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Autore: Beatrix Bonnie    22/02/2010    4 recensioni
-Seguito de "La lancia di Lugh"-
Questa volta i tre amici, Mairead, Laughlin e Edmund si ritroveranno coinvolti in un'avventura che turberà la tranquillità del Trinity College per Giovani Maghi e Streghe... un'oscura minaccia, una setta di incappucciati che sparge terrore tra gli studenti del castello... Riusciranno i tre amici a risolvere la situazione?
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Il Trinity College per Giovani Maghi e Streghe'
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CAPITOLO 5

Piccoli bulli crescono






Non appena il treno si fermò, Connery fece salire Mairead e Ailionora sulla carrozza insieme a lui e, una volta arrivati al Trinity, le condusse nello studio della professoressa O'Connel. «Ora attenderete qui che torni la vicepreside e lei deciderà la vostra punizione» disse loro, prima di uscire dalla stanza e lasciarle sole.

Le due ragazze si squadrarono in silenzio, con astio. L'attesa divenne snervante. La professoressa ovviamente doveva presiedere lo smistamento nelle tre case degli studenti del primo anno, quindi erano obbligate ad aspettarla per parecchio tempo.

Finalmente, dopo quasi mezz'ora di silenzi e sguardi infuocati, la porta dello studio si aprì ed entrò la professoressa O'Connel. Le squadrò entrambe con freddezza, poi si sedette dietro la scrivania. «Allora, non è ancora cominciato il trimestre e voi due vi siete già messe nei guai» commentò in tono tagliente.

Ailionora e Mairead si scambiarono uno sguardo avvelenato.

«Non mi interessa di chi sia la colpa. Sarete in punizione per una settimana a partire da domani sera: dovrete collaborare nella pulizia dei corridoi del terzo piano».

La parola collaborare fu quella che spaventò maggiormente le due nemiche: niente e nessuno avrebbe mai potuto indurle ad una pacifica cooperazione, ma la professoressa non sembrava preoccuparsene troppo. «E ora andiamo al banchetto» sentenziò, alzandosi dalla sedia.

La professoressa O'Connel condusse le due ragazzine verso la Sala Mor, camminando davanti a loro a passo di marcia. Appena entrati, si diresse senza voltarsi al tavolo degli insegnanti sul fondo dell'immensa sala.

Mairead non rivolse nemmeno uno sguardo alla sua acerrima nemica, mentre si dirigeva verso la lunga tavolata sulla destra, quella dei Raloi.

Edmund le aveva tenuto il posto accanto a sé. Il banchetto era già cominciato: i Lepricani vestiti da camerieri sfrecciavano per tutta la sala, reggendo vassoi carichi di prelibatezze.

«Abbiamo acquistato sette nuovi membri» disse Edmund, accennando con la testa ai Raloi che sedevano a capo del tavolo e si guardavano intorno con aria sperduta.

Mairead sogghignò. «Facevamo la stessa impressione anche noi, l'anno scorso?» domandò ridendo a Edmund.

Lui sorrise con aria furba. «Io no di certo».

L'aveva detto così, senza pensarci, ma quella verità lo colpì come una coltellata: era vero, lui un anno fa era un ragazzo completamente diverso e certamente non assomigliava ai giovani e sperduti Raloi. Lui era stato egoista e solitario, deciso e sicuro di sé. Ma ora era cambiato, era una persona migliore. Guardò Mairead di sottecchi: stava chiacchierando con Beatrix Connery, la Cercatrice del terzo anno. Sì, era stato grazie a lei e a Laughlin, che tanto per cambiare si stava abbuffando al tavolo dall'altra parte della sala, che Edmund ora era una persona diversa.

«Ehi, avete saputo di Codail?» esclamò ad un tratto Brion Brennan, un loro compagno di casa dello stesso anno.

«Codail? Il professor Codail?» gli fece eco Peig, un'alta Raoi del secondo anno, particolarmente incline al pettegolezzo.

Brion annuì con solennità. «Sì, c'era un trafiletto sul giornale qualche giorno fa. Pare che in piena notte Codail abbia chiamato i Tiratori Scelti per una aggressione, che si è rivelata un falso allarme» spiegò il ragazzino alla sua platea di ascoltatori.

Mairead si voltò verso il tavolo degli insegnanti, dove il professor Codail, l'anziano docente di Storia della Magia, stava chiacchierando serenamente con la vicedirettrice. Non aveva proprio l'aria di uno che aveva subito un'aggressione.

