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Autore: prongs95    19/02/2010    7 recensioni
Deve ancora cominciare il settimo anno per Lily e le vacanze sembrano non finire mai, quando finalmente la sua best la invita a trascorrere il weekend in una spiaggia magica molto famosa, in cui per Lily ci sarà una sorpresa...
Ad Hogwarts sarà come sempre perseguitata da James Potter e scoprirà molte cose sul suo conto. Intanto anche la guerra comincia a diventare sempre più pericolosa. Che cosa accadrà a Lily e James? Leggere per sapere!!!
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: I Malandrini, James Potter, Nuovo personaggio | Coppie: James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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FRAMMENTI DI VITA
 
Ultimo capitolo… no, non ci voglio pensare. Solo un piccolo annuncio: dedico questo capitolo a coloro che mi hanno recensito fino all’ ultimo, in particolare a La Nika, che mi sommerge sempre con i suoi complimenti, e, ovviamente, lo dedico anche al mitico CFM e alla mia nipotina Alice, che riempie le mie giornate illuminando i miei periodi bui e dimostrandomi che la vita è semplice solo se la si crede tale e la si affronta con spirito. Davvero grazie, Aly, anche se ora sei troppo piccola per renderti conto di quello che fai per me.
 
I mesi che rimanevano alla fine della scuola parvero volare. Lily fu impegnata con i M.A.G.O. e i G.U.F.O. sia nella sua materia, sia in Pozioni. Anche James studiò molto per superare l’ esame, ma non chiese mai aiuto alla sua ragazza, perché era convinto che, anche se lei non gliel’ avrebbe di sicuro rifiutato, se gli altri insegnanti o gli studenti li avessero visti studiare insieme, sarebbero sorte parecchie malelingue, dal momento che lei era un’ insegnante e avrebbe potuto fare favoritismi solo perché era… il suo futuro marito.
L’ idea lo faceva ancora sentire strano. Si ricordava perfettamente che fino al settimo anno si era premurato di giurare su qualsiasi cosa gli venisse in mente che lui e il matrimonio non sarebbero mai andati d’ accordo. Invece poi era spuntata Lily e… era cambiato tutto. Il suo modo di vedere le cose, il suo atteggiamento con gli altri. Stando con lei gli erano spuntati parecchi rimpianti, a volte si guardava anche indietro con disgusto. Aveva sempre trattato le ragazze come strumenti, come giocattoli, invece erano persone che soffrivano, che andavano protette. Erano persone che non potevano accontentarsi della metà, perché avrebbe fatto ancora più male del nulla. Poi il pensiero che le studentesse con cui era stato erano tutte senza cervello lo rincuorava un pochino, ma alla fine non contava non averle fatte soffrire, ma l’ aver agito senza pensare che avrebbero potuto.
Gli unici ricordi che rimanevano perfettamente intatti erano quelli con i Malandrini, anche se bruciavano davvero parecchio. Non amava parlarne, però ciò che aveva fatto Peter lo aveva sconvolto in una maniera impressionante, come se quel gesto l’ avesse reso devoto all’ affermazione che niente è impossibile. Aveva passato notti a frugare nella sua memoria, in cerca di un giorno in cui lui, Sirius e Remus avevano offeso Codaliscia, ma non gli venne in mente niente. Un giorno si svegliò all’ alba e andò ad Azkaban. Non avvertì né Lily, né i Malandrini, voleva andarci da solo. Sirius e Remus non erano mai andati a trovarlo in tutti quegli anni. Erano rimasti delusi, avevano sepolto il ricordo di una persona che non era ciò che in realtà credevano, perché era stata così subdola da tradire il ragazzo che probabilmente aveva il cuore più grande di questo mondo. James, tuttavia, non era capace di dimenticare. Era stato troppo assente negli ultimi tempi per rassegnarsi al fatto che Codaliscia, uno dei suoi migliori amici, una persona di cui si sarebbe fidato ciecamente, fosse un Mangiamorte. Così era andato nella prigione dei maghi. Era giugno, ma non ricordava nessun altro mese dell’ anno in cui facesse tanto freddo. Se al posto di gelare avesse sentito la sua pelle bollente, probabilmente avrebbe creduto di trovarsi all’ inferno. Non ebbe nemmeno il coraggio di evocare un Patronus. Continuava a camminare lentamente, come se così facendo avrebbe consentito alla felicità che aveva lasciato fuori dal portone della prigione di seguirlo, ma quella non venne. E poi, dopo un tempo che lui avrebbe associato a qualche secolo, si trovò davanti ad una porta con le sbarre arrugginite, dietro le quali stava un ragazzo che non aveva niente a che fare con il Peter Minus che aveva conosciuto. Il volto non era più paffuto, ma incavato e spettrale; gli occhi erano semiaperti, gonfi e più grandi del normale. Il ragazzo gemeva, biascicava parole sconnesse e senza senso, poi scoppiava in un pianto disperato, ma da ciò che James ne dedusse, non si accorgeva nemmeno di stare piangendo.
A quel punto, James sentì il suo cuore sprofondare. Peter Minus senza anima. Era una visione tremenda… provò ad avvicinarsi, a chiamare Peter, a dirgli un sacco di cose. Gli parlò dei Malandrini. All’ inizio non fece caso al fatto che non appena aveva cominciato a raccontare, il prigioniero aveva smesso di gemere e farfugliare, mettendosi in ascolto. Poi finì, ben sapendo che la sua voce si era arrochita. Non andò via subito. Le sue mani stringevano ancora le sbarre, i Dissennatori gli succhiavano quanto di felice c’ era in lui e si sentiva completamente svuotato. Poi appoggiò la testa alle sbarre, e infine una mano, gelata, debole, tremante. Era Peter che, nonostante fosse senza anima, nonostante dalla veste strappata sull’ avambraccio sinistro fosse ben visibile il Marchio Nero e nonostante lo avesse tradito, era ancora capace di sorridere. Non era una risata di scherno, una risata fredda e spietata, non era un ghigno e non era la risata di chi era impazzito rimanendo intrappolato nei propri peggiori ricordi. Era il sorriso mite di un ragazzo che aveva sempre temuto di fare un passo intero, così si era abituato a farne mezzo alla volta. James si chiese se in realtà fosse così pazzo da contrastare i Dissennatori, ma poi Codaliscia parlò. Disse una parola, prima di accasciarsi al suolo e abbandonarsi al riposo eterno. Aveva detto il suo nome. James.
Il moro si passò una mano sulla fronte, mentre il patto infrangibile dei Malandrini veniva spezzato definitivamente. Evidentemente, nulla era eterno, nemmeno l’ amicizia, ma James seppe che nell’ istante in cui Peter Minus aveva pronunciato il suo nome, Lunastorta, Codaliscia, Felpato e Ramoso avevano riso insieme, di nuovo.
Quella sera non aveva cenato né dormito. Era stato sveglio nel letto, a girarsi e rigirarsi. Si era sentito tremare. I baci e le carezze di Lily erano state le uniche cose in grado di calmarlo e di eliminare gli ultimi residui di gelo che la prigione aveva riversato in lui. A cena era stato più volte sul punto di vuotare il sacco con lei e con i Malandrini, che avevano notato subito che qualcosa non andava in lui, ma dal momento che si rifiutò di aprir bocca, smisero in fretta e cercarono di intavolare e di coinvolgerlo in una conversazione allegra, ma lui non partecipò granché. Il giorno dopo, comunque, mise subito fine alle occhiate strane di Lily comportandosi normalmente, anche se questo gli costò un grande sforzo. La rossa di sicuro aveva capito che le nascondeva qualcosa, ma era stata tanto sensibile da non chiedergli una cosa di più, sicura che fosse meglio così. James avrebbe risolto tutto da solo, perché la sua battaglia interiore riguardava solo lui e nessun altro.
 
