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Autore: Eglaya    21/02/2010    3 recensioni
Lui era cieco. A lei non gliene poteva fregare di meno.
Genere: Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Hinata Hyuuga, Sasuke Uchiha
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Quando non hai nulla, non hai bisogno di nulla. Quando non vedi niente, il motivo può solitamente ridursi ad una opzione tra queste tre:

* sei cieco;
* il malfunzionamento della vista è temporaneo o indotto da alcune droghe;
* nella stanza è troppo buio.

In questo caso, comunque, tutte le varianti erano possibili. Qualsiasi fosse la ragione, Sasuke era disteso con gli occhi chiusi ed era totalmente disinteressato dalla possibilità di vedere qualcosa. Era immerso nell'oscurità della mezzanotte ad inverno inoltrato. Non sapeva che non c'era un singola stella nel cielo. Il cielo infatti era coperto da un denso strato di nuvole, che impedivano al freddo di espandersi, ma al tempo stesso opprimevano gli abitanti. I lampioni stradali non erano granché d'aiuto. A causa di quel tempo cupo la luce di solito brillante ora era fioca e pallida, come se si guardasse attraverso il vetro di una bottiglia sporca.

La finestra della sua stanza d'ospedale era coperta da una tenda scura che non lasciava passare un solo raggio neppure nella fase più luminosa della giornata. Ogni cosa appariva lugubre in quella piccola camera - bianche pareti spettrali, una sedia spartana vicino al letto del paziente e lo stesso paziente che sembrava più il Mietitore d'Anime che un giovane uomo nel fiore dei vent'anni.

Sasuke era cieco. Già da un paio di settimane. Fin da quel giorno, quando Sakura era precipitata nella sua stanza come se fosse passato un tifone e gli aveva bloccato i nervi visivi usando i canali di chakra, lui non ha mai riaperto gli occhi scuri. Quegli occhi che gli procuravano forti emicranie ormai da alcuni anni. La loro luce svaniva di tanto in tanto, anche se qualche volta la vista diventava più penetrante di quella di un rapace. Quando scandalosamente era tornato alla rinnovata Konoha (dopo aver pianificato e tentato per parecchio tempo di cancellare il suo paese natale dalla faccia della terra), Sasuke aveva provato a usare lo sharingan più raramente possibile, dipendendo solamente dai suoi taijutsu e ninjutsu ma il suo sangue era come una sorta di maledizione. Più conosci, più sai che devi sacrificarti per trattenere quella conoscenza, se non vuoi usarla.

Non c'è bisogno di dire che quando un'infermità è lì da tanto tempo, può capitare che una persona ci faccia l'abitudine, perciò Sasuke non era sorpreso più di tanto quando la sua vista iniziava a calare a metà giornata, dovendo far affidamento sul suo udito e sul tatto per tentare di tornare a casa attraverso la strada affollata di Konoha. Questa era una delle ragioni del perché non aveva intrapreso più nessuna missione. Magari la quinta strega gli avrebbe affidato le missioni di più alto livello, ma non era abbastanza "accecato" dalle sue abilità da offrire volontariamente i suoi servizi e rischiare il successo della missione.
Forse era solo un egoista emo idiota, ma non era completamente tocco.
Ad ogni modo non poteva durare a lungo, perché il biondo aveva capito tutto e aveva spettegolato su di lui con Sakura. Sakura, di rimando, aveva detto tutto alla vecchia strega e Sasuke, ch'era stato ricoverato tanto rapidamente da non essersi neppure registrato, aveva dovuto continuare a soffrire per strane analisi ed esperimenti ogni singolo giorno. Ogni cosa, passando da un mero controllo della vista guardando una tavola piena di forme geometriche con un occhio coperto, fino ai fantastici jutsu medici, che lo lasciavano solo affamato o gli procuravano un indescrivibile prurito alla schiena solitamente a metà tra la quinta o la sesta costola a sinistra.

Era così stanco di tutto che non aveva nessuna voglia di obiettare su qualcosa. Stava soffrendo in silenzio, senza mostrare emozioni sia positive che negative. Non aveva detto una parola neppure quando agli Hyuuga era stato chiesto “salvate Uchiha Sasuke”; specialmente in circostanze normali il suo occhio destro avrebbe cominciato a fremere e avrebbe sperimentato terribili crampi allo stomaco, mentre adesso non gli interessava per niente. Avrebbe potuto facilmente mandare a chiamare il Team Falco, che in questo momento portava a compimento per Konoha missioni di livello S. Ma tant'è. Non aveva nessuna voglia d'impedirglielo. Inoltre, quella folle di Karin avrebbe iniziato a seccarlo di nuovo… inutile dire, che dopo tutti quegli anni stava iniziando ad apprezzare la preoccupazione delle persone e tutto il resto, ma ora come ora voleva solo pace e quiete. Sasuke era sicuro che le opportunità di migliorare erano davvero irrisorie. Un Uchiha potrebbe essere curato solo da un altro Uchiha. Ma lui era l'unico rimasto. Adesso VERAMENTE l'unico. Chiunque poteva avere uno sharingan ma non poteva essere un Uchiha in nessun modo.

