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Autore: OnlyHope    07/03/2010    8 recensioni
Per Sanae tutto iniziava davanti ad una fermata d'autobus, quello stesso giorno Tsubasa partiva per il viaggio che avrebbe cambiato per sempre la sua vita. E mentre Sanae cercava la sua strada in Giappone, Tsubasa inseguiva con caparbietà il suo sogno in Brasile. Ma anche questa è la storia di un ragazzo che ama incondizionatamente una ragazza. Perché questa è la storia di Tsubasa.
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sanae Nakazawa/Patty Gatsby, Tsubasa Ozora/Holly
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Don't Be Afraid to Fly ' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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FLY AWAY (Butterfly reprise)

Capitolo 5

Sensi









Sto facendo molto probabilmente violenza a me stesso in questo momento.
Mi costringo a rimanere immobile una manciata di secondi tra la folla ad osservarla, senza che mi scorga, mentre spaesata si guarda intorno abbassando gli occhi, ad intervalli regolari, sull’orologio da polso.
In questo periodo d’attesa, che va dalla mail che annunciava il suo arrivo a stamattina che ho varcato la porta di casa, ho passato le mie giornate confuso da una sorta di euforia adrenalinica costante.
Giorni interi sono passati con un unico obbiettivo nella mia mente ovvero arrivare a questa data, che nel calendario appeso in cucina, è evidenziata con un enorme cerchio, marcato più volte, di un rosso cangiante.
E stranissimo a dirsi ma me n’è importato un po’ meno di tutto in questo lasso di tempo: degli allenamenti, delle prese per i fondelli di Pepe, quando mi beccava, con la testa tra le nuvole, in un momento in cui avevo abbassato la guardia e delle risatine allusive di Roberto, ogni qual volta incontravo il suo sguardo tra le pareti domestiche.
Ma oggi il gran giorno è arrivato e dopo aver corso come un matto, per coprire la semplice distanza tra l’autobus da cui sono sceso all’ingresso dell’aeroporto, mi sono bloccato, appena i miei occhi l’hanno riconosciuta tra la folla, improvvisamente nervoso.
Piacevolmente nervoso.
Fino ad un minuto fa ero convinto di sapere cosa avrei provato nel momento che l’avrei rivista, ma ora so che era solo l’infinitesima parte di un tutto che non so spiegare.
Ho solo sedici anni e mezzo, ho pochissima dimestichezza nelle faccende amorose e ho provato qualcosa per qualcuno, solo una volta in vita mia e solo per Sanae, quindi non riesco davvero a definire tutto quello che si sta muovendo dentro di me.
Ma quello che sento lo so riconoscere.
E’ l’accelerazione del mio battito, che manda in circolo il sangue ancora più velocemente nelle vene e che mi fa sentire caldo al viso.
E’ quel sorriso, che proprio non vuole sentirne di distendersi e di tornare normale, nemmeno per un attimo.
E’ quella vocina dentro di me che mi sta dando dell’idiota, a stare ancora fermo qui in disparte ad osservarla.
E’ quella spinta che cresce, che sale e che mi fa tendere verso di lei.
Finalmente decido che la tortura, se pure piacevole, può arrivare a termine e con passo deciso, mi appresto a coprire la distanza che ci separa, senza comunque distogliere lo sguardo da lei.
Il suo volto si gira e all’improvviso i suoi occhi incrociano i miei.
E quel tutto dentro di me prende a vorticare come un uragano nel mio petto.
La raggiungo fermandomi giusto a un passo da lei e le sorrido.
“Ciao, benvenuta!”
Lei abbassa gli occhi ora, emozionata.
Solo qualche secondo e la spinta mi permette di stringerla tra le mie braccia.
Ora sento il suo profumo, la consistenza del suo corpo tra le mie mani e la sua risata felice nelle mie orecchie.
Il tutto smette all’improvviso di girare e si blocca per un attimo, poi esplode nel mio petto, diffondendosi uniformemente in tutto il mio corpo.
E mi accorgo che basta semplicemente solo una parola per descrivere questa sensazione.
Felicità.






