Voi che per li occhi mi passaste
l’core
e destaste la mente che
dormia,
guardate a l’angosciosa vita mia,
che sospirando la
distrugge Amore.
E’ vèn tagliando di si gran valore,
che
deboletti spiriti van via:
riman figura sol en segnoria,
e voce
alquanta che parla dolore.
questa vertù d’amore che m’ha
disfatto
da’ vostr’occhi gentil’presta si mosse:
un dardo
mi gittò dentro dal fianco.
si giunse ritto l’colpo al
primo tratto,
che l’anima tremando si riscosse
veggendo
morto ‘l cor nel lato manco.
Voi
che per li occhi mi
passaste l'core
Capitolo
1
Era
sera, una tiepida serata di primavera; il cielo era limpido e il
vento viaggiava tra i monti trasportando i profumi, i suoni e i
colori delle terre del nord, dolcemente accarezzava gli alberi e i
capelli di una ragazza che era appoggiata al cornicione della
terrazza nella sua stanza.
I capelli color dell'oro lunghi fino
alla vita, il viso esile e bello, gli occhi color della notte che
guardavano la luna, mentre la sua mente era altrove, immersa nei suoi
sogni, nei suoi desideri, in quelle stupidaggini che tutte le ragazze
a quell'età pensavano, ma che lei non avrebbe mai potuto
realizzare. Sognava una famiglia, un uomo d'amare, una vita felice.
Ma il suo compito era quello di proteggere chi dichiarava l'amore
alla luna, la luna che tanto amava, la luna che era e sarebbe sempre
stata la casa per tutti gli innamorati.
Erano questi i pensieri di
Selene, e non riusciva a toglierli dalla mente, pur sapendo che non
si sarebbero mai realizzati.
Dei passi si avvicinarono e una
donna le somigliava tanto si appoggiò accanto a lei sul
cornicione della terrazza. “E' davvero bellissima la luna sta
notte
non è vero?” disse la donna.
“Sì, è
vero... - Selene sospirò - Però per stanotte la
sua
bellezza è sprecata” rispose allontanandosi e
rientrando
nella camera. La donna la raggiunse e si sedette sul letto.
“Figlia
mia, anche per te è giunto il momento di prendere marito,
non
devi fare quella faccia”
“Lo so madre, ma non mi sento ancora
pronta a sposarmi”. La fanciulla si sedette davanti allo
specchio e
iniziò a pettinarsi i capelli. “E poi neanche Eos
lo è
ancora, perché io dovrei prendere marito?”
“Perché
tua sorella ha deciso di rimanere casta finché non
troverà
quello giusto”. La donna si avvicinò alla figlia,
prese la
spazzola dalle sue mani e iniziò a pettinarla. “La
luna ha
bisogno di un erede mia cara, e tu sola puoi darglielo”
“Va
bene! Ma perché deve essere proprio un dio? Non potrebbe
essere anche un cavaliere?”
“Giammai! - disse la donna
inorridita smettendo di spazzolare i suoi lucenti capelli. Poi
riprese l'espressione dolce che l'aveva sempre caratterizzata e
ricominciò qualche ciocca più in là ad
accarezzare con la spazzola i fili lucenti della figlia –
Selene,
cara, devi capire che un figlio avuto da un umano non sarà
mai
pari ad una divinità. Ercole ne è una prova. E
guarda
la fine che ha fatto: gettato nell'Ade insieme a tutti gli altri
mortali, nonostante le sue origini per metà divine... Il
figlio di due divinità, invece, verrà onorato e
rispettato sempre, e avrà pieno potere finché
egli
stesso non decida di perderlo!”
“Avete ragione madre... -
Selene sospirò di nuovo - Non siete venuta per farmi la
predica, vero?”
“No figliola, in effetti no. Sono venuta per
dirti che siamo pronti, tutti gli ospiti sono arrivati”
“Perfetto,
inizia la tortura!” sbuffò la giovane dea
alzandosi e
avviandosi con la madre verso il salone dei ricevimenti.
Davanti
alla soglia c'era un uomo con i capelli lunghi fino alle spalle neri
come la notte. Teia si avvicinò a lui e lo baciò
teneramente, lui ricambiò con la stessa passione e la
strinse
a sé. Selene guardò i genitori con uno sguardo
dolce,
ma che nascondeva una punta di gelosia e invidia, perché
anche
lei avrebbe voluto una persona accanto a lei che la amasse con la
stessa dolcezza e la stessa passione, ma non sarebbe mai successo.
“Buona sera, padre” disse con un filo di voce.
