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Autore: LilianMoonAngel    23/02/2010    1 recensioni
Dopo mezz'ora con loro, qualcuno la tirò via da quel caos e la portò fuori dalla cerchia di uomini, al centro della sala. “Vi devo ringraziare, chiunque voi siate” rispose Selene prendendo fiato. “Dovere di Cavaliere, Milady” disse il giovane, Selene alzò lo sguardo e lo fissò negli occhi: erano di un blu intenso, i capelli biondi lunghi fino a metà schiena e indossava un'armatura dorata. Selene rimase rapita da quell'uomo e si sentì debole, come se l'avessero ferita al petto con una freccia e tutte le sue energie si stessero spegnendo in quel momento. Il ragazzo la guardò con aria confusa e lei arrossì; non aveva mai avuto rapporti con persone dell'altro sesso, a parte i suoi parenti, e per lei questa festa era un miscuglio di sensazioni d'imbarazzo. “Perdonatemi...” rispose Selene con un tono dolce e imbarazzato, il ragazzo sorrise dolcemente e s'inchinò davanti a lei. “Perdonatemi voi, Milady, per avervi creato un simile imbarazzo. Io sono Shaka, Cavaliere della sesta casa della Vergine, uno dei dodici Cavalieri d'Oro al servizio della dea Athena. È un onore conoscervi”
Genere: Romantico, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo Personaggio, Virgo Shaka
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Voi che per li occhi mi passaste l’core
e destaste la mente che dormia,
guardate a l’angosciosa vita mia,
che sospirando la distrugge Amore.
E’ vèn tagliando di si gran valore,
che deboletti spiriti van via:
riman figura sol en segnoria,
e voce alquanta che parla dolore.
questa vertù d’amore che m’ha disfatto
da’ vostr’occhi gentil’presta si mosse:
un dardo mi gittò dentro dal fianco.
si giunse ritto l’colpo al primo tratto,
che l’anima tremando si riscosse
veggendo morto ‘l cor nel lato manco.





Voi che per li occhi mi passaste l'core




Capitolo 1

Era sera, una tiepida serata di primavera; il cielo era limpido e il vento viaggiava tra i monti trasportando i profumi, i suoni e i colori delle terre del nord, dolcemente accarezzava gli alberi e i capelli di una ragazza che era appoggiata al cornicione della terrazza nella sua stanza.
I capelli color dell'oro lunghi fino alla vita, il viso esile e bello, gli occhi color della notte che guardavano la luna, mentre la sua mente era altrove, immersa nei suoi sogni, nei suoi desideri, in quelle stupidaggini che tutte le ragazze a quell'età pensavano, ma che lei non avrebbe mai potuto realizzare. Sognava una famiglia, un uomo d'amare, una vita felice. Ma il suo compito era quello di proteggere chi dichiarava l'amore alla luna, la luna che tanto amava, la luna che era e sarebbe sempre stata la casa per tutti gli innamorati.
Erano questi i pensieri di Selene, e non riusciva a toglierli dalla mente, pur sapendo che non si sarebbero mai realizzati.
Dei passi si avvicinarono e una donna le somigliava tanto si appoggiò accanto a lei sul cornicione della terrazza. “E' davvero bellissima la luna sta notte non è vero?” disse la donna.
“Sì, è vero... - Selene sospirò - Però per stanotte la sua bellezza è sprecata” rispose allontanandosi e rientrando nella camera. La donna la raggiunse e si sedette sul letto.
“Figlia mia, anche per te è giunto il momento di prendere marito, non devi fare quella faccia”
“Lo so madre, ma non mi sento ancora pronta a sposarmi”. La fanciulla si sedette davanti allo specchio e iniziò a pettinarsi i capelli. “E poi neanche Eos lo è ancora, perché io dovrei prendere marito?”
“Perché tua sorella ha deciso di rimanere casta finché non troverà quello giusto”. La donna si avvicinò alla figlia, prese la spazzola dalle sue mani e iniziò a pettinarla. “La luna ha bisogno di un erede mia cara, e tu sola puoi darglielo”
“Va bene! Ma perché deve essere proprio un dio? Non potrebbe essere anche un cavaliere?”
“Giammai! - disse la donna inorridita smettendo di spazzolare i suoi lucenti capelli. Poi riprese l'espressione dolce che l'aveva sempre caratterizzata e ricominciò qualche ciocca più in là ad accarezzare con la spazzola i fili lucenti della figlia – Selene, cara, devi capire che un figlio avuto da un umano non sarà mai pari ad una divinità. Ercole ne è una prova. E guarda la fine che ha fatto: gettato nell'Ade insieme a tutti gli altri mortali, nonostante le sue origini per metà divine... Il figlio di due divinità, invece, verrà onorato e rispettato sempre, e avrà pieno potere finché egli stesso non decida di perderlo!”
“Avete ragione madre... - Selene sospirò di nuovo - Non siete venuta per farmi la predica, vero?”
“No figliola, in effetti no. Sono venuta per dirti che siamo pronti, tutti gli ospiti sono arrivati”
“Perfetto, inizia la tortura!” sbuffò la giovane dea alzandosi e avviandosi con la madre verso il salone dei ricevimenti.

