The beginning of my story...
Lisciai le pieghe del
grembiule rosso e diedi un rapida occhiata alla mia immagine riflessa
nello
specchio. Il viso a forma di cuore era più pallido del
solito,la luce color
cioccolato dello sguardo era spenta,le palpebre erano cerchiate da
lievi ombre
scure. Legai i capelli in una semplice coda e uscii dal bagno del
personale. Non ero
in ottima forma
fisica,ma perlomeno ero presentabile.
Sospirai quando fuori
dalle vetrate vidi la pioggia dirompente che cadeva fitta in strada.
Proprio
non era la mia giornata.
Mi avviai dietro al
bancone,controvoglia. Ogni sabato mattina,appena la sveglia suonava e
la
dolorosa consapevolezza di dovermi separare dal letto
m’investiva,chiedevo ai
muri il perché avessi scelto di lavorare come barista anche
il venerdì sera. Spesso
dimenticavo la risposta: guadagnare soldi per il college e mettere da
parte dei
risparmi senza dover contare su Charlie.
-Bella,io vado.Ricordati
di buttare il sacchetto della spazzatura quando vai via.-
La madre di Jessica
ciondolava sulla porta con il sorriso sulle labbra,felice di aver
finito il suo
turno e di potersene tornare a casa.
-Certo. Ci vediamo
martedì pomeriggio.- la salutai educatamente. La donna
più pettegola
dell’intera cittadina uscì dal bar lasciandosi
dietro una folata di aria fredda.
Come minimo entro la
fine della serata sarebbe arrivato un ciclone,data la mia immensa
fortuna. Quanto
detestavo la pioggia.. Influiva inevitabilmente sul mio umore.
Guardai l’orologio
fissato sulla parete. Erano le sette di sera. Davvero sarebbe venuto
qualcuno
con quel tempaccio? Durante l’attesa,decisi di sistemare le
paste esposte in
vetrina e di spazzare il pavimento.
I primi clienti furono
un gruppo di studenti pressappoco della mia età inzuppati e
ridenti. Entrarono
dentro gocciolando per terra e impiastricciando le mattonelle di terra.
Imprecai silenziosamente tra me e me. Mi sarebbe toccato ripulire tutto
da
capo.
-Buonasera.-mi rivolsi a
loro.
Il ragazzo moro mi
sorrise. -Vorremo restare qui a mangiare qualcosa.-
-Perfetto,cosa
prendete?-
Appoggiai la scopa al
bancone e mi avvicinai al tavolo dove i cinque ragazzi si erano seduti,
armata
di penna e agendina.
La ragazza bionda
osservava le paste esposte in vetrina con aria tormentata.
–Vorrei qualcosa che
non contenga grassi,carboidrati e zuccheri,se possibile.-
Rimasi senza parole.
Incredibile,perfino nell’uggiosa cittadina di Forks vivevano
le oche con le
quali avevo avuto a che fare a Phoenix.
Inarcai un sopracciglio
con aria seccata. –Ehm,l’acqua è di tuo
gradimento?-
I tre ragazzi e
l’altra
sua amica ridacchiarono divertiti. La bionda mi lanciò
un’occhiata torva che
imbruttì il suo viso di porcellana.
-Prendo
un’insalata,se
c’è.-
Dopo che anche gli altri
ebbero ordinato,mangiato e pagato,rimasi nuovamente sola. Per tre ore
non
arrivò più nessuno. Ma con mio piacere smise di
piovere.
Fu allora,dentro quel
piccolo bar,in una fredda serata autunnale di una comunissima giornata
d’ottobre,che la mia vita cambiò radicalmente.
Due uomini sbucarono
dall’angolo della strada,le mani infilate nelle tasche delle
loro giacche di
pelle nera e lucida,e si avviarono verso il bar. D’istinto
guardai
l’orologio,avevo una strana sensazione. Erano le dieci e un
quarto.
Infilai la mano nella
tasca del grembiule per toccare il cellulare. Sapevo che sarebbe
bastata una
telefonata se avessi avuto bisogno di aiuto. “Non esitare a
chiamarmi per
qualsiasi problema. Correrò immediatamente da
te.”,mi ripeteva Charlie ogni
venerdì pomeriggio,fino ad esasperarmi.
Rimasi immobile come uno
stoccafisso dietro al bancone,in attesa che i due individui entrassero.