Alzo il viso verso il sole caldo, i suoi raggi bollenti mi scaldano e non reprimo un sorriso soddisfatto.
Ieri ero quasi entrato nel panico, in pratica in una sola giornata avevo esaurito i posti dove portare Sanae poi un’illuminazione, davanti al suo albergo, mi ha riportato la calma.
Una giornata in spiaggia.
Perché in fondo il Brasile è famoso anche per questo, no?
Osservo per un secondo la confusione generale che ci circonda poi con fare deciso, afferro il mio borsone da calcio e tiro fuori gli asciugamani da stendere a terra.
L’operazione mi ruba solo qualche secondo e il risultato non è un granché ma questi sono solo dettagli, rispetto al resto.
Già, perché da ieri ogni cosa mi sembra superflua, se paragonata alla sensazione di benessere, che ho ritrovato stando vicino a Sanae.
Come quando ero in Giappone, come se non ci fossimo mai separati.
Felice ma accaldato, decido di togliermi la maglia e di tornare a dedicarmi a lei, che se ne sta in silenzio, già da un po’, alle mie spalle.
Mi volto disinvolto senza chiamarla, solo con l’intenzione di raggiungerla ma stavolta, non è la mia volontà a bloccare i miei movimenti, ma qualcos’altro.
Sanae non indossa più la maglietta ma solo un semplice bikini rosso, allacciato sul collo e sulla schiena, da fascette dello stesso colore ma nere sotto.
Le sue mani ora fanno scivolare la gonna corta lungo in fianchi, la seguo cadere a terra, come ipnotizzato.
Continuo ad osservarla mentre di spalle riordina gli indumenti accanto all’asciugamano, la sua pelle candida è un bellissimo contrasto con le tinte decise del suo costume.
Questo particolare mi ridesta dal mio torpore per un attimo e mi ricordo della protezione solare, che le ho comprato prima di andare a prenderla in albergo.
“Ti ho preso la crema, tieni.”
Sanae si gira, risponde al mio sorriso ringraziandomi e si volta di nuovo.
Involontariamente mi ritrovo a fare lo stesso e a compiere lo stupido ed inutile gesto, di risistemare gli asciugamani a terra.
Mi sento improvvisamente impacciato, mentre tiro, senza prestarci attenzione, gli angoli di cotone colorati della spugna, ma allo stesso tempo sono fortemente attratto da ciò che è alle mie spalle.
Cercando di fare l’indifferente, sbircio tentato con la coda dell’occhio in direzione di Sanae e di nuovo sono assalito da quella sensazione di intontimento di poco prima.
Rimango immobile a fissare le sue mani che spalmano la crema sul collo, poi le seguo scendere lente sul petto, lungo l’attaccatura del seno.
Deglutisco, rendendomi conto pienamente solo ora di quanto lei sia diversa, di quanto sia cambiata rispetto all’ultima volta che l’ho vista, ormai quasi due anni fa.
Continuo a fissarla mentre ignara fa scorrere le dita sul ventre piatto, le gambe snelle, fino a risalire i fianchi morbidi.
Nella mia testa riemerge involontariamente il ricordo delle sue labbra sulle mie, la notte prima, davanti al suo albergo.
Per un secondo solo, il contatto della sua bocca.
Sanae ora cerca invano di raggiungere la sua schiena ma con scarsi risultati.
“Vuoi una mano?” e non mi capacito subito di aver parlato, il tono della voce un po’ incerto però è proprio il mio.
Le sorrido impacciato quando si volta, in attesa di una sua risposta.
Sanae mi ringrazia accettando il mio aiuto e veloce si gira di nuovo di spalle.
Mi avvicino alla sua schiena, prendo il tubetto che mi porge da sopra una spalla poi le sue mani raccolgono i capelli all’altezza della nuca, scostandoli di lato.
Di riflesso, senza che ci sia mia volontà, o forse mi sbaglio, ce n’è pure troppa, raccolgo una ciocca ribelle sfuggitale e l’appoggio oltre la sua spalla.
Mi ritrovo per qualche secondo ad osservare la sua schiena nuda, avvertendo una sensazione di caldo ancora maggiore in tutto il corpo.
Deglutendo di nuovo, raccolgo una noce di crema sul palmo della mano poi con delicatezza, come se stessi toccando qualcosa di troppo bello per essere raggiungibile, le mie dita sfiorano la sua pelle candida.
Sorrido quando Sanae rabbrividisce a contatto con la crema fredda ma più per non pensare alla tensione che sento, che per divertimento.
Le mie mani scivolano sulla sua schiena, sulle spalle e credo che il mio cuore stia andando in aritmia.
Non mi sono mai sentito così, mai in vita mia ma è una sensazione che mi piace e più sento il contatto con la sua pelle, sotto le mie dita e più mi rendo conto che non vorrei smettere mai di toccarla.
In questa bolla nel quale il mio cervello si è isolato c’è solo la percezione incredibile di Sanae, del contatto con lei.
Mi sveglio da questo stato solo quando ho la percezione che i miei sensi, seguiti fedelmente dai miei gesti, mi stiano portando a fantasticare un po’ troppo.
“Fatto!” esclamo all’improvviso, staccando le mie mani dalla sua pelle, come se questa fosse fatta di carboni ardenti e mi allontano di qualche passo, cercando di ritornare in me.
Scombussolato dalle mie sensazioni mi do mentalmente del cretino.
Sanae si volta ed io per il momento continuo a guardarla, poi preso dall’imbarazzo distolgo lo sguardo, che si abbassa sulla sabbia dorata.
Ma mi rendo conto ben presto di non poter fare a meno di posarlo ancora su di lei, combattuto da questa strana sensazione, che si è fatta strada dentro di me.
Questa emozione che comunque, nonostante l’imbarazzo, mi spinge ad avvicinarmi di nuovo a lei, goffamente, ma con una strana sicurezza in contrasto.
“Facciamo il bagno?” chiedo accarezzando la nuca con una mano e sorridendole, pregustando il momento che ci porterà ancora vicini.
Sanae annuisce rispondendo al mio sorriso, poi tende la mano, che stringo felice mentre mi avvicino alle onde calme dell’oceano.






