Libri > Il diario del vampiro
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Autore: SabrinaPennacchio    20/02/2010    3 recensioni
Dopo i vari avvenimenti a Fell's Church e la delusione da Katherine ed Elena, per Damon è arrivato il momento di affrontare un altro problema.
I sentimenti e l'umanità, non svaniscono solo perché lo si vuole.
Genere: Dark, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Damon Salvatore, Nuovo personaggio, Quasi tutti | Coppie: Elena Gilbert/Stefan Salvatore
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate
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--- Capitolo Undicesimo ---








«E così anche tu sei un vampiro, Angel»
Elena e gli altri ragazzi si erano riuniti tutti nella stanza di Stefan, alla pensione della signora Flowers, a fine serata.
Il vampiro aveva spiegato loro che conosceva Angel da anni e che di lei ci si poteva fidare ciecamente, essendo anche una buona amica.
«Non sapevo esistessero anche mezzi vampiri» Bonnie sbadigliò data la tarda ora, desiderando di potersi mettere a letto il prima possibile.
Sembrava che fosse l’unica dei presenti ad avere sonno alle due del mattino.
«Beh, sono casi piuttosto rari» sorrise Angel, guardandosi le unghie per poi portare lo sguardo sulla streghetta dai capelli rossi «casi rari in cui un vampiro riesce ad avere un figlio da una donna umana»
Elena arrossì, guardando Stefan. Ora lei era umana e lui si rifiutava di ritrasformarla in vampira dopo tutto quel che era accaduto per riportarla a quella vita dalla Dimensione Oscura. Ma forse, in un futuro, sperando non troppo lontano dato che il pensiero di invecchiare, al contrario di Stefan, ultimamente le faceva un po' paura, anche loro due avrebbero potuto avere un bambino.
Scosse il capo. Ma che pensieri troppo precoci!
«Peccato, però…» Stefan guardò Elena con espressione seria «che le donne muoiano subito dopo aver dato alla luce il mezzo vampiro» sospirò, portando lo sguardo altrove «Questa è la cosa peggiore»
La bionda a quelle parole sbiancò, sentendo andare in frantumi i pensieri di pocanzi. Era stato, come al solito, come se Stefan le avesse letto dentro.
Angel abbassò lo sguardo appena rattristata dalla cosa che, infondo, la toccava da vicino.
«Ma tua madre…» iniziò Meredith, appoggiata al muro con le braccia conserte e con in volto la domanda chiaramente stampata
«Si, sapeva tutto, ma ha voluto darmi lo stesso al mondo» le rispose la vampira, annuendo appena «anche se mio padre ha fatto di tutto per salvarla. Ne era molto innamorato e la cosa è sfuggita di mano ad entrambi»
il silenzio cadde fra loro e a rompere il ghiaccio fu Matt «Quindi, allora, ci aiuterai ad aiutare Sabrina, giusto?»
Bonnie guardò il ragazzo, sorridendo. Il buon vecchio Matt. Era sempre il solito.
Angel sorrise a pieno volto «Ovvio! Non permetterò a quello stupido di Damon di metterle le mani addosso! Sono pur sempre la sua migliore amica»
Nel frattempo, senza che nessuno se ne accorgesse, un corvo era appollaiato sull’albero a pochi passi dalla pensione. Un sorriso trapelava appena dal lungo becco.

Il pomeriggio seguente, Sabrina ed Angel accompagnarono Mattew, Joan e Cristal alla stazione dove avrebbero preso il treno che li avrebbe riaccompagnati a casa.
Il tempo passato insieme era volato troppo in fretta
«Fate le brave, baby» Joan le abbracciò, sorridendo amorevolmente «Mi raccomando, eh.»
«Mi mancherete» le abbracciò poi Cristal, con gli occhi appena lucidi. Di certo lasciare le sue due migliori amiche non era facile per lei «Ma farò la pazza anche per voi» si costrinse a ridere appena.
Dopo aver salutato Angel, Mattew tirò in disparte Sabrina. Fecero qualche passo e si fermarono a distanza abbastanza lontana da non essere ascoltati «Volevo fare la persona forte, come sempre… ma…»
la ragazza si lasciò andare a qualche lacrima, allungando le braccia quanto bastava per stringersi a lui «Anche tu mi mancherai, Mattew»
lui la strinse a sua volta, accarezzandole il capo con dolcezza. Tirò un lungo sospiro, trattenendo qualche lacrima di commozzione. «Tornerò, lo giuro...» le sussurrò poi, baciandole il viso per asciugarle le lacrime «aspettami.»
ma ella, ora come ora, non sapeva come prendere in mano la situazione.

