Crossover
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Autore: Fiamma Drakon    19/03/2010    2 recensioni
[Anime/Manga principali: Pandora Hearts, Full Metal Alchemist] [Altri anime/manga: Vampire Knight, Death Note, Vocaloid, Hellsing]
Lo Strahl★Night era uno dei più rinomati istituti di formazione vampira di tutta la nazione.
La sua fama si fondava su una secolare tradizione che vantava una ferrea istruzione, insegnanti intransigenti e inflessibili, discipline che comprendevano materie tecniche, scientifiche e liceali piuttosto difficili, che richiedevano un livello d’istruzione precedente non da poco e, ovviamente, corsi completi sulla gestione di poteri, capacità e istinto dei vampiri.
Insomma, lo Strahl★Night era l’obiettivo finale di ogni giovane vampiro con mirabili pretese lavorative per il futuro.
L’unica pecca di quell’istituto altrimenti perfetto, era la difficoltà degli esami d’ammissione: su migliaia di esaminandi, solo una ventina o meno riuscivano ad essere ammessi.
E tra i fortunati, il gentil sesso non era mai stato presente, tanto che lo Strahl★Night era da tutti considerato allo stesso livello di un istituto puramente maschile, esattamente come i suoi studenti.

Ma, quando tre vampire riescono a guadagnarsi l'ammissione, iniziano anche ad aver luogo strane apparizioni... e morti.
[Altri generi: Drammatico, Mistero]
Genere: Horror, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Anime/Manga
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti
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4_Prima cena insieme - Seduti -.
Una voce fredda e imperiosa gelò l’atmosfera nella stanza ancor meglio di come era riuscita a fare Amethyst solo due ore addietro.
Lungo la schiena di Oz si propagò un brivido, lo stesso che scosse Edward, anche se con meno violenza: il Professore-Incubo-Vivente era arrivato.
Come al suo solito, indossava una versione piuttosto elegante dell’uniforme del corpo docenti, che evidentemente era troppo volgare per la sua persona.
I capelli carminio erano come sempre sciolti e gli cadevano ordinatamente sulle spalle, con l’unica eccezione di un ciuffo che stava dritto sul capo; un ciuffo gli circondava l’occhio sinistro.
Rufus Barma non era un vampiro con il quale si potesse scherzare: dietro quell’aspetto freddo e controllato c’era qualcosa di talmente pericoloso che era meglio per tutti che rimanesse celato.
Il docente prese posto dietro la cattedra, iniziando quindi a fare l’appello, soffermandosi appena pochi istanti in più sui tre nuovi nomi, innegabilmente femminili, presenti nell’elenco, alzando infine gli occhi color nocciola sulle tre vampire sedute in fondo alla classe, tutte e tre perfettamente in silenzio e composte, simili a statue marmoree.
Fiamma e Amethyst sostennero coraggiosamente e come mai nessun’altro aveva fatto lo sguardo inquisitorio del professore, al contrario di Emily, che ne venne intimorita quasi all’istante.
- Avete mai studiato Filosofia...? - chiese Barma, inarcando un sopracciglio in modo eloquente, quasi minaccioso.
- Sì - replicò glacialmente Amethyst, l’oramai consueto sguardo di ghiaccio fisso in quello di Barma, impassibile ma non altrettanto freddo.
Il vampiro non si scompose minimamente né fece ulteriori domande: aprì il libro di testo e iniziò a fare lezione.
Spiegava in tono piatto, monotono, tuttavia, nonostante sortisse un effetto quasi soporifero sugli studenti, non uno solo osava andare in catalessi, anzi, se ne guardavano bene: le conseguenze avrebbero potuto essere assai gravi.
Alla fine dell’ora, quando Barma fu finalmente fuori della porta, Edward si abbandonò contro lo schienale della sedia, mandando un sospiro di sollievo: - È finita... -.
- Sì... - concordò Oz - ... ma adesso c’è Chimica... -.
Edward lanciò un’occhiata al compagno, cogliendone un brivido di evidente paura.
- Dai! Vedrai che il prof sarà magnanimo! - cercò di rincuorarlo.
- Ma io non so niente!! - piagnucolò Oz, disperato.
Edward fece spallucce.
- Non credo che il professore ti mangi... -
- Tutto è possibile qui dentro... -
- Buonasera ragazzi! -.
La squillante voce del docente colse Oz di sorpresa, facendolo sobbalzare dallo spavento.
- Calmati... - gli ringhiò Edward.
Il professore di Chimica era bassino, pallido, coi capelli nerissimi e ben pettinati e fissava la classe allegramente coi suoi vispi occhi smeraldo, ben visibili oltre le lenti squadrate degli occhiali da vista.
Il professore non aveva un cognome, come si era premurato di riferire durante la prima lezione: si era presentato semplicemente col nome, Marcel.
Al contrario di Barma, Marcel era più permissivo e divertente, pur mantenendo quel clima di rispetto che è solito vigere in un’aula.
Oz, al fianco di Edward, si stava lentamente struggendo per la preoccupazione come cera al sole: l’interrogazione si avvicinava secondo dopo secondo, sempre più.