Iperione
lasciò Teia e si avvicinò insieme a lei alla
figlia.
“Buona sera, figlia mia – sorrise dolcemente e le
carezzò una guancia - Spero che tu sia pronta per il grande
evento”
Selene lo guardò incerta. Poi rispose sommessa:
“Sì... E vorrei sapere almeno chi avete in mente
come mio
sposo”
“Nessuno in particolare, ma molte divinità mi
hanno chiesto la vostra mano, figliola”
“Chi in particolare?”
chiese leggermente curiosa.
“Beh... Odino mi ha chiesto di voi,
anche Pan, Efesto, ed Ares, Tritone e Apollo, persino Hades ha
chiesto di voi”
“Hades? - chiese scioccata Selene al padre –
Padre, non volete veramente darmi in sposa a lui spero!”
“Cosa
ci sarebbe di male? Hades sarebbe un ottimo partito, cosa non va in
lui?”
“Nulla, è solo che... “
“Dimmi figlia mia,
cosa c'è che non va?”
“Nulla padre, nulla”
Iperione
le sollevò leggermente il viso e la guardò negli
occhi.
“Non lo ritieni un partito adatto per dare alla luna un
figlio
degno del suo nome, vero?”
Selene annuì e abbassò
il capo. “Non perché non lo trovo adatto, ma...
Ecco, ho la
sensazione che non potrebbe dare un figlio degno della Luna”
Iperione
annuì alle parole della figlia e l'abbracciò con
tenerezza, accarezzandole i capelli e rassicurandola.
“Tranquilla
piccola mia, non sposerai nessuno che tu non voglia”
Lei sorrise
guardandolo negli occhi e si sentì più rilassata;
adorava sentirsi coccolata, come quando era una bambina.
“Padre,
e se fosse un cavaliere la persona che volessi sposare?”
chiese
gentilmente ed esitante la fanciulla.
Iperione
la guardò con uno sguardo scioccato.“Come...? Cosa
ti salta
per la testa Selene?”
“Era... era solo un'idea”
“Bene,
non voglio sentire di nuovo una cosa del genere! Intesi?”
disse
Iperione con tono severo.
“Certo padre” rispose la dea con
tono triste e abbassò lo sguardo. Iperione sorrise e
l'accompagnò dentro la sala da ballo.
La sala era piena di
Dei e Cavalieri, ed anche i Titani si trovavano lì. Selene
sentiva il cuore battergli all'impazzata nel petto, non aveva mai
visto tante persone tutte in una stanza, si sentiva spaurita e
confusa. Suo padre si accorse di questo e le sussurrò
dolcemente all'orecchio: “Tranquilla, non mordono
mica”. Selene a
quelle parole si calmò.
Insieme si avviarono verso il
centro della sala e lì Iperione prese la parola:
“Signori e
Signore, Dei, Dee e Cavalieri di ogni terra, che venite dalla terra e
dal mare, dalle fredde terre del nord o dalle lussureggianti terre
della Grecia, ho l'onore di presentarvi la mia dolce figlia, Selene,
che oggi festeggia i suoi vent'anni”
Un applauso caloroso rimbombò per la stanza, Selene abbassò lo sguardo e arrossì leggermente.
Un uomo alto dai capelli castani si avvicinò a lei e s'inchinò rivolgendole un sorriso. “Lady Selene, è un onore vedervi. Mi avevano raccontato che la vostra bellezza non era pari ad una divinità dell'Olimpo, ed è vero! Siete splendida Milady, degna di governare sulle terre di Asgard!”
Selene
arrossì delicatamente e abbassò lo sguardo.
“Voi
siete Odino, è un onore conoscervi” fece un lieve
inchino,
alzò lo sguardo e in pochi secondi si ritrovò
circondata da altri Dei e Cavalieri. Dopo mezz'ora con loro, qualcuno
la tirò via da quel caos e la portò fuori dalla
cerchia
di uomini, al centro della sala.
“Vi devo ringraziare, chiunque
voi siate” rispose Selene prendendo fiato.
“Dovere di
Cavaliere, Milady” disse il giovane, Selene alzò
lo sguardo
e lo fissò negli occhi: erano di un blu intenso, i capelli
biondi lunghi fino a metà schiena e indossava un'armatura
dorata. Selene rimase rapita da quell'uomo e si sentì
debole,
come se l'avessero ferita al petto con una freccia e tutte le sue
energie si stessero spegnendo in quel momento. Il ragazzo la
guardò
con aria confusa e lei arrossì; non aveva mai avuto rapporti
con persone dell'altro sesso, a parte i suoi parenti, e per lei
questa festa era un miscuglio di sensazioni d'imbarazzo.
