Anime & Manga > Il mistero della pietra azzurra
Segui la storia  |       
Autore: Lyla    21/03/2010    1 recensioni
Sono passati tanti anni dalla sconfitta di Argo, e Sansone, divenuto un uomo maturo, vuole sistemarsi con la donna che ama da sempre. Ma quando trova il coraggio di dichiararsi a Rebecca, la sua vita giunge a una svolta legata a un'esuberante adolescente dagli occhi azzurri e i capelli castani dalla quale non riesce a non sentirsi attratto... una storia a capitoli dedicata alla coppia SansonexMarie e alla nascita del loro amore.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo Nove

Capitolo Nove

 

Gennaio 1902.

I corridoi dell’istituto erano come sempre affollati da capannelli di ragazze intente a chiacchierare tra loro tra una lezione di buone maniere e l’altra.

Era l’unico modo di concedersi una temporanea via di fuga dalla rigidità delle regole alle quali erano costrette a soggiacere giornalmente tra le mura delle aule.

Marie si muoveva tra loro con abilità, scansandole quando era necessario e camminando a passo sicuro, diretta al centralino del collegio che la ospitava da anni e che non era del tutto riuscito a reprimere il lato più ribelle del suo carattere.

Già le uscite avvenivano in via quasi eccezionale, se poi la direttrice avesse saputo che aveva una relazione con un uomo, poi, la vita sarebbe stata ancora più difficile, per lei. 

Fortunatamente negli ultimi tempi nasconderlo non era troppo complicato, si ritrovò a constatare Marie con risentimento misto ad apprensione.

“Un chiamata per la signorina Marie Lowenbrau della stanza numero ventidue. Signorina Lowenbrau della stanza numero ventidue. C'è una chiamata esterna per lei. Venga qui sotto con urgenza.”

“Sì, sto arrivando!” esclamò la ragazza distogliendosi dai suoi pensieri, rivolta a se stessa più che alla voce che la chiamava da dieci minuti dall’altoparlante urtando diverse compagne.

Non appena giunse a destinazione afferrò la cornetta del telefono dopo aver rivolto un cenno di ringraziamento all’addetta alle comunicazioni, facendo un respiro profondo prima di rispondere alla persona che la stava aspettando dall’altro capo dell’apparecchio.

“Pronto?” esordì con voce troppo alta, tormentandosi nervosamente una ciocca degli scompigliati capelli bruni.

“Pronto? Sei tu, Marie?”

Conosceva quella voce. E non apparteneva a lui.

“Nadia!” esclamò cercando di dissimulare il suo disappunto e concentrandosi sulla voce dell’amica. “Oh, ciao Nadia! Quanto tempo! Come stai?”

“Benissimo!” fece allegra la donna dall’altro lato del telefono. “Avevo un momento libero e ho pensato di chiamarti, sai com’è, Jean jr. non mi dà mai tregua… e a te come va, Marie?”

“Oh, benone…”

La ragazza si morse le labbra, sperando che Nadia non avvertisse la nota di tensione nella sua voce.

“Non faccio altro che studiare, e i miei voti sono abbastanza alti, anche se potrei fare di più!”

“Marie! Lo studio è importante, vedi di non trascurarlo!”

La ragazza sorrise tra sé, pensando che Nadia era proprio diventata una madre a tutti gli effetti: non solo aveva usato un tono severo, ma le aveva ricordato l’importanza dello studio per l’ennesima volta da quando avevano preso l’abitudine di sentirsi al telefono tanti anni addietro.

“Non lo sto trascurando!” ribatté punta sul vivo. “Il fatto è che… ultimamente ho avuto delle distrazioni!” aggiunse un attimo dopo con voce appena udibile per non farsi sentire dall’addetta che la guardava a vista a pochi metri da lei.

“Che genere di distrazioni?” s’informò Nadia con discrezione.

Possibile che non avesse intuito a cosa si stesse riferendo?

“Ecco, si tratta di… Sansone. Stiamo insieme da mesi, ormai” disse dopo aver fatto un sospiro profondo.

“Ah, ho capito. Rebecca mi aveva accennato qualcosa, l’ultima volta che è venuta a trovarci. A quanto pare sembra proprio una cosa seria! E tu, quando hai intenzione di venire a mangiare i miei manicaretti?”

“Lo farò appena possibile.”

