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Autore: Lales    13/03/2010    5 recensioni
Perché proprio mio fratello? Perché? Tra tutti gli uomini del pianeta Terra tu hai scelto quello scemo di Tom? Dimmelo amica mia perché probabilmente siamo ancora in tempo per salvarti dall'oblio, dalla disperazione, dalle tenebre dell'inferno e da tutto ciò che comporta innamorarsi di Tom Kaulitz.
Genere: Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bill Kaulitz, Nuovo personaggio, Tom Kaulitz
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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9.

Lo yin e yang sono opposti.
Lo yin e lo yang diminuiscono e crescono: Sono complementari, si consumano e si sostengono a vicenda, sono costantemente mantenuti in equilibrio.
Lo yin e lo yang si trasformano l'uno nell'altro.
Lo yin e lo yang hanno radice uno nell'altro: Sono interdipendenti, hanno origine reciproca, l'uno non può esistere senza l'altro.

Greta si guardò le scarpe, le facevano male i piedi. A fianco a lei Tom si guardò le mani, erano fredde, se le mise in tasca ed alzò il viso verso la ragazza che piano aveva rialzato gli occhi e guardava dritta di fronte a lei, aspettando che l'ascensore arrivasse al piano terra.
- Sei il solito esagerato – gli sussurrò girandosi. Aveva gli occhi grigi, e li socchiuse leggermente inarcando le labbra in un sorriso.
Tom alzò le spalle guardando verso le porte, che piano si aprivano. Avanzò di qualche passe seguito da Greis.
- Visto che stiamo uscendo mi sembrava il minimo prendere delle precauzioni -
Tom continuò a guardare avanti, verso le porte girevoli dell'hotel, aveva un po' di ansia. Non voleva uscire, non l'aveva mai fatto da solo, mai a Parigi, anche se era notte ed anche se era grande e grosso per avere paura, non voleva uscire, e non sapeva neanche bene il perché.
- Gli occhiali da sole all'una di notte? -
Lui non la guardò, ma aveva stampata nella testa l'espressione esatta che aveva Greis in faccia. Anche se lei non capiva, perché era perfettamente ragionevole il fatto che qualcuno che non vive certe esperienze non possa capire a pieno la situazione, sapeva che si era impuntata sul voler uscire fuori perché voleva che lui stesse bene, ma lui stava bene anche dentro.
- Senti, vuoi uscire? Io esco così se non ti va bene torniamo sopra... - berciò il ragazzo fermandosi davanti alle porte girevoli. Prese Greis per un braccio e lei si girò a fissarlo. Labbra dischiuse, incerta su quelle parole si fece scivolare la mano dalla tempia al mento e poi mise i capelli dietro l'orecchio.
- Ok, ok, tieni gli occhiali... non ti voglio stare a sentire! – disse alzando gli occhi al cielo e avanzando vero la porta, ma Tom la bloccò di nuovo.
- Ma sei sicura? Insomma... dai, non possiamo stare qui? - 
- Mi fai capire di cosa hai paura esattamente? - La ragazza socchiuse gli occhi, indagatori, cercando si scrutare dentro quelli di Tom, che glielo stava lasciando fare, facendo trasparire tutto quello che stava provando. Era ansia, era paura, era incertezza. Insomma poteva sembrare una cazzata dal di fuori, ma non era facile rompere quella barriera.
- Non ho paura, è che se mi riconoscono che faccio? -
- Tom ti si vede a malapena la bocca! - si indispettì Greis incrociando le braccia.
Sospirò un paio di volte, poi guardò fuori. Senza dire niente avanzò entrando nelle porte girevoli seguito da Greis. Uscirono fuori ed avanzò ancora. Greis lo prese sottobraccio indicando davanti a lei.
Tom il profumo della libertà non lo sentiva, piuttosto sentiva odore di smog, come tutte le volte che usciva in strada. Si diceva sempre che aveva le narici sensibili agli odori forti.
- Guarda Split c'è anche una macchina che ci aspetta – disse sorridendo Greis indicando non lontano da loro una macchina nera e lucida..
- E da dove salta fuori? - si sorprese lui fermandosi accigliato a visionare la situazione.
- Diciamo che io in inglese mi faccio capire, a differenza di qualcun altro -
Non le rispose, si avvicinò all'auto ed alzò lo sguardo verso il cielo, delle goccioline gli ricoprirono le lenti scure degli occhiali, le poteva vedere schiantarsi su di lui perfettamente tonde.
- Lo sapevo che avrebbe cominciato a piovere – sussurrò, mentre Greta apriva la portiera ed entrava dentro la macchina.
- Cosa? - domandò la ragazza mentre lo guardava chiudere lo sportello e sospirare ancora. Si allentò un po' la sciarpa dal collo e si sistemò la maglia sotto al sedere.
 - Ho detto che lo sapevo che avrebbe piovuto... – disse guardando di fronte a lui. Si tolse gli occhiali e cominciò ad asciugarli con il lembo della maglia.
Greta scoppiò a ridere mentre cercava qualcosa nella sua borsa, non sapeva cosa, era un riflesso incondizionato. Cercare nella borsa qualcosa di cui non aveva bisogno, o qualcosa che sapeva di aver lasciato a casa faceva parte della serie infinita delle sue manie. Come quella di toccarsi i capelli e farci i nodi, quando ascoltava qualcuno parlare, o quando era annoiata, oppure quando contava le mattonelle dei muri e ci vedeva sempre delle piramidi dentro, o quando fissava le scarpe delle persone in metro.
 - Wow sei anche meteorologo, che uomo dalle mille capacità! -
- Veramente me l'hai detto tu. Quando hai gli occhi grigi di solito piove... – disse con noncuranza Tom mentre la ragazza fece un cenno all'autista che mise in moto la macchina e partì immettendosi nella strada.
