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Autore: fri rapace    16/03/2010    8 recensioni
Il primo giorno di scuola di Teddy, riserva a Remus un'amara scoperta sui suoi genitori.
Tra presente e passato, Remus arriverà a scoprire perché, all'epoca della Prima Guerra Magica, era stato creduto il traditore dell'Ordine della Fenice.
(altri personaggi principali: John Lupin - il padre di Remus - e i Malandrini)
Genere: Avventura, Commedia, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Andromeda Tonks, Nimphadora Tonks, Remus Lupin, Teddy Lupin | Coppie: Remus/Ninfadora
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Una vita in più-epilogo Remus era crollato con il viso sulla tavola ancora apparecchiata di casa sua.
Sentiva le briciole pizzicargli la guancia, ma era troppo fiacco per rimediare in qualche modo al fastidio.
Petrus era ancora vivo. Avrebbe voluto ucciderlo, aveva già pensato al luogo adatto, ma una volta conclusa la visione del ricordo di Aberforth aveva compreso di averne avuto abbastanza di morte, di dolore, di tutto.
E dopo aver raggiunto Tonks e i mannari aveva visto sul volto di Rose le stesse lacrime disperate di John: lei non aveva colpe, ma sarebbe stato inevitabile farla soffrire se Remus gli avesse sottratto per sempre il marito. Non poteva sopportare di avere sulla coscienza la sofferenza di un altro innocente.
Una mano gli schiaffeggiò la spalla. “Dai, Pisolo, tirati in piedi.”
“Mmm?”
Tonks lo prese sotto le braccia, cercando di sollevarlo.
“Su, Remus, che andiamo a nanna!”
“No. Preferisco rimanere qui, la cucina mi piace molto”, protestò con voce impastata.
“Domani mattina, quando avrai la schiena incementata, ti piacerà molto meno!”
Sollevò la testa sentendosi come ubriaco. “Non darmi il tormento, ora! Ti ho già detto che non ho sonno mi sembra, ed è del tutto inutile insistere!” si intestardì, deciso a non cedere.
Tonks non si fece minimamente intimidire dall’inflessione dura della sua voce. Come sempre. “Visto che hai deciso di non avere sonno, vedi un po’ di darti una svegliata! Perché è proprio ora di rimboccarsi le maniche e applicarsi nel nuovo lavoro che ti sei scelto. Spero non avrai calcolato di farti mantenere da me in eterno!”
Remus arrossì leggermente, non si aspettava un tale colpo basso da parte sua e si sentì umiliato. “Come?” chiese, cercando di rammentare quale lavoro aveva scelto in sostituzione del suo impiego da Auror.
“Il trucco e parrucco alle pecore, ricordi? E ne ho qui giusto un branco perfetto per te!” Tonks gli fece un largo sorriso di incoraggiamento che non fece altro che acuire la sua preoccupazione.
“Sul serio?” chiese accigliandosi. “E dove le tieni? Sai… dopo l’esperienza con la capra di Ab, temo che la voce si sia sparsa e non vorrei che si infeltrissero per lo spavent…”
“Niente scuse!” ridacchiò lei, guardando in direzione del corridoio.
“Non le avrai Materializzate in camera nostra, vero?”
Tonks si schiacciò un indice sulle labbra, facendosi pensierosa. “È un’idea… ma… No, salame!” gli posò una mano sulla fronte, facendola scivolare in giù e obbligandolo così a chiudere le palpebre. “Le pecorelle sono tutte parcheggiate in fila dietro ai tuoi occhioni belli! Le vedi?”
Remus annuì suo malgrado. Doveva essere molto più stanco di quello che continuava a ripetersi.
“Bene. Ora non ti resta che contarle tuuutte per bene, che abbiamo da fare un preventivo al pastore. Dai, al lavoro: una pecora, due pecore…”
Lui, che già pisolava a metà prima che Tonks gli chiudesse gli occhi, riuscì solo a mormorare: “Sei proprio una strega, Ninfadora.”
In tutto aveva contato sì e no dodici pecore, poche, ma erano bastate a garantirgli un sonno lungo e così profondo che i vecchi incubi che tanto temeva non era mai giunti a tormentarlo.
La mattina seguente
era riuscito a svegliarsi quel tanto sufficiente a trascinarsi sul divano a tentoni, cedendo alle insistenze di Teddy, che aveva rimbalzato per mezz’ora sul suo letto supplicandolo di andare a vedere i cartoni animati con lui alla televisione.
Erano entrambi in mutande, perché il suo piccolo testone aveva deciso, dopo aver visto papà dormire solo con quelle, che era troppo uomo per indossare il pigiamino di flanella.
Dopo l’ennesimo, fiacco battito di palpebre, una figura sfocata e sottile invase la sua visuale, prima di proprietà esclusiva del luminoso schermo televisivo.
“Ciao, nonna!” salutò entusiasta Teddy con la sua vocina squillante.
Remus si svegliò di botto, sentendosi come se un Bolide l’avesse colpito dritto sugli incisivi. Non riuscì a trattenere un’imprecazione mentre cercava di nascondersi dietro la prima cosa che gli capitò tra le mani: il suo bambino.
“Nonna, hai sentito?” fece lui allegro. “Papà ha detto ca…”
Andromeda lo interruppe schiarendosi severamente la voce.