-Noi andiamo!- esclamò Miley, mentre lei e Lily uscivano dalla porta di casa sua con un’ aria un po’ troppo frettolosa per passare inosservate.
-Andate dove?- la faccia sbigottita di Sirius, che in quel momento si stava facendo stracciare agli scacchi magici da James, comparve dalla porta del salotto.
-Ehm…- disse Lily, arrossendo fino alla punta dei capelli.
Il rumore del vetro infranto li prese così alla sprovvista che sobbalzarono e si tapparono le orecchie con le dita.
Anche la testa di James comparve.
-Scusate- disse, mentre sul suo viso si stampava un’ espressione più che colpevole, identica a quella che sfoderava a Hogwarts quando la professoressa McGranitt lo sorprendeva nel bel mezzo di un misfatto, -Il tuo alfiere sta facendo a botte con la regina, Sir… le ha rotto un portacenere in testa…-
-Che cosa?!- s’ indignò Felpato, sparendo in salotto.
Il moro, intanto, chiese alle due ragazze: -E voi due dove state andando?-
La rossa aprì la bocca per rispondere, ma Miley fu più veloce: -A fare una passeggiata!- esclamò precedendola, mentre Lily si affrettava ad annuire vigorosamente.
-Ottimo!- scattò Sirius, mentre tornava con la statuetta della regina stretta in mano. Peccato che quella agitasse tanto le braccia nel tentativo di sferrargli un pugno, in più gridava: “Sei un incapace! Se mi sposti di un millimetro mi mangeranno! Ti darà scacco matto! Brutto sacco di pulci, razza di sudiciume senza cervello…”
Ma Sirius le ficcò una Gobbiglia in bocca e proseguì: -Così veniamo anche noi!-
-No!- esclamò subito Lily, mentre cominciava a sudare freddo, -Noi… ehm… andiamo da sole…-
-Sì, una passeggiata tra ragazze, sapete com’ è…- le diede manforte la bionda, mentre la sua mente correva frenetica a qualche scusa più calzante, se mai ce ne fosse stato bisogno. Si sarebbe anche arrampicata sugli specchi, se fosse stato necessario. I maschi non erano proprio ammessi nella loro missione.
Sirius e James si scambiarono un’ occhiata in cui si trovarono d’ accordo sul fatto che “non sapevano com’ era”, ma decisero di lasciar perdere, sicuri che comunque non l’ avrebbero mai capito.
-E Justin?- chiese Sirius, un po’ deluso, -Tra un’ ora dovrebbe mangiare- ricordò a Miley.
-Tranquillo, lo porto con me- rispose quella, -Non credo che tu sia in grado di nutrirlo, no?- disse, lanciando un’ occhiata a un adorabile neonato che riposava nel passeggino che lei manovrava abilmente con una mano.
Il piccolo Justin aveva appena due mesi. Era nato a fine giugno, ma sin dal primo momento era stato al centro dell’ attenzione di tutti, anche se ci avevano messo pochissimo a capire che lui preferiva di gran lunga stare con il padre e con James, i quali potevano passare tutto il tempo ad inventare boccacce nuove per farlo divertire senza risultare troppo immaturi.
-D’ accordo…- si arrese Sirius.
-A dopo- le salutò James.
Mentre uscivano, lanciarono di sfuggita un’ occhiata all’ interno della casa e notarono che la regina, dopo che fu riuscita con fatica a sputare la Gobbiglia, aveva cominciato a mordere il pollice di Sirius, il quale masticava imprecazioni mentre James rideva divertito e gli porgeva un fazzoletto di carta per tamponarsi la piccolissima emorragia.
Lily sospirò di sollievo. –C’ è mancato poco- soffiò.
-Sì, ma ti avevo detto che sarebbe stato difficile darla a bere a James e Sirius!- replicò Miley.
-Be’, mica potevo invitarli a vedere mentre sceglievo il vestito da sposa…- rispose la rossa con un brivido.
-Certo che no- si affrettò ad aggiungere Miley, -Comunque, non è detto che lo sceglierai- disse poi, e Lily colse perfettamente la nota di rimprovero che incrinava la sua voce.
Il fatto era che la sua idea di scegliersi un vestito non era spuntata così in ritardo, anzi, era da maggio che lei e Miley sgattaiolavano via da Sirius e James per andare nei negozi appositi, ma i gusti di Lily sembravano impossibili da soddisfare. La bionda era perfettamente d’ accordo con lei sul fatto che non potesse scegliersi un vestito che non le era gradito, però ormai mancava meno di una settimana al grande giorno, e Lily rischiava di presentarsi in chiesa con un bichini. Non che a James fosse dispiaciuto, però era meglio non condannare il prete a due settimane di pulizie per far sparire la bava che sarebbe scesa dalla bocca del malandrino se Lily non avesse indossato un vestito adatto.
Oltre a fare tutti i negozi di Diagon Alley e di Hogsmeade, erano entrate in alcuni di quelli che c’ erano nella Londra Babbana, ma non avevano ancora trovato niente. Quel giorno, comunque, si sarebbero comportate da comuni mortali e avrebbero proseguito la loro caccia all’ abito nei negozi Babbani.
-Spero di sì…- mormorò la rossa.
Ultimamente era un po’ giù. Naturalmente era delusa perché pareva che il vestito dei suoi sogni fosse davvero solo un sogno. Da ciò che avevano visto, nessuna vetrina esponeva abiti tanto attraenti, e all’ interno gli appendiabiti tenevano vestiti che in sostanza erano tutti uguali.
-Vedrai che oggi lo troveremo- la incoraggiò Miley.
-Ci crederei un po’ di più se non avessi continuato a ripetermelo per tutta l’ estate- fece la rossa, fingendosi imbronciata.
-Non è colpa mia se sei irrimediabilmente difficile- ribatté la biondina sorridendo.
-Insomma, è il mio matrimonio… io devo… devo…- tentò di giustificarsi la rossa, ma a quanto pareva dalla sua frase lasciata in sospeso, non aveva la benché minima idea di cosa dovesse fare o di chi dovesse essere.
-Lily, ricordati che la perfezione non esiste- le rispose Miley, paziente. Sapeva fin troppo bene cosa passava per la testa della sua migliore amica, il che significava che Lily si stava facendo problemi per niente.
-Sì che esiste- la contrariò la ragazza, senza riuscire a frenarsi, -James è perfetto- disse, arrossendo violentemente.
La biondina la guardava con quell’ aria tipica di chi la sapeva lunga, o almeno così credeva, e Lily non l’ apprezzava molto. Era irritante essere guardati in quel modo, soprattutto se si era in procinto di sposarsi e in quanto all’ abito da sposa ci si trovava ancora in alto mare.
Passeggiavano per High Street piuttosto annoiate, in cerca di un negozio che non avevano ancora ispezionato. S’ intrufolarono in una stradina secondaria, ma a quanto pareva, i negozi di abiti da sposa erano estinti.
-Come mai hai scelto me?- chiese Miley, sorprendendola.
-Scelto te… per cosa?- domandò a sua volta la rossa, interrompendo il filo dei suoi pensieri. La sua voce era vagamente ansiosa. Da ciò che la biondina ne dedusse, l’ amica era ancora convinta che non avrebbe trovato nulla di adatto a lei.
-Per comperare l’ abito da sposa- rispose Miley, -Ho sempre creduto che ti saresti fatta accompagnare da tua madre- confessò, -Dopotutto lei se ne intende più di me-
-Oh!- fece Lily, distrattamente, passandosi una mano tra i lisci capelli ramati, -Be’…- sembrava un po’ a disagio, -All’ inizio avevo intenzione di andarci con tutte e due, però quando l’ ho detto a mia madre è scoppiata a piangere. Sai, è una donna ipersensibile e la notizia che mi sposo l’ ha resa così felice che piange più o meno ogni volta che mi vede. In più è meglio non farle vedere James, perché dopo che ha scoperto cosa gli hanno fatto scoppia a piangere e lo abbraccia come se fosse un peluche. Penso che lo tratti più da figlio che da futuro genero- Lily proseguì, mentre Miley si teneva la pancia dal ridere, -Così ho pensato fosse meglio lasciar perdere, anche se mio papà si è offerto come sostituto di mia madre-
-Non ci credo!- esclamò la bionda, -Voleva accompagnarti a scegliere il vestito?-
-Pazzo, vero?- affermò la rossa, scuotendo il capo, -Comunque l’ ho guardato subito in tralice e credo abbia capito al volo-
-Be’, non credo che un padre debba…- Miley stava per replicare, ma si fermò subito quando, guardando alla sua sinistra, non vide più Lily.
La ragazza, in effetti, era qualche metro più indietro che esaminava con sospetto una vetrina.
-Trovato niente?- chiese Miley, avvicinandosi e guardando la vetrina a sua volta.
-No- disse infine Lily con una smorfia, cercando di spingerla via prima che vedesse qualcosa.
-Fammi vedere- disse invece Miley, scavalcandola per dare un’ occhiata. –Wow! Dai, entriamo!- esclamò infine, tutta entusiasta.
-Non se ne parla- s’ impuntò la rossa, incrociando le braccia e scoccando occhiate disgustate ai vestiti esposti in vetrina.
-Dai!- la spronò di nuovo Miley, -Credi che dentro ci siano solo questi?-
Lily sbuffò, ma alla fine si decise a seguirla dentro il negozio.
Dal momento che non era tutta questa grandezza, Miley assunse un’ espressione colpevole. C’ erano più vestiti di quanto sembrasse, comunque, anche se erano stipati in malo modo. Evidentemente, il locale era troppo piccolo per esporli tutti per bene, così erano tanto stretti e in disordine da far venire il capogiro.
-Ehi, Lil!- la chiamò l’ amica, sventolando un vestito che aveva pescato da chissà dove, -Guarda! Non è fantastico?-
Voleva essere una domanda retorica, ma la rossa non la pensava allo stesso modo.
-Ha le spalline- disse, come se questo ne minimizzasse la bellezza, -E un’ odiosa macchia sul corpetto- aggiunse, storcendo il naso.
Miley lo rispose al suo posto, un po’ delusa. Non erano né le spalline né la macchia il problema, perché se a Lily fosse piaciuto, avrebbe saputo come farle sparire.
Guardandosi intorno, la rossa notò che erano le uniche clienti.
-Posso aiutarvi?- una commessa dall’ aria gentile si avvicinò alle due ragazze sfoderando un gran sorriso.
-Ehm… no, grazie- rispose la rossa, -Diamo solo un’ occhiata-
-Capisco- replicò la donna.
Seguì qualche minuto di silenzio, mentre Miley e Lily continuarono a rovistare tra quelle stoffe candide sotto lo sguardo vigile della donna, che infine disse:
-Credevo che si fosse già comprata il vestito-
-Come?- Lily alzò lo sguardo, sbalordita, ma allo stesso tempo convinta di aver sentito male.
-È sabato il giorno del suo matrimonio, no?- fece ancora la commessa, come se non fosse un’ estranea che aveva indovinato il giorno del suo matrimonio per puro caso.
-E lei come fa a saperlo?- disse Lily, sulla difensiva.
-Scusi, ma non credo che qualcuno non sia al corrente del matrimonio tra Lily Evans e James Potter, o sbaglio?- fece la commessa, sorridente.
Lily, ancora a bocca aperta, esaminò ben bene quella donna, e in effetti si accorse che indossava una lunga veste violetta.
-Era ovvio che foste delle streghe- proseguì la commessa, -I Babbani non vedono il mio negozio, e comunque l’ avrei riconosciuta subito- spiegò rivolta a Lily, la quale notava che parecchi pezzi del puzzle andavano al loro posto, come per esempio il fatto che fossero le uniche clienti.
La ragazza si sarebbe volentieri sprofondata. Fissava intensamente le piastrelle color bianco sporco del pavimento, come se fosse in attesa che una botola misteriosa si spalancasse risucchiandola in abissi lontani da quel posto. Quando capì che evidentemente il negozio era magico ma non surreale, spostò i suoi occhi verdi sulla commessa. –Già, ovvio- disse, imbarazzata, -Non me n’ ero accorta-
-Questo l’ avevo capito- replicò la commessa, strizzando l’ occhio a Miley, la quale si ficcò un pugno in bocca per costringersi a non ridere.
La rossa le si avvicinò con una smorfia seccata dipinta sul volto.
-Io do un’ occhiata in giro- borbottò, intrufolandosi tra due pile di vestiti ammassati e scostandoli appena prima di constatare che non facevano per lei.
Miley, invece, si diresse da tutt’ altra parte, in cerca di qualcosa che avrebbe soddisfatto i sofisticati gusti della sua amica.
Tuttavia, sapeva che Lily disprezzava qualunque cosa perché non la riteneva all’ altezza, non di se stessa, ma di James. Era alla disperata ricerca di un vestito unico, solo suo, anche se Miley dubitava vivamente che di quel passo l’ avrebbe trovato, anzi, di sicuro quello era uno dei tanti pomeriggi sprecati a vedere abiti insoddisfacenti e sarebbero tornate a casa a mani vuote.
Anche Lily lo pensava, o peggio, ne era vivamente sicura. In quel negozio era tutto così… poco adatto. I vestiti apparivano flosci e sbiaditi davanti ai suoi occhi, come se fossero semplici costumi di Carnevale per una bambina desiderosa di imitare una principessa. Lei invece aveva bisogno di essere per davvero una principessa, anche se solo per quel giorno.
All’ improvviso, sentì i suoi occhi pizzicare. Era da un po’ che non pizzicavano, perché ormai non era più contrastata da due emozioni opposte e si ritrovava a piangere per il troppo dispiacere oppure, come spesso era accaduto negli ultimi tempi, per la gioia immensa.
Quel giorno, invece, sapeva che non avrebbe pianto, per il semplice fatto che era solo fottutamente e dannatamente nervosa. Ormai era sull’ orlo della disperazione. Nessun vestito, nulla. Da quando era iniziata quella tremenda caccia senza sosta, non ne aveva provato nemmeno uno. Non sapeva nemmeno come ci si sentiva o come ci si vedeva con un vestito da sposa addosso.
Si sbatté una mano sulla fronte, esasperata, ma quando l’ abbassò, qualcosa la fece rimanere letteralmente a bocca aperta.
-Oh!- la sua esclamazione di stupore e meraviglia uscì prima ancora che se ne rendesse conto. Lì per terra, ai piedi di un grosso scatolone gonfio di vestiti, c’ era un abito da sposa.
Mentre il cuore le batteva all’ impazzata, si accorse subito che quell’ abito non era come gli altri.
Lo raccolse, mentre Miley si avvicinava frenetica, attirata dal suo grido.
-Oh!- il commento della bionda si rivelò essere identico al suo. A quanto pareva, avevano fatto le stesse considerazioni.
-Credo…- alla rossa tremava la voce, -Credo di averlo trovato- disse, senza osare credere alle proprie parole.
Miley annuiva, quasi più convinta di lei, e alle loro spalle giunse la voce della commessa.
-Hai trovato qualcosa, cara?- domandò affabilmente.
-Ehm…- fece Lily, -Credo di sì- rispose, mostrandole il vestito.
-Oh!- la donna si premette le mani sulla bocca, -Ma… sei proprio sicura?- sembrava stranamente stupita.
-Ha qualcosa che non va?- chiese allora Lily, squadrando il vestito.
-Be’, è in vendita da un secolo, ma nessuna l’ ha mai voluto- rispose, un po’ a disagio.
-Davvero?- la rossa parve incuriosita. Ora che aveva trovato ciò che faceva per lei era molto più socievole e soprattutto meno lunatica, -E come mai?-
-Non ne ho idea- rispose quella con un’ alzata di spalle, -So solo che tutte volevano provarlo, ma alla fine gettavano la spugna, anche se poi, quando si allontanavano dal negozio con un altro vestito, lo guardavano piene di rimpianto- raccontò, -Comunque, mai nessuna è tornata a riprenderselo- aggiunse.
-Be’… ehm… posso provarlo?- domandò la rossa.
-Sì, certo- si affrettò ad aggiungere la commessa, -I camerini sono da quella parte-
La ragazza seguì le sue indicazioni e si ritrovò davanti a cinque camerini dall’ aria più malandata che avesse mai visto.
Sembrava che dovessero cadere da un momento all’ altro. Tende logore e rose dalle tarme impedivano la vista agli altri, ma in più erano così stretti che Lily pensò che ogni ragazza con qualche chilo in più non sarebbe riuscita ad entrarci.
Tuttavia, non riuscì a non essere eccitata. Dopotutto, a parte le condizioni igieniche dei camerini, lei stava per indossare il suo vestito da sposa. Ignorando l’ aspetto poco invitante, s’ intrufolò nel secondo camerino e cominciò a spogliarsi, poi prese ad infilarsi il vestito.
Si voltò per guardarsi nello specchio scheggiato e impolverato.
Dalla sua bocca non uscì nemmeno un suono. Non un sorriso, non una smorfia.
-Lily, ci sei?- la voce di Miley giunse alle sue orecchie come un’ eco lontana, nonostante le separasse solo una sudicia tenda.
-Ehm… sì- rispose infine.
Con cautela, si decise ad uscire.
Vide Miley portarsi le mani alla bocca non appena fu fori, sentì la commessa che lasciava cadere una pila di appendiabiti e avvertì le sue guance in fiamme.
-Come… come sto?- chiese, imbarazzata.
-Sei… uno schianto- fu tutto ciò che riuscì a dire Miley.
Un largo sorriso illuminò il suo volto, prima che la commessa le afferrasse un gomito.
-Giuro che se non lo comprerà, non uscirà mai dal mio negozio- disse, decisa.
La rossa sparì di nuovo nel camerino, sorridendo sotto i baffi, e quando ne uscì, disse una cosa che fece felici tre persone contemporaneamente.
-Lo prendo-
 
