Capitolo 3
Théoden era molto preoccupato perché
vedeva che i soldati e
gli uomini a sua disposizione non erano sufficienti per contrastare
efficacemente l’esercito di Sauron, che sicuramente poteva contare su
forze
superiori alle loro. Inoltre il fatto che Gandalf fosse sparito senza
dire dove
andava, l’assenza di notizie di Erkenbrand e dei suoi valorosi
cavalieri, che
sarebbero stati loro di grande aiuto, se solo avessero potuto
raggiungere il
forte prima degli Orchi, ed il timore per la loro sorte, lo tormentavano. Sapeva di
poter soltanto
sperare che la fortezza reggesse come aveva sempre fatto fino a quel
momento,
anche se non potevano fidarsi troppo perché Saruman aveva ben studiato
la
costruzione ed era uno stregone potente e non uno sprovveduto.
Ed era difficile per Éomer non sapere cosa rispondere a
Legolas che gli diceva che erano troppi pochi per poter avere speranze
di
salvezza, anche se il vedere che, nonostante tutto, Laurelin e Beren si
dimostrassero fiduciosi lo rassicurava, mentre il fatto che Gimli fosse
quasi
impaziente di combattere divertiva tutti, o almeno Théoden, Éomer,
Aragorn, Boromir,
Laurelin e Beren.
-Farete sicuramente strage di Orchi, Mastro Nano, ma date
loro il tempo di arrivare.- disse Beren
-E più tempo impiegano meglio è, così avremo più tempo per
predisporre le difese. - notò Laurelin
-Come se potesse servire a qualcosa contro Saruman ed i suoi
Orchi!- fece osservare Legolas
-Non è che hai paura, elfo?- chiese Gimli, provocatorio
-In ogni caso Saruman non sarà qui, non sarebbe nel suo
stile, e nemmeno Vermilinguo per cui dovremo vedercela solo con il suo
esercito
e dubito che loro conoscano la fortezza.- disse Éomer
Aragorn fece notare al Re che avrebbe dovuto chiedere
rinforzi, ma la risposta di Théoden, che disse di non poterli chiedere
a
nessuno, dal momento che nessuno sarebbe accorso in suo aiuto e quindi
avrebbero potuto contare solo sulle loro forze, lo preoccupò non poco.
Preoccupazione che si accrebbe quando Boromir confermò che
Rohan era l’ultimo interesse di suo padre e che comunque le loro forze
erano
dislocate altrove ed in nessun caso sarebbero riuscite a giungere in
tempo per
esser loro di aiuto.
Ormai era giunto il tramonto e gli
uomini erano già stati
schierati quando udirono un corno. Inizialmente pensarono che fossero i
nemici
in arrivo poi si resero conto che quello non era il corno degli orchi,
anche se
non avrebbero saputo dire a chi appartenesse. Aragorn, Beren e
Laurelin, che lo
avevano capito, diedero ordine di andare a chiamare il Re e di aprire i
cancelli, dato che stavano arrivando alleati veramente insperati e
scesero
dalle mura dirigendosi verso l’ingresso della fortezza, seguiti da
Legolas,
Boromir e Gimli, mentre Éomer andava ad avvertire suo zio.
Gli inattesi alleati erano un numeroso gruppo di arcieri
elfici, provenienti dal Bosco d’Oro e in piccola parte anche da
Granburrone, al
comando di Haldir, il capitano delle guardie di Lórien.
Théoden ed Éomer li guardarono stupefatti, come tutti i
soldati di Rohan, in parte per la sorpresa in parte perché non avevano
mai
visto molti elfi insieme, e di certo non i loro guerrieri armati.
Il re chiese a cosa era dovuto questo
aiuto inaspettato ed
insperato e Haldir rispose che portava loro i saluti di Elrond e
ricordando
l’antica alleanza tra elfi e uomini, che in passato avevano combattuto
ed erano
morti insieme, disse che erano venuti per onorare quell’alleanza.
Intanto anche
gli altri erano arrivati e Aragorn salutò Haldir dicendogli che era più
che
benvenuto e anche Legolas salutò l’amico, mentre Laurelin e Beren
facevano
finta di non conoscerli, anche se Haldir non se ne sorprese,
considerando che
abitualmente i due non si comportavano molto diversamente.
Mentre Aragorn, che avrebbe preso il comando degli elfi, si
fermava a parlare con Théoden, insieme agli altri per stabilire una
linea di
azione, Laurelin e Beren guidarono gli elfi verso le mura
-Scusaci, ma se io e Laurelin prima abbiamo fatto finta di
non conoscervi o quasi, è perché qui a Rohan e anche a Gondor non sanno
che
siamo elfi, Haldir.- disse Beren, che in effetti sembrava non avere le
orecchie
a punta degli elfi e lo stesso valeva per la ragazza.
