Al freddo e al gelo
Lanciai
uno sguardo fuori dalla finestra. Pioveva e le ultime foglie cadevano
dagli
alberi, spazzate via da un vento troppo forte e freddo. Ormai
l’inverno era
alle porte. Guardai la mia immagine sfocata riflessa sulla finestra, la
mia
espressione distrutta e abbattuta comunque ben riconoscibile. Da quando
me ne
ero andata via da lui mi si era aperta una voragine nel petto che
pulsava ad
ogni battito del cuore. Annegavo nei ricordi e anche se non volevo
rievocarli,
questi affioravano nella mia mente uno ad uno, ancora vividi: parevano
vissuti
solo pochi giorni prima e non quasi tre mesi. Quando me ne rendevo
conto, la
tristezza mi invadeva ancora di più prendendo del tutto
possesso di me.
Era
passato troppo tempo.
Troppo
tempo dall’ultima volta, dall’ultimo saluto
forzato, dall’ultima carezza,
dal’ultimo bacio… e io non ne ero ancora uscita.
Era un
contrasto tra orgoglio e amore: uno mi diceva che non potevo andare
avanti
così, l’altro che era una cosa normale.
In fondo
me lo meritavo. Avevo scelto io di vivere questa storia, di innamorarmi
di lui
anche con la coscienza che sarebbe durata poco e che avrei sofferto
parecchio.
Non me ne pentivo. Se non lo avessi fatto non sarei mai stata
così felice come
in quei giorni.
I ricordi
continuavano ad affiorare; avevo voglia di urlare, ma in quel silenzio
pesante
sentivo solo la mia anima che urlava a squarciagola sotto la pioggia
che ora
cadeva scrosciante fuori dalla finestra.
Come
potevo dimenticare? Sarebbe mai stato possibile farlo? Come avrei mai
potuto
dimenticare quella sera, quei baci, quelle risate?
Già…quella
sera....
Come
dimenticare quel nostro primo bacio sotto le stelle?
É
sera, io cammino con lui, dietro
a tutti gli altri, quando ad un certo punto rimaniamo da soli. Sembra
quasi un
sogno. Io e lui da soli che camminiamo vicinissimi, ogni tanto le
nostre mani
si sfiorano e tutte le volte che lo tocco una scarica elettrica mi
attraversa
tutto il corpo mandandomi in fibrillazione. C’è
silenzio tra noi due, così
decido di rompere il ghiaccio e quando mi volto per guardarlo, ci
fermiamo.
Prima che io inizi a parlare mi attira a sé e mi bacia.
È
un bacio delicato, ma dietro c’è
anche tanta passione.
Non so per
quanto tempo ho bramato
le sue labbra e adesso erano mie. Quella scossa che mi attraversava
solo quando
mi sfiorava ora viva in tutto il corpo. E rimaniamo del tutto soli,
escludendo
tutto il resto del mondo, in quell’attimo che
rimarrà per sempre eterno, sotto
a un cielo notturno, illuminato dalla luna e dalle stelle che ci
guardano
invidiose.
Mi chiesi
dov’era andato a finire quel calore che sentivo dentro. Tutto
era freddo, e
dentro di me tirava un’aria gelida che preannunciava una
bufera invernale.
Il mio
sguardo si perse nuovamente in quell’immagine uggiosa e
deprimente che si
presentava fuori dalla finestra. Una foglia cadde da un albero ormai
scheletrico, pronta per essere calpestata da tutti... proprio come la
mia
anima.
Continuava
a piovere, e rannicchiata com’ ero in un angolino della mia
camera, persa nei
miei pensieri, non mi accorsi che le lacrime iniziavano a scendere da
sole.
E
così
dopo tanto tempo, lasciai che le lacrime scendessero e che il mio
dolore si
disperdesse in quel pianto silenzioso.