-Hai preso tutto?- James la fissava come se stesse per partire verso una nazione sconosciuta, lontanissima e irraggiungibile.
-Io… credo di sì- rispose la rossa, preoccupata.
Era venerdì 3 settembre, il che significava che mancavano meno di ventiquattro ore al loro matrimonio. Avevano deciso che non avrebbero dormito insieme per quella notte, primo perché tutti l’ avevano proibito loro, secondo perché in verità nessuno dei due aveva intenzione di incrociare l’ altro prima di arrivare all’ altare. Così Lily sarebbe andata a dormire a casa Evans con Miley, mentre James sarebbe rimasto lì da solo.
James le cinse la vita con le braccia. –Ci vedremo presto- la tranquillizzò, -In fondo manca meno di un giorno, le ore passeranno in fretta-
-Oh, non ne sarei così sicura- sbuffò la ragazza, -Io non so che fare. Insomma, in casa con mia madre… chissà cosa mi racconterà… Ho la vaga impressione che saranno le venti ore più lunghe e asfissianti della mia vita- si lamentò, anche se le sue lagne non erano nemmeno lontanamente paragonabili a tutta la preoccupazione e all’ agitazione che trasparivano dalla sua voce.
Il ragazzo prese il suo viso tra le mani. –Non ti succederà niente, Lily. E nemmeno a me. Quando saremo decrepiti ne avremo abbastanza l’ uno dell’ altra e rimpiangeremo questo giorno-
-Non è vero- s’ impuntò la rossa, chinando il capo, anche se James non la lasciò andare, -Non potrò mai stufarmi di te-
Il ragazzo assunse un atteggiamento più che malandrino. –Ma davvero?- la schernì, -Cos’ è che mi dicevi? Ah, sì: ‘Il giorno in cui desidererò trascorrere anche un minuto di più con te, Potter, avranno tutti l’ autorizzazione di portarmi in manicomio, credimi’…-
-E te lo ricordi ancora?- si stupì la ragazza, senza riuscire a soffocare una risata.
-Certo che sì- rispose James, -Allora… ti sei convinta che ti amo abbastanza per scappare?-
-Sì, ma… non sono sicura di amarti così poco per lasciarti qui da solo- rispose Lily.
Il moro sorrise. –Fa sempre bene un po’ di solitudine-
La ragazza sospirò, arrendendosi.
-Che farai per il tuo addio al celibato?- chiese poi, incapace di voltarsi e di uscire di casa.
-Nulla- rispose il moro, paziente, -Ho proibito a Sirius di organizzare una festa, o perlomeno di concretizzare qualsiasi idea gli fosse venuta in mente- si corresse, -Per la gioia di Remus, ovviamente. Ha cominciato a perdere capelli da quando Felpato ha accennato a qualcosa di così disgustoso che non ti riferisco per non danneggiare le tue delicate orecchie-
-Be’, questo è un insulto alla sua persona- lo rimproverò la rossa, provando un moto di inspiegabile pietà per Sirius.
-Sicuro- il moro si finse d’ accordo, -Allora poi glielo spieghi tu che può portarmi in tutti i bar di Londra a vedere ragazze che ballano la lap dance?-
Il volto della ragazza si tinse all’ improvviso di rosso. –Quindi era questa la sua idea?- s’ indignò, -E sarebbe il tuo testimone?-
-Lily, calmati- rispose James, -Sirius è sempre Sirius- disse con semplicità.
-Già, è vero- assentì lei, la fronte corrucciata, -Be’… ehm… io… vado- disse, voltandosi e chiudendosi la porta alle spalle.
James fissò il punto in cui era sparita, pensando che Lily non avrebbe mai smesso di sorprenderlo. All’ inizio l’ aveva supplicato di non lasciarla, poi se n’ era andata più in fretta di Sirius davanti al cipiglio severo e minaccioso di Minerva McGranitt. Nonostante fossero passati cinque anni dal completamento della sua istruzione, ogni volta che a Hogwarts si trovava in zona McGranitt, Sirius si sentiva in colpa ed evitava accuratamente di guardare quella donna negli occhi.
Tuttavia dovette ammettere che le sue parole non erano state molto consolanti, ma in fondo aveva pronunciato le più plausibili. In realtà capiva benissimo la sua rossa, perché anche lui avrebbe fatto volentieri a meno di tutte quelle formalità per stringerla tra le sue braccia per tutto il giorno e per tutta la notte. Non potevano sottrargliela proprio ora, quando aveva più bisogno di lei. Si stava per sposare, e non era una cosa da poco.
Pensò ai suoi genitori. Se loro fossero stati lì, probabilmente sarebbero stati fieri di lui. Avevano visto Lily solo al binario 9 e ¾, ma aveva sempre parlato di lei nelle lettere che spediva loro, quindi era come se la conoscessero.
Si stava proprio chiedendo se la sua ragazza fosse arrivata a casa dei signori Evans, che cosa stesse facendo, con chi stesse parlando e a che cosa stesse pensando, quando la porta di casa si spalancò violentemente.
Sulla soglia apparve una Lily Evans parecchio scossa, preoccupata e con gli occhi lucidi.
-Scusa- borbottò, fiondandosi tra le sue braccia, -Ma mi ero scordata una cosa- si giustificò.
Il moro le accarezzò i capelli ramati.
-Cosa?- domandò poi, benedicendo quella sua carenza di memoria.
Lily incatenò gli occhi verdi a quelli color nocciola del malandrino.
-Ti amo, Potter- sussurrò, prima di baciarlo.
 
