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Autore: Me91    01/03/2010    3 recensioni
Inghilterra 1800. Edgar è un affascinante vampiro sadico e senza scrupoli, continuamente in cerca di divertimento. Da un po’ tempo, però, nei suoi sonni durante il dì, fa l’apparizione una donna bellissima; pare un angelo sceso in terra. Nel sogno, la bella è l’unico punto di luce in tanta oscurità e la visione è completamente immersa nel silenzio. L’unico suono che si ode è un nome pronunciato dalla stessa ragazza: Artemisia.
Il vampiro se ne innamora immediatamente e inizia a cercarla. Quando infine la incontrerà si presenterà a lei, proponendole di diventare a sua volta un vampiro per vivere per sempre insieme. Ma la giovane ha dei principi e, inizialmente, farà di tutto per liberarsi di quel mostro... fino a che si accorgerà di essersene innamorata.
Secondo posto nel contest "Original contest - vampiri e immagini"
Genere: Romantico, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 4

 Il tuo veleno è rapido; e così, con un bacio, io muoio

(“Romeo e Giulietta”, W. Shakespeare)

 

Ancora quel vento silenzioso per il prato, che muove tutto senza produrre alcun suono.
La lady non è più bianca, pura; è ancora di spalle, vestita di nero. Anche i suoi capelli color dell’oro sono ora più neri della notte.
Sta guardando il castello, in lontananza, bagnandosi i piedi nelle acque del lago.
E’ immobile.
Poi, ecco: si muove. Si china e afferra una pianta biancastra, per poi raddrizzarsi e tornare a guardare il castello, che pian piano viene inghiottito dalla nebbia sempre più fitta. E sparisce.
Scompare anche il lago, e l’erba. E infine scompare anche lei, avvolta dalla nebbia e dal buio nel silenzio più totale.
 

Con un gemito soffocato, Edgar si ritrova seduto sul suo letto, grondante di sudore freddo e con il respiro affannoso.
Si porta una mano al petto e si stringe la camicia, fissando con occhi sbarrati le coperte.
Ancora questo sogno...
Si passa la mano tra i capelli, chiudendo gli occhi e calmandosi a poco a poco.
Quel sogno così inquieto non gli dà tregua. E’ solo la seconda volta che lo vive - è talmente reale...-, eppure lo colpisce dentro come se fossero dì e dì che ha quella visione.
Inizia a preoccuparsi... 

Helen sta volteggiando per la camera in abito da notte, ballando ad occhi chiusi un valzer che sta suonando il suo cuore. Quella musica che solo lei riesce a sentire la rende leggera e felice; ad occhi chiusi continua a ballare.
«Sei stupenda.» commenta Edgar con uno sguardo dolce, appena entrato dalla finestra socchiusa.
Lei apre gli occhi e si ferma, sorridendogli con calore.
«Mi lusinghi.» fa un piccolo inchino, scherzando con lui.
Edgar la raggiunge con un fluido movimento e le si ferma alle spalle, cingendole la vita con delicatezza.
Lei volta il capo indietro per guardarlo negli occhi, poi si baciano intensamente.
«Hai parlato con tuo padre?» le chiede lui appena dividono le labbra.
Helen annuisce con il capo, sorridendo di gioia.
«Non sono più costretta a sposare nessuno.»
«Allora accetta la mia mano, Artemisia.» sussurra Edgar con enfasi, avvicinando il volto a quello di lei.
«I nostri cuori sono già uniti.» mormora Helen, socchiudendo gli occhi e percependo il fiato caldo di lui sulle labbra «E il nostro matrimonio sarà celebrato dagli angeli.»
«Mi sposerai dopo la morte?» sorride Edgar, guardandola intensamente.
«Sì; ti troverò, ovunque andrai, e ti porterò con me.» dichiara lei.
«Non avrai bisogno di cercarmi; ti lascerò il mio cuore.» le accarezza i capelli con una mano «Così, anche se saremo divisi da Inferno e Paradiso, in realtà i nostri spiriti saranno insieme... per sempre.»
Le loro labbra si uniscono ancora, ardenti. 