Estrasse la bacchetta e Remus sospirò, rassegnato all’idea di venir colpito da qualche raccapricciante fattura. Invece la donna lo sorprese limitandosi ad Appellare dalla sua camera da letto una maglietta, che fluttuò placida fino a lui, posandosi sulla sua testa dopo essersi soffermata per qualche istante a schiaffeggiargli il viso con la manica.
“Per celare la tua tenuta indecente”, spiegò con un’espressione altera la donna.
Non si tolse subito l’indumento dal capo, perso nelle proprie riflessioni e arrivando alla fine alla conclusione che non aveva alcun motivo di sentirsi imbarazzato. In fondo la suocera, nel suo ultimo post-plenilunio, aveva minacciato di calargli le mutande per convincerlo a farsi provare la febbre... non era certo una pudica ragazzina, e era quanto di più lontano ci fosse da una vecchia, tenera nonnina. “Andromeda, scusa se te lo faccio notare, ma io qui ci vivo. Potresti usare la porta la prossima volta che vieni a farci visita? Mi piacerebbe poter pensare che almeno in casa mia posso avere un poco di intimità…” osservò pacato prendendo la maglietta e sventolandola nella sua direzione. “E… non credi che dei pantaloni sarebbero stati una scelta più appropriata di questa?”
“Zitto e infilati quella! La tua voce mi da l’emicrania!” gli ordinò gelida.
Remus sapeva che non era vero. Andromeda in fondo (molto in fondo) lo trovava irresistibilmente simpatico “Capisco… anche Dora mi ha fatto notare con estremo tatto che i miei ululati sono un po’… stonati.”
“Ridicolo!”
“No, non ridicoli… s-t-o-n-a-t-i”, la corresse senza abbandonare l’espressione seria, anche se lo stomaco gli dava un terribile prurito per le risate trattenute. Prendersi gioco della suocera era un divertimento da cui non riusciva a disintossicarsi, anche se Dora l’aveva avvertito che avrebbe finito con il farsi male.
 “Ridicolo,” rincominciò lei, come se Remus non l’avesse mai interrotta. “Ninfadora non sa neppure cosa significhi la parola tatto.”
Lui si morse svelto la lingua, impedendosi di farle notare quanto in quel senso fosse tutta sua madre.
“Per Merlino, non solo te ne stai lì con tutto in vista grazie a della biancheria indecente, ma hai pure… che diavolo hai appiccicato alla faccia?”
Remus, che si era appena infilato la maglietta, si toccò il viso. La sera prima era così stanco che si era dimenticato di lavarsi via le briciole di pane.
“Guardale bene le nostre mutande incidenti, nonna,” la pregò Teddy, indicando le proprie. “Visto? Io e papà le abbiamo precise! Le ha disegnate mamma, dice che la tela è più migliore quando il contenuto è così interessante!”
Andromeda si voltò per nascondere un sorriso divertito: le uscite del nipote spesso risultavano irresistibili persino per lei, soprattutto quando parafrasava quelle materne. “Teddy, si può sapere perché la mamma si ostina a disegnare il motivo del ciondolo del tuo papà dappertutto?”
E Remus comprese cosa rappresentavano la spugna, la targhetta sulla porta, i disegni sui vestiti: Dora e sua madre avevano avuto la stessa idea.
Tonks fece irruzione nella stanza picchiando il mignolo del piede nudo contro una delle gambe del divano, botta seguita da laceranti lamenti e capelli in corto circuito cromatico.
“Remus, noi due dobbiamo parlare…” ansimò alla fine, sgranando subito dopo gli occhi pieni di lacrime e portandosi le mani alla testa. “Che ci fai qui così svestito davanti a mia madre?!”
“Mi sono appena alzato, e…”
“Quella maglietta lì è intima!”
Andromeda, incuriosita dalla reazione della figlia, lesse ad alta voce la scritta sull’indumento, tracciata sopra la stampa di un primo piano della statua della Lupa Capitolina. “Cosa dovrebbe significare Te Mozzico?”
Remus scrollò le spalle. “Non ne ho idea. Dora l’ha comprata durante il nostro viaggio di nozze lampo, nella tappa a Roma. Ma la scritta non è in italiano, credo sia un dialetto locale…”
“Io so che vuol dire e tanto basta!” ghignò Tonks. “Senti, mio mordace lupacchiotto contento, ora vai di filato a vestirti, che già ti sei baciato sulla bocca tua sorella e sicuro che su di lei ci facevi anche le fantasie sconce…” sciorinò senza mai tirare il fiato, a velocità tale da impedire a Teddy di capire cosa stesse dicendo.
“Andromeda!” la interruppe lui, rivolgendosi alla suocera per mettere fine all’imbarazzante discorso di quella peste di sua moglie. “Come mai sei venuta a farci visita?”
“So quello che avete chiesto di fare a Teddy e voglio assicurarmi che poi ritorni del tutto normale,” un sorriso appena percettibile le increspò le labbra. “Non voglio rischiare di dover tollerare due Remus Lupin, sarebbe come raddoppiare la mia pena.”
Tonks si piegò su di lui, assicurandosi che la sua voce fosse in apparenza un bisbiglio ma abbastanza alta da essere sentita dalla madre. “Non darle retta, mamma ti vuole un sacco di bene, ma sai che casino è per una Black ammettere di aver sbagliato a giudicare qualcuno… una roba da mal di testa perpetuo…”


