Giiiiiirls! Scusate se settimana
scorsa non ho aggiornato, ma non sono stata a casa mia e ho avuto moltissimo da
fare per scuola e non. In ogni caso, visto che ho festa fino a domenica, oggi
l'aggiornamento è d'obbligo.
So che è ancora un pò noioso e siamo ancora al
primo giorno della nuova vita di Laetitia, ma vedrete che dopo questi primi
capitoli cercherò di mandare avanti la situazione e farla sbloccare.
Questa
cosa del descrivere bene l'arrivo di Laetitia, mi serve per accentuare ancora di
più il distacco con il suo passato.
E tranquille, anche qui ci sarà pane per
i vostri denti :)
Passo a ringraziarvi ;)
LadyBird27:
Giuliaaa *-* Dio, credimi, amo spudoratamente le tue recensioni, mi
fanno sempre troppo piacere! Hai centrato tutto quello che volevo far emergere
nel capitolo e anche nella conversazione tra i due ragazzi, in particolare ciò
che ha portato Nick a mentire. E fidati, questa cosa avrà delle conseguenze..!
Ad ogni modo, volevo ringraziarti per tutto, si davvero. In questo ultimo
periodo in particolare. Fammi sapere che pensi di questo
capitolo!
abigailw13: anche le tue recensioni lunghe son
molto bbbbelle :D e c'hai ragione, una ragazza che ha letto la Summa Teologica,
qualcosa dovrà pur averla. Ma è inutile che continuo a parlare, hai
perfettamente capito ogni cosa del capitolo e non solo :D
Divertiti lassù
cara! Mi raccomando, io ti aspetto qui!
Maggie_Lullaby: beh
Nicholas è stato un pò tontolino, ma sai, credo si faccia perdonare.. :)
grazie mille per i complimenti!
Continua a seguirmi e a farmi sapere! Un
bacione!
nes95: molto presto verrà chiarita anche la
situazione di Nick, tranquilla! Ti ringrazio per l'apprezzamento della storia,
mi rende felicissima! Fammi sapere anche di questo!
E grazie anche a chi solo
legge <3
Un abbraccio forte a tutti,
la vostra
Lety.
Use Somebody.
And I want you to know
I've got
my mind made up now
But I need more time
And I want you to say
Do
you know what I'm saying?
But I need more ....
Coz I'll be you and
you'll be me
There's lots and lots for us to see
There's lots and lots
for us to do
She is electric, can I be electric too?
(She’s Eletric –
Oasis)
Laetitia trascorse le ultime ore del pomeriggio a sistemare
la sua roba per bene, facendo in modo di occupare il minor spazio possibile,
anche perché sostanzialmente, possedeva poche cose.
Una volta terminate anche
le ultime, la stanchezza iniziò a pervaderle il corpo, penetrando in ogni angolo
e facendo in modo che la ragazza non potesse opporsi minimamente.
Così, si
distese sul suo letto e gli occhi, una volta poggiata la testa sul cuscino, si
chiusero automaticamente.
Subito, le si proiettarono davanti gli occhi le
immagini del suo passato, dei suoi anni trascorsi in orfanotrofio, dei momenti
in cui desiderava scappar via, degli attimi in cui aveva sentito di stare bene
come non mai.
Delle notti passate a chiedersi perché fosse rimasta da sola,
perché chi l’avesse messa al mondo si fosse rifiutato di prenderla con sé. E
allora Laetitia piangeva, gettava fiumi di lacrime e, senza accorgersene,
trascorreva così la notte, fino ad arrivare al mattino, con gli occhi
gonfi.
Si ricordò di quando un ragazzo, Benjamin, era arrivato in
orfanotrofio e, dopo pochi giorni le confessò di essersi innamorato di
lei.
Laetitia aveva riso tutto il tempo, sentendosi una bambina fortunata, ma
poi, quando Benjamin è stato portato a Santa Clara, lei non ci era rimasta poi
così male.
Così, calata in un mondo di ricordi, pensieri e passato, Laetitia
dormì per ben quattro ore di fila.
Non che di natura fosse dormigliona, anzi,
solo che aveva bisogno di riposo.
E non solo di riposo fisico.
Si svegliò
piuttosto intontita, con la testa ancora immersa nel sonno.
Le luci erano
tutte spente, e non avvertiva nessun tipo di rumori provenienti dalle altre
stanze.
Si alzò dal letto e, badando bene di passare inosservata si diresse
verso il soggiorno, con l ‘intenzione di dedicarsi un pochino alla
televisione.
Ma il suo intento fu prontamente troncato da una giovane ragazza
bionda che occupava già la stanza, circondata da cotone e smalti.
Ebbe per un
attimo paura di entrare, quando poi però si accorse che la ragazza era al
telefono, entrò a passi lenti e piccoli, nella speranza che quella non si
accorgesse di lei.
<< LAETITIA! >> strillò la bionda, alzandosi
verso di lei. << Cat – disse al suo interlocutore- ci sentiamo dopo, un
bacione! >> e lasciò che il telefono cadesse morbidamente sul
divano.