«Si sarà un po' rimbecillito per l'età» ridacchiò divertita Ailis, la migliore amica di Peig.

Il resto del banchetto passò piacevolmente, tra una portata succulenta e una chiacchierata con gli amici.

Conclusa la cena, il professor Captatio si alzò da tavola. La punta del suo buffo cappello raggiungeva appena lo schienale dorato della sua sedia, eppure emanava un'aurea di rispetto e serietà. «Miei cari studenti e gentili colleghi» cominciò, non appena tutta la sala si fu zittita. «Spero che abbiate gradito il banchetto. Prima di tutto, vorrei presentarvi il professor Timberlen, che è il nuovo responsabile del Quidditch e delle lezioni di volo».

Captatio indicò un uomo grande e grosso, in fondo al tavolo degli insegnanti, pelato ma con un paio di folti baffoni neri. Un debole applauso attraversò la sala. Non appena si fu spento, Captatio ricominciò: «Come ogni anno, vorrei ricordarvi che non potete uscire dal territorio del Trinity senza la presenza di un professore e che tutte le assenze devono essere giustificate. Inoltre, è vietato compiere magie per i corridoi e soprattutto...» a quelle parole lanciò un'occhiata eloquente a Mairead e Edmund. «...non si deve gironzolare per il castello dopo le undici di sera».

I due ragazzini ridacchiarono e risposero al sorriso divertito di Laughlin dall'altra parte della sala. L'anno scorso ne avevano combinate anche di peggio.

«Per quando riguarda la vostra permanenza al Trinity, vi auguro di passare un buon anno scolastico. Spero che sappiate cogliere tutte le occasioni che vi verranno offerte per arricchirvi nello spirito e nell'intelletto» continuò Captatio, osservando tutta la sala con i suoi occhi penetranti nascosti dietro due spesse lenti. «E ora, tutti a letto! I consoli e i dictatores aiutino i ragazzi di prima a trovare il proprio dormitorio».

Tutti gli studenti cominciarono ad alzarsi e ad accalcasi all'uscita della Sala Mor. Nicolaj Connery, cercò di richiamare l'attenzione dei ragazzini di prima, per insegnare loro la strada verso la sala comune dei Raloi. «Da questa parte, seguitemi!» esclamò per sovrastare il vociare confuso degli studenti.

Mairead e Edmund riuscirono a fare un cenno di saluto a Laughlin, prima che le loro strade si dividessero.

A domani.” lessero sulle labbra dell'amico.

I due ragazzini si lasciarono condurre verso la porta verde con disegnata un'aquila, che dava sulla sala comune dei Raloi. «La parola d'ordine è misneach» disse Nicolaj. «Per quelli di prima: è una parola irlandese, significa coraggio».

La sala comune era esattamente come Mairead se la ricordava: i due caminetti, i tavolini con le poltrone e il verde come colore dominante. Salutò con la mano Edmund e poi si diresse verso la scala a chiocciola sulla sinistra e salì con soddisfazione al primo piano; le stanze del dormitorio erano suddivise per anno: a piano terra c'era quella del primo anno e man mano si saliva si trovavano gli alloggi delle studentesse più grandi. Nella stanza circolare destinata al secondo anno, c'erano i tre letti a baldacchino, ai piedi dei quali erano già stati posizionati i loro bauli. Mairead si distese sul suo letto e si addormentò all'istante, senza nemmeno togliersi la divisa.

Edmund entrò nel dormitorio per ultimo.

«Buonanotte a tutti» disse Iulius McEwan, con un lungo sbadiglio, proprio mentre Edmund stava entrando.

«Notte, notte» rispose Anneus Secula, già sdraiato sul letto.

Edmund si levò la divisa e indossò il pigiama che gli avevano dato all'orfanotrofio: aveva i pantaloni troppo corti e la maglietta eccessivamente larga, ma non aveva molta scelta. O quello, o dormire in mutande. Si arrampicò sul letto a baldacchino e tirò le tende tutte intorno. «Buonanotte» disse mentre si avvolgeva come un bozzolo nelle coperte. Qualcuno, forse Iulius, rispose con un debole “notte”, mentre gli altri mugugnarono qualcosa, troppo assonnati per rispondere.

Ben tornato a casa” si disse Edmund, prima di scivolare nel sonno.


