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Autore: fri rapace    09/03/2010    10 recensioni
Il primo giorno di scuola di Teddy, riserva a Remus un'amara scoperta sui suoi genitori.
Tra presente e passato, Remus arriverà a scoprire perché, all'epoca della Prima Guerra Magica, era stato creduto il traditore dell'Ordine della Fenice.
(altri personaggi principali: John Lupin - il padre di Remus - e i Malandrini)
Genere: Avventura, Commedia, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Andromeda Tonks, Nimphadora Tonks, Remus Lupin, Teddy Lupin | Coppie: Remus/Ninfadora
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Una vita in più-capitolo 14 “Posso aiutarla con i bagagli, signore?”
Il Babbano distolse lo sguardo dallo sconfortante dispiegamento di valige ai suoi piedi. Era allettato dalla proposta di Remus ma poco propenso a fidarsi di lui; effettivamente il suo aspetto fisico non era dei più rassicuranti.
“Oh, ecco un giovane volenteroso,” disse cauto dopo averlo studiato a lungo, facendogli segno di avvicinarsi. “E scommetto che intendi offrirmi il tuo aiuto in maniera del tutto disinteressata, non è vero?” aggiunse, con una punta d’ironia.
Remus gettò un’ultima occhiata malinconica in direzione del binario 9 e 3/4, stringendosi nelle spalle. “Se proprio devo, sì.”
L’uomo spinse le valige verso di lui. “D’accordo, allora prendile, su, su, che ho fretta!”
Per caricare tutto sul taxi gli occorsero tre viaggi, alla fine dei quali si appostò speranzoso accanto all’auto, in attesa.
“To’,” fece l’uomo, allungandogli un sacchetto un po’ unto. “Sembri affamato e credo che questo hamburger faccia al caso tuo, almeno metti qualcosa nello stomaco. Se ti do dei soldi sappiamo entrambi come andrà a finire”, indugiò con disapprovazione sul suo viso stanco e segnato.
Remus sapeva bene a cosa alludeva, quali conclusioni traevano i Babbani vedendolo tanto malmesso. Gli sorrise. “Non è come crede.”
“Come vuoi, ma vedi di farti aiutare, sei ancora tanto giovane!”
“Non credo sarà necessario. È facile smettere una cosa che non ho mai iniziato a fare. Niente abusi di alcol o droghe, sono solo un lupo mannaro.”
Ovviamente l’uomo non gli credette. “Un lupo mannaro americano a Londra?” ridacchiò, indicando i cartelloni cinematografici incollati alle pareti della stazione.
“Eccomi!” sorrise Remus, mettendosi sull’attenti.
“Mi spiace deluderti, ma non hai per nulla la faccia da americano,” considerò divertito l’altro, cacciandogli in mano qualche sterlina che accolse con piacere: sapeva già come spenderle.
“No, da americano proprio no,” gli concesse, l’indice sulla guancia e un generoso sorriso. “La mia è la tipica faccia del lupo mannaro locale.”