“Perdonatemi...” rispose Selene con un tono dolce e
imbarazzato, il ragazzo sorrise dolcemente e s'inchinò
davanti
a lei.
“Perdonatemi voi, Milady, per avervi creato un simile
imbarazzo. Io sono Shaka, Cavaliere della sesta casa della Vergine,
uno dei dodici Cavalieri d'Oro al servizio della dea Athena.
È
un onore conoscervi”
Selene
sorrise e s'inchinò a sua volta. “Il piacere
è mio
Cavaliere”
“Milady, sono venuto a salvarvi perché la
mia signora voleva parlare con voi, se le è
concesso”
“Ma
certamente Cavaliere, mi farebbe molto piacere parlare con
lei”
“Bene, se volete seguirmi, Milady...”. Shaka le
porse la mano
e l'accompagnò verso un gruppo di donne che chiacchieravano
felicemente tra loro.
Le Dee erano cinque: una aveva i capelli
lunghi di un viola scuro e portava un abito bianco tenuto con una
cintura dorata sotto il seno, vicino a lei c'era un'altra donna con i
capelli bianchi indossava delle vesti pesanti, tipiche delle terre
del nord, un'altra portava abiti leggeri ed eleganti e il suo viso
era di una bellezza mai vista prima, l'ultima portava un copricapo
con delle spighe e le sue vesti rappresentavano la natura. E in mezzo
a loro si trovava una donna che portava abiti regali e in mano uno
scettro. Selene s'inchinò davanti a loro,
presentandosi.
“Signore, questa è Selene, la figlia
d'Iperione” rispose Shaka inchinandosi.
La ragazza con i capelli viola scuro si voltò. “Grazie mio nobile Cavaliere, potete andare”
Shaka fece un inchino e si avviò verso i suoi compagni.
“Dolce
Selene, sono così felice di conoscervi finalmente. Siete
davvero stupenda, mia cara!”
“Vi ringrazio Dea Athena, ma non
sono nulla di speciale, sono come voi”
“Ha ragione Athena, lei
è pari a noi, non puoi trattarla come una dea
superiore”
rispose la donna al centro che portava lo scettro, guardava Selene
con uno sguardo altezzoso, provocandole molto fastidio. Ma la
fanciulla faceva buon viso a cattivo gioco.
“Suvvia Era, non
dobbiamo trattarla come l'ultima arrivata, presto sarà
vostra
parente, oppure la mia signora, e per me sarebbe un enorme piacere
essere la vostra sacerdotessa, cara Selene” rispose la donna
con i
capelli bianchi che indossava gli abiti pesanti.
“Vi
ringrazio... ehm, perdonatemi ma non so chi siete” rispose
Selene
imbarazzata.
La
donna sorrise e si presentò. “Il mio nome
è Hilda di
Polaris e sono la sacerdotessa di Odino e regina di Asgard,
è
un onore conoscerla Dea Selene”
“E' un piacere conoscerla,
Hilda”
“Mia cara nipote, vi vedo raggiante questa sera”
disse la dea dai capelli biondi e gli abiti leggeri.
“Cara zia
Afrodite è un piacere vedervi qui” Selene fece un
piccolo
inchino.
“È bello rivederti dopo tanti anni, spero che
tu stia bene”
“Io sto bene cara zia, e voi?”
“Non posso
lamentarmi” rise insieme alle altre Dee, mentre Selene volse
lo
sguardo verso un gruppo di cavalieri non lontano da loro che tenevano
lo sguardo fisso su di loro: erano in dodici e tutti con
un’armatura
dorata. Tra loro c’era anche Shaka, che parlava con un altro
giovane con i capelli lunghi viola chiaro. Lo sguardo di Shaka era
perso nel vuoto, nei suoi pensieri. Selene distolse lo sguardo da
lui, salutò le dee e si avviò verso la terrazza,
per
prendere un po’ d’aria.
Il
vento che soffiava in quel momento era freddo e violento, come un
lama affilata. Ma la giovane dea si avviò comunque verso il
giardino e si sedette sotto un albero; la testa le girava, sentiva il
cuore pesante, che allo stesso tempo batteva ad un ritmo spietato,
come se dovesse esplodere in quel momento e non capiva il
perché.
