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Autore: Love_in_London_night    04/03/2010    8 recensioni
Questa è la mia prima ff. Cris, ragazza di 22 anni che vive a Brescia, parte per Vancouver per andare a trovare l'amico ritrovato da poco, Ale.
Scopre dalla mamma di Ale che lavora sul set di un film horror, poi incontrando il suo amico si renderà conto che non è così... Bensì lavora sul set di Eclipse.
Ha solo una settimana per far colpo su Rob, la sua ossessione, ma le cose possono sempre cambiare... E complicarsi, in meglio o in peggio sta a voi giudicarlo!
(NB: IL TITOLO è UNA LICENZA POETICA CHE VERRà SPIEGATA NEL CORSO DELLA STORIA, NON UN ERRORE ORTOGRAFICO!)
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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pina... oddio, grazie mille!
mi fai arrossire!
lory, ti ringrazio infinitamente... e non so, vedremo se le cose si sistemano o meno...
wow! sei organizzatissima! un paio d'anni?
mmmhhh vedremo... diciamo che io ho un modus operandi diverso (nella vita) ma sempre molto... sadico. vedremo se nella mia FF sarà lo stesso.
vichy! beh si... Cris gliel'aveva già accenato nella lettera.
di rob non si sa nulla. ma secondo me si può capire quanto stia soffrendo.
ahahah! no... non si rimette con Kris. in fondo lui nonostante tutto è ancora innamorato di Cris. o almeno penso.
grazie mille!
enrica, ma figurati!
ho aspettato solo un paio di giorni... non mesi!
sapevo che potevi essere impegnata, ma c'ho provato lo stesso!   =)
mmmhhh. si, direi che scorretta è il termine giusto... ma che ci vuoi fare?
penso che l'amore condito con un po' di egoismo ti spinga oltre il limite della decenza!
ti ringrazio da matti!
eleonora... innanzitutto benvenuta!
ti ho già scritto, ma ti ringrazio ancora da morire... lo so che sono ripetitiva e manco di concetti, ma altre parole non esistono!
posso solo dirti che il tuo commento mi ha sciolto!
selly, ma tu sei pazza! ho saputo che mi fai pubblicità!
pazzerella mia, ti lovvo!
uh non ti preoccupare... questo capitolo va oltre il 26 dicembre!
sono fatti per stare insieme, è vero, ma se sti due non se ne accorgono non è colpa mia (o forse si?!)

“picking up the pieces of a life you’ve broken…
  You keep crying, crying, crying
  Till you cannot see at all,
 You keep crying, crying, crying
       Till you cannot breath at all,
What did you do when you’re alone?
What did you do when no one’s home”…

(Crying, Sugarcult)