Remus bussò di nuovo, sbirciando oltre le tendine ricamate: le luci del salotto erano accese e poteva vedere Harry sdraiato nella sua culla, vicino al camino.
Provò ad abbassare la maniglia. “Peeermesso?” tentò con un tono di voce sommesso, mentre apriva lentamente la porta. Temeva che Harry stesse dormendo e non voleva disturbarlo.
Ottenne in risposta un gorgoglio da parte del piccolo.
“Oh, allora sei sveglio”, mormorò avvicinandosi alla culla dove giaceva cercando senza molto successo di portarsi un piedino alla bocca.
“Ehi! Che stai facendo?”
La voce di Sirius lo fece trasalire, strappandolo di botto dalla contemplazione di quello splendore. Si sentiva come se fosse stato sorpreso a fare qualcosa di moralmente inaccettabile, e si vergognò tanto da non chiedersi perché fosse stato accolto da lui invece che da James.
L’espressione tirata di Felpato lo impensierì ulteriormente.
“Niente. Io… io ho portato un regalo per Harry, visto che per il suo battesimo non ho potuto prendergli nulla… ecco…” si sfilò un pacchettino dal mantello e Sirius se lo rigirò tra le mani un paio di volte, affrettandosi poi a liberarsene lanciandolo sul tavolo dietro di loro, come se fosse necessario allontanarlo al più presto da Harry.
“Non è pericoloso,” sottolineò Remus, perplesso. Era da un po’ di tempo che Sirius si comportava in maniera strana con lui, e la cosa era ulteriormente peggiorata dopo che gli aveva chiesto di rubare il maglione di suo padre… cosa che non aveva fatto e senza fornirgli alcuna spiegazione. Non si era azzardato a chiedergli nulla in merito, in fondo non era tenuto a delinquere per suo ordine, non avrebbe dovuto neppure pensare di chiedergli di fare una cosa del genere.
“Ti sei introdotto qui di nascosto!” venne accusato sgarbatamente. Sirius proseguì, senza concedergli il tempo di difendersi. “Si può sapere cosa è tutta questa fissazione che hai per il mio figlioccio?”
Remus distolse lo sguardo dai suoi occhi, confuso e imbarazzato. “Mi piace. Cioè, mi piacciono i bambini… è così strano?”
Il tono dell’amico si fece sprezzante. “Considerando che sei un lupo mannaro, direi proprio di no!”
“Dovrebbe essere una battuta, questa?” scattò, sentendosi ferito e adirato non tanto dalle sue parole, ma dall’aggressività con cui le aveva pronunciate: Felpato non stava scherzando.
Dei passi frettolosi risuonarono lungo le scale che portavano al secondo piano: era James, che si unì a loro, affannato e dall’aspetto stravolto. “Sirius, non è necessario, te l’ho detto…” si bloccò, rendendosi conto che Remus lo stava ascoltando.
Lily e Peter avevano seguito a stretto giro Ramoso, e ora li osservavano dalla porta che dava sulle scale.
La giovane staccò la schiena dallo stipite, lo sguardo risoluto, come decisa ad agire. Raggiunse lo sparuto gruppetto che attorniava la culla del suo bambino, lo prese tra le braccia senza una parola né uno sguardo, e lo portò via.
Remus sentì suo malgrado la mente schiarirsi, e finalmente capì qual era il problema. Il solito, l’ostacolo di sempre.
Chinò il capo, rilassando i muscoli e sciogliendo le mani che, senza rendersene conto, aveva stretto a pugno.
“Non devi comprare nulla per Harry, Remus”, cercò di tranquillizzarlo James, con una gentilezza forzata. “Sul serio, i soldi servono a te.”
“Senza contare che comprargli della roba con i soldi che ottiene da te, è una cosa del tutto priva di senso”, osservò Sirius.
“Quei soldi erano miei! Li ho guadagnati io!” si difese Remus, senza scendere in particolari per timore di essere accusato di chiedere la carità come un mendicante e sentendosi malissimo.
“Ramoso te li regala per comprarti da mangiare, non per gettarli in inutile paccottiglia!”
“Ora basta!” sbottò James. “Felpato, dannazione, so difendermi da solo, ok? Ti ho detto pochi minuti fa che fino a che non avremo la certezza… io… non sono convinto. Non ancora. E fino ad allora cerca di controllarti!”
Il giovane abbassò la testa, permettendo ai lunghi capelli neri di celargli il viso e sospirò, afflitto e esausto. “Credi che a me tutto questo piaccia?”
Remus si strinse nel mantello. Stava assistendo a una replica di quello che avveniva tra James e Severus, con Sirius che si metteva sempre tra di loro per difendere l’amico… solo che in quel momento il Serpeverde della situazione era lui.
Ora che c’era un bimbo di mezzo era comprensibile che venisse visto come un pericolo.
“Remus, dove vai?” lo richiamò James. “Non ti fermi per cena?”
Felpato sembrava essersi calmato, le parti del suo viso che si intravedevano tra le ciocche scure avevano ripreso colore. “Non volevo cacciarti, Remus, solo avvertirti. Mi conosci, sai che quando mi faccio trascinare dalle emozioni non riesco a essere diplomatico,” ghignò cupo.
“Tu non sei diplomatico a prescindere”, riuscì a bisbigliare Remus con un sorriso triste.
Un vagito li raggiunse dal piano di sopra, e si accorse che Peter ora era accanto alla culla ed evitava accuratamente di guardare verso di lui. Sembrava inspiegabilmente sollevato, come se si fosse levato un grosso peso di dosso.
Remus apprezzava la schiettezza di Sirius, ma il clima d’improvviso alleggerito non faceva che peggiorare il suo stato d’animo.
“Io… io ero passato solo per…” indicò il pacchetto, che ora gli appariva estremamente patetico. “Ora che ho fatto, devo proprio andare”, abbandonò svelto l’abitazione, senza voltarsi indietro.


