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Autore: serpeinseno    28/02/2010    2 recensioni
"Comincia a piovere, i suoi capelli si riempiono di gocce brillanti alla luce del lampione e i nostri sguardi non si spostano di un centimetro, imprigionandosi e facendosi milioni di domande silenziose che forse mai avranno risposta."
Genere: Thriller, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Alice Cullen, Edward Cullen, Isabella Swan, Jasper Hale
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Oggi vado un po’ di fretta, però come promesso sono riuscita ad aggiornare presto.
Ringrazio chi legge silenziosamente, spero vi piaccia la mia storia, anche se è ancora un po’ in fase sperimentazione, e @RobyCullen: grazie, grazie davvero per il sostegno!
Ok, vi lascio alla lettura!

Bella


Accidenti a me e a quando ho accettato di venire qui.
Su Bella, rilassati e guarda il positivo delle cose: non passerai la serata assieme a lui, ma sicuramente con uno squallido trentenne single in preda a crisi da devianza senile.
Forse sto esagerando anche in questo caso.
Oddio! Devo darmi una scrollata e andarmene dritta al mio tavolo senza cercarlo nella sala.
Andiamo.
Esco silenziosamente dal bagno, controllando che non ci sia nessuno. Mi sento una criminale.
Con passi leggeri mi avvicino al tavolo a testa bassa e una volta arrivata noto che è ancora vuoto. Dio. Ma è un idiota il fratello di Alice? Far aspettare così tanto una sconosciuta. Forse la sua amica è lenta a prepararsi… beh, mi sa che non ci sarà nessuna amica, qui è apparecchiato per due persone. Bah.
Mi volto e dirigo verso la vetrata, guardo di sotto, tante lucine, fari, neon, lampioni, formano centinaia di pois nel buio. Ecco, io mi sento come un pois tutto solo in quel buio pesto, e gli altri mi stanno così distanti da creare altri insiemi tutti intorno a me, lasciandomi al di fuori di tutto.
“Si notano solamente le luci superficiali, ci hai fatto caso?”
Una voce profonda mi aveva colpita alle spalle. Fin troppo famigliare.
Mi volto e l’infarto premeditato non arriva, meglio. Lo guardo e penso che è tutto così strano. Parigi è grande, come posso trovarlo sempre nei miei stessi luoghi?
Dopo trenta secondi di imbarazzo passati a guardargli la camicia, decido di alzare lo sguardo e i suoi occhi verdi non fanno che intrappolarmi senza darmi modo di pronunciare qualsiasi parola, finché non lo fa lui:
“Non ti pare strano il fatto che ci incontriamo nei posti più strani?”
Mi sorride alzando la guancia destra, lo zigomo accentuato rivela una nota di freschezza nel suo volto.
“A dir la verità… si.”
“A questo punto c’è da chiedersi: sono io che pedino te…. O lo stai facendo tu con me?”
Ok, questa riesce a strapparmi una risatina “Mah, davvero non saprei…”
“Così era questo il tuo impegno. Se non fossi incastrato con un’estranea ti inviterei al mio tavolo”
“U-un’estranea?” questo mi puzza.
Annuisce con la testa “Già, non chiedermi perché ho accettato”
Ma si, come ho potuto pensare anche minimamente che fosse interessato a me? Esce con le estranee e quindi non dovrei prendere sul serio la proposta di stamattina. Dietro non c’era niente. E io mi sono fatta fin troppi film riguardo la sua richiesta… mi sono pure sentita in colpa!
“Bella? Tu a che tavolo sei?”
“Uh? Quello lì vicino alla colonna, sto aspettando che arrivi la mia compagnia
“Ah.” Fa un piccolo sorriso alzando solamente un lato delle labbra e dopo qualche istante torna a guardarmi.
“Si da il caso che… stasera sia io la tua compagnia
Forse ho capito male. “Scusa?” Non ci credo, dopo aver pensato di tutto e di più sull’ipotetico fratello di Alice, mi ritrovo davanti lui, che in questi due giorni è quasi diventato l’unico oggetto dei miei desideri… e delle mie paure… di svenire di nuovo.
“Che ne dici se ci accomodiamo?”
“Emh… io… oh, ma sei sicuro che quello sia il tuo tavolo? Voglio dire… tu sei il fratello di Alice Cullen?”
“Se questo vuol dire “essere obbligato a vestirsi bene” oppure “presentarsi alle sue assurde e numerose feste” ed anche “accettare il suo buon grado di pazzia”… beh, si, sono il fratello di Alice, piccola pazza maniaca della moda”
Mi sorride. Mi sta sorridendo e io mi sento mancare.
NO. Ora no. Bella pensa all’alternativa: tu, il tuo cuscino e l’ospite speciale – il divano.
Pessima idea svenire di nuovo, meglio non metterla neanche in circolo.
Il locale comincia a riempirsi così come i tavoli intorno a noi, ed io sono ancora in piedi a cercare qualcosa da dire. Maledizione.
“Edward… ti chiami Edward, vero?” e come scordarlo il nome di occhi verdi!
Il solito sorriso che non si ferma alla bocca ma arriva fino agli occhi “Si”
Intanto ci avviciniamo al tavolo e gentilmente mi sposta la sedia per farmi accomodare, roba da una manciata di decenni fa.
“Senti, Edward… tu cosa fai nella vita?” aaaah potevo scegliere di meglio, tra tutti gli argomenti possibili proprio questo? Ora mi dirà sicuramente che è in procinto di matrimonio. Chi se lo lascerebbe scappare uno così?
”Sono un compositore”
”Davvero? E… cosa componi?”
”Melodie classiche… Si, ma non cercare di ricordare il mio nome, non l’avrai sicuramente sentito da nessuna parte. Ho preferito aprire uno studio di registrazione piuttosto che lanciarmi tra le onde senza avere poi la certezza di un futuro da musicista”
”Ma sei… sei giovane non è presto per darsi una certezza?”
Mi sembra strano sentirne parlare da un – credo – mio coetaneo. Io non mi sono mai abituata all’idea di fossilizzarmi nel La Tulipe, anzi, sono sicura che tra meno di un paio d’anni non lavorerò più lì. Non è quello il mio sogno.
”Bella, tu hai realizzato il tuo sogno?”
Umh… lo guardo dubbiosa, cosa vuole dirmi? “No, ma spero che un giorno ci riuscirò”
”Anch’io lo speravo, ma nonostante continui a farlo non voglio illudermi ed aspettare che qualcuno bussi alla mia porta dandomi in regalo il mio ambito futuro”
Mi irrigidisco sulla sedia e alla mia risposta lo fa anche lui.
”Non credo di aspettare qualcuno, o qualcosa. Io vivo e sperimento. A seconda di quel che percepisco dal mondo il mio sogno va avanti, si ingrandisce e spero, anzi SO che un giorno potrà vivere insieme a me.”
Ci guardiamo per un infinito istante negli occhi e so di essere stata fredda, forse al suo pari, o forse di più. Ma non voglio che pensi che mi sto solamente illudendo. Ognuno di noi lavora, sfida il destino, rischia la sua vita pur di sognare, pur di dar luogo a quel che abbiamo nel cuore. Altrimenti rimaniamo solo dei morti con una luce spenta negli occhi.
”I signori vogliono ordinare?”

A quanto pare mi ritrovo a dovervi lasciare così… un po’ a bocca asciutta ma fremo anch’io per continuare a scrivere su questa serata >.< Siamo arrivati alla prima incomprensione, povero cuoricino mio.
Prometto di postare il nuovo capitolo mooolto presto
  
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