Capitolo 28

Ashley è venuta, le ho fatto fare un giro per Brescia, e le è piaciuta molto. Almeno lei è stata sincera. Quando mi ha visto mi ha detto “sei uno schifo!” e la mia risposta è stata “ne sono felice” dire che è rimasta sconvolta è dire poco. Le ho raccontato la storia, e so che non lo dirà ad anima viva. Anche lei è convenuta sul fatto che ho le mani legate.
La sua visita ha riportato un briciolo di buonumore in me, ma se ne è andato con lei. Non che le mie amiche non riescano a tirarmi su di morale. Ma lei è come una connessione con Rob.
Il capodanno mi è scivolato addosso come il Natale, con una noia innaturale.
Siamo quasi a metà gennaio, e non sono ancora migliorata. Ok, forse un po’ in pubblico.
Ora però, oltre alla depressione sono veramente livida di rabbia.
Sono imbufalita per come è andata a finire la cosa. Non solo ho rinunciato a Rob, la persona, la cosa più importante della mia vita; ma ho rinunciato a lui con l’inganno.
L’ho lasciato contro la mia volontà, è l’ho fatto con una bugia. Per colpa di una persona meschina, egoista ed immatura.
Forse la cosa che mi fa più male è vedere quanto lui abbia preso alla lettera le mie parole.
Non s’è più fatto sentire, neanche uno squillo. Non so se è dovuto al fatto che stia soffrendo come me, se me la voglia far pagare o se mi abbia già  dimenticato.
All’ultima opzione non ci voglio pensare. Faccio fatica a respirare.
Calma. Inspira. Espira. Così. Ora rimane solo il dolore, va meglio.
Oddio, per pensare che tutto va meglio se sento solo il dolore, devo essere messa proprio male.
Ho capito come si comporta il mio dolore. Lo riconosco.
Parte con una fitta dal petto, più o meno tra il cuore e i polmoni. Poi si espande in ogni fibra, in ogni nervo, e arriva a toccare ogni singola parte del mio corpo. Lo sento distintamente, è molto fisico oltre che psicologico.
Ho ancora quel desiderio masochista di strapparmi la pelle. Solo che ora vorrei strapparmi pure la carne. Giusto per concedermi il lusso di crollare, di sentire fisicamente tutte quelle parti lacerate dentro di me allontanarsi e quindi continuare a vivere nel non essere. Ma è un lusso troppo caro per me.
Nonostante siano passati quasi tre mesi, non riesco ancora a parlarne. Non solo non voglio riprendermi, ma non ci riesco neanche. In più non sono riuscita a sfogarmi come si deve, vorrei gridare, tirare pugni a qualche oggetto, incolpare qualcuno. Ma non ce la faccio. Quando provo ad urlare sembro afona. Quando cerco di prendere a pugni qualcosa, accarezzo la superficie dell’oggetto. Quando vorrei incolpare qualcuno, mi ritrovo a non dire nulla e piangere.
Per non fare preoccupare le persone care intorno a me, ho ripreso le mie attività settimanali. Essendo domenica, oggi è il turno dell’aperitivo nel mio locale di fiducia. La cosa strana è che sono riuscita a radunare tutte le mie amiche più care e Ale.
Quando parcheggio l’auto vicino alle vetrine del bar, vedo già seduti Ale, Erika, Sara e Chiara. Per fortuna il posto non è pieno, non ancora.
Parliamo del più e del meno, e cerco di dire la mia, per non farli preoccupare. A quanto pare ci sto riuscendo.
Ora il locale è bello pieno, e nel tavolo in parte al nostro ci sono quattro ragazze che avranno dai diciotto ai vent’anni.
Dato che la conversazione al nostro tavolo verte sull’università e lo trovo molto noioso, guardo fuori dalla vetrina e ascolto i segreti di quelle malcapitate.
“ma lo sai che si diceva fosse incinta?” dice la rossa.
“se vabbeh, ora sono pure nonni! Ma secondo voi stanno insieme?” replica la bionda.
la mora tanto carina risponde per prima “a me piacerebbe un sacco! Io sono a favore di Robsten!” sento chiaramente una fitta al cuore “tu cosa dici Vera?” la morettina incita la quarta a prendere parte al discorso.
È veramente bella, ma anche tanto volgare “io no. Soprattutto perché lo vorrei per me!” e ridono tutte “dai, secondo voi non cederebbe davanti a sto ben di Dio?” e si tocca il seno prorompente. Che schifo. Mi sento male “ragazzi, io forse vado a casa” mi alzo e vado in auto. Sta piovendo, ma l’ho parcheggiata talmente vicina da bagnarmi poco.
Entro nell’abitacolo. Sono in iperventilazione. Ora sto andando avanti e indietro. Devo calmarmi, devo calmarmi. Rob ed io che parliamo in Skype con i miei, noi che parliamo dei figli, il matrimonio… tutto torna a galla.