Greta si immobilizzò a quelle parole sbattendo la schiena contro il sedile, e metabolizzandole. Si girò piano verso di lui guardandolo seria, gli prese una mano come per compassione. Era come se gli dispiacesse di averlo ridotto così, diceva delle cose seriamente strane e compromettenti. Non in senso negativo, era contenta di ricevere quel tipo di attenzioni, ma quasi stentava a riconoscerlo, era completamente partito.
- Tom... - sussurrò scuotendo la testa e sorridendo allo stesso tempo.
- Lo so – la interruppe lui prendendo una gomma da masticare dal pacchetto e facendosela scivolare in bocca - la smetto di fare il mieloso, in effetti mi sto disgustando da solo – cominciò a masticare rumorosamente, come faceva quand'era piccolo e Greta sorrise.
- Oh piccolo dolce Split... - disse lei poggiando la testa sulla sua spalla. Ma Tom scoppiò a ridere, e scoppiò a ridere anche lei mentre si rigirava la mano destra del ragazzo tra le sue. La girò di palmo e vide la cicatrice al centro, che tagliava di netto le linee della mano. Non era molto lunga, ma era profonda, se lo ricordava esattamente come se l'era fatta ed era strano come se ne fosse dimenticata, perché ce l'aveva anche lei, e ce l'aveva anche Bill, ma spesso quando hai sempre una cosa davanti agli occhi, non gli dai mai il giusto peso.
- Uh! - esclamò sorpresa – Il patto di sangue! -
Tom abbassò lo sguardo verso la sua mano e passò il pollice sopra la cicatrice.
- Strano che non ci siamo presi il tetano tutti e tre – rispose ironico, mentre Greta gli metteva il palmo della sua mano destra sotto al naso.
- La mia è più corta – constatò la ragazza.
- Certo, appena avevi proposto la cosa del patto di sangue ti sembrava una figata, poi quando Bill ti aveva inciso la mano per poco non correvi via in singhiozzi -
- Era una figata, e lo è ancora! – sorrise Greis – E poi avevo sette anni, cosa ti aspettavi, gioia e giubilo mentre Bill mi squartava il palmo della mano -
- Squartava? Era un taglietto... - rispose Tom storcendo il naso.
- Comunque, ogni tanto me ne dimentico di quante cose stupide abbiamo fatto, questa mi aiuta a ricordare -
- Anche le altre trecento cicatrici che ho addosso, a me aiutano a ricordare tutte le volte che mio fratello ha tentato di uccidermi -
- Beh, anche lui non sta messo meglio -
- Si ma lui non è entrato di faccia in un tavolino di vetro! -
- Cavolo! - disse Greta tra i denti sbattendo il pugno sul palmo della mano – Quella me la sono persa! -
- Non ridere delle mie disgrazie... – scherzò Tom guardando fuori dal finestrino – Quella volta mi sono fatto veramente male! -
La pioggerellina iniziale si era trasformata in un diluvio. Stava piovendo fortissimo, ma la cosa sembrava non dare alcuna preoccupazione a Greta, che guardava fuori nella sua stessa direzione, con un sorriso sul viso.
- Allora, come ti sembra il mondo visto da fuori? - gli chiese dopo un po'.
- Veramente siamo dentro una macchina, e Parigi da dentro una macchina l'ho vista tremila volte – rispose lui saccente.
- Allora cambio domanda, come ti senti a sapere che tra poco vedrai un pezzo storico di questa città con me camminando per strada come un comune mortale? -
- Certo non potevi scegliere momento migliore; sta diluviando -
- Come sei pesante! E poi da quando ti spaventano due gocce d'acqua? -
- Quando penso che in questo momento potevo stare tranquillamente stravaccato sul mio letto a fare altro -
- A fare cosa? - chiese Greis curiosa.
- Giocare a Monopoli ad esempio – disse seriamente – Per una volta vorrei riuscire a costruire su Werderplatz, me la rubava sempre Bill -
- Tu però avevi sempre tutte e quattro le stazioni, e mi rompeva terribilmente! -
- Ero un campione a Monopoli – rispose lui orgoglioso.
- Eri il campione di Loitsche, è vero, me lo ricordo – lo assecondò la ragazza seria.
- Veramente ero il campione di tutta la Sachsen-Anhalt... -
- Giusto – annuì Greta alzando le sopracciglia, scettica.
- A Natale voglio giocarci di nuovo, per davvero – continuò Tom girandosi verso Greis.
Lei lo guardò ed annuì serena. Mancava poco a Natale, e la città era illuminata a festa. Era bellissima Parigi, anche da lì, ma lei amava sopratutto Amburgo quando era Natale, perché quando c'era quella festa, voleva dire che i suoi amici tornavano a casa, e che avrebbero passato una settimana magnifica fatta di giochi, caminetti che non si accendono, palle di neve che immancabilmente finivano per ricoprirla dalla testa ai piedi e mangiate epocali.
Per quello amava il Natale, per quello odiava la neve.
La macchina si fermò all'improvviso e l'autista non disse niente. Greta si sporse dal suo lato del finestrino e sorrise.
- Ci siamo Split, cavolo è enorme! -
Tom si appoggiò a lei per vedere fuori dal finestrino e strizzò gli occhi, pioveva fortissimo.
- Greis ma sei sicura che sia una buona idea...? -
- E' notte, piove e non c'è nessuno, quindi, usciamo! -
Si abbassò davanti e lei e si sfilò le scarpe – Mi stanno uccidendo queste trappole – e subito dopo aprì lo sportello.
- Dove vai scalza? - chiese Tom sconvolto.
- Dai su, non farti pregare, vieni fuori – le rispose lei avanzando verso la Tour Eiffel mentre Tom la guardava con gli occhi sbarrati, mentre scendeva dalla macchina.
- Cazzo Greis sta diluviando -
- Non è bellissimo? - le urlò lei camminando all'indietro.