«Mi mancheranno» Angel teneva stretta Sabrina, al ritorno dalla stazione, mentre percorrevano il viale che portava alla villetta degli Evans. La bruna, con suo padre, aveva acquistato una casa a dieci minuti dalla loro
«Anche a me…» rispose l'altra, triste in volto. Ciò che la rattristava di più, era il fatto che, lo aveva visto, Mattew aveva capito che in lei qualcosa era cambiato e che i sentimenti che prima provava per lui… si erano spostati verso un’altra persona. Era riuscito a percepirlo da quell' "aspettami". Non lo meritava, era stata davvero crudele nei suoi riguardi.
«Ohi» Angel la riportò alla realtà «Sabri? Dai, li rivedremo presto» la strinse di più, cambiando discorso per tirarla su col morale «I tuoi amici di qui mi piacciono un sacco» ammiccò maliziosa «soprattutto Stefan Salvatore»
Sabrina ingrandì appena gli occhi e sorrise, dandole una spinta amichevole «è impegnato, Angy»
la vampira fece spallucce, mantenendo il sorriso a pieno volto «Ma io non sono gelosa».

Si fermarono a pochi passi da una villetta di due piani: casa White. Essa ricordava molto quelle ville che si vedevano nei vecchi film americani.
Forse era una delle case più vecchie di Fell's Church e l'amica ci teneva a fargliela vedere.
«Abiti qui, Angy?!» sgranò appena gli occhi, Sabrina, con espressione quasi incantata «Wow! Che bella casa. Complimenti»
L’amica sorrise, aprendo il cancello in ferro battuto per poi invitarla ad entrare.
«Permesso» Sabrina entrò in casa, una volta attraversato il giardino sull'esterno, e l’amica si chiuse la porta alle spalle. «Tuo padre?» chiese, poi, mentre salivano le scale per andare in camera di Angel.
«A lavoro» rispose l'altra, facendo spallucce con ovvietà «come al solito» la condusse in camera sua, facendola accomodare.
Sabrina si sedette sul letto ed Angel si sedette sulla sedia accanto alla scrivania di fronte ad esso «Dimmi un po', Sabri…» fece improvvisamente la ragazza, interrompendo un discorso stupido su vecchi ricordi d'infanzia «Quel Damon di cui mi hai parlato» continuò con espressione seria «è una cosa seria?»
La Evans sussultò nel sentirlo nominare e arrossì. Sospirò, abbassando lo sguardo «Non lo so.»
Quelle parole fecero scattare i nervi della mora che tentò di nasconderli «Capisco...»
Doveva fare qualcosa prima che Damon penetrasse nel cuore dell’amica ancora più in profondità di quanto già non fosse.
Ma cosa avrà mai quel maledetto, per fare questo effetto a queste povere sceme?!

«Dai, ti accompagno» Angel le strinse la mano, guardando il tramonto, dopo aver accompagnato l'amica alla porta «sono le 18:30, anche se abiti qui vicino, è pericoloso tornare a casa da sola»
«Tranquilla, Angy, ci sono abituata» le sorrise lei, facendo qualche passo per arrivare a toccare il terreno del giardino esterno, pronta a dirigersi al cancello in ferro battuto che incorniciava il recinto alla casa
«Ma…» Angel sembrò perplessa e Sabrina le parlò sopra, voltandosi a guardarla dietro di sé «Di che ti preoccupi?»
La vampira sussultò, alzando le mani con un sorriso. Meglio non farle avere sospetti inutili… più o meno… «Ma niente, niente» sorrise «Era così, per farti compagnia» arrossì come raramente le accadeva, grattandosi una tempia con un dito «Lo sai che mi preoccupo»
Sabrina le diede un bacio sulla guancia e la ragazza arrossì di più «Ti voglio bene»
«Anche io» Angel allungò ancor più il sorrisino, scuotendo poi, il capo «scema».
La bruna rise «Hai detto “anche io”. E ti pareva»
la mora fece spallucce, prendendola in giro «Non dico sempre “ti voglio bene”. A volte dico "anche io"»
«Proprio "a volte"» la Evans scosse il capo, avvicinandosi a lei per darle un bacio «Vado, và!»
l'altra annuì «Allora fa attenzione, mi raccomando»
«Certo» Sabrina si allontanò, facendole cenno di saluto con la mano destra «A domani Angy»
L’amica ricambiò il saluto, per poi rientrare in casa quando ormai l'altra aveva girato l'angolo.

