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Autore: AlexaHumanoide    20/02/2010    13 recensioni
"Amore, posso dirti una cosa?" Mi chiese Bill, abbracciandomi da dietro.  
"Certo, amore, dimmi.." Dissi, mettendo le mie mani sulle sue, appogiate sul mio bacino.
"Ti amo più di qualsiasi cosa al mondo." Sussurrò vicino al mio orecchio.
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bill Kaulitz, Georg Listing, Gustav Schäfer, Nuovo personaggio, Tom Kaulitz
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Sake of Angels.'
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Ringraziamenti: Dragona: ti dò ragione in tutto *_* Grazie mille ♥

NICEGIRL: nooo, dai.. non essere arrabbiata ( anche se dopo quello che è successo a sanremo lo sono anche io ) Grazie mille ♥

_Lalla_: mi sa che anche questo è T.T mi dispiace .. per un po' non avremo di meglio ç.ç Grazie mille ♥

I dream you: non so se ci riuscirò ç.ç Grazie mille ♥

veroKuss: coffcoffgofuckingyourselfcoffcoff XD Grande vero! xDxD Grazie mille ♥

frei_niahl: si, magari esistessero *_* mi sa proprio che ti avrò sulla coscienza xD Grazie mille ♥

MadameMoonLoveSunshine_483: eeee sarebbe trooooppo facile ù.u Spero che non ti commuoverai anche in questo, non voglio farvi piangere ç.ç Grazie mille

Schwarz_Engel483: Non ti preoccupare *_* grazie mille per tutti i complimenti ♥

_mOny483: eeee chi lo sa? xD lo so.. ma tu non sei me xDxD Ti adoro e grazie mille ♥

Per un po' ci saranno solo capitoli tristi e oltretutto questo finisce di colpo *inizia a scappare* xD Vi dico una cosa, che vi sembrerà senza senso: non pensate perforza male. Boh, adesso vado..BUONA LETTURA ♥ 

"Basta! Non ne posso più!" Urlò mio padre, sbattendo sul tavolo il suo pugno appena formato.
Le orecchie fecero male al contatto di quel rumore più alto del solito.
Alzai gli occhi fissi sul piatto di pasta intatta davanti a me, per guardarlo.
"Chè ho fatto?" Chiesi, con la voce bassa che avevo da quasi un mese.
"Non fai niente! E' proprio questo il punto, non riesco più ad andare vanti così!" Mi accusò.
"Calmati.." Disse mia madre, mettendo una mano sulla sua gamba.
"Non posso calmarmi!"Le disse. "E' da quasi un mese che praticamente non mangi, non parli..non fai niente!"
Questa volta la frase era rivolta a me.
Iniziai a giocare con le dita.
"E non fare finta di niente, sai! Se non inizi subito a fare qualcosa, prenderò delle decisioni molto serie, signorina!"
Non risposi, come sempre.
Le mie orecchie pulsavano, dal troppo baccano.
"Oppure no! Sai cosa faccio? Vado da quel malscalzone e gliene dico quattro!"
Appena pronunciò la parola che era riferita a lui il cuore fece un sussulto.
Una senzazione che sembrava rabbia arrivò.
Mi alzai di scatto dalla sedia e andai nel soggiorno, senza dire una parola.
Aprii il portone, pronta per uscire.
"E adesso che cavolo stai facendo?" Mi chiese mio padre, con un tono duro.
"Quello che hai detto tu." Risposi, con il suo stesso tono.
Prima che potesse dire qualcos'altro chiusi il portone e iniziai a camminare tra le vie.
Non ce la facevo più.
Il mondo mi sembrava ingiusto.
Non era più lo stesso, senza di lui.
Da quel giorno, che ormai sembrava lontano, non riuscivo più neanche a pensare il suo nome.
Ogni volta che sentivo parlare di lui o di loro, me ne andavo.
Quando arrivava un loro video o qualche intervista, cambiavo canale.
Ormai non ne parlavo più neanche con la Fre.
Mi faceva male, troppo.
Come se il mio cuore fosse diviso in due, da una ferita profonda.
Incurabile.
Però una cosa la facevo, anche se la ferita bruciava più che mai.
Ascoltavo la sua voce, le loro note.
Non volevo dimenticarmi della sua voce, mai e poi mai.
Tante volte la sentivo vicino a me, mentre mi sussurra cose dolce.
Mentre mi dice ti amo.
Una lascrima scese sul mio viso, non la fermai.
Ero abituata. Ogni giorno piangevo.
Era diventata un abitudine, una dolorosa abitudine.
Senza rendermene conto, mi ritrovai in quel parco dove trascorrevo ore da piccola a giocare.
Guardai quell'altalena dove mi ero seduta tante volte, rinpiangendo quei tempi.
Ci andai vicino, lentamente e mi ci sedetti.
Iniziai a dondolarmi, avanti e indietro.
Dovevo prendere una decisione, e anche in fretta.
Mio padre era arrivato all'apice della tolleranza e io se continuavo così non duravo ancora per molto.
Mi guardai. Ero cambiata molto in un mese, in peggio.
La prima differenza che si notava era il mio corpo.
Ero diventata anoressica.
Ero dimagrita di 20 kili, fino a qualche giorno fa. Forse ora il numero era aumentato.
Il mio corpo ormai era tutto ossa.
Tutti i vestiti che avevo mi stavano larghi, sono dovuta andare a comprarne dei nuovi, apposta.
Mi toccai la pelle.
Non mi curavo più, tanto non ne valeva la pena.
Ora era ruvida e in parecchi punti screpolata.
L'espressione del mio volto era sempre uguale: neutro.
Non riuscivo neanche a persanalizzarmi una smorfia o qualcosa di diverso.
Non sorridevo più, non mi truccavo più, non uscivo più.
Andavo solo a scuola, e mi concentravo solo su quella.
Ormai tutta la gente mi squadrava come quella 'schifosa'.
Ma non me ne fregava niente, non mi fregava più di niente.
Alzai gli occhi e mi guardai attorno.
Davanti a me c'era la mia vecchia scuola media.
Mi venne in mente una scena, successa molto tempo fa.