- NO! - gridò lui in tutta risposta.
Si tolse gli occhiali da sole, non vedeva granché perché la pioggia li aveva bagnati in un attimo, però appena lo fece, la prospettiva cambio radicalmente. C'erano le luci che illuminavano la Tour Eiffel e c'era Greis, scalza con le braccia aperte, il viso verso il cielo e la bocca spalancata.
Era così bella che gli ricordava tutta la vita, non un singolo episodio. Era come se stesse per morire e gli scorresse tutta la sua esistenza davanti, con la differenza che non stava morendo. Riusciva perfettamente a vedere il primo giorno di scuola, la prima sigaretta, la prima volta che aveva capito che l'amava, la prima volta che aveva fatto l'half-pipe con lo skate. In quasi tutte le prime volte più pericolose lei c'era, era lì a fissarlo, a scuoterlo, a gridargli quanto era stato idiota, e che l'aveva fatta spaventare. In tutti i modi lei c'era sempre ed era una sicurezza che lui nel suo stato aveva bisogno di avere. Nessuno riusciva a capire cosa si provasse a vivere dietro un muro, nessuno poteva immagine le imposizioni e la voglia costante di scappare e fregarsene di tutto.  
Ma poi vedeva Greta e le paure passavano, e diventavano fogli di carta che volavano leggeri nell'aria. Per quello era diventato egoista, e la voleva solo per lui e per Bill, per quel motivo era geloso, perché senza di lei tutto sarebbe crollato e il suo mondo di paure sarebbe tornato. Delle persone a Tom non importava quasi mai niente, le conosceva, ci parlava, scherzava, ammiccava, ma non le vedeva mai veramente. Gli bastava vedere le persone che amava, e non voleva chiedersi che cosa sarebbe successo se le avesse perse, perché quando sarebbe successa una cosa simile, poi probabilmente sarebbe morto, e non voleva pensare alla sua morte.
La paura andava via perché c'era lei che lo guardava e sorrideva, e lui aveva bisogno solo di quello.
Piegò gli occhiali e li mise in tasca, iniziò a ridere avvicinandosi a Greta e cingendole i fianchi.
- E' veramente una cosa senza senso e priva di logica -
- Lo so Tom, è per questo che è bella – sorrise Greis prendendogli il viso con le mani e dandogli un bacio a stampo.
- Für eine Nacht, für einen Tag, für einen Moment in dem du lachst... - disse sicura guardandolo negli occhi, prima di girarsi tenendolo per mano, ed iniziare a correre disperatamente fino a sotto la torre. Aveva tutti i collant fradici e sentiva di scivolare ad ogni passo, ma non le interessava, continuava a correre, sperando che Tom non fosse rimasto ancorato dov'era. Si fermò di scatto rischiando di cadere all'indietro, ma Tom la riprese al volo con il fiatone.
- La prossima volta avvisa prima di iniziare a correre i 100 metri – le disse con gli occhi sgranati. Greta si mise in piedi e alzò di nuovo il viso verso il cielo, era decisamente imponente la struttura che si trovava davanti.
- E' difficile vederla bene con la pioggia negli occhi, però è bella – disse sicura tornando a guardare Tom che fissava invece un punto in lontananza sforzando la vista e corrugando la fronte. L'odore di pioggia era talmente forte che andava al cervello, e i piedi di Greis stagnavano in un pozza di acqua, al limite del congelamento, ma resisteva nonostante avesse cominciato a tremare. Si erano messi sotto la Tour Eiffel, vicino ad uno dei quattro piedi, ed ora Tom alzava il braccio ed indicava un luogo lontano. Greta si avvicinò e lo abbracciò girando il viso verso il suo braccio teso.
- Lì, abbiamo suonato il 14 luglio del 2007, c'era la gente che arrivava fino a qui... - disse orgoglioso, abbassando il braccio e cingendo la ragazza.
- Me lo ricordo – rispose Greis sorridendo – Mi ricordo le telefonate nel panico e l'ansia pre show... come se fosse ieri -
Tom sorrise annuendo pensieroso, mentre lei appoggiava l'orecchio contro il suo petto e fissava la pioggia che sbatteva a terra. Immaginava quanta paura dovessero avere le gocce di pioggia, che arrivavano dalle nuvole e si schiantavano letteralmente al suolo, scomponendosi. Non doveva essere piacevole essere una goccia di pioggia. E proprio in quell'istante, proprio mentre pensava alle gocce di pioggia, si rendeva conto di quanto quel preciso momento l'avesse atteso da una vita. Era semplice, lei nelle braccia di Tom, sotto la Tour Eiffel e la pioggia.
- Perché stai facendo tutto questo? - Il ragazzo entrò nei suoi pensieri e lei si staccò dal suo petto e lo guardò negli occhi un po' sorpresa.
- Perché ti amo e so che ne hai bisogno – disse indicandogli il petto – e so anche che tutto è finito troppo velocemente e ti sei perso un sacco di cose... vi siete persi un sacco di cose -
- E' vero– rispose un po' triste dandole un bacio sulla fronte.
- Sai cosa vorrei? - sussurrò Greta – Che Bill fosse qui con noi... -
Tom sorrise – Anche io, già vi vedevo che giocavate a nascondino sotto al diluvio universale -
Greta scoppiò a ridere stringendosi un po' di più a Tom, stava tremando di freddo.
- Allora vorrà dire che torneremo qui e faremo la stessa cosa, anche con lui -
- Va bene – annuì Tom – Ora però possiamo andare che mi sto ibernando? -
La ragazza si staccò dalla presa e gli prese la mano – Solo perché mi sto ibernando anche io, altrimenti sarei rimasta qui ancora a lungo -
Si avviarono verso la macchina mano nella mano, sotto la pioggia, camminando piano. Greis finì improvvisamente sulla strada di Tom e gli mise una mano in testa facendogli scivolare via i cappucci dalla testa – Non è giusto che mi bagno i capelli solo io – disse indispettita mentre lui rideva e ricominciavano a camminare.