Quando
il primo aprì la porta,trattenei il respiro,e feci finta di
scrivere qualcosa
sull’agenda. Non dovevo farmi delle paranoie,ma mantenere la
calma
-Buonasera.- li accolsi
con un sorriso gentile alzando la testa come se li avessi notati solo
allora.
-Sera a te,ragazza.-
Fortunatamente fui
rapida a ricomporre la mia faccia in un’espressione
rilassata. L’uomo che mi
aveva rivolto la parola aveva usato una voce aspra,che mi aveva fatto
male alle
orecchie,tipica dei fumatori incalliti. Era altissimo,probabilmente gli
sarei
arrivata a metà spalla se mi fossi avvicinata. Al solo
pensiero mi venne voglia
di infilarmi dentro il registratore di cassa e sigillarne
l’apertura con lo
scotch.
-Due birre le hai,vero
piccola?-
Se non altro,il secondo
aveva un aspetto curato. Era poco più basso del suo
amico,abbronzato,biondo,con
due occhi azzurri e penetranti. Tuttavia quando mi soffermai su di
essi,il mio
momentaneo senso di sollievo andò a farsi friggere. Quegli
occhi non gli
conferivano affatto un’aria bonaria e un po’
ingenuotta,anzi,facevano paura.
-S-si. Le volete nel
bicchiere o in bottiglia? –
-In bottiglia. Ti
dispiace se ci sediamo?-
-Oh no. Prego,fate
pure.- li esortai.
Che fare? Tremavo al
solo pensiero di sgusciare da
dietro il
bancone e di avviarmi al tavolino per portare loro da bere.
Presi due birre dal
piccolo frigo sotto la cassa e mi avvicinai. Il tragitto fu
più lungo e
sofferto di quanto avessi mai potuto immaginare.
Rapidamente tornai alla
mia postazione. Mi sentii gelare quando,costretta a dar loro le
spalle,sentii
quello più alto ridacchiare sommessamente. Mi accorsi di
avere la pelle d’oca e
abbassai le maniche della maglia perché non se ne
accorgessero. Finsi
nuovamente di avere delle cose da scrivere,finché non mi
venne la brillante
idea di cambiare canale alla televisione e di lasciare su quello dello
sport.
Chissà,forse sarebbe servito a distratte quei due loschi
individui. Amai lo
sport come non avevo mai fatto in vita mia,quando tra una risata e
l’altra il
moro e il biondo presero a commentare la gara di nuoto.
Decisi di non chiamare
Charlie. Mi avrebbe sicuramente proibito di lavorare di sera se gli
avessi
chiesto di venire a controllare,inoltre,non era detto che i miei
sospetti
fossero fondati:se così fosse stato,avrei fatto una pessima
figuraccia sia con
lui che con i clienti. La piccolina che chiama il
papà poliziotto perché ha
paura. Dio,era meglio se non lo immaginavo neanche.
Il rumore della porta
che si riapriva mi fece sobbalzare. Ero in ipertensione.
Ciò che vidi
scatenò in
me una serie di reazioni fisiche irrefrenabili.
Lo stomaco fece una
brusca capriola nel petto e si ribaltò
completamente,cominciando a friggere. Un
brivido intenso e repentino mi scosse tutta,dalla punta delle scarpe
alla punta
dei capelli. Il sangue prese fuoco nelle vene.
Incrociai due occhi
verdi e vigili che mi mozzarono il respiro. Una chioma leonina color
castano
scuro incorniciava un volto dai tratti virili e regali:naso
diritto,mascella
quadrata ma stretta,fronte alta e sopracciglia folte. Attraverso gli
spessi
occhiali scuri da uomo intelligente e maturo,le pupille scintillavano
di una
luce cupa e intrigante. Il giornale che teneva stretto al petto con un
braccio
gli schermava il collo.
Il fuoco all’interno
del
mio corpo si affievolì quando il nuovo arrivato distolse lo
sguardo. Recuperai
fiato. Era come se fossi riemersa da un’ora di
apnea,nonostante il suo sguardo
si fosse soffermato su di me solo per un misero istante.
Fissò
più a lungo di
quanto aveva fatto con me i due uomini seduti al tavolo di fronte a
lui. Non
riuscii a decifrare bene l’espressione che
assunse,poiché una ciocca arruffata
di capelli scuri gli era ricaduta morbidamente sull’occhio
destro
schermandoglielo per metà.
