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Autore: Eglaya    26/02/2010    2 recensioni
Lui era cieco. A lei non gliene poteva fregare di meno.
Genere: Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Hinata Hyuuga, Sasuke Uchiha
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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C'erano solo tre luci nel lungo corridoio. Le lampadine assolvevano appena ai loro doveri, visto che i muri erano coperti da una leggera patina verdastra, che poteva risultare claustrofobica anche per la persona più coraggiosa.

Hinata si strinse nel piumino, curva e piegata in avanti, contava ansiosamente le porte alla sua sinistra. I nomi dei pazienti passavano sfuggenti davanti ai suoi occhi. Tanaka Noriko, Lockon Stratos, Matsumoto Rangiku, Sugihara Kai…
Hinata si bloccò. “Uchiha Sasuke”. Rimase immobile di fronte alla porta chiusa, fissando le scheggiature della vernice grigiastra.

Da quando aveva salutato Sakura prima che andasse nell'ufficio del suo superiore e aveva raggiunto il 4° piano, Hinata si sentiva come un vitello mandato al macello senza opporre resistenza. Trovava strano che non avesse ancora provato a chiedere a sé stessa perché diavolo lo stesse facendo. Perché aveva accettato di adempiere alla richiesta di Sakura? Era una persona debole e se fosse capitato una volta d'uscire dalla solita routine, si sarebbe sentita persa e fuori dal mondo. Qualsiasi modifica nei suoi piani avrebbe prevalso su di lei, anche se il cambiamento fosse stato solo una persona incontrata per strada o un cane che corre nel cortile.

Non c'era bisogno di dire che talvolta certi cambiamenti sono benvenuti, talvolta non molto ma tutti hanno una cosa in comune: riuscivano a renderla immediatamente confusa. Si era sentita smarrita quando Neji le aveva comprato alcuni semi rari di erbe medicinali, bramati per secoli, ma di cui non aveva mai parlato con nessuno. Si era sentita smarrita quando uno straniero l'aveva fermata in una via di Konoha e le aveva chiesto indicazioni in una lingua straniera che conosceva perfettamente, ma esattamente in quel momento la sua lingua aveva deciso di non muoversi. Si era sentita smarrita quando un giorno il suo parrucchiere le aveva tagliato un po' più del solito la frangia, e ora portava i lunghi capelli con la piega a sinistra e la frangia di traverso che le copriva il sopracciglio destro, l'angolo dell'occhio e lo zigomo.

Si sentiva persa. Perché credeva che fosse maleducato piombare inaspettatamente nello spazio personale di una persona, anche se quella persona era malata e completamente sola. Hinata era una di quelle persone che conosceva la preziosità della solitudine. Ma d'altra parte era anche una di quelle che tengono alla parola data, quindi, qualsiasi opzione avesse scelto, avrebbe comunque calpestato almeno uno dei suoi principi. E poiché non c'era nessuno ad aspettarla a casa, Hinata aveva deciso che non c'era niente di male nello stare seduta in silenzio per un po' di minuti nella stanza di una persona addormentata.

Quando raggiunse la maniglia si rammaricò di non aver portato nessun regalo o qualcosa del genere. Si sarebbe potuta almeno fermare nella sala con il distributore automatico e comprare delle bibite o dei biscotti. Hinata abbozzò un sorriso triste - la sua mente era tarda come sempre. Girò la maniglia e aprì la porta.

Non fu sorpresa dalla completa oscurità, ma l'aria soffocante le risultò oppressiva. Sentiva il rumore dell'aria condizionata, ma sembrava che non stesse funzionando bene. Proprio come le lampadine. Forse neppure le apparecchiature elettriche avevano voglia di lavorare in inverno. Non c'era quindi nessun motivo di cercare l'interruttore della luce nella stanza.

Sulle guance di Hinata comparvero i vasi sanguigni in rilievo, quando attivò il suo byakugan. La vista della camera era in negativo, ma ora poteva vedere tutto più chiaramente. Si incamminò timidamente e diede una sbirciatina a sinistra verso il letto del paziente. Sasuke era disteso sulla schiena con gli occhi chiusi e respirava con calma. Stava dormendo, pensò Hinata muovendosi verso la finestra.

Non lavorava in un ospedale e non era brava a curare come Sakura, ma anche una persona senza esperienza sapeva che un alito d'aria fresca era meglio di quell'atmosfera stantia, quindi come s'avvicinò al davanzale, aprì silenziosamente una piccola parte della finestra. Leggermente. E addirittura così un soffio fresco e piuttosto raggelante d'aria invernale s'inoltrò dentro. Hinata camminò di nuovo verso la porta e controllò che fosse ben chiusa. Era preoccupata d'aver lasciato uno spiraglio aperto per la corrente. Poteva sentire il calore del pavimento attraverso la suola spessa delle scarpe, ma anche il più piccolo spiraglio sarebbe potuto essere pericoloso per una persona seriamente malata. Beh, il problema di Sasuke non era nei polmoni, ma tanto valeva. Hinata non voleva che la sua situazione peggiorasse mentre lei era là.

