fosse mai stato un Mangiamorte lo aveva sollevato tantissimo, più di quanto volesse ammettere. Gli aveva dimostrato che non era l’unico, non era il solo ad essere diverso in quella famiglia di squilibrati.

Ma non poteva diventare come Black, sarebbe stato diseredato.

Forse era questo che intendeva Potter quando diceva ‘trovare il coraggio’. Ma lui non era un Grifondoro, non era conosciuto per il suo coraggio. Eppure aveva visto che fine facevano i codardi: diventavano schiavi del Signore Oscuro e si ritrovavano ad Azkaban, come i suoi genitori.

Era un purosangue, certo, e fiero di esserlo; non si mescolava alla feccia, ai sanguesporco. La Magia Oscura lo affascinava, e trovava il Potere una delle poche cose che valesse davvero la pena di possedere.

Ma non per questo era come gli altri nella sua famiglia. Non era un pazzo, e di certo non sarebbe mai voluto diventare un Mangiamorte.

E se … se davvero fosse riuscito a mettere da parte le faide e avesse accettato la proposta di Potter? Che sarebbe successo? I suoi genitori erano lontani e non avevano modo di sapere cosa stesse facendo, ma suo zio Marcus non sarebbe stato tollerante. Era sempre stato così fiero di lui, del fatto che fosse il purosangue perfetto, l’erede degno di due casate prestigiose. Non aveva mai sospettato che stesse recitando il ruolo che gli avevano affibbiato sin dalla nascita.

Ma adesso … Sirius Black era libero. Era un suo parente, non poi così lontano. E se fosse andato a vivere –

No. Scacciò immediatamente l’idea. Assolutamente no. Scosse la testa con forza; che razza di idee gli venivano in mente!?

In quel momento si rese conto di quanto fosse stato stupido ad anche solo pensare di accettare la proposta di Potter. Black era stato un Grifondoro. Aveva avuto il coraggio di andare contro la sua famiglia, perché non aveva mai avuto mai niente in comune con loro.

Per lui era troppo tardi. Non poteva più tornare indietro. Era un Serpeverde, a differenza di Sirius. Non aveva altra scelta.

Tutto ciò che poteva fare era continuare a recitare il suo ruolo, quello di Jeremiah Lestrange.

-

Ian lo stava conducendo, sorridente, per uno dei corridoi meno usati del Centro. Aveva notato, solo dopo l’incontro col Direttore Perkin, che c’era una porta dietro la rampa di scale, talmente nascosta che dubitava molti al Centro ne fossero a conoscenza.

Ian gli aveva fatto cenno di seguirlo e ne aveva attraversato i battenti con aria furtiva. Sì, decisamente pochi sapevano di quel corridoio.

“Dove andiamo?” chiese James, guardandosi intorno circospetto. Il corridoio era simile a quelli dell’Ufficio Misteri, e la cosa lo faceva sentire a disagio.

Ian sorrise raggiante, accelerando il passo,“Ti mostro il Progetto ZK3. Lì potrò farti scegliere quale Progetto vorrai portare a termine, e poi ti porterò da coloro che ne sono responsabili.”

James non ci aveva capito niente. Lo stava portando da un Progetto?

“Mi raccomando,” riprese Ian, stavolta serio, “Solo i membri di livello A conoscono l’esistenza di questo posto. Quindi anche se diventerai un nostro collaboratore, acqua in bocca.”

James spalancò gli occhi, “Vuoi dire che questo è il Progetto ZK3,” indagò indicandosi intorno.

Ian scosse la testa divertito, “Non questo corridoio,” replicò, raggiungendo una porta di legno. Tirò fuori una carta magnetica, di quelle che si usano negli alberghi, o che almeno James pensava lo fosse. Intravide una foto del venticinquenne con un paio di informazioni personali.

Ian appoggiò la propria carta in un piccolo riquadro accanto alla porta. Un laser ci passò sopra, esaminandone l’autenticità.

“Ian Fowl, Ricercatore di Livello A, attualmente responsabile del Progetto XYRT,” decretò una voce fredda, che sembrò risuonare nello spazio intorno a loro. La porta di legno si aprì da sola senza emettere rumore.

Quello che James vide dall’altra parte gli tolse il fiato.