“Milady…” disse una voce vicino a lei;
Selene
si spaventò e si alzò di scatto da terra. Vide
Shaka a
pochi passi da lei. “Perdonatemi Milady, non volevo
spaventarvi! Ho
notato che eravate uscita e volevo sapere cosa stavate
facendo”
Selene
fece un respiro profondo e si rilassò. “Come avete
visto non
stavo facendo nulla”
“Perdonatemi se vi ho mancato ancora di
rispetto, divina Selene”
“No, non lo avete fatto, mi avete
solo spaventata” rispose con tono impacciato.
Shaka alzò lo sguardo verso di lei e la fissò negli occhi e di nuovo Selene riprovò quella sensazione di debolezza e di smarrimento; fece un passo indietro ed inciampò. Shaka la prese per i fianchi e l’avvicinò a sè. Selene arrossì violentemente e distolse subito lo sguardo da lui. Shaka la lasciò andare e si allontanò. Lei rimase lì, a guardarlo andare via, confusa e con il cuore che batteva a mille.
Ci volle qualche minuto perché si riprendesse, ma poi rientrò in sala.
Appena
varcò la soglia della sala suo padre si avvicinò
a lei.
“Selene dov’eri finita, devi venire con me, Hades
vuole
parlarvi”
“Hades?”
“Sì, seguimi, è molto
impaziente di conoscervi!”. La prese per mano e la
portò
dall’altro lato della sala, lontano da tutti. Hades era
lì,
circondato da tre uomini con l'armatura nera come la notte. Accanto a
lui c’era una donna con i capelli lunghissimi neri lisci e
indossava un abito dello stesso colore.
“Salve Hades, è
un piacere fare la vostra conoscenza” disse Selene
inchinandosi.
Hades
socchiuse gli occhi e li riaprì subito dopo
sorridendo.“Il
piacere è mio Lady Selene, le voci che giravano su di voi
sono
vere, siete splendida!”
“Siete un adulatore, non sono diversa
dalle altre dee che sono in questa sala”
“Come siete modesta!
Stanotte siete voi la luce che illumina tutta la sala e i cuori della
gente!” rispose sorridendo; Selene notò che nei
suoi occhi
c’era una punta di malvagità, mentre negli occhi
della donna
c’erano invidia e rabbia.
“Oh perdonatemi, Milady vorrei
presentarvi mia sorella Pandora Heistein” disse indicando la
donna
accanto a sé. Lei fece un piccolo inchino che Selene
ricambiò
allo stesso modo. “Potrei parlarvi in privato grande
Iperione? Così
potremo discutere di quella piccola cosa che abbiamo lasciato in
sospeso...”
“Certamente, caro nipote”. Iperione
guardò
negli occhi la figlia visibilmente preoccupato. Ma si
allontanò
con Hades.
“E così voi sareste la donna che mio fratello
vorrebbe come regina degli inferi? Ha davvero perso il
senno!”
disse ridendo la donna.
“Potrei sapere il perché Lady
Pandora?” chiese Selene educatamente.
“Siete… troppo candida
mia cara, non siete degna di governare l’Hade, e i giudici
sono
certamente d’accordo con me” disse rivolgendosi ai
tre uomini che
erano dietro di lei.
“Forse avete ragione, io non sono degna di
salire sul trono degli Inferi. E sinceramente non considero vostro
fratello degno di dare un erede alla Luna!” rispose Selene
con tono
arrogante. Gli occhi di Pandora si accesero di rabbia come quelli dei
tre giudici infernali.
“Che assurdità dite Selene? Solo
Lord Hades è degno di dare un figlio alla Luna!”
“Ne
siete sicura Lady Pandora? Secondo me il cuore di vostro fratello
è
troppo… come potrei definirlo?, troppo malvagio per dare un
erede
alla Luna! Preferirei un cuore puro piuttosto.”
“Nessuna
divinità ha il cuore puro come vorreste voi!”
“Chi ha
parlato di divinità?” disse divertita Selene.
Pandora
trattenne il respiro e poi rispose: “Sciagurata donna, volete
dare
un figlio per metà divino come erede della Luna?”
“Voglio
dare alla Luna un erede con il cuore puro che possa governare con
saggezza!”
“Siete pazza, porterete la Luna alla rovina, la
macchierete di disonore!”
“Non credo sarà così
mia cara Pandora. E ora, se volete scusarmi, avrei altri ospiti da
visitare. Arrivederci” fece un piccolo inchino e si
allontanò
da loro.
Dopo poche ore il ricevimento finì e la sala si
svuotò.
Selene
tornò nella sua stanza, ma non dormì. I suoi
pensieri
erano a quegli occhi blu notte e a quei capelli color del grano e
sentiva gridare nel suo cuore il suo nome: Shaka di Virgo.