 
James
 
Vedevo tutto sfuocato, come se mi trovassi per errore nel bel mezzo di un esperimento mal riuscito. C’ era nebbia attorno a me, densa e molto più simile a del fumo bianco.
In mano stringevo qualcosa di duro. Al tatto pareva legno… mi accorsi che era un manico di scopa.
In effetti, non sapevo dove diavolo fossi finito e quanto potesse essermi utile un manico di scopa in mezzo al vuoto. Anche se era un Firebolt, non mi pareva di trovarmi in un luogo tanto immenso da poter volare.
A poco a poco, il fumo bianco cominciò a diradarsi, e io distinsi quattro pareti dai contorni imprecisi a causa degli occhiali appannati. Eppure io volevo capire dove diamine fossi, così mi tolsi gli occhiali con stizza e li pulii con l’ orlo di una veste.
Guardando bene, la veste che indossavo era scarlatta. La riconobbi subito, e in meno di un secondo seppi di avere addosso la divisa da Quidditch di Grifondoro. Tuttavia, mi sarebbe tanto piaciuto sapere anche il modo con cui essa fosse finita addosso a me. Non ricordavo proprio di averla messa, né in altre occasioni l’ avevo infilata senza motivo o solo per il gusto di vedermici dentro. Dal momento che il Quidditch era una cosa che mi veniva spontanea, avrei potuto giocare anche in jeans e maglietta, o con le mutande, per capirci meglio.
Comunque, finii ben presto di spremermi le meningi, perché ero curiosissimo di sapere in quale posto fossi capitato.
Con gli occhiali finalmente a posto, riuscii a notare le colonne, i crocifissi, gli affreschi sul soffitto, le sculture maestose e i quadri in rilievo appesi alle pareti.
Il cuore prese a battermi fortissimo: ero in chiesa.
Allora realizzai: ero finito all’ altare.
Da vuota com’ era, la chiesetta parve riempirsi, o forse io riacquistai l’ udito solo in quel momento, perché all’ improvviso udii strani mormorii di disapprovazione, inoltre tutti i presenti guardavano nella mia direzione e scuotevano il capo.
Poi sentii una mano posarsi sulla mia spalla.
-Sei arrivato troppo tardi, amico- mi disse Sirius, sinceramente dispiaciuto, -Ormai l’ hai persa per sempre-
Quel discorso non mi tornava chiaro, scorsi solo alcune persone più vicine a noi che annuirono vigorosamente alle parole del mio amico, e le loro espressioni erano desolate almeno quanto la sua.
Poi spostai lo sguardo verso l’ altare e la vidi.
Lily, la mia Lily, stringeva il braccio di Severus Piton. In più, cosa pericolosamente spaventosa, entrambi portavano lo stesso anello al dito, una fede.
Mocciosus mi squadrava con quel suo sorriso viscido e un’ espressione di trionfo stampati sul volto, mentre la mia rossa era più che mai altezzosa.
Avevano un unico testimone, la cui faccia non mi era affatto nuova: era Jason Parker, quel pervertito insegnante di Babbanologia. E per di più, il prete era Lucius Malfoy.
Mi sentii mancare.
Sì, avrei fatto subito un arresto cardiaco, sarei morto d’ infarto o di paura…
E le campane suonarono.
Era davvero troppo tardi. La cerimonia era finita.
Ad un tratto, sentii un fastidioso dolore al collo, inoltre il suono delle campane si fece sempre più acuto e insopportabile.
Aprii gli occhi.
La chiesa, le persone e la divisa da Quidditch erano svaniti. Al loro posto, il tappeto del salotto di casa mia e due facce che mi sorridevano raggianti da una piccola fotografia. Ricordai solo in quel momento di essermi addormentato per terra, mentre sfogliavo gli album fotografici dei miei genitori confrontandoli con quelli miei e di Lily.
La sera prima non avevo nemmeno abbassato le tapparelle, così potei notare che fuori doveva aver appena iniziato ad albeggiare, nonostante dal mio campanello partissero trilli agghiaccianti.
Pensai subito a qualche guasto, così mi alzai sbadigliando per uscire a vedere.
M’ infilai la maglietta che avevo lanciato con poca grazia sul morbido divano e aprii la porta, ma anziché trovare il campanello di casa rotto, sulla soglia vidi due figure inaspettate.
-E voi che diamine siete venuti a fare, qui?- sibilai, innervosito.
Sirius, che nel tentativo di buttarmi giù dal letto si era addormentato appoggiato al mio campanello, si riscosse. –Come? Ah, sì, bello smog, Jamie… d’ accordo, ora vado anche da Lily a farle i complimenti, quel vestito le sta d’ incanto…-
Remus si sbatté energicamente una mano sulla fronte. –Sir, svegliati!- disse, schiaffeggiandolo, -James non si è ancora sposato-
Il ragazzo parve ritornare nel mondo dei vivi. –Ramoso!- esclamò, tutto agitato, -Finalmente hai aperto, sono tre ore che…-
-Che cerchiamo di svegliarti- completai io con una smorfia, -Allora, che volete?- li interrogai.
-Mancano quattro ore e mezza al tuo matrimonio, James e… ehm, non ce la sentivamo di lasciarti da solo- rispose Remus.
-D’ accordo…- cedetti, spostandomi di lato per lasciarli passare.
Remus entrò senza problemi, ma non appena Sirius mosse il piede lo bloccai. –Non osare chiamarmi Jamie un’ altra volta, chiaro?-
Ma Felpato era troppo assonnato per replicare, per cui presi il suo sbadiglio per un sì e gli permisi di entrare.
Rimasi un momento sulla soglia a rimuginare sul mio strano incubo, e rientrai solo quando uno strano brivido che aveva poco a che fare con la brezza leggera che soffiava mi ricordò che, effettivamente,mancavano quattro ore e un quarto al mio matrimonio.
-Ragazzi!!!- esclamai, in preda al panico, fiondandomi dentro e sbattendo la porta, -Mi sposo!!!-
-Be’, buongiorno- rispose Felpato, squadrandomi come se fossi schizofrenico.
-È per questo che siamo venuti- mi disse un Remus tranquillissimo, -Volevamo aiutarti, e poi siamo i tuoi testimoni-
-Oh, lui non è più sicuro- ringhiai, indicando Sirius.
-Dai, Rammy, comincia a vestirti- mi rispose quello, ignorando la mia espressione furente.
-Sirius, vuoi farmi un regalo, di grazia?- gli chiesi, infastidito dai suoi soprannomi.
-Certo che no!- rispose lui con una smorfia, -Quello che ti ho fatto mi è costato un capitale- borbottò.
-Be’, questo non costa niente- replicai, leggermente addolcito, -Chiudi quella boccaccia, intesi?-
Felpato sorrise, ma non disse nulla. Sembrava che fosse più nervoso di me, come del resto lo eravamo io e Remus quando ci aveva avvertito che il piccolo Justin stava per nascere. Probabilmente era quello che si provava quando un fratello faceva un passo più lungo del nostro. Piccole cose che ci avrebbero differenziato, ma che comunque non sarebbero mai state capaci di dividerci. Non avrei mai creduto di poter essere tanto felice per qualcun altro, dal momento che si tende sempre ad essere felici solo ed esclusivamente per se stessi. Ma era quello, no, il bello di essere fratelli, complici, amici?
Quella mattina non mangiai nulla, nonostante Remus tentò più volte di convincermi a buttare giù qualche uovo fritto, ma in realtà mi accorsi che nemmeno loro parevano tanto entusiasti di pensare alla colazione, il che, per gli standard di Sirius, era un vero e proprio miracolo. Mi trattenni dal dirgli che non volevo la caduta di un meteorite proprio quel giorno solo perché le sue budella erano contorte e lui aveva perso l’ uso della parola.
Comunque, sentivo le mie viscere ancora più in subbuglio.
 