Fianco a fianco.

_____

Non disse niente, assolutamente niente. Una volta entrati nella suite si tolse il cappotto fradicio, mentre Tom si levava frettolosamente le due felpe che aveva addosso. Si stavano baciando appassionatamente dall'interno dell'ascensore ed era chiaro come sarebbe andata a finire la serata, ed entrambi non vedevano l'ora.
Greis continuava a non parlare, era concentrata su quello che stava guardando, su quello che sentiva nel petto. Lo prese dalla maglia e lo trascinò in bagno con quanta forza aveva in corpo, aprì la cabina doccia immensa ed anche il getto di acqua. All'inizio uscì gelida, ma nessuno dei due se ne accorse, probabilmente perché Greta era impegnata a togliere le maglie di Tom, e lui era impegnato a capire come si sfilava quel dannato vestito. Poi quando entrambi riuscirono a capire, poterono finalmente diventare una cosa sola, come diceva Für immer jetz... siamo una cosa sola come lo Yin e lo Yang.

Quattro settimane dopo.

- Perché mio fratello ha il pacco più grande?
- Oh, sul pacco di Bill non mi ci sono mai soffermata, però siete gemelli, in teoria non dovrebbe essere uguale al tuo? - chiese Greis perplessa.
- Parlavo del regalo, scema! - rise Tom - E comunque anche se siamo gemelli io sono quello più dotato... -
- Chiederò conferma a Bill! – rispose la ragazza sghignazzando divertita – Ti vanti troppo del tuo pene, neanche fosse d'oro! -
Tom aprì la bocca per rispondere, per poi richiuderla e continuare a fissare la strada, basito.
- E poi è più grande il suo pacco, perché è stato bravo quest'anno, e si meritava un bel regalo -
- Perché io sono stato cattivo? Sono stato impeccabile! Perfetto amico, perfetto confidente e fidanzbrndmd...
Greis si girò verso di lui perplessa, socchiudendo gli occhi e scrutandolo come faceva di solito quando Tom parlava nella sua lingua strana, che capivano solo lui e Bill.
- In tedesco bitte? -
- Ho detto che sono stato perfetto, in tutto, perché ho il regalo più piccolo? -
- Stavi dicendo fidanzato? - insistette la ragazza.
- No, ho detto, fidato, non fidanzato... amico fidato... - annuì mentre girava il volante e si immetteva in una via laterale, non molto lontano da casa.
- Tom se dici fidanzato non succede niente, non prederai fuoco da solo... anche perché non stai dicendo niente di strano, se non la verità -
- Sì ma fa un po' strano, è una parola così vecchia -
- Va bene te lo concedo... tuttavia, non sai neanche cosa contiene la scatola, perché stai facendo storie? -
- Il pacco più grande ha sempre la sorpresa più bella – ammiccò lui girando il viso verso la ragazza sporgendo le labbra subito dopo, aspettandosi che Greis gli lasciasse un bacio a stampo, ma la ragazza rimase esattamente dov'era, fissandolo perplessa.
- Ok, vorrà dire che cambierò regalo, e non lo avrai stasera come tutti gli altri bambini -
- No Greis io lo voglio stasera! -
- Beh se vuoi che lo cambi – rispose la ragazza facendo finta di essersi offesa – dovrai aspettare, poi chissà cosa troverò nei negozi dopodomani... gli scarti degli scarti... -
Tom ci rifletté un attimo girando nuovamente il volante e premendo il telecomando del cancello di casa, che da lontano cominciò ad aprirsi lentamente verso l'interno.
- Va bene – disse sconfitto – sono sicuro che mi ha regalato una cosa bellissima -
Si sporse di nuovo verso Greis con le labbra attendendo un bacio, e stavolta la ragazza lo accontentò sorridendo subito dopo.
- E tu cosa mi hai regalato? - chiese contenta.
- Oh, io e Bill quest'anno ti abbiamo fatto un regalo che milioni di ragazze sognano ogni notte -
- Una carta di credito illimitata che attinge direttamente dal vostro conto in banca? - provò ad indovinare Greis alzando un sopracciglio.
- No – rispose scettico Tom avanzando verso il viale di casa – Però abbiamo scelto bene... -
- Perché l'avete fatto insieme? - chiese Greis ad un certo punto, mentre Tom si fermava e metteva il freno a mano togliendosi la cintura di sicurezza.
- Come ogni anno Greis – rispose tranquillamente scendendo dalla macchina.
Greta rimase per un attimo perplessa nell'auto fissando le porte finestre davanti a lei dove intravedeva Bill che camminava avanti e indietro, tutto indaffarato. Quell'anno però non era come tutti gli altri anni; quel Natale stavano insieme lei e lui, e per quanto volesse bene a Bill, avrebbe voluto tanto che lui le avesse fatto un regalo da solo, e non con la partecipazione del gemello. Sospirò un paio di volte, e poi scese dalla macchina, mentre Tom si impegnava a prendere il regallo grande e pesante di Bill. 
- Cosa cazzo gli hai comprato a mio fratello? - chiese il ragazzo a fatica arrancando tra la neve cercando di non cadere.
- Poi vedrai – rispose Greis sovrappensiero – Il tuo pacchettino minuscolo lo prendo io – lo informò andando nel bagagliaio e prendendo il pacco per Tom, che era convinta, gli sarebbe sicuramente piaciuto più del regalo che aveva fatto a Bill. Almeno quel Natale non avrebbero litigato.
Seguì Tom in casa e appena posò il pacco per Tom sotto l'albero si vide Bill comparire davanti con un sorriso convincente e due corna da alce rosse e verdi in testa.