Così dopo un po' di mesi di ricerca totalmente inutile sulle cause della sua indisposizione e dopo aver mandato tutti gli Hyuuga all'inferno (Sasuke credeva in parte che il clan non stava nemmeno tentando di aiutarlo, erano giusto rimasti per un po' di giorni davanti alle analisi solo perché erano interessati a lui), Sakura aveva deciso di bloccare i suoi nervi ottici così che la vista non si deteriorasse ulteriormente, finché non avesse trovato una ragione al perché il mangekyo gli stava danneggiando gli occhi così pesantemente.
“Diventerai cieco prima o poi in ogni caso, se non ti curiamo,” gli disse lei. “Ecco qual'è la differenza – diventare cieco per un po' di tempo adesso, o diventare cieco per il resto della tua vita dopo?"

Aveva semplicemente alzato le spalle e lei gli aveva tolto la vista. Almeno lei non era più quella ragazza schizzata dai tempi dell'Accademia Ninja che gli veniva appresso tutti i giorni. Era veramente professionale e stava tentando veramente di scoprire cosa c'era che non andava. Lei viveva. Lo stupido biondino viveva. Tutto il maledetto Villaggio della Foglia viveva. Lui era sospeso nel tempo.

***

Sakura si stropicciò gli occhi stanchi e guardò fuori dalla finestra. Stava nevicando di nuovo. In grandi e soffici fiocchi di neve. Cadevano l'uno dopo l'altro, turbinando su Konoha in quella oscura notte di metà inverno, coprendo il villaggio con un manto bianco e soffice, dall'ingannevole bellezza. Sospirò e si concentrò sulla pila di fogli ancora sulla sua scrivania. Adesso, che era praticamente un ninja medico maggiore, il suo campo in ambito lavorativo si era ampliato tremendamente, ciò voleva dire che aveva a che fare costantemente con un mucchio di scartoffie. Talvolta desiderava stringere i pugni con tutta la sua forza e sommergere con quei fogli tutto il pavimento dell'ospedale, ma avrebbe causato danni all'intero edificio, così si conteneva e continuava a scrivere.

E adesso c'era il caso di Sasuke in cima a tutto. Non voleva ammetterlo, ma non aveva la più pallida idea su quella che poteva essere la causa della sua malattia. Doveva esserci un indizio. Qualsiasi genere di elemento, celato nell'iride, in fondo ai suoi occhi, nel suo sangue o nel DNA. Probabilmente non era abbastanza esperta sulle abilità innate. Per questo aveva chiesto aiuto agli Hyuuga, sperando che alla fine o Neji o Hinata potessero aiutarla a convincere i vecchi capi clan ad aiutare il loro ex compagno (o il Traditore, molte persone lo consideravano realmente così). Dopotutto era credenza comune che lo Sharingan fosse un derivato del Byakugan. Comunque, alle giovani generazioni non era permesso di avvicinarsi all'Uchiha. Gli anziani si presentarono solo un paio di volte, rimasero in piedi osservando gli esami, e poi se ne andavano via, dopo aver dato qualche consiglio ambiguo e distratto.

Sakura non poteva prendersela con loro. Un Uchiha con un alto livello di mangekyo sharingan era veramente una utile ma instabile arma, mentre un Uchiha cieco era solo un jounin mediocre ed assolutamente innocuo anche se una fonte inesauribile di informazioni. Specialmente adesso quando gli si chiede la risposta su qualche domanda riguardante una tecnica, lui la conosce. A meno che qualcuno non chiedeva qualcosa su di lui, l' Uchiha era calmo e pigro come un leopardo infinitamente sazio.

Sakura firmò un altro documento e portò un ciuffo ribelle dietro l'orecchio. I capelli rosa le arrivavano di nuovo ai gomiti e stava considerando seriamente di tagliarli in una acconciatura più pratica. Per prima cosa, si intromettevano durante le missioni e sul lavoro. Secondo, stava diventando sempre più simile al Quinto e non voleva essere comparata con la sua maestra almeno in quell'aspetto. Specialmente quando Naruto le ricordava costantemente cose del tipo: "Hai ancora bisogno di crescere prima di poter arrivare al livello tettonico di nonna Tsunade, forse dovresti bere qualche intruglio o cose del genere?"

Il medico spezzò la matita a metà e guardò sorpresa la sua mano. Si era lasciata trasportare di nuovo. Scosse la testa e si alzò. Il suo ufficio era spazioso, ma senza tutti quegli armadi con documenti e libri in abbondanza sarebbe stato molto più grande. Ogni tanto desiderava di avere come una sorta di aggeggio meccanico o un mezzo, leggermente più grande del suo mignolo o almeno più piccolo di una testa umana, per immagazzinare informazioni. Doveva parlarne con gli scienziati di Konoha. Basta con tutti quei ninjutsu. Era ora di pensare alla tecnologia.