Si ritrovarono su una pedana sospesa nel vuoto. Era spaziosa (lunga circa sei metri e larga sette) e c’erano un tavolo largo che occupava un quarto della pedana, una fontana di Burrobirra, e un paio di sedie in un angolo. Davanti a loro, distanti dalla pedana di un paio di metri, si estendevano file e file di scaffali enormi carichi di libri che continuavano all’infinito, di fronte e sotto di loro, dal soffitto al pavimento. Sarebbe stato normale, se solo il soffitto non si fosse trovato ad una quindicina di metri al di sopra delle loro teste, mentre il pavimento … James azzardò un’occhiata in basso, intravedendo solo il vuoto. Il pavimento non si vedeva nemmeno.

La stanza era illuminata da finestre poste tra uno scaffale e l’altro, che davano a quel posto un’aria ancora più maestosa. Un paio di fiaccole, al momento spente, erano sospese ad intervalli regolare per l’illuminazione notturna.

Il mago venticinquenne, ignorando la faccia scioccata del biondo, lo fece sedere su una sedia, sistemandosi di fronte a lui, aspettando che fosse James a parlare per primo.

Il sedicenne rimase con la bocca spalancata per un paio di momenti, boccheggiando mentre fissava quell’enorme sala. Una volta ripresosi dallo stupore, si voltò verso il mago che lo aveva trascinato là dentro.

“Per Merlino, Morgana e Circe!” esclamò il biondo, adocchiando un paio di pergamene che stavano fluttuando per aria con grazia. Oggetti magici, alcuni dei quali simili a quelli residenti nell’Ufficio di Silente, erano sospesi a mezz’aria, riflettendo sulla loro superficie la luce del sole che filtrava dalle finestre.

“Questo è il Progetto ZK3. Ci avevi azzeccato, è una specie di libreria,” gli spiegò Ian scrollando le spalle, “Qui sono stipate tutte le informazioni del Mondo Magico, ma è ancora in fase sperimentale, perché dobbiamo trovare un modo per far auto-aggiornare le informazioni. Per il momento, non sappiamo ancora come, e i Responsabili devono venire di persona ogni settimana per aggiungere file recenti.”

“Wow,” esalò James a corto di fiato. Quel posto era … era … non sapeva nemmeno come descriverlo.

“Già,” fu d’accordo Ian, gonfiando il petto,“Hanno dato vita al Progetto due secoli fa, e ancora non è completo, come vedi. Questi sono gli Archivi del Ministero. Il Responsabile di questo Progetto è il signor Lopker, e il suo assistente è Frederic Elliot. Non sanno che ti ho portato qui, forse avrei dovuto chieder loro il permesso. Infondo, tu non sei di livello A,” il venticinquenne si fece pensoso, “Vabbè! È inutile piangere sul latte versato.”

James sorrise, ricordandosi di Charlus Lopker ed Elliot nell’Ufficio di Amelia, “Li conosco. Charlus Lopker e Frederic Elliot, intendo.”

La bocca di Ian si spalancò, “L-Li conosci? Ma sono inavvicinabili! Sempre impegnati, quei due. Non dirmi che li hai incontrati di persona?” fece scioccato.

James annuì. Ian boccheggiò un paio di volte prima di tornare alla mega-libreria. Ancora impressionato, Ian si alzò in piedi e fece un passo in avanti, senza però sporsi troppo dalla pedana. Se si cadeva nel vuoto, si faceva una brutta fine.

“Bisogna solo chiamare, a voce alta, la cosa della quale hai bisogno,” spiegò il ricercatore. Poi si voltò verso le file di scaffali, “PROGETTI INCOMPLETI,” chiamò. La sua voce riecheggiò un paio di volte, perdendosi tra le file della libreria.

Si udirono diversi tonfi e il rumore di carta che veniva sfogliata. Poi, da un paio di scaffali nella Sala, giunsero dei libri e delle pergamene fluttuanti, che si andarono ad accatastare sul largo tavolo, ordinati. James li guardò affascinato; si sentiva come se avesse appena fatto Jack-Pot. Se solo avesse avuto sempre accesso a quella libreria …

Ian si avvicinò alla fontana di Burrobirra con calma, “Ne vuoi?” chiese cortese, porgendogli un bicchiere. James scosse la testa, ne aveva già bevuta prima. Ian si strinse nelle spalle e mandò giù tutto d’un sorso.