“D’accordo, ma ricordati di avvertirmi! Ti preparerò tutte le mie specialità… ah, e comunque, puoi portare anche Sansone. A Jean fa sempre piacere rivederlo, per non parlare di King! Sente la tua mancanza… in ogni caso, spero che le cose vadano bene, tra te e Sansone. Non ho mai visto esattamente di buon occhio quell’uomo, e poi non è un po’ troppo vecchio, per te?”

“No, affatto” si affrettò a rassicurarla alzando gli occhi al cielo. Ormai ci stava facendo l’abitudine a quel genere di discorsetto, ma continuava comunque a darle fastidio. “E comunque tra noi va tutto benissimo!” precisò un attimo dopo calcando la pronuncia sull’ultima parola.

“Meno male!” Nadia sembrava allegra. “Chissà, magari potrebbe rivelarsi l’uomo della tua vita.”

“Infatti, chi può dirlo?” Marie si sentì a disagio, reprimendo una fitta allo stomaco che non accennava a diminuire.

In ogni caso doveva cambiare discorso: aveva la sensazione che continuare a parlare di Sansone l’avrebbe solo fatta stare peggio, e quel pensiero la colpì dolorosamente.

“Come sta Jean? E il bambino?”

“Non fa altro che lavorare con suo zio a nuove invenzioni, quindi tocca a me occuparmi di Jean jr. per la maggior parte del tempo, e… vuoi sapere la novità?”

“Dimmi! Cos’è successo? Si tratta di un segreto?”

Marie trattenne il respiro, sentendosi sulle spine.

“Bè, non proprio. Il fatto è che da qualche tempo mi sento un po’ strana.”

Non appena Nadia ebbe pronunciato quelle parole, qualcosa di gelido si mosse appena dentro di lei.

“In che senso?” disse nervosamente.

“A volte mi gira la testa, sono più nervosa del solito, e spesso ho la nausea… credo anche di essere ingrassata. Ma prima che tu possa dire qualcosa in proposito, ti assicuro che no, non sto esagerando col cibo.”

Marie rimase senza parole, gli occhi sbarrati fissi nel vuoto davanti a lei.

“Nadia… tu…” balbettò incapace di formulare altre parole.

“Non sono ancora andata dal medico, ma il mio intuito non si sbaglia su queste cose. E poi ricordo bene com’è andata la prima volta… in ogni caso… credo di sì, Marie. Aspetto un bambino.”

L’orgoglio perfettamente percepibile nella voce, Nadia, la sua amica da una vita, le aveva appena detto di essere… incinta per la seconda volta.

“Oh, io… non so cosa dire! Congratulazioni, sono così felice per te e per Jean!” si affrettò a dire emozionata all’idea che una nuova vita stesse per arrivare in casa Raltique.

“Ti ringrazio! Sapessi quanto ho aspettato che arrivasse un fratellino o una sorellina per Jean jr… suo padre non lo sa ancora, però. Ho deciso di confidarlo a te in via del tutto eccezionale: anche se non ci vediamo spesso, io  ti considero sempre una delle mie più grandi amiche, Marie!”

“Anch’io ti considero una grande amica, Nadia!” mormorò l’adolescente in preda a un’improvvisa sensazione di nausea. “Ora scusami ma… devo andare. Ci sentiamo un’altra volta. Ancora congratulazioni!”

“A presto, Marie! E mi raccomando, ricorda che vi aspetto!”

Dopo aver chiuso la telefonata e ringraziato la signora che gliel’aveva passata, si sentì stordita come se si trovasse su un pianeta sconosciuto.

Incinta.

Aspetta il suo secondogenito.

Suo e di Jean.

L’allegria nella voce di Nadia le rimbombò nella mente a lungo, mentre Marie si dirigeva verso la sua stanza decisa a distendersi a letto per qualche minuto, circondata dalle ombre simili a fantasmi delle sue compagne d’istituto.

Era come se non riuscisse a vederle.

Come se non riuscisse a percepire nulla del mondo che le vorticava intorno.

Qualcosa era irrimediabilmente, inesorabilmente cambiato, benché tutto fosse uguale al giorno prima.

Non era possibile.

Non poteva essere vero.

I malesseri che Nadia le aveva appena descritto relativamente alla sua nuova gravidanza erano spaventosamente simili a quelli che accusava da qualche tempo anche lei.

 

**

 

Le Havre.

L’aria era stranamente tesa, all’interno dell’automobile.