“Vi ho accolti nel mio locale persuaso ad aiutarti, e tu… tu!”
Tonks ignorò le urla di Aberforth, e corse a piazzarsi davanti a Petrus assieme a Rose, che fissava con un odio feroce Remus.
“Ora calmati, Ab! Remus non voleva affatto seccarti la capretta!”
“Certo, lui voleva solo accoppare mio marito!” ringhiò Rose. “Sono innocuo! Sono solo una vittima!” lo canzonò furente.
Remus scrutava torvo il corpo senza vita della bestiola, ovviamente non era a lei che puntava quando aveva scagliato l’Avada Kedavra. “Si è messa di mezzo mentre pronunciavo l’incantesimo, non ho potuto evitarla. Mi spiace, Ab.”
L’uomo fece una brutta smorfia, facendogli segno con la mano di proseguire. “E?”
“E…” provò a calmarsi, faticava a ragionare in maniera razionale. “Prometto di comprartene un’altra?” tentò stralunato.
“No, imbecille!” grugnì il barista. “Ho già avuto i miei guai con il Winzegamot, quindi evita di ammazzare gente nel mio locale, posso indicarti posti molto più adatti allo scopo!”
Remus tirò un profondo sospiro, abbandonando la mano armata lungo il fianco. “Bene, perché non intendo rinunciare ad uccidere il traditore. Se sei ancora dell’idea di mostrarmi il tuo ricordo del giorno in cui è morta mia madre trascinerò il mannaro lontano da qui, dove posso vendicarmi senza crearti problemi.”
“Invece se ho cambiato idea lo sopprimerai qui? Questo è un ricatto!”
“Lo è.”
“Ben fatto”, annuì Aberforth. “Odio chi maschera con buone intenzioni azioni discutibili, mio fratello eccelleva in questo senso… l’arte dei sotterfugi. Ma io sono una persona pratica, e apprezzo la schiettezza.”
Remus tacque, pronto allo stesso tempo ad uccidere Petrus sul posto che a riporre la bacchetta. Per lui non faceva differenza, avrebbe eseguito entrambe le azioni, l’ordine in cui si sarebbero susseguite non aveva alcuna importanza, avrebbe permesso ad Aberforth di scegliere.
“Forse ti mostrerò il mio ricordo,” proseguì l’anziano mago, studiandolo a fondo. “Ma non prima dell’arrivo di tuo padre. Nel frattempo vedi di darti una calmata!”
“Mio padre? Ma chi…”
“L’ho avvertito io,” s’intromise Tonks, lievemente in soggezione. “Pensavo fosse giusto permettere anche a lui di vedere… e poi se avessi l’opportunità di sapere come è morto mio padre, vorrei che mamma fosse con me, è anche un suo diritto,” si animò, cercando di scrollarsi di dosso lo sgomento che aveva provato nei confronti del marito. “E tu sei d’accordo con me, sono sicurissima!”
Era riuscita a farlo sentire un grandissimo egoista. Scrollò le spalle, rassegnato. “Dovresti smetterla di cercare di indovinare quello che mi passa per la testa, tanto più che… ci azzecchi sempre.” Le fece un mezzo sorriso, tentando di farle capire che tra di loro nulla era cambiato, era comprensibile che il suo accanirsi contro Petrus l’avesse turbata.
Si sentirono dei passi al piano di sotto e Aberforth borbottò qualcosa, abbandonando la stanza.
Petrus andò a rintanarsi in un angolo, tirando la moglie, che ancora si ostinava a pararglisi davanti, al suo fianco.
La rabbia di Remus era ancora lì, a premergli sullo stomaco: l’avrebbe contenuta fino a che sarebbe stato necessario farlo.
I suoi pensieri furono interrotti dal ritorno di Aberforth, accompagnato da John e quella che riconobbe essere Mary.
La donna alzò una mano verso di lui con un gran sorriso, che si smorzò quando scorse la capra morta stesa sul pavimento.