Subito, si diresse verso Laetitia e l’abbracciò. << Oh! Sono
così felice che tu sia qui cara! Olivia mi ha detto che eri già arrivata, così
sono corsa qui appena ho potuto, ma quando sono tornata tu riposavi! >> la
ragazza disse tutto ciò senza neanche fermarsi un secondo, oppure garantirsi che
Laetitia la stesse ascoltando veramente.
<< Perdonami – esordì l’altra
sorridendo- ma il viaggio è stato stancante, e poi ho messo già in ordine tutta
la mia roba.. Per cui! Ma vabbè, tu devi essere Marylin, giusto? >>
sfoderò un sorriso bellissimo e la bionda rispose di rimando.
<< Si, sono io! Ma ora vieni qui, e raccontami tutto
di te. >> propose quest’ultima, caricando ogni sua parola d’una enfasi del
tutto inaspettata.
Laetitia sorrise, uccidendosi le mani dal
nervosismo.
Non che non fosse a suo agio, ma temeva di apparire e sembrare
nulla in confronto a Marylin: alta e slanciata, con due occhioni verdi e un
fisico a dir poco perfetto.
Marylin sorrise ancora a Laetitia, e, dopo ciò,
quest’ultima iniziò ad aprirsi e a raccontare la sua storia. Marylin l’ascoltava
con attenzione, senza perdersi nulla.
Apparentemente è vero, poteva sembrare
una di quelle ragazze superficiali, prive di cervello, che pensano solo a sé
stesse e all’apparire.
Ma invece, Laetitia scoprì che la ragazza assumeva
spesso questi atteggiamenti a causa della sua infanzia difficile.
Entrambe,
si scoprirono più o meno vicine, ma con gli stessi scopi: vivere la propria
vita.
<< E quindi adesso cosa farai a New York? >> domandò
Marylin, passando l’ultima mano di smalto.
Laetitia sospirò. << Domani
comincio gli studi alla New York University, nella facoltà di lettere classiche.
>>
Marylin annuì. << Io sono iscritta ad una scuola di moda e
design. Diventare stilista è il mio sogno. >> disse con uno strano
luccichio negli occhi.
L’altra rise leggermente. << Sono sicura che ci
riuscirai. >>
Era così terribilmente sincera che Marylin quasi si
spaventò.
<< Grazie. >> rispose semplicemente. << Allora,
ti va di preparare la cena? Ollie è con il suo fidanzato, e così siamo di meno.
Ti va? >>
Marylin sorrise speranzosa.
Laetitia scattò in piedi,
felice. << Ma certo. >>
Marylin aveva avvisato Laetitia
del carattere abbastanza chiuso di Nick, così, quando entrambe ebbero finito di
cenare, e il ragazzo non si era ancora presentato, non si preoccuparono
minimamente.
Così, le due ragazze dopo essersi accinte inutilmente alla
visione di un film, sprofondarono nel chiacchiericcio più totale, senza badare
in alcuna maniera all’orario già piuttosto tardo.
Quando però, la sveglia del
soggiorno lampeggiava le dodici e un quarto, Marylin si alzò dal divano
stiracchiandosi.
<< Domani ho lezione alle otto. >> disse con
uno sbadiglio. << E’ meglio che vada. >>
Laetitia annuì
accondiscendente e la seguì fino all’ingresso della sua camera.
Il passo di
Marylin era leggero e posato, ma allo stesso tempo abbastanza sicuro nonostante
fosse appesantita dalla stanchezza.
<< Che programmi hai tu per domani?
>> le chiese poi, prima di entrare.
<< Devo essere all’università
per le dieci. >> fece Laetitia con sguardo assente.
La bionda tagliò
corto e le disse << Allora ci si vede nel pomeriggio. Buonanotte!
>>
<< Buonanotte. >> convenne Laetitia, prima di recarsi
anche lei, nella sua stanza.
Subito riprese a guardarsi intorno, proprio come
la mattina.
Le sembrava ancora una cosa impossibile trovarsi lì, invece che
nella sua fredda e sterile stanzetta dell’orfanotrofio. Se prima, vedeva
campeggiare sulle pareti orribili poster con messaggi cristiani o con massime
dei Santi, adesso, vedeva imitazioni di quadri famosi o fotografie dei
ragazzi.
Non si era soffermata poi molto sull’estetica della casa o su come
essa fosse composta, perciò, si sfilò i vestiti di dosso ed indossò una
camicione di flanella verde.
Il riposino pomeridiano le aveva consentito di
non avvertire neanche un po’ di sonno, perciò, prese a vagare per la casa,
impressionando ogni particolare nella sua mente.
Era ovvio che l’arredamento
non fosse stato scelto dai ragazzi, i quali si erano solo limitati a ricoprire
quegli spazi, ma comunque, era tutto di ottimo gusto.
Il divano e la poltrona
erano rispettivamente uno di pelle e l’altro di tessuto bianco e celeste.
Le
pareti erano dipinte da una particolare tonalità di giallo che rendevano il
tutto piuttosto elegante.
Il parquet era perfettamente lucidato, e sembrava
volesse intonarsi con i numerosi mobili in legno che occupavano l’intero
appartamento.
