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Autore: ladymisteria    19/02/2010    1 recensioni
L'ultimo anno dei famosi Malandrini, tra nuovi amori, incredibili peripezie e vecchi nemici sempre in agguato...
Questa fanfiction è stata riveduta, ampliata, corretta e riscritta a seguito dell'imperdonabilmente lungo periodo di abbandono da parte della sua autrice.
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Malandrini, Nimphadora Tonks, Nuovo personaggio | Coppie: James/Lily, Remus/Ninfadora
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Il gesto di Greyback aveva colto tutti di sorpresa, tanto che per diversi minuti nessuno parlò o fece il minimo movimento. Persino Silente e Moody - che pure ben sapevano della sua abilità con gli incantesimi di disarmo e quelli protettivi - erano rimasti stupefatti dalla rapidità con cui il licantropo aveva agito. Nonostante fosse un uomo massiccio, non si poteva negare che Greyback fosse dotato di un'agilità sorprendente... Sorprendente e decisamente non umana.

Moody strinse convulsamente l'impugnatura della sua bacchetta, borbottando una maledizione. Dovevano agire con cautela, o potevano dire addio al ragazzo. E non solo perché quella canaglia avrebbe potuto trascinarlo via di peso con sé...

I cinque ragazzi osservavano impotenti i due lupi mannari davanti a loro.

Poi Tonks puntò la bacchetta direttamente contro la barriera, pronta a lanciarle contro ogni genere di incantesimi pur di farla cadere - anche a costo di inventarne di nuovi sul momento.

Ma Sirius le fermò il braccio.

«Che fai?!» sibilò lei, fissandolo scioccata.

«Gli incantesimi potrebbero rimbalzare e finirci addosso, Tonks!» le disse l'Animagus, secco.

La ragazza si morse il labbro, per nulla intenzionata a stare a guardare senza fare nulla mentre Remus rischiava la propria vita.

«Ma...»

«Silente e Moody troveranno il modo, fidati» le disse, cercando di convincere anche se stesso.

[*]

All'interno della barriera, Greyback e Remus non sembravano nemmeno essersi accorti dello scambio di battute tra i due cugini - troppo impegnati a scrutarsi con odio e disgusto reciproco.

«Beh, pare che il nostro pubblico attenda uno spettacolo, Remmie. Prego, apri pure le danze. In fondo l'idea di ribellarti è tua» ghignò Greyback, esibendosi in un'inquietante riverenza e sfidando il ragazzo a fare la prima mossa.

Sfida che Remus non esitò ad accettare. In un attimo, infatti, aveva puntato la propria bacchetta ai piedi del licantropo esclamando: «Confringo!».

Il terreno sotto i piedi del licantropo più anziano esplose, cogliendolo di sorpresa e scaraventandolo indietro di qualche metro - gli abiti bruciacchiati, così come il volto.

Tutti i presenti fissarono scioccati Remus, che dal canto suo osservava Greyback con un'espressione indecifrabile. Persino Moody non aveva potuto impedire alla propria mascella di spalancarsi per la sorpresa.

«Che diavolo insegnate in questa scuola, Albus?!» esclamò, fissando con l'occhio normale Silente.

Ma anche quest'ultimo sembrava essere rimasto senza parole.

Greyback si alzò in piedi frastornato.

«Piccolo sudicio...» ringhiò.

«Pensavi forse che ti avrei colpito con uno Schiantesimo o perfino con un Incantesimo di Disarmo? Mi spiace deluderti, ma non è nelle mie intenzioni usare i guanti di velluto. Sai? Quando ho scoperto chi tu fossi in realtà mi sono reso conto che i normali incantesimi non mi avrebbero aiutato, contro qualcuno del tuo calibro e resistenza. Ho dovuto ricorrere ad altri mezzi. Come i libri di mio padre, o quelli contenuti nella Sezione Proibita della biblioteca qui ad Hogwarts. Posso dire che è stata una fortuna, per me, che tu abbia deciso di farti avanti quando ormai ero abbastanza grande da potervi accedere sfruttando la mia anzianità» replicò freddamente il ragazzo, stringendo l'impugnatura della propria bacchetta. «In fondo, dovrei davvero ringraziarti. Grazie a te ho avuto la possibilità di vedere quanto orrore si nasconda nel mondo, quanta depravazione e follia la mente umana è in grado di celare dietro al sorriso e alla maschera di una persona perbene. Grazie a te - e ai tuoi così delicati messaggi - sono stato costretto ad affrontare la mia condizione giorno dopo giorno, plenilunio dopo plenilunio. Pensavi di convincermi a seguirti, ad accettare ciò che sono. Ma in realtà hai fatto l'esatto contrario. Mi hai invogliato a combattere con tutte le mie forze affinché questa maledizione non definisca mai e poi mai ciò che sono davvero: un mago. Condannato a vivere un'esistenza di dolore e pregiudizi, certo, non posso negarlo. Ma pur sempre un mago».

