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Autore: Elanor89    13/03/2010    1 recensioni
Elena Dumont è una bella vampira, una donna in carriera e di successo, ma la sua diffidenza l'ha sempre condotta per strade solitarie, lontana dai suoi simili nei quali non riesce più a riporre fiducia... Accadrà tutto in una notte: il destino mescolerà le carte in gioco e lei dovrà imparare a fidarsi di nuovo per sopravvivere... Ma quando la fiducia non sarà più sufficiente, quando ogni segreto verrà svelato, riuscirà a fuggire da un passato terribile che torna sempre a bussare alla sua porta?
Genere: Generale, Romantico, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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Capitolo IX

 

 

Aprii la potra di scatto, mentre la mia mente registrava dettagli insignificanti e vitali allo stesso tempo: un giubotto di pelle sulla mia poltrona, la finestra aperta, la luce della lampada accesa.

Lo percepii prima ancora di vederlo, nell'istante in cui il suo odore si infrangeva su di me come le onde dell'oceano sugli scogli.

Lo guardai per una frazione di secondo, riempiendomi gli occhi di lui. Era in piedi, la camicia arrotolata fino ai gomiti, i capelli spettinati dal vento che soffiava dalla finestra, gli occhi seri e attenti. La barba incolta, come avevo notato prima. Era bellissimo, quasi mi mozzava il fiato.

Mi scrutò in cerca di qualcosa, mentre mi sentivo cedere.

- Vuoi farmi impazzire?- mi accusò, la voce dura e fredda.

Il suo tono spezzò l'incantesimo che mi aveva rapita quando avevo messo piede in quella stanza. Chiusi la porta alle mie spalle e gettai il cappotto sul suo giubbotto. Solo in quel momento ricordai che al di là del disperato bisogno che avevo di lui, ero ancora arrabbiata. Mi sforzai di ottenere quella reazione, per quanto insensata mi apparisse in quel momento.

- Cosa ci fai qui?- chiesi. Avrei voluto avere un tono acido, tutto ciò che ne uscì fu un sussurro.

Mi vidi mentre correvo ad abbracciarlo, ferma nella mia posa rigida e proiettata solo con la mente nel futuro... lui mi guardò, la lotta interiore ben visibile nei suoi occhi.

- Speravo di poterti impedire di fare qualcosa di molto stupido...- rispose. Sostenne il mio sguardo, arrabbiato. Così ero io a non dover fare cose stupide? Come osava?

- So controllare la mia sete...- risposi secca. Mi sentivo offesa.

Mi guardò come se delirassi. I suoi occhi interruppero il contatto con i miei, vagando intorno per la stanza. Era imbarazzato.

- Temevo che andassi a letto con lui...- chiarì, mentre la gelosia prendeva forma dietro quelle parole.

Nella mia mente l'idea di qualcuno diverso da lui mi ripugnava. Non avrei mai potuto farlo, non riuscivo nemmeno a immaginarmi in una situazione del genere con un altro. Una strana sensazione di euforia mi colse impreparata mentre Chris rivendicava a parole ciò che era già suo, ma dentro di me mi sentivo ferita. 

- Non so cosa mi ferisca di più... che tu mi abbia mentito o che mi reputi capace di farle una cosa simile...- lo attaccai, incapace di trattenermi – Ma se anche così fosse stato?- azzardai.

Il suo viso fu attraversato da mille espressioni diverse... astio, dolore, gelosia, furia, sofferenza. Quest'ultima lo sopraffece. Si voltò verso la finestra, osservando la neve che continuava a cadere lenta. Valutava l'idea di saltare giù.

Mi pentii subito di aver parlato in quel modo: vederlo soffrire, nonostante tutto, era peggio che soffrire io stessa... era insopportabile. Piuttosto che farmi sentire sollevata, mi gettava ancora più a fondo.

Gli andai incontro, fermandomi un passo dietro di lui.

- Non sarei dovuto venire qui...- disse, voltandosi lievemente verso di me – Hai ragione, non sono affari miei...-

- Chris...- sussurrai. L'idea di stargli lontana mi prostrava in uno stato in cui non volevo più ritrovarmi. Sentii lacrime invisibili arrossarmi gli occhi. Avrei voluto piangere, avrei voluto pregarlo di restare, ma non lo feci. Una irriverente voce nella mia mente mi diceva di stare attenta... Chi poteva assicurarmi che non mi stesse mentendo ancora o che non lo avrebbe fatto di nuovo? Lo guardai confusa, tentando di capire cosa fosse cambiato dalla settimana precedente, il perchè la mia rabbia si fosse dissolta e i miei propositi di rimanergli lontana vacillassero. Avevo capito... e non mi importava.