Helen apre gli occhi, svegliata dalla calda luce del sole che bagna il suo viso.
Ha lo sguardo verso la finestra dalle tende aperte. Mai una mattina di sole le è sembrata più bella.
Si gira nel letto e dirige lo sguardo verso Edgar, sdraiato di fianco accanto a lei.
Lui la sta guardando con un piccolo sorriso sulle labbra.
«Buongiorno, Artemisia.»
Lei storce lievemente le labbra, lanciandogli uno sguardo obliquo.
«Uhm... ti sei vestito.» commenta con un tono deluso.
Edgar la va ad abbracciare, accarezzandole le braccia nude come il resto del corpo nascosto dalla trapunta, e le chiede in modo suadente:
«Mi desideri ancora?»
«Sei piuttosto bravo.» anche lei sorride, divertita.
Edgar le sfiora le labbra con le sue, per poi affermare:
«E’ stata la più bella, tra le notti.»
Helen lo guarda dolcemente, scostandogli, delicata, dei ciuffi neri di capelli da davanti gli occhi perlacei.
«Tu sei bello.» ribatte la ragazza.
«Non quanto te, Artemisia.» sussurra lui con un sorriso.
Lei gli passa le dita sul viso, seguendone i lineamenti perfetti illuminati dalla luce del sole che lo colpisce in pieno.
Si mostra preoccupata.
«E’ meglio chiudere le tende.» decide, muovendosi come per alzarsi, ma Edgar la ferma, tenendola ancora stretta a sé e ribattendo con calma:
«Non ce n’è bisogno.»
«Sì, invece. Non voglio che tu soffra in questo modo...» gli posa una mano sulla guancia, guardandolo ancora con un’aria impensierita.
Lui posa una mano su quella di lei ancora appoggiata al suo viso e dice con un tono rassicurante:
«Davvero, Artemisia, non è importante. E poi, questa luce dorata fa brillare la tua morbida pelle e illumina i tuoi occhi come cerulei zaffiri... non mi priverei di questa visione per nulla al mondo.»
Rimangono in silenzio qualche istante, poi Helen insiste:
«Dovresti riposare un po’. Rimani qui, se vuoi, a dormire; chiuderò a chiave la porta. Potrai raggiungermi più tardi; ti aspetterò in giardino dopo pranzo, sotto il salice.»
Lui scuote il capo, adombrandosi.
«Non intendo dormire.»
«Per qual motivo?»
Edgar abbassa lo sguardo, cupo in volto.
«Ti sogno ancora, Artemisia, ma la visione non è più piacevole.» confessa, fremente appena «E’ buia; cupa. Non fai più luce. Temo sia uno scuro presagio...»
Lei gli rivolge il sorriso più dolce, quando dice:
«Edgar... E’ solo un sogno.»
«Proprio in sogno ti vidi per la prima volta.» ribatte lui, tornando a guardarla.
Helen sospira.
«Faccio anch’io molti sogni, ma pochi si avverano.» si mette a sedere tranquillamente «E in genere si avverano proprio quelli in cui credo con tutta me stessa. Quindi, Edgar, ti basterà non credere in quella visione e questa non avverrà.»
Lui le lancia un sguardo stupito e la giovane conclude con un sorriso rassicurante:
«Il sogno di incontrarmi si è avverato perché tu desideravi con tutto te stesso che si avverasse.»
«Non smetterai mai di sorprendermi!» esclama Edgar, ridendo.
Anche lei ride, cristallina.
Qualcuno bussa alla porta.
Edgar volta immediatamente il capo in quella direzione, fiutando attentamente l’aria.
«E’ la domestica.» afferma il vampiro, alzandosi in piedi in un attimo.
«Oh...» fa Helen, sorpresa, guardando l’orologio della camera «Sono già le otto...»
«Lady, siete sveglia? Sono le otto.» la maniglia si inizia ad abbassare, segno che la domestica sta per entrare.
«Edgar!» bisbiglia Helen, guardandolo allarmata.
Lui capisce e, rapido, esce in balcone e sale sul tetto con un salto.
In quel momento, la domestica apre la porta.
«Oh, lady, siete sveglia.»
Helen, seduta ancora sul letto, si mostra assonnata.
«Sì, mi sono alzata proprio ora.» mente, simulando un piccolo sbadiglio.
«Ma siete completamente svestita!» si sorprende la domestica, chiudendo subito la porta della camera.
Helen si sbriga a dire per salvare la situazione:
«Ho avuto caldo questa notte...»
«Oh, cielo...» sospira l’altra, immergendosi nell’armadio in cerca di buoni abiti.
Helen, sorridendo divertita, lancia uno sguardo alla finestra socchiusa, immaginando che Edgar abbia sentito.
Infatti il vampiro, seduto sul tetto, trattiene a stento le risate, divertito a sua volta. 