-Lily, sei in ritardo- le fece notare Miley, uscendo dalla sontuosa limousine che il padre della rossa aveva fatto arrivare per scortarla fino alla chiesa.
-Miley, aspetta!- la trattenne la ragazza, con la voce incrinata dal panico.
La biondina sorrise. –Non posso, Lily- le rispose con dolcezza, -Mai, nemmeno nel mondo magico, una sposa è entrata in chiesa con la migliore amica- la informò, -E in quanto a me, dovrei già essere dentro, no? Ora devo entrare dalla porta sul retro-
-Ma, Miley, io…- Lily sembrava disperata.
La ragazza chiuse la porta dell’ auto che solo un attimo prima aveva socchiuso. –Lily- disse con dolcezza, prendendole le mani, -Seriamente, tu sei la ragazza più bella che io abbia incrociato nel mio cammino. Inoltre sai fare tante altre cose. Conosci un sacco di lingue, combatti divinamente e ami qualcuno più di te stessa, oltre che essere amata da quella persona più di quanto quella persona ami se stessa. Credi che sia poco?- snocciolò, quasi con rimprovero, -Il tuo unico e infondato difetto- proseguì, -È la tua scarsissima autostima. E mi permetterai di dirti che dopo tutto quello che ti ho appena elencato, è ora che cominci ad acquistarne un po’ di più- concluse.
Lily chinò il capo, confusa e stordita, stringendole ancora le mani.
Miley l’ abbracciò, e quando la rossa rispose all’ abbracciò, pareva che volesse aggrapparsi all’ amica.
-Ora devo andare- sussurrò Miley, lanciando un’ occhiata al signor Evans, che sbuffava nervosamente fuori dalla limousine.
La ragazza uscì, ma non aveva fatto in tempo ad appoggiare la punta del piede sull’ asfalto, che già la sua testa fece capolino nell’ auto.
-Ah, Lily- disse divertita, mentre l’ amica le lanciava occhiate supplichevoli, -Sbrigati, perché James sarà in agonia- disse, prima di sparire con una strizzatina d’ occhi.
La rossa sbuffò.
Quel giorno, né il cuore né la testa le suggerivano cosa fare. Il primo batteva così forte da impedirle di fare un movimento che non risultasse degno del San Mungo, la seconda, invece, bisbigliava cose senza senso, frasi sconnesse che Lily non si diede la pena  di origliare per paura di confondersi ancora di più.
Ripescando il coraggio da una parte di sé che non aveva ancora conosciuto, e che non aveva intenzione di conoscere per paura che fosse altamente dannosa per la sua salute, si decise di aprire la portiera dell’ automobile.
Suo padre si voltò, e lei poté distinguere benissimo l’ agitazione di quell’ uomo nascosta in due occhi verdi identici ai suoi, che la squadravano dal viso che le aveva concesso la vita.
Tuttavia, l’ agitazione si tramutò ben presto in meraviglia.
La bocca del signor Evans combatté per non spalancarsi dall’ ammirazione, e i suoi occhi parvero rimanere integri nelle orbite solo grazie alla magia.
-Lily…- boccheggiò, stupito, -Lily, sei…- ma sembrava che il suo vocabolario non fosse arricchito di termini abbastanza soddisfacenti per attribuire un aggettivo alla figlia.
-Un disastro?- completò quella, voltandosi per sparire di nuovo nella limousine.
Il signor Evans le afferrò un polso.
-Un disastro?- s’ indignò, -Nemmeno tua madre era così incantevole, il giorno del nostro matrimonio-
Un sorriso poco convinto illuminò il volto della ragazza, la quale si decise ad afferrare il braccio che suo padre le offriva.
-Sai, papà- sussurrò lei, mentre salivano il primo di cinque gradini che conducevano al portone d’ ingresso della chiesa, -Non so se…- s’ interruppe, tremante, -Se vado bene- concluse.
-Sciocchezze- il signor Evans fece un gesto infastidito, come per scacciare una grossa grassa mosca, -Tu sei perfetta, Lily. E James lo è per te- aggiunse, -Ringrazia Dio che è il tuo matrimonio, altrimenti non te l’ avrei mai fatta passare liscia- la minacciò, -Dire cose di questo genere, figurarsi…-
Ma Lily non rise.
Conosceva l’ unica persona che, anche in un momento del genere, sarebbe stata capace di farle spuntare il sorriso sulle labbra, peccato che questa persona fosse a qualche metro di distanza, i metri più lunghi che avrebbe mai percorso, ammesso che fosse riuscita a staccare le sue gambe di cemento dal pavimento.
Man mano che il portone si avvicinava, stringeva il braccio di suo padre, anche a costo di farlo gemere di dolore, ma non arrivò nessuno sbuffo dalla sua persona. Evidentemente, il signor Evans era felice di sentirsi stringere dalla figlia.
E poi il portone si spalancò.
Lily entrò, agitata e in preda al panico.
Vide la chiesetta che, nonostante le sue modeste dimensioni, pareva la bocca di un mostro particolarmente feroce, dotata anche di fauci.
Vide le persone, così stipate da non lasciare nemmeno uno spazio libero sufficiente da farci entrare una bacchetta.
Poi vide tanti volti che la guardavano. Alcuni sorridevano, altri erano emozionati, alcune persone si tamponavano gli occhi con un fazzolettino tutto pizzi, mentre altre facce sconosciute e non richieste ingombravano la chiesa squadrandola con superiorità. Si rese conto che c’ erano decisamente più persone di quante ne avesse invitate, ma con sua somma soddisfazione, non riconobbe nemmeno un giornalista, anche se scommetteva che i tre quarti della folla fossero formati da curiosi pronti a spiattellare tutto a cerimonia finita.
Vide gli affreschi e le incisioni in latino.
Infine i suoi occhi verdi ne incontrarono un paio color nocciola, e tutto si dissolve.
 
A Lily parve di camminare da sola verso l’ altare, come se un uomo invisibile la sostenesse, ma senza esserle davvero d’ aiuto.
Ad ogni passo era come ritrovarsi catapultata nel passato, a rivivere un frammento della loro storia.
Ora vedeva James farle il solletico nella Sala Comune di Grifondoro, poi ancora loro due, abbracciati su alla Torre di Astronomia, James che metteva alla prova le sue doti artistiche facendole un ritratto.
Si sorprese persino a sorridere raggiante, mentre una lacrima scorreva irrefrenabile sulla superficie della sua guancia decisamente bollente.
Quella volta, però, non le diede alcun fastidio piangere in pubblico, e avvertì il suo cuore esploderle nel petto quando notò che anche il suo malandrino sorrideva.
Insomma, c’ era solo James, sia nella sua mente, sia davanti a lei.
Anche il parroco era sparito. Le sue parole, che avevano il potere di placare i mormorii eccitati della gente, erano come candide piume al vento: frizzanti ma lontane.
Era come se fosse affetta da una rarissima malattia. Sapeva solo che il suo collo era temporaneamente immobilizzato nella direzione di James. La tranquillizzò solo il fatto che anche il collo del suo quasi marito sembrava avere lo stesso disturbo.
Non gli tolse gli occhi di dosso, combattendo una sanguinosa lotta interiore dalla quale il cuore uscì vincitore.
Ad un certo punto, fu scossa da un brivido, prima di rendersi conto che la mano calda di James aveva perforato le bolle di cristallo invisibile che separavano l’ una dall’ altro per stringere la sua, affusolata e ghiacciata nonostante la temperatura segnasse i trenta gradi centigradi.
Molti se ne accorsero; James li sentì ridacchiare mentre il prete continuava la predica alla quale non prestava minimamente attenzione. Quanto poteva importargli, quando Lily era lì, talmente bella da sembrare irraggiungibile? Eppure non si preoccupò, perché stava diventando finalmente sua. Stava per giurare davanti a tutti quanto l’ amasse, ed era decisamente la cosa più appagante di tutta la sua vita.
Il moro sentì la sua voce e quella di Lily rispondere in coro ad alcune domande. Notò a stento che davano entrambi la stessa risposta, non si preoccupò nemmeno se fosse giusta o sbagliata.
Dopo quelli che parvero pochi secondi, la voce del sacerdote fece breccia nella bolla di cristallo invisibile che ora avvolgeva entrambi.
-Se, dunque, è vostra intenzione unirvi in matrimonio- scandì, con gli occhi che scintillavano di fede, rallegrato dall’ idea che l’ amore stesse trionfando un’ altra volta, -Datevi la mano destra ed esprimete, davanti a Dio e alla sua Chiesa, il vostro consenso-
James guardò Lily con più intensità, come per verificare se anche il livello delle emozioni che lei stava provando fosse alto quanto il suo.
-Io, James, accolgo te, Lily…-
La rossa parve rapita da quelle parole, come se la stessero risucchiando in un vortice dal quale non sarebbe mai uscita, ma a lei sembrava andare bene così.
-…come mia sposa e prometto di esserti fedele sempre…-
L’ espressione di James era maledettamente seria mentre pronunciava quelle parole. La rossa ebbe paura che il suo cuore potesse esplodere, da quanto batteva forte. Perché nessuno sentiva quei battiti frenetici e potenti come quelli di un tamburo? Perché nessun altro sembrava accorgersi dei suoi occhi che traboccavano d’ amore per quel ragazzo che la fissava con due nocciole penetranti?
-…nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia…-
Era in trappola. Totalmente impotente di fare qualcosa, totalmente incapace di continuare a tenergli testa. I suoi occhi si distolsero faticosamente da quelle due pozze nocciola per passare in rassegna ogni piccolo dettaglio del suo viso bellissimo. Gli smeraldi di Lily accarezzarono ogni centimetro di pelle ch non fosse coperta dal completo nero che lo rendeva più affascinante di quanto non fosse già, come se lui avesse bisogno della bellezza esteriore per essere speciale.
-…e di amarti e onorarti…-
Lily avvampò. Le sue guance erano così bollenti che pareva che qualcuno le stesse tenendo una candela a una manciata di millimetri di distanza.
Sì, anche lei lo amava, doveva farglielo sapere…
-…tutti i giorni della mia vita- James sentì di avere la gola secca, ma si compiacque del fatto che la sua voce fosse risultata sicura.
Lily si sciolse. Bene, lui aveva finito, poteva finalmente replicare.
Ora che James aveva terminato, si sentiva una strana forza dentro. Non poteva lasciarlo a metà di quel viaggio. Lui si era dichiarato pronto a non lasciarla mai, e lei? Cosa stava aspettando a dirgli che era esattamente lo stesso?
-Io, Lily, accolgo te, James…-
Il moro sorrise. La voce di Lily tremava, era corrotta dall’ emozione. Si chiese cosa la spingesse a sposarsi con uno come lui, che non meritava nemmeno la metà di ciò che gli offriva, eppure non poteva fare a meno di desiderare che la meravigliosa sensazione di essere il ragazzo più felice e fortunato della terra lo accompagnasse per tutta la vita.
-…come mio sposo e prometto di esserti fedele sempre, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia…-
Prima, quando lui aveva pronunciato quelle parole, aveva sentito il desiderio di aggiungerne altre pensate da lui, perché credeva che Lily non avesse il diritto di ascoltare frasi che milioni di coppie si erano già scambiate, ma ora che le sentiva uscire dalle sue labbra, pensava che fossero delle parole bellissime, ed erano uniche già per il fatto che a rivolgergliele non era una ragazza qualsiasi, ma la sua Lily.
-…e di amarti e onorarti tutti i giorni della mia vita- anche Lily finì, e quando lo fece gli rivolse un sorriso così ampio da farlo sorridere a sua volta.
Ora sapeva che la prossima volta che avrebbe incontrato dei Dissennatori lungo il suo cammino, quel ricordo avrebbe fatto apparire un Patronus in grado di tenere a bada tutti quelli presenti ad Azkaban. Anzi, era così felice che aveva paura che il suo Patronus cominciasse a gironzolare per tutta la chiesa senza nemmeno essere evocato.
-Ricevi questo anello come segno del mio amore e della mia fedeltà…-
Altre parole, altre frasi, ma ormai nulla contava più.
E poi i loro visi si fecero pericolosamente vicini, prima che la poca distanza rimasta venisse spezzata dal bacio più dolce che si fossero mai scambiati, soprattutto perché con quel bacio il loro amore fu sigillato per sempre.
 