I passi silenziosi di Sabrina riecheggiarono nel silenzio di quel luogo sempre deserto. Proprio un posto cupo avevano scelto, di tutta Fell's Church, i suoi genitori.
Beh, era un buon luogo per prendere spunto per i loro libri, infondo. E a proposito di libri: doveva decidersi a continuare il suo. Ma in quel periodo, proprio non aveva testa di scrivere di vampiri.
Il gracchiare di un corvo si udì nel silenzio e lei sussultò spaventata, capendo già quale pericolo fosse imminente.
Corse veloce, più veloce che poteva, per scappare da lui.
Lui che ormai era diventato importante per lei, senza che nemmeno se ne rendesse conto, senza che riuscisse a capire se fosse una cosa reale oppure no.
Urlò, quando se lo ritrovò a pochi passi, appoggiato ad un albero a braccia conserte e un sorriso beffardo che gli trapelava sul viso.
«Ma chi si rivede» si scansò dall’albero con uno slancio felino, quasi come una pantera che si preparava all'attacco alla sua preda «Salutato il tuo caro Mark, Matt, Mike, o come cavolo si chiama?!»
Sabrina lo guardò, scuotendo poi il capo. Eh si. Damon Salvatore aveva davvero poca memoria per i nomi delle persone per lui indifferenti al cento per cento «Si chiama Mattew» sospirò, correggendolo.
Certo che Damon era proprio stupido a volte Si comportava come un bambino, proprio come diceva Stefan..
Egli la sbatté al muro di una casa, talmente veloce da non fargliene quasi accorgere, e la guardandò seriamente in volto
«Non chiamarmi stupido, dolcezza, se non vuoi che mi arrabbi seriamente» sorrise minaccioso.
Sabrina lo guardò seria a sua volta, cercando di mostrarsi per niente intimidita «E tu non leggere nella mente delle persone, non ne hai il diritto»
Il Salvatore gesticolò con una mano, mentre con l’altra le teneva le sue alzate sopra la testa, bloccandole ogni movimento.
«Oh! Ma non è colpa mia» si finse rammaricato, portando quella stessa mano al petto «I pensieri delle persone, soprattutto delle persone che mi interessano, mi arrivano in automatico» annuì con poca convinzione «Giuro. Non lo farei mai, altrimenti»
Lei lo guardò beffarda, scuotendo appena il capo «Damon…» lo chiamò.
le sorrise, lui, malizioso «Si?»
Sabrina allungò il sorriso a sua volta «Sei un cretino»
il vampiro la guardò sorpreso per un'istante, poi rise di cuore. I suoi piani erano di certo altri, con quella ragazza, ma sarà stato il divertimento che gli procurava - come non gli capitava ormai dai tempi di Elena o quella stupida di Caroline -, sarà stata la sua compagnia per un mese, nei suoi sogni, sembrava che questi non riuscissero ad essere portati al termine. Di certo, non era perché ormai si era rincitrullito. Umanità ripresa una volta, umanità cancellata per sempre. Non avrebbe più commesso un errore come quello del legarsi a qualcuno: uomo o animale che fosse. «Sei davvero impertinente oggi»
«Ho semplicemente imparato dal migliore. Un mese di compagnia forzata è stato utile» sorrise falsamente ella, indurendo poi, subito dopo, lo sguardo «Ora ti pregherei di lasciarmi tornare a casa»
Damon sospirò, mettendo entrambe le mani al muro per guardarla intensamente negli occhi. «Deduco che la mia visitina di ieri non ti sia piaciuta»
«Ma no! Come hai fatto a capirlo?»
«Sabrina…» si avvicinò al viso di lei, lentamente, con fare mellifluo «Non mentire a te stessa, te l’ho già detto» sussurrò.
E lei sentì il suo respiro sul volto, e il cuore iniziò a batterle all’impazzata, col viso che assumeva pian piano colore.
Non poteva, non poteva permettere che quel vampiro le divorasse l’anima, facendola innamorare di lui.
Damon sorrise, capendo i suoi sentimenti e i suoi pensieri. Usò il suo Potere per calmarla e farla rilassare, ed ovviamente ci riuscì.
Sabrina si rilassò fra le sue braccia, chinando il collo di lato e offrendosi a lui ancora una volta.
Le prese il viso con la mano destra, guardandola intensamente negli occhi «Dormi» facendole perdere i sensi fra le sue braccia.