- Cappello da Babbo Natale o corna d'alce? - chiese entusiasticamente mostrando le due opzioni a Greta, che si toglieva il cappotto fissandolo sconcertata.
- Penso che sceglierò il cappello – rispose Greis prendendo il cappello mentre Tom arrivava al suo fianco già libero dalla giacca.
- E per te Tomi sono rimaste le corna! - esclamò Bill raggiante tentando di metterle in testa al fratello.
- Ancora le corna dell'alce vanno in giro? - berciò Tom allontanandosi dalle grinfie del fratello.
- Su Tomi! Cerca di entrare nello spirito natalizio... – supplicò Bill avvicinandosi ancora e molestandolo con le corna dell'alce.
- Sono entrato nello spirito natalizio da quando ho varcato la soglia di casa! - disse Tom – Hai messo le palline dell'albero di Natale appese anche nel cesso! -
Greta scoppiò a ridere andandogli vicino e ficcandogli a forza il cappello da Babbo Natale.
- Bill, a tuo fratello fagli fare l'anziano obeso, io e te facciamo le alci pazzerelle – disse Greis prendendo le corna dalle mani di Bill e mettendosele in testa.
- Ecco Tom, prendi esempio da Greis, lei sì che sa entrare nello spirito natalizio -
Tom alzò gli occhi al cielo sistemandosi il cappello in testa ed andandosi a sedere a tavola.
La cena trascorse piacevolmente, come ogni anno. La mitica insalata di patate di Simone aveva riscosso il tradizionale successo come tutte le altre volte, e Bill come sempre si era ingozzato perché voleva essere il primo a sedersi sotto all'albero per aprire i suoi regali. La loro tradizione annuale consisteva nel sedersi loro tre prima degli altri sotto all'albero e scambiarsi i regali che si erano fatti.
Due anni prima i gemelli avevano regalato a Greis la cialdiera per fare i waffles, che Greis custodiva gelosamente nella sua scatola, ancora immacolata. Regalo utilissimo. L'anno precedente invece se l'erano cavata con una borsa griffata scelta da Bill che le aveva fatto venire le lacrime agli occhi. Quello era stato apprezzato molto di più.
- Ok ok diamo i regali? - chiese eccitato Bill battendo le mani; ma nessuno gli rispose, così andò sotto l'albero e cominciò ad agitare i pacchi uno ad uno per cercare i suoi. Subito dopo arrivarono anche Tom e Greta che cominciarono a fare la stessa cosa, se non che il gemello  iniziò a molestare la ragazza per sapere cosa ci fosse nel suo regalo.
- Greis non mi avrai regalato un frullatore? -
- Cavolo, quello sì che era perfetto, perché non mi è venuto in mente prima? -
- Ed a me cosa mi hai regalato? - si intromise Bill.
- Una museruola con gli strass – disse Greis ironica mentre l'amico metteva il broncio.
- Beh, visto che sei così stronza stasera, il nostro bellissimo regalo forse potrà rallegrarti – le disse Tom passandole una busta rossa, un po' rigonfia al centro.
- Non sono stronza stasera – disse la ragazza prendendo la busta dalle mani di Tom.
- Già tu lo sei sempre – rispose Bill storcendo la bocca.
Greis non lo ascoltò, si limitò a sorridere e ad aprire la busta rossa. Ne tirò fuori un lungo nastro nero, alla quale fine era attaccato un cartoncino plastificato.
- Bello! - disse Greis facendo finta di essere contenta - Il pass del nuovo tour! Figo... lo metterò insieme agli altri – continuò poco convinta mentre i gemelli la osservavano sconcertati. Tom fissava Greis catatonico rigirandosi le mani mentre Bill fissava Tom serio sperando evidentemente che dicesse qualcosa. Qualsiasi cosa.
- Grazie – disse ancora Greis ripiegando il nastro intorno al pass e poggiandolo per terra.
Bill dette una violenta gomitata a Tom, che si riprese dal suo stato di dormiveglia.
- No, ecco... diciamo che il pass... serve... cioè servirà per il tour, nel caso in cui tu diciamo che... volendo potresti, tu, io e Bill, noi insomma... dato che la distanza, io e te, ora stiamo insieme... non dobbiamo creare problemi che non ci sono quindi il pass diciamo che potresti... se vuoi ovviamente... tu e noi potresti usare il pass... ecco diciamo... -
- Quello che vuole dire Tom è che noi vorremmo che tu venissi in tour con noi, e quello è il pass all access per far parte del nostro staff – lo interruppe il gemello.
Tom fulminò Bill con lo sguardo.
- Tu non ti muovevi! - si giustificò il fratello mentre Tom rivolgeva di nuovo il viso verso Greis, che si era immobilizzata a fissare il tappeto persiano sotto di lei.
- Greis per me è importante, tre mesi senza di te ed impazzisco veramente -
- Tom – disse lei alzando gli occhi verso il ragazzo – durante il tour siete solo stressati, io cosa dovrei venire a fare?! Sarei solo tra i piedi, senza contare che vi ricordo che io ho un lavoro... -
- Per quello non devi preoccuparti – disse Bill sicuro – ci penso io.
Greta lo fissò e la bocca si spalancò – Ed è per questo che dovrei stare tranquilla? L'ultima volta che ti ho lasciato fare mi hai trasformato nella tua versione femminile... o maschile -
- Cosa c'entra ora? - si indispettì Bill – Qui stiamo parlando della nostra salute mentale in tour Greis, che è sul limite tra pazzia e... pazzia! Saremo molto stressati, questo è vero, però abbiamo bisogno di te! -
- In tutti gli altri tour non c'ero e siete ancora vivi! - continuò Greis.
- Ma ora è diverso – disse Tom cupo in viso – io ho bisogno di te come non mai, e non resisto tre mesi senza vederti... non ora, credimi se potessi non te lo chiederei, essere dipendente da te mi fa sentire così debole -
- Tom questa frase era l'ultima spiaggia, perché l'hai detta adesso? - chiese Bill nervoso dando uno schiaffio al braccio del gemello.