“Ahh! Ci voleva proprio. Ora, tornando a noi,” riprese in tono pratico, andando al tavolo e prendendo in mano le pergamene, “Questi sono i resoconti di tutti i Progetti incompleti, quelli che non siamo riusciti a portare a termine. Nessuno è riuscito a risolverli per settimane, così alla fine sono stati scartati.”

“E voi volete che io ne completi uno in poche ore?” domandò James indignato. Era un sedicenne per la miseria. Anzi, tecnicamente undicenne. Oppure diciassettenne? Che confusione! Quanti anni aveva?

Ian sorrise, “Dobbiamo vedere se riesci, per vedere se sei all’altezza. Nemmeno io ne sono capace. Se fallisci questo … ‘esame’, diciamo, dovrai essere obliviato.”

James deglutì, “Fa vedere,” disse frettolosamente.

Ian gli porse le pergamene e il sedicenne le afferrò, sentendo il panico crescere. Non era un Corvonero, e non era Hermione. Non sarebbe mai riuscito a completare un Progetto. Cominciò a leggere la lista delle categorie: Difesa, Incantesimi, Trasfigurazione, Erbologia, Pozioni, Antiche Rune, Manufatti Antichi, Guarigione, Aritmanzia e così via. In cosa andava meglio? La risposta gli venne naturale: Difesa.

Passò alla lista relativa alla Difesa, e lesse i nomi dei Progetti e in cosa consistevano. Trovare uno scudo alla Maledizione Cruciatus, uno per l’Imperius, o uno per l’Anatema che Uccide; creare un congegno in grado di mettere fuori gioco un’intera guarnigione di maghi in una volta … sembrava tutto così complicato! Non sarebbe mai riuscito a fare quel genere di cose! Lo avrebbero sicuramente obliviato.

Si guardò l’orologio da polso: erano quasi le tre. Merlino, doveva tornare a Hogwarts!

Non era così avanzato in Difesa, ma … forse il libro del Principe Mezzosangue lo aveva aiutato. Forse. E se … se avesse preparato una pozione inventata da Piton? Se una delle pozioni all’interno di quella lista fosse stata inventata nel futuro … allora significava che avrebbe potuto prepararla e farla passare come una scoperta.

James scosse la testa. Non poteva farlo, era scorretto. Non si sarebbe abbassato al livello di Allock e preso il merito di qualcun altro. Rilesse la lista relativa alla Difesa, concentrandosi sullo scovare qualcosa una cosa che avrebbe potuto considerare possibile. Niente.

Ian lo stava osservando, curioso, esaminando le sue espressioni. Ogni tanto ridacchiava, cosa che lo stava irritando. Alla fine, James decise di chiudere gli occhi e sceglierne uno a caso. Ian scoppiò a ridere.

“Che cosa fai?” chiese tra una risata e l’altra, tenendosi la pancia.

James lo fulminò con un’occhiataccia, “Scelgo un Progetto.”

“A caso?!” Ian ricominciò a ridere fino ad avere le lacrime agli occhi. James lo ignorò bellamente e fece scorrere il suo dito sulla lista, senza guardare. Fermò il suo dito a metà pagina – o almeno credeva – e finalmente abbassò lo sguardo sulla pergamena.

Sbiancò.

Aveva scelto la voce ‘Trovare uno scudo alla Maledizione Cruciatus’. Alzò lo sguardo verso il cielo, come se potesse vedere attraverso il soffitto.

“Ma allora devi odiarmi!” urlò, rivolto a qualche entità celeste. Il Fato sembrava farlo a posta, diamine. Non era bastato vivere tutta la sua pericolosa vita fino ad essere ucciso con l’Anatema che Uccide dal più grande Mago Oscuro di tutti i tempi, no? Adesso doveva rivivere la sua strazio di vita e attraversare il doppio di situazioni pericolose.

Ian inarcò un sopracciglio e si avvicinò per vedere cosa avesse scelto di fare. Impallidì, “Ma tu sei pazzo!!!”urlò sconvolto, indietreggiando. Scosse la testa, “Scegli qualcos’altro. Quel Progetto è un caso perso. Specie per te.”

