Fanfic su artisti musicali > Jonas Brothers
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Autore: likeasong    28/02/2010    2 recensioni
-Perdonami, non mi sono presentato. Sono J.. Justin.- disse il moro, allungando una mano verso di lei. Lily prese la sua mano riluttante e si presentò, mentre fissava per la prima volta negli occhi il suo vicino, le sembrò quasi di averlo già visto, ma sicuramente era un’allucinazione dovuta alle luci del bancone. Prese a giocherellare con il bicchiere fra le sue dita: faceva sempre così quando sentiva che c’era qualcosa che non andava.
New York. I Jonas sono cresciuti e cambiati, ma nuovi incontri trasformeranno la loro vita.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Joe Jonas, Kevin Jonas, Nick Jonas
Note: OOC | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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Ok. Pensavate che fossi scomparsa, eh?
Mi dispiace per voi: sono tornata. ;D
Tra un impegno e l'altro rimandavo sempre la scrittura di questo capitolo. Cercherò di postare il prima possibile da ora in poi. :)
@abigailw13 Ahahah forse Joe è davvero scemo. E non è solo una constatazione oggettiva. Poveretto *pat pat sulla sua spalla* La mia mente è qualcosa di contorto! Non la capisco neppure io! xD Comunque, grazie mille per il commento! Sono contenta che ti piaccia! *_*
@Shakermaker Anche a me l'immagine da bravi ragazzi mi sta stretta ;D Ma forse vederli così ispira - e non poco - la mia mente malata xD Grazie mille per il tuo commento! *_*

Già che ci sono vi lascio i link del mio twitter http://twitter.com/likeasong_ (se, ad esempio vi venisse voglia di seguire i miei scleri quotidiani xD) e di formspring http://www.formspring.me/wannaflyAWAY (se avete una qualsiasi domanda da farmi ;D)

Buona lettura e commentate! =D
Capitolo 4
I’m gonna getcha good
I'm gonna getcha while I gotcha in sight
I'm gonna getcha if it takes all night
You can betcha by the time I say "go," you'll never say "no"
I'm gonna getcha, it's a matter of fact
I'm gonna getcha, don't cha worry 'bout that
You can bet your bottom dollar, in time you're gonna be mine
I’m gonna getcha good – Shania Twain

Lily chiuse con determinazione la porta e si precipitò verso l’ascensore. Era in ritardo, come sempre. Non c’era una mattina che riuscisse ad arrivare puntuale al lavoro. Ma ormai tutti quanti si erano abituati al suo orario e non se ne preoccupavano più. Salutò in fretta il portinaio e uscì dal palazzo.
Solitamente andava al lavoro a piedi, ma questa volta aveva decisamente bisogno di un taxi.
Si gettò sulla strada e gesticolò con il braccio alle macchine gialle che passavano, ma sembrava che quella mattina fossero tutte occupate. -Maledizione!- disse a denti stretti. I boccoli scuri le ricadevano lungo la schiena, mossi dalla brezza mattutina: non aveva neppure avuto tempo di legarli. Si passò una mano tra questi, cercando di elaborare una soluzione.
-Ti serve un passaggio?- chiese una voce maschile dietro di lei. Profonda, suadente. Maledettamente sexy.
Appoggiato con la schiena ad un Suv nero, Joe Jonas fissava Lily in attesa di una sua risposta.
-Piuttosto vado a piedi.- rispose lei bruscamente. Ritornò sul marciapiede e s’incamminò a passo veloce, senza degnarlo di uno sguardo.
-Ehi, ehi. Aspetta.- urlò il cantante, raggiungendola. -Possibile che ti debba sempre rincorrere?- La prese per il polso, ma lei prontamente si liberò dalla presa.
-Sì, è possibile. Adesso, per favore, lasciami in pace. Devo andare al lavoro e sono in ritardo.- biascicò, continuando a tenere lo sguardo basso.
-Ti accompagno io, ti prego.-
Lily, in quel momento, trovò estremamente interessante la maglietta bianca con scollo a V, quel semplice giubbotto di pelle e quella sciarpa nera, indossata più come accessorio che come indumento utile, di quell’uomo davanti a lei. Come faceva ad apparire affascinante anche con dei semplici capi d’abbigliamento? Sorrise a quei pensieri così improbabili. Così stupidi, che se ne vergognò.
-Non hai freddo?- mormorò, ignorando la sua richiesta.
-Che cosa hai detto?- chiese sorpreso Joe, aggrottando le sopracciglia.
Lily alzò il suo viso e lo fissò per la prima volta in quella giornata negli occhi. Era alto, tremendamente alto rispetto a lei. -Ho chiesto se non hai freddo. È quasi dicembre, la temperatura è sotto lo zero e tu vai in giro con una semplice maglietta. Non ti sembra un po’ eccessivo?-
-Niente è troppo per J..- disse con enfasi. -Justin.-
Lily si incupì. -Voglio dire, ho vissuto sia in New Jersey che in California, sono abituato a qualsiasi clima.- cercò di correggersi.
Una campana in lontananza risuonò. Lily sgranò gli occhi. -Sono già le otto?- si diede una rapida occhiata attorno. No, di un taxi non c'era neppure l’ombra. Si voltò verso Joe. -E’ ancora valido il passaggio?-
Era davvero in una situazione d’emergenza.