- Bill stai zitto, non mi pare che la cosa stia andando come previsto! - rispose Tom massaggiandosi una tempia.
- Vi eravate pianificati anche il discorso? - si informò Greta.
- Solo un pochino – sorrise dolcemente Bill. Com'era bravo a recitare. Era il classico sorriso che se seguiva la frase “Ti vai a buttare da un ponte per favore?” il malcapitato andava davvero a buttarsi nel fiume.
- Split lo so che sarà difficile ma non possiamo permettere che una cosa del genere ci abbatta -
- Greis ti prego – disse Tom serrando le labbra – Ti prego, fallo per me, se non vuoi farlo per Bill -
- Ehi! - disse Bill offeso.
- Bill stai tranquillo, se lo faccio lo faccio per entrambi, ma il problema non si pone, perché non lo farò! - Greta sorrise falsamente e si alzò dal tappetto andando verso la borsa per prendere una sigaretta.
- Greis guardaci siamo in ginocchio – sentì la voce di Bill dietro le sue spalle, e appena si girò li vide davvero con le ginocchia per terra, ed uno con lo sguardo abbattuto e l'altro con lo sguardo da fascinoso seduttore deficiente.
- No ragazzi, non se ne parla proprio... - rispose Greta sicura di sé mentre si allontanava ancora, non voleva pensarci, non era proprio nei suoi più reconditi pensieri partire in tour con loro... mai e poi mai. Eppure Tom glielo stava chiedendo in quel modo così disperato, che non poteva dirgli di no, ma sentiva che doveva. Tre mesi in tour per l'Europa e aveva paura che quel tipo di situazione avrebbe potuto rovinare il loro rapporto. Ma non voleva pensare, voleva solo far passare l'ennesimo Natale senza litigare per i regali. Ma non era troppo convinta che ci sarebbe riuscita.


Una settimana dopo.

- Sigaretta? - Gustav guardò Greta sorridendo cordiale, e la ragazza le passo il pacchetto di Marlboro che aveva in mano mentre Georg le dava una leggera spallata.
- Accendino? - La ragazza si girò verso di lui e gli passò quello nero che aveva in mano. Dopo che tutti e tre furono muniti della loro dose di nicotina ci fu un po' di silenzio, si godevano il vento del nord, gelido. Anche se faceva freddo non c'era niente di meglio di quell'aria per svegliarsi definitivamente.
- Greta silenziosa – disse Gustav sussurrando – Cosa le frullerà per la testa, eh Georg? -
- Non lo so – rispose l'amico – Me lo chiedo da diversi giorni -
- Oh finitela! – disse la ragazza sorridendo triste – Lo sapete benissimo... -
- E' per la questione del tour? - chiese il batterista finto sorpreso, come se non lo sapesse che i pensieri di Greta si concentravano tutti in quel dibattito interiore che durava ormai da una settimana.
La biondina annuì aspirando un altro po' di fumo per poi girarsi prima verso Georg e poi verso Gustav – Voi che ne pensate? -
Il bassista sospirò sonoramente guardando il cielo, mentre Gustav assunse un'espressione alquanto perplessa, prima di cominciare ad annuire con la testa.
- Se devo fare un discorso prettamente egoistico, ed io non sono egoista – si affrettò a precisare - ti supplicherei in ginocchio di venire con noi e mollare tutto -
- Già – gli fece eco Georg.
- Perché? - chiese Greta stupita sgranando gli occhi.
- Tu non hai idea – riprese il bassista – di cosa è significato stare con Tom quella settimana a Parigi -
- Era insopportabile – continuò Gustav.
- Tom è sempre insopportabile – rispose Greis.
- Appunto! - si animò Georg gesticolando con la sigaretta – Tu pensa ancora più insopportabile di quanto lo è solitamente -
- Praticamente invece di parlare, abbaiava – continuò Gustav – E se ci vuoi un pochino di bene dovresti venire a salvare l'integrità del gruppo -
- Già – disse ancora Georg, ancora più convinto.
- Sì ma, forse era perché ci eravamo appena messi insieme, la distanza così improvvisa ci ha colto di sorpresa, poi lo conoscete, è fatto così -
- E' fatto di merda – berciò Georg buttando la cenere sul prato.
- Ma a parte questo... - continuò Gustav buttando un'occhiataccia al bassista – Non vogliamo confonderti più di tanto, sei tu che devi scegliere – le posò una mano sulla spalla e Greis ci poggiò una guancia socchiudendo gli occhi.
- A volte sogno di quando venivo ad ascoltarvi in sala prove, ed eravate così convinti che un giorno sareste diventati famosi... è uno dei miei sogni preferiti. Mi ricordo che Simone mi dava sempre il thé alla pesca da portarvi d'estate, e che Tom fumava di nascosto dietro alla sala. Mi ricordo l'odore di birra che si respirava in quel posto, mischiato a quello di fumo... mi ricordo di quanto vi sentivate grandi là dentro... ed adesso fate tour in tutto il mondo, ed io sono rimasta quella che vi vede dai margini, dal di fuori... Io sono sempre rimasta qui, ad aspettarvi, anche se quando sognavate tutto questo, c'ero anche io ad immaginare con voi -
- E' vero Greis, tu ci sei sempre stata, per ognuno di noi, e questo sogno è anche un po' tuo, non vorresti viverlo più da vicino? -
- Pensavo che mi sarebbe bastato viverlo da qui, ma... ora che c'è questa cosa con Tom, non so se ho ancora voglia di rimanere ai margini, vorrei davvero condividere tutto con lui, con Bill, con voi... l'ansia e la paura prima di un concerto, i brutti momenti, la felicità... qualsiasi cosa, e se rimango qui non potrò mai farlo -
- Greis tu ti sei sacrificata moltissimo per noi – le disse Gustav amabilmente accarezzandole leggermente la guancia con la mano a cui si era appoggiata – sei sempre stata impeccabile, e noi ci fidiamo di te più di qualsiasi altra persona al mondo, e vorremmo davvero che tu venissi con noi. Sei più di un'amica, sei una sorella. -
- Oh Gus – rispose lei avvicinandosi ancora un po' al batterista – sei così dolce -
- Già – rispose Georg scettico aspirando ancora nicotina.
