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Autore: Elanor89    20/03/2010    1 recensioni
Elena Dumont è una bella vampira, una donna in carriera e di successo, ma la sua diffidenza l'ha sempre condotta per strade solitarie, lontana dai suoi simili nei quali non riesce più a riporre fiducia... Accadrà tutto in una notte: il destino mescolerà le carte in gioco e lei dovrà imparare a fidarsi di nuovo per sopravvivere... Ma quando la fiducia non sarà più sufficiente, quando ogni segreto verrà svelato, riuscirà a fuggire da un passato terribile che torna sempre a bussare alla sua porta?
Genere: Generale, Romantico, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Capitolo X

 

 

Chris mi guardò per un attimo, lo sguardo serio e attento.

- Anche tu lo sai... Pensaci bene!- esclamò– Sei l'unica donna che gli sia mai sfuggita, che lo abbia mai rifiutato... ti rivendica, El!-

Lo guardai scioccata, tutto aveva senso. Era esattamente in linea con ciò che sapevo di lui: era orgoglioso, era vendicativo, ed era un fanatico!

Sapevo che saremmo arrivati a quel punto, un giorno, anche se continuavo a ignorare le vere motivazioni di quella follia. Il fatto che lui mi avesse creata era di per sé un fatto di poco conto nel suo modo contorto di vedere le cose, un vampiro poteva trasformare molti umani nel corso della sua esistenza. Eppure poteva legarsi una volta soltanto. Questo ci manteneva integri e rendeva più semplice la convivenza nei clan più numerosi. Trovare il proprio compagno era qualcosa di molto istintivo, di forte, ma averne uno solo evitava lotte violente e spargimenti di sangue, traduceva l'istinto all'accoppiamento in unioni più razionali e stabili. Permetteva alla nostra specie di perdurare.

Certo, si poteva scegliere di non legarsi mai, continuando a intrattenere rapporti occasionali con l'altro sesso, ma una volta fatta la propria scelta, non si poteva più tornare indietro. Esisteva una sola regola, una e inappellabile: rimanere fedeli al proprio compagno. Non esisteva il tradimento, il divorzio non era contemplato. Solo la morte poteva spezzare quel legame di sangue.

Victor era un tradizionalista, ma avevo sempre ritenuto che fosse troppo affezionato alla sua vita da scapolo per legarsi in modo definitivo. Evidentemente lo avevo sottovalutato... Aveva bevuto il mio sangue più volte nel corso della nostra relazione, ma non era sufficiente perchè potesse considerarmi sua. Non nel modo in cui pretendeva di possedermi. Voleva l'esclusiva e c'era un solo modo per ottenerla: dovevo scambiare spontaneamente il mio sangue col suo... donargli la mia essenza... E lui aveva tutti i mezzi per farmi fare spontaneamente qualsiasi cosa. Ciò che ancora non mi riuscivo a spiegare era il perchè avesse scelto me. Dubitavo la questione avesse a che fare con i sentimenti: era un opportunista, doveva esserci qualche interesse superiore che ignoravo.

- Cosa facciamo?- chiesi nel panico.

- Apettiamo. Rimaniamo qui...- suggerì lui – Si farà vivo in qualche modo... E per allora ci troverà pronti!-

Annuii, incoraggiata del suo tono sicuro. E lui mi sorrise in quel modo in cui, sapeva, non sarei stata capace di resistergli. Concessi agli angoli delle mie labbra di sollevarsi all'insù anche se, in fondo, la paura mi opprimeva. Non potevo permettermi di legarmi per sempre a qualcuno, non se quel qualcuno era Victor.

Mi lasciai abbracciare, mentre la certezza di essere al sicuro faceva breccia dietro il mio ostinato pessimismo.

- Andiamo a fare colazione...- disse lui, leggendomi nel pensiero – E dopo... ti porto a fare due passi per i boulevards parigini... Hai bisogno di distrarti...-

Annuii ancora pensierosa, mentre mi dirigevo verso il bagno. La doccia calda mi aiutò a rilassarmi al punto da porre in secondo piano la questione Victor e farmi ripensare alla notte con Chris. Mi sentivo stranamente euforica... come se le divergenze si fossero appianate senza bisogno di parole...