-Stai scherzando?- urlò Abigail, avvinandosi alla scrivania di Lily e appoggiando le mani su di essa in attesa di tutti i dettagli che la donna di fronte a lei aveva da dire.
Per tutta risposta, la collega la fulminò con lo sguardo. -Sei pazza? Non urlare o il capo si infuria sul serio questa volta.-
-Stiamo parlando di lavoro.- ribatté convinta. -Allora? Cos’è successo?-
Lily spiegò la serata e il passaggio in macchina di quella mattina ad Abigail che ascoltava interessata, annuendo di tanto in tanto o scuotendo la testa quando le raccontava del comportamento di Joe.
-Secondo me, gli piaci.- giunse alla conclusione l’amica, incrociando le mani al petto e appoggiandosi allo schienale della sedia. La sua faccia era seria, ma Lily non riuscì a non scoppiare a ridere.
-Abbie, ti rendi conto di ciò che hai appena detto? Non ci conosciamo neppure, non sa nulla di me: come potrei piacergli? E poi lui è soltanto un altro di quei cantanti usa e getta, senza carattere, tutti fatti a stampo.- spiegò la donna, enfatizzando le sue parole gesticolando con le mani.
La collega davanti a lei la fissò a lungo. -Lily ti conosco meglio di me stessa: quando fai così con le mani, vuol dire che c’è qualcosa che non và. Non mentire a te stessa. Oltretutto io non ti avevo chiesto di dirmi cosa ne pensavi di Joe Jonas, avevo solamente fatto un’affermazione, mentre tu hai iniziato a parlare di lui.- disse con aria eloquente. -Allora? Cosa mi stai tenendo nascosto?-
-Assolutamente niente.- rispose Lily decisa, alzandosi dalla sedia ed aprendo la porta. -Devo lavorare, Abbie.-
La collega si avviò verso l’uscita e scosse la testa. -Ricordati che ti conosco meglio di chiunque altro.-