- Però, se non te la senti di venire, se hai paura di abbandonare la tua vita per qualcosa che non pensi che ne valga la pena... -
- No – lo interruppe Greta punta del vivo – Gus no! Non è così... -
- Ma è così che la stai facendo apparire... - disse Georg girandosi a fissarla, alzando un sopracciglio.
- Oh ragazzi, non dico che non vale la pena, dico semplicemente che ho qui la mia vita, ho le mie cose... sto considerando i pro ed  i contro -
- Sì ma  qui non ci siamo noi... – continuò Gustav sorridendo ancora.
Greis gli occhieggiò per bene per poi sospirare – Non è che vi ha mandato Tom a farmi il lavaggio del cervello?! -
- No stavolta lui non c'entra – rispose Georg sicuro – e neanche Bill... -
- E' che noi vorremmo davvero che tu venissi con noi Greis... -
- E poi Michelle avrà bisogno di compagnia – continuò Georg lanciando la sigaretta nel prato e passandosi una mano tra i capelli – Non vorrai mica lasciarla sola? -
- Voi due avete frequentato troppo Cip e Ciop Kaulitz! - disse la bionda.
- Oh, non siamo bravi quanto loro – disse Gustav annuendo – ma ci stiamo lavorando -
- Siete arrivati alle torture psicologiche, direi che ci siamo! -
- Dai Greis, noi ti abbiamo fatto considerare il cerchio completo della situazione – rispose Georg mimando un cerchio con le mani – Ora sei tu che devi scegliere se centrarlo oppure andare fuori dalla linea -
Greis lo fissò un attimo basita, prima di sentire un bacio sulla testa proveniente dal batterista – Noi abbiamo fatto il nostro sporco lavoro, ora tocca a te -
Georg fece lo stesso, prendendole la testa, per poi alzarsi e seguire Gustav dentro lo studio. Appena riaprirono la porta per poco sentì la voce la Bill che cantava, ed appena si schiantò di nuovo tornò il silenzio di quella gelida mattina di dicembre. Mancavano pochi giorni al nuovo anno e si domandava cosa ne sarebbe stato di lei. Da un lato voleva andare, lo voleva a tutti i costi, dall'altro la paura di lasciare la via sicura per qualcosa di più inusuale la terrificava totalmente. E poi c'era Tom, effettivamente era impensabile pretendere che loro due riuscissero a stare lontani tutti quei mesi, non in quel momento, magari nei tour successivi avrebbero potuto provarci, ma ora avevano solo bisogno di consolidare meglio il lato amoroso del loro rapporto, che già era abbastanza strano per conto suo, senza distanza di mezzo. Forse era arrivato il momento di partire per davvero.


La sera stessa.

- Perché stai dicendo di NO a priori? -
- Non è un NO a priori Tom, so cosa sto facendo! -
- Cosa stai facendo Greis? Ti stai allontanando da me! -
- Non dire cazzate Tom e non fare il melodrammatico... nessuno si sta allontanando da nessuno. Sto decidendo di mantenere le cose come stanno, siamo sopravvissuti fino ad ora, cosa pensi che sia cambiato? -
- Cosa penso che sia cambiato? Greis ma ti stai sentendo? Stai dicendo stronzate in serie! -
- Tom – sospirò la ragazza – Non posso! Qui ho la mia vita, non posso lasciarla per mesi perché devo andare in tour con i Tokio Hotel! -
- Invece sì, perché sei la mia ragazza e te lo sto chiedendo da una settimana in tutti i modi possibili, e voglio che tu venga con me! -
- Sei un egoista! Tu pensi solo a te, e non ti accorgi di quello di cui ho bisogno io... -
- Greis – disse Tom avvicinandosi con un sorrisetto compiaciuto sul viso – Tu hai bisogno di me -
Greta lo guardò di sbieco per poi spostare gli occhi in un'altra direzione. Quando era così sicuro di sé le dava fastidio.
- Tom ti prego, non rendere tutto più difficile... - la ragazza lo guardò con gli occhi languidi, e si appoggiò al suo petto, lui le accarezzò la testa dolcemente.
- Tanto lo sai che stavolta vinco io, ho ancora un mese per convincerti, e credimi, farò di tutti per farti venire con noi... -
- Non ti arrendi mai vero? - disse Greis stringendolo più forte e sorridendo leggermente.
- Lo sai che ho la testa dura -
- Veramente avevo un'altra parola in mente che inizia sempre con testa, ma non finisce con dura -
- Proprio a tal proposito – disse il ragazzo staccandosi dall'abbraccio e mettendosi una mano in tasca – Ho qui alcune argomentazioni che troverai interessanti -
La biondina aggrottò le sopracciglia e si sedette sul letto di Tom, scoraggiata.
- Sentiamo -
- Il tuo piccolo Tomi ha fatto una lista dettagliata dei pro e dei contro -
- Oh! - esclamò Greis – Sono proprio curiosa di sentire cosa hai scritto! -
Tom si schiarì la voce e si sedette vicino a lei spiegando il foglio bianco e stropicciato che aveva tenuto in tasca.
- Parto con i pro – disse solenne – Numero uno: starai insieme a me -
- E sarebbe un pro? - chiese Greis mettendosi la mano sotto al mento – sei sicuro? -
- Stai zitta. – gli intimò il ragazzo serio – Numero due: avrai la possibilità di visitare tantissimi nuovi paesi, visto che ti piace tanto viaggiare... -
- Questa è una buona argomentazione – la bionda si appoggiò con i gomiti sul letto e fece segno a Tom di continuare.
