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Autore: speranza19    02/03/2010    0 recensioni
Shot scritta per l'iniziativa 2010: a year together del Collection of Starlight. "Mentre quella figura alta e bellissima avanzava nella sua direzione, Isabella non ebbe esitazione alcuna. Dio, è proprio lui – pensò in meno di una frazione di secondo. Ne era certissima, Edoardo lo avrebbe riconosciuto anche in mezzo a mille persone."
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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My first love

Isabella adorava l’università, specialmente perché, quando non aveva niente da fare, poteva camminare liberamente per i negozi di Bari.

Muoversi a piedi non le era molto gradito, visto che era la pigrizia personificata, ma per lo shopping poteva benissimo abbassarsi a qualche piccolo sforzo.

Via Sparano era davvero piena di gente quel martedì mattina, nonostante il tempo non fosse dei migliori e un leggero vento freddo le stuzzicasse il viso minuto. I saldi riempivano gli esercizi commerciali come se fossero una attrazione irresistibile.

Isabella, infagottata nel suo pesante trench candido su cui spiccava il marrone della grande borsa a tracolla contenente i grossi libri per il prossimo esame di filosofia, camminava serena sul marciapiede.

Fissava il cielo, con i suoi grandi occhioni verde chiaro. Il sole riscaldava appena appena l’aria.

Un sorriso le spuntò sul volto truccato in modo delicato.

Le bastava poco per essere felice: i Muse sparati nelle orecchie, qualche acquisto da H&M, il luccichio della fedina di oro sull’anulare sinistro.

Eh sì, Isabella aveva trovato un ragazzo straordinario, il migliore del mondo. Qualcuno che la rispettasse, che non la opprimesse, che le lasciasse i suoi spazi e l’amasse per quello che era senza asfissiarla. Finalmente, una persona all’altezza dei suoi desideri.

Tutto sembrava perfetto nella sua vita da normale ventenne. Nessun problema, nessuna preoccupazione. Orizzonte perfettamente sgombro da qualsiasi nuvola minacciosa.

Poi, accanto allo store della Louis Vuitton, uno dei luoghi sacri per una fashionist come lei, si materializzò lui.

Mentre quella figura alta e bellissima avanzava nella sua direzione, Isabella non ebbe esitazione alcuna.

Dio, è proprio lui – pensò in meno di una frazione di secondo. Ne era certissima, Edoardo lo avrebbe riconosciuto anche in mezzo a mille persone.

Erano passati tre anni dall’ultima volta che lo aveva visto. Erano passati tre, lunghissimi, eterni anni da quando lei si era maturata e aveva lasciato il loro liceo, perdendolo.

I ricordi affollarono la mente di Isabella come un mulinello velocissimo di flashback. Ricordi belli, ricordi brutti, ricordi di eventi che l’avevano fatta crescere e che le avevano insegnato che l’amore non sempre ha la fortuna di essere ricambiato.

Edoardo, senza sapere niente, l’aveva educata alle quotidiane lacrime silenziose, alle pagine di diario riempite di elucubrazioni stupide e tenere, agli sguardi furtivi e al batticuore folle. Proprio come quello che stava mettendo a soqquadro Isabella in quegli istanti.

Lei lo vedeva adesso, davanti a sé, proprio come lo aveva visto per cinque anni, ogni giorno, in ogni occasione.

I capelli erano lunghi e ricci, proprio come nel duemilasette, e gli incorniciavano il viso maledettamente scolpito e coperto da una barba incolta; erano belli e soffici. Quante volte Isabella aveva sognato di affondarci le dita, per controllare se fossero polposi come sembravano…

 I soliti occhiali da sole neri a mascherina nascondevano quegli occhi nocciola profondi, acuti, brillanti. Un giubbotto di pelle, il suo preferito, gli fasciava le spalle e il busto e, aperto, lasciava intravedere una felpa rossa con un disegno astruso di colore giallo.

Edoardo e il suo stile…

La nostalgia pervase Isabella in ogni angolo di se stessa mentre osservava Edoardo velocemente, cercando di fissare ogni dettaglio nella sua memoria.

