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Autore: Meli_mao    21/03/2010    4 recensioni
Quinta Classificata al contest indetto da Mayumi_san:"Iliade - Le conseguenze di una guerra [Multifandom & Original Contest"
"Una conversazione che Leonard fa con sé stesso, in un momento delicato e in cui può apparire più sensibile del suo solito.
“La vide coperta da un semplice lenzuolo, con la camicia da notte che lui le aveva scelto, anche se lei non lo sapeva.
Era sicuro che se l’avesse scoperto si sarebbe rifiutata di indossarla. Ma in fondo, andava bene anche così.
Si lasciò andare sul letto dandole le spalle.
“Se dovrai odiarmi lo farai per un motivo valido! Ucciderò personalmente quell’uomo, dovesse volerci tutto il mio tempo libero! A quel punto accetterò il tuo rancore… ma ora proprio mi irrita essere rifiutato per un essere tanto insignificante!””
Buona Lettura.
Genere: Romantico, Triste, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Kaname Chidori, Sousuke Sagara
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nick Autore (su EFP e sul forum, se differenti): Meli_mao

Titolo: Prima o poi avverrà.
Genere:
Introspettivo, Malinconico e vagamente non sense.
Rating: Verde
Fandom e personaggi:
Leonard Testarossa,  e accenni a Kaname Chidori e Sousuke Sagara.

Beta-Reading: No
Avvertimenti: Missing Moments, One-shot
Introduzione:
Una conversazione che Leonard fa con sé stesso, in un momento delicato e in cui può apparire più sensibile del suo solito.

“La vide coperta da un semplice lenzuolo, con la camicia da notte che lui le aveva scelto, anche se lei non lo sapeva.

Era sicuro che se l’avesse scoperto si sarebbe rifiutata di indossarla. Ma in fondo, andava bene anche così.

Si lasciò andare sul letto dandole le spalle.

“Se dovrai odiarmi lo farai per un motivo valido! Ucciderò personalmente quell’uomo, dovesse volerci tutto il mio tempo libero! A quel punto accetterò il tuo rancore… ma ora proprio mi irrita essere rifiutato per un essere tanto insignificante!””

Buona Lettura.

 

 

 

Non mentivo. Mi ero preso quella ragazza, ma non il suo cuore.

 

 

 

“Sei sul tuo divano,  gli occhi bassi e le mani strette l’una  nell’altra. Il piede batte ripetutamente sul pavimento in modo nervoso. Nella tua mente ti immagini il modo migliore per fargliela pagare… come sempre si è dimenticato di avvisarti sull’ora del suo ritorno e tu, come una stupida, hai passato la notte in bianco proprio in quella posizione.

Le tele ripropone le solite repliche noiose, dalle tende arriva appena la luce del Sole da poco sorto, senti la tua vicina di casa che si è appena svegliata. Infine arriva alle tue orecchie un forte e sicuro bussare alla porta.

La rabbia ti passa, lasciando spazio a un nervosismo misto a imbarazzo. I buoni propositi di colpirlo ripetutamente sono svaniti come una nuvola di fumo. Ti alzi, raggiungendo la porta velocemente e poi, proprio mentre poggi la mano sulla maniglia, indugi un attimo.

Forse non sta bene che io lo accolga così calorosamente, pensi. 

Allora conti mentalmente fino al dieci e poi apri la porta. Ritrovartelo davanti ancora vivo e sano, senza ferite gravi, ti basta per sentirti piacevolmente rilassata e felice.

Sono tornato, ti dice con il suo solito tono di voce serio e fin troppo innaturale.

Ma tu sorridi, pensando forse che il tuo cuore batta troppo e che senti solo il desiderio di abbracciarlo e accertarti che non sia una visione, che tu non stia involontariamente dormendo.

Ma lo lasci entrare. Segui con lo sguardo i suoi movimenti… è a suo agio nel tuo appartamento ormai, ha passato mesi li con te, no?

Lo vedi poggiare la piccola sacca verde militare in un angolo, si china appena e ne estrae un sacchetto colorato. Arrossendo te lo porge e tu non resisti… ti avvicini veloce e, ancora prima di prendere fra le dita quel piccolo regalo, lo baci. In modo naturale, spontaneo, quotidiano, come fai sempre.