Remus fissò Greyback negli occhi, e si lasciò sfuggire un sorriso di sfida.

«Grazie per avermi spinto a combattere le Arti Oscure, anziché a diventare parte di esse, come invece hai fatto tu».

Per Greyback - che già da diversi minuti tremava di rabbia - quello fu troppo, e con un terribile ringhio disumano lasciò cadere la bacchetta, avventandosi su Remus tra le urla dei Malandrini e degli altri - che avevano ascoltato con il fiato sospeso il discorso del ragazzo.

Remus cercò immediatamente di togliersi dalla traiettoria di Greyback, senza tuttavia avere successo - cadendo invece a terra, le mani del licantropo nuovamente strette intorno alla gola.

«Razza di idiota» sputò Greyback, affondando le unghie giallastre nella pelle pallida del collo del giovane.

«Credi davvero che delle belle parole e qualche stupido libro ti salveranno da me? Dalla bestia che ogni mese lotta con le unghie e con i denti per uscire alla luce della nostra unica e sola regina, la luna? Lo credi davvero?! Beh, Remmie, ti sbagli di grosso. Perché presto, molto presto, poche ore in un mese non le basteranno più. Presto la belva che vive dentro di te deciderà di volere più tempo, più vittime, più sangue. E tu non potrai fare nulla per fermarla. E' la tua natura, e soccomberai ad essa. Combatterla non servirà a nulla. Renderà il processo solo più doloroso per te. Guardati! Porti già i segni dell'aver combattuto troppo a lungo una battaglia persa. Quanto pensi ci vorrà prima che le forze ti abbandonino, permettendo al tuo vero essere di sorgere dalle ceneri di questa patetica imitazione di essere umano?» esclamò, stringendo sempre più la propria presa.

Remus lottò per liberarsi e per rimanere cosciente. Ma era tutto inutile. Il dolore al collo si propagava per tutto il corpo, e le parole di Greyback affondavano sempre più nella sua mente, attirando l'attenzione del lupo; iniziando a conquistare la sua fiducia.

"Perché no?" si domandava questi. "Perché non ascoltare le parole di qualcuno come me? Sono così convincenti...".

«LASCIALO STARE!» urlò una voce femminile, e Remus percepì chiaramente il lupo distogliere la propria attenzione da Greyback, concentrandosi sulla ragazza.

Il lupo la studiò incuriosito. Lei gli piaceva: non era come gli altri - lo stuzzicava, lo incuriosiva, lo trattava con rispetto, senza fuggire davanti a lui. Lo accettava. Perché lo faceva? Non era come lui, in fondo... Oppure sì?

Il lupo studiò ancora la ragazza attraverso gli occhi dell'umano che lo ospitava. Era buffa, con quello strano pelo che continuava a cambiare colore; ma era anche molto coraggiosa, a giudicare dalla passione con cui inveiva contro l'altro lupo. C'era qualcosa di incredibilmente fiero e puro, in lei.

Sentì immediatamente il bisogno di proteggerla, difendendola da chiunque osasse ferirla o minacciarla. Voleva accoglierla al suo fianco e custodirla gelosamente come se fosse il più prezioso dei tesori. Lei era un'anima affine, un'amica... Una compagna.

Il lupo si concentrò nuovamente sul suo simile. Perché aveva anche solo pensato di ascoltarlo? Lui non aveva bisogno di un altro branco, ne aveva già uno! Quella ragazza era il suo branco. E come lei anche quello scarmigliato cane nero e quel cervo imponente. Non il topo, però. Quello non gli era mai piaciuto un granché: fuggiva ogni volta in qualche anfratto, e non poteva mai giocarci. Perché il suo umano non reagiva? Perché non imponeva il suo dominio su quel nuovo venuto? Non c'era posto per lui nel suo branco.

Il lupo diede un potente ringhio, che riscosse Remus dal torpore.

Il ragazzo sentì l'adrenalina propagarsi nelle sue vene - annullando completamente il dolore e risvegliando ognuno dei suoi nervi e muscoli. Che faceva lì per terra, molle come una bambola di pezza? Non era una povera pecora destinata ad essere sacrificata. Lui era il lupo.

Approfittando della distrazione fornitagli da Tonks, Remus infilò la bacchetta tra il suo petto e quello di Greyback, pensando intensamente: "Everte Statim!".