Non lo avrebbe più rivisto, quasi sicuramente.

Al centro del suo petto si formò un buco immenso, come una di quelle cavità create dallo schianto di un meteorite, in cui iniziarono a galleggiare il dolore e il desiderio.

Tutti quei sentimenti la bruciavano, la squarciavano. Aveva dimenticato tutto: chi fosse, dove si trovasse, la persona che amava fino a un minuto prima.

Tutto cancellato. Rimosso magicamente.

Perché Edoardo era stato il suo primo amore, la prima persona per cui aveva nutrito qualcosa di vero, e la persona che più l’aveva fatta soffrire di più.

Perché nel cuore di Isabella c’era una macchia, scura come gli occhi di Edoardo, che non sarebbe mai sbiadita, nemmeno tra un milione di anni. L’incompiutezza di quella attrazione fortissima, la curiosità dannata, l’idealizzazione di cosa sarebbe stato e non aveva potuto essere, non si sarebbero estirpati. Non si erano annullati completamente col suo ex, e probabilmente nemmeno col fidanzato attuale sarebbe accaduto.

Che amarezza.

Isabella era schiava di una passione incompleta e maledetta; sperava di soffocare tutto prima che cominciasse a corroderla dentro. Giurò a se stessa che non avrebbe permesso a quell’incontro casuale di sconvolgerla ancora di più e strinse i denti.

Il destino l’aveva allontanata da lui e adesso glielo ripresentava così, dopo tanti anni, chilometri lontani dalle loro città, cambiati dalle esperienze e dal tempo.

Edoardo incedeva sul marciapiede, a meno di un metro da Isabella, chiacchierando con un amico.

Non la riconobbe, ma Isabella se lo aspettava.

Lui, come sempre, non la aveva vista. Non l’aveva fatto per cinque anni.

Isabella era anche cambiata fisicamente: era molto dimagrita, i capelli castani erano diventati lunghissimi  e si distendevano sul bianco del cappotto lisci come spaghetti ben oltre la schiena. Pensava anche di essere cambiata dentro, di essere forte, di aver superato tutto, ma non era così…

Edoardo si accostò leggermente verso la direzione di Isabella, la guardò per un secondo, poi continuò a camminare dritto per la sua strada. Isabella si voltò a guardarlo andar via di spalle, per l’ultima volta, durante il tempo in cui la figura di Edoardo iniziò a diventare sempre più piccola e a mischiarsi sempre di più con la folla, fino a diventare un punto lontano.

Isabella sentì l’impulso irrefrenabile di seguirlo, ma decise che non lo avrebbe fatto. Si pentì un attimo dopo della sua scelta, ma era la cosa più giusta da fare.

Si sedette su una di quelle strane panchine quadrangolari del centro di Bari, proprio davanti alla Vuitton, e sospirò, chiudendo gli occhi e provando a far smettere al suo respiro di essere così irregolare.

Isabella pregò Dio di non farle incontrare Edoardo mai più, di non farglielo rivedere mai più. Un male così forte non sarebbe riuscita a reggerlo un’altra volta.

Poi lo sguardo di Isabella si posò sull’anulare sinistro, e capì che avrebbe dovuto seppellire tutto e rinchiuderlo per sempre nel cassetto più recondito della sua memoria.

Non per il suo bene, ma per il bene di un ragazzo che non doveva soffrire per quello che aveva appena combinato con un suo brandello di anima, fuggito via con un altro.

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Angolo dell'autrice

Questa shot è stata scritta per l'iniziativa "2010: a year togheter", indetto dal Fanfiction Contest ~ { Collection of Starlight since 01.06.08 } ed è basta sul prompt 104-La macchia non sbiadirà mai.

La storia l'ho scritta il 9 febbraio, quella mattina incontrai il famoso Edoardo per Bari... mi venne un colpo, dopo tre anni... e allora ho scritto di getto questa shot, descrivendo il tutto... adesso, a un mese di distanza, tante cose sono svanite e sono rientrate nel mio bel cassettino della memoria e dei ricordi, sperando che rimangano lì per sempre stavolta. 

Ma scriverò ancora su Isabella ed Edoardo :)

  
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