La Evans si risvegliò che ormai era notte fonda. Si guardò intorno con la testa che le girava terribilmente in quell'improvviso senso di nausea.
Cos’è successo?! Ma dove diavolo sono?! Non conosceva quella stanza: era in una camera da letto, completamente tinta di rosso, arredata piuttosto in stile moderno.
Nel muoversi sentì una fitta al collo e lo toccò d'istinto. Sussultò nel sentire la mano bagnata di un liquido sicuramente a lei familiare. La portò davanti agli occhi e quasi non urlò nel vederla sporca di un rosso vivo.
Sangue.
Tremò, spaventata, trovandosi subito Damon addosso che le leccava il sangue dalla mano. Da dove diavolo sei sbucato?! La stese poi sul letto, leccandole il collo che perdeva ancora un po' di quel saporito nettare, dalla piccola ferita infertagli dal morso che le aveva procurato pocanzi.
Lei dormiva, era tenera e indifesa. Una tentazione troppo grande per resisterle.
«D-Damon!» ansimò, tentando di scansarlo mentre sentiva che ancora una volta il Potere di lui fosse in grado di renderle quella cosa ripugnante, maledettamente piacevole «N-no!»
Il vampiro si scansò solo qualche attimo prima, leccandosi le labbra per poi guardarla con un sorriso maligno che non nascondeva nulla di buono «Buona sera»
«D-dove mi trovo?» Sabrina voltò lo sguardo colma di terrore, col cuore che ancora una volta, quando lui era presente, iniziava a battere più forte. Quella maledetta vicinanza le faceva uno strano effetto che ancora non si spiegava.
«A casa mia.» rispose lui, indicando la stanza con un cenno di mano. Era un appartamento d'albergo che era riuscito ad avere soggiogando l'uomo alla reception «È di tuo gradimento?» ironizzò.
«No!» rispose, di rimando, la ragazza dai capelli bruni «Voglio tornare a casa mia»
Damon sorrise, voltandole il viso per portare i loro sguardi ad incontrarsi «Che cattiva. Sei la prima che porto nella mia nuova dimora e questo è il ringraziamento» la canzonò con finto tono da rimprovero «Fammi compagnia ancora un po'. Giuro che poi ti porterò a casa»
«Non credo alle parole di un vampiro come te» fece lei, con pieno disprezzo nella voce.
«Invece a quelle del mio fratellino credi, eh?» Damon ghignò ma in quel tono di voce, stavolta, Sabrina potè udire una vera rabbia e un vero nervosismo. Stefan, Stefan e sempre Stefan. Questa cosa gli stava rompendo le scatole. «Come sei crudele»
Sabrina rimase in silenzio a quell'improvvisa serietà che per la prima volta sentiva nel tono per niente sarcastico del ragazzo di fronte a sé.
«Stupida mocciosa» senza che se ne desse un preciso motivo, però, si ritrovò a baciarla con passione. Prima di lei, Elena, e prima di Elena, Caroline. In quella città si era ritrovato a giocare in quel modo solo con loro tre.
Lei ansimò. Cercò di lottare per non cadere nella sua rete, ma la tentazione era tale da non riuscire a resistergli.
Gli mise le mani nei capelli, ricambiando il bacio. Al diavolo!
Damon scese con le mani ad accarezzarle i fianchi.
Il respiro le si fece pesante pian piano che lui la sfiorava per scendere poi a morderle nuovamente il collo.
Diede un leggero gemito, tenendolo stretto.
Damon estrasse le zanne dal collo e la baciò nuovamente, facendole assaggiare il suo stesso sangue.
Sabrina diede un lamento di disgusto, cercando di scansarlo e lui la guardò, sfiorandole il viso con un sorrisino divertito «Non ti piace proprio il sangue»
Lei rimase in silenzio, respirando pesantemente e lui sorrise. Si morse il polso e lo porse a lei, col sangue che colava su di esso, avvicinandolo poi alle sue labbra.
Lei lo guardò, sussultando dal disgusto
«Bevi!» le ordinò, poi, con un'idea che da prima gli stava balenando nella testa.
Ella scosse il capo più volte, disgustata e spaventata, cercando nuovamente di scansarlo dal suo corpo. «N-no!»
Lui le prese il volto con la mano libera, guardandola intensamente con sguardo intimidatorio e autoritario allo stesso tempo «Adesso, diventerai un vampiro.»







Oo Angolino dell'Autrice oO





Grazie mille a tutti coloro che continuano a seguirmi e un benvenuto ai nuovi arrivati che hanno commentato gli scorsi capitoli ^^
Grazie a tutti davvero. Sono felice di sapere che la storia piace e che i personaggi sono riuscita ad interpretarli bene.
Grazie infinite!


MikuChan
   
 
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