Edward, vedendolo sul punto di collassare, gli sferrò un calcio allo stinco.
- Sta’ calmo! - gli sibilò di nuovo.
- Bene! Allora... Oz, vieni? - lo invitò gentilmente il professore.
Quello sgranò gli occhi, spaventato e atterrito.
Gli sguardi del resto della classe si concentrarono tutti sul piccolo Bezarius, in attesa.
Edward, vedendolo immobile, gli sferrò un altro calcio, che lo fece sobbalzare.
- Vai! -.
Oz si alzò di scatto, come fosse seduto su una sedia di spine, quindi avanzò lentamente verso la cattedra, con un’espressione che pareva dire: “ecco, è giunto il Giudizio Universale”.
Effettivamente, la sua interrogazione fu un totale ed ineguagliabile disastro, tanto che Edward si chiese seriamente se avesse sbagliato a passare una giornata in bianco a ripetere e ripetere nomenclature, molarità e concentrazioni varie, che tutto ciò fosse stato completamente inutile.
Anche l’ipotesi che il suo compagno avesse la capacità d’apprendimento di un criceto gli sfiorò la mente.
Quando Oz tornò al posto, alla fine dell’ora, sembrava che gli fosse appena crollato il mondo addosso.
Edward, nonostante provasse un forte desiderio di fargli una sfuriata esemplare, pensò bene di rimandarla alla cena: per l’ultima ora di lezione era meglio lasciarlo in pace.
L’ultima lezione fu Fisica, tenuta dal professor Gabriel.
Il docente era alto, capelli corti e castani, occhi celesti, occhiali dalle lenti riquadrate e la montatura metallica sottile; corporatura robusta e carnagione ineluttabilmente pallida.
Anche lui, esattamente come Marcel, non aveva nessun cognome, e ciò faceva in qualche modo pensare che ci fosse una qualche parentela o relazione tra i due insegnanti, ma nessuno si era mai preoccupato di appurarlo.
A fine lezione, Emily e Fiamma, seguite dall’altra, si avvicinarono a Edward, Oz e Alphonse.
- Vi spiace se mangiamo con voi stasera...? - chiese gentilmente Emily, le guance pallide tinte d’un vago accenno di rossore.
- No, anzi... volevamo chiedervelo - rispose Alphonse, sorridendo alla vampira, che distolse lo sguardo, a disagio.
- Pride, vieni con noi? - chiese Edward.
Il vampiro rivolse loro un’occhiata, quindi scosse appena il capo.
- Envy mi aspetta... - si limitò ad aggiungere, quindi si dileguò oltre la soglia.
- Be’... andiamo? - domandò Fiamma.
Il gruppetto si mosse.
- Ehi, Oz... - mormorò Edward ad un tratto, mentre percorrevano il corridoio, cercando di non farsi sentire dagli altri.
Il minore gli rivolse uno sguardo interrogativo e triste, al che Edward gli affibbiò un colpo sulla testa.
- Ahio! - esclamò Oz, massaggiandosi il punto colpito.
- Cosa devo fare con te?! Neanche a stare in piedi tutto il giorno sono riuscito a farti capire qualcosa! - gli sibilò in risposta l’altro.
- Non è colpa mia! Io ci provo! -
- E fallisci... inevitabilmente fallisci... -
- Io ci ho provato! -.
Edward emise un sospiro.
- Mi fai passare la voglia di aiutarti... - gli rivolse un’occhiata - Però poi a vederti quell’espressione da vittima mi fai quasi pena... -.
- Quindi mi aiuterai? - chiese Oz, speranzoso.
- Se non mi addormento sì... -
- Ehi, voi due! Che state facendo? -.
La domanda di Fiamma li distrasse dal loro discorso, facendoli voltare verso il resto del gruppo, pochi passi più avanti.
Con la coda dell’occhio, Edward colse un sorrisino del fratello minore, che si affrettò a dargli di nuovo le spalle.
La cosa gli parve strana, o quantomeno sospetta: conosceva quel sorrisino.
Era il classico sorriso che gli appariva in viso quando prevedeva qualcosa.
Senza dare a vedere che ne fosse intenzionato, il biondo gli si affiancò.
- Che hai visto...? - gli sussurrò all’orecchio.
- Cosa ti fa credere che abbia visto qualcosa, fratellone...? - domandò Alphonse, l’aria e il tono candidamente innocenti.
- Quel sorrisino... - replicò Edward e, prima che l’altro potesse ribattere, aggiunse: - Oz prenderà un buon voto a Chimica? -.
Le labbra di Alphonse si incresparono ancora.
- Può darsi... -.
Be’, già un “può darsi” era abbastanza per convincerlo a passare un’altra giornata insonne.
Arrivarono in sala mensa, dove già quasi tutto il corpo studentesco era riunito.
Mentre passavano, Edward, Alphonse e Oz non mancarono di notare gli occhi di molti saettare alle ragazze, osservarle, studiarle: c’era chi le guardava con disgusto, chi con sorpresa, chi con sguardo ebete da classico pervertito.