"Daiii Ale, vieni!" Urlò la Fre da sopra.
"No! Io sopra al tetto non ci vengo!" Dissi, incrociando le mani al petto.
"Ma non ci vede nessuno!" Urlò ancora.
"Se urlì così non ci vedono, ma ci sentono!" La sentii sbuffare nel buio.
"E poi non è per quello, non voglio salire sul tetto della scuola!"
"Dimmi almeno perchè?"
"Perchè soffro di vertigini, ecco perchè!" Restò zitta.
Poi, sobbalzai, quando da dietro mi abbracciò.
Non l'avevo sentita scendere.
"Scusa, me n'ero dimenticata.."
"Scuse accettate.." Risi.


Un pensiero nacque nella mia testa.
E se la facevo finita?
Se mandavo a quel paese tutto e tutti?
Tanto ora la mia vita non valeva niente.
Lo sapevo e ne ero responsabile che senza di lui non riuscivo a vivere.
Quindi, perchè no?
Tanto lo sapevo che non ci sarebbe stato nessuno a impedirmelo.
Qualcuno che mi pregherebbe di non saltare.
Ero sola, completamente sola.
Mi ricordavo perfettamente come la Fre era salita lì sopra, perchè me l'aveva spiegato una centinaia di volte.
Ma io non avevo il coraggio di salire.
Adesso, però, il coraggio non mi mancava.
Anzi, più che coraggio direi voglia.
Salii sulle scale di emergenza e salii sulla ringhiera aiutandomi mettendo le mani sul muro.
Poi da lì fu facile: misi un piede sopra allo stipite della porta e mi diedi la spinta.
Ed eccomi sopra al tetto.
Mi avvicinai al margine, sotto avevo la ghiaia del giardino.
'Scusa, ma è l'unico modo per dimenticarti.' Pensai, come se lui potesse sentirmi.
Feci un respiro profondo.
Ero pronta.
Stavo per dare fine alla mia vita quando, proprio in quel momento, arrivarono due ragazze nei pressi della scuola.
Prorpio adesso? Non c'era mai un cane in quella misera città, a quell'ora.
Sbuffai, ma restai dov'ero.
Ascoltai quello che stavano dicendo, anche se era maleducazione.
La seconda, molto bassa rispetto all'altra, stava piangendo.
"Ma possibile che non si sa ancora la vera causa?" Piagnucolò.
"Te l'ho già detto, non lo vogliono dire. Lo tengono in casa, non esce mai!" Disse, l'altra.
"E' già la seconda volta che annullano un tour!" Ora piangeva ancora più forte.
Mi arrivò una fitta al cuore.
"Speriamo che si rimetta presto.." Disse quella più alta.
"Sai secondo me chi è stata?"
"Chi?" Chiese.
"Quella stronza della sua ragazza, non si vedono più inisieme.."
Un'altra fitta.
"No, secondo me no. Tom ha detto che è come se avesse perso la voce una seconda volta.."
"Ma è già passato un mese!" Si lamentò, ma a quel punto non le ascoltavo più.
Ero diventata di ghiaccio.
Bill stava male..per colpa mia.
Avevano annullato il loro tour.
Avevo creato altri problemi.
Mi girava la testa e , per finire l'opera, guardai giù.
Le vertigini mi invasero.
Involontariamente persi l'equilibrio.













   
 
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