Lily fu svegliata da un birichino raggio di sole che si era fatto strada tra le spesse tende di un arancione sgargiante, che in teoria avrebbero dovuto impedire che elementi così luminosi disturbassero il sonno di persone particolarmente dormiglione.
La rossa evitò di aprire gli occhi.
Ogni mattina era piuttosto riluttante a quella prospettiva, perché temeva di aver fatto un lungo e bellissimo sogno, prima di verificare poi che quel sogno non era niente di meno che la realtà.
Non era abituata a tutta quella felicità.
Lei e James erano in luna di miele da due mesi, e la cosa che la rendeva più allegra era il fatto che avrebbero potuto prendersi tutto quanto il tempo che volevano. Si erano promessi di fare il giro del mondo, e in quel momento, dopo essersi fermati in Francia, Scozia, Spagna, Italia e Portogallo, erano in Egitto, che secondo Lily assomigliava in una maniera impressionante al paradiso, anche se dal suo punto di vista, anche lo stanzino delle scope di Argus Gazza era un paradiso, l’ importante era starci con James, poco importava se una decina di topi vettori di malattie infettive si sarebbe messa a rosicchiarle le scarpe o l’ orlo della veste.
Era vero anche che da qualche giorno vomitava troppo spesso e aveva un po’ di nausea, ma quando James le aveva proposto di tornare, si era categoricamente rifiutata. Se fossero tornati, non avrebbero più avuto altre occasioni, inoltre sosteneva che era solo un virus passeggero.
Con la mano destra tastò il letto in zona guanciale, convinta di trovarci il volto di suo marito, peccato che sotto il suo palmo ci fossero soltanto il cuscino e un rettangolo di carta.
Il panico l’ assalì e, prima che potesse rendersene conto, si ritrovò seduta a gambe incrociate sul letto matrimoniale della loro stanza completamente sveglia.
Afferrò con poca grazia il biglietto che doveva aver lasciato James e lo lesse tutto d’ un fiato.
 
Buongiorno, bellezza
 
La ragazza fece una smorfia quando arrivò a quell’ appellativo.
 
Sai, il mio istinto altruista mi ha convinto che sarebbe stato meglio se ti avessi lasciato dormire, allora mi sono detto: “Chi sono io per non dare ascolto al mio istinto?”
 
La faccia della rossa si contrasse nuovamente non appena lesse la frase alla Sibilla Cooman.
 
Comunque fai pure con calma. Vedi, mi ero stufato di stare in quel villaggio… c’ è troppa gente, e la mia testa ha bisogno di riposo e tranquillità. Sai, potrebbe essere troppo dannoso per la salute del mio unico neurone, e io non voglio compromettere la mia sanità mentale.
 
Lily si sbatté una mano sulla fronte, chiedendosi quando mai James fosse stato sano di mente. E quanto poteva esserlo lei per averlo sposato.
 
Ora fai colazione, poi esci dal villaggio. Lì ci sarà un mio amico molto simpatico con il mezzo di trasporto adatto per scortarti dove gli ho detto, basta che tu gli dica che sei mia moglie.
Be’, buona giornata, e vedi di non metterci troppo.
 