James si sentì ferito nell’orgoglio, “Pensi che non riuscirei?”

“Proprio così,” replicò il ricercatore senza ritegno, stringendosi nelle spalle,”Maghi più esperti ci hanno provato e fallito.”

James assottigliò lo sguardo, “Lo faccio,” affermò deciso. Ian scosse la testa, contrariato.

“Utilizzare una Maledizione Senza Perdono è già sbagliato di per sé. Utilizzarla su un sedicenne, poi …” non continuò, scuotendo la testa, “Non è il caso di rischiare, anche perché se il tuo scudo fallisce verresti colpito dalla Maledizione.”

“Sono già stato messo sotto Cruciatus. Non è un problema,” si oppose James. Dannato orgoglio da Grifondoro. James già si pentiva delle sue parole.

Ian sgranò gli occhi, inorridito, “S-Sei … s-sei … oh Merlino …” sbatté le palpebre un paio di volte, “M-Mi dispiace,” si scusò, senza sapere per cosa.

James sorrise forzatamente, “È stato tempo fa. L’ho superato ormai.” Il silenzio cadde tra i due. Ian sembrava troppo mortificato per parlare, così James decise di prendere in mano la situazione, “Allora, non mi dovevi portare dai responsabili di questo Progetto per discuterne?” aveva poco tempo, e nella sua voce traspirò della fretta.

Ian esitò, ma alla fine cedette ed annuì. Si voltò in direzione degli scaffali, “PROGETTO MSPC,” chiamò. Ancora una volta, pergamene, fogli, appunti e libri su quel progetto si andarono ad accatastare sul tavolo. James afferrò un paio di appunti che contenevano le informazioni sulla Maledizione.

Non ne lesse gli effetti, perché in fondo già li aveva provati. Non lesse nemmeno le informazioni relative alla sua storia. Cosa poteva aiutare a proteggerti da una Maledizione? James ci pensò su, fino a concludere che bisognava sapere quali erano le sue intenzioni.

Ian si morse un labbro, “Sei sempre in tempo a scegliere qualcos’altro, seti va.” Ma James scosse la testa risoluto, facendo sospirare il ricercatore, preoccupato, “Bene, seguimi.”

Si diressero verso la porta da cui erano entrati e ripercorsero corridoio poco usato. Durante il tragitto, James non fece altro che pensare a come respingere la Maledizione. Ian lo capì, e non lo disturbò, ma pareva molto a disagio.

Una volta fuori, il venticinquenne lo condusse da Samantha, che guardò male entrambi, “Che storia è questa!?” sbraitò, in attesa di spiegazioni. Che caratterino, si ritrovò a pensare James divertito.

Ian arricciò il naso, “Top Secret, Sam. Ordini del Direttore. Voglio sapere dove si trovano al momento i Responsabili del Progetto MSPC,” disse freddo.

La strega sembrò presa in contropiede, e il suo sguardo si posò guardingo su James, “Corridoio B6, Ufficio 57,” rispose pronta. Ian annuì e la salutò con un cenno della mano.

Mentre il ricercatore conduceva James lungo in corridoio indicato, il biondo continuava a pensare. L’intenzione della Maledizione Cruciatus era quella di far del male, certo, ma quando si subivano gli effetti ci si sentiva tagliati fuori dal mondo, e non si sentiva niente, non si vedeva niente.

James pensò che se avesse avuto qualcuno al suo fianco sarebbe stato molto più facile da sopportare. Il dolore era sempre più facile da sopportare quando si aveva accanto qualcuno che si amava. Un’idea si andò a formare nella sua mente, pian piano. Era assurda, ne era certo. Ma i conti tornavano. Qual’era l’unica cosa che poteva sconfiggere il male? L’unica cosa che era mai stata in grado di fermare Voldemort, quel grande potere che Albus Silente tanto spesso gli attribuiva.