-Allora? Chi è il fortunato?- gridò Jenny, cercando di sovrastare il rumore della musica di sottofondo.
-Credo che stiamo diventando troppo vecchie per questo posto.- sviò Lily, facendo finta di non sentire la domanda dell’amica. Faceva scorrere le sguardo su ogni persona di quel bar, ma non vedeva altro che giovani impresari in giacca e cravatta.
Quella sera Lily aveva ceduto alle richieste di Jenny ed era andata con lei al loro club. “Una promessa è una promessa” le aveva detto l’amica al telefono, quando le aveva riferito che non era in vena di uscire.
Jenny la fissò sbalordita: -Ehi, che ti prende? Per prima cosa, noi abbiamo ventotto anni. Non siamo vecchie. Tutta questa gente in questo posto ha la nostra età. Seconda cosa, rispondi alla mia domanda.-
-Quale domanda?- Si portò il bicchiere di Cosmopolitan alla bocca e lo sorseggiò lentamente, cercando di prendere tempo.
Da quel tavolino, potevano vedere tutto il locale. Era il loro tavolo, perché da quando venivano lì Bob l’aveva praticamente riservato a loro. “Per le mie eterne signorine” diceva con il classico accento da gentiluomo del sud. Lily riusciva ad osservare ogni persona che entrava dentro, forse sarebbe riuscita a riconoscere i suoi occhi, i suoi capelli, quel suo poco di barba che lo rendeva più sexy di quello che era già.
-Basta.- Posò di scatto il bicchiere vuoto sul tavolo e si passò una mano tra i capelli.
-Basta? Sei solo al primo, stai scherzando tesoro?- chiese Jenny esterrefatta. -Cameriere!- urlò, al giovane ragazzo in divisa da lavoro che stava passando lì vicino. -Un altro giro per me e la mia amica.- disse con aria ammiccante. -Questa serata si prospetta molto lunga- sussurrò, avvicinandosi a Lily.
-No, Jenny. Se continuo a bere, potrei non rispondere più di me.- disse sconsolata.
-Non ci credo. Come lo reggi tu l’alcool, non lo regge nessun’altro. Avanti, dimmi tutto ciò che ti turba.-
-Joe.- ammise solamente.
-Joe chi? Conosco diverse persone con questo nome: Joe Smith, Joe Burke, Joe McGregory.. Adesso non mi vengono in mente, ma sono tutti molto simpatici. È tra questi?-
Lily aspettò che finisse di blaterare e appoggiò una mano sotto al mento. -Jonas-
Jenny si ammutolì.
Il cameriere portò i due bicchieri e li posò delicatamente sul tavolo, cercando invano gli occhi azzurri della giovane donna che li aveva ordinati. Se ne andò, girandosi di tanto in tanto ad osservare i suoi lunghi capelli neri le ricadevano scomposti oltre le spalle e quel poco filo di make-up sulla faccia che la rendeva estremamente attraente agli ormoni maschili. Aveva sempre giocato con questa sua qualità. E ne era sempre uscita vincitrice.
Adesso, se Lily non l’avesse conosciuta bene, avrebbe detto che entro pochi minuti sarebbe caduta al suolo, invece sapeva che era la sua solita reazione a qualcosa di sconvolgente. Troppo sconvolgente.
-Jonas?- Biascicò quel cognome, continuando a guardarla con uno sguardo minatorio.
-Jonas.- confermò.
Buttò giù tutto il contenuto del suo bicchiere e iniziò a rigirarselo fra le dita: aveva il suo stesso vizio.
-Non mi piace quel verginello, non mi ispira fiducia.- ammise.
-Neppure a me.-
Si fissarono ancora per alcuni istanti. -Cosa vuoi fare?- eruppe Jenny. Tra tutti i ragazzi che si era aspettata di sentire nominare, Joe Jonas non rientrava nella lista. Fin da quando erano piccole non avevano mai avuto una nota di riguardo per quella band: non volevano farsi contaminare dal loro stile di vita. Troppo diverso, troppo semplice. Loro avevano bisogno di libertà, di apparire, di trasgredire.
-Non lo so. In fondo.. Mi serve.- sospirò Lily. -Però, credo che se gli starò accanto attirerò a me solo guai. Anche perché per adesso, sta fingendo di chiamarsi Justin. Davvero squallido.-
L’ amica non disse niente per pochi secondi, poi un sorriso perfido spuntò sulle sue labbra. -Beh, l’idea di sfruttare un Jonas mi piace dopottutto. E tanto a noi piacciono i guai, no?- Alzò il bicchiere, incitando Lily a fare lo stesso. -Direi di fare un brindisi a Joe Jonas, il prossimo uomo con un cuore infranto.-
La giovane donna di fronte a lei sorrise e fece tintinnare il bicchiere al suo.