«Avevi caldo questa notte?» ride Edgar, spuntando da dietro il tronco del salice.
Helen, seduta a terra sull’erba, ride a sua volta.
«Non sapevo che altro inventare!»
Lui le si siede accanto, senza perdere il sorriso, e chiede:
«Hai caldo anche adesso? Se vuoi posso aiutarti io a spogliarti...» le posa una mano sull’allacciatura del vestito blu che indossa.
Helen gli scosta il braccio, ribattendo con ironia:
«Immagino già la faccia di mio padre se ci scoprisse... sarebbe felicissimo.»
«Naturalmente scherzavo, Artemisia.» Edgar le accarezza dolcemente una guancia «Non farei mai nulla del genere senza il tuo consenso.»
Lei lo guarda teneramente, dicendo:
«Sei molto cambiato dalla prima volta che ti ho incontrato.»
«Mi hai cambiato tu.» annuisce lui.
«Spero in bene...»
«Naturalmente.»
Helen sorride e guarda il cielo grigiastro a causa delle argentee nubi che incombono sul prato.
«Pare dovrà piovere...» commenta, sospirando, poi torna a rivolgergli lo sguardo «Per lo meno, l’assenza della luce del sole ti dà un po’ di sollievo.»
«Sì, infatti.» asserisce Edgar, sdraiandosi a terra supino.
Helen gli propone:
«Riposati. Starò al tuo fianco.»
«Non voglio smetterti di guardarti nemmeno un istante, Artemisia.» dichiara lui, rifiutando l’offerta.
Helen gli si sdraia accanto, mormorandogli all’orecchio:
«E allora sognami.»
Edgar le rivolge un piccolo sorriso, afferrandole una mano. Lei stringe la presa e lo incita ancora a dormire.
Il vampiro sospira profondamente e cede; chiude gli occhi senza lasciarle la mano.
Si addormenta immediatamente; sfinito.

«Non direte sul serio, lord Green.» sibila lord Baker, aggrottando le sopracciglia.
Lord Green, in piedi accanto la finestra del salotto, lancia uno sguardo fuori, al cielo, sospirando malinconicamente:
«Cercate di capire...»
«Mi avevate promesso la mano di vostra figlia.» insiste l’altro con decisione, muovendo un passo avanti e posando le mani sullo schienale della poltrona davanti a lui «Dicevate di essere un uomo di parola.»
«Ed è così, lord, credetemi.» lord Green storce un po’ le labbra, a disagio «Dovete quindi perdonarmi... Helen è la mia unica figlia e per lei voglio solo il meglio.»
«Io sono il meglio per vostra figlia!» esclama lord Baker, punto.
«Helen non vi desidera.»
«Pensavo che questo fosse irrilevante.» sbotta l’altro uomo, stringendo con ira la presa sulla poltrona di velluto chiaro.
«Non posso più ignorare il fatto che le manca poco tempo da vivere.» ribatte lord Green, mostrandosi ora irremovibile «E sono pronto a soddisfare ogni suo desiderio, perché presto non l’avrò più con me. E lei non desidera sposarvi. La questione finisce qui, August; non avevamo firmato nessun accordo e nessun patto è mai stato suggellato, quindi ritiro semplicemente la mia proposta e mi scuso ancora per il disturbo che vi ho recato. Spero vogliate tornare a farci visita in futuro, dimenticando ogni contrasto.»
Lord Baker tira le labbra, visibilmente irritato, e, con un tono falsamente calmo, si limita a dire:
«Certamente, Arnold... ci rivedremo.»
Si volta ed esce dal salotto senza aggiungere altro.
Lord Green sospira di nuovo, lasciandosi cadere seduto sulla poltrona.
«Farei di tutto per te, mia piccola Helen...» si dice tra sé e sé, tornando a guardare il cielo con aria pensierosa.
Lord Baker, furioso, esce quindi dalla villa, avviandosi per la stradina di ghiaia verso la carrozza che lo sta aspettando. Appena giunto alla carrozza, però, dirigendo lo sguardo verso il prato, nota Helen Green seduta di spalle sotto un bel salice; lo stesso sotto cui si trovava il giorno precedente.
Increspando la fronte, seccato, muove qualche passo in direzione dell’albero, con l’idea di parlarle. E’ in quel momento che si accorge di una sagoma vestita di scuro sdraiata a terra accanto a lei.
Si ferma di colpo, sorpreso.
Sembra un uomo; un uomo assopito sotto i rami del salice. Helen Green pare lo stia guardando, immobile... gli stringe la mano.
Lord Baker si sente pietrificare, colto dentro da una rabbia incontenibile.
E dunque lady Green preferisce la compagnia di un altro uomo alla sua...
Stringendo i pugni con ira, torna alla sua carrozza, salendovi e ordinando al cocchiere di partire immediatamente.
In testa ha ancora le immagini appena viste.
Frustrato, continua a stringere i pugni, bisognoso di sfogarsi.
E così, Helen, mi rifiuti...
Rivolge lo sguardo fuori, attraverso il piccolo vetro dello sportello, e sul volto si dipinge un’espressione cupa.
Ma se non posso averti io, Helen, non potrà averti nessun altro.
Questa è una promessa.
E lui è un uomo di parola. 