-Buonasera.-
Anche la sua voce,causa
la rumorosità dei due loschi individui che se la ridevano
sguaiatamente,non
giunse chiara alle mie orecchie. Il nuovo arrivato,dopo avermi rivolto
un
saluto distratto,si sedette a un tavolo e accavallò le gambe
iniziando a
leggere il giornale. Continuai a fissarlo furtivamente,spinta da un
impulso
irrefrenabile. Vedevo solo i suoi occhi,scorrere veloci e liberi sulle
parole
in cui s’imbattevano. Il modo in cui il sopracciglio sinistro
gli rimaneva
leggermente più sollevato rispetto a quello destro,gli
donava ulteriore
fascino. Le palpebre erano ristrette,l’espressione seria e
concentrata,lo
sguardo,se possibile,ancor più profondo e penetrante.
Quell’uomo mi metteva soggezione,non
avevo neppure il coraggio di avvicinarmi e chiedergli se volesse
ordinare
qualcosa. Solitamente non mi sentivo in imbarazzo con i clienti.
-Ehi piccola,vorremmo
due tost. Ti dispiace?-
La voce aspra e
fastidiosa dell’uomo con le guance incavate mi
disincantò. Lo guardai smarrita.
–Subito.- Presi
due tost dalla
vetrina,li avvolsi accuratamente in un tovagliolo e glieli portai. Di
nuovo,quando dovetti dar loro le spalle,si misero a ridere.
-Sai che hai un bel
sederino?-
Rimasi a bocca aperta. Ma
come si permette questo fumatore incallito? Non si è accorto
che lui e il suo
amico non sono soli?
Mi voltai per
rispondergli a tono,il sangue che per la rabbia mi era affluito alle
guance.
-Se dici un’altra
parola,ti sbatto fuori assieme al tuo amico.-
-Uuuuh,Sam,la ragazzina
ha grinta! Attento,potrebbe tenerti testa.- sghignazzò il
biondo.
Quello che si chiamava
Sam mi lanciò un’occhiata impudica-Dio,ma mi aveva
vista bene?- e poi si
rivolse all’amico. –Scommettiamo.-
Ci misi due secondi di
tempo in più per capire il senso di quella parola. Una nuova
ondata di rabbia
m’investì. Il biondo si lasciò andare
ad una risata. –Anche con questa?
Eddai,dopotutto la signorina è stata gentile con noi. Non mi
sembra il caso di
importunarla.- Ma capii che dal suo tono di voce intendeva il contrario
e che
mi stava prendendo in giro.
Tuttavia non avevo
paura,sapevo che quei due non sarebbero stati in grado di concludere
nulla,non
li credevo così stupidi da molestare una ragazza in presenza
di qualcun altro
nel bar.
Ignorai i loro commenti
e mi infilai nuovamente dietro al bancone. Notai che
l’affascinante sconosciuto
aveva alzato gli occhi dal giornale e li aveva spostati su di me,poi su
Sam e
il suo amico. A quel punto mi venne un dubbio atroce: lui poteva essere
complice
degli altri due. Mi sentii sbiancare. Cercai di dissimulare
indifferenza e mi
passai una mano sulla fronte imperlata di sudore freddo. No,non poteva
essere.
Non mi dava quell’impressione,nel mio inconscio sentivo di
avere quella
convinzione inspiegabile. Eppure ciò che mi era successo due
anni prima doveva
avermi insegnato che non ci si poteva fidare di nessuno,specie
dall’apparenza.
Scacciai quei brutti pensieri dalla mente. Non potevo essere
così
sfortunata,non fino a quel punto.
-Ci porti altre due
birre?-
Irritata,eseguii
l’ordine,e per la terza volta mi avvicinai ai due uomini che
avrei voluto
sbattere fuori a calci se ne avessi avuto la forza.
Sentii gli occhi del
biondo sul mio corpo e vacillai leggermente su me stessa nel voltarmi.
In quel
momento,percepii qualcosa che sperai essere stato il frutto della mia
sciocca
immaginazione. Ma lo sapevo che era successo veramente.
M’irrigidii
all’istante.
-Bello e anche morbido.-
sentenziò Sam.
-Bastardo…-
mormorai a denti stretti. Benché la paura si fosse
impossessata di me,non mi
spostai. Non avevo la minima intenzione di andarmene con la coda tra le
gambe
dopo averli sentiti scommettere sul mio comportamento.
Un’altra volta.
Ancora
quel tocco orrendo sul mio sedere. Quasi uno schiaffo lanciato
all’improvviso.
Mi voltai di scatto e
sferrai uno schiaffo alla guancia di Sam.
L’elettricità mi pulsava nelle
dita,accaldate per la rabbia e il dolore che si erano procurate nel
colpire
quel volto emaciato.