“Silvie?”

“Sì, John?”
“Giurami che rimarrà tutto così per sempre”, le chiese, permettendo al suo bimbo, stretto tra le braccia di lei, di afferrargli le dita con il piccolo pugno e osservando ammaliato il suo sorriso tutto gengive.
Silvie fraintese di proposito le sue parole, fingendo di essere convita che il neo-papà si stesse riferendo esclusivamente al loro piccolino. “È difficile farsene una ragione, ma i bambini cambiano. Per incominciare diventano molto più alti di così, poi gli spuntano i peli dappertutto: sulla faccia, sulle gambe, un po’ anche attorno all’ombelico... e poi…”
John fece una smorfia. “Silvie! Fai sembrare la crescita di Remus come la metamorfosi di un mostro!” la riprese, offeso. “Ma… in effetti l’adolescenza fa davvero tanta paura ai genitori… o almeno, io ho molta paura. Ora è tutto così facile, mi basta tenergli la manina per farlo contento.”
Silvie gli permise di prenderle il neonato dalle braccia, il suo modo premuroso e estremamente impacciato di tenerlo le faceva salire le lacrime agli occhi per l’emozione. “Dai!” lo canzonò. “ Come si fa ad avere paura di questo cucciolotto rosa? Il nostro Remus non sarà mai un mostro, neanche se gli spuntassero i peli anche dalle orecchie!”
“Ehi!” scattò nuovamente John, subito pronto a difendere il suo piccolino. “Lui è mio figlio, e non mi sembra di essere una specie di Yeti!” 
Silvie venne colta da una preoccupazione tanto improvvisa quanto immotivata. La mano le ghiacciò, mentre l’allungava a lambire la pozza di luce che la luna gettava sul pavimento della loro stanza. “Giuramelo, John.”
“Te lo giuro,” aggrottò la fronte. La paternità l’aveva fatto diventare un po’ sciocchino, sempre più spesso aveva del tutto la testa tra le nuvole. “Ma cosa, di preciso?”
“Che Remus non sarà mai un mostro, per te.”
“Silvie, che giuramento stupido, è ovvio che…”
“Ormai hai giurato!” gli fece notare con un debole sorriso.
“Ok. Per me sarà sempre e solo il mio bambino, dovesse anche somigliare a mio zio Walter, da adulto,” si piegò su di lei, sussurrandole all’orecchio. “Ma non succederà mai, un bimbo che inizia così bello, non può che migliorare con il tempo e finire benissimo.”


