Libri > Un ponte per Terabithia
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Autore: Weamar    20/03/2010    3 recensioni
Seguito puramente visionario della pellicola "Un Ponte per Terabithia". Un universo nuovo fatto di speranze e delusioni, di traumi del passato che tornano a bussare alla porta! Ma Terabithia è un sogno ad occhi aperti, capace di trasmettere nell'animo di Jess quel senso di quiete che è andato a scemare dopo la morte di Leslie! E sarà proprio quest'ultima a riparire il cerchio, apparendo in sogno alla piccola May Belle con una richiesta apparentemente impossibile: far nuovamente oltrepassare a Jess quella linea di confine che separa il mondo reale da Terabithia. Solo così, Lei potrà tornare in vita ...
Genere: Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: OOC, Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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Nevicava. Il gelo dei fiocchi aveva il sapore dell’infinito. Ogni cosa, attorno alla casa della famiglia Hutcherson, era completamente vuota. E non esisteva neanche una sublime luce a rischiarare i paesaggi innevati che la neve aveva portato con sé. Solo i tremuli contorni dei lampioni lontani estendevano il proprio fascio chiaro nelle vicinanze di una panchina di legno; un legno antico che conservava ancora l’umidità dell’aria bianca. Lì una sola figura si crogiolava silenziosa. Aveva le lacrime agli occhi, il viso tenuto basso e le mani strette a pugni sulla gonnella leggera. Singhiozzo. Disperazione. Un tremore causato sia dal freddo che dal pensiero crogiolato dentro la sua mente.
Non era stata una giornata serena per May Belle, bambina visionaria che viveva in una piccola villetta nella periferia del New Jersey. Nata e cresciuta lì da ormai dieci anni, la piccola May Belle aveva acquisito ogni caratteristica di periferia: capelli sempre raccolti in una coda sbarazzina, abiti non firmati ma molto “rustici” (come era solito dire dai suoi compagni di classe) e l’odore tipico di chi vive avvolto da arbusti secolari.
Era quasi mezzanotte, e Lei era seduta ancora su quella panchina. Aveva nuovamente fatto quel sogno, lo stesso identico sogno che si riproponeva ormai da molti giorni, se non settimane. Non esisteva più una cognizione temporale che le potesse permettere di stabilire con precisione l’intercorso dal primo all’ultimo sogno: « Devi aiutarmi, May Belle! ». I pugni, a quel ricordo, si serrarono ancora di più. Le pieghe della gonnellina si stropicciarono appena allorché fu il viso ad alzarsi per la prima volta dopo chissà quanto tempo. Un’occhiata attonita al cielo nero, una lacrime caduta sul terreno placido e immacolato: « Leslie, come hai potuto? Perché, con la tua scomparsa, hai lasciato a me e Jess questo peso nell’anima? » . Non riuscii a dire nient’altro.
Da quando la piccola – piccola … come tutto il vicinato era abituato a chiamarla – Leslie era morta, il fratello di May Belle era rimasto chiuso in una spirale di pura riservatezza. Era tornato ad essere irascibile, solitario e arrogante. Ma la cosa peggiore che a Jess potesse capitare, a detta di May Belle, fu la totale dimenticanza di Terabithia, il regno magico che Lui e Leslie avevano creato pochi mesi fa.
E tra quei pensieri terribili, il visino della bimba si alzò di più. Avrebbe potuto continuare all’infinito, avrebbe potuto continuare a cantare le sue grida in eterno, ma non ci riusciva maledizione. Non ci riusciva. E più gli occhi della bambina si macchiarono di neve, più il Mondo scomparve a poco a poco. Improvvisamente cadde a terra. Non ci fu suono, non ci fu schianto. Un vortice di colori opachi attraversa i suoi occhi chiusi, i movimenti del suo corpicino non erano collegati al cervello.
Solo allora, un Mondo le apparve. Ci volle qualche minuto, prima che potesse riprendere cognizione di spazio e tempo. Si guardò intorno, la neve sembrava essersi dissolta. Persino la raduna di casa sua non esisteva più. Furono le mani a poggiarsi sulle labbra, in segno di pura sorpresa: « Sono sulla Luna? ». E la risposta non tardò a giungere dietro le sue spalle. Una voce femminile: «Sei sulla Luna, May Belle. La stessa Luna che, fino a pochi mesi fa, io e Jess dipingevamo sui muri del nostro Regno! ». Le lacrime di May Belle non tardarono a farsi vive. Forse erano le uniche cose reali lì dentro. Un passo avanti. La polvere alzata dai suoi passi penetrava i polmoni e li ustionava di un dolore sconosciuto.