Sapevo, ma non m'interessava. Per una volta lasciai che l'istinto mettesse a tacere il cervello.

- Cosa?- chiese cupo.

- Perchè sei qui?- domandai. Stavolta non era un'accusa. No, ne andava della mia vita.

Lui esitò per un istante, affondando con il suo sguardo dentro di me, come solo lui era capace di fare. Sperai che vi leggesse il dolore che mi aveva causato stare lontana da lui, e il perdono, spontaneo e incondizionato... Non so cosa vi lesse.

Mi strinse al petto con entrambe le braccia, sentivo le sue labbra sui miei capelli... Lo strinsi anch'io, mentre sentivo ogni tassello tornare al suo posto. Ormai ero irrimediabilmente coinvolta. Era impossibile negarlo, non ero riuscita a evitare che accadesse, non ero riuscita a uscirne... ero in trappola. In una trappola da cui non volevo liberarmi.

- Io... ti devo delle scuse...- mormorò, la voce roca e malinconica – Non sarei dovuto venire qui. Dovevo rimanere a casa, starti lontano come mi hai chiesto, ma non ci riesco... Ci ho provato, ma non ce la faccio... Ho bisogno di te...- aggiunse. Sapevo cosa voleva dire. Non era una scelta, non si poteva nemmeno combattere. Lo avevo provato sulla mia pelle: il senso di vuoto, la paura, la malinconia...

Le sue mani mi sfioravano caute, tenere, riprendendo confidenza con il mio corpo.

- Pensavo di farcela...- sussurrai. Il mio orgoglio la diceva lunga in proposito, ma mi ero sbagliata.

- E io non credevo che lasciarti andare sarebbe stato così difficile...-

Mi accarezzò il viso, sentivo il suo tocco privo di esitazioni, mentre cercava i miei occhi con i suoi.

- Non sono andata a letto con Henry...- dissi, sincera.

Mi guardò per un attimo, indeciso, mentre un lampo di comprensione gli attraversava lo sguardo.

Mi sollevò per la vita e mi strinse ancora di più a sé, le labbra al mio orecchio destro.

- Ti amo!- mi sussurrò, la voce arrochita dall'emozione. Lo guardai attonita per una manciata di secondi: era la prima volta che me lo sentivo dire. Deglutii nervosamente, mentre la mia mente ritornava a mio padre, l'unica persona che mi avesse mai veramente amata. Quello era un sentimento diverso, ma lo percepivo in ogni fibra del mio corpo, come se fosse parte di me.

Avvicinai le labbra alle sue, fu un riflesso incondizionato, esattamente come respirare, mentre chiudevo gli occhi e lasciavo che la felicità che sentivo in quel momento scorresse libera dentro di me. Si, ero felice. Nonostante tutto mi sentivo bene.

Chris era lì, era con me, mi amava e non mi importava di Victor sulle mie tracce, né di nessun altro al mondo. Il mondo era quella stanza d'albergo, iniziava e finiva con noi.

Fisicamente eravamo fatti per combaciare, emotivamente eravamo legati a doppio filo... Sapevo di amarlo prima ancora che me ne rendessi conto razionalmente, quella notte ne presi solo piena consapevolezza.

Le nostre mani cercavano ogni singolo centimetro di pelle che riuscivano a raggiungere, le nostre labbra si rincorrevano senza sosta, con una passione che mi lasciava senza fiato.

Mi sbottonò la camicia, lentamente, mentre io gli toglievo la sua, indugiando con le dita sulla sua schiena morbida. Lo strinsi forte a me, allacciando le mie gambe alla sua vita, mentre mi metteva a sedere sullo scrittoio davanti a lui. Mi tolse le scarpe col tacco, lasciandole cadere sul pavimento con un piccolo tonfo, poi mi sollevò la sottoveste di seta, facendomi alzare le braccia per sfilarmela. Gli accarezzai i capelli scuri, il viso, scendendo lungo il suo collo fino alle spalle larghe, alle braccia.

Avvicinai il mio corpo al suo, mentre lasciavo cadere la sua cintura e mi lasciavo sollevare dallo scrittoio. La mia schiena toccò le lenzuola morbide, mentre le mie labbra ritrovavano le sue. Si allungò su di me per spegnere la luce, senza mai staccare i suoi occhi dai miei, senza mai smettere di accarezzare il mio corpo che bruciava sotto il suo tocco. Lo volevo con tutta me stessa.

Lo aiutai a sfilarmi gli ultimi vestiti che avevo ancora indosso. Feci lo stesso con i suoi, che finirono sul pavimento.

