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Autore: pupazza    04/03/2010    4 recensioni
Questa storia nasce tanti anni fa. Dieci per la precisione. E scrivere questa storia e' il risultato di una scommessa persa con la mia migliore amica. Credeva che non ne avrei avuto il coraggio..'Ciao Rebecca'..'Ciao Mattia' e' cominciata cosi', come la piu' banale della storie.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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REBECCA  E  MATTIA  (COSMIC  CAOS)

 

 

 

CAP   5

 

 

 

 

 

 

 

 

Cominciano così per Rebecca le sedute dalla psicoterapeuta.

"I casi sono due. O si lui si innamora di me o io me lo levo dalla testa!"

"Rebe, studio psicologia, non faccio l'apprendista stregona!! E per te ci vorrebbe una pozione magica!"

Ah…dimenticavo! Ovviamente è Alessandra la terapista. E' al secondo anno di Psicologia e Rebecca si è decisa ad ammettere, se non altro con lei, che è innamorata persa di Mattia.

"Sta diventando una tortura, Ale."

"Lo supponevo. Lui com'è con te?"

"Sempre uguale."

"Rebe, mi scoccia dovertelo dire, ma devi fare una scelta. O cambi lavoro, ma temo che dopo inizieresti ad avere attacchi di panico e crisi d'astinenza ... o … e qui mi metto una mano sulla coscienza, perché non avrei mai pensato di dirlo … gli dici la verità."

"Tu non capisci!! in primis, non posso cambiare lavoro perché ho appena ordinato la macchina nuova e devo pagare le rate, quindi che lasci il lavoro è fuori discussione - Alessandra scuote la testa sconsolata -. Secondo, non glielo posso dire!"

"Perché no?"

"Non credo reggerei un rifiuto e l'idea di lavorare con lui che lo sa non mi attira. E non voglio che il nostro rapporto cambi. Mi mancherebbe troppo."

"Ti sei mai chiesta se anche lui per caso non prova le stesse cose? No, perché dai particolari che mi racconti…cavolo hai i nervi d'acciaio!! Io avrei ceduto sui sacchi della farina! Ovviamente, non con lui!"

"Ale, ne ha praticamente una diversa che lo aspetta fuori dal lavoro ogni sera! Da circa un mese!"

"Ecco spiegato il motivo delle nostre gite notturne in macchina. Dimmi un po', quanto hai speso di benzina sto mese?"

"Duecentomila!"

"Cosa?!?! Dovresti citarlo per danni!!"

"Piantala, dimmi cosa devo fare", mormora Rebecca sconsolata.

"Intanto, smetti di comportarti da stronza. O, almeno, riduci. E poi, Rebe, se proprio lo vuoi, devi restare sola con lui il piu' possibile."

"Ma perché diavolo sono andata a lavorare là dentro!! Cazzo!!"

"Sì, me lo chiedo anch’io."

"Cosa cazzo faccio?"

"Esci, vedi altre persone!! Non esiste solo lui ..."

"Lo so … Se solo non ce l'avessi sempre davanti!!"

"Rebe, che ti costa dirglielo? Provaci almeno!!"

"No."

"Perche? Dimmi il vero motivo però."

"C'è tutto un insieme di cose. Mio padre che è peggio di una guardia del corpo, c'è il fatto che lavorare insieme alla fine dei conti, secondo me, non aiuta, c'è che io per lui sono solo il passatempo per non fare un cazzo. E più i giorni passano più me ne convinco. Ma sai che figura di merda ci faccio a dirgli quello che provo? Anche se credo che là dentro l'abbiano capito anche i frigoriferi!!"

"Sì, è probabile.”

“Ieri gli ho chiesto cosa vuole da me."

"Cosaaa?!?! Gli hai chiesto cosa vuole da te? Ma sei scema?"

"Perché?"

"Rebe, non si fanno queste domande ad un ragazzo!". Alessandra sembra sull'orlo di una crisi nervosa anche lei.

"Mi è venuto lì per lì... Non ci ho riflettuto."

"Tu non rifletti mai, è questo il tuo problema. Cosa ti ha risposto?"

"E' meglio se non te lo dico."

"Avanti parla, altrimenti ti cerchi un'altra terapeuta!"

Rebecca abbassa lo sguardo e dopo una quantità eterna di secondi risponde.

"Giocare, mi ha risposto che vuole giocare … Sono due giorni che non riesco a togliermi dalla testa il suo sguardo. "

Alessandra aveva prima chiuso gli occhi, poi aveva anche fatto la faccia schifata.

"Che schifo!! Mi rimangio tutto quello che ho detto prima!! Rebecca, ma tu cosa vuoi veramente da lui? Che venga a casa a tua e chieda la tua mano? No, perché non mi sembra proprio il tipo!"

"Non lo so Ale..." Rebecca sapeva che Alessandra non condivideva. Come non le piaceva nemmeno il suo cambio di look. Avevano quasi litigato quando l'aveva vista con i capelli viola.

"Fammi capire, vuoi uscirci, vuoi essere un'amica, vuoi essere la sua ragazza, vuoi che ti prenda ti sbatta contro il muro e ti lasci senza respiro? Vuoi giocare anche tu, Rebe?"