- Tutto bene lì dentro?- mi chiese, alla porta. Io trasalii e mi riscossi da quel pensiero.

- Si, tutto ok...- risposi, mentre ricomparivo nella stanza, avvolta nell'accappatoio. Lui mi guardò, sereno e a suo agio, mentre mi sfiorava i capelli bagnati.

- Dovremo lasciare un tuo documento alla reception, altrimenti ti toccherà entrare ogni volta dalla finestra...- gli dissi.

- Quale nome falso hai dato?- mi rispose, ridendo.

- E tu, quale lascerai?- lo punzecchiai.

- Hunter... trovo che mi si addica!-

Ovvio. Quale miglior nome per un cacciatore di teste? Risi.

- Non ci sarei mai arrivata, dottor Grey!- lo schernii.

Mi fece l'occhiolino mentre si infilava in bagno per fare la doccia. Sperai che non tagliasse la barba. Gli donava troppo per i miei gusti. Gli dava un fascino più oscuro, che ben si accordava con la sua doppia identità.

Se ripensavo a due settimane prima, a quel pomeriggio d'inferno in cui avevo scoperto tutto, non riuscivo a non sentirmi ancora sorpresa. Chris era insospettabile nel ruolo di cacciatore, troppo di buona famiglia, troppo ricco e troppo “pulito” per suscitare domande.

Eppure aveva scelto quella via. In tutto quel trambusto non gli avevo chiesto il perchè. Mi riservai mentalmente di fargli quella domanda una volta che fossimo ritornati sull'argomento.

Tornai in bagno, ormai mezza vestita, per asciugarmi i capelli e truccarmi. Lui era già uscito dalla doccia, aveva un asciugamano avvolto intorno alla vita e si stava asciugando i capelli con un altro. Lo guardai divertita, lasciando scorrere lo sguardo sul suo corpo muscoloso, sui suoi lineamenti decisi. Era davvero bello, con una serie infinita di gocce d'acqua sulla pelle che luccicavano alla luce del sole. Mi appoggiai di schiena al lavandino, continuando ad osservarlo, mentre lui sollevava finalemente gli occhi su di me, con un sorriso.

- Se mi guardi così temo che mi farai arrossire...- disse, serio, mentre si avvicinava pericolosamente a me, inclinando la testa per baciarmi la gola.

- In realtà volevo solo finire di prepararmi, ma mi hai distratta...- risposi, rabbrividendo.

- Spero che lo spettacolo sia stato di tuo gradimento...- mi schernì, abbracciandomi.

Cercai le sue labbra, mentre incrociavo le braccia dietro la sua testa, portandomi più vicina a lui. Mi tenne stretta mentre la sua lingua si insinuava tra le mie labbra, senza fretta, sfiorando la mia.

Troppo presto si staccò da me, con gli occhi lucidi, il respiro corto.

- Dovrò fare una doccia fredda...- si lamentò, ironico.

- Basterà?- chiesi, accarezzandogli il torace con una mano. Lui la prese nella sua.

- Non credo...- rispose. Mi aiutò a rimettermi in piedi e mi baciò il naso.

- Ti aspetto nella hall, allora...- dissi, tornando nella stanza, per impedirmi di ridere. Non l'avevo mai visto in imbarazzo, non così tanto in imbarazzo. E poi, se fossi rimasta ancora per un secondo avrei avuto bisogno di una doccia fredda anch'io.

Lui mi lanciò l'asciugamano umido, chiudendosi la porta alle spalle. Lo sentivo ridere attraverso le pareti, mentre finivo di prepararmi. Lo sentivo canticchiare a bassa voce.

Bussai alla porta prima di uscire.

- Signor Hunter, non tagliarti la barba...- lo minacciai. Rise più forte, allegro.