Entrarono in un Ufficio, piuttosto spoglio, a dir il vero. C’erano un paio di monitor e oggetti fluttuanti che il biondo non seppe catalogare. Dentro stavano parlando tre uomini. Uno era alto e magro, con gli occhi blu e i capelli castani, e con un accenno di barba. Indossava il classico camice bianco dei ricercatori, e a James ricordò molto il Dr. House della serie Babbana. Accanto a lui, c’era un uomo basso e tarchiato, con gli occhiali rotondi e gli occhi vispi, che sembrava poter notare anche i più piccoli particolari. E infine, a chiacchierare con entrambi, c’era un uomo di statura media, con i capelli che si stavano ingrigendo e gli occhi color cioccolato.

Al loro arrivo, tutti e tre alzarono la testa di scatto, mettendo da parte i fogli riguardanti chissà quale Progetto, e tacquero. Procedure di sicurezza quando si trattava di roba Top Secret.

L’uomo dagli occhi vispi sorrise, “Nuovo apprendista, Ian?” domandò cordiale esaminando James, che prontamente evitò il suo sguardo, “Mi sembra piuttosto giovane,” constatò.

Ian scosse la testa, “Non è un apprendista, Gary.” I tre uomini parvero spaesati e si scambiarono un’occhiata.

“Un nuovo ricercatore?” chiese l’uomo che ricordava il Dr. House, perplesso.

“No. Nessuno dei due,” replicò il venticinquenne. L’informazione impiegò poco a penetrare, e i tre ricercatori s’irrigidirono e balzarono in piedi, le loro espressioni maschere impassibili.

“Un ospite?” esalò Gary con freddezza, adocchiando James sospettoso, “Perché non hai eseguito la procedura?” l’accusa nella voce era più che evidente. I suoi due colleghi annuirono con aria grave.

Ian sospirò, “Questo ragazzo ha del potenziale. Invece di seguire la procedura l’ho portato dal Direttore, che ha consentito a metterlo alla prova. Se riesce, allora diventerà un nostro ‘collaboratore’. Se non riesce, ci atteniamo alla procedura iniziale.”

Il terzo mago alzò un sopracciglio, “E quale sarebbe questa ‘prova’? Perché lo hai portato qui?”

Ian si morse il labbro inferiore, “La prova sta nel portare a termine un Progetto Incompiuto. E lui ha scelto l’ MSPC,” spiegò. Tutti e tre i ricercatori impallidirono e scoccarono delle occhiate preoccupate in direzione del sedicenne.

“Ma è così giovane …” si oppose il mago – Dr. House. Gli altri due assentirono.

“Come ti chiami, ragazzo?” domandò piano il mago dagli occhi color cioccolato, dopo un attimo di pausa.

“James,” replicò quello, ancora scervellandosi per trovare uno scudo contro la Cruciatus. I maghi nella stanza sembrarono notare la sua espressione concentrata, che non fece altro che incrementare il loro timore.

“James, sei consapevole del pericolo di questo Progetto?” chiese gentilmente Gary, guardandolo compassionevole.

Ian annuì, decidendo di risparmiare al ragazzo la fatica di ripetere ciò che gli aveva detto, “Altroché. Ha già … avuto esperienza con la Cruciatus.”

I tre ricercatori trattennero il fiato, “Ma è … è … quanti anni avrà? Sedici?!” esclamò Dr. House. Ma James non lo stava ascoltando. Forse aveva trovato un modo per superare la prova. Si ricordò del movimento della bacchetta di Voldemort quando gli aveva scagliato la Maledizione contro …

“Beh, è stata una sua scelta, Rick. Sa a cosa va incontro,” lo difese Ian prontamente, ma lui stesso risultò dubbioso.

“Io non capisco come possa il Direttore permettere una cosa del genere!” sbottò il mago dai capelli grigi e gli occhi color cioccolato, “È solo un ragazzo. Non è neanche pronto per essere un apprendista! Come possono affidargli una prova del genere!? Se fallisce, non solo verrà sottoposto alla Cruciatus, ma verrà pure obliviato. Tanto vale rimuovergli i ricordi di questo posto e mandarlo a casa!”

“Ma è anche vero che è stato lui a scegliere la prova. E se dicono che può farcela, un motivo ci dev’essere, Matt,” gli fece notare Gary, senza staccare gli occhi da James.

Matt sbuffò, per niente convinto, “È una totale perdita di tempo. È impossibile bloccare una Maledizione Senza Perdono.”

Rick, alias il Dr. House, si grattò la barbetta pensieroso, “Non so … perché non provare?”

