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Autore: Chloe Dreamer    12/03/2010    4 recensioni
Sono sempre stata una grande sognatrice. Da piccola, immaginavo me stessa su un cavallo bianco, al fianco del mio principe azzurro, mentre varcavo le porte del mio immenso castello di cristallo. I miei sogni erano naturalmente cambiati con il tempo. Al posto del principe azzurro sognavo un vampiro dannato e tremendamente bello, al posto del cavallo una limousine e il castello si era trasformato in un attico a Manhattan. Tutto sommato, l’essenza del sogno era la stessa. Essere felice. Felice e innamorata.
E' la mia prima fanfiction, spero vi piaccia! E miraccomando, mi servono le vostre recensioni e consigli per migliorarmi!
Genere: Romantico, Sovrannaturale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CHLOE. 
Ciao a tutti. Mi chiamo Gloria e questa è la mia prima fanfiction, quindi siate clementi ma soprattutto commentate e consigliatemi in tanti, perchè sono totalmente inesperta. Questa storia è nata da un nome "Chloe". L'ho letto un giorno su una locandina, e mi sono innamorata di quel nome così sconosciuto e insieme dolce e coraggioso. Così ho deciso di scriverci su una storia, raccontando nel personaggio qualcosa di me e qualcosa di nuovo. Non so ancora bene come andrà avanti la storia, so solo che se l'apprezzerete continuerò a scrivere ancora.Vi ringrazio in anticipo per le recensioni (negative e postive) che sono sicura mi farete. Grazie. Buona lettura e..a presto (si spera!)
 
 
Sono sempre stata una grande sognatrice. Da piccola, immaginavo me stessa su un cavallo bianco, al fianco del mio principe azzurro, mentre varcavo le porte del mio immenso castello di cristallo.
I miei sogni erano naturalmente cambiati con il tempo. Al posto del principe azzurro sognavo un vampiro dannato e tremendamente bello, al posto del cavallo una limousine e il castello si era trasformato in un attico a Manhattan. Tutto sommato, l’essenza del sogno era la stessa. Essere felice. Felice e innamorata.
Nei miei 16 lunghi anni di vita nessuno era mai riuscito a darmi una risposta minimamente credibile quando chiedevo “cos’è l’amore?”. Mi guardavano con un sorrisetto compiaciuto e dicevano “lo capirai, lo capirai”. Bene, sarò stata stupida io, ma non avevo ancora capito un accidente. Proprio niente.
Ero una ragazza carina, secondo ciò che mi dicevano gli altri, e quindi piacevo ad un bel po’ di ragazzi. Ne avevo avuti di fidanzati, fin dall’asilo, ma..in nessuno di loro avevo trovato l’amore, nessuno di loro mi aveva fatto vibrare il cuore, nessuno di loro mi aveva fatto...amare.
Bertha me lo dice sempre “arriverà arriverà..”. Ma io non ci credo mica tanto. Bertha è la mia migliore amica. Invisibile. Ebbene sì, è la mia amica immaginaria. Siamo amiche dall’infanzia, e fino ad ora non c’è stato nessuno capace di sostituirla. Lo so, ho 17 anni e le diciassettenni non hanno amiche immaginarie. E se vi dicessi che..non credo ci sia nessuno in grado di fare l’amica come lo fa lei? Insomma. Lei è me. Io sono lei. E nessuno meglio di me sa darmi consigli. Ok, ragionamento contorto. In ogni caso, Bertha è la mia migliore amica. Punto.
L’unico altro mio vero amico è Mattew. Matt e io siamo amici fin da bambini. Giocavamo nel cortile della nonna al principe e alla principessa e io sognavo di sposarmi con lui. Sognavo.
Ora io e Matt siamo diventati pure vicini di casa, da quando i suoi si sono spostati nella villetta di fianco a quella di mia nonna. Già, io vivo con mia nonna. I miei sono..non sono più qui fra noi, ecco.
Io e la nonna viviamo a Forks, nello stato di Washington. Si, quella Forks. Quella di Twilight, di Edward Cullen e della sua meravigliosa famiglia. Quella della riserva dei Black, e dell’assurdamente splendido Jacob. Peccato che la vera Forks sia totalmente diversa. Non ci sono vampiri, non ci sono licantropi, non ci sono cose interessanti. Niente di niente. Piove incessantemente, e quando esce un fievole raggio di sole per me sono guai. Non sono abituata a stare al sole. Ho una pelle biancastra, anzi, pallida, e anche la minima luce solare mi potrebbe ustionare.
 
Chloe, svegliati! Chloe..è il primo giorno di scuola!
La nonna Margaret urlava dal piano di sotto, e io mi svegliai sobbalzando al suono della sveglia.
La prima cosa che mi domandai fu: perché avevo sognato la mia biografia? Dico, va bene essere grandi sognatori, ma nessun grande sognatore oserebbe sognare un libro con scritto la storia della propria vita. Avevo raggiunto proprio il fondo.
Chloe! Sbrigati!
Diamine, la nonna aveva una voce così squillante che mi obbligai da sola ad alzare gambe e testa dal letto e a dirigermi meccanicamente verso la porta. Ci andai a sbattere. Il mio solito piccolo incidente quotidiano.
Arrivo Margaret!
Gridai alla nonna, per farla smettere di urlare. Iniziai a scendere lentamente le scale. Vidi mia sorella Kate con la cartella sulle spalle, e mi sorrise teneramente. Le diedi un buffetto sulla guancia e la salutai.
Poi mi diressi in cucina.
La nonna era lì alle prese con i fornelli, nella sua tenuta da jogging. Una donna sulla sessantina d’anni, con occhi vispi e poche rughe, i capelli corti e biondi e un aspetto sempre impeccabile. Mi aveva preparato una tazza di latte e il toast alla marmellata come al solito. In due secondi avevo già divorato tutto. Mangio tantissimo, lo so, eppure sono magrolina come un fuscello. Sono totalmente strana, lo so.
Margaret iniziò a impartirmi i soliti ordini mattutini. Io porto a scuola Kate, tu ci vai con Ed.
Cosa? Io con quella? Ma siamo matti..? disse mio fratello guardandomi schifato. Edmund, che io chiamavo semplicemente Ed, era il mio fratello maggiore. Maggiore solo di un anno, sia chiaro. Ma trovava sempre il modo di ricordarmelo. A scuola era considerato un paladino, il ragazzo più figo e popolare del mondo. La realtà era che era solamente molto bello. Ed estremamente furbo. Io e lui non andavamo mai troppo d’accordo, come deve essere. Però lui era molto protettivo nei miei confronti, quando ce n’era bisogno. E a volte un po’ troppo invasivo.
Sbrigati che faccio tardi! gli urlai mentre risalivo velocemente le scale. Mi cambiai con la rapidità della luce, avevo già preparato i vestiti sulla sedia, e fui immediatamente pronta, davanti al portone di casa, pronta per dirigermi verso quel terribile edificio pullulante di anime in pena chiamato “Forks High School”.
  
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