Scesi le scale fino alla hall, sperando che la mia fame potesse essere placata con un paio di croissant appena sfornati.

Mi fermai all'entrata del bar, guardando attraverso il vetro la fila di cornetti caldi in bella mostra dietro il bancone. Si, avevo decisamente fame.

- Buongiorno...- mi salutò una voce imbarazzata.

Henry stava uscendo in quell'istante, avvolto nel suo impermeabile chiaro.

Sorrisi, anch'io in imbarazzo per ciò che era successo la sera prima, mentre si affrettava ad aggiungere qualcosa.

- Mi dispiace moltissimo per ieri sera. Non avrei mai dovuto...- disse.

Avrei voluto sprofondare, lì, in quel momento, mentre Chris si avvicinava verso di noi e mi prendeva per la vita con possesso.

Henry tossì, mentre porgeva la sua mano a Chris per presentarsi.

- Henry Monroe... molto piacere...- disse.

- Ben Hunter... piacere mio...- rispose lui in perfetto francese, serio. Era rigido, non disse altro mentre io cercavo di intrattenere una conversazione educata con il mio amico. Non meritava freddezza, era un brav'uomo e non lo avrei liquidato in due parole solo perchè lui era nervoso. Mi chiese dei miei programmi, risposi in modo vago. Guardava la mano di Chris intorno ai miei fianchi e i suoi pensieri erano perfettamente giustificabili. Si sentiva ingannato, glielo leggevo nello sguardo.

Mi disse che quella mattina aveva un appuntamento e che andava di fretta.

- Arrivederci...- lo salutò Chris.

Lo salutai con un sorriso. Chris mi guidò all'interno del bar, tenendomi stretta a sé.

- Cosa c'è che non va?- domandai, sperando che mi sorridesse.

Non riuscivo a leggere la sua espressione composta, né il suo sguardo puntato dritto verso il bancone.

- Non ne voglio parlare...- mi rispose.

- E' un amico...-

- E baci tutti i tuoi amici?- mi accusò. Come faceva a saperlo? Non riuscivo a capacitarmi di come avesse fatto a intuire ciò che era successo la sera prima, ma non conosceva la verità.

A dispetto di ciò che lui credeva fosse successo, io non avevo baciato Henry. Non avevo risposto al bacio.

- Non è come credi...-

- Il tuo profumo era ben impresso su di lui... spiegami cosa dovrei credere...-

Lo avevo sottovalutato, era un ottimo cacciatore. Se aveva fiutato il mio odore in pieno giorno su un umano... era decisamente fin troppo dotato! Ma in quel momento la questione passava di gran lunga in secondo piano di fronte alla sua espressione ferita e contrariata: mi faceva sentire in colpa, nonostante sapessi che non avrei dovuto...

- Dovresti credermi quando ti dico che non sono stata io a baciarlo...- dissi, secca.

- Quindi ti ha davvero baciata?- sibilo, con un tono assassino che mi fece gelare il sangue.

Si passò nervosamente la mano tra i capelli, mentre stringeva la sua presa su di me.

- Chris...- gli accarezzai il viso con dolcezza, mentre cercavo i suoi occhi. Mi sollevai sulle punte, lentamente, per baciare le sue labbra.

Inizialmente rimase impassibile, senza però allontanarmi o opporre resistenza. Non ci volle molto prima che si sciogliesse dalla sua posa rigida e si lasciasse coinvolgere da quel bacio sempre più intimo.

Mi ritrovai stretta tra le sue braccia, sollevata da terra, nel bel mezzo del bar. Gli occhi dei pochi clienti erano imbarazzati, cercavano di non posarsi su di noi, ma non mi importava. Non avrei nascosto quello che sentivo, non avrei ostentato una freddezza che non avevo.

- Questo è un bacio... quello di ieri non era nulla...- dissi, mentre mi rimetteva a terra.

- Questa è manipolazione...- ribattè, sorridendo.