Bentornato, sussurri sulle sue labbra, mentre lui ti osserva silenzioso, memorizzando probabilmente ogni particolare del tuo volto.

Poi ti decidi, apri il sacchetto e trovi un piccolo pensierino di qualche località di guerra in cui è stato. Magari riprende il colore dei tuoi occhi o le tonalità dei tuoi capelli, oppure è un piccolo anello che ti lega a lui per sempre. Qualunque cosa sia, sorridi e lo ringrazi allo stesso modo. Certo… se fosse proprio quell’anello, accompagneresti il tuo bacio e il tuo abbraccio a un “si” convinto, le tue guance si bagnerebbero di lacrime, e le tue mani, attorno al suo collo, tremerebbero per l’emozione.

E poi ci sarebbero le telefonate e gli inviti, la piccola festa intima con le persone a voi più vicine… anzi, forse ne fareste addirittura due, di cerimonie. Una tranquilla e dovuta, per i compagni delle superiori; l’altra formale e con la divisa ufficiale della Mithril, insieme coi vecchi compagni d’armi. Sarebbe una bella vita… certo, passeresti attimi tetri e tristi quando lui è a combattere da qualche parte.

Cambierete casa, prendendone una più grande e in periferia, per i bambini. Saresti una bellissima moglie in dolce attesa. I capelli appena più corti, il corpo gracile che sostiene il pancione, i sorrisi e i saluti monotoni dei vicini mentre passeggi nel giardino di casa.

Poi, un giorno, perché arriverà, non è lui a scendere da quell’elicottero militare dotato di ECS, ma potrebbe essere un suo superiore, o la stessa Teletha. E mentre ti accarezzi la pancia stancamente capisci già che lui non sarà lì nel momento in cui metterai al mondo la vostra creatura. Sarai sola, in un ospedale militare magari, a piangere ed a invocare il suo nome.

Che cosa triste….”

 “Ma c’è sempre un altro sentiero facilmente percorribile.

Sei seduta proprio lì, davanti a quella finestra, con il camino acceso tanto per ricreare un’atmosfera natalizia che qui difficilmente si trova, visto il caldo perenne. Indossi un vestito rosso scollato, delle scarpe basse e in testa raccogli i capelli con il solito nastro.

Io entro da quella porta, con la mia solita camminata e le mani in tasca,scortato dalle mie personali guardie.

Sono tornato, dico sorridendo allegramente. A quel punto ti alzi, mi sorridi forzatamente e con fretta ti rivolgi a me con indifferenza, sussurrando un bentornato più dovuto che sentito.

Non mi stupisco dell’accoglienza raggelante, ma ti fermo stringendo la mia mano al tuo polso e, facendoti voltare con fin troppa facilità, sigillo il momento con un bacio rubato.

Passano gli anni, io parto e torno e tu mi aspetti sempre in quel salone e mi rivolgi sempre le solite parole aspre e io ti rubo sempre il solito bacio.

Continuerai a pensare che ti avevo presa e ti tenevo con me, ma che non avrei mai avuto il tuo amore, il tuo cuore, la tua anima.

E anche io penserò di non essere mai riuscito ad averti completamente.

Ma attenderò, pazientemente…

Arriverà quel giorno in cui i tuoi ricordi piacevoli dell’adolescenza inizieranno a farsi più sbiaditi. I loro volti, per quanto strettamente sigillati nel tuo cuore, diventeranno annebbiati e persino il suo modo di fare, il suo colore degli occhi, il suo profumo, la sua cicatrice, saranno solo ricordi lontani e dubbi, tanto da farti pensare di non essere mai stati vissuti.

Ci vorrà del tempo, ma avverrà.

A quel punto inizierai ad apprezzare il mio ritorno, inizierai a capire che non è poi così male essere amata da qualcuno di reale, di presente, di vivo. Mi guarderai di più, ti preoccuperai che io non rimanga ferito, ricorderai la data del mio compleanno e non perché è la data anche del tuo, indosserai i miei regali e forse… ricambierai quei miei baci non trovandoli così fastidiosi.

