Claire era seduta sul letto, aveva appena chiesto a Matt di prepararle un the e afferrato un cuscino ripensò al sogno, a quella sensazione che aveva provato durante e dopo, come se dopotutto non fosse solo un sogno, ma una visione.
Ma lei non possedeva quel potere, ce l’ aveva sua nonna e Peter per ora, e sicuramente tanta altra gente eppure c’ era qualcosa in quel sogno di diverso.
Claire non sapeva cosa avrebbe fatto senza di lui, o senza
Peter o Mohinder, anche se lui era partito da molto ormai.
“Matt…”
“Si Claire?”
“Avete detto che Samuel mi cerca giusto?”
“Si Claire, ti vuole nella sua ‘famiglia’ “
“Ho sognato che veniva a prendermi, sembrava tutto così
strano e reale, pensi che potrei avere avuto una visione? Magari stando a
contatto con Peter… non lo so, potrei aver assorbito il suo potere”
“Mi leggi nel pensiero ora?”
“No…”
“Niente potere di Peter allora - disse sorridendo –sai piccola, avvolte, quando
sappiamo che c’ è un pericolo, o quando siamo in ansia per qualcosa, o anche
quando desideriamo qualcosa ardentemente tanto che anche nei momenti in cui non
ce ne accorgiamo il nostro inconscio pensa a quel qualcosa, la maggior parte
delle volte, capita di sognarlo, tutto qui.”
“Lo so, ma…” Questa volta è diverso
pensò.
“Claire, non pensare così forte se ci sono io.”
“Okay scusami” disse e fece per alzarsi dal letto ma Matt l’
afferrò per un braccio.
“Claire…”
“Si Matt?”
“C’è qualcos’ altro che vuoi dirmi?”
“Come?” Chiese lei sorpresa arrossendo lievemente.
“ Quando ti ho detto di non pensare così forte, non
intendevo quel ‘questa volta è diverso’ “
“Perché? Cosa hai sentito?”
“Un nome piccola, solo e sempre un nome…Sylar”.
Matt la lasciò sola in camera ma tenne la porta aperta, si diresse verso la cucina, afferrò la sua giacca e dirigendosi alla porta d’ ingresso gridò ai due che aveva bisogno di fare una chiamata importante che sarebbe stato fuori una mezzoretta. D'altronde voleva rassicurarsi che Janice e il piccolo stessero bene.
Dopo pochi secondi non riuscì più a sopportare tutta quella tensione e si voltò verso di lui, si era alzato e lentamente si avvicinava a lei, non era il Sylar che tutti conoscevano, non era il Sylar che tempo prima era entrato in casa sua e le aveva aperto la testa, non era il Sylar che aveva ucciso tutte quelle persone.
Si accorse che aveva rimesso gli occhiali, ma nonostante questo da dietro le lenti nei suoi occhi si leggevano gentilezza, tristezza, solitudine, non più odio, desiderio di uccidere e rancore verso il mondo intero, era tornato Gabriel Gray, l’ orologiaio che vuole farsi accettare dal mondo per quello che è non per quello che potrebbe essere, l’ uomo meraviglioso, dolce e bellissimo che era stava rispuntando, facendosi spazio e scacciando quello che aveva preso il sopravvento negli ultimi anni.
Passarono pochi attimi, attimi che però sembrarono non
finire più. Si era creato un silenzio che qualcuno avrebbe detto imbarazzante,
ma per loro non lo era, era un silenzio più eloquente di mille parole, Sylar
alzò un braccio, lentamente e le accarezzò il viso, poi la sua mano si spostò
lentamente sui capelli, le spostò via una ciocca che ribelle le era caduta
sugli occhi e glie la mise dietro l’ orecchio, poi con la mano scivolò sulle
sue labbra e glie le accarezzo, con tutte le dita, una dopo l’ altra sfiorarono
le sue morbide labbra, mentre con l’ altra mano le afferrava la spalla e la
attirava verso di se.
I loro corpi erano uniti ora, Sylar sentiva che i battiti del cuore di Claire erano aumentati e questo gli provocò un sorriso impercettibile.
Con una mano dietro la spalla e l’ altra dietro il collo Sylar la guardava negli occhi mentre lei le metteva entrambe le mani sulla spalla. Poi le loro teste si avvicinarono sempre di più fino a quando non furono completamente uniti da un bacio carico di passione e amore represso.
Le loro labbra si cercavano, Sylar non accennava a lasciarla e a Claire mancava il respiro ma sapeva che se Sylar l’ avrebbe lasciata andare sarebbe soffocata. Voleva stare così per sempre, si sentiva al sicuro, non più sola, si sentiva amata di quell’ amore che aveva sempre cercato e mai trovato. Era felice. E Sylar lo sentì.