Laughlin non era mai stato un tipo mattiniero, tant'è che il giorno dopo fu l'ultimo ad alzarsi: tutti i suoi compagni di dormitorio erano già usciti. Il suo primo pensiero fu che non sarebbe rimasto più nulla per colazione, così si vestì in tutta fretta e corse fuori dalla stanza. Le sei porte dei dormitori maschili dei Nagard si trovavano nei sotterranei e davano su un corridoio dove si trovava la scala a chiocciola, tramite la quale si poteva raggiungere la sala comune, ormai deserta.

Laughlin era tremendamente in ritardo per la sua colazione di rito, ma quando sentì quel pianto non poté non fermarsi. C'era un ragazzetto raggomitolato in un angolo della sala comune con la testa tra le ginocchia e il corpicino scosso dai singulti. Doveva essere del primo anno, forse aveva perso qualcosa.

Lui non era certo così piagnucolone l'anno scorso.

Provò il terribile impulso di far finta di non vederlo e lasciarlo lì, ma poi la compassione ebbe la meglio e gli si avvicinò sbuffando.

«Ehi, che succede?» chiese con dolcezza, accucciandosi di fronte a lui e mettendogli una mano sulla spalla.

Il ragazzino sollevò la testa e lo guardò con i suoi occhioni azzurri ricolmi di lacrime. Provò a balbettare qualcosa, ma Laughlin non capì una parola. «Ok, andiamo con calma. Perché non mi dici come ti chiami?» gli chiese con un sorriso, passandogli il suo fazzoletto ricamato con le iniziali L.M.

Il ragazzetto lo prese e si asciugò le lacrime. «Mi chiamo... Dominique.» rispose tra i singulti.

«Piacere, io sono Laughlin. Che ti è successo, Dominique?» lo incitò Laughlin, osservando con disgusto il fazzoletto che il piccolino gli aveva restituito.

«È... è stata una ragazza più grande» cominciò Dominique, gli occhi che gli si riempivano nuovamente di lacrime al solo ricordo.

Diablaiocht!” pensò immediatamente Laughlin, ma non osò pronunciare quel nome. «Che ti ha fatto?» chiese invece.

«Lei... lei è entrata nel mio dormitorio con i suoi amici e ha dato fuoco al mio letto. Ha detto che se lo avessi spifferato ad un professore, mi avrebbe fatto anche di peggio» sussurrò Dominique. «Diceva che... che io non merito di studiare al Trinity perché sono dell'Ulster. Io... sì, ho ricevuto la lettera da Hogwarts, ma la mamma mi ha voluto mandare qui perché tutta la mia famiglia ha studiato al Trinity. Noi siamo irlandesi e cattolici...»

«Ehi!» Laughlin interruppe con foga quel piagnisteo. «Dominique, guardami negli occhi!» gli ordinò e il piccolino alzò lo sguardo su di lui. «Chi se ne frega di quello che dicono gli altri! Tu sei irlandese! E sei un Nagard, santo folletto! Noi siamo persone ambiziose, sicure di noi e otteniamo sempre quello che vogliamo! Fatti valere, dimostra loro di che pasta sei fatto!»

Un sorriso di speranza si disegnò sul volto di Dominique. Il discorso di Laughlin gli aveva fatto ritrovare la forza: era vero, era sempre stato un bambino sicuro e ambizioso, aveva sempre sognato il giorno in cui sarebbe arrivato al Trinity e sarebbe diventato un grande mago. «Grazie» sussurrò con un ultimo singhiozzo represso.

Laughlin si alzò da terra con semplicità. «E di cosa?» chiese, allungando la mano verso Dominique per aiutarlo ad alzarsi. «Ora andiamo, la colazione ci aspetta!»

Si recarono insieme verso la Sala Mor. Dominique aveva gli occhi ancora un po' rossi, ma nel complesso era più tranquillo. Laughlin si ritrovò a pensare che l'anno scorso aveva salvato Henry Alabacor dai suoi aguzzini, che lo volevano schiantare solo perché era di origini inglesi, mentre quel giorno aveva consolato il piccolo Dominique, tiranneggiato da Ailionora. Salvare le vittime dei bulli stava diventando una specie di hobby per lui.

Avrebbero dovuto dedicargli una statua, Laughlin, l'eroe del castello.




Eccomi qui con il nuovo capitolo! Spero che vi sia piaciuto... ora vorrei proporvi un piccolo gioco: su ispirazione della scena con il piccolo Dominique MacPassel, vi domando... in che casa sareste finiti se foste stati al Trinity? Vi metto qui sotto le descrizioni delle case, e voi rispondere onestamente!