Le mani strette al volante, Sansone gettò un’occhiata alla ragazza seduta di fianco a lui, osservando la sua figura avvolta in un cappotto invernale, i lunghi capelli castani più lunghi di quanto ricordava, le mani strette in grembo.

Il volto contratto, per qualche strana ragione Marie sembrava diversa dal solito.

Forse era per il fatto che non si erano visti nemmeno una volta, negli ultimi tre mesi.

“Fa freddo, non trovi?”

Il tentativo di fare conversazione andò miseramente a vuoto, e l’uomo continuò a guidare verso il centro di Le Havre, chiedendosi come mai Marie fosse così turbata.

“Fa freddo, vero?”

D’accordo, forse avrebbe dovuto chiamarla, almeno una volta.

I suoi occhi si soffermarono brevemente su di lei.

Sembrava aver preso qualche chilo.

“Ti trovo cresciuta. Era da un po’ che non ci vedevamo.”

Nessuna risposta.

La ragazza fissava un punto imprecisato davanti a sé, e aveva tutta l’aria di non volergli parlare.

Strano. Di solito era così loquace…

“Dove vuoi andare? Hai fame?”

Possibile che non ci arrivasse da solo?

Marie strinse le labbra, gli occhi induriti dall’atteggiamento indifferente dell’uomo intento a guidare a pochi centimetri da lei, la mente allo scorrere monotono degli ultimi tre mesi e al loro ultimo incontro prima della lontananza alla quale lei aveva deciso di porre fine senza perdere un minuto di più.

Si era assentata dal collegio apposta per andare a parlargli a Le Havre di persona, e lui si comportava come se nulla fosse?

Come se desse per scontato la sua presenza?

Come se non gliene importasse niente di niente?

Marie era irrequieta, nervosa, delusa… e Sansone sembrava non capirlo minimamente.

Di lì a poco l’uomo accostò e spense il motore senza riuscire a incontrare il suo sguardo, e lei gli lanciò una rapida occhiata avendo cura di mantenere il broncio.

“Sembri di cattivo umore… ho fatto qualcosa che ti ha dato fastidio, Marie?” le stava chiedendo Sansone con una linea di preoccupazione sulla fronte.

“Certo! Mi sembra evidente!” esclamò la ragazza voltandosi a guardarlo, e la durezza nei suoi occhi solitamente così allegri lo fece raggelare lasciandolo a corto di parole per un attimo.

“Lo so che non ci siamo visti per tre mesi e non ti ho chiamato al telefono nemmeno una volta…” disse l’uomo lentamente. “…ma tra il lavoro e tutto il resto non ne ho proprio avuto il tempo, Marie” disse Sansone cercando di addolcire il suo stato d’animo con la pura e semplice verità.

Ma la ragazza era irremovibile.

Non aveva avuto tempo? Che scusa patetica!

Come poteva parlarle in quel modo dopo...

Basta, era troppo.

“Invece avresti potuto!” saltò su con rabbia.

“No, non ho potuto!” disse Sansone deciso.

“Invece sì!” insisté Marie avvicinando pericolosamente il volto a quello dell’uomo.

“Invece no! Dico davvero!” ripeté Sansone esasperato, gli occhi fissi in quelli penetranti della sedicenne.

Marie crollò all’indietro sul sedile, con aria sconsolata.

Io avrei potuto chiamarti… ma non l’ho fatto. Non ne avevo il coraggio” ammise debolmente, e all’improvviso gli apparve molto stanca.

Che fosse malata?

“Vuoi dirmi cosa ti succede, Marie?” le chiese cautamente, preparandosi alla sua risposta con un certo nervosismo.

“E’ proprio per questo sono venuta qui. Volevo parlarti di persona.”

Per un attimo ci fu solo silenzio, interrotto dai suoni della strada circostante.

Poi la ragazza fece un respiro profondo, lasciando che l’aria le entrasse nei polmoni per fuoriuscirne alcuni attimi più tardi, quindi lo trafisse ancora una volta con lo sguardo.

“Io… aspetto un bambino, Sansone.”

 

 

Com’era possibile?

Era stato così attento a evitare una cosa simile… evidentemente non era stato sufficiente.

Non riusciva a trovare risposta, mentre l’idea che quello che stava capitando a Marie era successo solo a causa sua emergeva tra i suoi pensieri lasciandolo in preda ai sensi di colpa.