“Oggi è il tuo compleanno. So che vorrai festeggiarlo con la tua famiglia, ma ti chiedo di dedicare a noi tre solo una piccola parte della tua giornata.”
John, fermo sull’ingresso del suo appartamento, abbassò gli occhi, strusciando a disagio un piede sullo zerbino. “Mi piacerebbe molto, Remus.”
“La mamma mi ha suggerito cosa ti sarebbe piaciuto come regalo.”
Suo padre trattenne il respiro. “Lei? Te l’ha detto lei?”
“Sì,” indicò Tonks, che strizzò gli occhi, assumendo i lineamenti di Silvie. “Anche se in realtà era Dora.”
“Oh.”
“Straordinario, vero?”
John le sorrise, sfiorandole timidamente una ciocca di capelli. “Lo è.”
“Sai, papà… salvando Dora, la mamma mi ha davvero donato quella vita in più che desiderava avere,” deglutì a vuoto, sfregandosi con il dorso della mano una guancia per celare un po’ il proprio sguardo scombussolato. “Ed è una vita bellissima.”
“Mi piacerebbe poterglielo far sapere”, gli sorrise John, con un velo di malinconia.
“Oh, ma lei lo sa,” singhiozzò rumorosamente Tonks, aggrappandosi commossa al braccio del marito.
Remus le strinse forte la mano, indugiando per non più di un secondo con gli occhi fissi nei suoi; in quelle iridi scure che erano specchio e fonte della propria felicità. “Visto che ho vietato a Dora di trasformarsi di nuovo in un maschio, anche se piccino…”
Lei quasi si strangolò, sbuffando e tirando su contemporaneamente con il naso. “Gelosone…” riuscì infine a rantolare, paonazza.
“… la mia parte pre-pelliccia lunare la interpreterà…”
“…Teddy!” strillò il bimbo, assumendo le sembianze del papà a cinque anni. “Visto, signor nonno? Mi ci sono esercitato un casino!”
“Oh,” bisbigliò John, e non seppe aggiungere altro.
“E ora sbrighiamoci,” lo invitò Remus, con un po’ d’impaccio. “Ho prenotato solo per qualche ora.”
“Ma io ho già pranzato”, obiettò John, senza staccare gli occhi da Teddy, rapito. Remus esultò tra sé e sé, era riuscito a restituirgli il suo bambino, anche se solo per qualche ora.
“Ma mica a mangiare!” precisò Teddy. “Be’… qualcuno mangia sicuro. Io ho acchiappato questi per darli a merenda ai rospi viola”, i suoi occhi luccicarono, mentre estraeva dalla tasca una manciata di tafani morti.
Raggiunsero il Paiolo Magico con i mezzi pubblici Babbani, per la gioia del bimbo.
Una volta a Diagon Alley, Remus li guidò fino al Serraglio Stregato, il negozio che tanti anni prima apparteneva a suo padre: “È questo che abbiamo affittato per qualche ora. La proprietaria è stata molto gentile con me.”
John, con gli occhi umidi, si lasciò prendere per mano dal nipotino, che canterellando: “I rospi! Ora gioco coi rospi!” lo condusse sulla soglia del locale, dove l’uomo lo fermò.
“Tu non vieni, Remus?” chiese, irrigidendosi e senza voltarsi indietro.
Remus sapeva che lo spaventava molto la sua partecipazione a quel piccolo tuffo nel passato, e lui non voleva renderlo infelice in alcun modo, ma fargli un bel regalo. “Io sono lì con te, papà, non vedi?”
“Non ne sono sicuro,” si accigliò John, con un sollievo evidente nel tono della voce. “Dimmi il tuo nome, piccolo,” chiese gentilmente al nipote.
Il bimbo sporse a lingua tra i denti, concentratissimo, mentre Remus e Tonks gli suggerivano in maniera non molto discreta: “Dì Remus! Remus!”
“Occapito! Remus, Remus all’inizio come il mio papà, no di seguito a Teddy come di solito.”
“Allora va bene,” annuì il nonno, chinando il capo. “Remus è un bellissimo modo per iniziare, ma poi Remus… No, non lui. Lui è sempre andato benissimo. Io mi sono come… guastato, a un certo punto”, gli rispose vago, e dopo un’occhiata colma di gratitudine al figlio, sparì nel negozio con il bambino che era tornato a invocare i rospi.
“Be’, tutto qui?” sbottò Tonks, delusa.
“Cioè?” borbottò Remus, ancora stordito per le parole del padre. Quel “benissimo” riferito a lui gli aveva causato delle piacevoli, calde vertigini.
“Tuo papà doveva voltarsi indietro - soffio di vento che strappa via dagli alberi fiori di pesco - venire qui da te, abbracciarti stretto e poi dire con voce profonda e sensuale che voleva anche il suo figlio originale assieme a lui nel negozio con quei rospi del cavolo!”
Remus scoppiò a ridere. “Aspetta… perché sensuale? E poi… fiori di pesco? Qui? Tu vedi troppa televisione, Dora. Questo non è un film, è la realtà. Doveva andare così e vado benissimo, cioè, a me va benissimo così.”