Matt s’indignò,”Stai … stai scherzando spero …”

Ian decise che fosse il caso di intervenire, “Signori, siamo qui per metterci al lavoro, non per discutere.”

“ … e invece io penso che sia –“ stava dicendo Gary, ignorando l’intervento di Ian.

“SONO PRONTO!” sbottò James, facendo scattare la testa dei ricercatori nella sua direzione. Deglutirono tutti quando notarono i suoi occhi azzurri, tormentati, che brillavano di una strana luce. I tre colleghi si resero conto, dalla sua espressione, che non era un pivellino.

Rimasero tutti in silenzio per un paio di secondi, finché Matt non si schiarì la gola, “M-Molto bene. Se vuoi seguirci,” e poi si diresse verso una porticina laterale, imitato dagli altri. Conduceva in una piccola stanzetta vuota, insonorizzata. Si stabilirono tutti in un angolo e i tre Responsabili del Progetto cominciarono a decidere chi dovesse scagliare la Maledizione. James diede le pergamene che aveva preso dal Progetto ZK3 ad Ian, senza mostrare la benché minima paura, nonostante ciò che stava per fare.

“In bocca al lupo,” gli sussurrò il venticinquenne preoccupato. James annuì, ancora concentrato. Alla fine, i tre ricercatori stabilirono che sarebbe dovuto essere Rick ad usare la Cruciatus. Avevano litigato un po’ perché erano tutti molto restii ad utilizzare una Maledizione illegale.

Gary, Matt e Ian si appiattirono contro la parete, mentre Rick e James si posizionarono al centro della stanzetta, l’uno di fronte all’altro, “Ti daremo tre possibilità. Dopodiché, game over. Chiaro?” domandò Rick con fermezza.

James annuì e la sua bacchetta passò dalla sua fondina invisibile alla sua mano, sorprendendo gli uomini nella stanza. Li ignorò, cominciando a svuotare la mente con l’Occlumanzia …

“Pronto?” chiese Rick mettendosi in posizione; la voce dell’uomo gli arrivò ovattata. Gli altri maghi nella stanza trattennero il fiato in anticipazione.

James chiuse gli occhi e pensò ai suoi genitori, a Sirius, Ron, Hermione … “Pronto.”

Rick esitò un attimo, ma poi con lentezza alzò la sua bacchetta, “Crucio,” pronunciò con una smorfia.

Il fascio di luce fuoriuscì dalla sua bacchetta e sfrecciò in direzione di James. Il sedicenne agitò la bacchetta nell’esatto movimento opposto che aveva adoperato Rick, e che anni prima aveva adoperato Voldemort nel cimitero, cercando di solidificare l’emozione più intensa che avesse mai provato.

Qualcosa di gommoso si andò a formare intorno a lui, a pochi centimetri dal suo corpo.

Sperava di esserci riuscito, ma la Maledizione penetrò e lo colpì dritto al petto.

Cadde in ginocchio e si morse il labbro, trattenendosi dall’urlare, mentre il dolore lo accecava, facendogli perdere il contatto con la realtà. Scorreva come veleno nelle sue vene, annebbiandogli la vista, ed impedendogli di pensare lucidamente. Il tempo parve rallentare, e i secondi divennero infiniti. Si sorprese, però, quando con fatica riuscì a formulare un pensiero coerente. Per un solo attimo, il volto di sua madre gli balenò davanti agli occhi.

In quel momento il dolore scomparve, e James intuì che Rick aveva sollevato la Maledizione, con suo grande sollievo. La vista era ancora sfocata, e dovette sbattere le palpebre un paio di volte per rimettere a fuoco la stanza. Sentì un braccio aiutarlo a rialzarsi in piedi, e sollevando lo sguardo incontrò quello verde-acqua di Ian. Stava muovendo le labbra, e James ci mise un po’ per capire le sue parole.

“ … tutto bene, amico?” stava chiedendo, la preoccupazione evidente. Il sedicenne annuì e voltò la testa in direzione degli altri tre ricercatori, che lo fissavano pallidi come fantasmi. Il braccio che impugnava la bacchetta di Rick tremava, mentre i suoi occhi lo guardavano mortificati.