“Oh, non farci caso, oggi Remus è un pochetto di cattivo umore,” sottolineò Tonks, l’espressione irriverente a evidenziare che i timori nei suoi confronti si erano in gran parte dissipati. “Ma non ti spaventare, quello di fare secche le capre non è un suo hobby, gli è solo scappato di ucciderla. Può succedere a chiunque, no? Sai, sei lì che cammini per strada e... zac! Che ti scappa di far fuori un ungulato.”
Aberforth mugugnò quello che a Remus parve un insulto e decise di scusarsi nuovamente con lui, ottenendo solo un’occhiata risentita.
Tonks sbuffò di sollievo, quando finalmente l’uomo si decise a rimuovere il corpo della sfortunata bestiola, raccogliendolo tra le braccia. Gli fece una tale tenerezza, la sua piccola Auror, che faticò a non correre da lei e stringerla tra le braccia.
“Torno subito!” li avvertì il barista, rivolgendosi però esclusivamente a Remus.
“Non è fortissimo? Ora hai una sorella, Remus! Era proprio palloso che tutti e due fossimo figli unici.”
“Lei non è mia sorella, Dora”, puntualizzò, con più asprezza di quella che avrebbe voluto.
“Non essere maleducato, per favore”, lo riprese pacatamente John, lo sguardo tormentato che vagava per la stanza.
“Oh!” si schernì Mary. “Lo capisco. Dopo quello che c’è stato tra di noi è normale che gli sembri strano…”
“Mary?” la interruppe di corsa, indicando di nascosto Tonks e pregando che lei non avesse colto l’allusione.
Aberforth si affacciò alla porta. “Muovetevi, se volete frugare nei miei ricordi fatelo subito e alla svelta, ho da seppellire la mia capra!” grugnì sbrigativo.
Remus lo conosceva bene e si affrettò ad ubbidire. Era già oltre la soglia quando ebbe un ripensamento e tornò indietro trafelato, osservando intensamente Mary. “Voi due non parlate… ehm… troppo. Ok?”
“Sì, sì,” lo tranquillizzò Tonks alzando gli occhi al soffitto.
Non aveva ancora messo piede fuori dalla stanza che la sentì spronare con un’impazienza infantile la cognata: “Su, su, dimmi subitissimo lo scandaloso segreto che Mister Flagello delle Capre vuole che tu mi tenga nascosto!”
Non poté indugiare oltre ad ascoltarle, temeva che Aberforth si spazientisse ulteriormente finendo per cambiare idea.
Si accomodò accanto a John su uno sgabello traballante e tarlato, mentre Aberforth lo incalzava, burbero: “Avanti, datti una mossa! E sappi che ti aiuto malgrado quello che hai fatto alla mia capra solo perché rivedo in te mia sorella. Avete in comune la stessa vita disgraziata.”
John trattenne il respiro. “Anche sua sorella è stata attaccata da piccola da un licantropo?”
“Attaccata da piccola, sì, ma da dei ragazzini Babbani. L’hanno rovinata per sempre,” gli rispose l’uomo più anziano, con rancore e una pena profonda a velargli i penetranti occhi azzurri. “Dovrebbe ritenersi fortunato, Lupin, suo figlio ce l’ha fatta a uscirne, non è crollato diventando un pazzo.”
“C’è molta gente che sostiene il contrario. Pix ha anche composto una canzone a riguardo…” tentò di scherzare Remus, per nascondere in qualche modo la commozione. Non aveva mai intravisto la somiglianza tra la storia di Ariana e la sua, forse anche Albus si era prodigato tanto nei suoi confronti per lo stesso motivo per cui ora il fratello lo stava aiutando.
Il ricordo di Aberforth era già al dunque, quando entrarono nella sua mente.
Remus fu squassato da un doloroso brivido, quando vide la madre uscire dal retro della scuola Babbana di Teddy, sbucando in un vicolo deserto con in braccio una Dora piccina e addormentata. Probabilmente le aveva dato una Pozione Soporifera in modo da essere sicura che non la ostacolasse.