- Numero tre: potremo farci la manicure insieme...? - Tom abbassò gradualmente la voce per poi grattarsi la fronte - Aspetta questa l'ha scritta Bill... -
- Anche questo punto mi piace – annuì Greis seria verso Tom che ora la guardava indignato.
- Preferisci la manicure con mio fratello che stare con me? -
- Ma Bill ha gli smalti di Chanel! - si giustificò la ragazza.
- E che c'entra? Io sono il tuo faro nella notte, la luce dei tuoi occhi, la stella più brillante del tuo cielo personale... – disse gesticolando animatamente mentre Greis si rimetteva seduta e lo scrutava seria.
- Qual'è la numero quattro? -
Tom si fermò e spiegò di nuovo il foglio. La guardò e alzò le sopracciglia, ammiccando.
- Numero quattro: sesso libero -
- Ohh! - esclamò Greis – Questa mi piace di più della manicure -
- Te l'avevo detto che avevo trovato delle ottime argomentazioni – si compiacque Tom.
- Beh Split devo dire che ti sei dato da fare – disse la ragazza sedendosi a cavalcioni su di lui.
- Vero? -
- Sì infatti, proprio per premiare tutta questa buona volontà... - ammiccò Greta – potremo fare un ripasso del pro numero quattro... -
Tom non se lo fece ripetere mezza volta e le cominciò a baciare l'orecchio delicatamente, mentre Greta continuava a pensare che ormai era decisa a dire di sì, ma che tenerlo sulle spine era troppo divertente. Però lui aveva cominciato a baciarle il collo, e lo sapeva che quando le baciava il collo lei andava completamente in tilt.
- Quindi il tuo è un sì? – le sussurrò Tom tra un bacio e l'altro.
- Forse – sussurrò in risposta Greis ormai incapace di intendere e di volere.
- Ho altri metodi molto più convincenti... se vuoi te li mostro... – disse ancora Tom staccandosi e guardandola, mentre lei era con gli occhi chiusi ed il respiro mozzato, a causa di quei baci.
Greis iniziò ad annuire come un automa – Sei un maledetto stronzo -
Tom la prese di peso e la mise di schiena sul letto – Lo so – disse compiaciuto, mentre lanciava il foglietto appallottolato dei pro e dei contro sotto alla scrivania, tornando a baciarla.
- Tom aspetta – disse la ragazza subito dopo, riemergendo dalle sue labbra.
- Che c'è? - chiese lui staccandosi e sgranando gli occhi.
- C'erano dei contro? -
- Oh no – disse lui falsamente riprendendo subito il contatto con la pelle di Greis. Ma lei capì immediatamente che stava mentendo, così gli dette una spinta con le mani e si girò sul letto per tentare di raggiungere il foglietto di carta appallottolato.
- No Greis! - disse Tom colto alla sprovvista, che l'aveva presa per le caviglie e la teneva sul letto mentre lei si divincolava.
- Tom prima che ti dia un calcio sul naso lasciami andare! - gridò Greis mentre nuotava sul materasso.
- Dovrai passare sul mio cadavere – rispose Tom, mentre la ragazza non ci pensò due volte e gli tirò un calcio sulla pancia che si sarebbe ricordato fino all'anno nuovo.
Tom allentò la presa, e Greis riuscì ad arrivare al foglietto, evitando per un pelo di sbattere la testa contro la scrivania. Il ragazzo nel frattempo si era avvicinato ed ora una tremenda lotta sul possesso della palla di carta si svolgeva sul pavimento della sua camera.
- Perché non vuoi che lo legga? - chiese Greis urlando.
- Perché era solo un'idea, non dev'essere così se tu non vuoi, anche se effettivamente sarebbe meglio per tutti – disse il ragazzo con il fiatone.
Greta non sapendo più come tentare di strappare il pezzo di carta che si stropicciava sempre di più litigato dalle loro quattro mani, decise di passare nuovamente all'azione e di usare gli arti inferiori. Le dispiaceva per Tom, ma poi non tantissimo. Dopo avergli tirato una ginocchiata in prossimità dell'inguine, e dopo averlo visto sofferente accasciarsi per terra, prese il foglio e lo aprì andando a leggere i contro. Ce n'era solo uno, e valeva decisamente per quattro.
- Tom ti giuro che quando ti rialzi te ne do un altro! -
- Greis era solo un'idea! - disse il ragazzo senza fiato cercando di alzarsi dal pavimento.
- Io non diventerò la tua assistente personale, hai capito? - disse aprendo la porta della stanza e sbattendola con forza.
Rientrò subito dopo andando dritta davanti a Tom e puntandogli un dito contro – Ok lo faccio, ma chiedimi anche solo una volta qualcosa senza dire “per favore” e ritorno ad Amburgo alla velocità della luce -
Il ragazzo si alzò e le andò vicino – Ora possiamo tornare al pro numero quattro? -
- Dimmi “ok Greis” -
- Ok Greis -
La ragazza si addolcì e lo abbracciò – Ti ho fatto male? -
- Non sento più la palla sinistra, per il resto sto una meraviglia -

_____

Ringrazio Wikipedia per tutta la spiegazione sullo Yin e Yang, affascinante, nevvero? Ringrazio anche voi per aver pazientato fino a questo capitolo di stacco. Infatti dal prossimo inizierà la seconda parte di questa storia, ovviamente riguarderà sempre i due pazzoidi fin'ora descritti, ma il povero Bill non potevo abbandonarlo a se stesso, quindi diciamo che ci sarà più azione nel suo versante.
Allora, mi dite cosa ne pensate? ^^
Alla prossima!
Baci
  
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