Tremo talmente tanto che non riesco ad inserire la chiave al suo posto, infatti mi cade.
Inizio a graffiarmi le braccia e a strappare lembi di pelle, quel poco che riesco a raggiungere, ma non mi basta. Prendo a pugni il volante ripetutamente mentre piango come non ho mai fatto; mi escono anche dei suoni strozzati che non pensavo di essere capace ad emettere.
Mi manca l’aria, l’abitacolo è troppo piccolo per me e il fiume di dolore che mi imperversa dentro. Apro la portiera, e cado in ginocchio sul marciapiede. Continuo a battere i pugni sulle mie cosce e finalmente urlo, un urlo basso che viene dalla gola. Finalmente il mio dolore ha preso forma. Da domani posso ricominciare a respirare un po’ di più, forse.
Ma ora sento la pioggia che mi bagna, e non lava via quel male che si è annidato in me per tre mesi, semplicemente non può. Quello che sento è più forte, sovrasta tutto. Infatti non capisco di chi sono le braccia che mi circondano. Alzo lo sguardo annebbiato, è Ale. Mi aggrappo al suo braccio come se fosse un’ancora di salvezza. Devo tornare a respirare dopo questa lunga ed estenuante apnea. L’unica cosa che riesco a dirgli in mezzo ai singhiozzi è “perché?” e lui non sa darmi risposta. Mi fa alzare e mi riporta nel locale, ma prima prende le chiavi dell’auto e la chiude.
“non ce la facciamo più a vederti così, ci fai soffrire, non lo capisci?” è Sara a parlare, anche lei è sull’orlo del pianto.
“scusate, ma è la prima volta che mi libero così” singhiozzo “ne avevo bisogno” e cerco di sistemarmi la faccia con un fazzoletto.
Non mi interessa nulla di tutta la gente nel locale, mi stanno guardando, ma tanto non possono capirmi. Cosa vogliono? Si sono pazza, e allora?
“dobbiamo fare qualcosa per tirarti su…” suggeriscono Ery e Chiara.
“assolutamente!” dice Ale.
Lui non mi critica, sa quello che c’era, o che almeno da parte mia c’è ancora, l’ha anche vissuto con me, accarezza la mia testa fradicia e mi dondola, per calmarmi.
A Sara brillano gli occhi per l’idea che ha avuto “ma certo! Andiamo tutti a Londra a fare shopping, tra un mese! Così ci sono ancora i saldi, ma c’è anche la roba nuova nei negozi. La cura migliore è lo shopping! Che ne dite ragazzi?” e guarda tutti.
“ma si, chi se ne frega di san Valentino, è una festa idiota! Di sicuro Fabio non se la prenderà se manco” dice Chiara.
“io non ho proprio questi problemi! Anzi… magari trovo l’amore a Londra” ammicca Erika.
“io non ho problemi di sorta” dice Ale.
“occhio Ery, se trovi l’amore a Londra poi ti ritrovi un catorcio come la sottoscritta!” e faccio un mini sorriso mentre tiro su con il naso. Tutti ridono, felicemente stupiti dalla mia uscita.
“ma sto scherzando Cris! Lo sai che io ho problemi per una storia a distanza che va da Brescia a Firenze!” vero.
“ragazzi, ho solo una condizione. Io voglio partire due giorni prima di voi per stare da sola” mi guardano stralunati, così ammetto “è la città di Rob, devo abituarmi piano all’idea di essere lì, e magari pensare che c’è anche lui…” stranamente, accettano di buon grado.
Il mio dolore in quel mese si è placato un po’.
Durante questi maledetti trenta giorni sono stata praticamente incollata al Facebook di Tom.
Ho controllato ogni sua frase, ogni sua foto, ogni suo video, e tutte le volte che vedevo Rob sobbalzavo, lo squarcio nel petto tornava a fare le fusa soddisfatto di non essersene mai davvero andato. Per fortuna Tom ha pochi amici fidati che sanno delle sue amicizie, quindi può pubblicare video e foto con Rob a volontà. Penso di avere consumato lo schermo a furia di guardarli e riguardarli.
Una volta Tom ha provato a parlarmi in chat. Mi ha chiesto “cosa stai combinando?” per tutta risposta gli ho scritto “non ne voglio parlare”
Dopo quattro interminabili minuti e ventidue secondi mi ha riscritto “lo sai che Rob è uno straccio? Non l’ho mai visto così depresso. Perché?” dato che ho iniziato a piangere mi sono sconnessa, per non parlare della faccenda.
Ora vedo che Ale ha come frase “-3 alla partenza per London” Tom deve averla tradotta con google translate perché ha commentato “really?” ma Ale sotto una mia specifica minaccia non gli ha risposto.
Io parto domani, ho bisogno di addolorarmi un po’ in quel di Londra.

   
 
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