Parlerai con gente che ti capisce, che non ti crede particolarmente fuori di testa per la tua intelligenza. La cerimonia nuziale sarà solo una e sfarzosa, con grandi personaggi politici internazionali. Tutti ti troveranno meravigliosa nel tuo abito costoso, tutti ti crederanno la donna più fortunata del pianeta. Moglie di un uomo affascinante, intelligente e ricco… ma tu sarai altrettanto dotata, bella e nobile.

Non ti annoierai mai; farai sport, lavorerai con me. Poi finalmente, un giorno di neve, nella nostra villa sulle Alpi, mi dirai che sei in attesa di un bambino. Passerai una gravidanza normale, controllata e persino viziata da me. Una clinica privata ti accoglierà nel fatidico momento e io sarò al tuo fianco quando sceglierai il nome, quando soffrirai e quando lo terrai fra le mani per la prima volta. Avrà i tuoi occhi…”

“Quale delle due versioni ti renderebbe più felice? Quale ti darebbe più voglia di continuare? Quale sceglierai ora e quale sceglierai in futuro?

Solo tu puoi rispondere…

In verità credo di immaginare su quale delle due cada la tua preferenza ora. E credo persino di sapere cosa penserai in vecchiaia, in una semplice casa, sola, davanti a un fuoco quasi spento e con la neve che scende leggera sul vialetto del giardino. Penserai che nonostante tutto hai vissuto come avresti voluto…

Ma ci sarà quel rimpianto, quel senso di colpa, quell’angosciante consapevolezza:

Se lui non fosse stato con me, sarebbe ancora vivo forse, da qualche altra parte del mondo, con un’altra persona pronta a riscaldarlo nelle notti fredde come questa.

E non ci potrai fare nulla…

Se lui non avesse continuato quella vita forse ora sarebbe un bravo papà, un ottimo marito, un gran lavoratore. E anche tu non saresti sola la vigilia di Natale, non saresti sola al tuo compleanno. Avresti un marito innamorato, nipoti e figli felici, una casa calda e sicura e persino il tuo bel regalo sotto l’albero. Come sempre avresti rivolto lo stesso sorriso a tutti e, come sempre, avresti guardato fuori dalla finestra per augurare Buon Natale a quell’ombra del tuo passato. Tuttavia, sarà proprio un’ombra, una figura indefinita, e ti farà sentire più leggera pensarlo da qualche parte che rivolge lo stesso augurio anche a te. Ti basterebbe… e ti renderebbe felice al punto giusto!”

 

“Dovresti smettere di parlare con i fantasmi!”

“Non è un fantasma!”

“Hai ragione! Assomiglia più a una bambola di porcellana”

“Vedila come vuoi… non ho voglia di parlare con te”

 

Ma la presenza che sentiva nella sua mente non sembrava intenzionata a cedere. Per una qualche strana ragione lo irritava parlare con qualcuno di cui non aveva nessuna conoscenza. Non sapeva se fosse frutto del suo subconscio, solo l’altra parte di sé stesso insomma, o se invece fosse qualcuno diverso da lui, completamente estraneo al suo essere.

 

“Non c’è solo il bianco e nero nella vita, Leonard. Ci sono le sfumature, le tonalità del grigio, i colori.  Ci sono le vite desiderate e amate, così come ci sono i momenti tristi e delicati, i sacrifici. Forse... lui sarebbe in quella vecchia casa davanti a quel camino spento…  con lei.

Forse proprio per quel bambino avrebbe lasciato il lavoro come mercenario, avrebbe studiato e infine trovato un bel lavoro, ambientandosi con una facilità maggiore allo stile di vita giapponese.

Forse sarebbe persino morta lei prima di lui. E sicuramente non l’ avrebbe mai guardata male o timorosamente per le sue conoscenze particolari.

Credo che vivrebbe una vita semplice e felice con lui…”

“Che ne sai tu di quello che sarebbe stato meglio per lei?”

“Nulla…  ma nemmeno tu lo puoi sapere...”

“Io penso a quanto starebbe bene con me… e a come io lo starei con lei...”

“Amare illusioni della fantasia un ragazzino viziato, le tue!”