Davanti alla soglia c'era un uomo con i capelli lunghi fino alle spalle neri come la notte. Teia si avvicinò a lui e lo baciò teneramente, lui ricambiò con la stessa passione e la strinse a sé. Selene guardò i genitori con uno sguardo dolce, ma che nascondeva una punta di gelosia e invidia, perché anche lei avrebbe voluto una persona accanto a lei che la amasse con la stessa dolcezza e la stessa passione, ma non sarebbe mai successo.
“Buona sera, padre” disse con un filo di voce. Iperione lasciò Teia e si avvicinò insieme a lei alla figlia.
“Buona sera, figlia mia – sorrise dolcemente e le carezzò una guancia - Spero che tu sia pronta per il grande evento”
Selene lo guardò incerta. Poi rispose sommessa: “Sì... E vorrei sapere almeno chi avete in mente come mio sposo”
“Nessuno in particolare, ma molte divinità mi hanno chiesto la vostra mano, figliola”
“Chi in particolare?” chiese leggermente curiosa.
“Beh... Odino mi ha chiesto di voi, anche Pan, Efesto, ed Ares, Tritone e Apollo, persino Hades ha chiesto di voi”
“Hades? - chiese scioccata Selene al padre – Padre, non volete veramente darmi in sposa a lui spero!”

Cosa ci sarebbe di male? Hades sarebbe un ottimo partito, cosa non va in lui?”
“Nulla, è solo che... “
“Dimmi figlia mia, cosa c'è che non va?”
“Nulla padre, nulla”
Iperione le sollevò leggermente il viso e la guardò negli occhi. “Non lo ritieni un partito adatto per dare alla luna un figlio degno del suo nome, vero?”
Selene annuì e abbassò il capo. “Non perché non lo trovo adatto, ma... Ecco, ho la sensazione che non potrebbe dare un figlio degno della Luna”
Iperione annuì alle parole della figlia e l'abbracciò con tenerezza, accarezzandole i capelli e rassicurandola. “Tranquilla piccola mia, non sposerai nessuno che tu non voglia”
Lei sorrise guardandolo negli occhi e si sentì più rilassata; adorava sentirsi coccolata, come quando era una bambina.
“Padre, e se fosse un cavaliere la persona che volessi sposare?” chiese gentilmente ed esitante la fanciulla.

Iperione la guardò con uno sguardo scioccato.“Come...? Cosa ti salta per la testa Selene?”
“Era... era solo un'idea”
“Bene, non voglio sentire di nuovo una cosa del genere! Intesi?” disse Iperione con tono severo.
“Certo padre” rispose la dea con tono triste e abbassò lo sguardo. Iperione sorrise e l'accompagnò dentro la sala da ballo.
La sala era piena di Dei e Cavalieri, ed anche i Titani si trovavano lì. Selene sentiva il cuore battergli all'impazzata nel petto, non aveva mai visto tante persone tutte in una stanza, si sentiva spaurita e confusa. Suo padre si accorse di questo e le sussurrò dolcemente all'orecchio: “Tranquilla, non mordono mica”. Selene a quelle parole si calmò.
Insieme si avviarono verso il centro della sala e lì Iperione prese la parola: “Signori e Signore, Dei, Dee e Cavalieri di ogni terra, che venite dalla terra e dal mare, dalle fredde terre del nord o dalle lussureggianti terre della Grecia, ho l'onore di presentarvi la mia dolce figlia, Selene, che oggi festeggia i suoi vent'anni”

Un applauso caloroso rimbombò per la stanza, Selene abbassò lo sguardo e arrossì leggermente.

Un uomo alto dai capelli castani si avvicinò a lei e s'inchinò rivolgendole un sorriso. “Lady Selene, è un onore vedervi. Mi avevano raccontato che la vostra bellezza non era pari ad una divinità dell'Olimpo, ed è vero! Siete splendida Milady, degna di governare sulle terre di Asgard!”

