EDWARD:
Non volevo
ammettere di essere scosso
da questa nuova creatura spuntata dal nulla più assoluto.
Avrei dovuto saziare la mia sete con
quelle stupide umane che hanno risvegliato qualcosa di così
potente.
Le visioni di mia sorella sono confusionarie e per niente
utilizzabili. Sono sconcertato.
A turno ci siamo scambiati per
osservarla e tenerla d'occhio.
Non potevamo resistere a lungo in
sua presenza, era estenuante perfino per Carlisle che reputo essere
il migliore tra tutti noi visto il suo passato. Più volte
però sono
dovuto correre quando di guardia era Alice. Potevo leggere nella sua
mente la volontà di avvicinarsi alla creatura e cercare
d'instaurare
un rapporto ma per fortuna sono sempre riuscito a fermarla
prontamente.
Non si è mai allontanata quella strana ragazza dalla
radura dove l'avevo trovata solo una settimana prima, non ha fatto
nemmeno un gesto che potesse metterci in allarme. Restava
semplicemente in piedi; la benda a coprirle gli occhi ci impediva di
accorgerci se ci stava osservando.
«Non possiamo lasciarla lì
così...» si lamenta Alice quando mi vede arrivare
per darle il
cambio.
Dopo una settimana il vestito candido si era come
ingiallito e la pioggia degli ultimi giorni non aveva fatto altro che
appiccicare il tessuto al suo corpo rivelando le sue forme sinuose e
generose. Un fiotto di veleno riempie nuovamente la mia bocca
desiderando di affondare i denti nel suo morbido collo.
«Non ci
provare nemmeno Edward se non vuoi morire...» avverte Alice
guardando nel mio futuro sebbene mi tenesse all'oscuro della sua
visione.
Recupero il controllo del mio corpo e della sete
mantenendo una posizione eretta cercando di dare una falsa illusione
di tranquillità.
«Guardala...non può restare
così.»
Mi
permetto nuovamente di osservarla, rannicchiata in mezzo alla radura
cercando forse di darsi un minimo di calore. L'aria gelida di Forks
non è propriamente l'ideale se si è vestiti
leggeri come lei.
«Sei
proprio sicuro di non poterle leggere la mente?» chiede Alice
anche
se percepisco già l'affaticamento del suo corpo per il
prolungamento
in questo luogo che si sta lentamente purificando.
Riprovo a
cercare la sua mente ma niente. Non un solo pensiero riesco ad
afferrare da quella creatura. «Potrebbe essere causato
dall'effetto
che ha su ognuno di noi. Comunque no, non ci riesco.»
La sento
sbuffare ma per fortuna so che i suoi poteri non sembrano essere
intaccati.
«Ci stiamo debilitando già solo per esserle a
pochi
metri di distanza. Hai idea di cosa potrebbe succedere se ci
avvicinassimo di più o peggio...la toccassimo?»
Dondola sulle
sue ballerine argentate indecisa. Vuole avvicinarsi, vuole parlarle e
comprendere cosa le è successo. È come se non ne
potesse fare a
meno.
«Non potrebbe mai farci del male...ha bisogno del nostro
aiuto.» mormora continuando a guardarla.
«Ah, no? Cosa ci sta
facendo adesso?»
«Non credo che lo faccia apposta. Forse non se
ne rende conto.» azzarda ma è come se stesse
cercando di
arrampicarsi sugli specchi.
«Resta il fatto che una cosa pura
come lei non può assolutamente immischiarsi con noi. Sarebbe
innaturale.»
Mia sorella trattiene il respiro e vedo nei suoi
pensieri il motivo della sua reazione, la ragazza ora ci sta fissando
molto apertamente nonostante la benda che ancora è legata
intorno ai
suoi occhi. «Aiuto...».
È solo un debole sussurro ma mia
sorella ed io lo percepiamo chiaramente. Alice da imprudente
qual'è
corre verso di lei fermandosi solo pochi centimetri di distanza
tendendole la mano.
La ragazza rimane immobile tenendo lo sguardo
fisso su di me che sono nascosto da un ampio albero e folti cespugli
verdi.
Mia sorella segue il suo sguardo, "Edward, prova a
venire tu."
Scuoto il capo con veemenza, non ho assolutamente
intenzione di farmi coinvolgere in tutto questo.
«Aiuto...»
ripete tendendo la mano ma verso di me.