Greyback venne nuovamente scaraventato lontano, e Remus si rimise in piedi ansante. Il collo gli doleva da impazzire, e l'odore del suo stesso sangue non faceva altro che aizzare ulteriormente il lupo - che ormai era completamente intenzionato a scacciare l'avversario dal suo territorio e dal suo branco.

Anche Greyback si rimise in piedi, sputando per terra e fissando alternativamente Remus e Tonks.

«Così questa sarebbe l'umana che ha scatenato tutto questo? Non c'è che dire, Remmie, hai davvero un ottimo gusto» disse, nascondendo a stento il respiro ansante.

Non credeva che quel ragazzino fosse tanto resistente. In realtà quando l'aveva rivisto - ore prima - non avrebbe scommesso più di due zellini bucati sulla sua resistenza nel branco. Ma si era sbagliato: il giovane sapeva davvero il fatto suo...

Lo fissò, quasi dispiaciuto. Sarebbe stato un membro insostituibile delle sue fila, se avesse accettato di seguirlo senza fare tante storie. Ma aveva scelto di ribellarsi, e lui non poteva permettersi di portare un simile piantagrane tra gli altri. Li avrebbe convinti ad unirsi a quel pazzo di Silente nel giro di due giorni!

"Che spreco" pensò con una punta di rammarico. "A meno che...".

«Ho un'idea, Remmie. E se ti permettessi di tenerla? Tu avresti il tuo giocattolino, e io non uno, ma bensì due nuovi figli. Saremmo tutti contenti» propose poi, allegro.

Forse non tutto era perduto, in fondo...

La risposta di Remus arrivò sotto forma di un incantesimo che colpì il licantropo alla guancia, provocandogli un profondo taglio.

Greyback si portò istintivamente la mano al punto colpito, quasi a volersi assicurare che il ragazzo avesse davvero osato ferirlo. La vista delle dita macchiate del suo stesso sangue fu una risposta più che sufficiente.

Raccolse a sua volta la bacchetta, puntandola - tremante d'ira - su Remus.

«Ho cercato in tutti i modi di venirti incontro, piccolo ingrato. Ma tu non vuoi proprio saperne niente, non è così? Vuoi rinunciare al potere e alla fedeltà di un branco? Perfetto! Ma ne pagherai tutte le conseguenze!» sputò, e mosse la bacchetta in un gesto grezzo e rabbioso.

Immediatamente Remus sentì un improvviso dolore lancinante irradiarsi dalla sua spalla, come se qualcuno avesse impugnato una lama rovente e l'avesse usata per trapassarlo da parte a parte. Quasi non si accorse delle ginocchia che cedevano sotto di lui, o di aver lasciato cadere la bacchetta nel disperato bisogno di afferrarsi la spalla dolorante e stringerla con tutte le sue forze - nonostante ben sapesse che non avrebbe fermato il dolore.

Si costrinse a serrare la mascella, deciso a non dare la soddisfazione a quel mostro di sentirlo urlare.

Ma il dolore continuò imperterrito ad aumentare, propagandosi come una fiamma lungo tutto il braccio, annullando completamente ogni resistenza di Remus, che non poté più trattenersi: alzò la testa verso il cielo ed espresse tutta la sua agonia con un tremendo grido, implorando silenziosamente, tra lacrime che non ricordava di aver iniziato a versare, affinché qualcuno - chiunque - ponesse fine a quella terribile sofferenza.

Greyback alzò nuovamente la bacchetta sul ragazzo - ormai indifeso - davanti a lui. Ma non fece nulla, a parte arricciare le labbra in un nuovo ghigno.

«Potrei essere clemente e finirti adesso, ponendo così fine anche alle tue pene. Ma sarebbe come ammettere la mia sconfitta. Se ti uccidessi, ti priverei del dolore che provi ora e di quello che proverai alla prossima luna piena e a quelle successive... Ti libererei».

Rimise al suo posto la bacchetta, avvicinandosi a passo cadenzato verso il giovane - ormai steso a terra, la mano ancora stretta sulla spalla grondante sangue e il viso bagnato di lacrime di dolore.

Si chinò su di lui, studiandolo con una finta espressione corrucciata.

«Hai scelto i maghi sopra alla tua stessa gente e hai trasformato te stesso in un reietto per amore di coloro che non vedranno in te mai più di un mostro da cacciare e segregare...».

Greyback si rialzò, poi con noncuranza alzò il piede e pestò con violenza la spalla ferita di Remus, che urlò nuovamente prima di perdere definitivamente i sensi.

«Goditi la tua libertà, cucciolo».

E in un istante era svanito nel folto della foresta.

   
 
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