*

La lady è ancora di spalle; il vento si è fatto stranamente più violento e, quasi con rabbia, le scuote i capelli neri e l’abito scuro, agitandoli in una danza non più armoniosa.
In mano ha quella pianta biancastra; il vento non la smuove. I suoi rametti sono fermi, immobili e freddi.
Il castello non si vede più; inghiottito dalla nebbia e dal buio.
Sta sparendo anche il lago e, presto, se ne andrà anche lei...
Vorrebbe urlarle, chiamarla, ma le labbra gli si muovono e da esse non esce alcun suono.
Disperato, continua a gridare silenzioso, ed ecco che lei pare udirlo.
Lentamente, con un movimento quasi innaturale, la lady inizia a voltarsi verso di lui, mentre il lago viene divorato sempre più dalla nebbia.
E infine lei si volta a guardarlo; e lui si sente gelare dentro.
Gli occhi sono solamente orbite vuote, nere, che sanno di morte: gli zaffiri sono stati trafugati; al loro posto un baratro buio.
La lady tende il braccio in avanti e lascia andare la pianta; il vento la trasposta rapida verso di lui, mentre le labbra di lei si muovono ed esce l’unico suono della visione... non più una musica, bensì un grido di morte.
E la foschia e l’oscurità si mangiano tutto. 

«Nooo!» il vampiro si desta all’istante, trovandosi seduto in un bagno di sudore gelido.
«Edgar, calmati!» Helen va ad abbracciarlo immediatamente «Era solo un sogno.»
«Oh, Artemisia!» Edgar la stringe forte a sé, strizzando gli occhi e immergendo il viso tra i suoi capelli dorati «E’ stata la visione peggiore di tutte!»
«Era solo un sogno.» ripete lei con un tono rassicurante «Nulla più.»
«Come puoi non temere un simile presagio di morte?» le chiede allora lui, stringendola ancor di più «Non posso più ignorarlo...»
Lei tira le labbra, adombrandosi.
«Io morirò comunque, Edgar, tra qualche tempo.» inizia a dire a mezza voce «Magari è questo che vedi... In ogni modo, non ci trovo nulla di sbagliato in questo sogno: perché in effetti un giorno me ne andrò per sempre.»
Edgar rimane in silenzio qualche istante, puntando gli occhi in un luogo imprecisato alle spalle di Helen. Poi mormora con un’aria incupita:
«Allora forse questo sogno sta a significare che non sono ancora pronto a lasciarti andare.»
Helen increspa lievemente la fronte e si stacca da lui per guardarlo negli occhi; lo sguardo del vampiro freme appena e sembra profondamente tormentato.
«Edgar...» abbassa gli occhi, senza capire «Pensavo avessi fatto una scelta...»
«Ed è così, Artemisia; avevo scelto.» lui le afferra una mano, parlandole con un tono un po’ sofferto «Però ora ho paura... ho paura non tanto di morire, quanto di veder morire te.»
«E perché dovresti temere questo se io stessa non lo temo?» ribatte Helen, tornando a guardarlo intensamente.
Lui storce un po’ le labbra, visibilmente angosciato.
«Io...» si ferma e abbassa gli occhi su la mano che le sta stringendo «Io non posso lasciarti morire.»
Helen rimane in silenzio, con in volto un’espressione scura. Distoglie lo sguardo, rivolgendolo alla campagna. Poi sospira brevemente.
«Che illusa che sono stata...» dice ad un certo punto con voce cupa «Solamente un’illusa.»
Lui torna a guardarla, con un’aria tormentata.
«Mi ero illusa che mi amassi davvero.» conclude lei, socchiudendo gli occhi.
«Ma è vero, Artemisia!» va a stringerle anche l’altra mano «Ti amo con tutto me stesso, te lo giuro.»
«Allora perché non sei in grado di accettare la mia scelta?» ribatte lei, tirando le labbra.
«Non ci riesco...» il volto del vampiro si contrae in una smorfia di dolore, quasi.
«Dunque vattene ora, Edgar, e non sarai costretto a soffrire ancora.» sentenzia Helen, mostrandosi impassibile e dura.
«Artemisia, ti prego...» le sussurra lui, sofferente «Non farmi questo...»
«Smettila.» ordina lei, scostandosi e rifiutandosi di guardarlo «E vattene.»
«Ti supplico, amor mio...» insiste con forte sconforto «Non farmi questo... se davvero tieni a me, non farlo.»
«Vattene via, Edgar.» ripete Helen, chiudendo gli occhi.
Lui si morde un labbro, disperato, e sparisce.
Helen si volta indietro, notando che lui non c’è più. E allora inizia a piangere silenziosamente, stringendo tra i pugni la gonna dell’abito e maledicendolo. 