Non era affatto educato da parte loro fissarle a quella maniera, tuttavia i tre notarono che le vampire parevano non curarsene, o almeno, Fiamma e Amethyst: Emily camminava a sguardo chino, ma era chiaro che era a disagio per tutta l’attenzione che attiravano.
Arrivarono all’altro capo della mensa, dove presero le loro bottigliette di vino e sangue, quindi si volsero a cercare un tavolo libero.
Quando gli occhi di Amethyst si posarono sulla folla, gran parte le diede le spalle, inquietata.
Trovarono un tavolo vuoto in un angolo piuttosto appartato della sala e si affrettarono a raggiungerlo, onde evitare di mangiare in piedi o, peggio, insieme ad altri, che certamente avrebbero colto l’occasione per fare scherzi e dispetti alle nuove venute.
Arrivati nei pressi del tavolo, incrociarono Gilbert e Vincent, anche loro diretti allo stesso tavolo.
I due gruppetti si guardarono.
- Vi diamo fastidio se mangiamo con voi? - chiese Gilbert, mentre suo fratello era tutto preso dall’osservare Amethyst, i cui occhi di ghiaccio ricambiavano le sue attenzioni, ma con uno sguardo che voleva dire “toccami e ti spezzo le braccia”.
- No, affatto - rispose immediatamente Fiamma, prendendo posto al tavolo.
Gilbert si sistemò davanti a lei, mentre gli altri li imitavano.
Come era facile da prevedere, Vincent insistette per sedersi tra Gilbert ed Amethyst, in modo da poter prestare a quest’ultima tutte le attenzioni che voleva e che, soprattutto, lei scansava o ignorava.
Se avesse voluto essere veramente estrema e risoluta, avrebbe potuto mutilarlo con il pugnale nascosto.
- Come vi trovate? - chiese Gilbert, ignorando palesemente il biondo seduto accanto a lui, che aveva tirato fuori il suo amato paio di forbici di metallo.
- Bene - replicò Fiamma, sorridendo all’indirizzo del moro - Credevo che non vi insegnassero le buone maniere con le signore in questo pseudo-collegio maschile... - aggiunse in tono sarcastico.
- La maggior parte non sa trattare con elementi dell’altro sesso... - ammise Gilbert.
- Te ne sei escluso, vero? -.
Il giovane Nightray si strinse nelle spalle.
- Faccio quel che posso per restarne fuori -
- Si vede -.
Fiamma e Gilbert si fissarono alcuni istanti.
Intanto, lì accanto, Edward, Alphonse e Oz si stavano intrattenendo a parlare con Emily: per una fortuita serie di discorsi, erano arrivati a parlare di musica.
- Ma davvero sai suonare dieci strumenti? - domandò Oz, meravigliato.
Emily annuì timidamente.
- Ho imparato durante l’infanzia: mio padre è un direttore d’orchestra e mia madre ha aperto un negozio di musica... - rispose la vampira.
- Wooow! - esclamò Oz, scioccato.
- E li sai suonare bene tutti? - s’intromise Edward.
Emily annuì di nuovo.
- Wow! Sei geniale! - osservò il piccolo Bezarius.
Infine, Amethyst era alle prese con il suo problema peggiore.
- Amethyst, più tardi sei libera? -
- Per stare con te, no -
- Perché no? -
- Lasciami in pace -.
Lo allontanò un poco, ma lui le si appiccicò addosso in modo, se possibile, ancora più insistente.
- Sei bellissima... - le sussurrò Vincent all’orecchio, in tono suadente.
- Tu no - ribatté freddamente lei.
Il biondo si piegò sul suo collo e allora la mano della vampira saettò alla cavigliera, dalla quale estrasse prontamente il suo pugnaletto, che puntò alla giugulare del Nightray, il quale sorrise.
- Proibita, eh? - mormorò.
Portò il paio di forbici a contatto con la pelle scoperta del collo di lei.
Quest’ultima gli tagliò di striscio la guancia, dalla quale iniziò a fuoriuscire sangue rosso scuro, molto più intenso della tonalità del sangue umano.
Lui leccò un rivolo che gli era sceso vicino alle labbra.
- Vattene... - sibilò la vampira, glaciale, voltandosi da tutt’altra parte, prendendo la sua bottiglietta e bevendo un lungo sorso di vino/sangue.
Vincent sorseggiò a sua volta, senza staccarle gli occhi di dosso: certe volte il sadismo aveva modi di manifestarsi così attraenti da essere irresistibili.
Era impossibile trovare un modo per descriverla: semplicemente, sentiva di esserle legato in qualche profonda e oscura maniera.
Non riuscì a resistere perciò all’impulso di strisciarle di nuovo vicino e strusciare la guancia contro la sua, provocando in lei un ringhio sommesso e il repentino scatto della sua sottile lama fino alla gola di lui.
- Vincent! -.




Angolino autrice
Eccomi qui con il quarto (forse atteso) capitolo! *-*
Ringrazio sentitamente Sachi Mitsuki, che  ha recensito lo scorso capitolo, e coloro che semplicemente seguono.
Grazie ^^
Al prossimo chappy!
F.D.
   
 
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