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Autore: Blue    23/07/2005    3 recensioni
Alessia è un'adolescente come tante, Matteo è il suo migliore amico da anni e ha il vizio di fuggire i problemi anziché affrontarli. La vita non è mai facile. L'importante, però, è trovare qualcuno che ti permetta di raggiungere il proprio posto oltre le nuvole, oltre le difficoltà e i problemi di ogni giorno. E se Alessia sta ancora cercando questo qualcuno, Matteo crede di averlo trovato già da tempo...
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Pronto?”
“Alessia, sei tu?”
“Sì, sono io... Chi parla?”
“Sono la madre di Matteo.”
“Signora! Buongiorno!” disse lei, con un sorriso, sebbene sentire il nome Matteo l’avesse intristita non poco. Non aveva riconosciuto la madre del ragazzo, per telefono. Dalla voce sembrava molto abbattuta.
“Matteo... Sì, insomma. Credo che se ne sia andato.”
Alessia rimase a bocca aperta.
“Quando?”
“L’altro giorno, credo. Mi ha appena chiamata da un telefono pubblico. Mi ha detto che sta bene, ma che per il momento non vuole tornare a casa.”
Alessia annuì.
“Mi ha pregata di consegnarti una cosa. Una lettera. Ti andrebbe di venire?”
“D’accordo. Verrò appena possibile” disse Alessia, con un sorriso.

La madre di Matteo le aprì la porta. Alessia entrò timidamente. Quando la vide le si strinse il cuore. Era molto più stanca e sciupata dall’ultima volta in cui l’aveva vista. Non era più la donna forte e grintosa che aveva conosciuto quella sera di tanti anni fa.
“Alessia, vuoi accomodarti?”
“No, la ringrazio. Di sotto c’è mia madre che mi aspetta.”
La donna annuì, e le porse la lettera lasciata da Matteo.
“Sono rimasta sola, adesso” disse la madre del ragazzo, con voce spenta. “Mio marito se n’è andato. E anche mio figlio, adesso. Perché? Non sono stata una moglie e una madre buona?”
“Non è vero. E poi, non è sola” disse Alessia, con voce convinta. “Matteo tornerà presto, ne sono sicura.” mentì, alla fine.
“Perché se n’è andato? Tu ne sai qualcosa?”
Alessia rimase in silenzio. Cosa doveva dirle?
Se n’è andato perché io sono stata troppo dura con lui? Perché l’ho beccato sul fatto mentre mi tradiva?
“No” disse alla fine. “Ma sarà la solita sciocchezza. Sono sicura che tornerà.”
La madre di Matteo annuì. “Bene, adesso è meglio che tu vada.”
“Già” disse Alessia, dando un’occhiata all’orologio. “Magari torneremo a trovarla, io e mia madre, un giorno di questi” propose la ragazza.
“Vi aspetto” disse la donna.

“Che cos’è?” chiese la madre di Alessia a sua figlia, quando fu salita in macchina.
“E’ una lettera. Sapessi quanto è dispiaciuta la madre di Matteo! Dobbiamo tornare a farle visita, qualche volta.”
La madre della ragazza annuì, e le scompigliò i capelli.
“Non se n’è andato per colpa tua, Alessia” le disse, e accese il motore della macchina.
Alessia aspettò che la madre tornasse a parlare.
“Te l’ha scritta lui, la lettera?”
“Credo di sì” disse Alessia, studiando la calligrafia dal retro del foglio.
“Vuoi leggerla ora?”
“No, la leggerò a casa con calma” disse la ragazza sforzandosi di sorridere. Il solo pensiero di aprire quella lettera le metteva addosso una tensione indicibile.

Alessia si sedette sulla panchina del giardino di casa sua, la stessa sulla quale si era seduta quella sera in cui Matteo era rimasto da loro a cena. Decise di non farci caso. Era il punto più fresco del giardino, e non aveva voglia di stare dentro casa, col caldo che faceva.
Aprì la lettera, le mani che le tremavano perfino di più rispetto a quando l’aveva visto l’ultima volta, nel parco, quando avevano litigato.
Pensò all’ultima parola che gli aveva detto.
Vattene.
Era stata troppo cattiva, forse.
Beh, in fondo lui l’aveva tradita.
Si decise a leggere la lettera.