“Abbiamo fatto bene a venire qui. E’ così carino, nonostante sia pieno inverno!”

Si trovavano al parco di Le Havre da qualche minuto, e la ragazza gli rivolse un sorriso pieno di serenità, per poi alzare gli occhi verso i lembi di cielo appena visibili tra le nuvole.

Era incredibile pensare che dentro quel ventre all’apparenza privo di vita ci fosse un essere umano che aspettava solo di crescere e svilupparsi prima di venire alla luce.

Un essere umano che esisteva dentro Marie soltanto grazie a lui.

Stava per diventare padre.

Il bambino che aspettava Marie era suo.

Che bisogno c’era di chiederglielo?

Lo sapeva perfettamente.

Si erano lasciati andare alla passione per la prima volta la sera stessa in cui avevano litigato mesi addietro, e lui aveva rischiato di perderla.

Poi c’era stata una seconda volta, una terza…

Com’era possibile che ora Marie fosse incinta nonostante tutte le sue attenzioni?

Era o non era un uomo con la testa sulle spalle?

E invece…

“Ne sei sicura, Marie? Sei sicura di… aspettare un bambino?” le chiese inutilmente nella speranza che stesse soltanto vivendo un sogno.

La ragazza annuì con un infantile gesto del capo, sentendosi leggera per la prima volta dopo settimane.

Dire la verità a Sansone era stato come liberarsi di un peso troppo grande perché lei potesse sostenerlo da sola, e con sua sincera meraviglia scoprì che non le importava più di tanto di cosa volesse farne l’uomo che, davanti a lei, la guardava in preda all’incredulità e a un muto stupore.

“Certo. Ormai ho deciso… lascerò il collegio” disse in tono allegro lasciando che la sua determinazione trasparisse dalle parole. “Crescerò il bambino che porto in grembo. Posso farlo da sola, non è un problema, se preferisci che sia così. Farò proprio come Electra… non chiederò aiuto a nessuno, e non parlerò neanche con Rebecca. Che ne dici, Sansone?”

Si voltò a guardarlo carica di aspettativa, ma lui non si sentiva pronto a risponderle.

Sapeva che il sogno di Marie era proprio quello di avere un figlio e che all’idea di crescerne uno di cui era il padre si sentiva al settimo cielo, ma… loro non erano sposati, e lei, così giovane, avrebbe smesso di frequentare il collegio solo a causa sua…

Era stato tutto così improvviso che Sansone si sentiva la mente confusa e divisa sul da farsi.

“Io… non lo so, davvero. Ho bisogno di pensarci, d’accordo?” disse dopo qualche minuto accennando un debole sorriso.

“D’accordo” mormorò Marie senza guardarlo, chiedendosi cosa c’era che non andava.

Si era aspettata che Sansone le chiedesse di sposarlo, che le dicesse di essere felice per il bambino che avrebbero avuto sei mesi più tardi.

Si era aspettata che la abbracciasse in preda alla felicità, che avrebbero parlato del loro futuro… e invece Sansone sembrava preoccupato, come se si fosse pentito di quello che provava per lei.

Stava fuggendo.

Non erano mai stati così lontani, prima d’ora.

 

Fine nono capitolo

 

**

 

Ciao a tutti!

Eccoci arrivati al nono capitolo, per il quale ho tratto ispirazione da un dialogo realmente avvenuto dopo la serie e disponibile su cd (che qui in Italia non avremo mai), e grazie al quale cui ho sviluppato l’idea che Marie fosse incinta ancora prima di sposare Sansone, fatto che ovviamente complica ulteriormente il rapporto dei due.

L’happy ending arriverà comunque (bè, visto il modo in cui finisce la serie era scontato), e non condanno Sansone perché le sue paure sono assolutamente normali, anche se in questo capitolo sembra davvero un vigliacco e approfittatore! XD

Ringrazio tutti quelli che hanno letto gli scorsi capitoli, e in particolare Blustar che ha commentato: sono contenta che ti siano piaciuti e che Rebecca ti abbia colpito in particolare così come la discussione tra Marie e Sansone, e il fatto che li trovi IC mi fa molto piacere!

Se riesci a emozionarti mentre leggi non può che significare che sono in grado di avvicinarmi al lettore tramite quello che scrivo, e anche questo mi fa piacere!

Alla prossima,

Lyla

 

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Il mistero della pietra azzurra / Vai alla pagina dell'autore: Lyla