Ordinò due cappuccini e due croissant, mentre mi accomodavo ad un tavolo e mi toglievo il cappotto. Quella mattina faceva freddissimo, avevo indossato il maglione più caldo che possedevo, con il collo ampio, lungo fin sotto i fianchi. Nascosi naso e bocca nel collo, mentre lasciavo che i capelli lunghi mi coprissero le orecchie.

Chris prese posto al mio fianco e mi scostò un ciuffo dal viso per guardarmi bene negli occhi.

- Mi dispiace...- disse, mortificato.

- Anche a me...- risposi, mentre mi prendeva la mano e la stringeva nella sua.

- Sono molto geloso, è bene che tu lo sappia...- mi redarguì.

- Non ne hai motivo. Io voglio solo te...- dissi, a bassa voce.

Mi accarezzò il viso, mentre addentavo il cornetto caldo. Il mio stomaco brontolò per un attimo, poi si acquietò.

Non potevo resistere molto senza sangue... quello era solo un modo per evitare che perdessi le mie forze, ma non mi saziava. Eppure, paradossalmente, in quel momento non desideravo sangue o cibo. Non avevo bisogno di nulla al di fuori di quella mano sulla mia, di quella gamba a sfiorare il mio ginocchio, di quegli occhi blu notte...

Il suo era l'unico odore che attirasse la mia attenzione. Caldo, dolce.

Mi dava sicurezza, protezione, mi ispirava sensualità. Non riuscivo a evitare che la mia mente tornasse alla notte appena trascorsa, indugiando sulla sensazione della sua pelle sotto le mie dita, del suo corpo sul mio, dei suoi baci.

Si pulì le labbra dallo zucchero a velo, mentre io lo guardavo attenta, la mano con la tazza sospesa a mezz'aria. Mi sorrise, malizioso. Evidentemente i nostri pensieri erano in sincrono.

Terminai di bere il mio cappuccino in silenzio e mi rivestii, continuando a seguire tutti i suoi movimenti con estrema attenzione. Era terribilmente sexy, ed era mio.

Indossò gli occhiali da sole, mentre mi prendeva per la vita e mi sospingeva verso l'uscita.

Indossai anche io i miei, scuotendo la testa per ravvivare i capelli e ci dirigemmo all'esterno.

L'aria fredda mi colpì il viso, facendomi svolazzare la sciarpa.

Mi sistemai la borsa sulla spalla destra, ringraziando di aver indossato gli stivali, quando mi ritrovai con la neve alle caviglie.

Chris rise, mentre guardavo afflitta il camoscio chiaro bagnarsi per poi alzare gli occhi al cielo. Almeno avevo i piedi al caldo.

- Hai freddo?- mi chiese.

- No... sto bene...- risposi. Lui aveva il giubotto aperto su un maglione di cachemere sottile e non sembrava toccato dalla temperatura polare. Il suo viso si beava del sole tiepido e le sue mani erano calde, almeno rispetto alle mie.

Passeggiava al mio fianco, sereno, ignaro degli sguardi ammirati che riceveva da parte del pubblico femminile.

- Credo di doverti avvisare che sono molto gelosa anch'io...- scherzai.

- Non mi dispiace affatto...- rispose, portandosi la mia mano alle labbra – Anche se non ne hai motivo... Io voglio solo te...- mi citò.

- Ah si?-

- Si...- rispose. Guardò la vetrina alle mie spalle, poi ancora me. Sul suo viso si dipinse un lampo di comprensione. Mi voltai: un vestito rosso scuro, lungo fino a metà gamba, con la scollatura a V era indosso ad un manichino senza volto, posto in una posa rigida. Era in stile impero, di seta plissettata, e un coprispalle nero era appoggiato sulle sue spalline.

Chris mi abbracciò da dietro, avvicinando le sue labbra al mio orecchio.

- Vorrei che lo provassi...- mi disse.

Io mi voltai verso di lui.

- Non mi dirai che ti intendi anche di moda...- scherzai.

- Vorrei che lo indossassi per me, stasera...-

Il suo tono era serio, deciso. Perciò annuii ed entrai nel negozio, allacciata al suo fianco, mentre lui si guardava intorno.