“Io… ora non mi lascerai più venire al negozio con te?” chiese Remus al suo papà. Quella prospettiva lo terrorizzava, così anche quel piccolo, labile legame che era rimasto tra di loro dopo il morso del mostro, si sarebbe spezzato.



Teddy li raggiunse raggiante dopo quasi due ore, mentre il nonno si defilava in tutta fretta.
“Ha un sacco di impegni, il nonno” spiegò, osservandolo Smaterializzarsi.
“Che fine ha fatto il signor? Perso per strada?” gli chiese Tonks incuriosita.
“Abbiamo incornato che nonno era più che cifente”, asserì lui con serietà professionale.
Remus lo corresse automaticamente, senza ridere per le sue parole storpiate: “Abbiamo concordato che nonno era più che sufficiente.”
“Perché ripeti quello che dico io, papà?” Teddy sorrise furbo allungandogli un biglietto, mentre Remus rifletteva sul fatto che la sua gran faccia tosta gli avrebbe dato non pochi problemi, quando sarebbe stato più grande. “Tieni, l’ha scritto il nonno per te.”
“Grazie per il bel regalo, Remus,” lesse. “Teddy è un tesoro, ma senza di te… non è la stessa cosa.”
 




Forse… forse papà lo stava addirittura per perdonare!

Si schiacciò le mani sulle guance, la gioia per la sua supposizione lo aveva fatto arrossire.

Fine.










Ed eccomi alla fine di un'altra Long. Spero che l'epilogo non risulti troppo scontato, ma io non riesco a evitare il lieto fine, è più forte di me. Ringrazio la mia Beta Ely79, tutti quelli che mi hanno invogliato ancora di più a scrivere con le loro belle recensioni, chi ha messo la ff nei preferiti/seguite/da ricordare, i lettori silenziosi.
Se vi va, se la mia ff vi ha trasmesso qualcosa, lasciatemi un'ultima recensione, mi farete felice ^^

E grazie, un milione di grazie a:




AllTheRightMoves 
Sono contenta che il modo in cui ho motivato i sospetti di Sirius ti sia piaciuto.  Oddio... anche Silente si convincerà della colpevolezza di Sirius, certo, tutti credevano Sirius il Custode Segreto, doveva essere lui per forza il traditore... la storia di Remus è un po' meno definita, Silvie non avrebbe mai chiamato il figlio "il lupo mannaro" e Sirius lo sapeva, ma per capire certe sfumature bisogna fermarsi e riflettere e Sirius è famoso per agire d'istinto ^^
Hai ragione, quello che fa Greyback è ingiustificabile. Lui, e i Mangiamorte che si servono di lui.
Sicuramente Remus avrebbe pagato in qualche modo a livello emotivo l'omicidio di Petrus, perché un omicidio si paga, sempre (a meno che uno non sia pazzo...) ma quando Harry nel terzo libro dice a Sirius e Remus di non uccidere Peter perché James non avrebbe voluto che loro due diventassero degli assassini, io ho pensato: ma questi due sono vivi e hanno combattuto nella prima guerra magica (alquanto sanguinaria, mi sembra che Remus dica che i Mangiamorte, molto più numerosi di loro, andavano a cercare i membri dell'Ordine uno a uno per ammazzarli, difatti sono ben pochi a essere sopravvissuti) se loro sono vivi, qualcun altro - il loro avversario - è morto. Quindi sono dell'idea che entrambi avessero già ucciso, e non per istinto, ma per portare a termine il loro compito, per difendersi, avrebbero ucciso Peter per vendetta.
Però credo sia davvero grato ad Abertforth per la capretta in libertà, il perché l'ho scritto nell'epilogo: avrebbe fatto soffrire Rose uccidendo il mannaro, e lei non c'entrava nulla ^^

Half Blood
Mmm... le parole di Remus su Lily nel film sono state inventate dal regista, o dallo sceneggiatore, o da boh, sono molto belle e la stessa Rowling è rimasta piacevolmente stupita da quell'aggiunta. In effetti a rivederlo dopo aver letto il settimo libro vien da pensare anche all'amicizia tra Piton e Lily.  La tua interpretazione di quelle parole è davvero molto, molto interessante, ammetto di non averci pensato affatto!!
Ed è vero che di James Remus dice che non avrebbe mai sospettato di un amico, infatti l'ho fatto rimanere molto sulle sue, è Sirius a sospettare. Comunque né James né Lily confideranno mai a Remus dei sospetti di Sirius né del cambio di Custode Segreto, magari per non ferirlo, non so... io spero davvero che non avessero sospettato anche loro di lui ;-)
Riguardo ad Abertforth... XD! Ehm... lui e le capre, Gazza e Mrs Purr... eh, cose strane, su cui preferisco non indagare. Già ho delle difficoltà a concepire una coppia come i genitori di Hagrid, onestamente XD!

Xvega
Sirius volevo rappresentarlo proprio come l'hai descritto tu, wow, allora mi è venuto giusto ^^ grazie! Per far parlare così i personaggi mi calo nella parte, è come fare l'attore, ed è pure divertente ^^
Anche su James hai ragione, non l'ho fatto schierare di proposito, dato che è proprio Remus a dire che non era persona da diffidare degli amici.
Aberforth nel settimo libro esterna chiaramente la sua opinione nei riguardi del fratello (e da come si esprime a me ricorda un po' Malocchio) lo stesso Silente ammette tutto quando Harry "muore". Devo dire che la Rowling è stata molto, ma molto brava nel dimostrare che, come dice Sirius, "il mondo non è diviso in persone buone e Mangiamorte: tutti abbiamo sia luce che oscurità dentro di noi"
Sono contentissima che hai apprezzato il fraintendimento tra Silvie e Sirius (avrei dovuto chiamarla Sylvie, vero? E' come Ninfadora, che in inglese si scrive Nymphadora, se no si leggerebbe... NAInfadora?) e mi fa felice che anche le parole di John ti abbiano commossa.
"Beh però una menzione al "Mister Flagello delle Capre" va fatta. Da dove riesci a tirare fuori questi epiteti non lo so ma li adoro!"
Grazie, in realtà mi vengono così, spontaneamente, anche nella vita "reale", almeno adesso li incanalo in qualcosa di utile ^^
"Ma poi, la row l'ha praticamente cucita addosso a Remus... non poteva essere altrimenti che il suo complementare. "
E non finirò mai di ringraziarla per questo, l'ha creata proprio perfetta ^^
In effetti all'inizio del settimo libro, nel capitolo dei sette Harry, pure io ho applaudito Remus, mai sentito la canzone "Potter Fesso"? eh... è proprio quello che ho pensato leggendo...
Nel film è Sirius a dire la frase sull'ammazzare Peter, sì (però a me il terzo film è piaciuto molto, mi ha ricordato tanto i film di quando ero bambina io, tipo la Storia Infinita, i Goonies, Labirinth, wow!)

