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Falso allarme*
Ivan lanciò uno sguardo
astioso alla figura ferma al suo fianco.
Piegato in due per via del colpo ricevuto, non era ancora riuscito a vedere di
chi si trattasse.
Per qualche istante aveva quasi temuto potesse trattarsi della nonnina della
porta accanto, che per qualche motivo non del tutto chiaro, avevo deciso fosse
giusto dargliele di santa ragione.
Poi però dovette ricredersi, sentendo la voce che gli fece una domanda: era
roca, bassa, quasi soffocata, come di qualcuno reduce da una sbronza.
- Sei Ivan?-
Il ragazzo riuscì in quel momento a rimettersi in piedi, e studiò l’uomo
che aveva davanti: di pochi millimetri più basso di lui, pelato, con solo un
paio di corti baffetti a coprirgli il labbro superiore.
L’uomo lo fissava con astio, ed al tempo stesso aveva stampato in volto
un sorriso quasi sardonico: come se lo odiasse e fosse contentissimo di poter
finalmente infierire su di lui.
A confermare le supposizioni di Ivan, dopo meno di un minuto, il randello si
mosse di nuovo in direzione del ragazzo, colpendolo di struscio sul braccio.
Ivan era arretrato di scatto, non capendo appieno cosa stesse succedendo, non
ebbe il tempo di pensare ad altro che l’uomo parlò di nuovo,
ringhiandogli quasi contro:
- Rispondi, ragazzino!-
Ivan fece per ribattere, con le parole più secche e taglienti che gli venissero
sulla lingua, ma all’ultimo si bloccò, con la bocca semiaperta,
ricordando improvvisamente le raccomandazioni di Jeremy: “Attento a
quello che dici, e soprattutto a chi lo dici”… certo quel tizio non
gli sembrava una persona molto affidabile.
Il ragazzo si guardò rapido alle spalle, indeciso sul da farsi, frustato dal
fatto che i fratellini smettessero di essere onnipresenti proprio nella
situazione meno indicata. Sentì un movimento dietro di sé, e cercò di
proteggersi, prevenendo il nuovo colpo di randello, ma la botta non arrivò.
Ivan tornò a girarsi verso l’uomo, accorgendosi casualmente del riflesso
di luce sotto il suo collo: studiò meglio la scena, notando con sgomento la
figura di Terence alle spalle del suo assalitore, che teneva la lama di un
coltello ben ferma appena sotto il pomo di adamo dell’altro.
- Torna in casa, Ivan-
Il ragazzo spalancò ancora più gli occhi, colpito dal tono duro e minaccioso
dell’altro che non gli aveva mai sentito usare, quindi annuì
frettolosamente, girandosi e iniziando a salire gli scalini. Aprendo la porta
riuscì solo a vedere lo spostamento di fronde, dentro le quali probabilmente
erano spariti i due uomini, prima di venir tirato brutalmente per la manica da
Jeremy, che tutto sorridente gli chiese:
- Allora, la ragazzina chi era?-
Ivan con uno strattone deciso riuscì a liberare il braccio, per poi fermarsi in
mezzo al salotto, fissando scioccato l’espressione candidamente innocente
dell’altro:
- Cosa?! Ma… Dio mio! Uno sconosciuto mi assale, prendendomi a
randellate, chiedendo…-
Jeremy fece spallucce, con fare non curante, come se la cosa non fosse degna di
essere considerata:
- Sei stato bravo: non hai risposto impulsivamente, e per il resto oltre
qualche livido non rimarrà niente. Non hai risposto: la biondina?-
Ivan rimase inizialmente in silenzio, studiandolo stralunato, per poi
riprendere con maggiore ardore di prima, trattenendosi a stento dal cominciare
a gridare:
- Prendi in giro? No, dillo se è così! Terence stava per tagliare la gola a un
tizio sconosciuto e tu mi chiedi della biondina?!-
L’altro sorrise, sedendosi sul divano e scuotendo la testa, comprensivo:
- No, che non gli taglierà la gola. Al massimo ci si divertirà un po’:
stuzzicandolo, ma niente di più-
Il ragazzo crollò a sedere sulla poltrona, prendendosi la testa fra le mani, e
mormorando fra se e se frasi sconnesse. Jeremy nel frattempo rideva
sommessamente, divertito dall’aria sconvolta di Ivan.