Nagard (QUI il link dello stemma della casa): Sei ambizioso, orgoglioso, sicuro di te e delle tue potenzialità, ottieni sempre quello che vuoi. La tua determinazione nasce da una presa di coscienza della tua superiorità (reale o presunta che sia). Hai una distaccata sicurezza nel fare le cose, come se pensassi sempre “tanto io ce la faccio.” La tua testardaggine può essere un forte incentivo a migliorarti sempre, ma rischia di renderti strafottente e superbo. Guai a ferirti nell'orgoglio, perché potresti diventare davvero vendicativo e perfido. L'animale simbolo della tua casa è un drago, segno di nobiltà e orgoglio, il colore il rosso.

Llapac (QUI il link dello stemma della casa): A volte sei un po' insicuro, ma negli altri trovi la tua forza. Sei onesto, gentile e aperto verso il prossimo e il tuo primo pensiero è sempre quello di aiutare gli amici che sono in difficoltà. Per il tuo essere un po' troppo aperto e bonaccione, spesso si dice di te che sei un sempliciotto e che ti lasci abbindolare facilmente. La tua miglior caratteristica è la lealtà: per quegli amici che consideri come fratelli sei disposto a fare qualsiasi cosa. L'animale simbolo della tua casa è un unicorno, segno di purezza e bontà, il colore il blu.

Raloi (QUI il link dello stemma della casa): Intraprendente, coraggioso ed energico, sei sempre pronto all'azione e a mettersi in gioco. Non ti piace stare in disparte ad osservare: devi entrare in campo in prima persona, altrimenti ti annoi o ti senti inutile. Devi sempre dire la tua su qualsiasi argomento e odi quando qualcuno non ti prende in considerazione. Stai attento, però, perché la tua iperattività può trasformarsi in mania di protagonismo e renderti egocentrico, mentre il tuo coraggio ti può portare ad essere incosciente o beffardo. L'animale simbolo della tua casa è un'aquila, segno di ardore e coraggio, il colore il verde.

Per come sono fatta io, vi dico subito che sarei finita tra i Nagard... e voi?


@ Salice: no, non sarà affatto un anno tranquillo, anzi! Oserei dire quasi peggio del precedente! Ma almeno ho già progettato la prossima risposta di Mairead alla raccomandazione del padre di fare la brava... eheh! Per quando riguarda Reammon, mi diverte troppo descriverlo come un personaggio un po' svampito, con la testa tra le nuvole. D'altronde, il suo stesso lavoro non lo tiene molto con i piedi per terra! A presto!!

@ quigon89: grazie mille! Sono contenta di riuscire a tenere vivo il tuo interesse, capitolo dopo capitolo. Sì, Mairead è comparsa un po' tardi in questo racconto, ma è sempre piena di energie e ne combinerà di belle anche quest'anno. Purtroppo la punizione l'ha decisa la O'Connel: d'altronde è la vicedirettrice, ha sicuramente più voce in capitolo. Ma non temere, Cumhacht arriverà presto. Avrei potuto dimenticare il tuo professore preferito? XD Mairead comunque, più che lavorare al Ministero, punta al Parlamento: più dibattito e politica che potere esecutivo! Ma questo avverrà fra moooolto molto tempo! Ciao ciao!

@ darllenwr: ecco, credo che riconoscerai il tuo zampino in una parte del racconto! Eheheh! In origine Dominique era semplicemente di origini inglesi, poi ho seguito il tuo brillante suggerimento sugli studenti dell'Ulster... spero non mi chiederai i diritti d'autore! E inoltre, avrai notato che Ailionora è contro qualsiasi sasanachfiul: tartassa di più Mairead semplicemente perché i loro padri si conoscono e quindi loro due sono entrare in contatto anche prima di frequentare il Trinity. Ailionora è semplicemente convinta del valore della purezza del sangue celtico e per il suo ideale è disposta a tutto. Anche il padre, d'altronde non è proprio uno stinco di santo. Di McPride... ormai sai quasi tutto! Ehheeh! A presto!


Grazie a tutti quelli che continuano a seguire questa storia.

Beatrix




EDIT: continua l'opera di sistemazione dei dialoghi. QUI il link del Trinity College tour (forse l'avevo già messo, ma va be'!), ovvero una serie di disegni su alcuni ambienti del Trinity.

Altra cosa: ho aggiunto la distinzione (presa da interviste della Row) tra Auror, ovvero cacciatori di maghi oscuri e Tiratori Scelti (bruttissima traduzione dall'inglese), ovvero quella che potremmo chiamare polizia magica.

   
 
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