Moony3
Il dialogo tra Remus, Sirius e James è stato triste, già... certo, Remus non ha mai considerato la loro amicizia finita, lui ritiene che l'essere allontanato sia normale :-(
E sono molto contenta che la prima parte, quella sulle valige, ti sia piaciuta ^^ Remus scherza sul suo problema, è vero, sia da ragazzino che da adulto, ed è altrettanto vero che nelle ff spesso invece non fa altro che piangersi addosso,  ma quello NON è Remus. Giuro che una volta, in una ff,  l'ho addirittura letto descritto come efebico!!! Uno con la voce roca e le cicatrici dappertutto! Essù!
Eh, la chiacchierata tra Mary e Tonks è stata sicuramente molto... interessante. Tonks ne ha tratto alcune conclusioni che esterna in quest'ultimo capitolo XD!

Dublino
Tonks riesce a spiegare qualunque cose in maniera assurda ^^
Peter sicuramente sarà stato molto contento della teoria di Sirius su Remus, molto comoda, per lui.
Sono contenta che tu abbia trovato questa capitolo toccante, grazie mille ^^
spero che anche l'epilogo non ti abbia delusa.

Alchimista
Grazie ^^ Remus di sicuro non ne è uscito bene dal dialogo con Sirius, ma immagino che abbia pensato che fosse giusto così, che venire allontanato da Harry fosse una reazione comprensibile :-(
Peter gongolava di certo, grazie a Sirius non vi era più neppure la minima possibilità che qualcuno sospettasse di lui.
Sirius non poteva fare nulla per Silvie, e ormai si era convinto che Remus fosse colpevole, quindi facile per lui fraintendere le parole della donna (che mai, comunque, avrebbe chiamato il figlio "il lupo mannaro" chiama così Petrus solo per far capire a Sirius di chi stava parlando).
Grazie ancora per i complimenti, sono contenta che anche questa ff ti sia piaciuta (spero ti sia piaciuto anche l'epilogo ^^)

Nestoria
XD! Eh, una mega zanzara tigre ci stava bene, al posto della capretta, io le odio, in estate mi massacrano!! Però Abertforth  ha le capre, le zanzare tigre si auto-allevano davanti casa mia, purtroppo...
Non so se uccidere un lupo mannaro ti faccia finire ad Azkaban, magari dopo la vittoria su Voldemort sì, prima di sicuro no, anzi... magari ti beccavi pure una medaglia :-(

Arylupin
Vedo che la morte della capretta vi ha toccato nel profondo ^^
Certo, l'omicidio non è certo una bella cosa... è che cerco di ragionare come Remus...
XD! Udio... mi hai fatto rotolare, Remus tossico (be', però da come è descritto nei libri ci sta, eh...) e che si mette la pelliccia una volta al mese ^^, già, hai ragione... non è abbastanza come motivo per maltrattarlo ;-)
Lily immagino la pensasse come James, poi c'è  Half Blood, qualche recensione più su, che mi ha fatto riflettere sulle parole che Remus dice su di lei nel film... comunque è "consolatorio" pensare che forse lei e James non hanno mai sospettato davvero di Remus. Peter di sicuro non sospettava di lui, ma questo non è positivo... Tonks e Mary si sono divertite un po' a spettegolare ^^ e il collegamento tra Ariana e Remus mi è venuto in mente rileggendo la fine del settimo libro, mi serviva per caratterizzare Aberforth.

"La visione del ricordo, poi, è veramente ingarbugliato, nel senso che mi sembra di poter ridire a Sirius la mitica frase del film: "Perfetto Piton, ancora una volta la tua mente acuta e penetrante si è applicata e sei giunto alla conclusione sbagliata"

XD!

Rebecca Lupin
Grazie, la scena finale con la "spiegazione" del titolo è una delle prime cose che ho scritto, speravo fosse commovente ^^
Spero che anche l'epilogo ti piaccia ^^


   
 
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