Gli si avvicinò, e facendo leva sui talloni si piegò in modo da trovarsi alla
stessa altezza del volto del ragazzo. Quando questi alzò lo sguardo incontrando
il suo gli chiese con voce apprensiva:
- Ti ha fatto male?-
Ivan scosse la testa, leggermente sollevato dal fatto che l’altro
sembrava non voler più soprassedere sull’accaduto. Fece per chiedere
qualcosa ma Jeremy lo precedette:
- Non ti devi preoccupare. Ci siamo apposta noi, te l’ho già detto. Ora
perché non vai a dormire?-
Il ragazzo scattò improvvisamente in piedi, rischiando quasi di far perdere
l’equilibrio a Jeremy che si alzò di riflesso, imitando Ivan.
- No che non vado a letto! Ma che ti passa per la testa?! Ti sembra il momento
di dirmi di…-
Le aspre parole del giovane furono interrotte dal rumore della porta che si
apriva: si voltarono entrambi verso Terence che entrava sorridente, con il
coltello nella mano destra sporco di sangue.
Il giovane si avviò verso la cucina, ignorando i due fermi in prossimità delle
scale che lo fissavano. Aprì quindi il getto d’acqua nel lavandino e
prese a sciacquare la lama con cura.
Sentì distintamente il rumore di una sedia del tavolo che si spostava e quello
della porta che veniva chiusa sgarbatamente. Si voltò appena un po’, per
osservare gli altri che lo avevano seguito. Scambiò prima uno sguardo complice
con il fratello e poi, evitando di incontrare gli occhi perplessi di Ivan,
tornò a concentrarsi sul suo lavoro.
- Ti sei divertito, dì la verità-
A parlare era stato Jeremy, che in quel momento tratteneva a stento una risata:
aveva notato sul viso del fratello una strana aria felice, cosa che accadeva
solo quando c’era un po’ di movimento.
Terence gli sorrise di rimando, ammiccandogli, e mormorò divertito:
- Sì, giusto un pochino. Iniziavo ad annoiarmi, Jerry-
Jeremy del canto suo a quel punto non si trattenne più, scoppiando a ridere
apertamente:
- Non dirlo a me Terry! Mi ci è voluto uno sforzo enorme per non seguirti a
ruota quando sei uscito-
Ivan aprì la bocca per dire qualcosa, ma le parole gli morirono in gola.
Guardava scioccato i due continuare a sogghignare, scambiandosi mezze frasi che
provocavano maggiore ilarità.
Quando Terence si avvicinò a Jeremy, muovendo il coltello come ad imitare una
lotta immaginaria, e l’altro in risposta estrasse rapido un tagliacarte
dal calzino, non riuscì più a trattenersi:
- E basta! Ma che razza di gente siete?! Io… io uscirò di testa, lo so!
Voi… lo hai ucciso?-
Entrambi si fermarono al suo grido, voltandosi a guardarlo sorpresi. Ivan con
il viso tirato dall’inquietudine, se ne stava appoggiato allo stipite
della porta, muovendo ansiosamente le mani, incapace di rimanere fermo.
I fratelli si scambiarono uno sguardo, poi fu Jeremy a parlare:
- No che non lo ha ucciso, te l’ho detto già prima, Ivan-
Il ragazzo però non ne sembrava convinto: accennando con il capo al coltello
mormorò:
- E il sangue?-
Terence sorrise ambiguo prima di rispondere candidamente:
- Ci ho solo giocato un po’, ma era un falso allarme. Tranquillizzati
ragazzo, i cattivi devono ancora trovarci-
Se doveva essere un discorso di incoraggiamento, ci era riuscito ben poco, e a
farglielo notare fu il fratello che lo colpì violentemente nel fianco con una
gomitata. Scuotendo la testa con fare rammaricato si rivolse al ragazzo in
piedi di fronte a lui che lo fissava sconcertato:
- No, non ci fare caso Ivan. Lui scherza e…-
- Non scherzo e il ragazzo lo sa, Jeremy. Smettila di trattarlo come se non
fosse in grado di affrontare la cosa. Ne ha già passate abbastanza da poter
essere preso in considerazione non credi?-
Ivan sgranò ancora più gli occhi, prima perché non aveva mai sentito
l’altro parlare così tanto e poi perché si era appena reso conto di
essere l’oggetto della discussione.