***

Suonò insistentemente il campanello. Erano cinque minuti che cercava di svegliare il fratello, ma evidentemente la sera prima aveva fatto tardi, come suo solito. Si chinò e prese da sotto il tappetino la chiave di riserva. Come sei stolto, mio fratellino. Sorrise compiaciuto e silenziosamente entrò nella casa buia. Si diresse verso la sua camera da letto e accese la luce. Immediatamente sentì un grugnito provenire dal letto: -Chi cazzo è a quest’ora?- La voce, ovattata dal cuscino, arrivò fino al fratello che stava cercando qualcosa da indossare nell’armadio. Prese una camicia scura e un paio di jeans e li buttò sul letto.
Si avvicinò al punto in cui le lenzuola terminavano e le tirò via, mostrando il fratello ancora in boxer mezzo addormentato. -Sveglia Nicholas! Dobbiamo uscire. Lavati e cambiati velocemente!- urlò Joe, facendo irritare il fratello minore.
-Ma che ore sono?- brontolò l’altro. Si mise a sedere e si passò una mano sugli occhi, mentre cercava di mettere a fuoco la sveglia davanti a lui.
-Sono le nove di sera e devo assolutamente andare in un bar. E tu mi devi accompagnare!- spiegò Joe a raffica. Nick comprese poco o niente di quello che il fratello stava dicendo, si alzò dal letto di malavoglia e si avviò lentamente verso il bagno. Quando richiuse la porta dietro di sé, il maggiore stava ancora blaterando qualcosa su una ragazza dell’altra sera.

Si guardò nello specchietto retrovisore della macchina di Joe cercando di mettere al proprio posto i riccioli rimasti schiacciati durante il sonno. -Potevi avvertirmi prima che saresti passato, no?- disse Nick seccato, appoggiandosi al sedile.
-Se tu avessi acceso il cellulare, avrei potuto anche farlo.- rispose il maggiore, girando di nuovo verso di lui lo specchietto e sistemandolo in modo che vedesse la strada dietro di sé.
Nick scosse la testa, guardando fuori dal finestrino i vari palazzi che stavano oltrepassando. -Era scarico-
Joe ridacchiò. -Questa scusa la usavo sempre io con nostra madre. Allora, chi era quella di ieri sera?-
-Una conosciuta per caso.- Sbuffò per essere stato scoperto. -Non ricordo neppure come si chiamava. Invece, adesso andiamo dalla tua nuova fiamma? Ti sei preso una bella sbandata: non ricordo quando sia stata l’ultima volta che hai rivisto per due volte di seguito la stessa ragazza!- Ridacchiò, divertito dalle sue stesse parole.
Il fratello strinse il volante più forte. -Grazie per il sostegno, fratellino.- disse sdegnato.  Rallentò con l’auto e parcheggiò di fronte ad un locale con un enorme porta di vetro e un tappeto rosso che portava all’entrata.
-Si tratta bene la tua nuova fiamma, eh?- disse sarcastico Nick, passando davanti ai due buttafuori che stavano davanti all’entrata del club.
-Smettila di chiamarla nuova fiamma. Mi sto pentendo di averti portato con me.- disse Joe esasperato, facendosi largo tra la folla e cercando in ogni persona qualcosa che gli ricordasse lei.
-Io vado a prendermi un drink. Ti unisci a me?- chiese il minore, toccando la spalla del fratello che sembrava perso nei suoi pensieri.
-No.. Vai. Io devo.. Io faccio un giro ai tavoli.- rispose, senza troppo interesse.