- Buongiorno- cinguettò la commessa, rivolgendosi a noi in francese.

- Salve, vorremmo vedere quel vestito in vetrina...- rispose Chris, nella stessa lingua. Era tremendamente sensuale quando parlava francese. Me lo appuntai mentalmente, mentre tornavo a guardare la commessa.

La ragazza sbatteva le ciglia come una forsennata mentre Chris si toglieva gli occhiali da sole investendola con i suoi occhi oltremare.

- Prego, da questa parte...- mi indicò, spostandosi verso i camerini, senza smettere di guardare l'uomo al mio fianco, che però guardava altrove.

Mi portò il vestito in un porta abiti di velluto nero, che poggiò su un divanetto di pelle per aprire la cerniera. Lo tirò fuori con deferenza, per poi porgermelo.

- Dovrebbe essere della sua taglia...- mi disse, con un sorriso.

Era una ragazza leziosa e terribilmente bionda, ma aveva indovinato.

Mi chiusi la tenda di spesso cotone color panna alle spalle e mi spogliai, mentre sentivo Chris sedersi sul divano e chiedere di altri vestiti che vedeva nel negozio.

Io intanto socchiusi la tenda per uscire fuori la testa.

- Tesoro, mi dai una mano?- chiesi. Chris si avvicinò, veloce, mentre gli indicavo la cerniera alle mie spalle e sollevavo i capelli per consentirgli di chiuderla.

Le sue mani mi sfioravano sicure, mentre poggiava leggermente le labbra sul mio collo scoperto. Raddrividii di piacere mentre uscivo dal camerino e mi guardavo nel grande specchio di fronte a me.

Mi stava bene, dovevo ammetterlo. Il contrasto con la mia pelle era netto, ma non mi dispiaceva. I miei capelli scuri risaltavano sulla seta, inflilandosi tra le pieghe perfette che dalle spalle scendevano fin sotto al seno, dove una fascia di velluto larga quasi come il palmo della mia mano le stringeva intorno al mio busto sottile, disegnando una profonda ma elegante scollatura anche dietro la schiena.

Chris mi guardò per un attimo, una mano alla bocca con fare pensieroso.

- Ti piace?- gli chiesi.

Il suo sguardo mi accarezzava lusinghiero, dal viso alle gambe, mentre un sorriso gli si dipingeva sul viso.

- Non sono molto convinto che sia una buona idea...- mi disse, in modo che solo io potessi sentirlo.

- Perchè?- chiesi, stupita.

- Causerai un arresto cardiaco ad ogni esemplare maschile che poserà lo sguardo su di te, stasera...- mi sussurrò - E' un bene che il mio cuore non batta più da secoli...- aggiunse.

Mi lasciai andare ad una risata mentre la commessa si avvicinava.

- Come va?- mi chiese, con un sorriso. Dietro la cortesia e i suoi modi affettati vedevo esattamente lo sguardo velenoso che mi rivolgeva, mentre Chris mi baciava la spalla nuda. Repressi un brivido, mentre tornavo a cambiarmi.

- Benissimo, lo prendiamo...-

 

*

 

Carissimi :) La permanenza a Parigi sta diventando una gita romantica in piena regola, ma tutto è destinato a cambiare...

Siamo giunti a metà della nostra storia e il prossimo capitolo avrà un altro narratore... *squilli di tromba* il nostro amatissimo Victor!

Spero che riusciate a farvi finalmente un'idea su questo personaggio un pò controverso.

Grazie a chi legge, a chi preferisce, a chi segue e un abbraccio particolare a Giulia, per i suoi commenti sempre graditissimi.

Un saluto e alla prossima,

Elanor <3

 

ps: pensavo di cambiare collocazione alla storia e di metterla sotto la categoria soprannaturale > vampiri, che ne dite?
nel caso decidessi di spostarla vi avviserò in modo da evitare che vi perdiate nei meandri di questo sito enorme che adoro!!


 

  
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