“Ero serio quando le dissi che mi piaceva…”

“Non lo metto in dubbio…  solo che lei non ricambierà mai! Forse sarà proprio sulla poltrona di quella grande villa, circondata da ospiti, stretta in vita dal tuo braccio, coperta di regali, che si sentirà triste e in colpa. Forse sarà proprio in quel momento che si chiederà come sarebbe stata lontano da te, da tutto quello…”

“Io non mentivo… l’amo!”

“Forse è vero!”

“Forse?!”

 

Ci fu un momento di pausa in cui credette  di essersi liberato da quella maledizione.

 

“La tua vita non è più importante della loro!”

“Io sono come lei, colui che la capirebbe, amerebbe per quello che è, accetterebbe, e che saprebbe come aiutarla!”

“Anche lui conosce la sua natura, anche lui l’ha accettata, anche lui la ama nonostante tutto e, a differenza tua, lui è ricambiato…  te la sei presa, l’hai portata con te, consapevole che non avresti mai avuto il suo cuore… sbaglio o l’hai pensato tu stesso? Stavi mentendo?”

“Non mentivo. Mi ero preso quella ragazza, ma non il suo cuore, l’ho pensato!”

“Allora agisci di conseguenza!”

 

 

Leonard Testarossa si svegliò nel cuore della notte, agitato.

Le coperte erano bagnate, il suo pigiama era sudato, la sua fronte era calda e gli occhi chiari faticavano ad abituarsi al buio.

La porta semi aperta lasciava filtrare una luce soffusa dal corridoio. Riconobbe la piccola figura di Sabina a guardia della stanza, seduta in modo annoiato su una sedia in vimini, forse nemmeno così concentrata come sembrava nella lettura di un plico di fogli.

Indossò il cappotto nero pesante, lui. Aprì definitivamente la porta senza curarsi dello spavento suscitato nella donna.

“Va da qualche parte, Mister Silver?” chiese lei indifferente, riconquistando la solita serietà.

“Una passeggiata!” rispose sintetico lui senza nemmeno guardarla. Camminò mesto per il corridoio deserto, la numerose stanze vuote chiuse riuscivano in qualche modo a irritarlo mentre le sorpassava con passo veloce.

Poi tutt’a un tratto si fermò di colpo davanti a una porta chiara a due battenti. Una guardia anonima gli rivolse un saluto silenzioso prima di lasciarlo entrare nella stanza.

Il grande letto, candidamente nascosto dalle tende del baldacchino, sembrava risplendere di una luce particolare sotto il chiaro di Luna che entrava dalla finestra aperta.

Si avvicinò con una cautela che usava solo in battaglia. Con eleganza scostò il tessuto che gli impediva la visuale su quel corpo perfetto.

La vide coperta da un semplice lenzuolo, con la camicia da notte che lui le aveva scelto, anche se lei non lo sapeva.

Era sicuro che se l’avesse scoperto si sarebbe rifiutata di indossarla. Ma in fondo, andava bene anche così.

Si lasciò andare sul letto dandole le spalle.

“Se dovrai odiarmi lo farai per un motivo valido! Ucciderò personalmente quell’uomo, dovesse volerci tutto il mio tempo libero! A quel punto accetterò il tuo rancore… ma ora proprio mi irrita essere rifiutato per un essere tanto insignificante!” pronunciò quelle parole con una voce dolce quanto terribilmente spaventosa.

Rivolse un ultimo sguardo alla donna  e poi uscì.

Kaname trattenne il fiato e aprì le palpebre solo quando fu sicura di non sentire più nemmeno i suoi passi lungo il corridoio.

Strinse le mani attorno alla seta della sua camicia da notte. Inspirò tremando e poi rilasciò l’aria cercando di calmarsi.

“Sousuke…” disse solo, sentendo la gola secca. Poi, nel silenzio assillante di quel luogo, pianse.

 

 

 

Nota:

ci tenevo a ringraziare infinitamente la giudice del contest per il suo giudizio che, anche se abbastanza duro, era sincero e pienamente condiviso da me che lessi la storia tempo dopo rendendomi conto degli errori.

In ogni caso il 5 posto è di sicuro buonissimo per me.

Grazie dunque a Mayumi_san. E un ringraziamente particolare anche per il premio introspezione!

Se vi va di lasciarmi un commentino, voi lettori, ben venga… pareri in più sono sempre accettati!!!

Bacioni.

   
 
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