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Autore: Fanny Jumping Sparrow    07/03/2010    3 recensioni
"Il troppo stroppia?
Frase consolatoria per i codardi e i timorati di Dio. Lui non era nè l'uno nè l'altro".

Capitan Barbossa e i suoi alle prese con la maledizione della prima luna.
Genere: Dark, Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Hector Barbossa, Pintel, Raghetti, Sputafuoco Bill Turner
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 2: Riflessioni

- Con me non si era mai lamentato nessuno! – proruppe indignata un’avvenente donna dalle forme prosperose con lunghi capelli ricci e corvini, tirandosi su le calze gialle e il corsetto turchese ricamato dopo aver sbattuto furiosamente alle spalle la porta di una stanza nel retro della locanda.
Subito le andò incontro l’ostessa cercando di calmarla e di risolvere il possibile malinteso con l’avventore, pur di non farlo scappare: - Che c’ha? È uno difficile o non gli funziona? – si informò con sarcasmo e schiettezza inspirando un’ampia boccata da un avana.
- Fosse solo questo! – replicò la brunetta finendo di riallacciarsi il bustino con gli occhi gonfi di lacrime – Quel bastardo è pure violento! – asserì correndo via precipitosamente e scontrandosi con Sputafuoco che, alzatosi di scatto, era intento a  farsi spazio tra i tavoli per uscire.
- Stia attenta signorina – bisbigliò il pirata scostandola con un lieve sorriso; nonostante il tono gentile alla ragazza sembrò di essere andata a sbattere contro una statua di bronzo. Quel tizio non emanava alcun calore umano, proprio come l’altro con cui era stata a letto, e istintivamente provò un senso di ribrezzo e di inquietudine, gettandosi fuori ancora più sveltamente.
Bill si era sentito trafiggere dallo sguardo inorridito della prostituta. Oltrepassò l’ingresso della taverna con il cuore appesantito da oscuri dubbi, perdendosi tra la folla brulicante del luogo per poi allontanarsene quanto più possibile.
- Tu! – tuonò nel frattempo la padrona della locanda ad un’altra delle sue dipendenti – Va’ a risolvere la questione – ordinò volgendo la testa in direzione della stessa camera da cui era scappata la prima. La giovane, occhi e capelli color nocciola e corporatura minuta ma ben proporzionata, assunse una faccia sfrontata ed entrò.
Ragetti, che era rimasto nella bettola anche se non si era più seduto con gli altri, spiava  i compagni rimasti attorno allo stesso tavolo che banchettavano felici ed erano attorniati da altrettante signorine disinvolte e scollacciate. Facendo ruotare gli occhi per tutto il locale si accorse che anche altri pirati della Perla erano impegnati a far bisboccia. Solo lui si sentiva in quel modo? Anche Sputafuoco Bill se ne era andato, ma non si fermò a rifletterci troppo: era sempre stato il più schivo tra la ciurma e spesso quando sbarcavano se ne stava in disparte a passeggiare sul molo.
Di colpo al di sopra delle ciance dei presenti si distinse una voce ruvida e sonora che gridava una serie di improperi e bestemmie. Poco dopo capitan Barbossa comparve sulla soglia della porta di una delle stanze sul retro, seguito a ruota dalla donna che era stata mandata lì dalla locandiera e che gli urlava contro parole altrettanto offensive, che lui trascurava incedendo e urlando come un forsennato per andarsene, chiamando a raccolta tutti quanti:
- Smuovete le chiappe, signori! Si torna a bordo! – ripeteva passando tra i tavoli e spingendoli ad alzarsi. I filibustieri si infastidirono e opposero resistenza credendo che fosse uno scherzo, ma l’intervento del pragmatico e manesco luogotenente Bo’sun li convinse ad ubbidire e, malvolentieri, si avviarono al pontile per poi imbarcarsi sulle scialuppe.
Le ancore furono salpate in tutta fretta, come se si trattasse di una vera fuga, ma nessuno dei pirati comprese chi e se ci fossero degli inseguitori. Così, frastornati e contrariati, pur eseguendo le manovre ordinate dal capitano, iniziarono a parlottare fra di loro formulando le ipotesi più fantasiose, senza riuscire a venire a capo del mistero.
L’ambiguo comportamento avuto dal capitano quella sera si era già verificato due giorni prima in un altro posto, in maniera quasi identica: dopo un’oretta trascorsa tra fumi dell’alcol, buona compagnia femminile e succulente porzioni di carne e pesce, Barbossa aveva stabilito di far ritorno alla nave e non aveva tollerato obiezioni.
Gli uomini avevano iniziato a pensare che nascondesse qualcosa di grave e, per quanto non fossero soliti farlo, cominciavano a temere come non mai per le loro vite. Si era forse inimicato qualche grosso personaggio intenzionato ad annientarli? Dovevano guardarsi da un antico nemico che reclamava vendetta e li aveva già trovati?
In fondo lo conoscevano solo molto superficialmente, ed era sempre stato un tipo enigmatico, ma era bastata la sua capacità di condurli a quel tesoro così misterioso, abbondante, unico e intatto per accreditarlo a concedergli di mantenere il comando dopo quel rapido ammutinamento. Si era dimostrato furbo, intelligente, misurato, li aveva conquistati con la sua abilità di arringatore, la sua concretezza e la sua lucida cattiveria.
Da chi stavano scappando, seguendolo?
Non potevano ancora sapere che stavano cercando di allontanarsi da loro stessi, da quello che stavano diventando, o meglio da ciò che stavano cessando di essere.