Moody, Sirius e Aberforth si Materializzarono davanti a lei, bloccando la sua fuga e provocando in Remus un ulteriore sussulto.
“Ci consegni subito la bambina!” le ordinò perentorio l’Auror.
“Mai! Lasciatemi passare, non c’è tempo e io non posso fidarmi di voi!” l’espressione di Silvie palesava la sua estrema diffidenza e l’arrivo tanto tempestivo dei membri dell’Ordine sembrava spingerla a sospettare ulteriormente di loro. Remus intuì che Petrus le doveva aver confidato che c’era una spia tra le fila di Silente, frequentava i Mangiamorte, poteva aver sentito delle voci.
Si fronteggiarono immobili per un lungo istante, fino a che la donna decise di voltarsi, prendendo a correre nel senso opposto, verso un figlio e un marito che non era in grado di vedere.
Remus vacillò, il cuore che gli martellava nel petto con tanta forza da rimbombargli nelle orecchie.
“Signora Lupin! Lasci subito mia cugina!” le urlò Sirius, rincorrendola.
“Sta lontano da me, Black!” ansimò lei. “So perché la vuoi!”
Remus avrebbe voluto urlarle: “non è lui il traditore, ti sbagli!”
Ancora la coscienza gli rimordeva per aver creduto che davvero l’amico si fosse meritato Azkaban; Sirius, che ora non c’erano più. Né lui, né sua madre.
Felpato schivò l’incantesimo scagliato da Silvie, mentre Moody la colpiva con uno Schiantesimo subito imitato d’istinto dal ragazzo, e Aberforth riponeva la bacchetta, non ritenendo necessario infierire ulteriormente sulla donna in fuga.
Lei crollò a terra, ma prima di svenire riuscì a mormorare al giovane: “È stato il lupo mannaro ad avvertirmi… dovevo prendere la bambina! Remus… lui non ti permetterà di…”
Sirius trasalì, prendendo a scrollarla. “Cosa? È stato Remus?” soffiò tra i denti, affranto e irato allo stesso tempo. “Io lo sapevo, dannazione! Era chiaro, lui… dannato animale!” deglutì a vuoto, lo sguardo allucinato. “Non volevo crederci, non volevo… ma lui è maledetto e… signora Lupin!”
Si zittì nel momento in cui gli altri lo raggiunsero.
“Ha detto qualcosa?” chiese Moody, il tono spiccio contraddetto dai gesti apprensivi. “Conosco questa donna, di certo non ha fatto questo di sua iniziativa”, rifletté, mentre la colpiva con un Innerva.
Sirius si raddrizzò, con Dora tra le braccia. Era molto pallido e fissava Remus in viso, anche se non poteva sapere che fosse lì. “Non ha detto nulla”, mentì.
Lo sapeva, sapeva che Sirius lo aveva creduto il traditore dell’Ordine della Fenice, lo aveva ammesso lui stesso molti anni prima, nella Stamberga Strillante.
Tuttavia avvertì una morsa di dispiacere ghermirgli lo stomaco.
“Adesso basta”, bisbigliò, mentre Moody si affannava per cercare di far rinvenire sua madre. Non avrebbe mai più aperto gli occhi, mai più avrebbero incrociato i suoi.
Le aveva dedicato così poco del suo tempo, avrebbe potuto fare di più per lei.
Avrebbe dovuto.
Sopraffatto dal dolore, l’unico sfogo che riuscì a trovare per non esplodere fu lo schiacciarsi le nocche sulle palpebre chiuse, premendo fino a che un nugolo di macchie rossastre esplosero nella sua visuale.
Brancolò nell’universo nero e rosso per un tempo indefinibile, strappato da quel nulla angosciante e privo di lacrime che lo faceva sentire in qualche modo protetto, dal singhiozzare convulso di un uomo.
Si ricordò della presenza del padre al suo fianco e abbassò i pugni con una certa difficoltà. Gli fu necessario tirare diversi profondi respiri tra le labbra screpolate, e neanche a quel modo l’ossigeno che ingoiava riusciva a sedare la sua sete d’aria. Osservò John cercare di toccare il corpo senza vita della moglie, rantolando il più lievemente che gli era possibile per non infastidirlo. Non intervenne, permettendogli di capire da solo che non era possibile per loro sentire la sua pelle sotto le mani, né il viso sotto le labbra.