-Qui gli elfi non sono visti bene e tutti ci credono Dúnedain
del Nord e per questo abbiamo lasciato che fosse Aragorn a salutarvi,
ciò non
toglie che non ci poteva essere sorpresa più gradita. A chi dobbiamo
veramente
quest’aiuto insperato?- aggiunse Laurelin, con un sorriso
-Lord Elrond e Re Celeborn soprattutto, principessa.- le
rispose Rúmil, il fratello minore di Haldir
-Sospettavo che Galadriel ci entrasse poco o niente con
questa decisione.- commentò Beren
- La regina è la stata la prima a dire che servivano aiuti a
Rohan, anche se effettivamente non è intervenuta nell’organizzare la
spedizione.- intervenne Orophin, il più giovane dei fratelli di Haldir.
-Questo non mi sorprende affatto da parte sua.- commentò la
principessa.
Arrivati sulle mura indicarono agli elfi dove disporsi, e
intanto videro una grande aquila in volo dirigersi verso di loro e
fermarsi
vicino a Laurelin e Beren, quasi volesse dire loro qualcosa prima di
riprendere
il suo viaggio. I due si guardarono commentando mentalmente le notizie
che il
re delle aquile aveva appena portato e decidendo di non farne parola
con gli
altri.
Intanto cominciò a piovere e gli Orchi cominciavano ad essere visibili in lontananza, ma Legolas e Gimli non perdevano occasione per provocarsi con battutine varie, che sfociarono in una sfida a chi uccideva di più nemici, mentre Aragorn li guardava sorpreso: possibile che nemmeno in un momento simile potessero evitare di comportarsi in quel modo?
Laurelin e Beren si allontanarono da
Aragorn e dagli elfi,
raggiungendo Théoden, Éomer e
gli altri comandanti dei Rohirrim, che cercavano di non mostrare la
sfiducia
provocata dal grosso numero di nemici in avvicinamento e dalla
scomparsa di
Gandalf.
-Non temete Sire, sono convinta che Mithrandir avesse ottimi
motivi per andarsene e dubito ci abbia abbandonati. E poi già l’arrivo
degli
elfi di Gran Burrone, così inaspettato, non dovrebbe farci sperare?-
chiese Laurelin,
cercando di infondere la speranza negli altri: se per un attimo aveva
temuto
anche lei, l’arrivo degli elfi e le notizie datele da Gwaihir, sebbene
non
tutte positive, l’avevano rassicurata e sapeva che l’importante era
resistere
fino all’arrivo di Mithrandir.
Théoden, seppur sfiduciato, si lasciò rassicurare in parte
dalle parole di Laurelin, in parte dalla sua convinzione che se
dovevano
morire, almeno avrebbero fatto una fine grandiosa e sarebbero stati
ricordati
in eterno dalle canzoni, come aveva già detto prima ad Aragorn, e
quindi
dovevano combattere valorosamente. E in fin dei conti, finora nessun
esercito
nemico aveva mai fatto una breccia nelle Mura Fossato o preso il
Trombatorrione, difesi dai Rohirrim, per cui lui e i suoi uomini
dovevano solo
combattere con valore per difendere la fortezza e la popolazione.
Gli Uruk-hai di Isengard intanto
erano arrivati nei pressi
del Fosso e all’ordine del loro comandante si erano lanciati
all’attacco,
finendo per arrivare alla portata delle frecce che i difensori,
ricevuto
l’ordine di Aragorn e Théoden, cominciarono a lanciare in quantità e a
ripetizione, abbattendo un gran numero di orchi, senza però riuscire a
fermare
la loro avanzata.
Non appena arrivarono sotto le mura della fortezza gli
Uruk-hai appoggiarono lì delle lunghissime scale per salire sui
bastioni. Nonostante i difensori, sia
uomini che elfi, combattessero con grande
valore, uccidendo moltissimi orchi e buttando giù parecchie delle loro
scale, i
nemici continuavano ad appoggiarne di nuove, tentando inoltre di salire
su
quelle già fissate e sembravano essere un numero infinito.
Ed
effettivamente Saruman aveva svuotato Isengard, spedendo contro Rohan
un
esercito di diecimila Uruk-hai, senza contare i numerosi Dunlandiani,
una
popolazione di uomini selvaggi, vicini e nemici di Rohan, che aveva
stretto
alleanza con lo Stregone, mettendosi al suo servizio.