La Perla Nera si trovava a navigare nuovamente nelle acque tenebrose di una notte senza luna, con il vento a favore e ben lontana da qualunque approdo raggiungibile in poco tempo.
Il capitano Hector Barbossa era ancora sconvolto e si rigirava insonne sul suo letto che gli sembrava una lastra di pietra. Non arrivava a capacitarsi di quanto gli era successo: non provava più niente. Si chiese se stava invecchiando, ma subito la ragione e l’orgoglio rifiutarono di adagiarsi su quella possibilità.
Si sentiva pieno di forze, di rabbia e di fame, in verità. Cos’era che non andava in lui, allora? Perché non gli bastava più niente?
Non aveva mai vissuto tanto intensamente come nelle ultime settimane, eppure quello che era accaduto poche ore prima in quello squallido bordello, con quelle donne tanto disinibite e procaci, lo aveva fatto riflettere, dopo la inusitata vergogna.
Avevano speso quel tesoro concedendosi beni e piaceri di una quantità e varietà impressionante, ma ora non riusciva a goderseli pienamente.
Il troppo stroppia? Frase consolatoria per gli animi codardi e per i timorati di Dio. Lui non era né l’uno né l’altro.
Era un pirata senza regole e senza morale, gli andava bene così. Viveva alla giornata. Non aveva mai cambiato le sue abitudini: l’idea sola gli faceva contorcere le meningi.
Che altro posto avrebbe potuto occupare nel mondo se non quello di filibustiere? Erano stati il mare, l’oro, l’avventura e richiamarlo e lui, sebbene fosse poco incline a farsi comandare, aveva obbedito con entusiasmo.
Non aveva esitato a scappare di casa, nonostante avesse solo tredici anni e nessuna esperienza con navi, spade e pistole. Ma era ambizioso, ed era stanco di quell’inferno quotidiano fatto di miseria e stenti, inerzia e speranze di cambiamento mai realizzate. Di un padre padrone che lo picchiava scaricando su di lui la sua frustrazione per un avvenire senza certezze che nemmeno aveva il coraggio di cambiare.
Neanche la vita di marinaio aveva garanzie, ma almeno era libero di scegliere da solo tra il bene e il male; questo aveva pensato la prima volta che aveva calpestato il ponte di un mercantile. La gavetta sulle navi militari era stata lunga e faticosa, per un ragazzino di umili origini e senza protezioni; tuttavia ogni ostacolo lo aveva spronato a dare il massimo di sé. Poi era cresciuto. Gli incontri, il sole, le tempeste, il sangue versato avevano scolpito il suo carattere deciso, realista, egoista.
Non era un tipo impressionabile e nemmeno spirituale, però era aperto ad imparare ancora dalla vita.  Voleva capire di più: Jack Sparrow non poteva avere detto la verità …


Salve a tutti! Premetto che mi sarà parecchio difficile aggiornare spesso, causa università e annessi, spero di poterci riuscire almeno una volta alla settimana.
Ringrazio quanti hanno letto i primi capitoli, e quanti leggeranno anche questo. Come sempre una recensione non costa nulla e mi fa piacere avere commenti, critiche e consigli.
Piccola precisazione: Bill Turner è stato graziosamente legato ad un cannone e gettato nell'oceano qualche tempo dopo la scoperta della maledizione! Cito testualmente le parole di Pintel da potc 1:  "A Sputafuoco non è mai andato giù quello che abbiamo fatto a Jack Sparrow, l'ammutinamento. Diceva che non onorava il codice. E' per questo che ti ha mandato un pezzo del tesoro. Diceva che meritavamo di essere maledetti e di restarci anche." - ergo Sputafuoco sapeva già di essere maledetto. Infatti in potc2 quando incontra Jack nella stiva dice pure che quando si trovava sott'acqua era incapace di morire: perchè era un non morto!Comunque se avete altri dubbi potete rivedetere le scene citate. Io ho capito così.
   
 
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