"Voglio solo levarmelo dalla testa...Non chiedo altro."

"E allora trova una soluzione! Possibilmente prima di finire alla neuro con la camicia di forza!"

"D'ora in avanti lo devo tenere alla larga", sentenzia Rebecca sotto lo sguardo molto poco convinto di Alessandra.

 

 

 

 

Eppure Rebecca non fa altro che vedere i suoi occhi.

Che si posano su di lei, che scuotono la sua ragione e sconvolgono le sue labili certezze.

Ha bisogno di quegli occhi. Caldi come la passione .

Avrebbe voluto uscire da quel limbo, ma non aveva idea di come fare.

 

 

 

Nel frattempo, al lavoro arrivano le divise nuove estive.

Per gli uomini praticamente identiche a quelle invernali, salvo le magliette a maniche corte.

Per le donne, la cosa è un tantino più complessa.

 

Rebecca arriva al lavoro e sul suo tavolo trova ancora imbustata la divisa.

Già il colore è potenzialmente un attentato alla vista. Giallo polenta.

Quando esce dal sottoscala, con i capelli viola e quel coso infilato addosso prenderebbe volentieri a testate il muro.

Va nello spogliatoio degli uomini dove c'è lo specchio e si guarda.

Uno scamiciato, corto (dieci centimetri buoni sopra il ginocchio), con le tasche sui lati, di quell'orrendo colore.

Si guarda affranta, non accorgendosi che lui è appena arrivato e la sta guardando.

"Buongiorno! Pensavi di fare qualche giochino strano vestita cosi?"

Lei lo guarda attraverso lo specchio e gli lancia un sorrisetto digrignando i denti.

"Sembro una papera!"

"Ah, ah, ah, ah! Sì, è vero!! E stona con i capelli!"

"Merda!! Quel grandissimo bastardo!!". Ovviamente, questo delicatissimo pensiero è rivolto al capo.

Lui si avvicina le fa scivolare le mani sui fianchi e la stringe a sé. Rebecca istintivamente si lascia andare qualche secondo (tanti).

Le loro immagini insieme riflesse nello specchio, sono qualcosa a cui lei non aveva mai nemmeno aspirato.

Di nuovo le sue mani su di lei.

E addio alla ragione.

E la stava abbracciando.

Un po' di pietà!!

"La mia paperocchia!!"

"Io non sono tua!", risponde lei maliziosa.

"Com'è che non ti arrabbi per il paperocchia?"

Sgamata. Cazzo.

"Stavo solo puntualizzando che non sono tua."

"Oh! Sì che lo sei!"

"Da quando, scusa?"

"Da sempre."

"Ah, ah, ah, ah! Davvero divertente, tesoro!!"

"Rebe, non lo sai che chi disprezza ama."

Lei distoglie lo sguardo. Sta diventando troppo. Certi momenti è impossibile riuscire a stargli lontano, Tanto più dopo certe affermazioni.

"Mattia, smettila", mormora lei a bassa voce.

Lui si accorge dell'ombra negli occhi di lei e molla la presa.

Tre secondi che sembrano eterni e sentono una voce chiamare Mattia. Tre secondi di puro imbarazzo.

Se trovano Rebecca nello spogliatoio a fare la papera in calore, sono cazzi amari.

"Devi nasconderti!"

"Guarda che non sono trasparente!"

"Infilati dietro gli armadietti." Rebecca si infilò tra il muro e gli armadietti, imprecando a bassa voce.

Sentiva che lui si stava svestendo e iniziò a scuotere la testa e implorare pietà. Non ce la può fare. E meno male che doveva stagli alla larga.

Peggio delle calamite.

Qualcuno aveva bussato alla porta.

"Mattia, hai visto Rebecca?" domandò uno dei colleghi più anziani.

"No, qua non c'è. Finisco di cambiarmi e arrivo."

"Vi vogliono in ufficio. Tutti e due."

Rebecca alzò gli al occhi al cielo e il suo cuore iniziò a pompare fortissimo.

La porta si richiuse e lei si sfilò da dietro l'armadio.

"E ora cosa vogliono?". Nella sua voce era più che percepibile l'ansia.

Mattia, che si stava tirando giù la maglietta, sbuffò scazzato.

"Temo ci aspetti una cazziata con fiocchi e controfiocchi, Mat..."

"Rompicoglioni! Si preoccupassero di pagarci puntualmente!!"

 

 

 

In ufficio i titolari, fratello e sorella relativamente giovani (36 lei 34 lui), li fanno sedere davanti alla scrivania e li guardano per qualche istante.

Poi, lei inizia il sermone.

"Abbiamo notato che ultimamente … voi due avete legato molto."

Rebecca fatica a deglutire, diventa più viola dei suoi capelli e inizia a torturarsi le dita.

Mattia si mette a braccia conserte, svaccatissimo, e dalla sua espressione non traspare la benché minima emozione.

La boss continua.

"Abbiamo deciso che per il periodo estivo, ovvero dal primo giugno la prossima settimana, farete entrambi il part time. C'è un netto calo di lavoro in questo periodo, di conseguenza fino a settembre il vostro orario sarà dalle 8.00 alle 13.00."