Lily s’ immaginò James farle l’ occhiolino mentre concludeva la lettera. Poi rileggendola si domandò se fosse il caso di preoccuparsi per il fatto che James non avesse specificato su quale mezzo di trasporto l’ avrebbe raggiunto.
Considerando l’ ipotesi che potesse trattarsi di qualcosa di molto turbolento, decise di non fare colazione, ma raccolse tutte le sue cose nel borsone, lasciò le chiavi della stanza alla reception, dove la informarono che il soggiorno era già stato pagato, poi si avviò verso l’ uscita.
Quando fu fuori dal villaggio turistico di Sharm-el Sheikh, notò subito un tipo strambo. Indossava una maglia gialla a fiori colorati e un paio di pantaloncini di un verde accecante.
Pensò che i maghi erano buffi quando tentavano di spacciarsi per Babbani, ma nemmeno quest’ ultimi a volte erano molto aggiornati sulle mode del momento. In ogni caso, si disse, non era una novità nemmeno nel mondo dei maghi che quei due colori insieme non erano proprio carini, l’ unico che non la pensava così era Xenophilius Lovegood, ma Lily decise che era meglio non pensarci.
Comunque si affrettò ad ignorare questo trascurabile dettaglio, anche perché lì a Sharm la gente era abbastanza povera e spesso non faceva caso al colore di ciò che indossava, dato che era già una fortuna avere dei vestiti sufficienti per un’ altra giornata.
-Ehm… salve- disse, avvicinandosi al ragazzo.
-Ciao, bella- rispose quello, squadrandola con un sorrisetto malizioso.
La sua mano corse istintivamente alla bacchetta che teneva nascosta tra la tasca degli shorts e la t-shirt.
-Ehm… bene- continuò, imbarazzata, -È lei che deve portarmi da mio marito?- domandò, -James?- aggiunse.
-Affermativo- assentì l’ egiziano.
La rossa pensò che la sua pronuncia inglese fosse piuttosto scadente.
-Perfetto- disse, -Quindi possiamo andare, no?-
-Stamattina tuo marito no ha detto me che aveva moglie così carina- proseguì quello, senza un minimo accenno al luogo in cui avrebbe dovuto portarla.
-Ma che cosa buffa- rispose la rossa, facendo un falso sorriso, -Nemmeno a me ha detto di avere un conoscente tanto antipatico-
Il ragazzo rise, ma Lily dubitava che avesse davvero capito il messaggio.
-Comunque io sono Mido- si presentò l’ egiziano.
-Ma che bel nome- commentò sarcastica la ragazza. Si sentiva leggermente sadica, ma non trovava nulla di più appagante che prendere in giro le persone insolenti sotto il loro stesso naso.
-Mi chiamo così perché sono figo- aggiunse quello, gonfiando un petto muscoloso che non aveva.
-Ah, ma davvero?- continuò Lily, lottando per reprimere una risata, -Allora come hai fatto a deturparti il viso?-
Mido rise di nuovo, finché Lily sbuffò: -Allora, hai intenzione di portarmi da mio marito, o vuoi passare tutta la mattinata a sentirti dire quanto sei da lifting?-
Il ragazzo rise ancora, poi le indicò una moto.
-Ah, che bello, si va in moto- commentò lei, senza entusiasmo, -E la tua dov’ è?- chiese, prendendo posto sul mezzo che Mido le aveva indicato e avvolgendosi un foulard intorno alla testa per ripararsi dalla sabbia che veniva sollevata ogni volta da un paio di ruote in movimento.
-Io guidare moto, tu stringere me- spiegò Mido.
La rossa rise. –Questo è uno scherzo- concluse, ma dal momento che l’ egiziano si sistemò davanti a lei e inforcò il manubrio, il sorriso le si gelò sulle labbra e passò il tragitto ad imprecare contro James e ad escogitare metodi per non fargliela passare liscia.
Comunque, non lo strinse nemmeno un secondo. Aveva l’ impressione che in egiziano la parola “Mido” significasse “pervertito”, ma non si prese la briga di indagare.
Per sua fortuna, il viaggio durò solamente un quarto d’ ora, anche se dovettero fermarsi una volta perché a Lily vennero altri conati di vomito, e quando accostò la moto non avevano superato di molto Sharm.
-Fantastico- commentò lei, scendendo dal mezzo con un entusiasmo un po’ troppo palese.
Rovistò tra una tasca degli shorts e ne estrasse un portamonete. –Quanto ti devo?- domandò, decisa a sbarazzarsi al più presto di lui.
-Io portare te da marito- si offrì il ragazzo.
-Ehm… al contrario di quello che sembra, ho un ottimo senso dell’ orientamento- disse Lily, -Quindi dimmi dove andare e ti assicuro che non mi perderò-
-No, tuo marito detto me di portarti da lui- si rifiutò Mido.
Lily tentò di persuaderlo, ma dal momento che fu tutto inutile, finì per farsi scortare da quell’ egiziano che le dava sui nervi. I suoi discorsi poi, erano assolutamente osceni, quindi si impegnò per dimenticarli in fretta.
Infine arrivarono in una spiaggia molto graziosa, ma soprattutto solitaria. La rossa notò una baracca che pareva stare in piedi a stento, e poi una figura seduta su un tronco conficcato nella sabbia dorata.
Aveva già cominciato a cullare ogni sorta di pensiero vendicativo, ma quando vide James non riuscì a fare altro che sollevarsi e le venne un’ irrefrenabile voglia di corrergli incontro.
Non ce ne fu bisogno, comunque, perché il ragazzo doveva averli sentiti arrivare, e si voltò non appena superarono gli alberi che nascondevano quel piccolo angolo di paradiso.
-Buongiorno- la salutò, mentre un sorriso malandrino gli arricciava le labbra, -Dormito bene?-
-Da favola- lo sfidò la ragazza, facendo una smorfia.
-Ottimo- commentò James, prima di superarla e di andare a confabulare con quel suo amico molto simpatico.
Lily vide che nelle sue mani metteva una banconota e un’ abbondante manciata di monete d’ oro.
-James- disse, quando Mido fu scomparso e lui la raggiunse, -Lo sai, vero, che i Babbani non conoscono i galeoni?-
-Certo che sì- rispose quello, prendendo posto accanto a lei visibilmente compiaciuto.
-E allora perché glieli hai dati?- s’ indignò lei.
-Tranquilla, è oro dei Lepricani- spiegò il moro, sdraiandosi sulla sabbia e distendendo le braccia.
-Vuoi dirmi- scandì Lily, -Che gli hai fatto credere che fossero monete, invece entro poco scompariranno?- ringhiò, furiosa.
-Affermativo- un ghigno si distese sul suo volto baciato dal sole, -Comunque la banconota era vera- aggiunse.
-Tu… tu…- inveì Lily, furibonda, -Tu… ti sei approfittato…-
-Andiamo, Lily- la interruppe il moro, -Non mi dirai che ti stava simpatico-
-Be’, no…- ammise, -Ma… ma questo che c’ entra?- sbottò.
-C’ entra, c’ entra- rispose lui con una smorfia, -Lily, hai presente quello che ieri ha pensato bene di fregarmi il costume mentre ero alle docce della spiaggia?- domandò.
La rossa fu assalita da un eccesso di risatine. –Ricordo- rispose poi, nell’ inutile tentativo di rimanere seria.
-Bene- riprese James, -Allora non ti meraviglierai se ti dico che è stato proprio lui-
-E quindi tu ti sei vendicato- non era una domanda, e alla fine Lily pareva piuttosto divertita. Ormai le era impossibile fare la dura con lui. Se prima aveva un fievole barlume di possibilità, adesso era sparito anche quello.
-Affermativo- annuì James, sorridendo malandrino e attirandola  a sé.
-Permettimi di ricordarti, Potter, che nessuno dice più ‘affermativo’- sussurrò Lily., -È di moda rispondere ‘sì’-
-Permettimi di farti notare che, a volte, quando dici ‘Potter’, sembra tu stia parlando da sola- replicò James, beffardo.
Lily arrossì, in cerca di una risposta abbastanza pungente da pronunciare, ma quando la trovò fu troppo tardi: le labbra di James avevano già catturato le sue.
Ad un certo punto James si scostò. Aveva individuato due punti nel cielo terso, due gufi che planavano verso di loro.
Quando furono abbastanza vicini lasciarono cadere due lettere per loro, poi si appollaiarono su un cespuglio risecchito.
Lily aprì la sua busta.
-È Miley!- esclamò, fiondandosi nella lettura della lettera.
-Questo invece è Sirius- la informò James, non appena finì di leggere, -Dice che…-
-Avranno un altro bambino!- terminò Lily per lui, -Magnifico, non trovi?-
-Sarà una femmina, questa volta- la contraddì il malandrino, felice per la notizia.
-E tu come lo sai?- fece perplessa la rossa.
-Me l’ ha scritto Felpato- rispose James con un sorrisetto.
-E lui come lo sa?- domandò ancora la ragazza.
-Sesto senso, immagino- fece il moro, con un’ alzata di spalle.
-Sicuro, se Sirius ha ragione, giuro che…- ma la ragazza non completò mai il suo giuramento, perché una fitta allo stomaco le  mozzò il fiato.
Mentre si teneva la pancia dal dolore, timorosa di dover vomitare un’ altra volta, si accorse che lo sguardo di James era decisamente preoccupante.
Eppure non sembrava angosciato, solo riflessivo e sorpreso. Fissava un punto non specificato nell’ acqua limpida, ma Lily dubitava che la vedesse veramente.
-James, ma che…?- tentò di chiedere, preoccupata.
-Lily- la interruppe lui, voltandosi finalmente a guardarla, -Tu… tu vomiti- concluse, squadrandola come se fosse un’ alieno.
-Già- fece lei con una smorfia, -E non ricordo nemmeno cosa usava Madama Chips per far passare questo genere di virus-
-Ma non trovi- le fece notare James, passandole un fazzoletto umido, -Che il tuo caso sia troppo singolare per trattarsi della solita influenza intestinale?- domandò, pensieroso, -Voglio dire- aggiunse, sempre fissandola, -Tu vomiti e basta, e di certo non passi tre quarti del tuo tempo in gabinetto-
-Davvero confortante- Lily fece un’ altra smorfia, mentre i suoi occhi verdi dicevano espressamente che non appena fosse tornata sana, l’ avrebbe preso a pugni.
-Oh, per la barba di Merlino, possibile che non ci arrivi?- esclamò James, esasperato, -E se tu…- continuò, grattandosi nervosamente il mento, -Se tu fossi…?-
Ma non ci fu bisogno di aggiungere altro.
Lily lo fissò con gli occhi sgranati, indecisa se mettersi a ridere o mettersi a piangere, ma alla fine fu il malandrino a fare il primo passo.
Le si avvicinò sorridendo e la strinse a sé con dolcezza, stampandole un bacio sulla fronte.
 
-Facciamo così- disse James, sedendosi in divano accanto alla moglie e accarezzandole il ventre parecchio sporgente, -Se è maschio decido io il nome, se è femmina ti do carta bianca- propose.
Da quando avevano scoperto che Lily era incinta, James aveva insistito per portarla a casa, non solo per dare le notizie agli amici, ma anche perché pensava che fosse più salutare. In fondo, una casa è sempre una casa, e di certo non avrebbero avuto bisogno di girare mezzo mondo per trovare un pronto soccorso decente, se ce ne fosse stato bisogno.
-Certo che no, Potter!- lo contrariò Lily. La gravidanza la rendeva molto lunatica, ma il malandrino aveva l’ impressione che la moglie lo facesse apposta.
Per esempio, in quel momento aveva gli occhi lucidi, come se l’ idea che il loro bimbo avesse un nome a lei poco gradito fosse più un insulto alla sua persona.
-Io… pensavo che Harry andasse bene- si giustificò il moro, -Ma se non ti va…-
-C’ è un nome…- sussurrò la rossa, -…che desidero tanto dare a nostro figlio se sarà un maschio-
-Ossia?- domandò James, curioso, rigirando tra le mani la sua bacchetta.
-Severus- rispose semplicemente Lily, con un sorrisetto compiaciuto.
La bacchetta che un attimo prima il ragazzo stringeva tra le mani scivolò sul pavimento sprizzando scintille blu.
-Lily, amore, sicura che non vuoi andare in ospedale?- domandò, premuroso, -In fondo mancano solo due settimane, è probabile che sia in anticipo…-
-No, no, sto benissimo- lo rassicurò lei, -Forse… forse non ti piace quel nome?- chiese poi, con gli occhi lucidi e stranamente tristi.
-Certo che no, va benissimo…- si affrettò a dire James in un soffio, mentre il suo stomaco si contorceva dall’ orrore. –E… come secondo nome…-
-Tom- lo precedette Lily, -Non è bellissimo?-
James aveva il fiato corto. Nonostante quella fosse una domanda retorica, riuscì solo a dire: -Lo stesso nome di Voldemort?-
Lily ebbe uno scatto d’ ira così violento che James sussultò. –Ma come osi?- sbottò, -Di certo non l’ ho scelto per quel motivo, ma se la pensi così…!-
-Lily, Lily, calma- si affrettò a interromperla il moro, -Tom va benissimo, okay?- si arrese.
La rossa lo abbracciò, raggiante. –Sapevo che l’ avresti detto-
Ma James in realtà era a pezzi. Non sapeva cosa le fosse preso durante quei lunghi mesi, però gli era sembrato più volte che Lily cercasse di rendergli la vita impossibile.
Ora, tutti, folletti della Gringott compresi, sapevano che la parola “James” non poteva stare nella stessa frase della parola “fornelli”. Le sue doti culinarie si estendevano fino a scaldare l’ acqua per preparare il tè, nulla di più. Gli dispiaceva ammettere di essere negato, ma purtroppo ogni volta che si avvicinava anche casualmente al forno, quello sembrava fargli la linguaccia.
Per questo il giorno in cui Lily gli aveva chiesto un certo favore avrebbe preferito cucirsi lo stendardo di Serpeverde in testa.
Aveva la mattina libera, e verso mezzogiorno Lily lo aveva chiamato.
-James, oggi sto veramente male- aveva detto, accasciandosi sulla poltrona, -Ma conoscendo la parte migliore di te, sono certa che vuoi renderti utile cucinando il pranzo al posto mio, vero?- gli aveva chiesto, speranzosa.
-Ehm… certo- aveva risposto lui, pensando di essere spacciato.
-Cucina della pasta, visto che ieri ho preparato il sugo- gli aveva detto lei, ritornando nella lettura del suo libro.
-Sicuro- era sparito in cucina in un lampo, e quando servì una specie di mattone che doveva essere una porzione di spaghetti al pomodoro, era certo di avere la metà dei capelli di prima, da quante volte se li era strappati, sull’ orlo della disperazione.
 