Stava facendo più caldo e Hinata si tolse la giacca appendendola sulla sedia che si trovava attaccata al comodino del paziente, rimanendo con un dolcevita. Diede uno sguardo ai poveri interni della stanza, e si sedette sull'orlo della sedia, poggiando le mani sulle ginocchia.

Rimase seduta silenziosamente per un po', guardando la finestra, concentrata sulla neve che precipitava oltre il vetro. Era veramente silenziosa quella stanza. Anche la respirazione di Sasuke era appena appena percettibile. Come se non fosse lì. Hinata si voltò con malavoglia e lo squadrò dalla testa ai piedi. Piegò la testa, provando a dare uno sguardo più da vicino alle sue caratteristiche.

C'era una cosa che non era cambiata in tutti questi anni - l'acconciatura dell'Uchiha, anche se senza la riga che partiva dal centro e con in un più una frangia improvvisata. Il resto era…
l'unica immagine chiara di Sasuke Uchiha risaliva nella sua memoria ai giorni dell' Accademia Ninja, quando era il personaggio misterioso ma pur sempre positivo. Il ragazzo geniale, che riceveva lettere d'amore ogni giorno. Hinata praticamente conosceva tutto questo, perché era nella stessa squadra di Naruto. Per quanto riguardava Sasuke stesso lo considerava una persona cupa e scontrosa. E non aveva nessuna ragione per provare a scoprire altro. Sasuke era… non interessante per Hinata. Semplicemente non la intrigava.

E adesso era seduta accanto ad una persona di cui non conosceva niente. Immaginava di dover rimanere vicino a lui per un po' di tempo, così che potesse sentire una presenza umana, sentire la compagnia, ma Hinata non aveva idea di come avrebbe potuto farlo. D'altra parte, il fatto che nel meccanismo complicato del suo cervello non provasse una singola emozione per Sasuke era solo una buona cosa, poiché non poteva sentire la pietà, che a Sakura faceva tanta paura.

I suoi occhi si spostarono in basso, sulle protuberanze degli zigomi e della mascella dalla forma squadrata. Era coperto con un lenzuolo bianco fino al busto e solo le sue pallide e rigide braccia erano visibili sopra il letto. I vasi sanguigni sulle guance di Hinata si gonfiarono ulteriormente, quando iniziò l'analisi dei canali di chakra. Uno sguardo era sufficiente per trovare il nervo visivo bloccato e il nuovo circuito che il chakra aveva trovato dopo aver aggirato l'ostacolo. Hinata non trovava altre anomalie e sbatté gli occhi, perdendo la concentrazione. Strano.

Guardò in basso. La struttura di base dello sharingan sarebbe dovuta essere qualcosa di simile a quella del byakugan. Forse doveva passare più tempo ad analizzarlo, ma anche ad un primo sguardo Hinata doveva ammettere che in sostanza non vi era nulla di sbagliato nei suoi occhi. Come se la malattia fosse una bugia. Come se… come se non avesse nessuna voglia di riprendersi.

Hinata sospirò e controllò l'orologio. Era stata lì per ben 7 minuti. Non poteva credere d'aver esaminato Sasuke Uchiha con il suo byakugan per così tanto tempo. Forse stava semplicemente provando a memorizzare più cose possibili, in modo che potesse ricercare in seguito alcune informazioni sulle abilità innate e sulle malattie oculari nella biblioteca di famiglia. Una cosa era certa però, non era troppo preoccupata delle sorti di Sasuke. Beh, lei era certamente una persona comprensiva e non voleva il male o il dolore di nessuno, d'altronde, Naruto era molto preoccupato per Sasuke (anche se cercava di far finta che non gli interessasse), e Hinata era pronta a compiere ogni sforzo per Naruto. Silenziosamente, con calma e perseveranza. Come solo Hinata Hyuuga poteva fare.

La lancetta dei minuti si mosse d'un altro passo, annunciando che era rimasta esattamente i dieci minuti che aveva promesso. Hinata s'alzò e camminò accanto al letto. Guardò in basso verso il viso rilassato di Sasuke e decise segretamente d'aiutarlo. Così che Sakura non dovesse più preoccuparsi di questo. E Naruto... Così che Naruto potesse sorridere da un orecchio all'altro ancora una volta.

Hinata scosse la testa insensibilmente e si girò per andarsene. Poté appena trattenere uno strillo, quando il suo polso destro fu afferrato da una presa decisa.

“Tu non sei Sakura” sentì. Era una voce rauca e assonnata, certamente non usata per parlare.

Hinata si girò. Sasuke stava praticamente sospeso oltre il letto. Le sue lunghe e forti dita serravano il suo polso, l'Uchiha la fissava con quei suoi occhi neri, che non potevano vedere nulla.


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UUUH, quanto sono pigra...e quanto siete pigri voi lettori XD
Che penserà questa povera autrice nel vedere così TANTE recensioni?? Ma che sono una capra a tradurre! ovviamente -_-
Però qualcuno l'ha messa tra le seguite e questa è già una buona cosa!!
Comunque, qua Hinata si fa una cifra di pippe mentali XD
Io non riesco a pensare così tanto!! :P
Vogliamo i fattiiiii susu!! ^^

Beh, alla prossimaaa!!!
  
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