Leslie non era minimamente cambiata dall’ultima volta che l’aveva vista da viva. La pelle sempre pallida, l’abbigliamento stravagante che la distingueva in ogni dove. Solo i capelli si erano allungati fino all’altezza delle spalle. Un biondo cenere che in riflesso alla luce chiara della notte, era ancora più vivo del solito. « Leslie, Leslie? Perché … » non riuscii a terminare, giacché le parole della ragazza morta giunsero a concludere: « … vi ho lasciato questo peso nell’anima? Perché è una vita sporca, la nostra. Fatta di speranze che in pochi possono coltivare. La vita, quella che ci accingiamo a iniziare e finire, non è che una ruota. E’ giunto il mio momento, adesso. Ma, sappilo, io sono con te e con Jess ogni giorno! Ma … ». Silenzio. Lo stesso silenzio che, al suo interno, conteneva più di cento voci. Un’anima sentinella era Leslie agli occhi della bambina.
May Belle, impulsiva e scattante come sempre, non la fece terminare: « Aveva bisogno ancora di Te, Jess! Senza di Te, per Lui in questo Mondo piove freddo! ». Non ci furono bisogno di parole o di eventuali spiegazioni. Leslie era sempre stata una ragazzina fin troppo perspicace, acuta e intelligente. Un passo avanti. « Vieni qui, May Belle! ». Il corpo della ragazza, ringiovanito, si avvicinò a quello della bambina per afferrarla da un fianco e stringersela attorno. Un abbraccio importante, fatto di molteplici sensazioni offuscate. Istintivamente, le braccia esili della bimba si attorcigliarono al corpo del fantasma.
I lunghi capelli mozzavano un occhio a Leslie. Dopo lunghi attimi di silenzio, fu May Belle a parlare per prima: « Torna con Noi! Torna da Lui, ti prego! ». Supplica innocente. Ad occhio esterno, sarebbero potute apparire certo come due sorelle o, in casi più estremi e maliziose, come due innamorate.
Leslie dipanò un sorriso sugli zigomi pallidi: « Si, tornerò. Ed è per questo che ti ho chiamata sempre più spesso, sempre più frequentemente in questo periodo. Ho bisogno di te, May Belle! Devi portare Jess a Terabithia, devi nuovamente farlo credere in quel sogno creato assieme e che solo tu hai coltivato dopo la mia morte! Ci rivedremo un giorno, e allora potremmo affermare di aver veduto assieme l’Eternità! Tutti e tre assieme … ».
May Belle non poteva capire,aveva troppe domande da porle eppure si rese conto che il tempo le era ostile. Ogni secondo che passava era un secondo bruciato, arso come la stessa legna nel caminetto di casa sua: « Dimmi in che modo! Dimmelo, ti prego! ». Capricciosa.
Un sorriso sbocciò tra i lineamenti di Leslie. Un sorriso che poteva dire tutto e niente, a seconda della prospettiva ideologica del momento: « Fallo credere ancora. Riaprigli le ali della fantasia. Solo così arriverai ad ogni cosa! ». Il tempo per una controbattuta si sprecò, e prima che May Belle potesse rispondere il Mondo scomparve. Di nuovo sola, di nuovo sulla panchina della raduna. Gli occhi avevano estinto ogni lacrima. Si alzò e volse il viso verso la porta principale che era ancora aperta. Ormai era l’alba, e la neve aveva smesso la propria danza estatica. Non ci volle poi molto a capire che era stato solo un sogno. Un maledetto sogno dentro una dimensione onirica. Avrebbe voluto dirgli altro, fare altro. E quando tutto sembrò perduto, la mano inconsciamente toccò la clavicola del collo che conservava qualcosa di estraneo: una catenina in argento. Un cuore a far da ciondolo che con un semplice gesto si aprì fecendo intravedere agli occhi della piccola un piccolo foglietto bianco: “ Fallo May Belle! Torna a farlo sognare! “. Lacrima e sorriso. Le aveva lasciato un ricordo della missione affidatole. Non ci fu niente da fare, purtroppo. Incominciò a correre per il lungo tratto di strada che la distanziavano da casa. Aveva ritrovato Leslie, anche dopo la morte. E lei, tra sorrisi, respiri, illusioni affascinanti e paure indicibili sulla pelle, non avrebbe saputo definire la luce, in una lontananza che sa di eternità, nelle notti di neve.
Pronta per qualcosa di nuovo, pronta per far credere a suo fratello che quel magico mondo esisteva ancora. Magari tra le dita di Leslie stessa che presto, molto presto, a detta di May Belle, sarebbe tornata a regnare in quelle magiche terre.
  
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