- Proprio perché ne ha passate tante non credo ci sia bisogno di parlare già di
quello che potrebbe anche non succedere!-
- Non succedere? Ma a chi vuoi prendere in giro? Sai bene quanto me che è solo
questione di tempo. E se pensi che il ragazzo possa avere paura, bene, meglio
così: la paura fortifica e soprattutto rende prudenti, Jeremy-
- Sono passati meno di due giorni, Terence. Smettila di comportarti così, non
aiuti nessuno-
Terence stava per controbattere ancora, ma fu interrotto dalla voce di Ivan:
resa più roca dal disagio in cui si sentiva, e dallo sforzo che stava compiendo
per non cedere al terrore.
- Non ho paura-
Lo aveva detto a mezza voce, quasi non voleva nemmeno essere sentito. Era una
cosa che ci teneva a specificare, per quanto potesse essere falsa. Non gli
andava di essere messo da parte, e sebbene sembrasse strano persino a lui, in
quel caso si trovava d’accordo con il gelido Terence.
I due giovani tornarono a sedere al tavolo, ricomponendosi rapidamente: non
avevano certo creduto alle parole di Ivan, ma finsero non fosse successo
niente. Jeremy gli fece segno di prendere posto, sorridendogli calorosamente.
- Ci devi scusare, Iv. Ma non siamo abituati a trattare con… cioè
di solito siamo più… è la prima volta che ci capita una situazione del
genere: è stata una decisione del capo, quasi improvvisa. Naturalmente
non…-
- Posso prendere una pistola?-
Ivan lo aveva chiesto con aria spavalda, solo negli occhi vi si poteva
leggere l’inquietudine. Ci stava pensando da quella mattina, e la quasi
aggressione lo aveva convinto a chiederlo.
Anche se, in vista di un rifiuto, Ivan non si sarebbe certo fermato.
Jeremy era rimasto con la bocca leggermente aperta a quella domanda
inaspettata: aveva sentito bene?
- Vorresti una pistola?-
Chiese, accertandosi così di non essersi sbagliato, Ivan annuì deciso
continuando con condiscendenza a parlare:
- Sì, una qualunque è chiaro: una beretta, o una clock, non fa differenza-
- E dove… perché?-
Il ragazzo fece spallucce prima di rispondere:
- Ho visto l’arsenale nel mio armadio e, così, per sicurezza… non
si sa mai-
Jeremy annuì sconvolto: rivolse un occhiataccia al fratello che alzando gli
occhi al cielo spiegò:
- Ho riempito ogni angolo della casa, in caso di necessità così non avremo
problemi-
L’altro in risposta emise uno sbuffo infastidito per poi riprendere il
discorso:
- No! Niente armi! Non ce ne sarà bisogno, Ivan! Come te lo devo dire? Se inizi
ad assecondare le pazzie di quest’altro non ne usciremo vivi ti assicuro-
Bloccando con il palmo aperto la replica del fratello continuò imperterrito,
fermando così anche le proteste del ragazzo:
- Niente pistole. Punto. Ora vai a letto che è tardi-
- Non ho intenzione di…-
Le ultime parole gli vennero smorzate in gola da uno sbadiglio ed Ivan si
maledisse per quell’errore.
Jeremy infatti tutto sorridente accennò con la testa alle scale, porgendogli
allo stesso tempo una pasticca di sonnifero che Ivan, se anche contrariato e
frustrato, afferrò prontamente.
- Non prenderla tutta, altrimenti domani mattina nemmeno i cannoni ti
svegliano-
Era stato Terence a suggerirglielo, accendendosi una sigaretta e facendogli
ciao con la mano; Jeremy si unì a lui nel salutarlo, mimandogli con le labbra
un “Buona notte”
Ivan non rispose a nessuno dei due, innervosito sempre più da quella situazione
a dir poco tragicomica. Mentre si sdraiava vestito sul letto, però, e il
sonnifero cominciava a fare effetto, il suo ultimo pensiero fu tutt’altro
che rilassante: aveva un’inquietante sensazione.
Impressione che non riusciva proprio a scacciare.
Era sicuro dentro di sé che tutto doveva ancora iniziare.
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Allora, grazie a tutti i coraggiosissimi
che sono arrivati a leggere fino a qui ^^
Un grazie enorme a chi segue, chi
preferisce e anche solo chi legge xD
Ma in particolare un bacione a chi
commenta: è grazie a voi se non mi fermo e continuo questa pazza storia **
Non so come farei senza di voi!! ^^