Selene arrossì delicatamente e abbassò lo sguardo. “Voi siete Odino, è un onore conoscervi” fece un lieve inchino, alzò lo sguardo e in pochi secondi si ritrovò circondata da altri Dei e Cavalieri. Dopo mezz'ora con loro, qualcuno la tirò via da quel caos e la portò fuori dalla cerchia di uomini, al centro della sala.
“Vi devo ringraziare, chiunque voi siate” rispose Selene prendendo fiato.
“Dovere di Cavaliere, Milady” disse il giovane, Selene alzò lo sguardo e lo fissò negli occhi: erano di un blu intenso, i capelli biondi lunghi fino a metà schiena e indossava un'armatura dorata. Selene rimase rapita da quell'uomo e si sentì debole, come se l'avessero ferita al petto con una freccia e tutte le sue energie si stessero spegnendo in quel momento. Il ragazzo la guardò con aria confusa e lei arrossì; non aveva mai avuto rapporti con persone dell'altro sesso, a parte i suoi parenti, e per lei questa festa era un miscuglio di sensazioni d'imbarazzo.
“Perdonatemi...” rispose Selene con un tono dolce e imbarazzato, il ragazzo sorrise dolcemente e s'inchinò davanti a lei.
“Perdonatemi voi, Milady, per avervi creato un simile imbarazzo. Io sono Shaka, Cavaliere della sesta casa della Vergine, uno dei dodici Cavalieri d'Oro al servizio della dea Athena. È un onore conoscervi”

Selene sorrise e s'inchinò a sua volta. “Il piacere è mio Cavaliere”
“Milady, sono venuto a salvarvi perché la mia signora voleva parlare con voi, se le è concesso”
“Ma certamente Cavaliere, mi farebbe molto piacere parlare con lei”
“Bene, se volete seguirmi, Milady...”. Shaka le porse la mano e l'accompagnò verso un gruppo di donne che chiacchieravano felicemente tra loro.
Le Dee erano cinque: una aveva i capelli lunghi di un viola scuro e portava un abito bianco tenuto con una cintura dorata sotto il seno, vicino a lei c'era un'altra donna con i capelli bianchi indossava delle vesti pesanti, tipiche delle terre del nord, un'altra portava abiti leggeri ed eleganti e il suo viso era di una bellezza mai vista prima, l'ultima portava un copricapo con delle spighe e le sue vesti rappresentavano la natura. E in mezzo a loro si trovava una donna che portava abiti regali e in mano uno scettro. Selene s'inchinò davanti a loro, presentandosi.
“Signore, questa è Selene, la figlia d'Iperione” rispose Shaka inchinandosi.

La ragazza con i capelli viola scuro si voltò. “Grazie mio nobile Cavaliere, potete andare”

Shaka fece un inchino e si avviò verso i suoi compagni.

Dolce Selene, sono così felice di conoscervi finalmente. Siete davvero stupenda, mia cara!”
“Vi ringrazio Dea Athena, ma non sono nulla di speciale, sono come voi”
“Ha ragione Athena, lei è pari a noi, non puoi trattarla come una dea superiore” rispose la donna al centro che portava lo scettro, guardava Selene con uno sguardo altezzoso, provocandole molto fastidio. Ma la fanciulla faceva buon viso a cattivo gioco.
“Suvvia Era, non dobbiamo trattarla come l'ultima arrivata, presto sarà vostra parente, oppure la mia signora, e per me sarebbe un enorme piacere essere la vostra sacerdotessa, cara Selene” rispose la donna con i capelli bianchi che indossava gli abiti pesanti.
“Vi ringrazio... ehm, perdonatemi ma non so chi siete” rispose Selene imbarazzata.

La donna sorrise e si presentò. “Il mio nome è Hilda di Polaris e sono la sacerdotessa di Odino e regina di Asgard, è un onore conoscerla Dea Selene”
“E' un piacere conoscerla, Hilda”
“Mia cara nipote, vi vedo raggiante questa sera” disse la dea dai capelli biondi e gli abiti leggeri.
“Cara zia Afrodite è un piacere vedervi qui” Selene fece un piccolo inchino.
“È bello rivederti dopo tanti anni, spero che tu stia bene”
“Io sto bene cara zia, e voi?”
“Non posso lamentarmi” rise insieme alle altre Dee, mentre Selene volse lo sguardo verso un gruppo di cavalieri non lontano da loro che tenevano lo sguardo fisso su di loro: erano in dodici e tutti con un’armatura dorata. Tra loro c’era anche Shaka, che parlava con un altro giovane con i capelli lunghi viola chiaro. Lo sguardo di Shaka era perso nel vuoto, nei suoi pensieri. Selene distolse lo sguardo da lui, salutò le dee e si avviò verso la terrazza, per prendere un po’ d’aria.