Quella notte non aveva dormito.
Lily si era svegliata verso le due urlando disperata. Aveva cominciato a correre dalla camera al bagno, poi dal bagno alla camera, finché James era arrivato alla conclusione che non poteva fare altro che portarla al San Mungo.
Quando aveva visto la sua rossa sparire oltre una porta, stesa su una barella spinta da due ostetriche, aveva sentito il suo cuore stringersi. Non era stato capace di decifrare quale messaggio fosse nascosto tra quelle iridi di un verde brillante, che solitamente erano per lui un libro aperto. Aveva provato a chiedere informazioni a tutte le Guaritrici di passaggio, ma nessuna aveva voluto dire nulla, e per di più non l’ avevano lasciato entrare.
E ora lui era lì, abbandonato su una sedia scomoda in sala d’ attesa, desideroso di sapere qualcosa. Si sentiva impotente, completamente inutile. Mentre si fissava le scarpe, Lily dava alla luce il loro primogenito.
Poi sentì un rumore di passi. Non alzò lo sguardo, quel rumore gli dava solo fastidio.
-Signor Potter- una Guaritrice era lì, davanti a lui.
Il moro balzò in piedi, e fece per aprire bocca.
-Si calmi- lo precedette la donna, sorridendo, -Ora può venire- disse, facendogli cenno di seguirla.
-È nato?- domandò, agitato, -Ma è un maschio o una femmina? Sta bene? E Lily come sta?- si sentiva uno stupido, ma la donna si limitò a sorridere.
-Perché non verifica lei stesso?- disse, aprendo una porta e permettendogli di entrare.
James non se lo fece ripetere due volte e si fiondò nella stanza.
Nell’ ultimo letto in fondo, vicino alla finestra, una ragazza pallida con lisci capelli ramati cullava tra le braccia un tenero fagottino.
-Lily?- chiamò James, la gola secca e il fiato corto, come se avesse appena corso da casa loro all’ ospedale.
Lily gli rivolse un sorriso radioso. Era stanca, ma immensamente felice.
Il ragazzo si avvicinò e vide un neonato che dormiva beato tra le braccia della madre, che gli scompigliava affettuosamente un ciuffo ribelle di capelli neri.
-Posso?- il malandrino lo prese in braccio.
-Ciao, piccolo- disse, con la voce rotta dall’ emozione, -Hai sfinito la mamma, Severus?- chiese, affettuoso.
Nel suo letto dalle lenzuola candide, Lily per poco non si soffocò mentre tentava di bere un bicchier d’ acqua.
-Ma ti sei fuso il cervello, Potter?- sibilò indignata, nel tentativo di non svegliare il pupo che dormiva tra le braccia del padre.
-Chi, io?- rispose James, chiedendosi cosa non andasse quella volta, -Perché?-
Ma Lily non rispose alla sua domanda. –Passamelo- disse soltanto, tendendo le braccia.
James obbedì, e guardò Lily cullare il loro figlio molto soddisfatta.
-Perdona tuo padre- sussurrò dolcemente, -Anche se è imbecille, sono sicura che ce la caveremo, Harry- nel dire queste parole, lo sguardo smeraldino di Lily incrociò quello nocciola di James, ed entrambi ci scambiarono un sorriso malizioso, mentre James si sentiva davvero imbecille.
Lily estrasse la bacchetta e fece apparire una copertina con la quale coprì il piccolo Harry.
Gettando lo sguardo, James notò che sulla copertina era inciso un nome, il quale fece arricciare le sue labbra in un sorriso beffardo.
Harry James Potter.
 
 
FINE
 
 
Non ci posso credere. Non ci posso proprio credere. Sentite, forse adesso vi sfinisco con la mia ramanzina, ma davvero, ho le lacrime agli occhi. Potete crederci o meno, ma vi assicuro che… boh, non lo so nemmeno io. Probabilmente non mi sono ancora resa conto che dopo questo capitolo non devo più progettarne un altro. Se mai lo farò, i miei James e Lily non saranno più gli stessi ed è un po’ come salutare degli amici d’ infanzia. Sono cresciuta con loro. Hanno sofferto mentre io soffrivo, hanno scherzato quando io ero particolarmente in vena e adesso non posso fare altro che ripercorrere la loro storia. In fondo, è sempre la mia prima fic, anche se sicuramente non sarà l’ unica. Eppure devo ringraziare solo voi. Ringrazio chi mi lascia sempre delle meravigliose recensioni che mi danno la forza di andare avanti, ringrazio anche chi mi critica, perché se non altro le critiche sono istruttive, ringrazio chi non ha più recensito, perché per un po’ mi ha accompagnato in questo lungo viaggio, e ringrazio anche chi legge e basta. Soprattutto, ringrazio chi mi ha seguito fino alla fine e… be’, mi auguro che lasciate un commentino anche a questo capitolo. È già in cantiere una nuova fic, sono quasi certa che s’ intitolerà “Memory”, ma non ho idea di quando potrò postare il primo capitolo, però se vi fa piacere venire a trovarmi sarete i benvenuti, e comunque risponderò là a coloro che mi lasceranno un commentino. Mi scuso anche per gli errori, per esempio quello di “Bellatrix Lestrange”, che in realtà doveva essere “Black”, dal momento che non era ancora sposata, ma è solo uno dei tanti. Ora vi lascio, finalmente.
Bacioni,
Claudia.

 
Grazie a chi ha aggiunto la mia storia tra i preferiti, ovvero:
                                                                   
ale90
Ali96
Auron_san
BabyFairy
beba94
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mick_angel
Mielikki
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Miki8P
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miss_fanfiction
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SIRYA95
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Wolverine
_Giuli95_

 
 
…e quelli che hanno aggiunto la storia fra i seguiti:
 
AllyMalfoy
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Briciolina
Celly87
CuLlEn_AdOtTiVa
dina
federer
giunigiu95
Helyanwe
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Nalu93
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Potterina1993
PrincessMarauders
sissi181
stardust90
XXXBEAXXX
_Trix_
 

 
…e infine quelli che mi hanno aggiunto tra gli autori preferiti:
 
La Nika
Miki8P
Potterina1993

 
…e poi, ovviamente, a coloro che hanno recensito:
                                                                         
niettolina: ciao!!! Ecco, come vedi ho aggiornato. Se fossi stata anche un briciolo più furba non l’ avrei fatto così in fretta, ma purtroppo non posso rinunciare a scrivere. XD… Già, ero d’ accordo con te sull’ idea del bimbetto per Lily e James, e come vedi è arrivato XD… Ti ringrazio davvero molto per aver sempre recensito, sapere il tuo parere mi ha fatto davvero piacere. Grazie ancora, e spero di “rincontrarti” presto. Kiss
 

Lilly 94: Be’, io li ho lasciati qui, adesso tocca a loro gestirsi la vita… Penso che salvandoli ho dato loro un’ altra possibilità… casomai li chiamo, così poi ti faccio sapere se vivono davvero serenamente!XD Credo di sì, comunque… dopo tutte quelle che hanno subito per colpa mia…=P Sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto e ti ringrazio enormemente per avermi sempre fatto presente i tuoi commenti. Grazie ancora e… be’, spero di non averti deluso proprio alla fine! Bacioni
 
Manda: Gioia e tristezza, proprio ciò che provo io in questo momento! È una soddisfazione vedere una propria fic finita, ma sono certa che ne sentirò molto la mancanza, e anche di quelli come te che hanno recensito. Grazie davvero, mi riempi sempre di complimenti XD Provo ad indovinare… scommetto che la parte che ti piace di più di questo capitolo (ammesso che ti piaccia davvero e che non l’ abbia trovato un fiasco) è il momento in cui si sposano, quello più romantico. Sono nel giusto? XD Un grossissimo bacio anche a te XD
 
malandrino4ever: Grazie, grazie, grazie!!!XD Conosci il proverbio che dice “meglio tardi che mai”? Be’, a me non importa se hai recensito dal penultimo capitolo… in questo sito ci sono così tante storie che non è facile capitare proprio all’ inizio. Comunque ti ringrazio davvero tanto per i complimenti. Sono sempre al settimo cielo quando qualcuno apprezza il mio modo di scrivere. Sai, non ho voluto parlare solo ed esclusivamente del matrimonio perché altrimenti sarebbe stato un capitolo troppo scontato e infinitamente dolce. Non che io non sia romantica (mi sforzo di non esserlo, ma immagino che avrai letto i risultati) però alla fine sento sempre l’ esigenza di sdrammatizzare, ho paura che il troppo stroppi. L’ idea di Lily mezza sirena mi è venuta un po’ così… alla fine è stato utile, comunque!XD Io amo troppo questi personaggi e non me la sono sentita di lasciarli morire… anche se la realtà è ingiusta, mi piace credere che da qualche parte il male venga sempre sconfitto, anche se con dura fatica. Di nuovo grazie infinite per i complimenti! XD Bacioni 

La Nika: ciaooo!!! Scusa se ti ho tenuta per ultima (di solito tendo a rispondere a seconda dell’ ordine delle recensioni), ma ho il brutto presentimento di avere molte cose da dirti, per cui me la prendo comoda, tanto la mezzanotte è già passata e i miei standard sono questi tutte le sere. A proposito, visto che ti ho fatto volare, non sono sicura che tu sia scesa per leggere questo mio ringraziamento o ti sia impigliata al lampadario, comunque te lo faccio lo stesso, con la speranza che prima o poi i pompieri arrivino XD Che dire… sono super felice che tu abbia apprezzato la dichiarazione di James, e di sicuro non mi stancherò se continuerai a dirmi che sono fenomenale… almeno qualcuno che apprezza il mio modo di scrivere c’ è! XD Purtroppo come ragazza non sono granché… ho gusti particolari, sono definita brava a scuola e tutto il resto, ma la mia vita sarebbe in bianco e nero se non scrivessi nulla, e il fatto che qualcuno abbia voglia di sprecare il suo tempo a leggere ciò che ne deriva dai miei sfoghi mi rallegra più di ogni altra cosa. Abbiamo un punto in comune: anch’ io mi sono affezionata a questi Lily e James, per questo non prometto una pubblicazione immediata dell’ altra fic, prima devo inghiottire il rospo… però sarai la benvenuta, anzi, spero di “rivederti” presto!!!XD Bacioni!!!




   
 
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