“Portiamola al San Mungo!” sbraitò Moody, pallido e nervoso.
Remus si lasciò cadere accanto al padre, che era scoppiato in lacrime con il viso nascosto tra le mani.
“Non piangere, papà”, lo pregò, sentendo un nodo mozzargli ulteriormente il respiro.
“Sono… sono un vecchio, Remus,” la sue parole si persero tra i singhiozzi, e gli ci volle un po’ per riuscire a terminare la frase. “Non riesco a trattenermi, perdonami…. ma… Silvie…”
Remus non sapeva che fare, consolare Molly gli era sempre venuto così spontaneo e naturale, ma con suo padre…
“Dora sostiene di piangere molto più forte di me. Anche tu piangi più forte di me” osservò in tono assente.
John annuì, asciugandosi il viso nella manica del mantello. “Lo so.”
“A volte vorrei che non fosse così.”
Suo padre lo studiò impietosito. “Nessuno ti chiede di tenerti tutto dentro.”
Remus scrollò le spalle. “La gente pensa che quelli come me non abbiano sentimenti… sai, non vorrei deluderli,” attese un sorriso da parte di suo padre, che però non arrivò. “Papà, tu hai litigato con Greyback perché lui ha cercato di rubarti un maglione. Me l’ha detto lui, anni dopo, quando già lavoravo per l’Ordine. Mi aveva ordinato di sottrartelo per avere il permesso di accedere al suo branco.”
“Oh, Remus! Ti prego, non ce la faccio a parlare di questo, ora!” lo supplicò nauseato e capì di essere stato frainteso.
“Ma… ma…” balbettò, odiandosi nel sentire la propria voce rompersi, tanto che perse per un momento la capacità di articolare parole di senso compiuto.
John tornò ad affondare il viso tra le mani. “Il lupo mannaro… Greyback… era entrato nel mio negozio, io avevo posato il mio maglione su uno degli acquari, nel locale faceva caldo, ma fuori si gelava. Il lupo mannaro aveva freddo, tremava. Avevo subito pensato che intendeva derubarmi: sono un razzista, Remus,” strinse le mani a pugno sulle guance, lasciando sulla pelle i segni rossi delle unghie.
“Oh, prenderti il maglione sarebbe stato solo l’inizio, te l’assicuro. E questo non è razzismo, ma la mera verità,” si morse le labbra. “E poi tu quel maglione l’hai dato a me”, gli ricordò, cercando di fargli capire a cosa voleva arrivare.
“Comprendo che tu hai patito la stessa miseria di quel dannato mostro, ma non ti ho dato il maglione di tua madre per discolparmi in qualche modo per la mia mancanza di carità, non te l’ho offerto per quel motivo.”
“E perché?” bisbigliò, spaventandosi nel sentire la propria voce farsi sottile e incerta.
John lo sorprese, scoppiando a ridere.
“Ridi di me?” gli chiese, desolato.
“Oh, no, no. Scusami… è solo che… me lo hai detto con la stessa vocetta di quando mi hai chiesto se potevi fare sesso con la tua fidanzatina,” i suoi occhi si fecero nuovamente lucidi. “Ricordi?”
Remus annuì, costringendosi a sorridere, malgrado la bocca cercasse di piegarsi nel senso opposto.
“E allora perché?” insisté, rinunciando a sorridere con una smorfia di frustrazione.
“Perché tentavo di dimostrarti che ti voglio bene, ma sono troppo egoista per amarti come si deve. La mamma, invece… la sua intera vita non era abbastanza, avrebbe voluto averne un’altra…”
“Lo capisco. Una vita con un figlio normale non sarebbe stata male, ad esempio”, osservò con affettata allegria.
“No, Remus. Una vita in più, per poterti donare anche quella.”