Il vento che soffiava in quel momento era freddo e violento, come un lama affilata. Ma la giovane dea si avviò comunque verso il giardino e si sedette sotto un albero; la testa le girava, sentiva il cuore pesante, che allo stesso tempo batteva ad un ritmo spietato, come se dovesse esplodere in quel momento e non capiva il perché.
“Milady…” disse una voce vicino a lei; Selene si spaventò e si alzò di scatto da terra. Vide Shaka a pochi passi da lei. “Perdonatemi Milady, non volevo spaventarvi! Ho notato che eravate uscita e volevo sapere cosa stavate facendo”

Selene fece un respiro profondo e si rilassò. “Come avete visto non stavo facendo nulla”
“Perdonatemi se vi ho mancato ancora di rispetto, divina Selene”
“No, non lo avete fatto, mi avete solo spaventata” rispose con tono impacciato.

Shaka alzò lo sguardo verso di lei e la fissò negli occhi e di nuovo Selene riprovò quella sensazione di debolezza e di smarrimento; fece un passo indietro ed inciampò. Shaka la prese per i fianchi e l’avvicinò a sè. Selene arrossì violentemente e distolse subito lo sguardo da lui. Shaka la lasciò andare e si allontanò. Lei rimase lì, a guardarlo andare via, confusa e con il cuore che batteva a mille.

Ci volle qualche minuto perché si riprendesse, ma poi rientrò in sala.

Appena varcò la soglia della sala suo padre si avvicinò a lei. “Selene dov’eri finita, devi venire con me, Hades vuole parlarvi”
“Hades?”
“Sì, seguimi, è molto impaziente di conoscervi!”. La prese per mano e la portò dall’altro lato della sala, lontano da tutti. Hades era lì, circondato da tre uomini con l'armatura nera come la notte. Accanto a lui c’era una donna con i capelli lunghissimi neri lisci e indossava un abito dello stesso colore.
“Salve Hades, è un piacere fare la vostra conoscenza” disse Selene inchinandosi.

Hades socchiuse gli occhi e li riaprì subito dopo sorridendo.“Il piacere è mio Lady Selene, le voci che giravano su di voi sono vere, siete splendida!”
“Siete un adulatore, non sono diversa dalle altre dee che sono in questa sala”
“Come siete modesta! Stanotte siete voi la luce che illumina tutta la sala e i cuori della gente!” rispose sorridendo; Selene notò che nei suoi occhi c’era una punta di malvagità, mentre negli occhi della donna c’erano invidia e rabbia.
“Oh perdonatemi, Milady vorrei presentarvi mia sorella Pandora Heistein” disse indicando la donna accanto a sé. Lei fece un piccolo inchino che Selene ricambiò allo stesso modo. “Potrei parlarvi in privato grande Iperione? Così potremo discutere di quella piccola cosa che abbiamo lasciato in sospeso...”
“Certamente, caro nipote”. Iperione guardò negli occhi la figlia visibilmente preoccupato. Ma si allontanò con Hades.
“E così voi sareste la donna che mio fratello vorrebbe come regina degli inferi? Ha davvero perso il senno!” disse ridendo la donna.
“Potrei sapere il perché Lady Pandora?” chiese Selene educatamente.
“Siete… troppo candida mia cara, non siete degna di governare l’Hade, e i giudici sono certamente d’accordo con me” disse rivolgendosi ai tre uomini che erano dietro di lei.
“Forse avete ragione, io non sono degna di salire sul trono degli Inferi. E sinceramente non considero vostro fratello degno di dare un erede alla Luna!” rispose Selene con tono arrogante. Gli occhi di Pandora si accesero di rabbia come quelli dei tre giudici infernali.
“Che assurdità dite Selene? Solo Lord Hades è degno di dare un figlio alla Luna!”
“Ne siete sicura Lady Pandora? Secondo me il cuore di vostro fratello è troppo… come potrei definirlo?, troppo malvagio per dare un erede alla Luna! Preferirei un cuore puro piuttosto.”
“Nessuna divinità ha il cuore puro come vorreste voi!”
“Chi ha parlato di divinità?” disse divertita Selene.

Pandora trattenne il respiro e poi rispose: “Sciagurata donna, volete dare un figlio per metà divino come erede della Luna?”
“Voglio dare alla Luna un erede con il cuore puro che possa governare con saggezza!”
“Siete pazza, porterete la Luna alla rovina, la macchierete di disonore!”
“Non credo sarà così mia cara Pandora. E ora, se volete scusarmi, avrei altri ospiti da visitare. Arrivederci” fece un piccolo inchino e si allontanò da loro.
Dopo poche ore il ricevimento finì e la sala si svuotò.

Selene tornò nella sua stanza, ma non dormì. I suoi pensieri erano a quegli occhi blu notte e a quei capelli color del grano e sentiva gridare nel suo cuore il suo nome: Shaka di Virgo.

   
 
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