Spense la lampada da tavolo e afferrò un mucchio di fogli con l'intenzione di portarli nell'ufficio del suo superiore. Doveva anche visitare Sasuke Uchiha prima di lasciare l'ospedale. In realtà avrebbe saltato volentieri quell'ultima visita, ma era necessaria per controllare i suoi indicatori di salute, e inoltre, aveva promesso a Naruto di dare un'occhiata al loro ex compagno di squadra. Non era né un dovere e né un obbligo, ma lui era costantemente solo. Solo nell'oscurità assoluta. Doveva essere terribile.

Sakura sorrise. Probabilmente la parola “terribile” non era presente nel vocabolario personale di Sasuke. Comunque, come capeggiò la porta sentì lo stomaco ribollire ansiosamente. La ragazza sapeva perché. Temeva che si sarebbe sentita troppo compassionevole nel momento stesso in cui avrebbe posato i suoi occhi su Sasuke. Aveva paura che lui percepisse la sua commiserazione. Aveva speso talmente tanti anni con lui da sapere che la sua pietà l'avrebbe fatto solo arrabbiare ulteriormente.

Quando raggiunse la maniglia, percepì un leggero bussare. Sakura aprì la porta sorpresa e incontrò dei trasparenti occhi nebbiosi. Hinata fece scivolare all'indietro il suo innevato e peloso cappuccio, e tentò di sorridere.

“Hinata-chan?” Sakura sbatté le palpebre.

"Sakura-chan," Hinata sbottonò il suo caldo piumino e tirò fuori un quaderno blu scuro“
"Ho copiato un capitolo dal libro del mio clan sulle abilità innate, come ti avevo promesso,” offrì a Sakura il quaderno, “Spero che ti sia d'aiuto.”

Sakura prese il quaderno stupita e aprì la prima pagina. Molte linee nell'accurata e minuta calligrafia di Hinata Hyuuga raccontavano della struttura dell'occhio e delle speciali abilità di quel particolare clan. Ricordò che Hinata aveva promesso di cercare qualsiasi genere di informazioni che potevano essere utili nel caso di Sasuke, ma doveva far particolare attenzione per non alimentare i sospetti del padre. Ogni singolo membro della sua famiglia avrebbe realizzato immediatamente che stava tentando d'aiutare l'Uchiha. Pertanto erano passate due settimane dalla sua promessa fino al suo adempimento. Immediatamente Sakura sperò che ci fossero più persone come Hinata, che aiutavano senza nessun tornaconto, aiutando semplicemente perchè erano sinceramente gentili.

“Ti ringrazio moltissimo,” disse flebilmente Sakura, sfogliando le pagine. Si morse il labbro, tentando di trattenere quel groppo in gola.

"E'... è tutto a posto?” durante quegli anni Hinata aveva imparato a nascondere i balbettii anche in presenza di Naruto, ma anche così il suo modo di parlare rimaneva sommesso e timido.

“In effetti…” Sakura si appoggiò alla porta e fissò la ragazza di fronte a lei. Non erano mai state troppo in confidenza. Hinata non era Ino, ma c'era qualcosa nella mora che le ispirava fiducia. “Non voglio andare nella sua stanza… Non voglio provare compassione per lui,” Hinata abbassò la testa, quando gli occhi smeraldini di Sakura si illuminarono. “Ma non voglio neppure che rimanga solo… e devo ancora consegnare queste scartoffie al mio superiore…” alzò il capo improvvisamente. "Hai il coprifuoco?"

“Scusami?” Hinata la guardò sorpresa. “Io… io… io non ho il coprifuoco. Io sono... adulta.”

“Puoi passare un po' di tempo con lui, per favore?” Sakura strinse le mani di Hinata. "Inizia ad essere pesante per me; non posso passare un'altra notte come questa.”

“Io?” Hinata sbatté le palpebre. “Ma io… praticamente non lo conosco… Non ho mai parlato decentemente con lui in tutta la mia vita…”

“Non c'è bisogno di chiacchierare,” Sakura scosse la testa. “Siediti vicino a lui per un po', per favore? Bastano 10 minuti. Per Favore,” Hinata sussultò quando quegli occhi smeraldo la trapassarono.

“Va- va bene.”

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Salve a tutti! E' la traduttrice che vi parla!!! *adrenalina a mille*
Come vi è sembrato questo primo capitolo?? Spero di essere stata quantomeno decente nella traduzione >///<
Io da NARUHINA persa non so perché ultimamente sto sclerando per le SASUHINA...cavolo...mi ispirano s***o selvaggio XD
E quindi mi sono cimentata in quest'impresa (anche perchè se non rinverdisco il mio inglese mi scordo pure che "The cat is on the table" (LEVATI sacco di pulci!!!))
OK...psichiatra e camicia di forza a parte...fino ad ora ho tradotto pochi capitoli quindi scoprirò anch'io la storia a poco a poco. ^^
Comunque questo è il link dell'originale----->SasuHina
Precisazione:
-la storia è stata scritta verso la fine del 2008 quindi non rispecchia la continuità temporale del manga ne tantomeno gli eventi...(tipo SPOILERSPOILERSPOILER >_< *aaargh*)

Beh, si salpaaa!!! Spero non abbandonerete la scialuppa!! -ci sono gli squali!-
Mi fido: alla prossima :)
  
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