Inaspettatamente, James sorrise e si staccò da Ian, rimettendosi in piedi da solo, “Beh, perché quelle facce?” domandò gioviale.

I quattro ricercatori lo guardarono come se fosse matto. Si scambiarono uno sguardo scioccato e tornarono a guardarlo come se fosse da San Mungo, “Sei appena stato sottoposto alla Cruciatus,” spiegò lentamente Gary, leggermente scosso.

James si strinse nelle spalle, sentendole lievemente indolenzite, “E con questo?”

Lo guardarono tutti frastornati; forse stavano cominciando a dubitare della sua sanità mentale. Ma questo a James non importava: aveva notato quella sottile pellicola gommosa che aveva rallentato la Maledizione, e in più era riuscito a fare un pensiero coerente, dimostrando che il dolore era stato meno acuto rispetto a quella volta nel cimitero.

Sentiva di essere sulla buona strada e di potercela fare. Infondo, era meglio essere ottimisti, no?

“Riproviamo, allora?” chiese il sedicenne alternando lo sguardo tra i presenti. Questi sembrarono riprendersi dallo stupore ed annuirono. Rick però fece cenno a Matt di continuare, non disposto a scagliare la Maledizione un’altra volta.

“Pronto?” domandò il ricercatore dai capelli grigi, mentre James svuotava di nuovo la mente. Concentrato com’era, non notò il Direttore Perkin, che sbirciava dalla porta socchiusa.

L’espressione dell’uomo, l’unico che avesse notato la pellicola durante la prova precedente, era piena di soggezione e ammirazione. Quel ragazzo aveva forse trovato un modo per respingere una delle Maledizioni Senza Perdono, e questo non avrebbe potuto portare che bene.

Sentiva che James avrebbe scritto la storia del Mondo Magico.

-

Draco Malfoy era rinchiuso nel suo dormitorio, in piedi, con un foglio in mano.

Stava rileggendo la lettera che suo padre gli aveva spedito il mattino precedente, che continuava a ripetergli che Harry era un pallone gonfiato come suo padre, sempre in cerca di guai. La lettera diceva di stargli lontano, che i Malfoy non si mescolavano a certa feccia.

Ma Draco non ne era poi tanto sicuro. Insomma, Harry non era poi così male … voleva dire Potter. Potter, non Harry. Per lui il Grifondoto era solo Potter.

Ma più lo evitava, più faceva come gli diceva suo padre, e più si sentiva in colpa e rimpiangeva le sue azioni. Ogni tanto parlava con Blaise, Daphne e Nott, che sembravano trovarlo simpatico. Aveva notato che anche quest’ultimo aveva ricevuto una lettera dai suoi genitori, che lo metteva in guardia da Potter, ma Theo sembrava non avervi fatto cosa.

Anche se all’inizio era stato più freddo, pian piano si era sciolto, e adesso almeno non evitava più Harry. Perché non riusciva a fare come lui? Perché continuava a fare come gli diceva suo padre?

Non seppe rispondersi. Si lasciò cadere sul suo letto sconfitto, con in testa tanta di quella confusione che non sapeva da che parte sbatterla. Perché era tutto così complicato? Non sapeva proprio cosa fare, ma era anche vero che in quei giorni Potter non lo aveva cercato.

Era stato troppo impegnato con i suoi amici. Quegli stupidi Grifondoro. La rabbia e l’indignazione montarono dentro di lui; possibile che Harry preferisse quegli idioti a lui? Ma lui era Draco Malfoy, per Salazar! Come faceva a stare con Paciock e non degnare di uno sguardo lui?

Si ricordò della Ricordella che aveva ricevuto il ragazzo paffuto quella mattina in Sala Grande, ripromettendosi di rubargliela alla prima occasione. Magari durante la prima lezione di volo.

Con questi pensieri, Draco Malfoy schizzò in piedi e lasciò la stanza, diretto suoi terreni di Hogwarts, pronto a volare.

-

 

Ecco qui il chap. Scusatemi per il ritardo. Questo chap era troppo lungo, quindi il continuo sarà nel prossimo, che non so ancora quando posterò, mi spiace! Un bacio a tutti coloro che leggono, spero che vi sia piaciuto.

  
Leggi le 23 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: kokylinda2