«Posso entrare, lady?» dopo aver bussato, la domestica socchiude la porta e sbircia all’interno della camera.
Helen, seduta sul letto con uno sguardo perso tra le pieghe delle coperte, mormora:
«Sì, Dorothy, entra pure.»
La domestica si chiude la porta alle spalle e mostra il vassoio che ha in mano, dicendo:
«Vostro padre si chiedeva se ora non aveste voglia di mangiare... sono le tre del pomeriggio.»
La giovane lancia un fugace sguardo all’orologio della stanza, poi risponde con un sospiro spento:
«No, non ho fame.»
Dorothy si mostra impensierita.
«Vi è capitato qualcosa, lady? Sembrate molto triste... pare abbiate pianto a lungo.»
Helen non risponde, incupendosi ancor di più.
La domestica fa un piccolo inchino con il capo.
«Perdonatemi, lady, sono stata importuna.» si volta per andarsene, ma l’altra la ferma, spiegando con un tono scuro:
«In effetti sì, Dorothy, sono molto triste.»
La domestica si gira a guardarla, premurosa e attenta.
Helen alza gli occhi verso di lei, chiedendole con un’aria malinconica:
«Dorothy, se ci fosse un uomo che dichiara di amarti con tutto se stesso... un uomo che anche tu ami follemente perché diverso, perché è l’uomo che stavi cercando da una vita... ma se ci fosse una condizione da accettare per poterlo amare per sempre; una condizione che ti permetterà di stare con lui per l’eternità... tu cosa faresti? Accetteresti, oppure no?»
«Oh, lady, accetterei, certo.» sorride dolcemente l’altra.
Helen increspa lievemente la fronte, aggiungendo a malincuore:
«Ma se questa condizione fosse terribile? Se ti facesse molta paura, nonostante lui ti assicura di rimanerti accanto e aiutarti a superare il terrore?»
La domestica rimane pensierosa qualche momento, poi inizia a dire lentamente:
«Non so di quale condizione possa trattarsi, lady... ma una cosa so con certezza. Se l’amore è grande, puro, bello, allora è in grado di sostenerci anche nelle prove più terribili. Non conosco condizione abbastanza orribile da oscurare la bellezza dell’amore. Non ne esiste una tale.»
«E se ti dicessi che questa è la più terribile di tutte?» la interroga Helen, tormentata.
Dorothy la guarda intensamente.
«Lady... voi amate questo uomo?»
La giovane annuisce con il capo, mentre gli occhi le si fanno lucidi.
«E siete certa dell’amore che prova lui per voi?» chiede ancora l’altra.
«Me ne ha dato la prova.» mormora la ragazza «Ha detto, e mi ha dimostrato, che è disposto a tutto per me...»
Tranne che vedermi morire...
Aggiunge mentalmente, fremendo.
La domestica quindi conclude seriamente:
«Allora lady, se le cose stanno così, fossi in voi io accetterei qualsiasi condizione. Anche la più orribile. Per l’amore, lo farei.»
Helen abbassa lo sguardo, pensierosa.
Le lacrime vanno a rigarle le guance, calde.
«Se è una liberazione ciò che cerchi, ti prego... accetta quella che ti offro io.»