Alice è visibilmente
delusa, lo posso percepire anche se non le leggo nel pensiero.
"Ti
prego Edward. Non può rimanere qui per sempre."
Mi avvicino
a passo umano osservando la ragazza. Più mi avvicino,
più sento le
forze vampiresche abbandonarmi e questo non mi piace per
niente.
«Cosa intendi fare? Portarla a casa nostra?»
La
ragazza è ancora con la mano tesa verso di me ma quando
arrivo
accanto a mia sorella me ne guardo bene dall'afferrarle la
mano.
«Aiuto.» bisbiglia ancora con una voce molto debole
che
sembra quasi sull'orlo del pianto.
«Edward ti prego. Mi si
stringe il cuore a vederla in questo stato.»
Mi acquatto di
fronte alla sua mano tesa verso di me. Avvicino lentamente la mia
mano alla sua sfiorandole i polpastrelli e continuando ad avanzare
sul palmo della sua mano liscio e morbido. Delicatamente afferro la
sua mano saldamente.
«E adesso?» chiedo a mia sorella che fissa
con lo sguardo vacuo le nostre mani.
Nella sua testa vedo un
vecchio rudere ristrutturato, «Esme ha appena finito di
terminarla.
È abbastanza vicino a casa nostra da poterla tenere
sott'occhio.»
spiega Alice spiegandomi la sua visione.
«Aiuto.» ripete la
ragazza atona.
«È troppo vicina. Ci indebolirebbe
tutti.»
Non
voglio ammetterlo ma perfino questo semplice contatto ha la forza di
annientare la mia forza.
«Stai bene Ed?»
Annuisco.
«Portiamola la. Non ci farà del male. Te lo
garantisco.»
Alice
inizia a correre ma di certo io non mi posso permettere questo lusso
con lei a carico. Camminiamo velocemente per quanto è
possibile dai
tronchi e dai sassi che imperversano sulla nostra strada.
«Non
possiamo continuare così, non arriveremo mai.»
dico cercando di
instaurare una conversazione ma l'unica reazione che ottengo
è
quella di farla fermare. La osservo sentendomi a disagio non potendo
nè leggerle la mente nè poterla guardare negli
occhi.
All'improvviso allunga le braccia verso di me. Tentenno non
sapendo cosa fare.
«Devo correre. Se ti tieni alle mie spalle
potremmo arrivare prima.»
«Aiuto.» mormora con ancora le
braccia tese verso di me.
Ma sa dire solo questo? Cercando di non
spaventarla mi volto prendendole le mani per agganciarle al mio
collo, la sollevo tenendole saldamente le gambe che sono intrecciate
sulla mia vita. Il suo corpo morbido è completamente
modellato al
mio, nuovamente il veleno inonda la mia bocca chiedendo solo di
liberare il mostro che è in me e nutrirmi del suo sangue.
Ha la
fragranza più buona che ho mai odorato. Posso percepire
già il
sapore sulla mia lingua ma questo pensiero non fa altro che aumentare
la morsa al mio stomaco per la fame.
Cerco di scacciare via quel
pensiero concentrandomi sugli odori del bosco amplificati dalla
pioggia. «Ti conviene chiudere gli occhi...potresti stare
male.»
Appena dico quella frase capisco la stupidità delle mie
stesse parole. Sono proprio stupido...ha la benda sugli occhi!
Inizio
la mia corsa verso la casetta ristrutturata anche se a causa della
sua influenza non riesco a correre velocemente come è mio
solito
fare. Sono il più veloce tra tutti i vampiri che ho
incontrato ma
con lei...a causa sua mi sento quasi umano.
Rosalie e Alice mi
aspettano sulla porta in attesa. Immediatamente la prendono in
custodia staccandola dalla mia schiena.
«Adesso sei al sicuro...»
mormora Alice sistemandole una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
Leggo nella testa di mia sorella le sue intenzioni. Vuole prendersene
cura iniziando proprio con un bel bagno caldo.
Le osservo sparire
dentro la piccola casa in mezzo al bosco. Quando sarò a
caccia dovrò
ricordarmi di stare ben lontano da qui o non risponderei al mio
bisogno di nutrirmi del suo sangue.
Sopraffatto dalla fame inizio
la mia caccia. A pochi chilometri trovo un cervo, bevo fino
all'ultima goccia di sangue rendendomi pienamente sazio.