Ultimo capitolo, ora manca solo l’epilogo ^^

Prima parte: Remus non sapeva che i suoi amici lo credevano il traditore dell’Ordine, e sicuramente Sirius non era riuscito a fingere indifferenza quando si era convinto che il traditore era lui. Immagino che Remus abbia pensato che la sua natura di licantropo avesse spinto gli amici ad allontanarlo dal piccolo Harry.
Nella seconda parte spero di aver dissipato gran parte dei dubbi su come si sono svolte le vicende che hanno portato alla morte di Silvie.
Oh. Non ho fatto uccidere Petrus a Remus per un solo motivo: era impensabile che dopo un omicidio se ne andassero in un’altra stanza a vedere i ricordi di Aberforth, tutto qui. Non volevo tirarla per le lunghe… ma Remus avrebbe ucciso sicuramente Petrus, così come lo avrebbe fatto con Peter se Harry non si fosse messo di mezzo.
(ps-
il film: “Un lupo mannaro americano a Londra” è del 1981 ^^)
E ora passo a ringraziare chi mi ha lasciato una recensione… grazie mille a:

Alchimista
Grazie per i complimenti ^^ è vero, quando scrivo ci metto tutta me stessa, in caso contrario ne uscirebbero solo pagine di parole “vuote” ^^
Hai ragione, una vittima c’è stata… la capretta!
La ff è quasi finita, manca solo l’epilogo ;-)

Xvega
Be’ diciamo che Sirius già sospettava un po’ di Remus, quello che ha ascoltato e frainteso dalla mamma di Remus  è stata una conferma in più... e in questo capitolo la certezza che la spia sia lui.
Sono contenta che ti sia piaciuto lo “snasato” ^^
Sono contenta che trovi anche Sirius IC, la sua impulsività è sottolineata nei libri e a me ricorda un po’ tanto Harry (bullismo a parte), agiscono senza pensare e traggono sempre le conclusioni sbagliate, in compenso però sono sempre sicuri di avere ragione XD! Secondo me  è per questo che Sirius e Harry si sono “trovati” subito, anche se si conoscevano a mala pena: caratteri simili.
Eh, Tonks serve eccome ^^ ci speravo che la battuta di Remus sul presunto sanguinamento spiazzasse un po’ il lettore!! Grazie!
Mi sa che la frase che ho citato di Remus la ricordano in pochi perché nel film la dice Gary Oldman... è più facile ricordarsi il film. Però Remus dimostra un carattere tutt’altro che “puccioso” anche nei libri successivi, è  buono e gentile eh, ma... nel quinto non fa altro che dire a Sirius cosa deve o non deve fare (e Sirius mai una volta che controbatte, si mette a cuccia subito!) nel settimo a parte che ribalta Harry, all’inizio del libro se la prende di brutto perché Harry non se la sente di uccidere e usa l’Expelliarmus. Insomma...è  parecchio distante dall’immagine che spesso se ne da nelle ff... ma parecchio tanto.
Grazie per avermi lasciato una recensione malgrado i tuoi impegni ^^