-Ora basta.-
Una voce
limpida,sonora,tremendamente sensuale. Sussultai nell’udirla.
L’affascinante
sconosciuto aveva posato il giornale sul tavolo e stava fissando con
aria
seccata il moro e il biondo. Solo allora notai la barba sottile sotto
il mento
e attorno alle labbra. Dio,doveva avvicinarsi sicuramente ai
quarant’anni. Gli
occhi verde prato lampeggiavano pericolosamente,ma i tratti del viso
erano
distesi in un’espressione di calma perfetta.
-Parli con me?-
-Parlo con te e col tuo
amico.-
Ancora scossa da
quell’intervento,estrassi il cellulare dalla tasca del
grembiule con
l’intenzione di chiamare Charlie.
-E’ lecito sapere
cosa
diavolo vuoi?-
-Andiamo Tray,sii
ducato.- Sam roteò gli occhi con finta aria di rimprovero.
-La signorina vi ha
educatamente servite. Pagatela e lasciatela in pace.-
-Ho capito,tu devi
essere l’avvocato difensore.- sghignazzò Tray
passandosi una mano tra i corti e
ispidi capelli dorati.
-Andatevene. O chiamo la
polizia. E vi assicuro che non ci metterà molto ad
arrivare.- minacciai.
M’infastidiva il fatto che Mister Verde Prato parlasse per
me.
Sam e Tray si lanciarono
un’occhiata divertita,poi,lentamente,si alzarono in piedi e
si avviarono verso
l’uscita.
- Mi dovete pagare.-
ordinai con tono sostenuto.
-Hai detto che dovevamo
andarcene,quindi adesso ti accontentiamo. Non scocciare,piccola.-
Piccola…Piccola…E’
l’unica parola che sapete dire. Poveri idioti.
Sam stava già
posando la
mano sulla maniglia della porta,quando il rumore di una sedia che
scricchiolava
lo fece fermare. Capii che non aveva aspettato altro che veder reagire
il suo
avversario. Un ghigno compiaciuto comparve sul volto di Tray.
-Tirate fuori i soldi
che le dovete.-
Di nuovo fui pervasa da
un’ondata di brividi incontrollabili in tutto il corpo.
-Altrimenti?-
Mister Verde Prato avanzò
imperioso verso Tray e si fermò poco
prima di scontrarsi col suo petto. Era poco più basso di
lui,ma l’aura che
emanava lo faceva sembrare un gigante,a confronto. Okay,non stava
scherzando,era davvero arrabbiato.
Tray provò a
sferrargli
un calcio,ma lui fu più veloce. Con una mano gli
fermò la gamba muscolosa prima
che potesse raggiungere il suo petto. Fu altrettanto rapido nel
sferrargli un
pugno sul naso,mezza frazione di secondo dopo.
Sussultai allarmata. Non
volevo che si scatenasse una rissa all’interno del bar.
Sam era livido,tuttavia
non alzò un dito contro l’aggressore del suo
amico. –Forse te lo sei
meritato,Tray. Lasciamo i soldi a questo bastardo e andiamocene.-
sputò con
astio,ed estrasse un paio di banconote dai pantaloni. Mister Verde
Prato li
prese in mano tranquillamente,come se non fosse successo nulla poco
prima. Sam
e Tray,la mano premuta sul naso,uscirono dal bar sferrandogli
un’ultima
occhiata carica di odio.
Dentro il bar c’era
solo
il tintinnio del cartello appeso alla porta appena richiusasi.
Ero imbarazzata,ma
sollevata e grata allo sconosciuto. Mister Verde Prato mi rivolse un
sorriso
che mi fece nuovamente ribaltare lo stomaco.
-Non dovrebbe lavorare
sola fino a quest’ora.- disse posando i soldi sul tavolo.
–Forks è piccola,ma i
delinquenti sono dappertutto. C’ è la
possibilità che quei due individui
l’avessero osservata da giorni prima di presentarsi qui.-
Annuii
lievemente,stordita dalla sonorità e dalla limpidezza della
sua voce. –La
ringrazio per l’aiuto.-
-Si figuri. Le do un
consiglio,vada subito a casa. Non verrà più
nessuno qui dentro.-
Spalancai gli
occhi,stupita. L’idea che quell’uomo si stesse
preoccupando per me mi piaceva. Un
momento,che razza di viaggi mentali mi sto facendo? Sta solo facendo il
gentile.