Non sembrava un appartamento di studenti: era tutto
assolutamente in ordine, come se davanti agli occhi ci fosse una
fotografia.
Una volta arrivata nella zona dell’ingresso, notò una stanza alla
sua destra, e, per curiosità vi entrò.
Era un piccolo studiolo, con un
computer e diversi libri, ma quello che colpì la sua attenzione, furono di certo
le scalette a chiocciola che conducevano al piano di sotto.
Non pensò neanche
per un attimo di scendere poiché già sapeva da chi erano occupate le stanze
inferiori, così, preferì tornare in camera sua e provare a dormire.
Almeno
per un po’.
Ed erano soltanto le cinque e un quarto, quando Laetitia fu
bruscamente svegliata da un brutto sogno.
L’ennesimo.
Sembrava assurdo,
eppure, da due mesi a quella parte, non smetteva di sognare un incidente e poi,
delle braccia, prendere una bambina dal retro di una macchina distrutta e in
fiamme.
Faticava ancora a collegare quel sogno con qualche avvenimento della
sua vita, in quanto non si ricordava assolutamente nulla dei suoi primi
giorni.
Sapeva di essere stata portata all’orfanotrofio quando già aveva un
tre anni o poco più.
Ma del suo passato, di quell’anno e mezzo in vita e di
quello che ci fosse stato prima, non sapeva assolutamente nulla. Un vuoto
totale.
Ma non ci pensava poi così spesso.
Dopotutto, restava il fatto
che lei non sapeva e non avrebbe saputo mai, chi fossero stati i suoi genitori e
perché mai, avessero deciso di lasciarla.
O per quale strano gioco divino
fosse stata lasciata da sola, nel mondo.
Si alzò dal letto sbadigliando
appena, e poi, si diresse nuovamente verso la cucina.
Si versò un po’ d’acqua
ed uscì dal balconcino che dava sul cortile interno del condominio.
Avvertì
un brivido nel momento il vento carezzò le sue caviglie scoperte. Quella mattina
sembrava essere particolarmente fredda, ma non era la temperatura a
preoccuparla.
Anche guardare le macchina dei condomini, o vedere oltre quel
quadrato, le faceva venire una stretta allo stomaco. E il dubbio, l’incertezza,
la paura, iniziarono ad assillarla.
Ce l’avrebbe fatta? Sarebbe riuscita ad
affrontare tutto?
Da sola?
Era tutta una avventura, una scoperta,
alla quale di certo, si sarebbe prestata.
<< … Maryl? Ollie? >>
biascicò una voce con un grande sbadiglio.
Laetitia si girò di scatto
lasciando cadere il bicchiere ai suoi piedi.
Poi, il volto spaesato di Nick
provocò in lei una ilarità tale che non riuscì a trattenersi.
<< Hai
ancora sbagliato, non sono né Olle né Marylin. >> disse rientrando in
cucina.
Il ragazzo si avvicinò a Laetitia, fissandola con occhi sbarrati.
<< Mi ci vorrà del tempo per abituarmi a te. >> rispose Nick
irrigidendo la schiena.
Laetitia corrugò la fronte. << Ti do fastidio
forse? >>
Il ragazzo scosse immediatamente la testa, accompagnandosi
con le mani. << No.. No ma che hai capito! E’ che.. Già è dura per me
stare solo giù e convivere con Ollie e Marylin e.. >>
Laetitia rise.
<< Figurati con un’altra ragazza. Hai ragione effettivamente. Ma ti
consiglio di abituarti anche a me. Ti conviene. >>
<< E’ una
minaccia? >> ribattè Nicholas compiaciuto.
Lei scosse il capo. <<
No, è un consiglio, tutto qua. >> rispose pacata.
Nicholas annuì.
<< Grazie del consiglio.. Ma che ore sono? >> disse poi, portandosi
una mano tra i suoi fitti ricci castani.
<< Le cinque e trentadue
minuti. >> affermò la ragazza spostando lo sguardo verso l’orologio della
cucina.
<< E’ parecchio presto.. Cosa ci fai già in piedi? >>
domandò spostando una sedia per sedersi.
Laetitia scrollò le spalle. <<
Avevo già dormito molto oggi pomeriggio e non ho molto sonno. >>
E
detto questo, imitò il gesto di Nicholas.
Gli occhi di lui, seppur assonnati,
sembrarono non smentire uno strano luccichio.
Nick annuì gravemente. <<
Giornata dura domani? .. Cioè oggi. >> disse, correggendosi
all’istante.
<< Primo giorno di università. Niente di che. >>
affermò sarcastica.
Il ragazzo, con un gesto involontario avvicinò la sua
mano a quella della ragazza, lasciando che le loro pelli si sfiorassero per
qualche secondo.
Subito entrambi arrossirono.
<< A-Andrà bene..
Ora.. Torno di sotto.. Cerca di dormire un po’. Ci si vede.. >> detto
questo, Nicholas si alzò, aspettando che anche Laetitia facesse lo
stesso.
<< Si.. Ci vediamo. >> rispose lei, prima di abbassare lo
sguardo e seguire i passi di Nicholas, per poi vederlo scomparire del
tutto.