Ho baciato Sanae altre volte o almeno così credevo, fino ad oggi.
Ho sentito altre volte salire quel brivido lungo la schiena, un attimo prima di sforare le sue labbra, ma non ne avevo mai provati una cascata percorrere tutto il mio corpo.
Conoscevo la morbidezza della sua bocca ma ignoravo quanto potesse essere incredibile il suo sapore, quanto potesse sembrarmi sconosciuto ma allo stesso tempo, l’unico gusto certo mai provato.
Sapevo che se l'avessi abbracciata, avrei sentito un calore rassicurante pervadermi ma solo ora posso affermare di conoscere come brucia l’inferno e che non è poi così male.
Avevo una cotta per lei, poi mi sono innamorato ma ora lo sento davvero che è così.
Il tutto è dentro di me, il tutto ora è tra le mie mani.
Domani svanirà, ma non ci posso pensare.
Dimentica gli aerei Tsubasa, scordati dei continenti.
Cancella il tempo, lo spazio ed elimina la distanza.
Stringo più forte le braccia intorno al suo corpo, le mie dita immerse nei suoi capelli.
Il suo respiro si fonde con il mio, il suo sapore è il mio.
Sento...






Sono passate appena tre ore dal mio rientro a casa dall’aeroporto.
Tre ore che già sembrano giorni, non capisco poi come sia possibile.
Mi guardo intorno un po’ spaesato, all’idea che solo ieri Sanae era in questa stanza e mi distendo sul letto sopraffatto dalla solitudine.
Mi giro a guardare il suo volto che mi sorride dalla parete, perché è a questo che devo necessariamente tornare.
Respiro col naso all’insù, come se volessi sentire nell’aria tracce del suo odore, tracce della sua presenza, del suo passaggio nel mio mondo.
Sorrido amaramente a quest’ultimo pensiero, perché a partire da ora so che i nostri mondi effettivamente non coincidono più.
Non che prima non ne avessi idea ma ora che l’ho rivista, tutto mi pare più netto all’improvviso.
Un sospiro desolato sgonfia d’aria il mio torace e per l’ennesima volta, da quando ho rimesso piede nella mia camera, faccio partire il cd che mi ha lasciato Sanae poco prima di salire sull’aereo, che la sta riportando in Giappone.
Le note del piano riempiono di nuovo la stanza e la sua voce calda torna a cantare ancora per me, come se sussurrasse al mio orecchio.
Chiudo gli occhi ascoltando le parole nate dal cuore di Sanae.
Non ha assecondato le sue paure, non ha preteso di tenermi sotto vetro.
Ha aperto le sue mani e mi ha guardato spiccare il volo.
I miei genitori mi hanno dato delle ali quando sono nato, lei le ha trasformate in quelle di una farfalla.
E non può pretendere che lacrime smettano di riversarsi sul suo viso, né che il dolore la sovrasti ma resiste e torna ogni volta a dirmi addio, perché vuole che io sia libero di diventare ed essere, ciò in cui credo.
Mentre sento la sua voce incitarmi ancora a volare con le mie ali di farfalla, compro gli occhi per nascondere la lacrima che sento scendere a bagnarmi una tempia.
Sì Sanae…
Aprirò le mie ali…
E volerò…
Come una farfalla…










In questo capitolo ho fatto un grosso salto temporale, visto che gli avvenimenti che ho riassunto si verificano in Butterfly nei capitoli 12 e 13.
In B. avevo bisogno di creare da zero la vita di Sanae dopo la partenza di Tsubasa, mentre in Fly Away non ho questa necessità visto che gli obbiettivi di quest’ultimo sono ben noti a tutti.
Tsubasa qui è cresciuto e si trova per la prima volta ad avere a che fare con la fisicità dei sentimenti, emozione che amplificherà ancor di più d’ora in poi la distanza che lo separa a Sanae.
Nel finale ho deciso di non riproporre il testo di “Butterfly” ma semplicemente di far esprimere a Tsubasa i concetti fondamentali perché in fondo sono quelli che lo riguardano e che riguardano l’amore di Sanae.
Spero di trovare al più presto altri ritagli di tempo che mi permettano di andare avanti più velocemente, nel frattempo ringrazio ancora di cuore tutte quelle persone fantastiche che seguono la storia e chi ha speso un po’ del suo tempo per farmi avere, privatamente e non, le sue impressioni.
Questo capitolo in particolare è per Sara che inconsapevolmente mi ha aiutata a metterlo su “carta”… chissà se si ricorderà mai… ^______^
Grazie ancora per l’attenzione,
OnlyHope^^

















   
 
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