Si morde un labbro, fremendo.
«Se non temi la morte, non temere ciò che ti sto offrendo...»
«Io voglio solamente salvarti. Puoi credermi: è così. Non desidero altro che tu viva... puoi anche non accettarmi, ma ti supplico: vivi.»

«Edgar...» sussurra Helen, così piano che Dorothy non riesce a sentire.
Forse dovrei accettare... 

«Oh, tesoro, ti senti meglio?» chiede lord Green, alzando gli occhi e rivolgendoli alla figlia appena entrata nel salotto.
«Sì, meglio.» annuisce Helen, andando a sedersi al tavolino da the con il padre.
«Arrivi giusto in tempo per bere qualcosa; sono le cinque.» sorride lord Green, mostrandole poi l’elaborata bottiglia che ha in mano.
Questa contiene un liquido di un verde acceso, trasparente e limpido.
«Assenzio?» chiede la giovane, sorpresa.
«Me l’ha lasciata lord Baker; è un dono per dimostrarci che non porta rancore. Sta per partire per l’America per affari; crede che non potrà più tornare in Inghilterra.» spiega lord Green.
«Sai bene, padre, che è meglio che tu non beva certe cose.» lo ammonisce lei «Hai una certa età.»
«Lo so, lo so...» sospira il padre con noncuranza «Ne farò a meno. Ma almeno tu provalo; è un dono, in fondo.»
«E va bene, ne bevo un sorso.» si arrende Helen, poi gli sorride dolcemente «Mi tirerà un po’ su.»
«Lo spero, figlia mia.» lord Green ne versa un po’ in un bicchiere; il liquido risplende alla poca luce pomeridiana di quel giorno grigiastro. Dopo di che, lord Green posa l’apposito cucchiaino forato sull’orlo del bicchiere e vi mette sopra una zolletta di zucchero. Afferra poi la brocca con l’acqua fredda, versandone un po’ nel bicchiere da sopra il cucchiaino; l’assenzio viene così diluito finché non supera la metà del bicchiere, perdendo la lucentezza e divenendo di un colore opaco, lattiginoso.
«Ecco qua.» lord Green afferra il cucchiaino, posandolo in un piatto, e Helen va ad afferrare il bicchiere con il distillato.
«Grazie.»
«Di nulla.» suo padre si prepara una tazza di the «Io mi accontenterò del the.» ridacchia, aggiungendo lo zucchero.
Helen avvicina il bicchiere alle labbra e beve un poco; mostra un’espressione disgustata, appoggiando di nuovo il bicchiere sul tavolo.
«L’assenzio non mi è mai piaciuto molto.» commenta, pulendosi le labbra con una salvietta.
«Lo so bene.» ride suo padre «Oh, beh; se a te non piace e io non posso berlo, credo proprio che questa bottiglia prenderà la polvere tra gli altri liquori e distillati!»
«Meglio così, padre.» ribatte Helen con un sorriso.
«Vai a prendere una boccata d’aria, Helen; pare che domani pioverà, meglio approfittarne oggi.» le consiglia lord Green «Ti fa bene stare all’aperto.»
«Sì, hai ragione.» la ragazza si alza e decide di raggiungere il suo salice. 

Appena giunta sotto l’albero, la giovane si siede e sospira. Posando distrattamente una mano a terra, si accorge di averla appoggiata sul libro che ha lasciato lì il giorno precedente; “Romeo e Giulietta”.
Lo afferra, osservando la bella copertina con in mente mille pensieri.
Mentre è così, pensierosa e immobile a contemplare il libro, il cuore inizia a batterle un po’ più forte, recandole un leggero fastidio. Sorpresa, si porta quindi una mano al petto, mentre anche il capo inizia a dolerle. Il corpo prende a tremare e lei sente caldo.
Il libro le cade dalle mani, mentre respirare diviene sempre più faticoso.
Con un gemito soffocato cade a terra di fianco, contraendo il volto in una smorfia sofferente.
Suda; si agita a terra, dolorante, e si sente sempre più debole.
Il cuore inizia a rallentare, sempre più stanco.
Helen si sente soffocare; la vista è annebbiata e sta per perdere coscienza.
«Ed... Edgar...» rantola, chiudendo gli occhi.
Il cuore rallenta sempre più.
E infine si ferma. 