Half Blood
Mmm... io credo che Remus nella Stamberga Strillante fosse decisamente lucido, basta leggere cosa dice e come. No, Dora conosce benissimo Remus, insomma, hanno lavorato insieme per l’Ordine, sa come si comporta anche in battaglia. E poi anche lei è un Auror ;-)

Moony3
Mi piacciono i finali ad effetto ^^ sono contenta che la mia spiegazione riguardo i sospetti di Sirius ti sia sembrata credibile.  Be’, la storia è quasi finta... spero di aver spiegato tutto ;-)

Nestoria
Bentornata ^^
“Complimenti per l'intreccio e per il meccanismo di flashback che anticipa la vicenda presente di ogni capitolo. ”
Oh! Grazie! Non è stato facile, credo che questa sia stata la storia più complicata che ho scritto proprio per questo motivo ^^

AllTheRightMoves
Ehm... ok, non l’ha ucciso, ma solo per non dovermi dilungare troppo, Remus l’avrebbe fatto ;-)
Oddio, secondo me Remus non è affatto incline a stare solo, anzi, è una cosa che gli viene imposta. Però è  una persona che non si confida, e ha un carattere che è perfetto per una spia, è dotato di un autocontrollo al pari di quello di Piton. Io credo che i lupi mannari da umani siano tutti delle persone normali, il razzismo dei maghi li porta poi a fare quello che fanno (rubano e uccidono per mangiare, mi sembra dica Remus), non tutti hanno la forza d’animo di Remus, prova a metterti nei panni di questa gente... senza arrivare agli eccessi di quel pazzo di Greyback, credo sia comprensibile il loro comportamento.  
L’abbraccio “rigido” e il modo in cui Remus accoglie Dora nel capitolo dei sette Harry è del tutto normale, anche io mi comporto così, “arrabbiandomi” , quando sono molto, molto preoccupata. Il fatto è  che il libro si apre con Voldemort che ordina a Bellatrix di far fuori Tonks, poi Remus parla della spia e successivamente si comporta in maniera strana (Tonks è contenta, lui no e non se ne capisce il motivo), insomma... credevo che avesse tradito l’Ordine in cambio della salvezza per Dora... invece è stato Silente per il bene superiore.

Dublino
Remus non ha ucciso, ma l’avrebbe fatto se io non avessi deciso che non volevo dilungarmici sopra troppo ;-)
Sono contenta che Srius ti sia piaciuto ^^
“Giuro che quando Remus ha detto:"hai passato il segno Ninfadora",mi ha gelato il sangue nelle vene.
Non l'avevo mai 'visto'così..”
Wow, grazie ^^

Fennec
“basta vedere alcuni discorsi che fa a Harry nel settimo libro, in cui si mostra sconvolto quando il giovane mago si limita ad usare l'Expelliarmus per difendersi.”
Sì, appunto. Infatti l’unico motivo per cui non gli ho fatto uccidere Petrus è che era impensabile che poi se ne andasse di là con Aberforth, come nulla fosse. Sono contenta che concordi con me su questo lato del carattere di Remus ^^
No, Tonks conosce bene Remus, hanno combattuto assieme per l’Ordine... certo, sulle prime è spiazzata dal suo tentato omicidio, è naturale.
Sono contenta che trovi credibile il modo in cui ho cercato di interpretare il sospetto d Sirius ^^

Rebecca Lupin
Fico??? Ohi! XD! Vabbé, lo sapevo ;-) Remus non è che sia proprio un angioletto, anche nei libri della Row si comporta così con Peter ;-)

Arylupin
Certo, le persone apparentemente tranquille sono quelle più pericolose ;-) a me Remus piace anche per i suoi istinti omicidi ^^
Il titolo della ff si riferisce al finale di questo capitolo, è una delle prima cose che ho scritto ;-)
ti ringrazio per il : Con te c'è da aspettarsi di tutto, ne sono molto lusingata e spero di non averti delusa troppo.


Un ulteriore ringraziamento a Arylupin, Dublino, Xvega e Ely79 per le recensioni alla mia flashfic ^^
Ciao ciao
Fri
   
 
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