- Fermami adesso, o non ne sarò più in grado...- mi sussurrò. Le sue parole si spensero sulla mia bocca, nell'intreccio delle nostre gambe, nella vicinanza dei nostri corpi.

Il tempo si fermò per un attimo mentre dolce come una carezza si faceva largo dentro di me, con un unico, fluido movimento. E fui sua, in ogni modo possibile.

 

*

 

La luce dell'alba mi svegliò tenue, filtrata dalla neve sui vetri delle finestre. Sbattei le palpebre per un attimo, cercando di capire cosa fosse accaduto. Il dolore che solitamente mi aspettava al mio risveglio non arrivò, la sensazione di vuoto era un'eco lontana. Mi sentii disorientata. Ero fin troppo abituata a quelle sensazioni per riuscire a spiegarmene l'assenza. Tentai di ricostruire cosa fosse accaduto prima che andassi a dormire.

Cosa avevo combinato? Ricordavo di aver lasciato la camera di Henry prima di commettere qualche sciocchezza, di essermene andata subito dopo quel bacio... Qualcosa non quadrava...

Quella era la mia stanza, non quella del mio amico svizzero, e sotto il mio cappotto, sul bracciolo della poltrona stava un giubotto di pelle che conoscevo benissimo. Annusai l'aria intorno a me, persino di giorno, senza i miei sensi super sviluppati avrei riconosciuto quel profumo magnifico. Frammenti di immagini della notte appena passata mi invasero il campo visivo, mentre avvertivo due braccia stringermi con più forza.

Mi girai lentamente, cercando di non mostrare il mio disorientamento. Tutto stava prendendo forma nella mia coscienza, ogni tassello stava tornando al suo posto.

Lo vidi guardarmi con aria beata, come se non potesse chiedere nulla di meglio e mi sentii a mio agio.

- Buongiorno!- mi disse, con un sorriso. La sua mano mi accarezzava la schiena nuda, con un braccio mi faceva da cuscino.

- Ciao!- risposi, ricambiando il sorriso. Instintivamente gli accarezzai il viso, lasciando scorrere la barba ispida tra le dita.

- Hai dormito bene?- mi chiese. Annuii lievemente, mentre ripensavo alla notte precedente. Non ne avevo mai trascorso una simile, non in compagnia di qualcuno che amassi veramente. Con Victor si era trattato sempre di un dovere, qualcosa di fisico che nulla aveva a che vedere con l'emotività. Soddisfaceva gli istinti, ma mi lasciava vuota.

Con Chris era stato un bisogno, la voglia di sentirsi vicini, di ritrovarsi. Era istinto, certo, ma guidato dal sentimento. La soddisfazione era piena, totale, l'appagamento era tangibile, mi sentivo bene.

- A cosa pensi?- mi chiese lui, preoccupato.

- A questa notte...- risposi sincera mentre un lieve rossore mi colorava le guance.

Mi accarezzò il viso, rassicurante, mentre parlava con la sua voce calma e profonda.

- E' stata la notte più bella della mia vita...- disse. Mi concessi di aprire gli occhi, sospettosa.

- Davvero?- chiesi.

- Senza dubbio...-

Mi baciò a lungo, portandosi lentamente sopra di me, i nostri corpi a contatto, le nostre anime a nudo.

Sentivo il suo respiro farsi più corto, esattamente come il mio, mentre le nostre mani si aggrovigliavano ai lati della mia testa.

Allontanò piano le sue labbra da me, per riprendere fiato. Un sorriso gli illuninò lo sguardo, contagiandomi immediatamente.

- Ti amo, El..- mi disse.

Io catturai le sue labbra con le mie, mentre il mio cervello andava in black out e il mio corpo agiva da solo, come guidato da fili invisibili.

 

Mi ero allontanata solo un attimo da quel letto, schiava dei miei bisogni umani, e quando ero tornata in camera lo avevo ritrovato pensieroso, lo sguardo perso oltre la finestra, mentre il suo buonumore scemava, perdendo qualche tonalità.

- Cosa c'è che non va?- gli chiesi. Lui esitò, sicuramente indeciso se mettermi a parte o no delle sue preoccupazioni. Cercai di sostenere il suo sguardo, quando si voltò verso di me. Se i suoi pensieri erano in linea con i miei, sapevo esattamente cosa non andava... sperai di non tradire nessuna emozione.

- So che non è il momento più adatto per parlarne... ma è bene che tu sappia cosa è successo subito dopo la tua partenza. Victor ha lasciato la città appena due giorni dopo di te. E' per questo che sono qui. Volevo essere certo che non scoprisse dove ti trovi, che non ti desse fastidio qui...- disse, con tono professionale, appena macchiato dall'antagonismo verso il mio vecchio mentore.