Diedi una rapida
occhiata all’orologio. –Dovrei chiudere tra dieci
minuti.-
-Mi dispiacerebbe se lei
andasse a casa da sola. C’è qualcuno che
può venire a prenderla?-
Questo non
è un suo
problema. Non sono una bambina che ha paura del buio.
-Ho la macchina,non si
preoccupi.-
Mister Verde Prato mi
scrutò con espressione indecifrabile. Quell’uomo
mi metteva in soggezione.
-Faccia presto,mi
raccomando. Se dovessero verificarsi episodi simili,non esiti a
chiamare la
polizia.-
Si sistemò la
giacca di
jeans e riprese il suo giornale in mano.
–Arrivederci,signorina.-
Per un inspiegabile
motivo,l’idea che stesse per andarsene mi
spaventò. Non perché temessi di
rimanere sola o che potesse accadermi qualcosa di male,ma
perché avevo la
sensazione di perdere un’occasione importante-quale fosse era
un mistero-se
fosse uscito da quella porta.
-A-aspetti!- mormorai
incerta quando la sua mano si posò sulla maniglia. Lui si
rivoltò,gli ondulati
capelli che gli ricadevano elegantemente sul viso. – Un
giorno dovrà
tornare,gradirei offrirle qualcosa da bere per sdebitarmi.-
Sorrise educatamente.
–Lo farò senz’altro.-
Quando se ne fu andato
mi ci volle un po’ per ricominciare a respirare e per
decidermi a muovermi.
Pensare che l’avrei rivisto mi elettrizzava. Tuttavia mi
faceva anche
vergognare di me stessa. Non avrei dovuto essere felice. La mia voce
interiore,quella assolutamente razionale e critica,stava tentando di
dirmi
perché fosse sbagliato. Ma il mio inconscio
predominava,soffocando quella voce
fastidiosa.
Mi spicciai a ripulire
il pavimento,misi i soldi dentro alla cassa,staccai le spine dei
frigoriferi,spensi la tivù e abbassai le serrande. Il
pattume lo avrebbe
buttato la madre di Jessica,per una volta tanto.
Rapidamente andai nel
camerino,mi tolsi il grembiule e mi guardai allo specchio. Quegli
occhi…I miei
occhi,anziché incupirsi ulteriormente per la stanchezza
accumulata durante il
giorno,erano più luminosi che mai,come non li avevo
più visti dopo-
Scossi la testa con
vigore per scacciare quei ricordi dolorosi e ancora vivi dentro di me.
Non
avrei mai dimenticato,purtroppo. Quel fardello me lo sarei portata
dietro per
tutta la vita.
Mi passai stancamente
una mano tra i capelli,tremavo. Mi lasciai andare ad un sospiro. Poi il
mio
cuore sobbalzò. Due iridi verdi e penetranti scintillarono
nello
specchio,accanto al mio viso. Sobbalzai per lo spavento,il cuore in
gola.
Basta,ho davvero
bisogno di dormire. Mi infilai velocemente la giacca,afferrai
la mia borsa
e spensi tutte le luci.
Quando uscii dal bar mi
precipitai dentro al pick-up e misi subito in moto.
L’indomani avrei dovuto
trascorrere un’altra mattinata d’inferno a
scuola,fra gente con cui non avrei
voluto condividere nemmeno il banco.
Aveva una voglia assurda di tornare a casa,da Charlie.
Quelle notte,prima di sprofondare nel mondo degli incubi,rimasi a lungo sveglia a farmi delle domande.
Quale
sarà il suo nome?Quanti anni avrà?
Allora non sapevo che quella curiosità inopportuna mi avrebbe generato una nuova ferita,ancora più dolorosa della prima. La mattina seguente sarebbe cominciata la mia seconda vita.
*******
Spazio dell’autrice: ebbene,ho postato il primo capitolo. Sono felice di sapere che la storia vi intriga. Ma a quanto sembra due persone su sette,riferendomi a coloro che hanno recensito,hanno capito una cosuccia XD Forse mi sono spiegata male io nella introduzione,forse voi avete letto di corsa,ma…il prossimo capitolo vi darà una risposta certa!
Ringrazio immensamente le persone che hanno aggiunto la storia tra le preferite e tra le seguite,è importante per me,davvero *_* *_*
Do una risposta alle vostre recensioni:credo che nel prossimo capitolo non vi interesserà più di tanto il divario di età XDXDXD Se siete curiosi di scoprire il perché,non vi resta altro da fare che leggere il prossimo capitolo ;)