Edgar è in camera sua, seduto sul letto con le mani tra i capelli e i gomiti posati sulle ginocchia.
E’ immobile ed è in quella posa, con le palpebre abbassate e un’aria afflitta e angosciata, da quando ha lasciato Helen quella mattina.
Le tende della stanza sono aperte; filtra la poca luce e gli brucia la pelle, ma lui ormai non sente più nemmeno il dolore.
Mia Artemisia... Come posso vivere senza di te? Ero così certo di aver trovato la strada giusta, ma ora non ne sono più tanto sicuro. Mi pare di nuovo quella più terribile e vorrei solamente salvarti, farti cambiare via... Mia Artemisia...
In quel momento, inaspettata, l’immagine della lady senz’occhi, vestita di scuro, si materializza nella sua mente in modo violento, per poi sparire di nuovo.
Edgar balza in piedi, spaventato, e si guarda intorno con un’aria confusa.
Cos’è accaduto? ... Questa sensazione che mi sento dentro... cosa...?
Si gela, ora certo di aver compreso.
Non può essere...
Scatta immediatamente verso la finestra, lanciandosi contro i vetri e frantumandoli. Atterra nel cortile sottostante e parte di corsa verso la villa della sua amata.
Pochi istanti, ed è arrivato sotto il salice.
Si immobilizza.
Lei è là, all’ombra dei rami, sdraiata. Pare dormire; è perfettamente immobile, bellissima. La pelle chiara e immacolata brilla ancora nella fioca luce pomeridiana che filtra come piccole perle attraverso le poche aperture offerte dai rami del salice; i capelli paiono una cascata d’oro e vanno a bagnare l’erba, scossi appena da una piccola brezza. Gli occhi sono però celati dalle palpebre e le labbra sono lievemente aperte, come nell’atto di dire qualcosa.
Helen Green è perfetta nella sua immobilità; pare il soggetto di un bellissimo dipinto ad olio; del più grande, tra i maestri di pennelli.
Non può essere...
Si ripete, congelato nella sua posa.
Non è possibile...
Le si avvicina lentamente, con un’espressione atona; le si inginocchia poi accanto, prendendola tra le braccia delicatamente, come per non svegliarla.
Sembra davvero assopita. La contempla in silenzio, perdendosi con lo sguardo sui lineamenti perfetti del suo bel viso puro.
Il male che avevi dentro ti ha sopraffatto?
Tira le labbra, in un’espressione sofferente.
In quel momento, un odore particolare raggiunge il suo naso; colto subito dal suo fine olfatto.
Sembra assenzio, ma c’è qualcosa di strano... del veleno.
Un veleno ha ucciso Helen Green.
«Veleno...» mormora, con una voce cupa e spenta «Ti hanno ucciso, mio angelo? Oh, stolti, che siano maledetti...» tira il volto in una smorfia di dolore, stringendo ancor di più a sé il corpo della giovane «Chi ti ha fatto questo non ha capito di aver commesso il peggiore dei peccati. Ha strappato dal prato il fiore più bello; e ora il prato appassisce, piangendo.»
Le scosta teneramente dei piccoli ricci biondi dalla fronte, per poi avvicinare il viso a quello di lei e sussurrarle con gli occhi socchiusi e una voce spezzata dalla sofferenza:
«Mi dispiace, Artemisia... Questo non sarebbe dovuto accadere. Se avessi saputo... io...»
Ancora l’odore del distillato solletica il suo naso, addolorandolo ancor di più.
Poi increspa lievemente la fronte, pensieroso.
Assenzio...
Si irrigidisce, comprendendo all’improvviso.
Ecco perché Artemisia... Ecco cos’era quella pianta biancastra che Helen Green teneva in mano nella sua visione... Ecco perché quel presagio di morte.
L’Assenzio deriva dai fiori e le foglie dell’Artemisia...
Era tutto così semplice, quindi. Aveva sognato, sì, la donna a cui avrebbe donato il cuore, ma oltre che trovarla avrebbe dovuto salvarla... ma ora è troppo tardi.
«Dolce Helen, perdonami, ti prego...» le dice a mezza voce, fremendo appena «Per tutto questo tempo ho continuato a chiamarti Artemisia, senza immaginarmi che orribile significato avesse in realtà questo nome. Nel sogno continuavi a ripetermelo; volevi che ti salvassi. Guardavi il mio castello, in lontananza, e mi chiedevi aiuto... E io non avevo capito nulla... e ora tu sei morta.»
Chiude con forza gli occhi, sentendoli carichi di lacrime.
«Che stolto sono stato; il mio errore è imperdonabile. Tu non dovevi morire, Helen... Era l’unica cosa che volevo davvero. Mi ero illuso di riuscire a lasciarti andare e ti avevo promesso anche di morire con te. Io la morte non la temo più da quando ti ho incontrata, ma, semplicemente, non potevo accettare la tua. Perché non si sono presi la mia, di vita? Perché tu, Helen, così pura creatura? Nessuno più di te meritava ancora di vivere in questo sporco e corrotto mondo terreno... nessuno.»
Edgar riapre gli occhi, tornando a guardarla.
Ora si sono diradate un po’ di nubi; la luce del sole risplende per il prato, facendo brillare il viso di lei.
Lui la stringe di più a sé e alza gli occhi al cielo.
«Gli angeli ancora risplendono, anche se è caduto quello più splendente* mormora, chiudendo ancora gli occhi.
Dopo un attimo torna lentamente a guardare la giovane, mentre delle lacrime vanno a rigare il suo viso. Non piange da moltissimo tempo; non credeva di esserne ancora in grado. E invece sì, ora piange. Piange per lei; fredda, silente.
«Sei morta, Helen... e se sei morta tu, mia stella, mio punto di riferimento, mia anima... lo sono anch’io.» socchiude gli occhi e avvicina quindi il viso a quello di lei.
Non teme più la morte, ormai. D’altronde, perché dovrebbe temerla? Trova maggiormente terribile una vita senza di lei, che le fiamme dell’Inferno. E poi si sente stanco; stanco come non mai. E aveva fatto una scelta; le aveva fatto una promessa.
E dentro è già morto; è morto nell’istante in cui l’ha vista lì, sotto il salice, immobile.
Quando le sue labbra giungono a sfiorare quelle morbide di lei, Edgar infine sussurra, leggermente fremente:
«
Bacerò le tue labbra: c’è rimasto forse un po’ di veleno a darmi morte
*2
La bacia delicatamente, chiudendo del tutto le palpebre e bagnandole il viso con le sue lacrime.
Il vento si alza dunque un po’ più forte e il vampiro svanisce in una nube di cenere trasportata via dalla brezza, lasciando solamente il suo cuore abbracciato a quello della bella Helen Green...
Per sempre insieme; non in terra, bensì in cielo.  
  