- Non credo riuscirà a trovarmi qui...-

- Io non sarei tanto sicuro, per me non è stato troppo difficile...- contestò.

- Come hai fatto a capire?- domandai. Non ci avevo riflettuto prima, ma non gli avevo lasciato molti indizzi, anzi, nessuno. Aveva tirato a indovinare?

- Inizialmente non avevo idea di dove potessi esserti nascosta... Temevo che non ti avrei mai trovata, speravo che ti facessi viva in qualche modo... Ma non potevo aspettare con le mani in mano... ho cercato di ricordare se avessimo mai parlato di voler fare un viaggio o di una città che ti avesse colpita particolarmente, ma avevamo parlato di molti posti e di nessuno in particolare... Ieri mattina ero al pianoforte, stavo suonando Debussy... E' stato in quel momento che ho avuto un'illuminazione: Parigi, la tua città natale, come avevo fatto a non pensarci??- rispose. Lo fissai esterrefatta – Ovviamente era solo una supposizione, ma dovevo provare... Quelle dieci ore di volo sono state le più lunghe della mia vita, temevo di aver preso un granchio, di perdere tempo prezioso... Poi quando sono arrivato in aeroporto ho avvertito il tuo odore, dopo le settimane sulle tue tracce mi era fin troppo facile riconoscerlo... l'ho seguito fin qui, sperando di trovarti sana e salva... non è stato poi molto difficile!- concluse.

Continuavo a fissarlo sorpresa: il suo lavoro sapeva farlo bene, non c'era dubbio! Mi sentii rabbrividire. Mi guardò per un lungo istante, confuso.

- Ti ho spaventata?- mi domandò.

- Io... sono solo... sorpresa... Mi auguro solo che Vic non ci arrivi tanto presto...-

Le braccia di Chris mi avvolsero, le sue labbra mi sfiorarono i capelli.

- Non può toccarti se io sono con te, non oserà torcerti neanche un capello... Morirebbe nel tentativo, e lui lo sa!- mi disse, stringendomi più forte.

- Victor non mi toccherebbe mai, sa che in questo modo chiuderebbe per sempre la partita... Ma ha molti mezzi per estorcere consensi. È un manipolatore, sa quali sono i miei punti deboli e sa come usarli...-

Nella mia mente i volti delle pochissime persone a me care si sovrapponevano tra loro, mentre una morsa di terrore mi attanagliava lo stomaco. Avrebbe anche potuto denunciarmi alla polizia per l'omicidio del vicolo, per poi offrirsi di difendermi in tribunale in cambio della mia totale devozione nei suoi confronti. In ogni caso avrebbe ottenuto ciò che voleva: non avrei permesso che facesse del male a Charlotte, Sue, Melanie... Chris... Non mi sarei fatta mettere dietro le sbarre... rinunciando per sempre alla mia libertà. Ma non avrei neanche ceduto così facilmente. Avrei combattuto, come sempre.

Una piccola speranza rendeva le mie prospettive meno terribili: avevo Chris al mio fianco, non ero sola. E questo, lo sapevo, significava avere un sostegno solido e una compagnia piacevolissima sempre al mio fianco, oltre che una preoccupazione in meno.

Finchè fossimo rimasti insieme non avrei dovuto temere che gli accadesse qualcosa lontano da me, non avrei trascorso i minuti a tentare di prevenire le mosse di Victor per toglierlo di mezzo... e il mio cuore avrebbe avuto un po' di pace. Non conoscevo più quella sensazione.

Una lacrima mi solcò il viso, Chris l'asciugò con le sue labbra, mentre mi abbandonavo tra le sue braccia.

- Non accadrà nulla finchè rimaniamo insieme... Non sappiamo nemmeno se sia riuscito a indovinare la tua destinazione... Stai traquilla, ce la faremo...- Era una promessa, lo sapevo, ma non riuscivo a vedere la fine di quella storia.

- Cosa vuole ancora da me?- sbottai disperata. Mi aveva tolto la libertà, aveva inibito la mia volontà, mi aveva resa uno strumento per il suo piacere... Chris si irrigidì.

- Christian Benjamin Grey, tu lo sai?- lo accusai, sollevando il viso a guardarlo. Lui alzò le spalle. 

Sapeva. 

 

*


Buongiorno a tutti, ormai l'aggiornamento del sabato sta diventando una tradizione...

Cosa vorrà mai Victor da Elena? Supposizioni??

un abbraccio,

Elena ;)

 

  
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