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Autore: pupazza    19/02/2010    2 recensioni
Questa storia nasce tanti anni fa. Dieci per la precisione. E scrivere questa storia e' il risultato di una scommessa persa con la mia migliore amica. Credeva che non ne avrei avuto il coraggio..'Ciao Rebecca'..'Ciao Mattia' e' cominciata cosi', come la piu' banale della storie.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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R.M.

 

 

Rebecca ha 19 anni.

Mattia ne ha 17.

Per 17 anni hanno vissuto uno di fronte all'altra. Rebecca al numero civico 14, Mattia al 20.

Stesse conoscenze, probabilmente da piccoli hanno anche giocato insieme.

 

A 17 anni Rebecca si trasferisce con i suoi in un casa piu' grande dall'altra parte della città.

Non ne soffre più di tanto. La sua migliore amica ha pensato bene di fidanzarsi con un tizio di due anni più grande di lei, e da circa un anno a malapena si salutano. Gli altri della compagnia li vede poco perché lei non e' il tipo da compagnie.

Si scazza.

Ma facciamo un passo indietro.

 

A sedici anni punta i piedi, smuove mari e monti, litiga furiosamente con i suoi e alla fine vince.

Molla la scuola.

Il liceo non fa per lei. O meglio, adora disegnare (fumettistica per la precisione), ma per lei le altre materie non esistono. Occhio e croce ha tutti 4.

Di conseguenza sono più le ore che passa svaccata sulla sedia a disegnare vignette o a dipingere i muri del bagno.

Il primo anno lo passa, per un qualche miracolo voluto dal cielo, anche se ancora oggi si chiede quale.

Il secondo, il miracolo si e' andato a fare benedire e l'hanno silurata.

Fantastico.

"Voglio andare a lavorare!", urla una sera mentre litiga furiosamente con la madre.

Sua madre è un capitolo a parte.

Meglio parlarne più avanti.

Dopo due mesi e' davanti ad un computer a registrare dati in un Centro Elaborazione Dati della sua città (del nord).

Ci rimane per circa 18 mesi, poi il contratto scade e logicamente rimane a piedi.

E' giugno. Fa caldo.

Ottiene dai suoi, con cui i rapporti sono sempre altalenanti, di rimanere a casa per l'estate. In cambio aiuterà in casa. Si e' calmata parecchio. Poche uscite notturne, stranamente aiuta in casa (lava, stira e cucina che è' una favola) e si e' anche fatta un'altra amica del cuore. Alessandra.

Rebecca non e' propriamente una ragazza bellissima. E' normale.

Magari con qualche chiletto di troppo, ma lei non se ne è mai curata più di tanto.

Anzi.

Ha i capelli castani. Di natura. Sono stati tinteggiati parecchio nel corso degli anni, ma all'epoca li aveva ancora del suo colore tagliati in un caschetto corto, scalato e sbarazzino. Gli occhi nocciola e, per sua  profonda disgrazia, porta gli occhiali ed è allergica alle lenti a contatto.

 

L'estate trascorre tranquilla, senza particolari scossoni, salvo che si è data al volontariato nel canile della città e tutti i giorni porta a casa un cane.

E' stata anche fidanzata per qualche mese, con un tizio più grande (di cui i suoi non sapevano nulla) con cui ha pensato bene di perdere la verginità. Un male cane.

A novembre, dopo aver lavorato sei settimane come commessa in una libreria e' nuovamente senza lavoro.

E suo padre che lavora in un pastificio piuttosto conosciuto in citta', una sera arriva a casa facendole una proposta che dico io MAI AVREBBE DOVUTO ACCETTARE.

"Siamo sotto le feste Rebe, in laboratorio abbiamo bisogno di qualche mano in più...per un paio di mesi

soltanto … La paga dovrebbe essere buona. Ti va?".

Rebecca annuisce un po' scoglionata. Significa addio Natale, S. Stefano e soprattutto Capodanno.

Pazienza. Tanto alla fine non e' che avesse fatto tutto sto gran progettone.

"Ok va bene pa'…".

Due giorni dopo inizia a lavorare. E' domenica. Grandioso.

Il posto stramente le piace, sono in tanti anche se, essendo domenica, qualcuno non c'è per via che fanno i turni.

Il lunedì rimane a casa per andare a prendere i documenti all'ufficio di collocamento per l'assunzione.

 

E veniamo al fatidico giorno che cambierà, sia in bene che in male, la sua vita.

25 novembre 2000. Martedì

Arriva' al lavoro che sono le otto meno dieci, si cambia in quella specie di sgabuzzino che e' il suo spogliatoio ed esce. Si lava le mani, saluta i colleghi tutta sorridente e comincia a prendere istruzioni da Clara. Colei che le insegna il lavoro.

Alle otto e cinque minuti dal lungo corridoio buio che separa il laboratorio dal negozio, sente un fischiettio.

La collega la manda a prendere la farina nell'altra stanza e girandosi se lo ritrova davanti.

Occhi acqua marina gonfi da far invidia al più convinto degli insonni, capelli spettinati biondo cenere, un sorriso smagliante, e lo sguardo più furbo e bastardo mai visto in vita sua.

"E tu chi sei??", mormora' lui squadrandola dalla testa ai piedi.

"Rebecca", risponde semplicemente. Oddio ...l'effetto di quegl'occhi le ha causato momentaneamente una paresi facciale, il cuore le ha detto 'goodbye see you later' e i due neuroni sani che ancora lavoravano nel suo ippocampo si sciolgono come un calippo a luglio, ma per il resto tutto ok!!

"La figlia di Giampiero", commenta lui sarcastico.

Lei annuisce con la testa, ancora leggermente stordita.

Poi riesce anche a proferire parola. Allelujah!!

"Tu sei??"

"Mattia", di nuovo quel sorriso bastardo.

"Ciao Mattia".

"Ciao Rebecca".

 

E' cominciata cosi. O meglio non è cominciata. Perchè questa storia è un casino di proporzioni mondiali!!

 

  
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