-Jenny?- esordì Lily esitante. L’amica la guardò senza capire cosa stesse succedendo. -Andiamocene.-
-Ma sei impazzita? Sono appena le dieci.- Bevve l’ultimo sorso di quello che forse era già il terzo o quarto bicchiere di qualche strano miscuglio alcolico, quando si accorse della faccia persa di Lily. -Non dirmi che è quello che penso.-
La donna, invece, annuì lentamente. Cominciarono a prendere le proprie borse, quando una voce maschile ruppe i loro pensieri silenziosi.
-Lily?- disse indeciso. Il suo tono era titubante, ma senza dubbio non aveva perso le sue caratteristiche persuasive. Lily si girò di scatto verso di lui, facendo ondeggiare i capelli. Non se ne rendeva conto del potenziale sensuale che aveva quel gesto e Joe si trattenne a stento dal prenderla e portarla via da quel locare, cosicché potesse essere solo sua.
-Justin? Cosa ci fai qua?- pronunciò lei, cercando di non far trapassare nessuna emozione dalla sua voce.
Se gli sguardi potessero uccidere, a quest’ora Jenny avrebbe già potuto commettere un omicidio nei confronti di tutti e due. Si alzò e fece segno a Joe di accomodarsi. -Stavo andando via. Lily invece desiderava rimanere ancora un po’, vero?- esclamò con una falsa voce, facendo un enorme sorriso verso l’amica. –Quindi perché non la intrattieni tu?- continuò rivolta a Joe.
Si avvicinò all’orecchio di Lily e sussurrò. -Ti ho vista. Ho visto i tuoi occhi. Sei persa.-
E così se ne andò da quel tavolino.

-Un mojito, grazie.- chiese Nick al barista, sporgendosi verso il bancone.
Si guardò attorno alla ricerca di una sedia, ma evidentemente quel locale era provvisto del minimo indispensabile. Appoggiò i gomiti e osservò i vari movimenti di Bob, mentre preparava il suo drink. Perché mai Joe aveva dovuto trascinarlo lì? Perché si era ritrovato un fratello privo di un cervello che ragionasse per il verso giusto?
Sbuffò e lasciò una banconota sul bancone, biasciando un “Si tenga il resto.
-Io prendo quello che ha preso il signore qui accanto.- Nick si girò verso la figura di quella donna di fianco a lui. -Non le dispiace se mi metto qua, vero?-  chiese lei, con quella sua aria da eterna bambina.
-No.. Per niente.- rispose l’uomo, preso alla sprovvista. Ne aveva viste tante di ragazze, ma questa era decisamente fuori dai soliti canoni di bellezza. Aveva qualcosa in più rispetto a tutte.
-Piacere, sono Jenny.- disse porgendo la mano, mostrando il suo sorriso ammiccante.
-Piacere, Nick.-
E quello non fu altro che un piccolo inizio.

***

I loro vestiti avevano creato una scia che portava fino alla sua camera da letto. Quella notte, non sapevano bene come, si erano ritrovati tra quelle lenzuola spinti solo dal desiderio.
Quel tessuto bianco fasciava le gambe dei due, lasciando le loro schiene scoperte, illuminate dai primi raggi mattutini. Dormivano ancora, l’uno nelle braccia dell’altro. La mano di lui stretta in quella di lei.
Ancora per poco.
Jenny aprì gli occhi e li sbatté un paio di volte, cercando di ricordare dove fosse e chi fosse il ragazzo di fronte a lei.
Buio. Buio totale. Della sera prima, ricordava solamente un grosso numero di bicchieri sul bancone del bar e le risate con quell’uomo incontrato per caso. Poi, niente.
Si alzò velocemente, tentando di fare il minimo rumore possibile. Trascinò con sé il candido lenzuolo, lasciando scoperto il suo “compagno”. Raccattò i vari vestiti e si rivestì in fretta.
Stava quasi per uscire, quando una forza la portò a girarsi e tornare nella camera da letto. Prese il lenzuolo e lo rimise sopra il suo corpo. Strappò un pezzo di giornale e rimase un attimo interdetta sul che cosa scrivere. Un brontolio da parte del ragazzo la intimorì, scarabocchiò un rapido “Buongiorno” e uscì dalla casa. Giusto il tempo per guardare il nome sulla porta, Jonas, per poi prendere l’ascensore.
Solamente quando fu sola lì dentro realizzò che cosa avesse appena letto.
Non poteva essere lui.
Non un altro Jonas. Per favore.
  
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