Fine
 

* Frase di Shakespeare
*2
 Da “Romeo e Giulietta” di Shakespeare

Perdonate l'enorme ritardo, ma in questi giorni sono stata molto impegnata e ho passato pochissimo tempo al computer. ^^'
La storia termina qui. Ringranzio chi mi ha seguito, sperando di non aver deluso nessuno con questo finale. =)
Un ringraziamento speciale ad Achiko, che ha inserito la storia tra le Preferite, poi a chi ha aggiunto la storia alle Seguite, ovvero: Arwen Woodbane; Bella_kristen; egypta; Isy_264; LuNa1312; sono_io; storyteller; zero2757.
E infine un grazie a chi ha commentato lo scorso capitolo:

Achiko:
Grazie di avermi seguito fino alla fine; sono contenta che la storia ti sia piaciuta. =) Grazie anche dei consigli, che sicuramente cercherò di seguire in una futura storia sui Vampiri. ^^ Spero che l'ultimo capitolo non ti sia dispiaciuto... sai, prima ancora di capire bene come avrei svolto tutta la vicenda, la fine era bella stampata nella mia testa! xD Non potevo modificarla, quindi, eheh. Ciao! =)
 
Bella_kristen:
Oh, sì, anche tu partecipavi al concorso! Ti sei dovuta ritirare, però, vero? Spero che posterai la tua storia: sono curiosa! ** Ho letto anch'io le altre fic partecipanti - tutte quelle che hanno postato fino adesso, se non mi sono scordata qualcuno xP - e devo dire che alcune sono davvero belle, non trovi? (La mia non è compresa <.< ... xD) Mi fa piacere sapere che la storia finora non ti è sembrata affatto male: spero che anche quest'ultimo capitolo sia di tuo gradimento! ;) Ciao!

Un bacione a tutti e... alla prossima! ^^
by, Me91
  
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