Odio
quella ragazza dal più profondo del mio gelido cuore...non
dovrebbe
restare qui con noi. La dovremmo scacciare, mandarla via e lasciarla
al suo destino.
Non è certo colpa nostra se quelle tre stupide
umane hanno fatto quell'incantesimo che ha causato la sua comparsa
nella radura; oltretutto non sappiamo nemmeno cos'è. Di
certo non è
un vampiro...questo mi basta a catalogarla sulla lista
"cibo".
Accendo l'ennesima sigaretta della giornata
entrando in casa dove Carlisle mi aspetta ansioso, avevo ricevuto la
sua chiamata mentale.
«Esme non è molto contenta. L'ha appena
terminata.» mi rimprovera benevolmente visto che sa che non
è stata
una mia idea, quel piccolo folletto è proprio incontenibile.
«Non
sono riuscito a fermarla...»
Annuisce sospirando
pesantemente.
"Edward! Ti prego corri!"
Non me lo
faccio ripetere due volte, corro verso la piccola casetta correndo su
per la scala. Alice e Rosalie stanno cercando di tranquillizzarla
invano visto che sembra spaventata fino dalla punta dei capelli fino
alle punte dei piedi.
"Provaci tu"
Rivolgo
un'occhiataccia a mia sorella. Come può pretendere che io
riesca in
qualcosa dove lei ha miserabilmente fallito? Sopratutto visto che non
ho pazienza per questo genere di cose. Non mi interessa se
schiatta...non mi cambierebbe la vita averla viva o morta.
Mi
avvicino prestando adeguatamente attenzione. Rosalie e Alice devono
averla lavata e cambiato i vestiti. Ora i suoi capelli sono tornati
soffici e boccolosi come la prima volta che l'ho vista e indossa dei
vestiti molto semplici: una maglietta bianca e un paio di pantaloni
dello stesso colore in tela.
Solleva lo sguardo appena mi piego in
avanti verso di lei che si è rannicchiata in un angolo in
posizione
fetale. Tiene gli occhi chiusi ma sembra avermi comunque avvertito la
mia presenza.
«Aiuto...» mormora nuovamente.
«Ok, non sa
proprio dire niente.» commento ad alta voce sbuffando.
Questa mi
sta veramente scocciando.
Adesso dovrei fare anche il baby-sitter?
Non credo proprio...
"Ti prego Edward...fallo per me."
Avrei
preferito ascoltare Rosalie visto che anche lei, come me, non
vorrebbe averla così vicino a noi e non si fida come
è naturale che
sia per tutti tranne che per Alice evidentemente.
Porto avanti le
braccia nel chiaro intento di sollevarla e con mia sorpresa non si
ribella anche se io non sono così tranquillo come sembra
esserlo
lei, nonostante la caccia sento i denti pulsare e pregarmi di
affondare i canini.
«Ho bisogno di cacciare. Possiamo lasciarti
qui da solo?» chiede Rosalie infastidita. Annuisco posando la
ragazza sul letto della camera mentre le mie sorelle escono dalla
casa per nutrirsi.
Attaccandosi alla mia camicia mi obbliga a
sedersi sul letto insieme a lei e quando sente il mio peso sul
materasso sembra rilassarsi leggermente anche se non smette di
tenermi.
«Per me...» sussurra.
«Finalmente abbiamo ampliato
un pò il vocabolario, eh?» sibilo prendendola in
giro ma con mia
grande sorpresa non la prende affatto male e capisce perché
sul suo
volto spunta un sorriso ipnotico.
Ohoho! sono così
contenta che vi piaccia! ^_^
Spero di non avervi deluso con questo
capitolo, so che non succede niente di che in questo pazzo ma
è solo
l'inizio quindi portate un pò di pazienza...=)
Ero un pò incerta
su questa storia ma a quanto pare vi ho intrigato molto.
Vi
ringrazio per tutti i commenti, le preferenze e per averla messa tra
le preferite. Sono contentissima.
Ah!
una cosa...la frase in latino...
"Asper angelus, inquis ea
nos secedo, sed, noster nostri."
in italiano:
"Angelo
severo, si dice che vivere e morire per la nostra fede ma il nostro
cuore batte come uno solo"
E' stana come
traduzione e nn so nemmeno se è completamente giusta ma in
latino
suonava bene...^_^
Sono pazzoide...lo so...però vi è piaciuto!
Bacioni