Cara Alessia,
So che quando leggerai queste parole ti chiederai dove sono, cosa sto facendo, ma soprattutto, perché me ne sono andato. E poi so che sei mortalmente arrabbiata con me e che ti ho deluso, e sono d’accordo con te. Al tuo posto mi sentirei allo stesso modo.
Prima di andarmene, c’erano delle cose che ci tenevo a farti sapere.
Forse adesso ti viene voglia di strappare questa lettera, e magari ti stai chiedendo che cosa voglio ancora da te. Ti prego di leggere queste poche righe fino in fondo.
Per quanto riguarda quello che ho fatto, non c’è molto da dire. Solo che quello che è successo non è accaduto di mia iniziativa, anche se poi ho ceduto. Ma non è questo che importa. So che non potrò ottenere il tuo perdono, e non oso nemmeno cercarlo. Sappi che quanto ho già scritto e scriverò non sarà una serie di frasi fatte messe in fila per riconquistare la tua fiducia. Sono cose che sento davvero, e che ho bisogno che tu sappia.
Ti ho sempre detto che tu sei stata l’unica cosa che è rimasta sempre fissa, nella mia vita. Adesso che ti ho perso, rimpiango tutte quelle volte in cui non ti ho detto quello che sentivo. Sei sempre stata il mio punto di riferimento, e facevo di tutto per ricambiare quello che facevi per me standomi accanto, anche se spesso io stesso distruggevo tutti i miei tentativi, facendoti stare peggio. Del resto, anche stavolta sto facendo la stessa cosa. O forse stavolta non del tutto: forse, andandomene, ti farò un favore, perché non mi avrai più fra i piedi.
Ricordi quando ti dicevo che un giorno me ne sarei andato, senza che lo sapesse nessuno? Credo che quel giorno sia arrivato.
Sappi che sei sempre stata tutto per me. La mia aria, la mia droga, la mia ossessione. Solo ora ho capito di averti amata da sempre, e dico sul serio. Non so come vivrò senza di te, per questo ho deciso di andarmene. Preferisco che le cose vadano così. E non sentirti per niente in colpa: è così che doveva andare, e se me ne vado è per una mia scelta, non perché so che non potrai perdonarmi. Devo provare, per una volta nella vita, a farcela da solo. Forse sono troppo debole, o forse no. Ma devo farcela.
Non ti dimenticherò mai, Alessia. Non per scelta mia, ma perché sei sempre nella mia testa, e mi è impossibile non pensare a te.
Sì, dimmi pure che è una contraddizione andarmene. Lo so benissimo. Anzi, è proprio da vigliacchi. Ma in fondo mi sono sempre comportato in questo modo, e tu mi hai voluto bene anche così. E a me basta questo.

Ti voglio bene.
Matteo



“Ehi, Alessia!”
Alessia alzò lo sguardo. Non si poteva mai fare niente in santa pace, pensò, le lacrime che tentavano disperatamente di venire giù.
“E’ aperto...” mormorò la ragazza.
Fabio abbassò lo sguardo e notò che era vero, il cancello era aperto. Lo richiuse alle sue spalle.
“Come va’?” chiese allegro, ma appena si avvicinò ad Alessia cambiò espressione.
“Tutto a posto?”
“Sì... Credo” mormorò la ragazza.
“Hai... Gli occhi rossi. E’ successo qualcosa?” disse, sedendosi accanto a lei.
Povero Fabio. Voleva fare per forza qualcosa per lei, ma lei voleva stare da sola.
E’ successo che Matteo se ne è andato.
E’ successo che l’ho perso per sempre.

“No...”
Alessia abbracciò Fabio, lasciando che alcune lacrime silenziose le rigassero il viso.
Lo strinse forte a se’.
Cosa sperava di trovare, in quell’abbraccio?
Forse quella forza mista ad affetto che solo Matteo sapeva darle?


Era la festa di compleanno di Alessia. La sua peggiore festa di compleanno.
Aveva invitato tutti i suoi compagni di classe.
Avrebbe invitato anche Matteo, se solo avesse saputo dov’era.
Ma forse non sarebbe venuto ugualmente.
Era una festa perfetta, con il DJ, le luci da discoteca, il buffet e tutto il resto.
Ma non riusciva ad essere completamente felice.
Aveva ballato un po’, poi si era seduta in disparte. Preferiva guardare i suoi amici divertirsi, illuminati a tratti dalle luci.
“Ehi... Va tutto bene?”
Era l’ennesima volta, da quando si era seduta, che le facevano quella domanda.
Più sosteneva che andava tutto bene, più il groppo che aveva in gola le pesava.
Certo, una festa dove tutti si divertivano a parte la festeggiata era una contraddizione.
Ma insomma, aveva detto che stava bene. Perché non pensavano a divertirsi, almeno loro?
Fabio, senza ricevere risposta, si sedette accanto ad Alessia.
“Sì” mentì lei, per l’ennesima volta.
Fabio annuì, guardando verso la pista.
“Cioè... No.” riuscì finalmente a dire Alessia, dopo una lunga pausa. “Ma non mi va di parlarne. Sembra essere il peggiore compleanno della mia vita.”
Ecco, pensò Alessia, adesso mi chiederà: “Perché?”
Invece Fabio sorrise, e la guardò negli occhi.
“Non è mai troppo tardi, per rendere qualcosa speciale” disse, convinto, almeno quanto lo era la sera del compleanno di Sabrina.
Alessia guardò a terra, scrollando le spalle.
Fabio si alzò.
“Balliamo?”
Alessia alzò lo sguardo.
Poi sorrise, e annuì.
“Sì. Balliamo.”
Stavano suonando un lento che Alessia non conosceva.
Meglio così, preferiva sempre ascoltare qualcosa di nuovo nei momenti speciali. Poteva assaporare meglio le note, e incidervi sopra nuove esperienze ed emozioni, per provarle di nuovo quando avrebbe riascoltato quello stesso brano.
Fabio la prese per mano, e la portò dov’erano gli altri, anche se un po’ in disparte – sapeva che ad Alessia non piaceva mettersi in mostra.
Fabio era un ottimo ballerino. Alessia, forse, era un po’ troppo rigida.
Lasciò fluire via i pensieri, facendosi cullare dalle note.
Ecco, forse adesso andava meglio.
Sospirò.
Appoggiò la testa sulla spalla di Fabio, e chiuse gli occhi.
Quello stesso profumo.
Ed erano di nuovo ad una festa di compleanno.
Forse era il destino.
Alzò di nuovo lo sguardo. Fabio stava sorridendo.
Pochi secondi dopo, la stava baciando.
E l’assenza di Matteo si percepiva sempre meno.
Adesso, forse, era davvero tutto perfetto, alla sua festa.
Quasi tutto.
  
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