Il fratello, schifoso, bavoso, lurido bastardo che continuava a squadrare Rebecca e soprattutto le sue gambe, intervenne.

"Avete domande?"

Entrambi scuotono la testa in segno negativo.

"Mattia, puoi andare. Tu, Rebe, resta ancora un attimo, per favore." Ecco, è giunta l'ora della cazziata.

 

"Rebecca ...ultimamente abbiamo notato da parte vostra un … certo affiatamento, mi sbaglio?"

"Andiamo abbastanza d'accordo … perché?"

"Non giriamoci intorno. E’ evidente che negli ultimi mesi Mattia è svampito più di prima. Ultimamente, mi dà più danno che profitto. Se avete qualcosa da risolvere o da ... portare avanti, fate pure ... ma … se lui non si dà una mossa e si rimette in riga, saremo costretti a farvi fare turni separati."

Cazzo.

E' morta.

Riesumatela.

Sente le guance prendere fuoco. La vista annebbiata. 'Turni separati, turni separati, turni separati'. Le rimbomba in testa solo quello.

"No … non serve, ho capito. E comunque io e Mattia siamo ... solo amici, non è come pensate. Siamo solo amici, andiamo d'accordo, ma siamo troppo differenti. Come il giorno e la notte, come l'acqua e il vino, come il dolce e il salato. Siamo solo amici. Io e lui? No, no! Mai!!"

"Si, credo tu ne sia proprio convinta Rebecca. Comunque, conto su di te. Cerca di non dargli troppa corda. Almeno qui."

 

 

 

Mai stata più imbarazzata in vita sua. Mai. Se fosse ruzzolata per venti gradini nella piazza centrale della città, si sarebbe vergognata di meno.

 

 

 

 

"Che avevano da dirti?", domanda lui pochi minuti dopo, quando lei scende e riprende a lavorare.

"Devo starti lontano", mormora lei calmissima (più o meno!).

"Cosa?!? Perché?"

"Ti...distraggo."

"Scherzi?"

"No."

"Tu mi distrai? Ti hanno detto cosi?". Sulla sua faccia un'espressione divertita.

"Già. E, se non ti dai una mossa, turni separati"

"Mah...facciano un po’ loro". Bastardo!!

"Oh, beh, grazie!"

"Mica è colpa mia, l'hanno detto loro!!"

"Sì, ho capito, però, sei sempre tu che ... che mi stai incollato come una spugna!"

"Io?!?!? Eh no, tesoro! Al massimo sei TU che non mi molli un secondo!"

"Ma sei scemo?!?!?!? E quale motivo avrei per starti sempre incollata? Mica è colpa mia se sei lento e ti ci vuole il triplo del tempo a fare le cose!! Io il mio lavoro lo faccio, caro, non ci voglio rimettere per causa tua!!". Rebecca ha un po' perso le staffe quella volta.

Lui si avvicina alla finestra davanti al tavolo di lei.

Face to face.

"Sentiamo...cosa avresti da rimetterci?" domanda incurante del fatto che ci sono parecchie persone presenti e che li hanno appena sentiti urlare.

"Vaffanculo!!". Si gira e se ne va.

Lui la segue in bagno, la prende per un braccio e la strattona malamente.

Di nuovo.

Face to face.

Rebecca a quella stretta si ribella. Gli legge negli occhi una furia mai vista. Brillano e sputano fiamme. Sembra quasi che stia tremando.

"A fanculo ci mandi qualcun altro, chiaro?". Mattia sta praticamente urlando.

"E chi cazzo sei tu? Ti ci rimando anche! Vaffanculo!! Mollami!!"

"No, che non ti mollo!! Rispondi a quello che ti ho chiesto. Cos'hai da rimetterci, se ci fanno fare turni separati?" Lui sta indugiando un po' troppo con lo sguardo.

Un po' tanto. E di nuovo quell'espressione sbruffona.

"Nulla, al massimo ci guadagno in salute!!". E lei stavolta lo sfida apertamente.

"Stronza!". Lui molla la presa e se ne va.

Per tre giorni non si dicono una parola.

 

 

 

 

 

RINGRAZIO NUOVAMENTE TUTTE LE PERSONE CHE LEGGONO QUESTA STORIA.

LE TRE DELL'AVE MARIA (FEDE, CECILIA E CRISTIANA) CHE MI SOMMERGONO DI DOMANDE A CUI RISPONDO A MONOSILLABE.

RINGRAZIO TUTTI QUELLI CHE HANNO INSERITO QUESTA STORIA TRA LE SEGUITE E PREFERITE.

 

UN RINGRAZIAMENTO SPECIALE ALLA MIA BETA, A CARLOTTA , LIGHTS E DRIN CHAN PER LE RECENSIONI.

CARLOTTA E LIGHTS, NON AVETE IDEA DI COSA DAREI PER INCONTRARVI!!!XD

 

AH ...SE QUALCUNO HA VOGLIA DI RECENSIRE A ME FA SEMPRE MOLTO PIACERE. GRAZIE.

  
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