Intanto gli Orchi avanzavano anche in direzione
dell’ingresso della fortezza e anche lì gli arcieri elfici fecero
stragi di
nemici, ma senza riuscire a fermarli e a impedire loro di arrivare, con
un
ariete, al cancello che cominciarono a colpire.
Ma Saruman aveva in serbo anche altro per Rohan e il Fosso
di Helm: una polvere esplosiva che, posta in un piccolo canale di scolo
alla
base delle mura e incendiata con il fuoco, fece saltare in aria una
parte delle
mura, con sgomento dei difensori, che comunque continuarono a
combattere, con
numerose perdite da entrambi i lati, finché il Re non diede l’ordine di
ritirarsi nel Trombatorrione.
Improvvisamente i difensori del forte
si accorsero che il
cancello rischiava di cedere e mentre il Re in persona, seguito dagli
uomini
della sua scorta, scendeva a incoraggiare gli uomini a resistere ed
eventualmente combattere, se il cancello fosse stato distrutto, Aragorn
ed
Éomer lo raggiunsero.
-Quanto tempo vi occorre, Sire?- chiese Aragorn
-Il tempo che puoi darmi!- rispose il Re, che era
leggermente ferito.
Allora Aragorn ed Éomer, seguiti da Gimli si diressero verso
una porticina segreta sul lato della fortezza, da cui poi si lanciarono
per
raggiungere i nemici alla fine del ponte, impegnando i nemici e facendo
strage
di orchi davanti al cancello, mentre il Re e i suoi uomini lo
riparavano.
Non appena il Re disse loro di allontanarsi dal cancello
perché avevano finito di ripararlo, Legolas e Boromir lanciarono delle
corde a
cui Aragorn, Éomer e Gimli si aggrapparono e si issarono.
Una volta sulle mura, Éomer vide Laurelin e Beren che davano
istruzioni al comandante degli elfi e alcuni degli arcieri, e si
accorse con
sorpresa che sembravano conoscersi piuttosto bene.
Il combattimento infuriava però sulle mura e l’attenzione di
Éomer ritornò rapidamente verso gli orchi, esattamente come quella di
tutti gli
altri guerrieri, e di lì a poco si ritrovò ad ammirare, per l’ennesima
volta,
la precisione con cui Laurelin scagliava le sue frecce, che risultavano
quasi
sempre letali per le sue vittime, quando la ragazza colpì un orco che
lo stava
attaccando alle spalle.
Purtroppo alcuni minuti dopo il
cancello cedette nuovamente
e il Re diede ordine di ritirasi tutti nella fortezza, abbandonando le
mura e
una volta al riparo cedette alla preoccupazione per la sorte delle
donne e dei
bambini, che erano al riparo nelle grotte, temendo che fossero tutti
perduti.
Aragorn, Beren e Laurelin esortarono il Re a non arrendersi
aiutati anche da Boromir ed Éomer.
-Quanta morte! Cosa possono gli Uomini contro un odio così
scellerato?- chiese Théoden agli altri
-Vieni fuori con me! Affrontiamoli a cavallo!!- lo esortò
Aragorn, con l’approvazione generale
-Per la morte e per la gloria!- esclamò il Re
-Per Rohan … per il tuo popolo.- aggiunse Aragorn e mentre
Gimli notava che era quasi l’alba, ricordò le parole dette da Gandalf
prima di
lasciarli, ovvero di aspettarlo alle primi luci del quinto giorno e di
guardare
ad est e si convinse ancora di più della sua proposta.
-Sì. Sì. Il corno di Helm, Mandimartello … suonerà nel Fosso
… un’ultima volta.- disse il Re, riscuotendo la piena approvazione
degli altri
-Fa’ che questa sia l’ora in cui sguainiamo le spade
insieme!- aggiunse Théoden, rivolto ad Aragorn
-Feroci atti, sveglia. Non per collera … non per rovina o la
rossa aurora!- urlò il Re, mentre il corno di Helm risuonava nel forte,
per poi
incitare i suoi uomini, montati a cavallo, ad attaccare i nemici.
Arrivarono rapidamente all’esterno della fortezza,
travolgendo e uccidendo tutti gli orchi che si paravano davanti a loro,
continuando a far strage di nemici e mettendoli in fuga fino a quando,
giunti
all’altro estremo del ponte, non videro arrivare anche Gandalf su
Ombromanto e
con lui c’erano anche Erkenbrand e i guerrieri dell’Ovestfalda, che
temevano
fossero morti.
Mentre tutti attaccavano gli Orchi,
presi adesso da due
lati, videro uno strano bosco a poche miglia dal Fosso e in parecchi si
chiesero da dove venissero quegli alberi e rispettarono senza esitare
l’ordine
di Gandalf di non avvicinarsi al bosco e di non inseguire all’interno
gli orchi
che, pur essendo molto spaventati dagli alberi, si dirigevano al suo
interno,
ritenendolo l’unica via di scampo per fuggire all’attacco dei Cavalieri
di
Rohan.
Nel giro di pochi minuti tutti gli orchi erano spariti nel
bosco e i Rohirrim potevano festeggiare una vittoria decisamente
insperata e
intanto Legolas e Gimli, ritrovatisi, facevano il conto finale della
loro
sfida, vinta da Gimli con quarantatre orchi uccisi contro i quarantadue
di
Legolas.
Intanto Erkenbrand raggiungeva il nipote Dúnhere, Gamling,
Elfhelm e Déorwine vicino al Re, dove erano anche Laurelin, Beren e
Boromir
mentre Haldir parlava con Aragorn ed Éomer chiedeva a Gandalf da dove
venissero
quegli alberi.
Gandalf non rispose alla domanda, ma invitò il Re ad
accompagnarlo a Isengard, perché doveva parlare con Saruman ed era
giusto che
anche Théoden fosse presente, considerando i danni fatti al suo paese
dagli
orchi. Aggiunse quindi che la battaglia per il fosso di Helm era
finita, ma
quella per la Terra di Mezzo stava per cominciare.
Il Re diede ordine di seppellire i
Rohirrim caduti, facendo
ammucchiare gli orchi in grossi cumuli ai margini della misteriosa
foresta, poi
scelse una ventina di uomini che lo avrebbero scortato ad Isengard,
oltre ad
Éomer, mentre Gandalf si sarebbe fatto accompagnare da Aragorn,
Boromir,
Legolas, Gimli, Beren e Laurelin, che avevano espresso il desiderio di
andare
con loro.
Ed eccoci arrivati alla
battaglia del Fosso di Helm, che spero vi sia piaciuta.
Nel
prossimo capitolo faremo un salto indietro e i protagonisti saranno
Merry, Pipino e gli Ent.
Se vi state chiedendo come
fanno Laurelin e Beren a non sembrare elfi, diciamo
che è una specie di magia che fa sì che i Rohirrim e a volte anche i
Gondoriani
li scambino per Dúnedain. I Raminghi usano un trucco del genere, anche
se meno
forte, per ingannare gli abitanti di Brea e gli altri abitanti del Nord
con cui
entrano in contatto e lo stesso fanno gli elfi quando non vogliono
essere
riconosciuti come tali.
Non penserete mica che basti l'aspetto dei Raminghi ad ingannare i
comuni
abitanti del Nord, che una buona idea di come fossero i Dúnedain devono
pur
averla? (ovviamente questo non è canon, ma nella saga di Racconti della
Terra
di Mezzo è così).
Grazie mille per la recensione Illidan e per rispondere ai
tuoi dubbi: Éomer
è tornato ad Edoras prima del funerale di Théodred, solo che
effettivamente ho
accennato una sola volta alla sua presenza, senza più nominarlo per il
resto
del capitolo, mentre i motivi per cui Thranduil ed Elrond (e di
conseguenza
Legolas) ce l'hanno tanto con Beren e Laurelin per ora non posso
spiegarli perché
significherebbe spoilerare tantissimo.
Grazie mille anche a Thiliol per la recensione e i complimenti e spero
che la
storia continuerà a piacerti. Comincio a pensare che la storia avrei
dovuto
classificarla anche come A.U. dal momento che, pur rimanendo nella
Terra di
Mezzo come ambientazione, ho cambiato parecchie cose rispetto alla
versione del
Professore, e per rispondere alle tue domande la storia di Beren e
Laurelin è
complessa e se Legolas non fa altro che ripetere quello che gli è stato
insegnato, dietro ci sono motivi e segreti pesanti e sì in questa saga
personaggi come Elrond e Galadriel, ma anche Thranduil, Celeborn,
Arwen,
Legolas e Celebrían risultano a volte OOC sotto alcuni aspetti, ma ci
sarà una
spiegazione per tutto.
Veniamo ad Aragorn ed Arwen: la Arwen di questa storia, pur essendo
stata il
primo amore di Aragorn, non lo ha mai ricambiato, né sarebbe potuta
essere la
donna giusta per lui, ed inoltre lei e i suoi fratelli non hanno mai
avuto la
possibilità di scegliere il loro destino, contrariamente al padre.